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La “Rosa Bianca”,
la resistenza cattolica al nazismo

La rosa biancaOggi, 22 febbraio, ricordiamo l’uccisione dei principali componenti della “Rosa Bianca”, la cosiddetta “resistenza pacifica” al nazismo, che vennero arrestati, processati e condannati a morte mediante decapitazione nel 1943. Il gruppo era formato da un gruppo di studenti ventenni: Hans Scholl, sua sorella Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell, Willi Graf, ai quali si aggiunse il professor Kurt Huber.

Sono stati recentemente ricordati dal quotidiano “Il Garantista” (ovvero ciò che è riuscito a sopravvivere del quotidiano “Liberazione”, l’organo di stampa ufficiale di Rifondazione Comunista), peccato che nelle due pagine celebrative in cui si sono descritti approfonditamente i protagonisti del gruppo, mai è stato ricordata -nemmeno di passaggio- la loro profonda fede cristiana e cattolica, che fu anche ciò che li spronò nella coraggiosissima e quasi isolata sfida al nazismo.

La Rosa Bianca fu un movimento nato dall’amicizia tra alcuni studenti dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco che, tra il giugno del 1942 e il febbraio 1943, aiutati da alcuni sacerdoti cattolici, decisero di opporsi in modo cristiano e quindi nonviolento al regime della Germania nazista. La pagina Wikipedia che li riguarda è stranamente realizzata molto bene: essi credevano in un’Europa federale che aderisse ai principi cristiani di tolleranza e giustizia, appellandosi all’intellighenzia tedesca anche attraverso a volantini che vennero distribuiti in migliaia di copie. Erano legati a molti movimenti cattolici, in particolare erano amici di Otto Aicher tra i leader del quartiere cattolico Söflingen, sede di una forte resistenza cattolica al nazismo animata dal parroco Franz Weiss. L’ispirazione venne anche da “Quickborn” (Sorgente di vita), movimento cattolico guidato dal celebre teologo Romano Guardini. La maggior parte di loro era di fede protestante ma queste amicizie e la lettura degli autori del rinnovamento cattolico francese sarà alla base del progressivo avvicinamento al cattolicesimo. Ad ispirare l’idea dei volantini distribuiti clandestinamente, inviati per posta o messi nella buca delle lettere, furono anche le prediche fortemente critiche al nazismo (concordate con Pio XII) del vescovo Clemens August von Galen, nominato da Pio XII nel 1943 a prelato domestico di Sua Santità ed elevato a cardinale nel 1946.

Il 5 febbraio 1996 Franz Josef Mueller, membro della Rosa Bianca, sopravvissuto alla decapitazione e liberato dal carcere dagli americani, spiegò«Il nostro gruppo di giovani ricevette impulsi determinanti per opera di tre giovani sacerdoti cattolici. Nella scuola non c’era la lezione di religione, ma noi ci incontravamo in privato, si può dire in gran segretezza, di notte, utilizzando gli ingressi posteriori. Il gruppo era costituito da quasi 20 giovani che non si esercitavano contro il nazionalsocialismo bensì nella lettura». Il movimento cercava anche rapporti con i prigionieri che arrivavano in Germania, dando loro conforto: « Con questi uomini, che secondo l’ideologia nazista provenivano da razze inferiori, cercavamo contatti: per primi con i polacchi, che erano persone molto gentili. Discutevano con noi, erano cattolici come noi, venivano con noi in chiesa alla domenica. Erano persone straordinariamente cortesi, sedevano a tavola con noi, e a Natale ricevevano regali; li trattavamo da persone».

Per chi volesse conoscere meglio la “Rosa Bianca” consigliamo il bellissimo film di Matt Rothemund, girato nel 2005, molto fedele ai fatti e chiamato appunto “La rosa bianca – Sophie Scholl”. I fratelli Scholl e Cristoph Probst vennero arrestati e processati a Monaco il 22 febbraio 1943, Christoph volle ricevere il battesimo, la comunione e l’estrema unzione dal cappellano Heinrich Sperr, scrivendo alla madre: «Ti ringrazio di avermi dato la vita. A pensarci bene, non è stata che un cammino verso Dio»«Fra pochi minuti ci rivedremo nell’eternità», disse ai suoi amici pochi istanti prima di morire. La piazza dove è ubicato l’atrio principale dell’Università Ludwig-Maximilian di Monaco è stata chiamata Geschwister-Scholl-Platz in memoria di Hans e Sophie Scholl.