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Testimoni e testimonianze
1 - San Clemente Romano
Tra i discepoli immediati degli Apostoli, nel caso specifico di san
Pietro, va annoverato Clemente Romano. Fu terzo successore di san
Pietro a Roma, dopo Lino, ed Anacleto, dall'anno 92 all'anno 101 Era
Cristiana. Clemente conobbe molte cose, cioè insegnamenti di Pietro e
forse anche di Paolo. Poi ebbe occasione di mettere queste cose per
iscritto. Uno di questi scritti è giunto fino a noi e contiene
un'esplicita testimonianza della successione apostolica. Eccola:
"Gli Apostoli furono mandati a portare la Buona Novella dal Signore
Gesù Cristo; Gesù Cristo fu mandato da Dio. Il Cristo dunque viene da
Dio, e gli Apostoli da Cristo. Ambedue le cose procedettero dunque
ordinatamente dalla volontà di Dio. Ricevuto quindi il loro mandato,
resi sicuri dalla risurrezione dei Signore Nostro Gesù Cristo e
fiduciosi nella Parola dì Dio, con l'assicurazione dello Spirito
Santo, andarono ad annunziare la Buona Novella, l'avvicinarsi del
regno di Dio. Predicando per le campagne e per le città, essi
provavano nello Spirito Santo le loro primizie (= le prime
conversioni) e le costituivano vescovi e diaconi dei futuri credenti.
E questa non era cosa nuova, poiché da gran tempo la Scrittura
parlava di vescovi e diaconi. Così dice infatti la Scrittura in un
luogo. "Stabilirò i loro vescovi nella giustizia e i loro diaconi
nella fede".
E ancora: "Anche gli Apostoli nostri conobbero, per mezzo del Signore
Nostro Gesù Cristo, che ci sarebbero stati contrasti a riguardo della
dignità episcopale. Per questa ragione, prevedendo perfettamente
l'avvenire, istituirono coloro che abbiamo detto (cioè vescovi e
diaconi); e diedero ordine che, quando costoro fossero morti, altri
uomini provati succedessero nel ministero. Coloro dunque che furono
stabiliti dagli Apostoli, oppure in seguito da altri uomini esimi con
l'approvazione di tutta la Chiesa (... ), costoro noi crediamo che
non sia giusto scacciarli dal loro ministero".
Osservazioni:
a) La testimonianza di san Clemente Romano in materia di successione
apostolica è di un valore incalcolabile sia per la sua antichità sia
per la forma assai esplicita in cui è affermata. La Lettera è stata
scritta "dalla chiesa di Roma alla chiesa di Corinto" verso l'anno 96
Era Cristiana. Sappiamo da sant'Ireneo che la Lettera deve essere
attribuita a Clemente, che guidava in quel tempo la chiesa di Roma.
Di lui scrive Ireneo: "La predicazione degli Apostoli risuonava
ancora nelle sue orecchie e il loro insegnamento era ancora sotto i
suoi occhi".
b) Clemente fa risalire a Gesù Cristo l'origine della successione
apostolica. Fu Lui a voler assicurare la trasmissione del vero
Vangelo mediante una catena ininterrotta di persone qualificate e
autorizzate. Questo vale sempre. Ma vale specialmente quando lupi
rapaci si intromettono nel gregge di Cristo (cfr. Atti 20, 29-31),
arrogandosi un potere che nessuno ad essi ha mai dato. Così era.
avvenutovi tempi di Clemente, così avviene in altre epoche della
storia, anche ai nostri giorni. Gesù ha ammonito: "Guardate di non
lasciarvi ingannare (...). Non seguiteli" (Luca 21, 8).
c) E' da notare infine che la chiesa di Corinto, a cui Clemente
indirizzava la sua Lettera, era una chiesa di origine paolina. Anche
in quella chiesa la guida della comunità era affidata a persone
fedeli e capaci che fossero legate agli Apostoli mediante il filo
ininterrotto della successione.
2 - Sant'Ireneo Appartiene alla terza generazione cristiana. Nacque
verso la metà del secondo secolo, probabilmente nell'anno 140 d.C., a
Smirne (nella odierna Turchia), e chiuse la sua vita col martirio a
Lione in Francia, dov'era Vescovo, nell'anno 203 d.C.. Nella sua
prima gioventù fu discepolo di san Policarpo (69 - 155), Vescovo di
Smirne, che a sua volta era stato alla scuola di Giovanni, l'autore
del quarto vangelo. Sant'ireneo fu anche a Roma, dove poté conoscere
direttamente molte cose riguardanti quella chiesa.
L'opera principale di Ireneo è lo scritto Adversus Haerescs (contro
le eresie), in cui parla anche della successione apostolica.
Basandosi sui testi della Scrittura, Ireneo dimostra che gli eretici
sono in errore perché sono fuori della successione .
"Così tutti coloro che vogliono conoscere la verità possono osservare
in ogni chiesa la tradizione degli Apostoli, manifestata in tutto il
mondo. Noi possiamo enumerare coloro che dagli Apostoli furono
stabiliti vescovi nelle chiese, e i loro successori fino ad oggi.
Essi non hanno insegnato nulla, nulla hanno conosciuto che somigli
alle fantasticherie di costoro (degli eretici) ...".
