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LEGITTIMITA' NELLE TRADUZIONI E NELLE INTERPRETAZIONI DELLA BIBBIA

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    00 05/07/2012 18:11

    IL RICONOSCIMENTO DELLA SCRITTURA COME SACRA ED ISPIRATA

    Molti citano, interpretano, traducono la Bibbia a proprio piacimento,
    nonostante in 2 PT 1.20 vi sia il preciso criterio che "nessuna
    Scrittura è soggetta a privata spiegazione".
    Occorre sapere come, quando e chi soprattutto ha provveduto a
    riconoscere, riunire insieme, conservare e difendere la Bibbia quale
    essa è e come noi oggi la possediamo, cioè come sacra e ispirata
    Parola di Dio.

    A tal fine è necessario fare alcune precisazioni:

    - In nessun libro della Bibbia vi è un elenco dei libri che sarebbero
    stati ispirati.

    - Gli autori dei vari libri biblici non hanno detto di ritenere sacri
    e ispirati i loro scritti.

    - Ammesso che gli autori degli scritti sacri avessero anche scritto
    di essere ispirati da Dio a scrivere (AP: 1.3), se ne sarebbe potuto
    avere il dubbio, considerato quanti si sono fregiati dei nomi
    autorevoli degli Apostoli scrivendo libri ritenuti invece apocrifi e
    perciò non ispirati. (vedi 2 Tess. 2,2)

    - Non tutti gli scritti del N.T. sono stati composti proprio dagli
    Apostoli o sono stati da essi dettati.

    - Non tutte le primitive chiese cristiane ritenevano sacri tutti gli
    attuali libri che compongono il N.T.

    - In particolare erano ritenuti dubbi nel 3° e 4° sec. in diverse
    chiese alcune lettere apostoliche come quella di Giuda, di Giacomo,
    la 2^ e la 3^ di Giovanni, agli Ebrei e l'Apocalisse (che sono
    denominati ancora oggi "deuterocanonici" del N.T.).

    - Alcune Chiese ritenevano ispirate, la Didachè, oppure la Lettera di
    Clemente Romano ai Corinti; altre Chiese ammettevano il Pastore di
    Erma, o qualche testo apocrifo. Anche nella lettera di Giuda vi è
    contenuta una citazione tratta dal libro apocrifo di Enoch.

    Vi era quindi una certa diversità nelle varie chiese nel considerare
    come testi sacri, normativi della fede, parte del N.T., almeno fino
    al termine del IV° sec. riguardanti soprattutto appunto i libri sopra
    citati. Occorre comunque notare che la trasmissione, la conservazione
    e la difesa dei Vangeli, degli Atti degli Apostoli e delle lettere di
    S. Paolo, era attentamente curata da tutte le chiese sin dal sorgere
    del cristianesimo. Diventarono punto di riferimento e strumento per
    combattere le prime eresie come il docetismo e lo gnosticismo.
    Questa setta riconosceva solo parte del Vangelo di Luca e parte delle
    lettere paoline mentre propagandava una serie di vangeli apocrifi
    spacciati col nome di Tommaso, Pietro, Ebrei, Verità ecc. e che
    la Chiesa delle origini dovette combattere strenuamente dimostrandone
    la non autenticità e la discordanza rispetto ai testi di origine
    apostolica che essa possedeva.
    Di questi fatti troviamo una documentazione soprattutto negli
    scritti di Ireneo, di Tertulliano, di Origene e di Clemente
    Alessandrino ed altri Padri della Chiesa che hanno contribuito a
    farci conoscere appunto quali erano gli scritti che erano ritenuti
    sacri ed ispirati nel loro tempo e nelle loro chiese ed in tal modo
    hanno quindi contribuito notevolmente alla fissazione definitiva del
    canone: questo è solo uno dei motivi della importanza dei Padri
    della Chiesa.

