00 15/11/2012 23:26

Ezechiele

 

E' il primo profeta che parla agli esiliati da esiliato.

Lettura di Ez. 1, 1

Non si potrebbe datare meglio il libro date tutte le specificazioni contenute nel v. l: siamo nell'anno quinto della deportazione di Joiachin, tra il 593 e il 592 a.C., nella prima parte della deportazione.

Secondo alcuni studiosi 1'anno trentesimo potrebbe indicare 1'età del profeta (v. 1 ). Probabilmente Ezechiele era un ragazzo al momento della prima deportazione.

La seconda deportazione (586 a.C.), che si verifica dopo la distruzione di Gerusalemme e del tempio, abbatte le speranze dei primi esiliati, i quali credono in un rapido ritorno nella loro patria. Inoltre vacilla la certezza nell'elezione di Israele e, conseguenza ovvia, vacilla la sicurezza nella fedeltà di Dio

A questo proposito ho letto sull'Avvenire un commento a un'opera scritta da una psichiatra polacca sopravvissuta all'olocausto, in cui 1'autrice narra le sue vicende nel campo di sterminio di Auschwitz. Viene qui messa a confronto 1'esperienza di fede di questa donna con 1'esperienza di "non" fede vissuta invece dalla scrittore Primo Levi, il quale affermava che "se c'è Auschwitz non c'è Dio". A1 contrario, la dottoressa polacca sostiene che proprio perché c'è stato Auschwitz c'è Dio.

Penso che solo l'Olocausto degli anni '40 per il popolo ebraico sia paragonabile al dramma dell'esilio. L'esilio, però, pur essendo stato per certi aspetti un periodo buio, si è rivelato, in realtà, fecondissimo per la fede.

Non dimentichiamo che una delle opere più belle della letteratura ebraica è il "Talmud babilonese", un commento - soprattutto al Pentateuco - curato nelle scuole rabbiniche, che assieme ai testi ed altri elementi costituisce la "Mishnà", cioè la tradizione alla quale si attenevano, per esempio, i farisei. E il "Talmud babilonese" - più esteso rispetto agli altri - costituisce un frutto importante dell'esilio.

Lettura del salmo 126 - "Canto del ritorno"

Notiamo subito con quali bellissimi termini sia stato elaborato questo salmo.

Ecco, ad esempio, 1'esilio ha prodotto la certezza che il Signore ha operato grandi cose per noi: dopo averci esiliati ci ha - poi - liberati. E dal v. 4 comprendiamo che questo è il canto dei primi esiliati (gli altri deportati torneranno successivamente nella loro patria). Il tempo di sofferenza si è rivelato fecondo anche grazie alla presenza e all'opera grandiosa di Ezechiele, il primo profeta degli esiliati e, come loro, esiliato.

La narrazione di Ezechiele ci rimanda al territorio dei Caldei (Mesopotamia) e precisamente alle rive del canale Chebàr.

I primi 24 capitoli del libro ci descrivono in modo particolareggiato Gerusalemme dal punto di vista religioso, politico e sociale. Ci si domanda come il profeta potesse conoscere così bene tale situazione vivendo in esilio e perché non parli mai (nei primi 24 capp.) del re, che pure era stato deportato, né degli esiliati.

Gli studiosi formulano, al riguardo, quattro ipotesi:

I - 1 libro di Ezechiele sarebbe stato elaborato in realtà a Gerusalemme e successivamente rivisto a Babilonia. Non sono presenti, infatti, oracoli di speranza;

II - il nostro profeta avrebbe avuto un duplice ruolo di ministero e solo con la seconda deportazione si sarebbe trasferito a Babilonia;

III - altri ipotizzano un triplice luogo di ministero, per cui il profeta sarebbe rimasto a Gerusalemme fino al 586, poi si sarebbe rifugiato in un villaggio non identificato e soltanto in un terzo momento si sarebbe recato a Babilonia dove avrebbe ricevuto una

seconda vocazione;

IV - Ezechiele avrebbe svolto il suo ministero soltanto a Babilonia, ma con un particolare interessamento per gli israeliti rimasti in patria i quali (come risulta dal libro del profeta) avevano frequenti contatti con gli esiliati. Ezechiele, inoltre, riceveva spesso a Babilonia persone che gli recavano notizie sugli avvenimenti accaduti a Gerusalemme. E' questa 1'ipotesi più plausibile, sulla quale concorda la maggior parte degli studiosi.

