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LA FIGURA DI PIETRO IN S.AGOSTINO E S.GIROLAMO

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    00 16/06/2012 22:52

    DISCORSO 76

    (Sant'Agostino, Vescovo)

    DI NUOVO SUL VANGELO DI MT 14, 24-33:
    S
    UL SIGNORE CHE CAMMINAVA SULLE ACQUE DEL MARE
    E SUL TIMORE DI PIETRO

    Il mare è la vita presente. Pietro figura della Chiesa.

    1. 1. Il brano del Vangelo letto or ora ci racconta come Cristo Signore camminò sulle acque del mare e come l'apostolo Pietro camminando sull'acqua ebbe paura e tentennò e, poiché non aveva fede, stava affondando ma poi, riconoscendo la propria debolezza, venne di nuovo a galla 1; questo brano ci suggerisce che il mare è la vita presente e che l'apostolo Pietro invece è la figura dell'unica Chiesa. Lo stesso Pietro infatti, ch'è il primo nella serie degli Apostoli e assai ardente nell'amore per il Cristo, è spesso lui il solo che risponde per tutti gli altri. Infine quando il Signore Gesù Cristo domandò ai discepoli chi la gente pensasse che egli fosse e i discepoli avevano riferito le diverse opinioni della gente, avendo il Signore chiesto di nuovo e avendo detto: Ma voi chi dite che sono io? fu proprio Pietro che rispose: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 2. Diede la risposta uno solo per molti, l'unità che tiene uniti molti. Allora il Signore gli disse: Beato te, Simone, figlio di Giona, poiché questa verità non te l'ha rivelata né la carne né il sangue, ma il Padre mio celeste. Poi soggiunse: E io ti dico 3. Come se avesse voluto dire: "Poiché tu mi hai detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, anch'io ti dico: Tu sei Pietro 4". Prima infatti si chiamava Simone. Questo nome di Pietro gli fu posto dal Signore e questo nome aveva un significato simbolico, quello cioè di rappresentare la Chiesa. La pietra infatti era Cristo, Pietro era il popolo cristiano. Poiché "pietra" è il nome primitivo; Pietro quindi deriva da "pietra", non pietra da "Pietro", come il nome di Cristo non deriva da "Cristiano", ma è il nome di "Cristiano" che deriva da Cristo. Tu, dice dunque, sei Pietro e su questa pietra che tu hai riconosciuta pubblicamente, su questa pietra che tu hai riconosciuta come vera, dicendo: Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivente, io edificherò la mia Chiesa 5, cioè sopra me stesso, Figlio del Dio vivente, io edificherò la mia Chiesa. Edificherò te su di me, non me sopra di te.

    La Chiesa è edificata non sugli uomini ma sul Cristo.

    2. 2. In verità alcuni, i quali volevano che la Chiesa fosse edificata sugli uomini, andavano dicendo: Io sono di Paolo; io invece sono di Apollo; io al contrario sono di Cefa, cioè di Pietro. Altri però, che non volevano che la Chiesa fosse edificata su Pietro, ma sulla pietra, affermavano: Io invece sono di Cristo 6. L'apostolo Paolo quindi, quando venne a sapere ch'era preferito lui e Cristo veniva disprezzato: Può forse - disse - essere diviso Cristo? È stato forse crocifisso per voi Paolo? Siete forse stati battezzati nel nome di Paolo7Come nessuno era battezzato nel nome di Paolo, così neppure nel nome di Pietro, ma tutti nel nome di Cristo; in tal modo Pietro veniva edificato sulla pietra, non già la pietra su Pietro.

    Pietro dapprima chiamato beato e poco dopo Satana.

