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CAPITOLO III. - SVILUPPO DEL CALVINISMO FINO ALLA FORMAZIONE DEL PROTESTANTESIMO LIBERALE


§ 1. - Da Calvino a Jurieu.,


II calvinismo attuale e Calvino. -Quanto abbiamo detto del luteranesimo primitivo potrebbe essere ripetuto, e con maggior forza, del calvinismo di Calvino. Il calvinismo odierno lo misconosce o lo copre di critiche; ma il calvinismo odierno sarebbe ancora riconosciuto da Calvino? I suoi discepoli emancipati non ebbero forse l'audace impertinenza di domandarsi: Che cosa bisogna conservare del calvinismo di Calvino? (Paolo Valloton, Ginevra, 1919). E in realtà conservano poco più del ricordo.


Il protestantesimo liberale sconfessa " l'autoritario " riformatore, e rivendica tutta la libertà che Calvino aveva preteso subordinare a una specie d'ortodossia dommatica e d'organizzazione sacerdotale. Un altro pastore giunge a rinnegarne l'influenza: "Noi siamo assai più gli eredi di Sebastiano Castellion esegeta, critico, teologo, teorico della tolleranza e del libero pensiero, che del suo irascibile antagonista " (Natale Vesper, Les protestants dcvant la patrie, Parigi, 1925).


Il pensiero e l'influsso di Calvino. . Per comprendere il calvinismo attuale non è dunque sufficiente studiare il pensiero di Calvino. Giova ricordare che questo pensiero fu molto più vigoroso coerente e logico di quello di Lutero. Calvino è più logico, Lutero più passionale. La logica del francese scompigliò spesso le posizioni teologiche del suo precursore tedesco. Il suo protestantesimo fu differente. Meno impetuoso, meno voglioso di suscitare le sordide cupidigie dei principi o dei fedeli che la brama delle ricchezze ecclesiastiche trascinava in ogni specie di avventura, appariva più scientifico, più distinto, più capace d'assicurare l'ordine nella Chiesa e di prevenire l'anarchia delle credenze e dei costumi, più proprio a conciliare le due antinomie che Lutero aveva posto senza aver potuto risolvere: libertà nell'esame e autorità di magistero ecclesiastico, biblicismo ed ecclesiologia.


Il rigore dell'insegnamento di Calvino assicurò per due secoli la stabilità dei suoi principi. Il sistema calvinista si mantenne attraverso tutto il caos delle guerre civili, delle contraddizioni d'avversari sottili come Castellion, o indipendenti come Bezan. La sua formula teocratica non sopravvisse alla tirannia organizzata a Ginevra, ma la concezione di Chiesa gerarchizzata e disciplinata persistette, nonostante le peggiori catastrofi. Lo studio della diffusione del calvinismo illuminerà certamente molti altri fattori essenziali oltre il prestigio della dottrina o l'influenza del riformatore. Infatti la dottrina è dura, antiumana, e più vicina a un fanatismo scoraggiarne che alla mistica certezza della salute mediante la fede, in cui Lutero vedeva il più sicuro appagamento dell'angoscia umana.


 


Il riformatore non ispirava nessuna cordialità: austero, impenetrabile, implacabile, autoritario fino alla crudeltà, sfuggente fino alla duplicità, capace di spingere i suoi fanatici adepti ad atti disperati e, in caso di fallimento, a rinnegarli; capo imperioso, subito perché abile e d'una prudenza consumata; occorreva la sua mano ferrea per evitare le rivolte che Lutero non aveva saputo prevedere.


Nonostante questi ostacoli il calvinismo si diffuse molto rapidamente in Francia, in Ungheria, nel Belgio, nei Paesi Bassi, fino nell'Inghilterra e nei paesi renani e fu sul punto di minacciare il luteranesimo nel suo feudo ereditario. Incontestabili cause di questo successo furono alcune felici coincidenze storiche. e l'azione personale di numerosi signori, che lo propagarono nelle loro terre.