Il profeta parla molto di Gerusalemme soprattutto per togliere ai deportati ogni illusione sulla brevità dell'esilio, come già aveva fatto Geremia. Infatti, egli parlava del comportamento riprovevole di coloro che erano rimasti in Giuda; comportamento che avrebbe avuto come conseguenza la distruzione della città stessa e del tempio.

Ezechiele, come Geremia, ha i piedi saldamente ancorati alla terra anche se lo sguardo è sempre rivolto al cielo, cerca di preparare le persone che il Signore gli ha affidato ad accogliere la volontà di Dio, a non crearsi false illusioni sulla brevità dell'esilio (come, invece, dicevano i falsi profeti). Questo è il senso del ministero profetico. Ricordo che tutta la "predicazione politica" di Geremia muoveva dal presupposto che gli ebrei non avessero ben chiara la volontà di Dio.

Ezechiele era figlio di un sacerdote e, probabilmente, egli stesso sacerdote. Infatti, nel suo libro dimostra una perfetta conoscenza della legislazione sacra e della centralità del

tempio di Gerusalemme, che la gloria del Signore abbandona. E se la gloria del Signore ha lasciato il tempio significa che quella costruzione è da considerare solo come un puro elemento architettonico. Ciò vuol dire che Gerusalemme e il tempio sono abbandonati al re di Babilonia che ne farà scempio.

Ezechiele era sposato e non risulta che avesse figli. Sappiamo dal suo libro che è il profeta con il maggior numero di visioni e che esplicita il suo ministero attraverso significativi gesti simbolici.

Dai suoi comportamenti si potrebbe desumere che fosse uno psicotico con problemi di schizofrenia e di delirio, con frequenti paralisi, con silenzi prolungati e inspiegabili. Potrebbe essere considerato un pazzo da coloro che leggono il suo libro senza rendersi conto di chi fosse un profeta e quale fosse il suo rapporto con Dio.

Paolo Villaggio in un suo libro, facendo un accenno a S. Teresa di Lisieux, dice di lei a proposito di una certa situazione: "prima di diventare completamente pazza". Per alcune persone chi ha con Dio un rapporto così intimo da avere dei voli mistici non può che essere considerato pazzo.

Le visioni simboliche di Ezechiele paiono come quelle di un pazzo per chi non crede in Dio. Se si parte dal presupposto che non esiste Dio non si può capire nulla di un uomo di Dio e in particolare di un profeta. Teniamo, poi, presente che allora il linguaggio e la comunicazione avvenivano più visivamente che verbalmente.

Ezechiele rimane in silenzio per giorni e giorni. Diventa muto all'inizio della sua missione (per un certo motivo) e poi a metà della missione stessa quando gli portano la notizia della distruzione di Gerusalemme.

E' difficile che oggi ci siano gesti profetici.

Chi sono i profeti, oggi. fra i religiosi? Colui che gestisce la comunità dei tossicodipendenti, il prete di marciapiede spesso presente in TV o il prete che resiste per cinquant'anni in una parrocchia di cinquecento fedeli? Non si sa.

Il battesimo ci ha reso profeti e noi dovremmo riscoprire questo ruolo profetico che è tipico di coloro che parlano (etimologicamente) al posto di Dio. E' poi opinabile "il come" si parli a nome di Dio.

Don Beretta, il parroco assassinato a Ponte Chiasso, era un profeta non perché accoglieva gli extracomunitari, ma perché è sempre stato fedelissimo al suo vescovo. E S.Francesco era un grande profeta perché nutriva uno sviscerato amore per la Chiesa.

I contenuti della predicazione di Ezechiele si dividono in due parti: prima e dopo la distruzione di Gerusalemme e del tempio (587 a.C.).

1 - A prima della caduta di Gerusalemme risalgono gli oracoli di condanna (gli esiliati non dovevano nutrire illusioni su un rapido rientro in patria).