    2. 3. Il medesimo Pietro dunque, così chiamato dalla "pietra", proclamato beato, lui ch'era figura della Chiesa, che aveva il primato sugli Apostoli, immediatamente dopo aver sentito ch'era beato, ch'era Pietro, che doveva essere edificato sulla pietra, avendo sentito che il Signore avrebbe sofferto la passione, poiché aveva preannunciato ai suoi discepoli che sarebbe sopravvenuta presto, ne provò dispiacere. Ebbe paura di perdere il Cristo che andava incontro alla morte, ch'egli aveva dichiarato sorgente della vita. Rimase sconvolto e disse: "Dio non voglia, Signore. No, questo non avverrà mai 8. Abbi misericordia di te stesso, o Dio; non voglio che tu muoia". Pietro diceva a Cristo: "Non voglio che tu muoia", ma meglio diceva Cristo: "Io voglio morire per te". Infine lo rimproverò subito mentre prima lo aveva lodato, e lo chiamò Satana mentre prima lo aveva detto beato. Va via - disse - lontano da me, Satana; tu mi sei di ostacolo, poiché non la pensi come Dio ma come gli uomini 9. Che cosa vuol fare di noi, che cosa diversa da ciò che siamo, dal momento che ci rimprovera d'essere uomini? Volete sapere che cosa vuol fare di noi? Sentite il salmo: Io ho detto: voi siete dèi e figli dell'Altissimo voi tutti 10. Ma se avete solo sentimenti umani: Eppure morrete come uomini 11. Il medesimo Pietro in un solo brevissimo spazio di tempo, poco prima è detto beato, solo un istante dopo Satana. Se ti meravigli della differenza delle due parole, devi considerare la diversità dei motivi. Perché ti stupisci che prima è proclamato beato e poi Satana? Rifletti al motivo per cui era stato detto beato: Poiché questa verità non te l'ha rivelata la carne e il sangue, ma il Padre mio celeste 12. Beato perché non te l'ha rivelata la carne e il sangue. Se infatti te l'avesse rivelata la carne e il sangue, ciò sarebbe derivato dal tuo sentimento ma poiché non te l'ha rivelata la carne e il sangue, ma il Padre mio celeste, ciò è derivato dalla mia ispirazione, non dal tuo sentimento. Perché dalla mia ispirazione? Perché tutto quello che ha il Padre è mio 13. Ecco: hai sentito il motivo perché fu chiamato beato e perché Pietro. Perché invece fu chiamato col nome di cui abbiamo orrore e non vogliamo ripetere? Perché? se non perché la rivelazione sarebbe venuta dal tuo sentimento? Poiché tu non ragioni secondo la mente di Dio ma secondo quella degli uomini.

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    00 16/06/2012 22:53
    Pietro è figura simbolica dei forti e dei deboli.

    3. 4. Considerando questo membro della Chiesa, dobbiamo distinguere ciò che viene da Dio e ciò che viene dal nostro sentimento. In effetti solo allora noi non vacilleremo, saremo fondati sulla pietra, saremo saldamente fermi e stabili contro i venti, i rovesci di pioggia, di fronte alle correnti impetuose, vale a dire di fronte alle prove della vita presente. Osservate tuttavia quel grande Apostolo che era Pietro, che allora era la prefigurazione simbolica di noi; ora è fiducioso, ora esitante, ora proclama immortale Cristo, ora ha paura che muoia. Ecco perché la Chiesa di Cristo, ha fedeli saldi nella fede, ma ha pure dei fedeli tentennanti, e non può essere senza quelli stabili nella fede, né senza quelli instabili. Ecco perché l'apostolo Paolo dice: Noi che siamo forti nella fede abbiamo il dovere di sopportare la fragilità di quelli che sono deboli nella fede 14. Per il fatto che Pietro proclamò: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 15, simboleggia i forti nella fede; per il fatto invece che tentenna ed è esitante, non vuole che il Cristo soffra, avendo paura della morte e, non riconoscendo Cristo come la vita, raffigura i fedeli della Chiesa deboli nella fede. Era dunque necessario che in un solo Apostolo, cioè in Pietro, il primo e il più importante nella serie degli Apostoli, nel quale era rappresentata simbolicamente la Chiesa, fosse anche rappresentato l'uno e l'altro genere di fedeli, cioè quelli forti e quelli deboli, poiché la Chiesa non può essere senza gli uni e gli altri.

    L'uomo debole per se stesso è potente per mezzo del Signore.

