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Cirillo di Gerusalemme, Catechesi mistagogica, 4,1

"Nuova alleanza"

La notte in cui fu tradito, il Signore Gesù prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate: questo è il mio corpo. Poi prese il calice e disse: Prendete e bevete: questo è il mio sangue (cf. 1Cor 11,23-25). Se dunque egli stesso, parlando del pane, ha apertamente dichiarato: Questo è il mio corpo, chi oserà d'ora in avanti dubitare? E se egli stesso a questo punto dice in tono affermativo: Questo è il mio sangue, chi potrà avere ancora delle esitazioni o dirà che quello non è il suo sangue?...

E' dunque con certezza piena che noi partecipiamo in tal modo del corpo e del sangue di Cristo. Infatti, sotto forma di pane ti viene dato il corpo, e sotto forma di vino ti viene dato il sangue, affinché tu divenga, partecipando del corpo e del sangue di Cristo, un solo corpo e un solo sangue con lui. In questo modo, noi diventiamo portatori di Cristo, in quanto il suo corpo e il suo sangue si diffondono nelle nostre membra. E così, secondo san Pietro, noi diventiamo partecipi della natura divina (2Pt 1,4).

Una volta Cristo disse, conversando con i Giudei: Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete in voi la vita (Gv 6,53). Ma essi non ascoltarono queste parole con l'orecchio dello spirito, e se ne andarono scandalizzati, pensando che il Signore li invitasse a un normale pasto.

Già nell'Antico Testamento c'erano i pani di proposizione. Ma ora non vi è più posto per offrire questi pani dell'antica alleanza. Nella nuova alleanza, vi è un pane celeste e un calice di salvezza (cf. Sal 115,4) che santificano l'anima e il corpo. Infatti come il pane si accorda con il corpo, così il Verbo si armonizza con l'anima.

Non fissare dunque la tua attenzione sul pane e sul vino come se si trattasse di essi soli, perché secondo l'affermazione del Maestro si tratta di corpo e di sangue. La fede ti aiuti per ciò che la percezione dei sensi ti suggerisce. Non giudicare la realtà in base al gusto, al sapore, ma in base alla fede.

Quanto tu hai imparato ti dà questa certezza: ciò che sembrava pane, pane non è, anche se ne possiede il sapore, ma il corpo di Cristo; e ciò che ritenevi vino, vino non è, anche se tale dovesse sembrare al palato, ma il sangue di Cristo. Davide ha detto una volta in un salmo: ...ch'ei possa d'olio far nitido il volto; e il pane gli rinfranchi il cuore (Sal 103,15). Rinfranca dunque il tuo cuore prendendo questo pane spirituale e rendi nitido il volto della tua anima. E possa tu, a viso scoperto e con purezza di coscienza, riflettere come uno specchio la gloria del Signore.

San Giovanni Crisostomo, Commento al vangelo di san Matteo, 82,4-5

"Fidiamoci di Cristo"

Mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane, lo spezzò (Mt 26,6). Perché celebrò il mistero dell'eucaristia durante la Pasqua? Perché tu imparassi che egli è l'autore della legge antica, che conteneva in figura ciò che lo riguardava. A questa immagine ha sostituito la realtà. Anche il fatto che fosse sera ha un suo significato: rappresentava la pienezza dei tempi e il compimento finale delle cose... Se la Pasqua, che era una semplice figura, ha potuto liberare gli ebrei dalla schiavitù, quanto più la realtà non libererà l'universo?...

Prendete e mangiate, dice Gesù, questo è il mio corpo, che è per voi (1Cor 11,24). Come mai i discepoli non sono rimasti turbati udendo queste parole? Il Cristo aveva già detto loro molte cose su questo argomento (cf. Gv 6). Non vi ritorna più, pensando di averne parlato a sufficienza...