2 - Dopo la caduta di Gerusalemme iniziano gli oracoli di salvezza (i deportati dovevano sperare).

La prima parte riguarda in modo particolare la città santa e la sua condanna inappellabile. In una situazione particolarmente difficile il Signore suscita un profeta.

Lettura della vocazione di Ezechiele in

Ez. 1, 4-6; 13-16; 22-23: 28.

La vocazione del profeta inizia con la grande visione del carro del Signore. Sappiamo che una delle interpretazioni più belle di questo capitolo è quella "extraterrestre".

Lettura di Ez. 2, 1-9

Nei vv. 4-5 leggiamo tutte le caratteristiche della vocazione profetica. Non importa se Ezechiele avrà successo; al Signore interessa soltanto che il profeta sia in mezzo al popolo.

Il v. 9 sarà ripreso nell'Apocalisse.

Lettura 3, 1-9

Quando il Signore affida un compito, un ministero, concede anche i mezzi per svolgerlo.

XX lezione

Ezechiele - continuazione

Nella lezione precedente avevamo notato la visione del profeta che, dopo aver mangiato il rotolo della Scrittura e aver raggiunto i deportati abitanti lungo il canale Chebàr, era rimasto "come stordito" (3,15).

Lettura di Ez. 3, 16-21

In questo brano, aldilà dell'immagine del profeta-sentinella, ossia di colui che avvisa gli altri del pericolo incombente, troviamo accennato un tema che sarà poi sviluppato nel prosieguo del libro e che già era stato espresso sinteticamente in Geremia: il tema della responsabilità personale. Il giusto e 1'ingiusto sono tali per le opere che compiono. Delle proprie opere, e non di quelle del padre, ciascuno - giusto o ingiusto - sarà chiamato a rispondere a Dio.

Ezechiele, inoltre, introduce 1'idea della corresponsabilità in base alla quale se io vedo una persona compiere azioni malvagie e non 1'ammonisco, tale persona sarà punita per le opere da lei commesse, ma a me - che non 1'ho avvertita - verrà chiesto conto della sua fine. Se, invece, 1'avrò avvisata non sarò ritenuto responsabile della sua sorte.

Secondo me è attualissimo questo principio oggi, in un tempo in cui appare oggettivamente difficile per molti discernere il bene dal male. Uno dei difetti peggiori del mondo attuale, come dice il Papa in diverse sue encicliche, è proprio quello di scambiare il male con il bene, e viceversa, ma sopratutto di cambiare nome al male in modo da farlo apparire o meno malvagio o addirittura un bene.

Io credo che il nostro ruolo di profeti neotestamentari, cioè di profeti che il battesimo ha reso tali, sia oggi anche questo: avvisare, ammonire. Il ruolo della sentinella appare particolarmente attuale. E sarebbe ben grave che un cristiano non avesse nemici, in quanto così amico del quieto vivere da non proclamare la verità del Vangelo.

I capp. 4-7 cominciano a rivelare il contenuto della prima parte del libro che, secondo un'indicazione di massima, comprende i capp. 1-24.

E la prima parte, il cui contenuto fondamentale consiste nella caduta e nella distruzione di Gerusalemme, trova appunto la sua introduzione nei capp. 4-7. Ezechiele, anzitutto, comincia a togliere agli esiliati 1'illusione di un imminente rientro sostenendo che Gerusalemme sarà distrutta. Quello che Dio manderà sarà un castigo che coinvolgerà tutto Israele (il territorio e il popolo rimasto) e non solo la città di Gerusalemme.

Lettura cap. 7

Sembra quasi una visione cosmica con annuncio del giorno del Signore.

Come tutti i profeti, Ezechiele fornisce delle indicazioni generali sull'idolatria, sulle ingiustizie soprattutto sociali (come il ricco che opprime il povero). Queste realtà che portano al giorno del giudizio sono messe in evidenza nei capp. 8-11. Ed è bello soffermarsi sulle specificazioni di Ezechiele, soprattutto riguardo all'idolatria.