    3. 5. Attinente a questa considerazione è ciò che è stato letto poc'anzi: Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sull'acqua 16. Se sei tu, comandami;poiché io non sono in grado di farlo in forza del mio potere ma del tuo. Riconobbe quale potere avesse da sé e quale da Colui, per volontà del quale ebbe fiducia d'essere in grado di fare ciò che nessuna debolezza umana sarebbe capace di fare. Se, dunque, sei tu, comandami perché, se lo comanderai, sarà fatto. Ciò che io non riesco a fare fidando sulle mie forze, lo puoi tu col tuo comando. E il Signore: Vieni 17, gli rispose. Pietro allora senza esitare per nulla, spinto dall'ordine ricevuto e fidando nella presenza di Cristo che lo sosteneva e lo guidava, saltò immantinente giù nell'acqua e cominciò a camminare. Riuscì a fare ciò che voleva il Signore, non già in virtù delle proprie forze, ma del potere del Signore. Un tempo infatti eravate tenebre, ora invece luce, ma per virtù del Signore 18. Ciò che nessuno riesce a fare per mezzo di Paolo o di Pietro o di alcun altro Apostolo, riesce a farlo per mezzo del Signore. Ecco perché Paolo disprezzandosi utilmente, fa bene a mettere in risalto il Cristo dicendo: È stato forse crocifisso per voi Paolo o siete stati forse battezzati nel nome di Paolo19. Non siete stati dunque battezzati in grazia di me, ma insieme con me; non in virtù di me, ma di lui.

    Riconoscere la propria debolezza per ottenere la grazia.

    4. 6. Pietro dunque camminò sull'acqua per ordine del Signore, sapendo che non poteva aver questa forza da se stesso. In forza della fede riuscì a compiere ciò che l'umana debolezza non sarebbe stata in grado di fare. Tali sono i membri della Chiesa forti nella fede. Dovete far attenzione, udire, capire, mettere in pratica. Poiché non bisogna mai trattare con i forti nella fede in modo che siano deboli, ma trattare con i deboli in modo che diventino forti. Ora, ciò che impedisce a molti d'essere forti è la presunzione d'essere forti. Nessuno riceverà da Dio il dono della fortezza, se non è persuaso della propria debolezza.Distillando, o Dio, pioggia volontaria per la tua eredità 20. Perché mi precedete voi che sapete ciò che sto per dire? Frenate la vostra fretta perché possano seguirvi gli spiriti lenti. Ho già detto e ripeto: dovete prima sentire, poi capire e mettere in pratica. Nessuno riceve da Dio il dono della fortezza, se prima non comprende d'essere, per se stesso, debole. Dio dunque invia la pioggia volontaria, come dice il salmo, volontaria, non dovuta cioè ai nostri meriti ma alla volontà di Dio. Distillando dunque Dio la pioggia volontaria per la sua eredità; essa infatti s'è indebolita, ma tu l'hai perfezionata 21. Tu infatti hai distillato la pioggia volontaria, non considerando i meriti umani ma la tua grazia e misericordia. L'eredità stessa dunque si era indebolita e riconobbe d'essere debole in se stessa affinché fosse forte per grazia tua. Non sarebbe stata resa forte se non fosse diventata debole per essere perfezionata da te in te.

    Paolo viene perfezionato riconoscendo la sua debolezza.

    5. 7. Osserva Paolo, piccola porzione di questa eredità, osservalo divenuto debole, lui che ha detto: Non sono degno d'essere chiamato Apostolo poiché ho perseguitato la Chiesa di Dio 22. Perché mai allora sei Apostolo? Per grazia di Dio sono quel che sono. Non sono degno, ma per grazia di Dio sono quel che sono 23. Paolo divenne debole, ma tu lo perfezionasti. Orbene, poiché per grazia di Dio è quello che è, guarda che cosa dice subito dopo: La sua grazia poi verso di me non è stata inutile, ma mi sono affaticato più di tutti gli altri Apostoli 24. Bada a non perdere a causa della tua presunzione ciò che hai meritato confessando la tua debolezza. Bravo: tu hai ben ragione di dire: Non merito d'essere chiamato Apostolo. Per sua grazia sono quel che sono e la sua grazia verso di me non è stata inefficace; tutto ciò va benissimo. Ma quando affermi: Mi sono affaticato più di tutti gli altri 25sembra che cominci ad attribuirti ciò che poco prima hai attribuito a Dio. Fa' attenzione e continua a leggere. Non sono stato io però ma la grazia di Dio che mi sostiene 26. Dici bene, o debole: sarai esaltato in modo assolutamente stabile poiché non sei ingrato. Tu sei appunto il medesimo Paolo, piccolo per la tua natura ma grande per la grazia del Signore. Sei tu che hai supplicato tre volte il Signore che ti liberasse da una sofferenza fisica acutissima, simile a un inviato di Satana che ti schiaffeggiava 27. Che cosa ti fu risposto? Che cosa ti sentisti dire quando facesti questa preghiera? Ti basta la mia grazia, poiché la virtù diviene perfetta attraverso la debolezza 28. In realtà egli è diventato debole, ma tu l'hai reso assai forte.

