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Samuele

Il primo profeta sul quale ci soffermiamo è Samuele che era anche giudice e sacerdote. Osserviamo che i profeti precedono la monarchia e, anzi, è proprio Samuele colui che permette il passaggio storico importantissimo dall'epoca tribale a quella monarchica. E da tale passaggio prende inizio la vera identità nazionale del popolo ebraico.

Quindi, Samuele profeta, giudice e sacerdote traghetterà il popolo d'Israele - con il re Saul - dalla frammentazione tribale all'unità nazionale, che verrà poi completata da re Davide.

In Samuele sono presenti le caratteristiche di un profeta grandissimo, quale appare dalla lettura dei due libri che portano il suo nome.

Lettura di 1 Samuele cap. 3: "La chiamata di Dio a Samuele".

La Bibbia ci sta dicendo in questo brano che è difficile per noi riuscire da soli a capire la nostra chiamata e ciò che il Signore vuole da noi; abbiamo bisogno di "mediatori", ossia della Chiesa che fa da mediatrice tra Dio e i singoli. Da questo episodio, inoltre, scaturisce 1'esigenza - per il cristiano - di una direzione spirituale, che nell'episodio stesso viene svolta dal sacerdote Eli nei confronti di Samuele, con 1'invito a seguire il Signore che 1'ha chiamato.

La direzione spirituale (lo dice la parola stessa) consiste nel farsi guidare da una persona - che può essere un sacerdote, una suora o una persona di grande esperienza - nel pellegrinaggio della nostra vita, in modo da non smarrire la strada più breve che conduce al Padre.

Il nostro capitolo 3 racchiude in sé una teologia e una spiritualità stupende. Notiamo, in particolare, il v. 10 che riporta la risposta di Samuele al Signore: "Parla, perché il tuo servo ti ascolta." Evidenziamo che:

I il profeta è servo di Jahve;

II il profeta è colui che ascolta;

III prima ancora, il profeta è colui che permette al Signore di parlare.

Se così non fosse, Samuele diventerebbe un falso profeta, cioè una persona che ascolta se stessa.

IV Sottolineamo nel v. 19 un particolare interessante:

"Samuele acquistò autorità poiché il Signore era con lui...".

Ecco la quarta caratteristica: il Signore è con il profeta, non lo abbandona. Il v. 19 riprende quanto espresso nel v. 10: "Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui...". Eli, invece, divenuto peccatore, non ha più Dio accanto, tanto è vero che il Signore per parlargli deve usare come intermediario Samuele. Di lui Dio si fida e la fiducia è reciproca.

V Nel v.19b notiamo un'altra bella caratteristica - la quinta - che qui appare riferita a Samuele, ma che dovrebbe appartenere ad ogni profeta: "...né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole." Samuele viveva in profonda intimità con Dio tanto da recepire tutte le sue parole.

Ecco la grandezza del nostro profeta, uomo di Dio.

Da quanto ho detto è facile dedurre che il profeta è colui che vive totalmente in fedeltà, obbedienza e devozione a Dio.

Ciò significa - per noi - avere una sensibilità che ci permetta di accorgerci che il Signore parla in ogni istante della nostra giornata attraverso avvenimenti e persone che incontriamo. Si ha, così, una continua comunicazione tra Dio e noi e tra noi e Dio. Leggiamo ora alcuni brani che ci danno la misura della grandezza di Samuele, così diverso dai profeti scrittori che verranno dopo di lui.

1 Sam 9. 26b-27 e cap. 10,1 (E' consigliabile leggere tutto il cap.9 in cui si profila la figura di Saul). Siamo di fronte a un rito fondamentale che il sacerdote e profeta Samuele compie: 1'unzione di Saul. primo re di Israele.

Con il Battesimo diventiamo re, sacerdoti e profeti, attraverso 1'unzione con il crisma. Nella Cresima, poi, si ha un "rafforzamento" dell'unzione battesimale.

Altro sacramento in cui viene usato il crisma è 1'Ordine, che è attribuito dal vescovo, che possiede la pienezza del sacerdozio, mediante 1'unzione.

