00 17/11/2012 16:40

SALMO 91 (90)

 

AL RIPARO DELL'ALTISSIMO,

ALL'OMBRA DELL'ONNIPOTENTE,

SOTTO LE ALI DI JAHWEH

 

1 Tu che abiti al riparo dell'Altissimo

e pernotti all'ombra dell'Onnipotente,

2 di' a Jahweh: "Mio rifugio e mia fortezza,

mio Dio in cui confido!".

3 Perché lui ti libererà dal laccio del cacciatore ,

dalla peste malefica.

4 Con le sue penne ti coprirà,

sotto le sue ali avrai rifugio,

la sua fedeltà sarà scudo e corazza.

5 Non temerai il terrore della notte,

né la freccia che vola di giorno,

6 la peste che si diffonde nelle tenebre,

I'epidemia che devasta a mezzogiorno.

7 Mille cadranno al tuo fianco ,

diecimila alla tua destra,

ma tu non sarai colpito!

8 Basterà che tu apra gli occhi

e vedrai il castigo degli empi.

9 Perché tuo rifugio è Jahweh,

e hai posto I'Altissimo come tua dimora,

10 non ti potrà colpire il male,

nessun flagello si avvicinerà alla tua tenda.

11Infatti per te darà ordine Gi suoi angeli

di proteggerti in tutte le tue vie;

12 ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché non inciampi in nessuna pietra il tuo piede.

13 Su leoni e vipere camminerai,

leoncelli e draghi calpesterai.

14 "Perché a me si è affidato, lo libererò,

lo innalzerò al sicuro perché conosce il mio nome.

15 Mi invocherà e io gli darò risposta,

nell'angustia io sarò con lui,

lo salverò e lo glorificherò.

16 Lo sazierò di lunghi giorni,

gli mostrerò la mia salvezza,".

 

 

SALMO 103

 

"Dio è amore"

Di Davide

Lettura del salmo nella versione della Bibbia di Gerusalemme.

Questa bellissima composizione del Salterio è stata definita il "Te Deum" dell'Antico Testamento. Infatti è un grande salmo di gloria e di benedizione, usata anche nella liturgia ebraica soprattutto quando si vuole parlare di benedizione.

La chiave di lettura del testo è la parola "benedizione" che si ripete per sei volte, scandendone il contenuto.

Genere Letterario.

Come al salito abbiamo un miscuglio di generi; un inno che celebra il Signore al di sopra di ogni altra realtà.; un canto di ringraziamento per i benefici che 1'uomo riceve (e in particolare per il perdono; una meditazione sapienziale sulla capacità umana e sulla misericordia di Dio. Potremmo dire che il nostra salmo è 1'intreccio di questi tre generi letterari. Si tratta di invocazione personale e comunitaria, perchè la benedizione non vale sola per il singolo, ma vale anche per il popolo e, d'altra parte, il mio ringraziamento a Dio non é solo per i doni concessi a me, ma per i molti benefici che Egli ha elargito al suo popolo.

Nella Bibbia la benedizione appartiene a un genere letterario ben specifico con delle caratteristiche particolari. E la benedizione di Dio si diffonde per mille ,generazioni e il suo segno più grande è la fecondità, Non per niente la sterilità assenza di fecondità) é vista come una maledizione assenza di benedizione).

Si considerano ora due tipi di benedizione.

La prima si diffonde dal Signore sull'uomo soprattutto mediante due intermediari: il sacerdote o il capo - famiglia

La seconda benedizione scaturisce dal cuore dell'uomo che .inneggia a Dio;

in questo caso etimologicamente significa che 1'uomo "dice bene" del Signore perchè consapevole di tutti i doni da Lui ricevuti.

Si vede chiaramente che ogni benedizione personale diventa comunitaria e viceversa. In questa samo notiamo l'intreccio tra la benedizione di Dio e quella dell'uomo.

Epoca di composizione del Salmo.

Per la presenza di parole aramaiche, in un'epoca in cui la lingua ebraica non era più pura, e della teologia tipica del profetismo del post-esilio, questo salmo è collocabile nel periodo tra il VI e il V secolo a. C.. Infatti proprio allora la teologia e il senso di Dio divennero più profondi. Ricordiamo come durante il periodo dell'esilio sia avvenuta la revisione totale della storia d' Israele, tanto che il ritorno dall'esilio babilonese venne paragonato alla liberazione dalla schiavitù d'Egitto.