La crisi del secolo XVII - Comunque il calvinismo non conobbe una vera crisi interna fino al principio del secolo xix. Sotto il regno d'Enrico IV di Luigi XIII e di Luigi XIV tiene bravamente testa ai controversisti cattolici, e dimostra una vigorosa vitalità. Ha pastori eruditi, che nella Bibbia cercano la giustificazione della loro rivolta contro Roma e dimostrano una seria conoscenza della dommatica e delle origini del cristianesimo. Bossuet fu tuttavia sul punto d'aver ragione sui suoi dottori, ma il pastore Jurieu, per sfuggire alla stretta del vescovo, osò dare una nuova definizione della riforma, autorizzando tutte le trasformazioni dottrinali, tutte le variazioni dommatiche, perché, diceva, la riforma è vita e libertà. Significava seppellire con un solo colpo tutte le autorità, quella di Calvino e quella della Bibbia, e aprire la via alla tolleranza universale, fare della riforma l'anticamera del libero pensiero.


Né i pastori né Bossuet s'ingannarono. Bossuet trionfava e quelli sconfessavano Jurieu. Questo tumulto fu il primo indizio della crisi interna che minacciava il calvinismo. Essa si calmò nelle sofferenze della persecuzione che, se indebolì gli effettivi del calvinismo francese, lo salvò da una decomposizione che non avrebbe tardato a prodursi, sotto l'azione dei principi rivoluzionari di Jurieu.


§ 2. - Sviluppo del protestantesimo liberale.


Prime divisioni. - Tale calvinismo attraverso varie fortune si conservò durante il secolo XVIII, preoccupato soprattutto di riconquistare la sua situazione legale, ma segretamente già diviso. Da una parte stavano quelli che dall'esperienza d'una lunga persecuzione avevano tratto più fiducia nelle manifestazioni libere e spontanee della pietà ugonotta del deserto, e meno docilità ai quadri d'una Chiesa gerarchica. Dall'altra parte erano quelli che s'ostinavano nelle direttive di Calvino.


I primi trovarono un aiuto imprevisto nella predicazione di Cook, discepolo di Wesley, che verso il 1818 insegnò a mettere la pietà al di sopra delle discipline tradizionali. Il movimento chiamato con nome curioso il risveglio, gettò una parte dei pastori nel campo dei liberali e l'altra parte in quello degli ortodossi.


I liberali si mostrarono particolarmente attivi, aggressivi e novatori. Pretendevano infondere al calvinismo un nuovo sangue mediante una nuova scienza.


Attività dei liberali. - Difatti essi si fecero propagandisti della critica luterana d'oltre Reno, insegnarono le negazioni dei riformati tedeschi, fondarono a Strasburgo una scuola e una rivista teologica per cui introdussero in Francia gli ardimenti germanici, e resero estremamente penosa la situazione del calvinismo tradizionale, che di sinodo in sinodo usciva sempre più indebolito, screditato, rovinato.


D'altronde i liberali non dissimulavano i loro pensieri segreti, a Essere protestante liberale è uno dei modi d'essere liberi pensatori ", diceva Ferdinando Bouisson. La violenza degli uni, l'apparato scientifico, che abbagliava gl'ingenui, dispiegato dagli altri, la crescente timidità degli ortodossi, tutto contribuì a dare all'ala liberale del protestantesimo la direzione effettiva del calvinismo. ",


I risultati furono immediati e decisivi e per tutta la Chiesa di Calvino si sviluppò l'anarchia dottrinale. L'intrepidità delle negazioni non ebbe più ritegno, e ciò che oggi stupisce ancora i cattolici e i protestanti imparziali, è la mediocrità, la volgarità, il servilismo verso il pensiero straniero di tutti quei pretesi studi storici sui quali poggiava l'incredulità di questi pastori, uno dei quali confessava brutalmente di subordinare lo studio storico del cristianesimo ai principi della filosofia di Hegel, in cui vedeva l'apogeo della ragione umana. Si può dire che dal 1850 al 1890 circa, la lotta intestina non cessò di minare e di dissociare il calvinismo.


E quando la disfatta dell'ortodossia era ormai un fatto compiuto, apparve una personalità che con la sua azione sovrana decise l'avvenire dell'opera di Calvino: Augusto Sabatier.


