00 22/01/2019 11:17

Marcia per la vita di Washington

marcia pro life stati unitiAlla March for Life americana hanno partecipato migliaia di persone, in gran parte giovani e donne. Ma si è preferito dare visibilità alla piccola contro-manifestazione “Women’s March”, nonostante la presenza del vice-presidente Pence e del video-collegamento di Trump.

 

Oltre 200.000 le persone riversatesi sulle strade della capitale statunitense, adesioni trasversali e la massiccia presenza di giovani mostrano un cambiamento dell’opinione pubblica statunitense. Questo il commento di Vatican News, che da settimana sta sponsorizzando la 46.ma Marcia per la Vita americana, svoltasi il 18 gennaio scorso.

Ma è in completa solitudine (a parte Avvenire) perché i media occidentali hanno preferito parlare, quasi esclusivamente, della “contro-marcia per le donne” (la Women’s march) a cui hanno partecipato meno di cento femministe intonando cori a favore dei “diritti riproduttivi” e contro il presidente Trump. Una manifestazione che ha perso ulteriormente numero di partecipanti dopo che il Democratic National Committee e la Human Rights Campaign hanno ritirato il loro sostegno dopo che le leader femministe pro-choice si sono esibite in pesanti dichiarazione antisemite.

 

Nessun giornale ne ha parlato, ma le strade della capitale americana erano piene.

In ogni caso, in Italia in nessun telegiornale italiano sono passate le immagini della oceanica folla che, tra la neve e il freddo gelido, ha invaso Washington in nome del diritto alla vita e contro la crudeltà umana dell’aborto. Anche i quotidiani italiani hanno snobbato l’evento. Addirittura il gigante Youtube ha ammesso di aver volontariamente interferito con i risultati della ricerca con la parola “aborto”, nascondendo o eliminando i video più popolari.

“La vita inizia dal concepimento e termina con Planned Parenthood”, si legge su uno dei tanti cartelli esposti durante la marcia americana, facendo riferimento alla nota azienda di cliniche abortiste negli Stati Uniti. La data del 18 gennaio ricorda la sentenza della Corte suprema del 1973 che liberalizzò l’aborto negli Usa, lasciando un’ampia discrezionalità ai singoli Stati dell’Unione. A New York, ad esempio, si può uccidere un bambino non nato anche nelle ultime settimane di gestazione, praticando l’aborto sulle minorenni anche senza il consenso dei genitori.

 

March for Life: la presenza del vicepresidente Pence e il video-collegamento di Trump.

Ma il clima culturale sta lentamente cambiando e lo segnaliamo spesso anche noi, sempre più giovani invocano maggiori restrizioni alla “libertà d’aborto”. Donald Trump è intervenuto all’evento pro-life annunciando: «Oggi ho firmato una lettera al Congresso per chiarire che se inviano una proposta legislativa al mio tavolo che indebolisce la protezione della vita umana, metterò il veto». Sul palco, davanti ai manifestanti, si è presentato invece Mike Pence, il vice presidente americano, che ha partecipato come lo scorso anno assieme alla moglie. Sia lui che Trump hanno più volte citato la massiccia presenza dei giovani.

Dopo la celebrazione iniziale da parte del Nunzio Apostolico negli Stati Uniti,  mons. Christophe Pierre -che ha portato i saluti e la gratitudine di Papa Francesco «per questa grande testimonianza del diritto alla vita dei membri più innocenti e vulnerabili della nostra famiglia umana»-, molto applaudito è stato l’intervento della senatrice democratica della Louisiana, Katrina Jackson: «Non importa se sei un democratico, un repubblicano, un bianco e nero, lottiamo tutti per la vita. Quando le persone mi chiedono, perché un democratico di colore lotta per la vita? Rispondo, “perché innanzitutto sono cristiana”». Alla fine dell’incontro, la nipote di Martin Luther King, Alveda King, ha guidato la preghiera finale. «Se rifiuti il razzismo, combatti l’aborto», disse la King l’estate scorsa, legando la difesa dei diritti civili degli afroamericani, intrapresa dal nonno, a quella dei bambini non nati, considerando che 1 aborto su 3 è attuato su bambini di colore.

 
AGGIORNAMENTO
Soltanto il Corriere della Sera si è occupato marginalmente dell’evento, portando in Italia la rovente polemica riguardo alcuni studenti cattolici che sembrano deridere un nativo americano mentre protesta contro di loro con un tamburo in mano. Tuttavia, grazie all’uscita di altri video dello stesso evento, tanti opinionisti hanno chiesto scusa per la condanna prematura verso i giovani manifestanti pro-life, in quanto è visibile come essi stiano già cantando e proclamando inni prima dell’arrivo dei nativi americani i quali, oltretutto, li insultano, urlano slogan razzisti contro i bianchi (“questa non è la vostra terra, sei un uomo bianco: è tutto ciò che sai fare?”) e accusano la cristianità di essere fascista.

fonte UCCR