Fidiamoci dunque pienamente di Dio. Non facciamogli obiezioni, anche se quello che dice sembra contrario ai nostri ragionamenti e a quello che vediamo. La sua parola sia padrona della nostra ragione e del nostro modo di vedere. Abbiamo questo atteggiamento di fronte ai sacri misteri: non vediamoci solamente quello che cade sotto i nostri sensi, ma teniamo soprattutto conto delle parole del Signore.

La sua parola non inganna, mentre i nostri sensi ci ingannano facilmente; essa non è mai colta in errore, mentre i sensi si sbagliano spesso. Quando il Verbo dice: Questo è il mio corpo, fidiamoci di lui, crediamo e contempliamolo con gli occhi dello spirito. Perché Cristo non ci ha dato nulla di puramente materiale: nelle stesse realtà sensibili, tutto è spirituale.

Col battesimo ci viene amministrata una realtà sensibile nel dono dell'acqua, ma la sua efficacia è di ordine spirituale, quello della rinascita e del rinnovamento. Se tu fossi un essere incorporeo, questi doni incorporei ti sarebbero dati senza intermediari; ma poiché l'anima è unita al corpo, i doni spirituali ti sono comunicati attraverso realtà sensibili.

Quanta gente dice oggi: "Vorrei vedere il volto di Cristo, i suoi lineamenti, le sue vesti, i suoi sandali". Ebbene, è lui che vedi, che tocchi, che mangi! Desideri vedere le sue vesti; ed è lui stesso che si dona a te non solo per esser visto, ma toccato, mangiato, accolto nel cuore. Nessuno dunque si avvicini con indifferenza o con mollezza; ma tutti vengano a lui con l'anima ardente di amore.

Preparazione alla comunione

L'uomo esamini se stesso e poi mangi di quel pane e beva di quel calice (1Cor 11,28). Non come facciamo ora, che ci accostiamo alla comunione più per il giorno che per il desiderio dell'animo. Non badiamo infatti se ci accostiamo preparati, purificati dai nostri mali, pieni di contrizione, ma se sia giorno festivo e se tutti si comunicano. Eppure Paolo non comandò così, ma conosce un solo tempo opportuno per accostarsi alla comunione: la purezza di coscienza. Se quando abbiamo la febbre e siamo pieni di umori maligni non ci accostiamo a nessuna mensa, per non morire, tanto meno ci è lecito toccare questa mensa, quando siamo pieni di brame perverse, peggiori della febbre. Parlando di brame perverse intendo le brame del corpo, il desiderio di ricchezza, di vendetta e d'ira, cioè, semplicemente, le brame cattive. Chi si accosta alla comunione, deve essersene sbarazzato e in questo stato toccare la vittima pura; non deve sentirsi costretto ad accedere, sbadato e attediato, perché è festa, né sentirsene impedito, anche se è fervoroso e preparato, perché non è festa. E' festa dar saggio di buone opere, è festa la pietà dell'animo, la purezza della vita: se hai ciò, sei sempre in festa e puoi sempre accostarti alla comunione. Per questo Paolo dice: Ciascuno esamini se stesso, e poi si accosti. Non comanda che qui uno esamini l'altro, ma che ciascuno esamini se stesso ed emetta un giudizio non pubblico, dopo essersi scandagliato non alla presenza di testimoni.

Omelie sulla prima lettera a Timoteo, 5,3

Ora, poiché avvenne una volta sola, fu forse una colpa più lieve? Anche Giuda tradì una volta sola, e con ciò? Questo lo strappò forse alla condanna? Perché prendiamo come misura il tempo? Il tempo opportuno per accostarci al sacramento è la purezza di coscienza. Questo mistero celebrato a Pasqua non ha nulla di più di quello che ora celebriamo: è uno e identico; identica è la grazia dello Spirito: è sempre Pasqua! Sapete quello che dico, perché siete iniziati: il venerdì, il sabato, la domenica e nel giorno dei martiri, sempre lo stesso sacrificio viene offerto: Ogni volta che mangiate questo pane - è detto - e bevete questo calice annunciate la morte del Signore (1Cor 11,26). L'Apostolo non ha circoscritto il sacrificio a un tempo determinato. "Ma perché dunque si parla di Pasqua?" dice qualcuno. Perché in quel tempo Cristo patì per noi. Dunque nessuno si accosti al sacramento allora in modo diverso da ora. Unica è la potenza, unica la dignità e la grazia, unico e identico il Corpo: quello non è più santo di questo né questo è minore di quello. Lo sapete bene anche voi: nulla di nuovo vedete a Pasqua, se non l'ornamento esteriore della chiesa e una folla più imponente. Invero quei giorni hanno qualcosa di più in quanto rappresentano la vita d'inizio della nostra salvezza, il momento nel quale Cristo si è immolato; ma in rapporto ai sacri misteri non hanno nessuna prerogativa speciale.

