00 15/11/2012 23:31

Il secondo Isaia

 

E" un libro che penso di consigliare alle persone depresse perché dalla sua lettura scaturiscono pace, serenità e indicibile gioia del cuore. Non per nulla nella versione della "Bibbia di Gerusalemme" si intitola "Libro della consolazione di Israele" (capp. 40-55). E io credo che le più belle espressioni bibliche su Dio, le immagini più belle del rapporto tra il Signore e 1'uomo e tra Dio e il suo popolo siano proprio contenute nel secondo Isaia.

Ritengo di esaminare in un paio di incontri il messaggio di Isaia 2 e di dedicare una lezione a una sezione particolare del testo, ossia ai "Canti del servo di Jahve". Sappiamo già che in questa parte del libro compare una figura messianica, il c.d. "Servo di Jahve" o "servo sofferente", che avrà una grandissima incidenza sulla vicenda di Cristo.

Ricordo due notizie già note, forse, a molti di voi: nel 1789 per la prima volta 1'esegeta tedesco Dobermeir formula 1'ipotesi che i capitoli dal 40 in poi siano opera di un autore diverso da Isaia. Però nel 1977 - quindi quasi due secoli dopo - Vincent, esegeta francese, sostiene invece che sia da abbandonare completamente tale ipotesi.

In realtà, come già detto in una lezione precedente, il libro di Isaia si deve dividere in tre testi, compilati in epoche díverse da persone diverse.

Non conosciamo nulla dell'autore del secondo Isaia (capp..40-55), anche se potrebbe essere presente qualche accenno autobiografico nei "Canti del servo Jahve". Sembra valida 1'ipotesi che 1'autore operi tra gli esiliati in Babilonia e che la composizione del libro sia avvenuta nel VI secolo a.C.. Potremmo forse restringere il periodo fra il 553, anno dell'ascesa del re Ciro di Persia - più volte menzionato - e il 539, anno della caduta di Babilonia.

Il profeta vive in un'epoca in cui 1'impero babilonese decade dopo una rapida crescita. A Nabucodonosor succedono re di poco conto e di breve durata. E, quando la situazione del regno diventa particolarmente difficile, prende il potere Nabonide il quale tenta di modificare il tessuto della società babilonese e, soprattutto, di cambiare la religione. Infatti sostituisce il culto di Sin a quello di Marduk, divinità riconosciuta in tutto 1'impero.

Proprio nella stessa epoca in Egitto viene compiuta un'analoga operazione dal faraone Amenofi IV il quale muta il proprio nome in Ekhnaton, impone il cambio della religione e instaura il monoteismo con il culto del dio sole, Aton. E' significativo il fatto che la prima notizia che abbiamo di Betlemme sia del tempo del regno del faraone che instaurò in Egitto il monoteismo per togliere il potere ai sacerdoti di Tebe.

In seguito Nabonide si allontana dalla capitale per otto anni e trasferisce il suo centro di potere in una piccola località agli estremi confini dell'impero lasciando a Babilonia un reggente, Baldassarre, per poter risolvere alcuni problemi legati alla difesa contro 1'ínsorgente minaccia persiana.

Nel frattempo Nabonide cerca di indebolire alcuni avversari favorendone altri, in particolare Ciro, un nobile appartenente al popolo dei Medi, istigandolo a ribellarsi al suo sovrano e a diventare re del suo popolo. In tal modo Nabonide si era coltivato la classica serpe in seno; infatti Ciro diverrà la causa della fine del suo regno.

Nabonide avverte il pericolo della potenza del nuovo re dei Medi e contro lui costituisce un'alleanza con il faraone e con il ricchissimo Creso, re di Lidia. Ciro, però, dopo aver sconfitto 1'esercito dei tre sovrani alleati, conquista la Lidia e la sua capitale Sardi e, successivamente, la Babilonia ed entra nella capitale nell'anno 539 a.C. senza colpo ferire, in quanto gli abitanti stessi gli avevano aperto le porte della città.

In questo complesso periodo storico si colloca il secondo libro di Isaia.

Il popolo d'Israele intanto coltiva la speranza, ma subisce anche disillusioni.

Lettura del Salmo 137 "Canto dell'esiliato".

Da questo salmo famoso ha preso spunto anche Salvatore Quasimodo per comporre una poesia stupenda sulla seconda guerra mondiale. Sono versetti drammatici che esprimono lo stato d'animo dell'esule.

E un brano cosi nostalgico diventa 1'imprecazione tremenda contro coloro che vengono reputati i responsabili della caduta di Gerusalemme. Pensiamo a ciò che doveva provare quel popolo, lontano dalla propria terra ed esposto al vituperio delle genti.

Si pone, però, un problema: Ciro ha vinto Babilonia perché le sue divinità sono le più potenti oppure perché è mandato da Jahve? Gli Ebrei si chiedono: è vero il dio che protegge le imprese del grande Ciro oppure il Dio che ci ha mandato in esilio e che, forse, per mezzo di questo re ci rimanderà in patria?

Ecco, allora, che la crisi de1 popolo diventa soprattutto religiosa e, quindi, profonda. Non si tratta di una crisi solo di nostalgia, ma di identità.

E quindi gli Ebrei si chiedono: in chi dobbiamo credere? Qual è il Dio vero che aiuta il suo popolo?