Continua Ireneo: "Ma poiché sarebbe troppo lungo, in un volume come
questo, enumerare la successione di tutte le chiese, noi esaminiamo
la chiesa grandissima e antichissima e conosciuta da tutti, fondata e
stabilita a Roma dai gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo; e
dimostreremo che la tradizione, che essa ha dagli Apostoli, e la
fede, che ha annunciato agli uomini, sono giunte fino a noi
attraverso la successione di Vescovi".
Segue l'elenco dei successori di san Pietro nel governo della chiesa
di Roma. Da questi dati di fatto Ireneo tira le conseguenze:
"Tali essendo le nostre prove, non c'è, bisogno di andare a cercare
altrove la verità, che è facile trovare nella Chiesa, perché gli
Apostoli come in uno scrigno vi hanno deposto tutta la verità nella
sua pienezza affinché chiunque lo voglia, possa attingervi la bevanda
di vita (cfr. Apocalisse 22, 17). Questo è l'ingresso alla vita.
Tutti gli altri sono ladri e briganti (cfr. Giovanni 10, 1.8-9).
Bisogna perciò evitarli, ed amare invece d'un amore sommo tutto ciò
che è della Chiesa, e apprendere la tradizione della verità".
Osservazioni:
a) La testimonianza di Ireneo relativa alla successione, non meno di
quella di Clemente Romano, merita la più grande credibilità. Egli
aveva appreso da testimoni oculari il comportamento degli Apostoli in
questo settore della vita della Chiesa, vale a dire come essi si
erano preoccupati di trasmettere a persone ben provate e preparate la
funzione di preservare e passare ad altri il tesoro o sacro deposito
delle verità rivelate, della Parola di Dio. A Smirne, sua città
natale, Ireneo aveva appreso questa dottrina da san Policarpo,
discepolo dell'Apostolo Giovanni. A Roma poté apprendere da persone
degne di fede come si erano svolte le cose in quella grandissima e
antichissima Chiesa.
b) Basandosi su documenti e testimonianze dirette, Ireneo è convinto
che la successione ininterrotta dei vescovi è la sola garanzia della
preservazione e trasmissione autentica della Parola di Dio nella vera
Chiesa di Cristo. Fuori di questo canale ininterrotto dei successori
degli Apostoli non vi può essere vera Chiesa e non si può trovare la
verità.
3 - Tertulliano
Nacque a Cartagine verso il 160 Era Cristiana. Il suo intero nome era
Quinto Settimio Fiorenzo Tertulliano. Pagano di nascita si convertì
al cristianesimo all'età di 33 anni circa. Era avvocato. Divenuto
cristiano fu apologista, polemista, teologo e moralista. Morì in età
avanzata verso il 240. La sua attività letteraria si svolse
soprattutto nei primi decenni del terzo secolo, dal 200 al 220 circa.
Per Tertulliano il vero cristiano è colui che appartiene alla Chiesa
fondata dagli Apostoli, aderisce alla dottrina insegnata da loro e
preservata nelle chiese apostoliche. Questo gli eretici non ce
l'hanno. Quindi non sono cristiani. Sono fuori della vera Chiesa di
Cristo. Col suo stile energico Tertulliano scrive in forma di sfida:
"Non pare che Gesù Cristo abbia rivelato il Padre suo ad altri che
agli Apostoli, che egli inviò a predicare (... ). E qual è la materia
della loro predicazione? ( ... ). Per saperlo bisogna necessariamente
rivolgersi alle chiese che gli Apostoli in persona fondarono e
costruirono, sia a viva voce sia, più tardi, per lettera. Se la cosa
sta così, ne consegue che si debba considerare vera solo quella
dottrina che concordi con la dottrina delle chiese apostoliche, madri
e sorgenti della fede (...). Ne segue che deve essere giudicata a
priori parto di menzogna ogni altra dottrina che contraddica alla
verità delle chiese degli Apostoli di Cristo e di Dio".
L'eresia manca di apostolicità:
"Può darsi che ci siano eresie, le quali osino rifarsi all'età
apostolica sì da parer insegnate dagli Apostoli. Si può replicare ad
esse: "Mettano fuori dunque le carte di nascita delle loro chiese;
sciorinino i cataloghi dei loro vescovi, che dimostrino la loro
successione fin dal principio, in modo che si veda che quegli che fu
il primo vescovo ricevette l'investitura e fu preceduto da uno degli
Apostoli o almeno da un uomo apostolico, che con gli Apostoli avesse
avuto rapporti costanti. Questo è il modo con cui le Chiese
apostoliche esibiscono i propri titoli: così la chiesa di Smirne
mostra che Policarpo fu collocato in quella sede da Giovanni; così
quella di Roma mostra che Clemente vi fu ordinato da Pietro; e così
pure le altre esibiscono i vescovi che, costituiti nell'episcopato
dagli Apostoli, sono per esse i veicoli della semente apostolica".
Rivolto agli eretici Tertulliano scrive: "Alto là! Chi siete voi?
Quando e da dove siete venuti? Che cosa volete fare presso di noi,
voi che non siete dei nostri? (... ). Come mai venite a seminarvi e a
pascolarvi a vostro piacere? Il podere è mio; lo posseggo da lungo
tempo e prima di voi. Il mio diritto originario è sicuro e
inviolabile, poiché risale a coloro che ne furono i primi padroni. lo
sono l'erede degli Apostoli! Come essi hanno deposto per me nel loro
testamento e mi trasmisero per fedecommesso e confermarono per
giuramento, così io sono il possessore. Quanto a voi, resta dunque
chiaro che essi vi hanno per sempre diseredati e rinnegati, come
degli estranei, come dei nemici".