    Pietro potente non per virtù propria, ma di Dio.

    5. 8. Così anche Pietro: Comandami - dice - di venire da te sull'acqua 29. Oso farlo come uomo, ma non lo chiedo a un uomo. Me lo comanda Dio uomo, perché possa fare ciò che non può l'uomo. Vieni, gli rispose. Pietro allora scese dalla barca e cominciò a camminare sull'acqua; Pietro poté farlo perché glielo aveva ordinato la pietra. Ecco ciò che Pietro fu in grado di fare per grazia del Signore; che cosa poté fare con le sue forze? Vedendo la forza del vento impetuoso ebbe paura e, poiché cominciava ad affondare, gridò: Signore, sono perduto, salvami30. Ebbe fiducia nel Signore, riuscì grazie al Signore; vacillò invece in quanto uomo e ricorse al Signore. Se dicevo: Il mio piede vacilla 31. Così dice il salmo. È parola di un santo inno di lode a Dio e, se lo comprenderemo, anzi se lo vorremo, anche nostra. Se dicevo: Il mio piede vacilla. Perché vacilla, se non perché è mio? E continua dicendo: La tua misericordia, o Signore, mi aiutava 32. Non il mio potere, ma la tua misericordia. Il Signore abbandonò forse lui che vacillava quando ne aveva ascoltato la preghiera? Dove sarebbe la verità della seguente affermazione: Chi l'invocò e fu abbandonato33Dove la verità di quell'altra: E chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo 34? Porgendogli subito la sua mano per aiutarlo, lo sollevò mentre affondava, ma lo rimproverò di aver diffidato: Uomo di poca fede, perché hai dubitato35Hai avuto fiducia in me e poi hai dubitato del mio potere.

    Nell'avversità o nella prosperità di questo mondo la cupidigia è la tempesta.

    6. 9. Orsù, fratelli, bisogna por fine al discorso. Considerate il mondo come se fosse un mare, un vento furioso e una gran tempesta. Per ciascuno la propria cupidigia è una tempesta. Se amerai Dio, camminerai sul mare, sotto i tuoi piedi sarà la superbia del mondo. Se tu ami il mondo, la tempesta t'inghiottirà. Esso può divorare i suoi amanti, ma non può sostenerli. Orbene, quando il tuo cuore è agitato dalla cupidigia, per poterla vincere invoca la divinità di Cristo. Voi credete che allora solo soffia il vento contrario quando c'è l'avversità di questo mondo? Si crede infatti che tira il vento contrario e dev'essere invocato Dio quando c'è la guerra, quando avvengono disordini, quando c'è la fame o la peste oppure quando anche a un singolo individuo accade una disgrazia personale. Quando invece il mondo ci è gradito per la felicità temporale, ci sembra che non tiri il vento contrario. Tu però a questo proposito non devi interrogare la tranquillità del mondo ma la tua cupidità. Vedi se la tranquillità è nel tuo cuore; vedi se non ti fa cadere il vento interiore; questo devi vedere! È segno di gran virtù combattere la felicità affinché questa non conduca fuori dalla retta via, non ci corrompa, non ci faccia cadere. È segno di gran virtù - dico - lottare con la felicità; è una gran felicità non lasciarsi vincere dalla felicità. Impara a calpestare il mondo: ricordati d'aver fiducia in Cristo. Se dunque il tuo piede vacilla, se esiti, se non t'innalzi al di sopra di tutto, se cominci ad affondare, di': Signore, sono perduto, salvami36. Di': Sono perduto, per non perire. Poiché dalla morte della carne ti libererà solo chi è morto nella carne per te.

