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Nella Lettera apostolica con la quale istituisce il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il Papa ci dà una lettura puntuale del "perché" di una "nuova evangelizzazione", precisando a chi è diretta e quali scenari deve abbracciare: "Ritengo opportuno offrire delle risposte adeguate perché la Chiesa intera, lasciandosi rigenerare dalla forza dello Spirito Santo, si presenti al mondo contemporaneo con uno slancio missionario in grado di promuovere una nuova evangelizzazione. Essa fa riferimento soprattutto alle Chiese di antica fondazione, che pure vivono realtà assai differenziate, a cui corrispondono bisogni diversi, che attendono impulsi di evangelizzazione diversi: in alcuni territori, infatti, pur nel progredire del fenomeno della secolarizzazione, la pratica cristiana manifesta ancora una buona vitalità e un profondo radicamento nell’animo di intere popolazioni; in altre regioni, invece, si nota una più chiara presa di distanza della società nel suo insieme dalla fede, con un tessuto ecclesiale più debole, anche se non privo di elementi di vivacità, che lo Spirito Santo non manca di suscitare; conosciamo poi, purtroppo, delle zone che appaiono pressoché completamente scristianizzate, in cui la luce della fede è affidata alla testimonianza di piccole comunità: queste terre, che avrebbero Ubicumque et semper, 21 settembre 2010).

Dunque, si tratta di"riaccendere il fuoco del Vangelo" dove la cenere sembra avere spento la fiamma dello Spirito. È "nuova evangelizzazione" per "i vicini", non per i lontani, cioè per quelli che non credono. È "nuova evangelizzazione" per i cristiani "vivaci ma non troppo" o per i cristiani "refrattari al fuoco"! Dunque per noi, per i nostri figli battezzati, ma che vivono come se Dio non esistesse. È nuova evangelizzazione per una Chiesa che confessa una fede spenta, una fede morta.

 

Non ritardiamo la venuta di Gesù tra gli uomini che lo attendono e non lo conoscono! Si stanno moltiplicando a dismisura gli spazi umani e culturali non ancora raggiunti dall’annuncio del Vangelo. Lo Spirito sta lavorando e sta favorendo una straordinaria convergenza da parte dei popoli, delle nazioni, verso quei valori umani, universali che nessun altro Vangelo, più di quello di Gesù Cristo, è capace di accogliere, favorire, interpretare: il rifiuto della violenza, il rispetto della persona umana e dei suoi diritti nativi, il desiderio di libertà, di giustizia, di fraternità, di pace.

Sarà "nuova evangelizzazione" se sapremo umanizzare ogni ambiente dell’umano vivere, sia esso legato alla vita sociale, politica, economica. E riportando lo stupore per l’uomo nuovo, per la sua dignità trascendente, apriremo le porte dello Spirito per un ritorno di Gesù nella vita pubblica, nella vita delle nostre istituzioni.

 

È davvero venuto il momento di impegnare tutte le nostre forze per la nuova evangelizzazione. Nessun credente, nessuna istituzione può sottrarsi a questo dovere, a questa evidenza. E non si deve considerare l’evangelizzazione come un abuso, come un’intromissione. Il termine "evangelizzazione", missione, spesso anche nella stessa Chiesa, viene messo in discussione; molti pensano che missione contrasti con tolleranza, con rispetto delle convinzioni altrui. Si scomodano, dunque, parole come "proselitismo", come "invadenza" "rispetto della laicità". Attenzione a questa trappola mortale per la "nuova evangelizzazione": mancare di rispetto a Dio spegnendo la proclamazione del Vangelo della salvezza sulle proprie labbra, per paura di essere giudicati, riconosciuti cristiani. O è missionaria, o non è la chiesa di Gesù Cristo. O evangelizza o muore in se stessa!

Dobbiamo credere che la nostra fede rinnova le culture, combatte gli errori, invita ad abbandonare i comportamenti antinaturali e le manipolazioni compiute dall’uomo sull’uomo. Laddove c’è Dio, c’è futuro! Altrimenti è barbarie, è confusione, è divisione del genere umano.

dal discorso conclusivo di Salvatore Martinez alla XXXVI Conferenza Animatori