00 16/06/2012 23:22

Tratto da una risposta di Charles Journes a O.Culmann

Col fissare la sua sede a Roma, Pietro collega il primato sulla Chiesa universale al pontificato romano.


1. Nella prospettiva cattolica, Pietro, quando arriva a Roma, è, per la promessa irrevocata e onnipotente del suo Signore, il fondamento che ha per destinazione di sostenere la Chiesa contro gli assalti dell'inferno, l'intendente del Regno dei cieli, il pastore visibile, in assenza di Cristo, dei suoi agnelli e delle sue pecore, in breve il vicario di Cristo sopra la Chiesa, il depositario di un pontificato transapostolico sulla Chiesa universale.

Quando perciò viene a Roma per fissarvi non solo il suo luogo (locus), ma la sua sede (sedes) -o la sua cattedra(cattedra)-, come Giacomo aveva fissato la propria a Gerusalemme, il pontificato romano e il pontificato transapostolico universale di cui egli è portatore non si sovrapporranno in lui, non vi saranno nella persona di Pietro due pontificati in atto, ma solo in potenza, perché il pontificato romano sarà riassorbito nel pontificato transapostolico universale, in modo che lo stesso pontefice sarà d'ora in poi, in virtù di uno stesso pontificato, pontefice romano e pontefice universale.

2. Se è dato di rivelazione che la Chiesa fino alla fine del mondo deve riposare attualmente, strutturalmente, verticalmente sul fondamento che è Pietro e sulla serie dei suoi successori -dal momento che il fondamento deve durare quanto l'edifìcio-, è anche rivelato implicitamente che Pietro, per un privilegio eccezionale che doveva estinguersi alla sua morte, poteva determinare le condizioni che avrebbero reso riconoscibile la catena dei suoi successori. Collegando indissolubilmente il pontificato romano e il pontificato universale Pietro indicava alla Chiesa futura, mediante un criterio d'individuazione ben preciso, dove si sarebbe trovata la serie dei suoi successori. Questa fusione dei due pontificati, questo riassorbimento del primo nel secondo appare come un fatto dogmatico.