Lettura di Ez. 8,1-18

E' interessante questo discorso sull'idolatria, ma soprattutto è interessante 1'atteggiamento dei settanta anziani che "vanno dicendo: Il Signore non ci vede...Il Signore ha abbandonato il paese..." (v. 12).

L'idolatria ha origine, in questo caso, da una incomprensione di Dio. Infatti, non si è più certi che il nostro è il Dio fedele. E, questa, è una bestemmia gravissima.

Al riguardo ricordiamo il salmo 115 che recita:

"Gli idoli delle genti sono argento e oro,

opera delle mani dell'uomo.

Hanno bocca e non parlano,

hanno occhi e non vedono,

hanno orecchi e non odono...

hanno mani e non palpano...

Sia come loro chi li fabbrica

e chiunque in essi confida" (vv. 4-8).

I settanta anziani bestemmiano gravemente ritenendo che il Signore sia come uno di questi idoli. Da un'affermazione così terribile si passa facilmente a un'altra: Dio non esiste. Ecco, la bestemmia d'Israele. Ecco, dice il Signore, stanno operando per allontanare la mia gloria dal tempio. Infatti, quegli oranti che si trovavano nel tempio di Dio semplicemente "...adoravano il sole" (v. 16), cioè una delle creature di Dio. Teniamo presente sullo sfondo il racconto della creazione (Genesi 1 ) secondo la tradizione (o la scuola teologica) sacerdotale, che nasce nel tempo dell'esilio.

La narrazione tende a sottolineare come tutte le realtà che gli altri popoli veneravano come divinità non fossero altro che creature del Signore.

Oltre all'idolatria, che sta diventando sempre più sfacciata, abbiamo visto le ingiustizie e i crimini che si commettono all'interno del Paese.

Inevitabilmente arriverà il castigo. Intanto si fa largo sempre di più 1'idea della responsabilità personale in quanto il castigo non colpirà in solido: saranno colpiti solo coloro che saranno stati infedeli.

Ezechiele riprende un concetto che abbiamo già notato in Isaia: la teoria del "resto" d'Israele. Un ceppo, un nucleo di fedeli, resterà.

Il Signore punirà il suo popolo, ma quel nucleo fedele, dal quale continuerà la progenie santa, dovrà rimanere.

Lettura di Ez. 9, 1-8 "Il castigo"

Nelle lettera "tau", ultima dell'alfabeto ebraico, i Padri della Chiesa hanno visto la croce. Mentre leggiamo ci vengono in mente le beatitudini, là dove si afferma: "Beati gli afflitti perché saranno consolati" (Mt. 5, 4). E per "afflitti" - che in Matteo hanno una connotazione più spirituale che in Luca - si intendono coloro che soffrono e piangono per tutti i peccati e gli abomini commessi nel mondo.

Appare d'obbligo anche un riferimento a S.Francesco d'Assisi che, prendendo lo spunto da questo brano biblico, ha scelto il "tau" come simbolo della croce e come segno della salvezza. Ricordo che la Basilica inferiore di Assisi ha la pianta proprio a "tau".

Viene, inoltre, spontaneo pensare alla Pasqua o, meglio, alla piaga dei primogeniti in Egitto. Mi interessa sottolineare, ancora, che il castigo non sarà inflitto a tutti perché si salveranno coloro che porteranno segnato in fronte il "tau", segno di salvezza.

Ricordiamo che anche nell'Apocalisse i salvati saranno proprio coloro che saranno trovati con il sigillo sulla fronte.

Lettura 10, 18-22

A causa di tutti i peccati d'Israele "La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini" (v. 18).

Di conseguenza la città e il tempio sono destinati alla distruzione. Ma, nonostante tutte le infedeltà d'Israele, Dio rimane fedele: ecco, come è ricco di speranza il messaggio di Ezechiele!

Ma, se leggiamo il cap. 11, 14-21, scopriamo che la fedeltà del Signore si manifesta adesso nei confronti degli esiliati i quali, se avranno fiducia, se sapranno aspettare, "...saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio" (v. 20).

Dio - sempre e ancora fedele - ha trasferito la sua fedeltà da Gerusalemme al popolo in esilio.

