00 18/05/2012 08:51

Nel "Martirio di Policarpo" scritto dai primissimi cristiani della prima ora, contemporanea a Giovanni Apostolo di cui Policarpo era discepolo, si dice:

"potemmo raccogliere le sue ossa, più preziose delle gemme e le collocammo in luogo conveniente. Ormai, per quanto ci sarà possibile ci raduneremo nella gioia e nella allegrezza per celebrare il giorno natalizio del suo martirio". (ivi, 18). Più tardi la Chiesa locale ebbe uguale attenzione per i suoi testimoni, gli asceti, i monaci e le vergini. Dopo la morte di Antonio e Flaviano, i monaci celebravano la festa e la memoria del giorno della loro morte. Gli amici di Dio erano venerati e onorati nelle chiese locali in cui essi avevano mostrato le loro opere che li avevano accompagnati. Perchè se essi sono già attorno a Dio nel cielo come nube festosa, sono là attivamente presenti non pregano forse gridando "fino a quando", come ci testimonia l'Apocalisse 6,10?

 

La lode degli eletti, evocata nell'Apocalisse, è fatta di parole di preghiera: "allora tutti gli Angeli che stavano attorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio, dicendo: Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli Amen" (ivi, 7,11-12). Con la preghiera dei Santi del cielo unita a quella dei Santi della terra è offerta a Dio in cielo "la preghiera di tutti i Santi"; "Poi venne un'altro Angelo e si fermò all'altare, reggendo un'incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi, perchè li offrisse insieme con le preghiere di tutti i Santi, bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono" Ap 8,3. La preghiera dei Santi infatti è l'espressione della loro comunione con il Cristo.

 

I Padri già affermavano, con Girolamo: "Se gli Apostoli e i martiri hanno potuto pregare per gli altri quando erano ancora nei loro corpi, quanto più ora che sono incoronati, vittoriosi, trionfanti" (contro Vigilanzio, 6).

 

La preghiera dei morti in Cristo confessata dalla Chiesa non è quindi una ipotesi arricchita. La preghiera sulla terra trova continuità nella preghiera del cielo, nella liturgia celeste che la nube festiva celebra con Dio.

 

I viventi in Cristo sono consapevoli di quanto Dio fa loro conoscere degli avvenimenti terreni. Lo dimostra la parola stessa di Gesù che afferma in Luca 15,7:

Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

E in Ebrei 12, 22 troviamo:

Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa 23e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, 24al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele.

 

Vi è dunque un interscambio di preghiere tra tutti coloro che formano l'unico Corpo di Cristo, che è la Chiesa: sia quella di coloro che vivono sulla terra che quella di coloro che ormai vivono presso il Signore. Il fatto che Cristo sia "l'unico Mediatore" in senso assoluto non elimina il fatto che i suoi fedeli, proprio fondandosi sulla sua esclusiva mediazione, possano e debbano pregare gli uni per gli altri.

 

 

 

Nel "Martirio di Policarpo" scritto dai primissimi cristiani della prima ora, contemporanea a Giovanni Apostolo di cui Policarpo era discepolo, si dice:

"potemmo raccogliere le sue ossa, più preziose delle gemme e le collocammo in luogo conveniente. Ormai, per quanto ci sarà possibile ci raduneremo nella gioia e nella allegrezza per celebrare il giorno natalizio del suo martirio". (ivi, 18). Più tardi la Chiesa locale ebbe uguale attenzione per i suoi testimoni, gli asceti, i monaci e le vergini. Dopo la morte di Antonio e Flaviano, i monaci celebravano la festa e la memoria del giorno della loro morte. Gli amici di Dio erano venerati e onorati nelle chiese locali in cui essi avevano mostrato le loro opere che li avevano accompagnati. Perchè se essi sono già attorno a Dio nel cielo come nube festosa, sono là attivamente presenti non pregano forse gridando "fino a quando", come ci testimonia l'Apocalisse 6,10?

 

La lode degli eletti, evocata nell'Apocalisse, è fatta di parole di preghiera: "allora tutti gli Angeli che stavano attorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio, dicendo: Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli Amen" (ivi, 7,11-12). Con la preghiera dei Santi del cielo unita a quella dei Santi della terra è offerta a Dio in cielo "la preghiera di tutti i Santi"; "Poi venne un'altro Angelo e si fermò all'altare, reggendo un'incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi, perchè li offrisse insieme con le preghiere di tutti i Santi, bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono" Ap 8,3. La preghiera dei Santi infatti è l'espressione della loro comunione con il Cristo.

 

I Padri già affermavano, con Girolamo: "Se gli Apostoli e i martiri hanno potuto pregare per gli altri quando erano ancora nei loro corpi, quanto più ora che sono incoronati, vittoriosi, trionfanti" (contro Vigilanzio, 6).

 

La preghiera dei morti in Cristo confessata dalla Chiesa non è quindi una ipotesi arricchita. La preghiera sulla terra trova continuità nella preghiera del cielo, nella liturgia celeste che la nube festiva celebra con Dio.

 

I viventi in Cristo sono consapevoli di quanto Dio fa loro conoscere degli avvenimenti terreni. Lo dimostra la parola stessa di Gesù che afferma in Luca 15,7:

Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

E in Ebrei 12, 22 troviamo:

Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa 23e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, 24al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele.

 

Vi è dunque un interscambio di preghiere tra tutti coloro che formano l'unico Corpo di Cristo, che è la Chiesa: sia quella di coloro che vivono sulla terra che quella di coloro che ormai vivono presso il Signore. Il fatto che Cristo sia "l'unico Mediatore" in senso assoluto non elimina il fatto che i suoi fedeli, proprio fondandosi sulla sua esclusiva mediazione, possano e debbano pregare gli uni per gli altri.

  

Nei graffiti di S. Sebastiano in Roma, in data 9 Agosto 260, i cristiani testimoniano la loro fede nell'intercessione dei Santi. "Paolo e Pietro pregate per Nativo nell'eternità".

 Nei graffiti di S. Sebastiano in Roma, in data 9 Agosto 260, i cristiani testimoniano la loro fede nell'intercessione dei Santi. "Paolo e Pietro pregate per Nativo nell'eternità".

Così sono nate le invocazioni dei santi, che hanno trovato nella chiesa cattolica la formula litanica "prega per noi".
Tuttavia la preghiera dei Santi non può essere una istanza straordinaria sollecitata da noi, come se l'intercessione di Cristo facesse difetto. I Santi li raggiungiamo solo in Cristo, unico mediatore: solo in Cristo, capo del corpo formato da tutti i Santi del cielo e della terra.