 

San Gaudenzio di Brescia, Discorsi, 2

Sacramento pasquale

"Gustate e vedete com'è buono il Signore" (Sal 33,9)

Quando Gesù diede ai suoi discepoli il pane e il vino consacrati, disse: Questo è il mio corpo... questo è il mio sangue (Mt 26,26-28). Fidiamoci di colui al quale abbiamo creduto. Cristo, che è la verità, non può mentire...

La notte in cui fu tradito per essere crocifisso, Gesù ci ha lasciato in dono, come eredità del suo nuovo testamento, proprio questo pegno della sua presenza. Noi ne siamo nutriti e fortificati durante il viaggio di questa nostra vita, fino a che lasceremo il mondo presente e arriveremo a lui. Per questo il Signore diceva: Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete in voi la vita (Gv 6,64). Ha voluto infatti che la sua opera di salvezza continuasse in mezzo a noi; ha voluto che le anime si santificassero nel suo sangue, partecipando sacramentalmente alla sua passione. Perciò ordina ai suoi discepoli fedeli - i primi sacerdoti istituiti per la Chiesa - di tenere continuamente vivi questi misteri della vita eterna; e tutti i sacerdoti sparsi nelle chiese del mondo intero li devono celebrare fino al giorno della venuta di Cristo. Così tutti noi, sacerdoti e popolo dei fedeli, abbiamo ogni giorno davanti agli occhi la figura della passione di Cristo, la teniamo fra le mani, ce ne nutriamo e la portiamo nel nostro petto: il ricordo della nostra redenzione non può dunque mai cancellarsi in noi, e abbiamo sempre a nostra portata il dolce rimedio che ci proteggerà per sempre contro il veleno del diavolo. A questo ci invita lo Spirito Santo: Gustate e vedete com'é buono il Signore...

Sappiamo che il pane, composto di molti grani di frumento ridotti in farina e impastati con acqua, deve passare attraverso il fuoco per giungere alla sua perfezione. Non è fuori luogo vedere in questo una figura del corpo di Cristo: sappiamo infatti che il suo unico corpo è formato dalla moltitudine di tutto il genere umano, e portato a compimento dal fuoco dello Spirito Santo. Gesù è nato dallo Spirito: e poiché in lui doveva compiersi ogni giustizia, è entrato nell'acqua del battesimo per consacrarla, uscendo poi dal Giordano pieno di Spirito Santo, quello Spirito che era disceso su di lui in forma di colomba. Così infatti dice l'evangelista: Gesù, ripieno di Spirito Santo, tornò dalle rive del Giordano (Lc 4,1). Allo stesso modo, il sangue di Cristo è un vino che, tratto dai numerosi acini di un'uva raccolta nella vigna da lui stesso piantata, viene premuto nel torchio della croce e fermenta per virtù propria, come in un'anfora, nel cuore di coloro che lo bevono con fede.

Questo sacrificio salvifico della Pasqua, riceviamolo insieme con tutta la sete religiosa del nostro cuore, noi che siamo fuggiti dall'Egitto e dalla tirannia diabolica. Così il più intimo del nostro essere sarà santificato dallo stesso Gesù Cristo nostro Signore, che noi crediamo presente nei suoi sacramenti. La sua potenza inestimabile rimane in eterno.