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I quattro sensi della Scrittura 

«La piena concordanza dei quattro sensi assicura alla lettura viva della Scrittura nella Chiesa tutta la sua ricchezza» (Catechismo, 115). 
Spesso il Medioevo è ingiustamente considerato come periodo oscuro nella storia della civiltà occidentale. A questo cliché hanno contribuito non poco Il nome della rosa di Umberto Eco e Mistero buffo di Dario Fo. Eppure è l'epoca che ha visto la fioritura di giganti della letteratura come Dante Alighieri, Boccaccio e Petrarca, del pensiero teologico come Tommaso d'Aquino, e della santità come Domenico di Guzman e Francesco d'Assisi. Le imponenti cattedrali romaniche e gotiche, sparse per l'Europa, testimoniano, contro tutti i pregiudizi e le strumentalizzazioni storiche, lo splendore del Medioevo. Tra l'altro i quattro sensi della Scrittura, rivalutati da Henri De Lubac con la monumentale Esegesi medievale, sono di quell'epoca e sintetizzano le relazioni tra il senso letterale e quello spirituale della Scrittura: «La lettera insegna i fatti, l'allegoria che cosa credere, il senso morale che cosa fare, e l'anagogia dove tendere». Quanto più si approfondisce la storia, tanto più si è in grado di cogliere lo Spirito nella Scrittura. Altrimenti la lettura biblica è lasciata al sentimentalismo e all'arbitrio di chiunque. La lettera contiene lo Spirito che la «trascende» (Benedetto XVI, Verbum Domini) e conduce verso gli altri tre sensi che generano la fede, la carità e la speranza. Attraversare il senso letterale per giungere a quello allegorico della fede è ciò che lo Spirito realizza nel cuore dei credenti. Ma non basta il senso allegorico o superiore; è necessario giungere a quello etico dell'amore, altrimenti la fede senza le opere muore. Ed è il senso etico che produce quello anagogico, o della salita verso la speranza. 
I quattro sensi della Scrittura non sono un'invenzione medievale, ma affondano le radici nel Nuovo Testamento. Per questo Paolo ringrazia il Signore per la fede operosa, la carità faticosa e la perseverante speranza che si sono diffuse fra i Tessalonicesi (1 Tessalonicesi 1,3). L'itinerario delle virtù è autentico quanto la Parola di Dio annunciata è accolta non come parola di uomini ma com'è veramente: Parola di Dio che opera nel cuore dei credenti (1 Tessalonicesi 2,13).