Lettura di: 1 Sam. 13,7-15 ("Rottura fra Samuele e Saul");

1 Sam. 15,10-23

Saul è il primo re infedele perché non esegue interamente 1'ordine del Signore, che gli impone lo sterminio ( "cherem ") di tutto il popolo sconfitto degli Amalechiti e del suo bestiame, risparmiando il re e parte del bestiame stesso. Secondo tale usanza, cioè lo sterminio sacro del popolo sconfitto, dovevano essere sterminati uomini e animali (in pratica ogni essere vivente) perché tutti gli esseri uccisi andavano offerti come vittime sacrificali a Dio.

L'uccisione degli uomini e degli animali mediante sgozzamento è un rito vero e proprio che si ritrova ancora oggi nel rituale di macellazione del bestiame praticato dagli ebrei ("Kosher") e dai musulmani osservanti.

Possiamo vedere il "cherem" come una guerra santa, nella quale tutti gli essere viventi del nemico dovevano essere immediatamente sacrificati a Jahve senza la possibilità di fare alcun bottino. E tutte le proprietà del,nemico dovevano confluire nel tesoro del tempio, in quanto nessun vincitore poteva appropriarsi di qualche cosa.

Saul perde il favore del Signore perché gli ha disubbidito risparmiando dallo sterminio ( "cherem ") una parte del bestiame e il loro re Agag.

Dovremmo abituarci nella lettura dell'A.T. alla concezione di un Dio guerriero che guida il suo popolo alla vittoria, di un Dio che non perdona ai peccatori. Già alcuni profeti modificheranno questa visione del Signore prima della svolta impressa da Gesù che ci rivela Dio come Padre.

Teniamo presente che episodi come quelli descritti nei versetti appena letti non ci devono meravigliare, in quanto contestualizzati ai tempi dell'Antico Testamento. Non ci stupiscono, allora, alcuni estremismi come quelli che abbiamo attualmente sotto gli occhi. Noi dobbiamo riferirci al Dio di Gesù Cristo e prendere le distanze da alcune

vicende vetero-testamentarie.

 Dalla lettura dei due libri di Samuele si può dedurre che esistevano dei gruppi di profeti ­come i componenti del "profetismo estatico" che cantavano e ballavano - e che accanto a loro cominciavano a emergere alcune grandi figure significative (cioè singoli profeti) quali Samuele, Elia e Eliseo.

Il profetismo comincia a raccogliersi attorno a dei capi-scuola che fondano delle vere e proprie scuole profetiche con discepoli che riprendono il loro messaggio, lo approfondiscono, lo amplificano.

Riguardo a Samuele leggiamo 1 Sam 16,1-3 ("L'unzione di Davide").

In questo brano troviamo il secondo passaggio che il profeta appunto compie per portare il popolo verso l'istituzione monarchica. Sottolineamo con forza una frase che dovremmo imprimerci nella mente e nel cuore: "...io non guardo ciò che guarda 1'uomo. L'uomo guarda 1'apparenza, il Signore guarda il cuore" (v.7) .

Samuele ancora una volta si fa portavoce di Dio, un portavoce che mantiene tutta la sua umanità.

Il Signore lo rimprovera di aver guardato all'apparenza là dove dice: "Non guardare al suo aspetto né all'imponenza della sua statura" (v.7a). Dio non pretende che diventiamo dei semidei. Quando ci chiama per affidarci un compito lo fa proprio perché siamo noi e tiene conto della nostra esperienza, del nostro carico di debolezze e, anche, delle nostre virtù.

Lettura di Siracide 46,13-20

Il libro del Siracide contiene 1'elogio dei personaggi più importanti della storia d'Israele e, quindi, anche di Samuele.

Dall'ultimo versetto di questo brano apprendiamo che Samuele è stato chiamato a profetizzare anche dopo la morte. Si tratta di un episodio di negromanzia che ritroviamo in Sam 28,3-20 (lettura).