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    00 16/06/2012 22:55

    Dalle Ritrattazioni di Agostino: XXI (XX) - Contro la lettera dell'eretico Donato,

    21. 1. Sempre al tempo del mio sacerdozio scrissi un libro Contro la lettera di Donato, che fu, dopo Maiorino, il secondo vescovo di Cartagine di parte donatista. In essa Donato si esprime come se il battesimo di Cristo non potesse darsi che nella comunione con lui, una tesi che io combatto in questo libro. In un passo, parlando dell'apostolo Pietro, ho detto che su di lui, come su di una pietra, è fondata la Chiesa·274. È l'interpretazione che vien tradotta in canto corale nei versi del beatissimo Ambrogio laddove del gallo dice: Al suo canto quello stesso che è pietra della Chiesa ha cancellato la sua colpa·275. So però di aver in seguito ed assai spesso·276 interpretato diversamente le parole del Signore: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa·277. Ho inteso cioè chesu questa pietra significasse: su colui che Pietro ha testimoniato con le parole: Tu sei il Cristo, figlio del Dio vivo·278, e che pertanto Pietro, per aver ricevuto il suo nome da questa pietra, rappresentasse la persona della Chiesa che è edificata su questa pietra e ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli·279. Non è stato detto all'Apostolo: "·tu sei pietra·", ma: tu sei Pietro. La pietra era dunque Cristo·280, ed è per averlo testimoniato, come lo testimonia tutta la Chiesa, che Simone ebbe il nome di PietroScelga il lettore quale delle due opinioni sia la più probabile.

     

    COMMENTO A QUANTO SOPRA

    Agostino esprime dunque una opinione personale e siccome ne è ben consapevole, al termine della sua esposizione afferma che il suo lettore può decidere se scegliere la sua opinione o meno, come per esempio qualla di S.Ambrogio suo maestro di cui egli stesso cita il pensiero:

    È l'interpretazione che vien tradotta in canto corale nei versi del beatissimo Ambrogio laddove del gallo dice: Al suo canto quello stesso che è pietra della Chiesa ha cancellato la sua colpa.

    Si noti pure che Agostino riferisce la seguente: Non è stato detto all'Apostolo: "·tu sei pietra·", ma: tu sei Pietro. La pietra era dunque Cristo. Egli però non tiene conto che Gesù non pronunciò un termine per indicare la "pietra" e un altro diverso termine per indicare "Pietro": Gesù si espresse con uno stesso termine che è quello di "Kefa" che significa "Roccia" , da cui si ricava questa frase originaria:

    Tu sei Kefa e su questa Kefa edificherò la mia Chiesa.

    Infine, a prescindere da questa opinione esegetica sul "Tu sei Pietro", Agostino non mette però in discussione che Pietro dovesse rappresentare la Chiesa avendo ricevuto le chiavi del regno dei cieli: egli infatti così si esprime:

    "pertanto Pietro, per aver ricevuto il suo nome da questa pietra, rappresentasse la persona della Chiesa che è edificata su questa pietra e ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli·

    Pertanto coerentemente con la convinzione che il rappresentante della Chiesa ha le chiavi del regno e il potere sulla terra, di sciogliere e legare, scriveva come segue al papa Bonifacio.

    LIBRO PRIMO

     

    Ossequio al papa Bonifacio.

    1. 1. È vero che senz'altro ti conoscevo già per la risonanza della tua fama celebratissima e avevo già appreso da testimoni molto numerosi e molto attendibili di quanta grazia divina tu fossi ricolmo, o beatissimo e venerando papa Bonifacio. Ma ora, dopo che ti ha visto anche fisicamente di persona il mio fratello Alipio; dopo che, accolto da te con estrema gentilezza e cordialità, ha scambiato con te conversazioni dettate da reciproca direzione; dopo che, convivendo con te in comunione di grande affetto, anche se per piccolo tratto di tempo, ha versato nel tuo animo sé e me insieme e ha riportato te e me nell'animo suo, tanto maggiore si è fatta in me la conoscenza della tua Santità quanto più certa l'amicizia. Tu infatti, rifuggendo dal pensare altamente di te (Cf. Rm 12, 16.), per quanto più alto sia il posto da cui presiedi, non disdegni d'essere amico degli umili e di rendere amore a coloro che ti danno amore.Cos'altro è appunto l'amicizia, che non trae il nome se non dall'amore e non è fedele se non nel Cristo, nel quale soltanto può essere anche eterna e felice? Per questo e altresì per la maggiore fiducia suscitata in me da quel fratello che mi ti ha reso più familiare, ho ardito di scrivere alla tua Beatitudine qualcosa sui problemi che in questo tempo sollecitano con uno stimolo più vivo la mia cura episcopale, per quanta ne ho, a vigilare per il gregge del Signore.

    Il pericolo della nuova eresia.