    Un elenco completo dei libri che compongono il N.T. così come lo
    abbiamo oggi, lo troviamo in S. Girolamo e in una lettera di papa
    Innocenzo I scritto nel 405 D.C. E' possibile tuttavia ricostruire
    anche attraverso le citazioni sparse degli scrittori cristiani dei
    primi due secoli che tutti quei libri erano citati come sacri.
    Dall'inizio del V° sec. quasi nessuno ha più messo in discussione i
    libri sacri così elencati, fino a quando i riformatori del XVI sec.
    rimisero in discussione il carattere ispirato dei deuterocanonici del
    Nuovo Testamento, oltre che del Vecchio T.
    Lutero, ad esempio chiamava lettera "di paglia" la lettera di
    S.Giacomo e nella sua traduzione della Bibbia in tedesco, metteva in
    appendice agli altri libri sacri, i cosiddetti deuterocanonici, sia
    del Vecchio che del Nuovo Testamento, affermando che questi "erano
    più sicuri". In tal modo poneva al lettore un atroce dubbio circa
    l'autenticità degli altri libri posti in appendice.

    A quel punto vi è stato un intervento unificatore ed autorevole del
    concilio di Trento nel 1546 che ha definito in modo esplicito e
    chiaro, una volta per sempre l'elenco dei libri da ritenere sacri ed
    ispirati, ed oggi quasi più nessuna confessione cristiana mette in
    dubbio alcun libro del N.T. compreso i luterani.

    Coloro dunque che rivendicano il monopolio sulla Bibbia dovrebbero
    chiedersi prima di tutto come fanno ad averla, come fanno ad avere
    proprio quegli scritti sacri e non altri, e poi conseguentemente come
    la osservano, come la interpretano e infine come la traducono,
    ricordando che 2PT.3.16 dice esplicitamente che nelle Sacre Scritture
    ci sono cose difficili da comprendere e gli uomini ignoranti ed
    instabili le travisano a loro perdizione.




    E' dunque necessario che ci si interroghi e si risponda in coscienza
    a queste precise domande al fine di chiarire meglio la propria
    posizione di fronte alla Scrittura, tenuto conto di quanto è stato
    detto sopra:

    1) Chi ha avuto l'autorevolezza per considerare ispirati determinati
    libri?
    2) In base a quale criterio sono stati ritenuti sacri quei libri e
    non altri?
    3) Se si afferma che "solo la Scrittura" racchiude "tutto il
    consiglio di Dio", allora prima che fossero scritti tutti i libri del
    N.T. e anche dopo, quando ancora non veniva riconosciuto il
    carattere sacro di tutti i libri del N.T., chi garantiva ai cristiani
    di poter disporre di tutta la verità rivelata?
    4) Se si è avuta la prerogativa così determinante da poter indicare
    con assoluta certezza i libri sacri del N.T., di difenderli da tutte
    le decurtazioni, manipolazioni e aggiunte e di conservarli intatti
    nel tempo, non si dovrebbe avere anche la prerogativa di dichiarare
    sacri i libri del V.T. detti anch'essi "deuterocanonici" , inclusi
    nella traduzione greca detta "dei Settanta" usata dagli stessi
    scrittori del N.T.?
    5) Se Dio stesso ha ispirato gli scritti sacri, non avrebbe dovuto
    necessariamente vegliare che essi venissero conservati fedelmente,
    fedelmente tradotti e fedelmente interpretati per la salvezza di
    tutti i credenti, di tutte le generazioni, completando così la sua
    opera che altrimenti sarebbe risultata vana?

    Le risposte sono evidenti, tuttavia per maggiore chiarezza, si
    precisa che:

