00 04/08/2022 17:12

«Noi donne pro-life rifiutiamo l’aborto come diritto»



Intervista a Maria Rachele Ruiu sulla volontà della Corte Suprema americana di annullare la legge sull’interruzione di gravidanza. Un dialogo sul “diritto all’aborto” e sulle donne pro-life, ignorate dai media per ridurre tutto ad uno scontro tra femministe e conservatori.


 
 
 

Abbiamo già dedicato due articoli alla notizia che la Corte Suprema sarebbe in procinto di annullare la storica sentenza che regolamenta l’interruzione di gravidanza negli Stati Uniti.

Per molti si tratta solo di una battaglia tra le donne da una parte e gli arcigni giudici conservatori dall’altra. Eppure, nelle piazze americane in questi giorni si sono radunate anche centinaia di donne e femministe pro-life in totale accordo con la Corte Suprema (e con il principale quotidiano americano).

Perché l’opinione pubblica ignora e trascura volutamente le donne pro-life?

 

Nella nostra odierna intervista del venerdì abbiamo rivolto questa ed altre domande a Maria Rachele Ruiu, giovane volto del mondo pro-life italiano, mamma, laureata in psicologia e membro del consiglio direttivo di Pro Vita & Famiglia.

 

 

L’aborto, la Corte USA e la manifestazione del 21 maggio.

 

 

DOMANDA –Cosa sta accadendo negli USA? Davvero la Corte Suprema vuole rendere illegale l’interruzione di gravidanza abolendo la famosa sentenza del 1973?

RISPOSTA – La sentenza che la Corte sta mettendo in discussione parla della possibilità di abortire fino a quando il bimbo non può sopravvivere autonomamente, rendendo tra l’altro “un diritto” l’aborto fino ad età gestazionali avanzatissime tramite pratiche agghiaccianti, come per esempio l’aborto a nascita parziale (e questo naturalmente non lo riporta nessuno).

Su questa sentenza si basa tutta la legislazione americana ma anche, per esempio, quella internazionale, fino alla legge 194 italiana.

Il primo dato, importantissimo, che rilevo è questo: nessuno sta raccontando che difendere Roe v Wade significa difendere l’aborto fino al secondo e terzo trimestre. Il secondo dato rilevante è chiarire che non esiste nessun fantomatico “diritto” all’aborto.

Parlare di diritto permette di parlare di conquista per la donna, quando invece è la più grande fregatura di questo secolo, che permette di abbandonare le donne alla solitudine di una scelta che non è mai libera, ma sempre condizionata: nessuna donna desidera abortire, lo fa perché pensa di non poter fare altrimenti. Rompere questo dogma del “diritto” è una svolta epocale.

I movimenti pro-life, che in America sono ben nutriti, piano piano, falsificando tutte le bugie, hanno aperto la strada a questa sentenza storica! Questo dà carica anche al nostro impegno.

Sono ancora più onorata di poter essere portavoce, insieme a Massimo Gandolfini, della grande manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma il 21 maggio e che raccoglie più di 100 associazioni italiane! Sarà una festa che testimonierà che non solo è urgente, ma anche conveniente ripartire dalla Vita, senza sconti, dalla più piccola, da quella minuscola nel grembo della mamma, fino a quella più saggia, dei nonni!

 

DOMANDA –Che idea ti sei fatta rispetto alla fuga di notizie sulla decisione della Corte Suprema? Davvero può indurre i giudici a fare marcia indietro come sperava chi ha fatto trapelare la bozza del giudice Alito?

RISPOSTA – Certamente lo scopo di questa fuga è quello di creare una pressione mediatica tale da far tornare la corte sui propri passi.

Il giro di soldi intorno all’aborto, soprattutto in America, è inimmaginabile. E’ un’industria che muove cifre da capogiro, superiori al miliardo di dollari. Basti solo pensare che gli aborti, ogni anno, negli Usa sono oltre 1 milione (la sola Planned Parenthood ne “vanta” oltre 330mila), che costano tra i 200 e 500$, a cui vanno aggiunte le donazioni dei “filantropi”, i contributi pubblici ecc.

Sta tremando chi guadagna soldi, grazie al sangue delle donne e dei loro figli.

 

E’ discriminatorio negare alle donne un diritto all’aborto?

 

DOMANDA Hai citato il “diritto all’aborto”. Secondo i giudici della Corte Suprema non esiste questo diritto nella Costituzione americana…ritieni sia offensivo e discriminante per una donna?

RISPOSTA – Noi siamo per i diritti di tutte le donne, anche quelle dentro il grembo della mamma: riteniamo offensivo e discriminante dichiarare che tutte le vite vanno protette e custodite, tranne alcune.

Il dogma dell’aborto sopravvive mettendo in competizione due diritti: quello del bambino e quello della madre, fingendo che si debba per forza scegliere uno dei due. Invece è possibile custodire entrambi e rispettare la libertà a 360°, cioè quella che si prende cura di tutti senza scartare nessuno.

Come ho già detto, il “diritto” all’aborto è una fregatura: abbandona le donne ad una fantomatica scelta troppo spesso non sapendo quello a cui vanno incontro. Pensano di poter spingere il tasto rewind, invece puoi solo decidere se essere madre di un figlio vivo o morto.