    1. 2. Infatti i nuovi eretici, nemici della grazia di Dio, che per Gesù Cristo nostro Signore è data ai piccoli e ai grandi, benché una più aperta condanna li mostri già con maggiore evidenza come gente da tenere alla larga, non cessano tuttavia di tentare con i loro scritti i cuori dei meno cauti o dei meno istruitiAi quali eretici bisognerebbe senz'altro rispondere perché non confermino se stessi o i loro seguaci in quel nefando errore, anche se non temessimo che con il loro specioso discorrere riescano ad ingannare qualcuno dei cattolici. Ma poiché essi non finiscono di gridare attorno ai recinti del gregge del Signore e di forzarne gli accessi da ogni parte per strappare le pecore, redente a così caro prezzo, e poiché è comune a tutti noi che esercitiamo l'ufficio dell'episcopato la vigilanza pastorale, sebbene tu primeggi in essa per la sede più alta, io faccio quello che posso, secondo la piccolezza del mio ufficio e secondo quanto il Signore si degna donarmi con l'aiuto delle tue orazioni, al fine di opporre ai loro scritti pestilenziali e fraudolenti altri scritti curativi e protettivi, che o guariscano anche la loro rabbia furiosa o le impediscano di mordere altri.

    Dedica dell'opera a Bonifacio.

    1. 3. Ecco cosa rispondo alle loro due lettere, ossia ad una prima che si dice mandata da Giuliano a Roma con lo scopo, credo, che gli servisse a trovare o a far più seguaci possibili, e ad una seconda che in diciotto hanno osato scrivere a Tessalonica come vescovi che condividono quell'errore, per tentare con la loro astuzia non cristiani comuni, ma lo stesso vescovo locale e trarlo, se possibile, dalla loro parte. Le risposte dunque che io, come ho detto, do in quest'opera alle loro due lettere, ho decisamente preferito di mandarle alla tua Santità, non tanto per fartele conoscere quanto per fartele esaminare ed emendare dove ci fosse eventualmente qualcosa che ti dispiaccia. Mi ha confidato infatti il mio fratello [Alipio] che sei stato tu stesso a degnarti di dare a lui quelle lettere, le quali non sarebbero potute capitare nelle tue mani se non per la diligenza vigilantissima di tuoi figli e nostri fratelli. Da parte mia poi ringrazio la tua benevolenza tanto sincera verso di noi di non avermi voluto tener nascoste quelle lettere dei nemici della grazia di Dio, nelle quali hai trovato il mio nome, espresso in modo evidente e calunnioso. Ma spero dal Signore Dio nostro che non senza ricompensa celeste mi lacerino con dente maledico coloro ai quali io mi oppongo in difesa dei bambini, perché non siano lasciati per loro rovina al falso lodatore Pelagio, ma siano offerti al vero salvatore Cristo per la loro liberazione.

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    00 16/06/2012 22:58

    S.Girolamo in una lettera a Teofilo, Vescovo d'Alessandria, cosi formula la regola secondo la quale aveva ordinato la sua vita e le sue sante fatiche:

    "Sappi dunque che nulla ci sta più a cuore che salvaguardare i diritti del Cristianesimo, non cambiar nulla al linguaggio dei Padri e non perdere mai di vista questa Romana fede, di cui l'Apostolo fece l'elogio" (EpLXIII, 2).

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    00 16/06/2012 22:59

    Alla Chiesa, Gerolamo si sottomette con tutto il suo spirito di devozione.

    Dal deserto di Siria, ove era esposto alle fazioni degli eretici, in questi termini scrive a Papa Damaso, volendo sottoporre alla Santa Sede, perché la risolvesse, la controversia degli Orientali sul mistero della Santissima Trinità: "Ho creduto bene di consultare la Cattedra di San Pietro e la fede glorificata dalla parola dell'Apostolo, per chiedere oggi il nutrimento all'anima mia, laddove un tempo ho ricevuto i paramenti di Cristo. Poiché voglio che Egli sia per me unica guida, mi tengo in stretto legame con la Tua Beatitudine, cioè con la Cattedra di San PietroIo so che su questa pietra è edificata la Chiesa... Decidete, ve ne prego; se così stabilite non esiterò ad ammettere tre ipostasi; se voi l'ordinate, io accetterò che una nuova fede sostituisca quella di Nicea e che noi, ortodossi, ci serviamo delle stesse formule che usano gli ariani" (Ep. XV, I, 2, 4). Infine, nell'epistola seguente, egli rinnova questa notevolissima confessione della sua fede: "Nell'attesa, grido a tutti i venti: Io sono con chiunque sia unito alla Cattedra di San Pietro" (Ep. XVI, 11, 2). Sempre fedele, nello studio della Scrittura, a questa regola di fede, egli si valse di questo solo argomento per confutare un'interpretazione falsa del Testo Sacro: "Ma la Chiesa di Dio non ammette affatto questa opinione" (DanIII, 37), e con queste sole parole rifiuta un libro apocrifo, contro di lui sostenuto dall'eretico Vigilanzio: "Questo libro non l'ho mai letto. Che bisogno dunque abbiamo di ricorrere a ciò che la Chiesa non riconosce?" (Adv. Vigil. 6).