Nel "Cilindro di Ciro" (documenti trovati in una città della Mesopotamia) è scritto riguardo a Marduk, la principale divinità babilonese: "Marduk scrutò all'intorno tutti i paesi in cerca di un governante re e pronunciò il nome di Ciro, perché fosse il governatore di tutto il mondo. Lui gli fece prendere la strada di Babilonia camminando al suo fianco come un vero amico."

Questo testo dice chiaramente che colui che ha fatto sorgere e ha accompagnato Ciro nelle sue conquiste è Marduk e non certo Jahve.

Il messaggio del secondo Isaia è costruito sulla falsariga di quello dell'Esodo perché 1'autore prende come modello I'uscita del popolo dall'Egitto, i quarant'anni nel deserto e 1'entrata nella terra promessa e li riporta alla sua epoca.

Siamo , cosi, di fronte ad un secondo esodo con un altro Egitto (Babilonia), un altro deserto e un'altra terra promessa. Tutto ciò ci fa entrare in un altro contesto: 1'esodo dall'Egitto assume una dimensione universale.

Ricordiamo quanto detto 1'anno scorso a proposito dell'Apocalisse: anche se la persecuzione alla quale si riferisce I'autore avviene sotto Domiziano, il libro va ben oltre quell'epoca perché ci parla di ogni tempo in cui la Chiesa subisce una persecuzione. Il libro dell'Apocalisse è sempre attuale.

Per quanto concerne 1'Esodo potremmo affermare che si tratta di un evento di salvezza da definire trans-storico perché ha connotazioni universali. Infatti ha valore in ogni tempo e in ogni luogo in cui un popolo si trova nella situazione di rivivere una simile esperienza.

Proviamo a rileggere, allora, da questo punto di vista, 1'olocausto. I lager nazisti e 1'olocausto non possono, forse, essere definiti un nuovo esodo? E la conseguenza sarà il ritorno in massa nella terra promessa. Hitler non è paragonabile al faraone e al re babilonese, cioè a coloro che tenevano il popolo in schiavitù?

E il braccio potente di Dio che libera il suo popolo dalla schiavitù si può identificare in Mosè, in Ciro e negli Alleati che liberarono gli Ebrei dai campi di concentramento al termine della seconda guerra mondiale.

Vediamo, allora, come alla luce della teologia e, soprattutto, del mistero della salvezza debba essere interpretata la storia concreta. Dio ha accompagnato, protetto e guidato il suo popolo in ogni esodo.

Scopriamo cosi (contrariamente a quanto sosteneva Primo Levi) che il Signore era anche ad Auschwitz. Questa circostanza ha dato inizio a una riflessione nell'ebraismo - che lo avvicina un po' al cristianesimo - su un Dio che soffre.

Noi applichiamo gli eventi di salvezza all'oggi. Oggi Dio ci salva. Questo è il principio dell'Eucarestia: oggi Cristo patisce, muore e risorge per noi.

Raffrontiamo gli elementi del vecchio esodo con quelli del nuovo esodo.

1 - Il protagonista non è il popolo, ma Dio in entrambi gli esodi. II Signore agisce direttamente oppure attraverso un mediatore: prima Mosè, poi Ciro.

Lettura di Is. 41, 1-5

Siamo di fronte a testi inauditi per gli Ebrei in quanto Dio non si sta servendo di un membro del popolo - di un ebreo -, ma di uno straniero per salvare il suo popolo. E questo pagano diventa 1'inviato del Signore, 1'unto. Potremmo dire, forzando un po' íl concetto, il Messia che viene incaricato della salvezza del popolo.

Nel brano è presente la risposta all'interrogativo: chi anima la potenza di Ciro?

Non certo le divinità dei Babilonesi, ma il vero Dio che ha mosso il mondo per il piccolo popolo d'Israele.

Lettura di Is. 45, 1-7

Dio, in quanto detentore del potere, chiama Ciro per nome. Anche se non si conosce, il Signore può essere strumento della sua opera di salvezza. L'importante è credere che Dio guida, anche misteriosamente, la storia.

Lettura di Is. 48, 12-15 "Il Signore ha scelto Ciro".

Grandiosa è 1'ímmagine di Dio che ha potere su ogni cosa. Il Signore ha suscitato il re Ciro per poter liberare il suo popolo. Il profeta cerca nella storia la presenza divina.

Se guardassimo a ciò che accade attorno a noi, dal punto di vista strettamente umano non potremmo nutrire la speranza. Infatti, che speranza avrebbe il mondo senza la fede? Per questo siamo profeti di speranza per noi e per gli altri. Cerchiamo sempre di capire ciò che Dio vuole insegnarci attraverso la realtà.

In questo brano il Signore si presenta con un titolo stupendo che troviamo anche nel "Libro di Giobbe": Goel, il redentore.

Leggiamo in proposito:

Is. 49, 7.- Il redentore d'Israele~ ,

I s. 49, 26 - "II redentore e il Forte di Giacobbe";

Is. 54, 5 e 8

Dio è Colui che ti redime, che ti ridona la dignità, che ti salva.

Credo proprio che il secondo Isaia sia il libro profetico che più ci parla di Cristo.

2 - Sia il primo che il secondo esodo hanno fatto vivere la liberazione dalla schiavitù. In Egitto il protagonista era una persona, il faraone, mentre nell'esilio il protagonista era un'entità politica, Babilonia.

Lettura di Is. 47, 1-15 "Lamento su Babilonia". Ecco la realtà dalla quale Dio libera il suo popolo.

Nel ricorso di Babilonia agli astrologi e ai cartomanti possiamo vedere un parallelo con quanto avviene oggi.