I profeti dell'epoca sono numerosi, ma la maggior parte di essi rimane anonima e svolge, comunque, un ruolo secondario. Samuele, invece, emerge come figura significativa, alla quale il Signore affida i messaggi più importanti, che diventa un canale privilegiato tra Dio e il popolo, un mediatore.

In questo periodo significativo della storia d'Israele il profeta sta conducendo il popolo da una forma di governo (confederazione di tribù) a un'altra (stato monarchico). Potremmo, quindi, sostenere che grazie a Samuele si giunge alla monarchia. Ben a ragione il nostro profeta è pietra miliare nel profetismo

Natan

Incontriamo ora Natan, colui che potremmo definire "il profeta di corte" .

Samuele introduce la monarchia e con il consolidarsi di questa istituzione cambia il ruolo del profeta. che diventa il consigliere del re. .

Natan, di conseguenza, non ha più molti contatti con il popolo; il suo confronto-scontro awiene con Davide. Potremmo affermare che il profeta è un personaggio eminente nella corte e costituisce la coscienza critica del re, in quanto non teme di manifestargli anche il suo dissenso.

Lettura di 2 Samuele cap.7

Si tratta di un brano fondamentale nella storia biblica, in quanto parla di Davide che vuole costruire il tempio. La circostanza fornisce l'occasione a Dio per dare inizio ufficiale, per mezzo della parola di Natan, al messianismo regale-davidico (Gesù è discendente di Davide perché si innesta su questa linea del messianismo). Attraverso Natan viene posta una delle colonne portanti della storia e della spiritualità d'Israele e del cristianesimo. Infatti, per bocca del nostro profeta, Dio comunica a Davide che Egli stesso gli costruirà una "casa" (termine che in ebraico significa anche "discendenza") vv.l2-16.

Pare opportuno notare che oggi il messianesimo si stempera nell'attesa di un re escatologico, che verrà alla fine dei tempi.

In questo capitolo di Samuele alcuni studiosi vedono l'inizio del filone profetico contrario al tempio. Infatti per molti profeti la costruzione del tempio costituirebbe un tentativo per "ingabbiare" Dio; sarebbe la presunzione di ritenersi dalla parte del Signore semplicemente perché gli si è costruita una dimora. Per certi aspetti Gesù stesso sembrerebbe riprendere questo filone profetico contrario al tempio.

Lettura di 2 Sam 12,1-12 ("Rimproveri di Natan. Pentimento di Davide.")

Riassumo l'antefatto narrato nel capitolo precedente: Davide ha commesso un delitto. L'unto del Signore ha preso con sé Betsabea, moglie di Uria 1'Hittita - un mercenario straniero - il quale verrà poi ucciso in battaglia per ordine del re. Passati i giorni del lutto, Davide sposa Betsabea dalla quale avrà un figlio, Salomone, suo successore nel regno.

Proprio leggendo questo brano scopriamo come il profeta di corte abbia la funzione di coscienza critica.

Lettura di 1 Re cap.1

Come aveva già fatto Samuele per la successione a Saul, Natan predispone, con 1'aiuto di Betsabea, la successione a Davide, operando in modo che al trono salga Salomone anziché un altro dei figli del re. Natan si distingue proprio per essere un profeta di corte. Di questo tipo di profeta troviamo un parallelo nella città-stato mesopotamica di Mari, che sorgeva sulla riva destra del fiume Eufrate, all'epoca del re Hammurabi. Dalle numerose tavolette rinvenute fra le rovine di questa città è stata scoperta 1'esistenza dei profeti di corte, persone che ricevevano rivelazioni da un dio e le riferivano al re, anche se non avevano nella corte 1'influenza di cui godevano i profeti d'Israele.

L'autorità di Natan è intangibile. Il re s'inchina davanti all'autorità del profeta perché questa deriva direttamente da Dio. Nel rapporto tra il profeta e il re potremmo vedere un parallelo nel contrasto che si manifesta nel Medio Evo tra il potere spirituale del Papa e il potere temporale del sovrano.