24/10/2015 22:24
Guarigione di storpi ed altre infermità delle membra.

Nei primi giorni di maggio del 1675 Anna Meloni, di Veroli, fu colpita da apoplessia, che dopo averle lasciata la bocca mostruosamente deformata, l'aveva offesa in tutto il corpo, rimasta inabile ad ogni operazione. I medici furono concordi nell'affermare che non c'erano umani rimedi capaci di portare l'inferma allo stato primitivo.
Essa si rivolse dunque alla Madonna della Neve promettendole di andarla a visitare appena ricevuta la grazia. E fu esaudita perchè in breve si trovò talmente libera che prima della fine dello stesso mese di maggio potè recarsi a soddisfare la sua promessa davanti all'altare della Vergine.

Fin dalla nascita Maddalena Nicolucci di Lenola, era destinata ad una vita infelice: aveva una mano rattrappita e in più tre dita della stessa mano erano chiuse ed incarnite.
In occasione dell'Anno Santo del 1675, il 31 di maggio faceva ritorno da Roma con la compagnia del suo paese, allorché in vista del Santuario della Madonna della Neve si staccò dalla comitiva prostrandosi davanti alla prodigiosa Immagine e pregando la Vergine di concederle l'uso della mano.
Così pregando la poverina toccò con essa l'immagine della Madonna e fu istantaneamente guarita. Si stupì talmente di questo repentino miracolo che, ringraziata la Vergine, corse incontro alla sua compagnia annunciando gioiosa il prodigio.

L'arciprete, che era presente, volle sincerarsi del fatto facendo sostenere alla graziata un crocifisso d'argento con quella mano che era prima inferma. Si sincerò del miracolo. Tutta la compagnia si diresse allora verso il Santuario dove entrarono lodando e cantando inni di ringraziamento alla Vergine santa.
Proprio mentre si cantavano le lodi di ringraziamento per la grazia ricevuta un altro pellegrino Francesco Lungaretti, della stessa compagnia di Lenola, il quale era rimasto mostruosamente curvo per una lunga sciatica tanto che non poteva drizzarsi in alcun modo, nel pregare davanti alla Vergine e davanti allo stupore di tutti, si drizzò poco a poco gridando che anche lui era stato guarito dalla Madonna della Neve.

Nella cronaca dei prodigi, operati in quel 31 maggio ai componenti la compagnia di Lenola reduce dall'Anno Santo 1675, bisogna aggiungere quello ricevuto dal sacerdote D. Francesco Coja il quale sorpreso da un colpo apoplettico e ritenuto morto fu portato davanti all'immagine ricevendo la guarigione.
E anche un povero uomo che mentre pregava fu colpito da un sasso staccatosi dalle mura della cappella ancora pericolante, senza aver riportato alcun danno.

Nel mese di giugno 1675 Matteo Patrizio di Morolo, era stato colpito da un male che lo aveva lasciato offeso in un lato del corpo rendendolo inabile a qualunque azione.
Avendo sentito parlare dei numerosi prodigi che venivano operati dalla Madonna anche lui chiese la grazia promettendo, se guarito, di venire a rendere grazie. Non fu vana la sua speranza; infatti dopo pochi giorni restò perfettamente guarito ed al 18 dello stesso mese andò a soddisfare la promessa.

Da sei anni il P. Giuseppe Mancini di Ceprano, minore osservante, era stato reso quasi immobile da una continua infermità di sciatica. Avendo udito il grido di miracoli che operava la Madonna della Neve, animato da una grande speranza di essere risanato, chiese che gli venisse portato l'olio della lampada che ardeva davanti alla sacra Immagine. Ricevutolo, si unse con fede la parte offesa il 26 giugno 1675 e nello stesso momento si sentì risanato.

All'età di due anni, Caterina, figlia di Gio. Andrea ed Eugenia di Segni, fu sorpresa da grande infermità che, trovando tenere e delicate le membra della bambina, la rese storpia.
All'età di dieci anni la bambina era così deformata che le sue membra avevano quasi perduta la figura di un corpo umano. La poveretta era ormai costretta a giacere in fondo ad un letto di peso a se stessa e ai parenti.

Il Signore, che con la sua provvidenza sa intervenire nei casi più disperati, ispirò ai genitori di rivolgersi alla Madonna della Neve. Vi andarono, portandovi la bambina, il 16 agosto 1675 e prostrati davanti alla sacra immagine più col cuore che con le labbra pregarono per la sua guarigione.
Fu la stessa Caterina che ad un tratto esclamò: «Mi sento assai bene e libera per camminare, lasciatemi andare da me». Fu quanto in realtà fece con meraviglia dei presenti.

E non fu la sola grazia in quel giorno. La Vergine, solita a concedere più di quello che le si chiede, restituì l'udito al padre della fanciulla facendogli udire per la prima volta le parole della figlia. Naturalmente fu grande la loro gioia ed altrettanto grande il loro grazie per questo duplice favore ricevuto.

Abitava a Pontecorvo un povero uomo chiamato Donato D'Arpino. Egli aveva un solo figlio quindicenne il quale però era storpio e rattrappito nelle gambe e nelle braccia. Decise un giorno di portarlo a Frosinone, alla Madonna della Neve e come meglio poté, lo legò, per trasportarlo, sopra un asino.
Portò con sé una tavoletta con dipinto lo stato del figlio; l'avrebbe appesa in memoria del beneficio che era sicuro di ricevere dalla Vergine. Si avviò alla volta del Santuario percuotendosi il petto con una pietra e invocando misericordia.
Giunse davanti alla Sacra Immagine il 10 dicembre 1675, continuando a piangere a percuotersi il petto e aggiungeva che non sarebbe più partito se prima non avesse visto la guarigione del figlio. Anche i presenti furono commossi a tale scena e si unirono alla preghiera.
La Madonna non tardò ad intervenire. Ad un tratto, Giuseppe, il ragazzo storpio, si alzò camminando speditamente come se non fosse stato mai impedito in alcuna parte del corpo.

Nicola di Guarcino per lo spazio di otto anni era stato costretto a camminare con le stampelle, essendo rimasto attratto e storpio. Uditi i prodigi che la Vergine operava nel Santuario della Neve vi si recò il giorno 5 agosto 1677.
Dopo aver molto pregato, fu colto dal sonno e, risvegliatosi, si trovò del tutto guarito con sua grande gioia. In memoria del miracolo lasciò le sue stampelle.