    Uno zelo così ardente nel salvaguardare l'integrità della fede, lo trascinava in polemiche molto dibattute contro i figli ribelli della Chiesa, che egli considerava come nemici personali: "Mi basterà di rispondere che non ho mai risparmiato gli eretici e che ho impiegato tutto il mio zelo per fare dei nemici della Chiesa i miei personali nemici" (Dial. c. Pelag., Prolog., 2); e in una lettera a Rufino così scrive"Vi è un punto sul quale non potrò essere d'accordo con te: risparmiare gli eretici e non mostrarmi cattolico" (Contra Ruf., III, 43). Tuttavia, rattristato per la loro defezione, li supplicava di ritornare alla loro Madre addolorata, fonte unica di

    salvezza (Mich. I, 10 e segg.), e in favore di coloro che erano usciti dalla Chiesa e avevano abbandonato la dottrina dello Spirito Santo "per seguire il proprio criterio", invocava con tutto il cuore la grazia che ritornassero a Dio (Is. l.VI, cap. XVI, 1-5).

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    00 16/06/2012 23:00

    Perché consultare la cattedra di Pietro [papa Damaso]

    Con un furore che dura da secoli, i popoli d`Oriente continuano a scontrarsi tra loro, e riducono a brandelli la tunica inconsutile del Signore, tessuta da cima a fondo senza cuciture. Delle volpi devastano la vigna di Cristo; in mezzo a cisterne spaccate e senz`acqua è difficile capire dove si trovi quella fontana sigillata, quell`orto chiuso da un recinto, di cui parla la Scrittura (cf. Ct 4,12). Per questo ho deciso di consultare la cattedra di Pietro, dove si trova quella fede che la bocca di un apostolo ha esaltato; vengo ora a chiedere un nutrimento per la mia anima lì, dove un tempo ricevetti il vestito di Cristo [cioè il battesimo].

    No davvero! Né l`immensità del mare, né l`enorme distanza terrestre hanno potuto impedirmi di cercare la perla preziosa. Dove sarà il corpo, là si raduneranno le aquile (Lc 17,37). Dopo che il patrimonio è stato dissipato da una progenie perversa, solo presso di voi si conserva intatta l`eredità dei padri. Costì una terra dalle zolle fertili riproduce al centuplo la pura semente del Signore; qui il frumento nascosto nei solchi degenera in loglio e avena. In Occidente sorge il sole della giustizia, mentre in Oriente ha posto il suo tromo sopra le stelle quel Lucifero, che era caduto dal cielo. Voi siete la luce del mondo, il sale della terra (Mt 5,13), voi i vasi d`oro e d`argento; qui da noi vasi di terra cotta e di legno attendono la verga di ferro che li spezzi e il fuoco eterno.

    La tua grandezza, a dire il vero, mi mette in soggezione, ma la tua bontà m`attira. Io, vittima, attendo dal sacerdote la salvezza, e come una pecorella chiedo protezione al pastore. Metti da parte ciò che è invidiabile, sottraiti un momento al fasto dell`altissima dignità romana: ecco il successore del pescatore, con un discepolo della croce che desidero parlare.

    Io non seguo altro primato se non quello di Cristo; per questo mi metto in comunione con la tua Beatitudine, cioè con la cattedra di Pietro. So che su questa pietra è edificata la Chiesa. Chiunque si ciba dell`Agnello fuori di tale casa è un empio. Chi non si trova nell`arca di Noè, perirà nel giorno del diluvio.

     Girolamo, Le Lettere, I, 15,1-2 (a papa Damaso)