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Che cosa ha fatto dunque Gesù Cristo? Ha separato, per l'Eucarestia, l'ordine della sostanza dall'ordine della quantità. Nell'ordine cosmico nostro nessuno mai, che si sappia, neppure per miracolo, ha separato la sostanza dalla quantità, l'ordine della sostanza dall'ordine della quantità. Ciò che si converte nel Corpo e nel Sangue di N. S. Gesù Cristo è soltanto la sostanza del pane e del vino e non gli accidenti, non la quantità del pane e del vino.
Perché rimangono gli accidenti del pane e del vino? Per rendere un servizio. Che cos'è che rende presente, per esempio, questa tavola qui? Non è la sostanza della tavola: sarebbe indifferente allo spazio; è l'accidente di quantità, l'estensione.
Gli accidenti del pane e del vino, sostenuti direttamente da Dio e non più sostenuti dalla propria rispettiva sostanza, che non è rimasta perché è trasmutata, è transustanziata, fanno a Gesù Cristo il servizio che rendevano alla rispettiva sostanza del pane e del vino.
Con ogni consacrazione, con questa transustanziazione si offre a Gesù Cristo un altro complesso di accidenti che lo rendono presente, senza moltiplicare lui.
Come si comporta il mondo delle sostanze da solo, senza quantità? Si comporta rinnegando tutte quelle caratteristiche che sono proprie dell'ordine della quantità: la distanza, la moltiplicazione, la divisione, la passibilità di fronte agli agenti esterni che suppongono la superficie estesa per ricevere la passione. Ecco perché è lo stesso Gesù che è in cielo, lo stesso, non un duplicato, ecco perché è qui e in tutto il mondo. Quando si spezza l'Osta consacrata non si divide Cristo, un po' come un frammento di specchio riflette la luce come lo specchio intero.

Meraviglioso effetto dell'Eucarestia è la consacrazione dell'ambiente in cui noi viviamo. Nel tabernacolo c'è Gesù: questo mondo riceve dalla presenza di Cristo eucaristico una consacrazione generale universale.
Con la transustanziazione è mantenuto l'equilibrio cosmico: nel cosmo tutto è quantitativo e tutto avviene attraverso l'accidens quantitatis: la quantità del pane rimane; se ci fosse una diminuzione di quantità nel nostro cosmo, avremmo necessariamente, per azione e reazione, un contraccolpo che non si sarebbe mai più esaurito.
Una presenza, quella dell'Eucarestia, silenziosa e apparentemente modesta, ma divinamente dinamica, infinitamente irradiante ed attiva. Il sole è una piccola immagine di questo: tutto quello che verdeggia, che vive, vive perché il sole splende.
(Cf G. SIRI, Esercizi Spirituali, Bologna 1962).

vediamo ora cosa succede quando questo pane arriva sull'altare ed è consacrato dal sacerdote. La dottrina cattolica lo esprime con una parola: transustanziazione, con cui la Chiesa ha espresso la sua fede. Che cosa vuol dire transustanziazione? Vuol dire che al momento della consacrazione il pane cessa d'essere pane e diventa corpo di Cristo; la sostanza del pane, cioè, la sua realtà profonda che si percepisce, non con gli occhi, ma con la mente, cede il posto alla sostanza, o meglio alla persona, divina che è Cristo risorto e vivo, anche se le apparenze esterne (gli "accidenti") restano quelle del pane.
Per capire la transustanziazione, chiediamo aiuto ad una parola ad essa imparentata e che c'è più familiare, la parola trasformazione. Trasformazione significa passare da una forma ad un'altra, transustanziazione passare da una sostanza ad un'altra. Facciamo un esempio, vedendo una signora uscire dal parrucchiere con un'acconciatura tutta nuova, viene spontaneo a volte esclamare: "Che trasformazione!"; nessuno si sogna di esclamare: "Che transustanziazione!". Giustamente. Sono cambiati, infatti, la sua forma e l'aspetto esterno, ma non il suo essere profondo e la sua personalità. Se era intelligente prima, lo è ora; se non lo era prima, non lo è neppure ora. Sono cambiate le apparenze, non la sostanza.
Nell'Eucaristia avviene certamente il contrario: cambia la sostanza, ma non le apparenze. Il pane è transustanziato, ma non trasformato; le apparenze, infatti (forma, sapore, colore, peso), restano quelle di prima, mentre è cambiata la realtà profonda, è diventato corpo di Cristo. Si è realizzata la promessa di Gesù ascoltata all'inizio: "Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
Ecco come Paolo VI spiegava, con un linguaggio più vicino all'uomo d'oggi, ciò che avviene al momento della consacrazione: "Questo simbolo sacro della vita umana, che è il pane, volle scegliere Cristo per farne simbolo, ancor più sacro, di sé. Lo ha transustanziato, ma non gli ha tolto il suo potere espressivo, anzi, ha elevato questo potere espressivo ad un significato nuovo, ad un significato superiore, ad un significato mistico, religioso, divino. Ne ha fato scala per una ascensione che trascende il livello naturale. Come un suono diventa voce, e come la voce diventa parola, diventa pensiero, diventa verità; così il segno del pane è passato, dall'umile e pio essere suo, a significare un mistero; è diventato sacramento, ha acquistato il potere di dimostrare presente il corpo di Cristo" (Discorso tenuto nella festa del Corpus Domini del 1959).
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[Modificato da Coordin. 07/06/2012 22:46]