01/05/2012 15:34

Pontifex.RomaS. Domenico di Guzman (1170 1221) fu il fondatore dell'Ordine dei Predicatori, comunemente noti come "Domenicani". Questo ordine religioso ebbe grandi menti illuminate quali S. Alberto Magno e S. Tommaso dAquino, ed eccezionali missionari come S. Giacinto e S. Vincenzo Ferreri. Mentre Domenico stava fondando S. Sisto, il suo primo convento a Roma, una nobildonna romana, Guatenia o Tuta di Bulvaschi, perse il figlio. Guatenia era una devota seguace di S. Domenico e aveva lasciato a casa il figlio, gravemente malato, per andare a sentire S. Domenico predicare a S. Marco. Quando fece ritorno a casa il ragazzo era morto. Possiamo immaginarci il dolore della madre, quanto si rimproverasse e piangesse. Dopo un primo momento di afflizione, fu presa dalla forte speranza nella misericordia divina e nel potere d'intercessione di Domenico, un santo e amico di Dio. Guatenia si incamminò a piedi, e dietro di lei le ancelle che portavano il corpo ...

... freddo e privo di vita del ragazzo.

Siccome al tempo il monastero era in costruzione, non vigevano ancora regole di clausura, perciò Tuta entrò direttamente nel terreno. Trovando Domenico davanti alla sala capitolare, si inginocchiò ai suoi piedi e pose il figlio davanti a lui. Lacrime e gemiti d'angoscia furono le sue uniche parole.

Domenico si voltò e pregò per alcuni istanti. Poi ritornò e fece il segno della croce sul ragazzino. Prese il giovane per mano e lo tirò su vivo. Lo porse alla madre.

Ma Domenico non risuscitò il ragazzino esattamente come era arrivato ammalato; piuttosto il ragazzino pure guarì. Questa sorta di "doppio miracolo'' avveniva spesso quando i morti erano prodigiosamente restituiti alla vita. Non solo si salvavano dalla morte, ma anche dalle infermità, dai malanni e dalle ferite che l'avevano causata.

Alcuni frati domenicani assistettero al miracolo di Domenico e testimoniarono al processo di canonizzazione della Chiesa. (Tali investigazioni sono condotte con attenta cura e scrupolosità). Papa Onorio ordinò che il miracolo fosse reso pubblico dai pulpiti di Roma.

Quando Domenico venne a sapere dell'ordine del Papa, si precipitò da lui e lo pregò di revocarlo; temeva che una fiumana di gente lo costringesse a fuggire. Il Papa ascoltò, ma non revocò l'ordine. I timori di Domenico erano giustificati: a tal punto i romani lo veneravano come potente intercessore e amico di Dio che di nascosto (o anche impudentemente) gli tagliavano pezzi del saio mentre camminava per le strade.

S. Domenico risuscitò altri morti proprio a Roma, il centro della cristianità. Quando i Domenicani erano impegnati nell'opera di costruzione del loro primo convento di S. Sisto a Roma, il sottosuolo nascondeva una gran quantità di antichi lavori murari e di cavità insospettabili. Avvenne un pericoloso smottamento che lasciò un architetto, che era stato assunto dai fratelli, sepolto sotto un cumulo di macerie nei sotterranei. Quando venne estratto era ormai già morto.

I Domenicani erano molto angosciati, non solo perché era morto senza sacramento, ma anche per via degli strani racconti che si erano diffusi tra la gente riguardo all'ordine da poco formatosi. Temevano che la disgrazia fosse interpretata come un segno del malcontento di Dio riguardo la nuova impresa religiosa.

Domenico si accorse della preoccupazione dei suoi discepoli. Portarono il corpo da lui e "con il potere delle sue preghiere lo risuscitò".

Questo era soltanto uno dei miracoli messi per iscritto durante il processo di canonizzazione di Domenico.

Un altro simile miracolo avvenne durante una cerimonia di ordinazione in cui le suore prendevano appunto i voti a S. Sisto; c'era molta agitazione fuori e S. Domenico fu chiamato. Nel piazzale vicino a S. Sisto giaceva il corpo straziato di un giovane di nome Napoleone, nipote di un vescovo, il cardinale Stefano di Fossonova (che in quel momento pare fosse in chiesa).

Il giovane si era divertito sconsideratamente lasciandosi trascinare dal cavallo in una folle corsa, ed era stato disarcionato in malo modo. Padre Tancredi, a quel tempo priore, lo disse in seguito al beato Giordano, il secondo generale dell'ordine, che aveva esortato Domenico affinché implorasse fiduciosamente Dio per il giovane Napoleone. Domenico, motivato dalla sua stessa compassione e dall'esortazione di padre Tancredi, fece portare il corpo straziato del giovane in una stanza dove potesse essere chiuso a chiave. Poi disse messa, durante la quale alcune persone testimoniarono di averlo visto alzarsi da terra in estasi.

Poi Domenico pregò per il giovane. All'ordine del santo - "Ragazzo, nel Nome di Gesù Cristo ti dico, alzati !" - il cavaliere fu restituito sano e salvo al calore della vita.

I primi biografi di S. Domenico ritenevano che questa fosse una risurrezione miracolosa. Questo miracolo servì a portare nell'ordine domenicano due tra i suoi membri più noti, S. Giacinto e Ceslao, apostoli del nord, che erano allora in visita a Roma come canonici di Cracovia con il vescovo loro zio Ira di Cracovia.

Al tempo della miracolosa risurrezione dell'architetto da parte di S. Domenico, fra' Giacomo de Bella, romano di nascita, ben noto procuratore di S. Sisto, si rimise in salute quando sembrava in punto di morte, mentre giaceva in agonìa dopo aver ricevuto gli ultimi sacramenti. Domenico fece uscire dalla stanza tutti e poi, come Eliseo, si distese sul corpo dell'uomo trattenendo così, grazie alla "violenza" delle sue preghiere, l'anima dell'uomo, che lo stava abbandonando.

Fra' Giacomo si rimise nuovamente in salute e fu riabilitato alla sua carica di procuratore. Egli stesso raccontò questo miracolo al capitolo provinciale di Roma nel 1243 o 1244.

Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro

Fonte: "400 MORTI RESUSCITATI NELLA STORIA DEL CATTOLICESIMO" - di Padre Albert J. Herbert, S. M. (Società di Maria - Maristi) - Edizioni Segno, Udine

Per maggiori informazioni:

http://www.edizionisegno.it/libro.asp?id=420