00 12/01/2018 00:08
Per cercare di accreditare l'uso improprio ed arbitrario del termine "geova" nel Nuovo Testamento della loro "bibbia",  la wt ha riprodotto in appendice alla loro versione, questa foto in cui si mostrano dei frammenti in cui compaiono dei vocaboli del tetragramma.



Vorrebbero con questo concludere che nel Nuovo Testamento, essendoci delle citazioni tratte dalla versione detta "settanta", dovesse necessariamente contenere quelle citazioni, tutte contenenti il Tetragramma.
Ma va evidenziato quanto segue:
Il primo dei frammenti mostrato a sinistra nella foto appartiene a una versione in ebraico del vecchio Testamento e quindi la wt non può utilizzarlo per l'argomento che si propone, ma conferma quanto già sappiamo e cioè che nelle versioni ebraiche c'era il Tetragramma, ma non nella "settanta" che era tradotto in greco.

Per quanto riguarda il secondo frammento mostrato in foto ci dice solo che vi potevano essere alcuni casi in cui il Tetragramma o parte di esso veniva riportato, ma certamente non era "geova" nè MAI risulta una tale forma di vocabolo.
inoltre ricordiamo che
- non vi è NESSUN MANOSCRITTO, PAPIRO O FRAMMENTO dei Testi del Nuovo Testamento a noi pervenuti, in cui vi fosse il Tetragramma
- Nei numerosi rotoli  trovati a Qumran della settanta greca,  normalmente non si trova il nome divino  tranne in  un caso isolato e in forma ridotta (Yao) e non "geova".
   Ciò significa che normalmente nelle comunità ebraiche precristiane, gli Esseni di Qumran erano già abituati ad EVITARE con cura la pronuncia o la regolare trascrizione del Tetragramma ebraico.
- Non è detto che gli scrittori del Nuovo Testamento abbiano dovuto necessariamente copiare le citazioni allo stesso modo in cui si trovavano nella settanta, sempre ammesso e non concesso che la versione della settanta da essi posseduta contenesse il Tetragramma.
- Se anche si ammettesse che il testo della settanta di cui Gesù e gli apostoli erano in possesso riportasse il Tetragramma, è certo che Gesù mai lo pronunciò pubblicamente, nella forma ebraica originale, che era proibito. Se lo avesse fatto, i suoi invidiosi e accesi accusatori, che cercavano attentamente ogni possibile appiglio per poterlo cogliere in fallo, avrebbero utilizzato subito e molto volentieri la stringente norma che vietava di pronunciare il Tetragramma a chicchessia, per poterlo accusare.
- Per tale motivo, ammesso e non concesso che la settanta greca contenesse il Tetragramma, è comprensibile che gli scrittori del Nuovo Testamento si siano comportati allo stesso modo con cui si era comportato Gesù di fronte al Tetragramma, e cioè non pronunciandolo e non introducendolo nei loro scritti.
- quando Gesù disse: "ho fatto conoscere il Tuo Nome", non significa aver fatto conoscere un vocabolo, come se questo vocabolo fosse sconosciuto, o fosse una novità al suo tempo ( infatti era noto e il sommo sacerdote  lo pronunciava nel luogo sacro). Ma significava invece aver fatto conoscere la Persona del Padre, le sue caratteristiche e qualità, mostrandole in pienezza in tutti i suoi insegnamenti e soprattutto in se stesso. Disse infatti a Filippo: Non credi tu che IO SONO NEL PADRE E IL PADRE E' IN ME? (Gv 14,10)

Inoltre
Chiunque abbia una basilare preparazione in biblistica sa che dei 5000 manoscritti delle scritture greche nemmeno un brandello contiene il tetragramma, quindi figurarsi il "finto" nome Geova. La Watchtower ha tentato in passato di far passare come legittima la sua evidente manipolazione traduttiva usando citazioni tratte da studiosi come George Howard che alla fine degli anni '70 ipotizzava (usando la parola teoria) che nei manoscritti greci originali ci fosse il nome divino, successivamente sostituito. Sebbene l'autore non nasconda che la sua sia una mera ipotesi, la WTS afferma senza dubbio che tale teoria rifletta di fatto la realtà. Quindi, non solo hanno sfruttato indebitamente e furbescamente le parole (discutibili) di uno studioso, ma continuano ad affermare qualcosa che in buona sostanza non corrisponde al vero. Compito del traduttore è quello di tradurre, non di intervenire sul testo alterandolo a piacere. Se i testi greci a noi pervenuti non presentano il tetragramma, l'onestà intellettuale imporrebbe di tradurre correttamente il testo invece di inserire una parola che non c'è da nessuna parte. Purtroppo riguardo a questi argomenti la maggioranza dei tdg attinge le proprie "informazioni" solo dalla WTS, che illude tutti i suoi membri di poter essere dei piccoli esperti in critica testuale e storia antica, semplicemente snocciolando qualche citazione tagliata ad hoc e degli schemi grafici che riescono sicuramente ad offendere l'intelligenza del lettore, invece di educarlo.