Nella seconda parte del secondo libro d'Isaia., quella che riguarda l'esilio e la successiva liberazione del popolo, leggiamo che la volontà di Dio si manifesta attraverso un re pagano liberatore, Ciro di Persia al quale viene attribuito addirittura il titolo di messia in quanto egli serve proprio al progetto di Dio che vuole la liberazione del suo popolo,

Simbologia.

I simboli tengono tutti a spiegarci due realtà l'amore misericordioso e il perdono,

Nei nostri versetti vengono evidenziate alcune caratteristiche psicologiche di Dio (per analogia noi applichiamo al creatore le nostre caratteristiche: la fedeltà amorosa, la bontà, la conoscenza, il ricordo e la tenerezza paterna che è un elemento presente in questo salmo, ma non frequente sulla Bibbia tranne che in Osea, 11 e nel salmo 27.

Inoltre, sono presenti i grandi simboli della corte regale (l'esercito di Dio e il consiglio degli anziani) e del cosmo (il sole che nasce e il ciclo del tempo).

I simboli di regalità e di grandezza cosmica sono contrapposti ai simboli di umiltà (come, ad esempio, la polvere, l'erba e i fiori del campo che sono anche belli e poetici).

La fragilità e la peccaminosità dell'uomo non intaccano minimamente 1'amore fedele di Dio che porta una creatura così fragile ad essere rivestita del manto regale, ad essere coronata di gloria,

In questo salmo é delineata già la bellissima parabola del figliol prodigo. Di fronte al mistero della fragilità umana. però, l'amore di Dio non si ferma. Ripensiamo ai doni dati dal padre al figlio che ritorna a casa; l'anello l'abito bello e il capretto. Questi sono i simboli della regalità e della grandezza ritrovata.

Ecco, noi abbiamo la consapevolezza di essere peccatori, ma gustiamo 1'immensa misericordia divina.

Struttura

E' scandita da sette benedizioni.

I vv I-2 ci anticipano il tema del salmo ed i vv.20-22 costituiscono la ripresa finale con una benedizione cosmica

Ricordiamo che sette è il numero della pienezza. Questo salmo, quindi, è la benedizione totale a cui partecipa non solo il mio essere, ma tutto il cosmo.

Lo schema procede per antitesi affiancate:

vv 3-4a la fragilità umana contrapposta

vv 4b-5 alla grazia

vv 6-8 la grazia divina contrapposta alla

vv 9-10 fragilità umana

v 11 la grazia divina. contrapposta alla

v 12 fragilità umana

v 13 la grazia divina contrapposta alla

vv 14-16 fragilità umana

vv 17-19 soluzione di tutte le antitesi è la grazia di Dio che dura in eterno.

Commento . ,

Anzitutto notiamo l'equivoco in cui può farci cadere la traduzione dell'ebraico "nefes'' con "anima mia," che potrebbe farci pensare ad un corpo e ad un'anima separati. Infatti sappiamo che "nefes'' significa 1'essere totale, anima e corpo uniti. e non soltanto anima. Quindi si potrebbe tradurre: "Benedici il Signore, persona mia".

L'uomo biblico è tutta la persona; perciò tutto 1'uomo loda Dio attraverso un dialogo con se stesso. Ecco la parte personale di questo salmo: 1' orante per lodare il Signore deve prima trovare se stesso.

Abbiamo tutti presente la parabola del figliol prodigo ( Lc,15 ) che ad un certo punto dice: " Allora rientrò in se stesso...''. Anche l'uomo d'oggi ha necessità di ritrovare se stesso ( noi non abbiamo mai tempo per questo!) per pregare. per lodare il Signore, E' bene sottolineare che è possibile ringraziare Dio per gli imprevisti solo nella misura in cui si è in pace con sé stessi.

vv 1-2 La persona rivolge a sé stesso l'invito a ricordare i benefici ricevuti. Qui, una volta di più, viene riaffermata la storicità. della nostra fede che si basa sui benefici storici di Dio che ci ha amato in passato e che ci ama oggi.

II Signore ha liberato il suo popolo dall'Egitto e lo ha riliberato dall'esilio in Babilonia.

vv 3-10

Nell'originale ebraico nei vv3-5 si hanno 5 participi, che sono altrettanti attributi divini: il Perdonante, il Risanante, il Redimente, il Coronante e il Saziante.

Ricordiamo in proposito quel canto che si intitola " La preghiera del Nome'' (Gesù. nostro Dio: Gesù, nostro fratello.. abbi pietà, di noi).

