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Indulgenza per i vivi e per i defunti 

La dottrina del tesoro della Chiesa resta in vigore, insegnando che il bene operato da alcuni (Gesù, Maria, i santi) torna a vantaggio di tutti. Secondo tale dottrina, il tesoro della Chiesa viene amministrato dalla stessa a beneficio di chi è in vita e per tramite dei vivi a beneficio delle anime dei defunti che stanno purificandosi nel Purgatorio. L'indulgenza chiesta dai vivi per i loro defunti aiuta la purificazione di chi in Purgatorio attende di essere ammesso in Paradiso. Questo è il nocciolo del dogma della comunione dei santi: le preghiere e le opere di bontà che tutti possono fare, valgono per tutti gli uomini, per tutte le anime (anche di quelle dei non cristiani, o degli atei) e vanno a combattere il male che gli stessi uomini commettono.
I sacrifici dei fedeli vanno a favore di tutta la Chiesa (in via di purificazione).

Indulgenza plenaria e parziale 

Si chiama indulgenza plenaria quella che libera per intero dalla pena temporale dovuta per i peccati; indulgenza parziale quella che ne libera solo in parte. Anticamente le pene in soddisfazione del peccato perdonato erano comminate in giorni; per esempio, per un peccato si poteva fare penitenza per 100 giorni, ovvero per 40, ovvero per tutta la vita. Il penitente poteva dunque diminuire i giorni della penitenza, riscattandoli attraverso le pratiche oggetto di indulgenza. Questo fece sì che si cominciasse ad indicare con un termine temporale anche la parte di pena da scontare dopo la morte, cioè nel Purgatorio, benché esso sia una dimensione in un certo senso atemporale; di conseguenza, dicendo "100 giorni di indulgenza" si intendeva comunemente che quella indulgenza liberasse dalla pena che si sarebbe altrimenti dovuta scontare con 100 giorni di Purgatorio. In questo modo si introduceva  un sistema troppo tecnico e automatico, che snaturava il concetto stesso di Purgatorio, di cui non è possibile indicare un luogo o una durata, ma tali semplificazioni fatte a titolo personale da parte di alcuni per i meno dotti, non hanno avuto nessun riconoscimento ufficiale da parte del Magistero.

Oggi le indulgenze parziali non sono più distinte le une dalle altre e, per quanto riguarda il loro valore, "si è ritenuto stabilire che la remissione della pena temporale, che il fedele acquista con la sua azione, serva di misura per la remissione di pena che l'autorità ecclesiastica liberamente aggiunge con l'indulgenza parziale"[4]. Quindi compiendo un'opera buona a cui è annessa una indulgenza parziale, un fedele ottiene una remissione di pena per il bene stesso che ha compiuto e altrettanta remissione grazie all'indulgenza amministrata dalla Chiesa. Questo in conformità con la costante dizione che l'autorità della Chiesa può "moltiplicare" i meriti degli individui (escludendo un'idea di sommatoria propria della matematica).

Come ottenere l'indulgenza

 Per ottenere una indulgenza plenaria o parziale un cristiano, completamente distaccato dal peccato anche veniale, deve:
  1. confessarsi, (confessione sacramentale) per ottenere il perdono dei peccati;
  2. fare la comunione eucaristica, per essere spiritualmente unito a Cristo;
  3. pregare secondo le intenzioni del Papa, per rafforzare il legame con la Chiesa;
  4. compiere una delle opere buone a cui è annessa l'indulgenza. Alcune di queste opere ottengono una indulgenza plenaria (ad esempio recitare in chiesa il rosario; fare adorazione eucaristica; partecipare agli esercizi spirituali; visitare i cimiteri nei giorni 1-8 novembre), altre una indulgenza parziale (ad esempio recitare il Magnificat o l'Angelus; guidare o partecipare ad incontri di catechesi).