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PARTE SECONDA
LA FORMA DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA
Una legittima domanda
A questo punto del nostro discorso qualcuno dei lettori e forse più
di uno potrebbe domandare: Dove erano e come erano i confessionali al
tempo degli Apostoli? La domanda è legittima. E la risposta è pronta
e molto semplice: al tempo degli Apostoli non vi erano confessionali
come noi li conosciamo, e non ve ne furono per vari secoli anche dopo.
E allora non vi era la Confessione! Questa illazione non è logica, e
perciò è illegittima. Non ha né senso né valore come non ne hanno
tante altre domande e soprattutto risposte che si leggono nei libri e
nelle riviste dei tdG. E si leggono pure negli scritti e nella
propaganda di gruppi più o meno settari sempre accaniti contro la
Chiesa Cattolica.
Ma - ripetiamo - la domanda è legittima, anzi opportuna. E merita una
risposta, che non mancheremo di dare in questa seconda parte del
nostro opuscolo, trattando della forma del sacramento della Penitenza
o Confessione.
Ripetiamo prima in che cosa consiste la sostanza di questo
sacramento. Consiste nell'esercizio del potere spirituale o dono o
carisma dello Spirito Santo di rimettere i peccati commessi dopo il
battesimo. Il Signore Gesù ha conferito questo potere alla sua Chiesa
nella persona degli Apostoli e dei loro successori, cioè i vescovi e
i presbiteri, loro collaboratori. La Bibbia, spiegata senza
preconcetti e ben capita, dà prove abbondanti e convincenti di questa
verità. L'abbiamo esaminato nella Prima Parte.
La forma della Confessione o Sacramento della Penitenza è il modo in
cui è stato ed è esercitato il potere di rimettere i peccati. Vi sono
stati vari cambiamenti nella storia della Chiesa e forse ve ne
saranno ancora a motivo di diverse circostanze sociali, ambientali,
culturali. Ma questi cambiamenti non hanno intaccato né possono
intaccare mai la sostanza.
Il caso dell'incestuoso (cf. 1 Corinzi 5, 1-5)
Anche se nella Bibbia non si parla di confessionali, non mancano
indicazioni del modo tenuto dagli Apostoli nell'esercitare il potere
di rimettere i peccati. Seguivano una forma per così dire
comunitaria. Viene subito in mente il caso dell'incestuoso, ossia del
cristiano (o fratello) della chiesa di Corinto, "che teneva con sé la
moglie del proprio padre" (1 Corinzi 5, 1). Si tratta evidentemente
di uno che ha già ricevuto il battesimo, ma è caduto in un peccato
grave. Da tutto il contesto si deduce che egli non vuole abbandonare
la comunità. Vuol riconciliarsi, essere perdonato, sottomettendosi
anche a una penitenza in vista del perdono e della salvezza.
Paolo, fondatore e padre di quella chiesa (cf. Atti 18, 1-17; 2
Corinzi 6, 13; 12, 14) è messo al corrente dello scandalo ed
interviene con uno scritto. Pur essendo lontano col corpo, si sente
presente con lo spirito tra quei cristiani ed esercita il potere di
salvare il peccatore.
Alla sua azione di giudizio e di riconciliazione l'apostolo associa
la comunità di Corinto, che dobbiamo pensare strutturata, cioè
guidata dagli anziani o presbiteri (cf. Atti 14, 23). I responsabili
della chiesa di Corinto devono radunarsi e pronunciare la sentenza
accompagnati da Paolo presente in spirito.
Nota un biblista:
"L'adunanza riguardava evidentemente i capi, più che i fedeli,
essendo impossibile riunire in un sol luogo o in una sola piazza,
dinanzi ai pagani, tutti i fedeli".
Al colpevole, certamente pentito del suo peccato, viene inflitta una
grave pena. Ma la pena ha un carattere medicinale e
salvifico "affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel
giorno del Signore" (verso 5).
A noi interessa soprattutto il verso 4: "nel nome del Signore nostro
Gesù, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il potere
del Signore Gesù...". Segue la sentenza.
Due cose appaiono abbastanza chiare. La prima è la forma o modo di
esercitare il potere dato dal Signore Gesù per la salvezza del
peccatore.La forma - come si è detto - è comunitaria, Le guide di
quella chiesa esercitano il potere di rimettere il peccato radunati
quasi certamente in una sala, che era forse qualche stanza messa a
disposizione da qualche famiglia della comunità per l'esercizio del
culto come le riunioni di preghiera, lo studio della Bibbia, la
celebrazione della Santa Cena ecc.
La seconda è la natura o effetto della sentenza. E' evidente che
Paolo con gli anziani o presbiteri sono convinti di aver ricevuto dal
Signore il potere di giudicare un fratello peccatore. Nel nome del
Signore Gesù essi rimettono il peccato e riammettono il peccatore
nella comunità dei "santi", pur infliggendogli la dovuta penitenza.
Notiamo ancora che, pur essendo una forma pubblica, anche se limitata
alle guide della comunità, il peccatore non è obbligato a confessare
in pubblico il suo peccato. Pubblica vuol dire che il rito o
celebrazione del Sacramento della Penitenza non era fatta al
confessionale, a tu per tu col presbitero, come è poi invalso nei
secoli seguenti. Ma quel rito pubblico comportava sempre l'esercizio
del potere di perdonare i peccati commessi dopo il battesimo in virtù
del dono speciale dato dal Risorto ai suoi Apostoli e ai loro
successori.