    1) La consapevolezza del carattere sacro ed ispirato degli
    scritti contenuti nel N.T. è stato trasmesso nell'ambito della
    Chiesa cattolica sin dagli inizi. La Chiesa è stata formata
    dagli scritti sacri e gli scritti sacri sono stati riconosciuti
    nel seno della Chiesa.
    2) La Chiesa ha riconosciuto carattere sacro solo agli scritti
    che sono stati trasmessi come tali per via di successione. Dalle
    citazioni scritturali fatte dai primi padri della Chiesa e lungo
    tutti i secoli successivi è possibile documentare con certezza quali
    scritti essi ritenevano sacri. Dunque senza la tradizione non
    potremmo conoscere a quali libri attribuire il carattere sacro e la
    Scrittura non sarebbe rimasta integra.
    3) L'insegnamento orale degli apostoli suppliva alla Scrittura
    quando ancora non era iniziata la sua redazione (nei primi trent'anni
    del cristianesimo) o anche quando non era completata (fino all'anno
    100 circa); ma anche e soprattutto finché non fossero definiti i
    libri da ritenere sacri (fino al 400 circa). Era la perciò la
    predicazione orale che completava la rivelazione scritta secondo
    quando afferma anche Paolo in 2TES.2.15 dicendo: STATE SALDI E
    MANTENETE LE TRADIZIONI CHE AVETE APPRESO SIA DALLA NOSTRA PAROLA CHE
    DALLA NOSTRA LETTERA
    4) Se si accetta dalla Chiesa la definizione dei libri del N.T.
    che è fatta unicamente sulla base della sua tradizione, è un
    controsenso che non si accetti anche la definizione dei libri del
    V.T. sulla base della stessa tradizione.
    5) L'interpretazione della Scrittura non può dipendere dal
    capriccio umano. Dio stesso che ha guidato gli uomini del suo Popolo
    nella ispirazione ha anche guidato costantemente la retta
    interpretazione secondo la promessa di Cristo: "Lo Spirito Santo vi
    guiderà in ogni verità" (GV.16.12). Anche la retta interpretazione
    della Bibbia deve sempre tenere conto di quanto è stato trasmesso
    dalla tradizione apostolica (2TES.2.15), in modo da fare luce sui
    passi più oscuri della Scrittura e che talora sembrano essere in
    contraddizione con altri passi della stessa Scrittura. Quando
    qualcuno ha voluto assolutizzare talune espressioni bibliche senza
    tenere conto di altre espressioni bibliche, e soprattutto senza
    tenere conto di quanto la Chiesa ha ricevuto come deposito di fede,
    si è avuta la scissione e la ferita nel Corpo di Cristo.
    Coloro che negano che il buon deposito della fede sia stato
    fedelmente conservato dalla Chiesa, dimenticano quanto afferma S.
    Paolo in 2 TIM.1.12 : "Sono convinto che egli (il Signore) ha il
    potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno."
    Il rispetto della Parola di Dio comporta oltre quanto detto sopra
    anche un altro aspetto importante:
    cioè che la TRADUZIONE della Scrittura venga fatta con la massima
    fedeltà ed accuratezza, senza tradire la sostanza degli scritti sacri
    più antichi pervenuti fino a noi.
    Oggi è possibile trovare con una certa facilità i testi originali
    scritti in greco ed è anche facile controllare o farsi controllare la
    rispondenza della relativa traduzione; una vera fedeltà alla Parola
    divina dovrebbe spingere il credente sincero a fare questo controllo,
    almeno per tutti i versetti la cui traduzione può determinare
    conclusioni e dottrine ben diverse da quelle trasmesse e conservate
    nei più antichi manoscritti.
    La Scrittura è un dono di Dio alla Chiesa, per costruire la Chiesa,
    strumento di unità per tutti i cristiani di tutti i secoli; non uno
    strumento di divisione in migliaia di sette come è avvenuto tutte le
    volte che è prevalsa la presunzione di volerla interpretare e/o
    tradurre col proprio metro di misura.
    Chi dice di voler conseguire la Verità e la Carità si interroghi
    prima di tutto se agisce a favore o contro l'unità del Corpo di
    Cristo che è la sua stessa PAROLA e la sua unica CHIESA.
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    00 05/07/2012 18:20
    LA QUESTIONE DELLA "SOLA SCRITTURA"