Al netto di quello che si racconta per fare politica sulla loro pelle, le donne sanno nella loro carne che l’aborto è sempre una sconfitta. Ce lo raccontiamo: l’aborto è sempre una sconfitta.

Il vero diritto delle donne è quello di non essere abbandonate nelle difficoltà, è ricevere soluzioni concrete per superare le difficoltà in cui si trovano (economiche e sociali); il vero diritto è che sia loro raccontato davvero cosa è interrompere una gravidanza: perché se una donna vuole abortire si fa di tutto per non far ascoltare il battito del cuore del figlio.

Perché non le si fa vedere l’ecografia, se davvero è una libera scelta? Che scelta è se ti si impedisce di sapere cosa stai facendo? Di riconoscere che quello è tuo figlio? Le donne abortiscono in un momento molto fragile e dovrebbero essere accompagnare alla consapevolezza, non immerse nelle bugie del “grumo di cellule” e del “puoi tornare indietro”.

Il vero diritto è conoscere quali sono le conseguenze fisiche e psicologiche, è essere affiancate e, quando anche fosse davvero impossibile crescere il proprio figlio, poter avere la possibilità di custodirlo fino alla nascita, senza che questo possa significare per lei un sacrificio da accollarsi in solitudine.

 

 

I grandi media nascondono le donne pro-life.

DOMANDA – I media non sembrano accorgersi delle donne che dicono le tue stesse cose, in queste ore negli USA si stanno facendo sentire tante rappresentanti del mondo prolife che da donne contrastano l’aborto e difendono il diritto alla vita. Ad esempio, Kristan Hawkins, Lynn Fitch e le giovanissime Julie Slama ed Allie Beth Stuckey. Come ti senti di fronte a questa totale disattenzione nei tuoi confronti e verso le tue opinioni?

RISPOSTA – La donna non è vista, è strumentalizzata.

Per dare la misura di quanto mi permetto di raccontare una mia esperienza. Quest’estate ho dovuto lottare per poter seppellire mia figlia Sara, morta nel mio grembo a 12 settimane. Sono stata davvero trattata con sufficienza dagli uffici preposti anche se poi ho ottenuto quello che volevo, avendo la fortuna di conoscere la legge.

Molte mie amiche invece no, oggi non hanno un posto dove piangere il proprio figlio perché più forte del loro dolore è stata l’arroganza ideologica del dogma abortista. Sara, mia figlia, doveva essere considerata solo un grumo di cellule.

Che ideologia terribile e crudele soffocare il dolore di una mamma per far sopravvivere le proprie bugie, così cinica da asfaltare il dolore più intimo e acuto di una mamma. Dov’è la donna in tutto questo? Dov’è il vantaggio per la donna in tutto questo?

La sede di ProVita vandalizzata dalle femministe.

 

DOMANDA – A proposito di violenza, nel marzo scorso la sede romana di Pro Vita & Famiglia è stata vandalizzata dopo i vostri manifesti in cui si legge: “Potere alle donne? Facciamole nascere”. Cosa intendevate comunicare con quei manifesti? Avete subito altre intimidazioni?

RISPOSTA – Impressionante, vero? La nostra campagna per l’8 marzo era un invito a far nascere una bimba ma è stato denunciato e censurato perché violento. Hanno censurato l’immagine di una bimba, al calduccio, nella pancia della propria mamma.

Da che cosa sono stati scatenati gli istinti autoritari che hanno censurato questa campagna? Dal fatto che ci siamo permessi di esprimere un’opinione sull’aborto contraria a quella “riconosciuta valida”. E questo non è tollerato dai democratici.

Quel manifesto voleva denunciare chi tollera in silenzio lo sterminio di milioni di donne tramite gli aborti selettivi o chi le abbandona alla disperazione ed alla solitudine quando scoprono di essere incinte e non hanno mezzi per portare avanti la gravidanza, o peggio contro chi le incoraggia ad abortire tacendo i traumi fisici e psicologici dell’aborto. Le donne meritano di più.

Gravissimo in quell’occasione che ci fu un “mandante politico”, cioè l’assessore del comune di Roma che, dopo aver disposto la censura, con le sue parole ha scatenato i pruriti dei collettivi femministi che hanno imbrattato manifesti e la nostre sede. Naturalmente abbiamo proceduto per vie legali contro i responsabili e porteremo il Comune in tribunale per difendere la nostra libertà di opinione.

 

 

Tre leggi per sostenere la natalità.

 

 

DOMANDA – Se avessi la possibilità di decidere 3 leggi da approvare immediatamente per supportare la natalità e le donne incinte, quali sceglieresti?

RISPOSTA – Non posso scegliere leggi da abrogare?

Da approvare immediatamente:
– Aumento del periodo di maternità obbligatoria almeno fino al primo anno di vita e sgravi fiscali ai datori di lavoro che permettano alle mamme che lo desiderano flessibilità (part-time, smart working);

 Quoziente familiare per la tassazione e per eventuali benefit;

– Che ad ogni donna che si trovi di fronte ad una gravidanza inaspettata siano proposte tutte le soluzioni per superare realmente le difficoltà in cui si trova (economiche e sociali), che le venga raccontato davvero cosa è l’aborto e quali le conseguenze fisiche e psicologiche, che le vengano prospettate tutte le alternative possibili quando fosse davvero per lei impossibile crescerlo.

Fonte UCCR


[Modificato da Credente 04/08/2022 17:14]