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La forma pubblica della Confessione
1 - Il caso del peccatore di Corinto e il modo com'è stato risolto ci
danno un'idea di come era esercitato il potere di rimettere i peccati
fin dai primi anni della Chiesa, ossia della forma del Sacramento
della Penitenza. Non vi erano confessionali. Per diversi secoli
rimase in uso la forma detta pubblica. Ma questa parola non deve
trarre in inganno. L'abbiamo già accennato, ma vogliamo ancora
precisare che cosa si intendeva per forma pubblica.
In effetti, l'aggettivo pubblica potrebbe far pensare che il
peccatore fosse obbligato a dire in pubblico i suoi peccati davanti
alla comunità al fine di ricevere il perdono. Non fu mai così. Mai il
peccatore fu obbligato a fare pubblica accusa dei suoi peccati. E'
vero che alcune volte i peccati erano noti. E' vero. che alcune volte
erano resi pubblici spontaneamente. Ma mai il fratello peccatore era
obbligato ad accusarsi pubblicamente dei propri peccati. Alcune volte
ci furono degli abusi in questo senso. Ma le guide o pastori della
Chiesa intervennero per correggerli.
2 - La forma pubblica della Confessione era un cammino penitenziale,
che comprendeva varie tappe.
a) Il fratello peccatore generalmente si riconosceva tale davanti al
vescovo o anche davanti ai presbiteri. Altre volte, specie quando i
peccati erano noti, il vescovo invitava il peccatore a intraprendere
il cammino penitenziale. In caso di rifiuto, veniva escluso dalla
comunità, cioè era scomunicato.
b) I peccatori, sia quelli che si dichiaravano tali spontaneamente
sia quelli invitati o richiamati dal vescovo o dai presbiteri,
formavano un gruppo a parte in seno alla comunità: il gruppo
dell'ordine penitenziale. All'ordine penitenziale si era ammessi
mediante un rito o gesto, che poteva essere l'imposizione delle mani
da (parte dei vescovo. Alcune volte e in alcune chiese ufficiali era
d'obbligo qualcosa di più grave come portare il cilicio, radersi i
capelli; oppure, in alcuni luoghi, proprio il contrario come lasciar
crescere disordinatamente barba e capelli.
Ma vi erano penitenze ancora più dure come digiunare, pregare lungo
tempo in ginocchio, seppellire i morti, astenersi da cariche
pubbliche, da attività commerciali, dai rapporti coniugali ed altre
ancora.
c) Anche la durata del cammino penitenziale poteva variare da luogo a
luogo. Si andava da alcune settimane fino a tre e anche sette anni. A
stabilire la durata era il vescovo secondo la gravità o meno dei
peccati. Il vescovo tuttavia non poteva agire di testa propria.
Doveva attenersi a delle norme stabilite dai Concili.
d) Alla fine del cammino penitenziale il cristiano peccatore veniva
ammesso all'assoluzione dei peccati mediante un rito pubblico o meno
solenne. Il vescovo imponeva le mani sul capo del peccatore
accompagnando questo gesto con una preghiera. La cerimonia si
svolgeva generalmente in chiesa con la partecipazione di tutta la
comunità. In caso di necessità (malattia per esempio) e in pericolo
di morte questa cerimonia poteva essere presieduta anche dal
presbitero. Il cristiano riconciliato, dopo l'assoluzione, veniva
ammesso alla comunione eucaristica e alla piena partecipazione della
vita comunitaria.
Una forma nuova di Confessione
A partire dal sesto secolo una nuova forma di Confessione entra in
vigore e si diffonde con una certa rapidità. Sembra che abbia avuto
origine e sviluppo nei monasteri delle isole del Nord Europa, in Gran
Bretagna e in Irlanda, dove non era conosciuto il sistema o forma
penitenziale pubblica. In un primo tempo fu praticata solo dai monaci
e dai chierici. Poi fu estesa anche ai laici.
Dalle isole del Nord Europa questa forma di Confessione fu esportata
nel continente quando san Colombano (543-615) con altri monaci
dall'Irlanda si trasferì nella Francia. La nuova forma si diffuse con
una certa rapidità perché più semplice di quella pubblica. Non vi
erano ancora confessionali. Ma neppure il cammino più o meno lungo
della penitenza pubblica sopra descritto.
Il peccatore si presentava spontaneamente al sacerdote e accusava i
propri peccati. Il sacerdote gli imponeva le opere di penitenza
secondo la gravità dei peccati. Compiuta la penitenza il peccatore
tornava dal sacerdote per avere l'assoluzione. Questa avveniva
mediante l'imposizione delle mani del sacerdote accompagnata da una
preghiera.
Normalmente non avveniva alla presenza del popolo eccetto in alcune
solennità come, per esempio, il Giovedì Santo. Il ministro era quasi
sempre il presbitero. Il vescovo si riservava la riconciliazione
solenne a più penitenti in casi particolari, come nella forma
pubblica.
In effetti, anche la forma pubblica di penitenza continuò a
praticarsi ancora per parecchio tempo specie in ambienti più
tradizionali o legati al passato. In pratica, fino al tardo Medioevo
si ebbero due forme di Confessione: quella pubblica per i peccati più
gravi pubblici e quella privata per i peccati occulti o meno gravi.
Appare il confessionale
Con l'introduzione della forma privata della Confessione anche la
sede o luogo della celebrazione subì delle mutazioni. All'inizio, i
due momenti o tempi della Confessione - l'accusa dei peccati e spesso
anche l'assoluzione dopo fatta la penitenza - avvenivano
nell'abitazione del sacerdote. Di solito era il monastero. Ma già
dagli inizi del secolo XI, tutto il rito si svolgeva abitualmente in
chiesa davanti all'altare, col ministro seduto su una semplice sedia.
Verso la fine del Medioevo fu prescritta una sede chiusa, che divenne
col tempo l'attuale confessionale. Questo era ed è quasi sempre
costruito in legno, ma alcune volte anche in marmo o pietra, ricavato
dall'interno delle mura dell'edificio.
Al tempo del Concilio Tridentino (1545 - 1563) la forma- privata col
confessionale era quasi universalmente praticata. Il Concilio la
suppone e si sofferma soprattutto sulla sostanza del Sacramento della
Penitenza: istituzione, opera del peccatore, ministro ecc., in un
contesto di errori che negavano la sostanza del Sacramento.