    La Chiesa Cattolica pone la Scrittura, che essa stessa ha
    riconosciuto ispirata da Dio, al primo posto per ogni decisione in
    materia di fede e di costumi, e per poterla rettamente interpretare
    si serve di tutto "il DEPOSITO" ereditato attraverso i secoli
    trascorsi, che comprende la pratica di vita, le norme attuate, le
    definizioni conciliari, nonché le interpretazioni che hanno dato i
    cristiani dei tempi apostolici e successivi , di cui si hanno
    documentazione, i quali hanno ereditato dagli apostoli la pratica di
    vita, il modo corretto di considerare le loro espressioni, e i
    concetti da loro espressi nel NT, e applicandola, sotto la guida
    infallibile dello Spirito, alle situazioni emergenti non descritte
    dalla Bibbia, ricordando le parole di Gesù: Gv 16,12 Molte cose ho
    ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il
    peso. La Chiesa rivendica perciò, sulla base della stessa Bibbia, il
    diritto-dovere di spiegarla, di enuclearla secondo quanto gli addita
    lo Spirito Santo.

    Le confessioni cristiane non cattoliche sostengono invece che la
    Bibbia è la sola ad essere normativa e discriminante in ogni scelta
    della vita di fede, che non sarebbe necessario nessuno che la
    interpreti, e che essa conterrebbe già tutto.

    Facciamo un esame di questo assunto, esaminando il Nuovo Testamento.

    L'accettazione attuale di quasi tutte le confessioni , del Nuovo
    Testamento così come risulta approvato e stabilito in modo definitivo
    dal Concilio di Trento a seguito dei dubbi manifestati dai
    riformatori su alcune parti, è senza dubbio degno di nota.
    Evidenzia infatti, più o meno consapevolmente, da parte di tutte le
    confessioni, che:
    1) Si accetta una decisione di portata eccezionale e
    determinante per tutti i credenti, fatta dalla Chiesa Cattolica.
    2) Il criterio sulla base del quale sono stati accolti nel
    canone biblico determinati libri anziché altri è stato
    fondamentalmente la tradizione, attraverso la quale è stato possibile
    individuare tutti gli elementi che avevano fatto ritenere sacri certi
    libri anziché altri.

    Eppure, nonostante queste due innegabili premesse, le confessioni
    cristiane non cattoliche ritengono di poter decifrare la Bibbia
    scartando sia il soggetto che ne ha effettuato il riconoscimento ,
    sia il mezzo principale attraverso cui tale riconoscimento è stato
    fatto .

    Facendo questo, ognuno si ritiene autorizzato a interpretare la
    Bibbia secondo il proprio modo di vedere, determinando in tal modo il
    principio della divisione e non dell'unità a cui la Bibbia indirizza.

    Analizziamo quali sono i motivi di questa posizione che afferma
    essere sufficiente la "sola Scrittura".
    Si dice che è lo stesso Nuovo Testamento a rivendicare per sé tale
    autorità, e vengono addotti i seguenti passi:

    2 Pt 1,3 Dio ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà
    mediante la conoscenza di Cristo.
    At 20,27 Paolo dice: "non mi sono tirato indietro dall'annunziarvi
    tutto il consiglio di Dio".
    Giuda 3 "la fede è stata trasmessa ai santi una volta per sempre"
    At 1,1 Luca dice di aver parlato di "tutto quello che Gesù prese a
    fare e a insegnare"

    I brani sopra citati non menzionano quali sono i libri da ritenere
    sacri ed ispirati, e che compongono il "tutto" a cui accennano. Si
    tratta di espressioni che non fanno certo riferimento a un corpo
    definito di Sacre Scritture. Infatti alla definizione di tutti i
    libri del NT si è arrivati all'inizio del quinto sec. dopo molte
    riflessioni e considerazioni circa l'ammissibilità al canone di
    taluni libri, tra cui Ebrei, Apocalisse, Giuda, Giacomo, 2 Pietro, 2
    e 3 lettera di Giovanni. Fino alla determinazione di tutti i libri
    del canone sacro sono trascorsi almeno 4 secoli. Sorge legittima la
    domanda: Chi ha garantito la completezza del messaggio divino fino a
    quel momento? Ovviamente l'insegnamento orale nell'ambito della
    Chiesa.
    Paolo in At 20,27 non parla di scritti ma di annunzio orale.
    Luca in At 1,1 ovviamente non ha la pretesa di raccontare "tutto " in
    senso assoluto; altrimenti escluderebbe quello che hanno raccontato
    gli altri scrittori sacri, e contraddirebbe Gv.21,25 che afferma: "Vi
    sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero
    scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a
    contenere i libri che si dovrebbero scrivere."

