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dal commento alla prima lettera di Giovanni 1,9 (omelia 1)

6. Fa' dunque attenzione a ciò che Giovanni dice: Se diremo che in noi non c'è peccato, ci inganniamo ed in noi non c'è verità. Se dunque ti confesserai peccatore, la verità è in te, poiché la verità è luce. Non ancora pienamente splende la tua vita, perché vi sono dei peccati; ma ecco, cominci ormai ad illuminarti, poiché riconosci i tuoi peccati. Considera le parole che seguono: Se confesseremo i nostri delitti, egli è fedele e giusto per condonarceli e purificarci da ogni iniquità (1 Gv 1, 8-9). Qui Giovanni non si riferisce soltanto ai peccati del passato, ma anche a quelli eventualmente commessi al presente; l'uomo non può non avere almeno peccati lievi, fin quando resta nel corpo. Tuttavia non devi dar poco peso a questi peccati, che si definiscono lievi. Tu li tieni in poco conto quando li soppesi, ma che spavento quando li numeri! Molte cose leggere, messe insieme, ne formano una pesante: molte gocce empiono un fiume e così molti granelli fanno un mucchio. Quale speranza resta allora? Si faccia anzitutto la confessione dei peccati: perché nessuno si reputi giusto, e l'uomo che prima non era ed ora è, innalzi la cresta davanti a quel Dio che vede ciò che è. Prima di tutto ci sia dunque la confessione, poi l'amore: che cosa fu detto della carità? La carità copre la moltitudine dei peccati (1 Pt 4, 8). Vediamo se appunto Giovanni non esorti proprio alla carità, in considerazione dei delitti che stanno nascosti dentro le anime. Soltanto la carità elimina i delitti. La superbia invece distrugge la carità, mentre questa toglie i delitti. L'umiltà è collegata alla confessione, per mezzo della quale ci dichiariamo peccatori; ma l'umiltà non è quella per cui ci dichiariamo peccatori soltanto con la lingua; come se, dichiarandoci giusti, non dispiacessimo agli uomini, a causa della nostra arroganza. Questo lo fanno gli empi e i dissennati. Dicono: io so di essere giusto, ma mi conviene dichiararlo davanti agli uomini? Se mi dichiarerò giusto, chi sopporterà questo, chi lo tollererà? Sia nota davanti a Dio la mia giustizia, io tuttavia mi dichiarerò peccatore; non già perché lo sono, ma perché l'arroganza non mi renda odioso. Di' agli uomini ciò che tu sei e dillo a Dio. Se non dirai a Dio ciò che sei, Dio condannerà ciò che troverà in te. Vuoi che egli non pronunci condanne? Accusati da te stesso. Vuoi che perdoni? Vedi in te stesso, sì da poter dire a Dio: Distogli il tuo sguardo dai miei peccati. Ripeti a lui anche le altre parole di quel salmo: Poiché io riconosco le mie iniquità (Sal 50, 11 5). Che se confesseremo i nostri delitti, egli fedele e giusto, può da essi scioglierci e purificarci da ogni iniquità. Ma se diremo che non abbiamo peccato, lo trattiamo da ingannatore e la sua parola non è in noi (1 Gv 1, 9-10). Se dirai: non ho peccato, tratti lui da menzognero, proprio quando vuoi presentare te come veritiero. Come è possibile che Dio sia menzognero e l'uomo veritiero, dal momento che la Scrittura si oppone a questa conclusione? Ogni uomo è menzognero, Dio solo è veritiero (Rm 3, 4). Dio dunque è veritiero per se stesso, tu sei veritiero per mezzo di Dio; da te stesso invece sei menzognero.

7. Ma perché non sembri che Giovanni ha lasciato via libera ai peccati, dicendo: Egli, fedele e giusto, può purificarci da ogni iniquità; perché poi gli uomini non concludessero: dunque pecchiamo pure, facciamo con tranquillità ciò che vogliamo, poiché Cristo ci purifica, Egli, fedele e giusto, ci purifica da ogni iniquità; ecco qui toglierti ogni falsa sicurezza e destarti un opportuno timore. Vai in cerca di una pericolosa tranquillità: sii piuttosto preoccupato. Egli, fedele e giusto, può scioglierci dai nostri delitti, se sempre sarai dispiaciuto di te stesso e cambierai condotta, migliorandoti. Che cosa aggiunge poi Giovanni? Figliuoli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate. Ma il peccato potrebbe insinuarsi nella vita di un uomo; che cosa farà costui? Ditelo! S'abbandonerà alla disperazione? Ecco, ascolta: Se uno - dice Giovanni - peccherà, abbiamo presso il Padre un avvocato, Gesù Cristo, il giusto, e lui stesso è il propiziatore dei nostri peccati (1 Gv 2. 1-2). Lui dunque è l'avvocato; tu bada di non peccare: ma se il peccato verrà fuori ugualmente, data la debolezza della natura, subito fa di sentirne dispiacere, subito condannalo; se lo condannerai, potrai presentarti al giudizio con animo tranquillo. Vi troverai l'avvocato: non temere di perdere la causa, una volta che avrai confessato il tuo peccato. Se può capitare in questa vita che uno faccia affidamento su chi ha scioltezza di lingua e riesca a cavarsela, tu che fai affidamento sul Verbo, potrai forse correre il rischio di perderti? Grida più forte: Abbiamo un avvocato presso il Padre.