Augusto Sabatier e la " Religione dello spirito ". - II suo influsso è paragonabile solo a quello di Schleiermacher sul luteranesimo, o a quello di Renan sugli storici delle origini cristiane. Tuttavia Sabatier fu meno uno spirito creatore che una docile eco delle voci d'oltre Reno; ma egli aveva l'arte suprema di esporre con chiarezza e con grazia le teorie appesantite da tutto quell'apparato critico, in cui si compiace la scienza tedesca. Quanto più si studierà il suo pensiero tanto più si riconoscerà che Sabatier fu prima di tutto un filosofo formato alla scuola di Kant, Lessing, Schleiermacher, Ritschl, e che come loro, vuole ad ogni costo fare della religione una creazione puramente soggettiva del cuore. La pretesa rivelazione delle religioni positive in realtà non è che lo sviluppo progressivo dei bisogni della coscienza. I pretesi libri sacri, in cui Dio avrebbe parlato agli uomini, non sono altro che annotazioni delle successive affermazioni della coscienza tesa alla conquista del suo Dio. La pretesa ispirazione divina non è altro che l'estasi del " profeta ", il quale prende coscienza delle intuizioni del suo cuore, che lo innalzano e lo trasformano. Ecco quello che la psicologia insegna sulle origini della religione.


A sua volta la storia, specialmente quella del cristianesimo, conferma le conclusioni della filosofia. C'è una legge generale, di cui Hegel ha dimostrato la verità, che non patisce eccezioni, k Non ci sono inizi assoluti "; la legge dell'essere è il divenire, il passaggio dall'imperfetto al meno imperfetto, la corsa affannosa verso un perfetto che ci sfugge e che si fa, ma che non avrà mai la sua forma definitiva. Ora il cristianesimo pretende di partire da una perfezione iniziale, alla quale ormai nulla si può aggiungere; perfezione del Cristo, suo creatore; perfezione del Domina, rivelato da Gesù. Al contrario la storia dimostra (o almeno Sabatier pretende di darne la dimostrazione) che il cristianesimo fu il risultato di una lenta evoluzione di forme religiose: politeismo primitivo, monoteismo incerto dei libri mosaici, ebraismo, profetismo, evangelismo: " Tutta questa storia sfocia a Gesù ".


Lo stesso pensiero di Gesù subì la legge dell'evoluzione e del divenire. Dove egli aveva esaltato la religione del cuore, i suoi discepoli vollero vedere intenzioni domxnatiche, che gli uni scoprirono attraverso i loro pregiudizi giudeo-cristiani, altri invece attraverso i loro sentimenti ellenico-cristiani, altri infine attraverso le illusioni del loro cuore innamorato di colui che hanno dichiarato loro " Salvatore ", loro " Liberatore ", loro "Redentore ". E su questi pensieri, che rappresentano una evoluzione della dottrina di Gesù, i dottori del Medioevo applicarono il rigore d'una scolastica che amava condensare tutto in formule dommatiche. La storia insegna quindi l'origine umana dei Libri sacri e dei dommi che registrano i modi successivi di comprendere Gesù.


Queste idee, delle quali abbiamo già mostrato le origini nello sviluppo del luteranesimo moderno, erano presentate in modo molto seducente in un libro intitolato: Esquìsse d'une philosophie de la religion aprés la psychologie et l'histoìre (1896). È un libro essenziale, di cui il pastore Ménégoz potè dire che "era il più grande libro dommatico della teologia protestante dopo l'Institution chrétienne di Calvino ". In una seconda opera, Les religions d'autorité et la religion de l'esprit (1904), pubblicata postuma, Sabatier si sforza di rovinare le autorità alle quali si riferiscono i cattolici da una parte: papato, sacerdozio, infallibilità pontificia; e dall'altra i protestanti: la Bibbia dichiarata Parola divina, deposito della Rivelazione. Sabatier pretende dimostrare che le autorità cattoliche hanno un'origine recente e non furono mai nella visuale di Gesù; ma anche la Bibbia è un libro puramente umano, senza pretese dommatiche e il cui canone, opera di teologia, non presenta nessuna certezza. Sulle rovine di queste religioni d'autorità, conviene rimettersi alla " sola voce della coscienza e del sentimento ", unico rifugio delle anime religiose, distaccate da ogni domma, ma docili alla " religione dello spirito ".