    I sostenitori della "sola Scrittura" adducono inoltre i seguenti
    brani:
    2Tim3,15ss: "tutta la Scrittura è ispirata da Dio ed utile per
    insegnare, riprendere, correggere, educare alla giustizia, affinchè
    l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
    1 Co 4,6: non praticare oltre quello che è scritto.
    Ap 22,18: chiunque avrà aggiunto qualche parola….gli saranno aggiunte
    le piaghe…

    Paolo, si riferisce alle Scritture ebraiche del Vecchio Testamento, e
    non a quelle del NT che al momento in cui egli scriveva non avevano
    ricevuto ancora nessun riconoscimento di ispirazione divina né di
    infallibilità, e in ogni caso non parla di "sola Scrittura".
    Anche Gesù infatti affermava in Mt 5,18 :"… finchè‚ non siano
    passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno
    dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19Chi dunque trasgredirà
    uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a
    fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi
    invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato
    grande nel regno dei cieli".
    Non risulta dai Vangeli che Gesù abbia mai comandato di scrivere, ma
    ha sempre fatto riferimento alla predicazione, all'ammaestramento,
    alla parola. E' stata la Chiesa che sentendo gli scritti
    neotestamentari come appartenenti alla propria storia di popolo
    eletto, li ha sempre considerati come divinamente ispirati. Ne
    troviamo eco già in 2Pt 3,16.

    Il brano di Ap. 22,18 si riferisce unicamente al libro
    dell'Apocalisse, (che fu riconosciuto molto tardi, dopo molte
    reticenze da parte di alcune chiese) e non agli altri libri biblici,
    anche se oggi noi vogliamo estenderne il riferimento a tutta la
    Scrittura successivamente riunita in un unico testo.

    Precisiamo che la Chiesa cattolica ha sempre escluso che si possano
    aggiungere o togliere parti alla Scrittura così come essa ha
    riconosciuto che fosse, ribadendo col Concilio di Trento quali
    dovessero essere le parti da ritenersi ispirate da Dio. I tentativi
    di togliere, aggiungere o mettere in dubbio sono stati molti nel
    corso della storia, e dobbiamo dare atto alla Chiesa che abbia
    difeso, custodito e mantenuto la Scrittura in quella forma con cui è
    stata trasmessa attraverso i secoli e quale oggi noi la possediamo.

    Ma vediamo ora un altro aspetto della questione: vi sono diversi
    brani biblici che attestano la necessità di far riferimento
    all'insegnamento delle persone autorizzate per la corretta
    comprensione del messaggio divino, non solo espresso attraverso lo
    scritto ma anche attraverso la predicazione.

    1TIM.3.15 …NELLA CASA DI DIO, CHE E' LA CHIESA…COLONNA E
    FONDAMENTO DELLA VERITA'
    2PT.1.20 NESSUNA SCRITTURA PROFETICA VA SOGGETTA A PRIVATA
    SPIEGAZIONE…
    GV.16.12 LO SPIRITO SANTO VI GUIDERA' IN OGNI VERITA'
    2TES.2.15 STATE SALDI E MANTENETE LE TRADIZIONI CHE AVETE
    APPRESO SIA DALLA NOSTRA PAROLA CHE DALLA NOSTRA LETTERA.
    1TES.2.13 AVENDO RICEVUTO DA NOI LA PAROLA DELLA
    PREDICAZIONE, L'AVETE ACCOLTA NON COME PAROLA DI UOMINI..MA DI DIO.
    2TIM.2.1 LE COSE CHE HAI UDITO DA ME…TRASMETTILE A PERSONE
    FIDATE CHE SIANO IN GRADO DI AMMESTRARE ANCHE GLI ALTRI.
    2TIM.3.4 TU RIMANI SALDO IN QUELLO CHE HAI IMPARATO
    SAPENDO DA CHI L'HAI APPRESO.
    ROM.16.17 GUARDATEVI DA COLORO CHE PROVOCANO DIVISIONI E
    OSTACOLI CONTRO LA DOTTRINA CHE AVETE APPRESO.