Ovviamente se fosse stata attuata una contraffazione così sistematica, allora nessun testo sarebbe affidabile. I frammenti in nostro possesso provengono da luoghi diversi e da momenti storici diversi. Anche ammesso (e non concesso) che tutti i copisti nelle varie comunità sparse per il mondo fossero riusciti a mettersi d'accordo per sostituire il tetragramma, ciò non avrebbe alcun senso a livello storico dal momento che nemmeno un singolo brandello di papiro ci è arrivato con il tetragramma in esso. Dovremmo forse supporre che i testi originali siano stati distrutti per lasciare spazio a delle copie "contraffatte"? Non è del tutto inverosimile. Ma se si ammette anche solo per un attimo tale ipotesi, allora per coerenza si deve mettere in discussione l'intera scrittura greca giunta a noi, distruggendo quindi l'idea di ispirazione divina dei testi e togliendo ogni barlume di credibilità a qualunque dottrina cristiana, compresa quella della Watchtower.
Tenendo anche in debito conto che se si fosse verificata questa contraffazione sistematica bisognerebbe pensare che Dio non è riuscito a preservare la sua stessa Parola, il che è impensabile.



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da http://testimonidigeovachiedono.blogspot.com/2018/10/tetragramma-e-scritture-cristiane.html#more

Un antico manoscritto sostiene l’uso del nome di Dio? 

 
Recentemente sul sito ufficiale dei Testimoni di Geova, al linkhttps://www.jw.org/it/cosa-dice-la-Bibbia/storia/tetragramma-biblico-yhwh-antico-manoscritto/ ("Un antico manoscritto sostiene l’uso del nome di Dio") è apparso un video decisamente interessante. Non è interessante per quanto riguarda il contenuto, che è banale e opinabile, piuttosto per quanto riguarda l’abile uso di una tecnica retorica definita “ragionamento circolare”: un modello argomentativo in cui le premesse dimostrano le conclusioni e viceversa… 
Tuttavia, in questa sede, lo scopo sarà quello di capire più a fondo l’argomento ed offrire qualche spunto di ricerca a chi è disposto a indagare più a fondo.

Una doverosa premessa

Vorrei iniziare questa dissertazione cercando di valutare le fonti da cui le argomentazioni provengono. Penso sia fondamentale comprendere con chi stiamo parlando e quali siano le sue credenziali (senza cadere nel tranello dell’intimidazione intellettuale, ovviamente).La premessa al video dichiara testualmente:

“Alcuni esperti spiegano in che modo un antico manoscritto sostiene la decisione di ripristinare il nome di Geova nelle Scritture Greche Cristiane”.

Perciò, la prime domande che mi vorrei porre sono: chi sono questi esperti? In quale materia sono esperti? 

Durante il video sono intervistate alcune persone, ovvero i sedicenti “esperti”, elencate di seguito:


  1. · Izak Marais
  2. · Franz Schredl
  3. · Mark Noumair.


Mi sono permesso di fare qualche ricerca con “Google”, per capire quali fossero le credenziali ed i titoli accademici in possesso di questi sedicenti esperti e ho scoperto che, per tutti loro, le uniche credenziali disponibili derivano dal sito http://wol.jw.org. Sicuramente, questi signori, spinti dalla loro impareggiabile modestia cristiana non avranno voluto sbandierare i loro diplomi ai quattro venti per cui, probabilmente, l’unico modo per valutare la loro credibilità (e, come conseguenza, quella di tutto il video) è quella di analizzare in dettaglio le loro affermazioni, proprio per vedere se possono avere qualche base logica, oltre che accademica. 