A questo punto possiamo leggere 1'esilio babilonese quasi come un secondo esodo. Nel Sinai per quarant'anni il Signore ha formato il suo popolo; in Babilonia per circa cinquanta anni Dio ha riplasmato un popolo che era preda degli abomini e dell'idolatria.

Questo popolo viene purificato come 1'oro nel crogiuolo, fino a costituire un nuovo popolo non più con il cuore di pietra, ma con il cuore di carne.

Ci ricordiamo, allora, di quanto scritto da Geremia: la mia alleanza non più su tavole di pietra, ma scritta direttamente nel vostro cuore.

All'intuizione di un profeta segue 1'approfondimento dell'altro. Tuttavia è diverso il modo in cui ogni singolo profeta si pone alla scoperta di Dio.

I contemporanei, però, cercano di neutralizzare in ogni modo la parola del Signore. Ed Ezechiele, come tutti i profeti, non ha grande seguito né grande ascolto.

Vediamo, ora, alcuni modi usati per neutralizzare la parola di Dio. 1 - Lettura di Ez. 12, 21-23 e 26-27

Il profeta è oggetto di burla (ossia di incredulità): "Passano i giorni e ogni visione svanisce?"

Oggi c'è il rischio che la nostra religione sia ridotta a pura solidarietà; e i cristiani, allora, sono coloro che aiutano gli altri e sono tollerati purché non creino problemi con 1'annuncio della Parola.

2 - Lettura di Ez. 13, 1-6

Un altro modo è costituito dalla menzogna e dai falsi profeti che non suscitano speranze, ma inducono alle illusioni.

La menzogna squalifica i cristiani e crea confusione.

3 - Lettura di Ez. 14, 1 e segg. (siamo sempre al tempo dell'esilio).

La nostalgia, 1'attaccamento a realtà sacre del passato - ad es. al tempio e all'elezione di Gerusalemme - non permette di comprendere adesso la volontà di Dio, il quale chiede un culto nuovo. E' un modo che può dare 1'illusione di essere nel giusto e, quindi, più subdolo di altri.

Il profeta, di conseguenza, deve essere uomo dell'ascolto per poter comunicare anche agli altri la capacità di ascoltare. E gli esiliati dovranno imparare a cercare Dio nel cuore e non più nel tempio o in Gerusalemme: il cammino sarà faticoso.

4 - Lettura di Ez. 14, 12 e segg.

Un ultimo tentativo usato per annullare la parola di Dio è quello dell'intercessione. Qualcuno, cioè, riteneva che per la presenza di pochi giusti il Signore avrebbe dovuto risparmiare tutti. E' una tentazione, allora, credere nuovamente nell'elezione di tutto il popolo in quanto Dio non può venir meno a se stesso.

Sottolineiamo che il brano si intitola "Responsabilità personale"; il giusto e 1'ingiusto saranno trattati come tali..

Caduta anche quest'ultima obiezione si giunge alla conclusione che nulla può salvare Gerusalemme.

Lettura di Ez. 24, 15-24 "Prove personali del profeta".

Il segno più duro e più tremendo che Ezechiele deve dare al popolo è costituito dalla morte improvvisa della moglie. Quanto succede al profeta rappresenta 1'immagine di ciò che succede a Gerusalemme e il comportamento di Ezechiele è 1'immagine del comportamento di Gerusalemme. Infatti, il profeta - che non porta il lutto per la morte della moglie - rappresenta il popolo che, davanti alla propria morte spirituale e alla propria distruzione fisica, si comporta da indifferente.

Siamo all'apice anche spirituale per Ezechiele.

Ancora una sottolineatura. Il brano appare decisamente drammatico perché descrive la vicenda del profeta che, addolorato per la morte della moglie, accetterà 1'incarico affidatogli da Dio e profetizzerà per tentare, ancora un'ultima volta, di far capire al popolo ciò che sta per accadere: la distruzione di Gerusalemme.

Abbiamo così terminato la prima parte del libro di Ezechiele che parla della distruzione della città santa, già con qualche accenno alla speranza. Dio rinnoverà la sua alleanza con il popolo in esilio; e il popolo non dovrà preoccuparsi delle colpe dei padri.