    A conferma di questo possiamo trovare nella scrittura alcuni passi in
    cui talune decisioni vengono rinviate ad interventi orali di cui non
    si hanno notizia scritta; vediamole:

    1Cor.11,34 …Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.

    3 Gv.13 …Molte cose avrei da scriverti, ma non voglio farlo con
    inchiostro e penna. 14 Spero però di vederti presto e parleremo a
    viva voce.

    Nel seguente passo Paolo fa riferimento ad una lettera inviata ai
    Laodicesi di cui il testo scritto non ci è pervenuto:
    Col. 4,15 Salutate i fratelli di Laodicea e Ninfa con la comunità che
    si raduna nella sua casa. 16E quando questa lettera sarà stata letta
    da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche
    voi leggete quella inviata ai Laodicesi.

    Si potrebbe concludere o che questo testo non fosse ispirato, o che
    non sia giunto fino a noi perché inutile; ma la conclusione più ovvia
    è che il contenuto di questa lettera di Paolo, che è andata persa, è
    rimasta scritta nella vita della chiesa secondo il detto di Paolo in
    2 CORINTI 3,2ss
    La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori,
    conosciuta e letta da tutti gli uomini. 3 E` noto infatti che voi
    siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con
    inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di
    pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori.

    Ovviamente la Sacra Scrittura, così come ci è stata trasmessa,
    rappresenta un grandioso dono di Dio all'umanità che deve
    necessariamente essere considerata il riferimento obbligatorio per
    ogni esplicitazione dottrinaria. Al tempo stesso però non deve essere
    un modo per togliere a Dio la possibilità di parlare al suo popolo
    facendo capire a tempo debito, le cose già espresse nella Parola per
    eccellenza che è il Figlio suo Gesù Cristo, pronunciato una volta per
    sempre. Gesù stesso affermò in Gv 14,26 Ma il Consolatore, lo
    Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà
    ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
    Questa esplicitazione compete agli apostoli o alle persone da essi
    autorizzate, i quali possono garantire un sicuro carisma di
    assistenza dello Spirito Santo.

    Vi è un brano molto significativo che ci fa comprendere che non tutti
    i cristiani sono autorizzati a dare definizioni in materia di fede.
    Si tratta della vicenda narrata in Atti 15,22 ss Allora gli
    apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni
    di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo……(con la seguente
    lettera):24Abbiamo saputo che alcuni tra noi, ai quali non avevamo
    dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi
    sconvolgendo i vostri animi. 25Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo
    di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri
    carissimi Barnaba e Paolo…

    Si noti che le persone accusate di aver turbato gli animi vengono
    definiti "alcuni tra noi"; quindi sono dei credenti, appartenenti
    alla cerchia dei primi cristiani: però hanno interpretato le cose
    senza consultarsi con le persone preposte per definire le questioni
    sorte in quel momento. Ne consegue che viene riunito il consiglio
    apostolico e al verso 28 si afferma: "abbiamo deciso lo Spirito Santo
    e noi…

    Ricordiamo che Gesù promette l'assistenza dello Spirito anche a chi
    sarebbe stato condotto davanti ai tribunali per testimoniare la
    propria fede (Mt 19,20), quanto più non dovrebbe dare lo Spirito per
    decidere la corretta professione di TUTTI i CREDENTI ?
    Ricordiamo anche che quando fossero sorte contese tra credenti il
    termine finale di ogni contenzioso sarebbe stata la decisione della
    chiesa riunita.(Mt 18,15-18)

    Ogni volta che sono sorte delle questioni dottrinali, e ne sono sorti
    molti, la chiesa riunita in Concilio ha dato delle definizioni,
    chiare e vincolanti per tutti, consapevole che le decisioni sono
    ispirate dallo Spirito Santo. Questo è l'unico parametro certo per i
    credenti di tutti i luoghi e di tutti i tempi, additato dalla stessa
    Scrittura, se vogliono ritrovare l'unità che rende credibile Cristo
    nel mondo.