Izak Marais


Il nostro primo “esperto” esordisce (minuto 0:43) con un’affermazione assolutamente vera:

“Le copie più antiche delle Scritture Greche Cristiane a nostra disposizione non contengono il nome divino; usano forme sostitutive come Dio o Signore.”

Attualmente, anche se ogni anno il numero può cambiare, sono stati rinvenuti 5306 manoscritti delle Scritture Greche Cristiane. A parte il fatto che non ce n’è uno completamente uguale all’altro (già questo fatto dovrebbe farci sospettare una qualche manipolazione…) su una cosa sono tutti d’accordo: nessuno di questi manoscritti (non solo le più autorevoli “copie più antiche”) contiene il presunto “nome divino” né in una forma esplicita né come tetragramma. Al contrario, nelle Scritture Ebraiche, di cui possediamo circa 700 manoscritti (vi invito a verificare questo dato perché non sono più stato in grado di aggiornarlo) il Tetragramma vi compare circa 6000 volte!

Vi prego di tenere a mente che in questa affermazione si parla solo di Scritture Greche Cristiane.



Franz Schredl


Immediatamente dopo (minuto 0:53), il secondo “esperto” dichiara:

“Coloro che copiavano i manoscritti originali adottarono molto presto l’abitudine di sostituire il nome di Dio con dei titoli. Ma questa pratica non equivale a una traduzione, poiché una cosa è un nome, un’altra cosa è un titolo. E questi titoli non hanno neppure lo stesso significato del nome Geova.”

Ed ecco che con un’abile mossa si confonde il pubblico deviando l’argomento sulle Scritture Ebraiche, oltretutto confondendo le acque. Analizziamo l’affermazione in dettaglio:

1. “Coloro che copiavano i manoscritti originali” quali scritti copiavano? Se avessero copiato le Scritture Cristiane, oggi, tra i 5306 manoscritti ne avremmo almeno uno con la presenza del Tetragramma, invece… Se diciamo che il Tetragramma era presente solo in quelli originali che, però, sono andati distrutti… semplicemente le nostre affermazioni non hanno valore perché ci mancano le prove per sostenerle.

2. “Questa pratica non equivale a una traduzione”… quindi, stavano copiando o traducendo? E se stavano traducendo, stavano traducendo le Scritture Greche? È semplicemente impossibile sostenerlo! Quindi stiamo parlando delle Scritture Ebraiche; ciò può essere confermato dal fatto che nella loro prima traduzione (chiamata dalla tradizione “dei LXX”) al posto del Tetragramma, il più delle volte, troviamo le espressioni greche “kyrios” (Signore) o “Theos”(Dio).



Mark Noumair


Il terzo “esperto” rincara la dose dicendo (minuto 1:14):

“Dato che le Scritture Greche Cristiane furono un’aggiunta ispirata alle Scritture Ebraiche e che, nelle Scritture Ebraiche, il nome divino Geova era stato usato circa 7000 volte, l’improvvisa scomparsa del nome di Geova dal testo greco è un’incoerenza.”

Questa è una frase in cui il “ragionamento circolare” abbonda. Proviamo a riformularne il contenuto: “siccome nelle Scritture Ebraiche il Tetragramma (non il nome Geova!) è presente circa 7000 volte, il fatto che non ci sia nelle Scritture Greche è un’incoerenza”. Oppure: “è un’incoerenza il fatto che non ci sia il Tetragramma nelle Scritture Greche, dato che nelle Scritture Ebraiche vi si trova circa 7000 volte”. Sarebbe come dire: “dato che, per preparare la torta, lo zucchero viene aggiunto alle uova e che nelle uova si trova tanto colesterolo, è un’incoerenza il fatto che nello zucchero non si trovi il colesterolo!”. In più, questa “improvvisa scomparsa” è testimoniata nelle traduzioni delle Scritture Ebraiche, non nella ricopiatura delle Scritture Greche Cristiane.

Al minuto 2:17 Noumair sostiene ancora:

“Nel 1944 accadde un fatto stupefacente. Una rivista di teologia pubblicò un frammento della Settanta tratto dalla collezione del Papiro Fouad 266. Quel frammento conteneva il nome divino. Nel testo greco il Tetragramma compariva non una sola volta, ma in tutto il testo. Si trattava di un frammento molto antico risalente al I sec. a.E.V.; ma la cosa importante è che forniva una prova evidente della presenza del nome divino nel testo originale.”