La preghiera personale può essere recitata facendo scorrere nella mente i vari nomi, i vari attributi di Gesù contenuti nel Vangelo. Viene qui in mente S.Francesco con le "Laudi di Dio Altissimo'' ( Tu sei benedetto , tu sei il mansueto...), E' un modo molto bello per introdurci nella, preghiera. L'enumerazione dei benefici prende spunto dagli elementi più negativi, come il peccato ("...perdona tutte le mie colpe..."). Il beneficio più importante, quindi, è il perdono del peccato e il buon cristiano non prega

Dio per essere liberato prima di tutto dalla malattia. ma per essere liberato dalle proprie colpe e chiede innanzitutto la fede,

In questi versetti il peccato è visto come una malattia dell'anima ( la malattia più grande che intacca più a fondo la fede) e il perdono è considerato una guarigione.

Del v 4a sono possibili due interpretazioni:

a) immortalista e della risurrezione, alla luce del cristianesimo

b) espressione simbolica dell'esilio babilonese e della salvezza che Dio ha dato al suo popolo:

Allora. il nostro è un Dio che libera dal peccato. dalla malattia, dalla morte ("Tu sei il liberatore"). Noi per 1' uomo dobbiamo proclamare la libertà della fede senza la quale restiamo nel peccato, nella malattia e nella morte.

vv 4b-5 Dalla fossa, dallo sheol l'uomo viene elevato ad. una dignità principesca che si manifesta nell' esempio tipico della sazietà ("egli sazia di bene i tuoi giorni"). E non a caso sono citati anche i giorni: il giusto anticamente moriva sazio di giorni e di beni. L'uomo è continuamente accompagnato dalla grazia e dalla misericordia divina, cioè dall'hesed che è la fedeltà amorosa) e dall'affetto materno di Dio, "rahamim'' (la misericordia che promana dalle viscere della madre].

Gli ebrei credevano che l'aquila (v 5b), giunta alla vecchiaia., mutasse le penne e tornasse giovane. Se abbiamo Dio a fianco nulla fa paura: né il peccato, né la malattia, né la morte e neppure 1a vecchiaia., perchè è "sazia di giorni".

vv. 6 - 7

Siamo alla professione di fede che si basa sulla fede storica e sul fatto centrale della storia di Israele, che è la liberazione dall'Egitto.

Ne testo ebraico leggiamo altri due participi, oltre ai 5 già elencati (che danno un totale di 7): "Colui che compie" e "Colui che fa conoscere".

Sono due realtà storiche.

I criteri dell'azione divina sono:

a) la giustizia (non intesa secondo il metro umano ) che consiste nella salvezza e nella liberazione;

b) il giudizio che comprende la difesa del povero e la conseguente vendetta, con carattere retributivo, che spetta esclusivamente a Dio.

vv. 8-10

Il passato di Mosè diventa attuale. Il ricordo dell'impegno di Jahve ci permette di capire che anche oggi" Buono e pietosa è il Signore" e che " Non ci tratta secondo i nostri peccati";

Anche in questi versetti ritroviamo alcuni comportamenti di Dio: 1'affetto materno, la pietà, la fedeltà amorosa (hesed).

Da un punto di vista umano questo modo divino di agire appare irrazionale; se fosse invece razionale, verrebbe applicata la giustizia umana, quella distributiva.

 

Lettura di Isaia, 55 in cui si evidenzia la maturità teologica del post-esilio.Ecco allora che l'irrazionalità significa il superamento della. giustizia. distributiva, che sicuramente non è l'irrazionalità tipica delle divinità dei popoli circostanti ad Israele e la cui furia cieca colpiva a caso.

Si tratta dell'irrazionalità dell'amore e della misericordia

Nei nostri versetti si a un notevole salto di qualità rispetto alla prima parte dell'Antico Testamento è veramente 1'anticipazione dell'amore di Cristo.

vv 11-19

La misericordia di Dio trae origine dalla sua conoscenza della fragilità dell'uomo, il quale deve temere il peccato non per i castighi, ma per non colpire 1' amore divino (si riveda la differenza fra l'attrizione e a contrizione.

Per indicare I'amore di Dio si hanno il paragone verticale (v. 11) e quello orizzontale (v. 12) e il paragone psicologico (v, 13).

La paternità divina per il singolo, e non solo per Israele (v.13), ci apre le porte a quell'Abbà Padre che Gesù ha pronunciato e che, secondo S. Paolo, tutti possiamo rivolgere al Signore,

Siamo così arrivati al "Padre nostro".