Questa dichiarazione sostiene ciò che si diceva in precedenza: il Tetragramma è presente nelle Scritture Ebraiche e il Papiro Fouad 266 rappresenta un’eccezione interessante perché riporta il Tetragramma in caratteri ebraici quadrati (tanto che chi lo leggeva in greco, erroneamente lo interpretava come una coppia di lettere “pi” e “iota” e lo pronunciava “pipi”). La seguente immagine lo dimostra (si noti la differenza tra i caratteri nel riquadro e quelli precedenti):




Oltretutto, il Papiro Fouad riporta solamente alcune porzioni di Genesi e Deuteronomio ed è, effettivamente, datato tra il I e il II sec. E.V.

Curiosa l’affermazione “[questo papiro] forniva una prova evidente della presenza del nome divino nel testo originale”: è la scoperta dell’acqua calda, dato che in tutti i manoscritti originali che abbiamo delle Scritture Ebraiche compare sempre il Tetragramma.


Al minuto 3:50, Mark continua dicendo:

“Questa prova così ben preservata sostiene ciò che Gesù disse in preghiera in Giovanni 17:26. Disse a suo Padre: ‘Io ho fatto conoscere il tuo nome e lo farò conoscere’”.

Facendo questa affermazione, purtroppo, Mark dimostra la sua completa ignoranza rispetto alla cultura semitica, secondo la quale “nome” non è un etichetta ma rappresenta la totalità della persona: la persona stessa in senso concreto. Il fatto stesso che il nome di una persona potesse essere cambiato nel corso della sua vita dimostra come fosse il nome a doversi adattare alla persona, proprio perché è la persona come essere che è più importante. Se volessimo rendere in senso ermeneutico le parole scritte in Giovanni 17:26 (ammesso che le abbia veramente pronunciate Gesù), dovremmo renderle con: “Io ti ho fatto conoscere e continuerò a farlo”. In effetti, la vita di Gesù raccontata nei Vangeli dimostra proprio quest’ultima affermazione. 

Come prosegue il video? 

Dal minuto 1:28 troviamo un’interessante ammissione, che riassumo: il Comitato di Traduzione è conscio del fatto che nessuno studioso pensa che il Tetragramma sia presente nelle Scritture Ebraiche, tuttavia crede che vi debba apparire. Il ragionamento prosegue dicendo che tutti gli studiosi sostengono (e di questo, purtroppo, ne hanno le prove) che nelle copie disponibili della traduzione “dei LXX” a loro disposizione il Tetragramma non vi comparisse, motivo per cui non ha senso che vi compaia nelle Scritture Greche (in realtà, la motivazione è prettamente teologica, ma questa è un'altra storia...). 

Anche in questo caso stiamo confondendo ancora le acque, infatti stiamo implicitamente parlando delle citazioni delle Scritture Ebraiche che compaiono nelle Scritture Greche, in particolare di quelle Scritture Ebraiche in cui compare il Tetragramma. Purtroppo, anche in questo caso possiamo fare solo ipotesi: può essere che limitatamente a queste citazioni il Tetragramma fosse stato presente nelle stesure originali? Potrebbe anche essere (anche se personalmente ne dubito per come si è sviluppata la cristologia nel primo e secondo secolo e in considerazione del periodo in cui furono scritte), tuttavia non ne abbiamo le prove e non si possono, di conseguenza, trarre conclusioni dogmatiche. In ogni caso, ammesso che tutto ciò sia possibile, si tratterebbe comunque del Tetragramma e non del nome Geova! Il Papiro Fouad, di cui si parla in precedenza, ne è la prova, dato che quei traduttori non si sono nemmeno presi la responsabilità di traslitterare in caratteri greci il Tetragramma!

È interessante come il video prosegua con altre affermazioni in cui si vuole attribuire una valenza “miracolosa” al ritrovamento del Papiro Fouad: fatalità proprio quando il Comitato di Traduzione stava per iniziare con le Scritture Greche! Salvo poi smentirsi sostenendo al minuto 2:17 che il papiro fu ritrovato nel 1944 e al minuto 3:05 che il Comitato iniziò a tradurre le Scritture Greche nel 1947. Tre anni dopo! Veramente un tempismo miracoloso!
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[Modificato da Credente 29/10/2018 22:49]