12/01/2014 19:34
Nel IV e nel v secolo. - Non ci soffermiamo per caratterizzare gl'interventi di Dio nella Chiesa primitiva, intendendo dimostrare che " i miracoli fatti perché il mondo creda in Cristo, non cessano allorché il mondo crede ". Queste parole sono il titolo dell'ottavo capitolo del ventiduesimo libro del De Civitate Dei. In questo lungo capitolo Sant'Agostino enumera moltissimi miracoli avvenuti al suo tempo in Africa. Ne citiamo due attestati da testimoni oculari. Mentre Agostino insegnava a Milano, il vescovo Ambrogio, avvertito in sogno, fa cercare e trovare i corpi dei martiri Gervasio e Protasio: un cieco ricupera la vista alla presenza di un'immensa moltitudine: immenso populo teste res gesta est. Il racconto riguardo a Innocenzo è estremamente curioso. Quest'uomo occupava un posto elevato: era della prefettura di Cartagine e vedremo tutto l'alto clero rendergli visita e interessarsi della sua salute.

(20)P. L. III., col. 25. I capitoli successivi raccontano altre visioni.
(21)Histoire littéraire de l'Afrique chrétienne, II., p. 191.
(22)Vita Cipriani, 12.
(23) Ep. II, 3-4 e 6, 66, e io anche nel trattato De moralitate, 20.

L'infelice nella parte posteriore del corpo aveva numerose " fistole ". I medici andarono col ferro e dopo vari colpi di bisturi erano riusciti a guarirlo. Restavano solo le cicatrici a segnare la gravita della malattia (24). Però c'era ancora un postumo profondo (25), che i dottori promettevano di guarire con medicamenti, senza operazione, e anche il medico Ammonio, chiamato al consulto, era dello stesso parere. Ma il male pur troppo si accaniva e i medici alla fine dovettero confessare che occorreva ricorrere di nuovo ai ferri. Innocenzo furibondo li scacciò e si rivolse a un certo Alessandrino, rinomato chirurgo; questi però si rifiutò di fare l'operazione, dicendo di non essere abituato a togliere ai colleghi la gloria di terminare la cura e la guarigione, poiché le cicatrici rivelavano la loro abilità, e Innocenzo fu d'accordo. La sera stessa il vescovo Aurelio col vescovo Saturnino e altri ecclesiastici, tra i quali Agostino, vennero a trovare Innocenzo e lo esortarono ad accettare virilmente la volontà di Dio. Si misero a pregare con molto fervore e il malato supplicò con molte lacrime che Agostino in particolare pensasse a lui. " Signore, quali preghiere dei tuoi fedeli esaudirai, se non ascolti queste? ". " Mi sembrava, aggiunge S. Agostino, che non si potesse fare di più, se non morire nella preghiera ". L'indomani giungono i medici, distendono il malato sul letto, tolgono le bende e impugnano i loro temibili arnesi, mettono a nudo la piaga, ma il chirurgo cerca invano il " sinus " malato al posto del quale c'è soltanto una cicatrice secca (26).

Anche nel nostro pallido riassunto il lettore avrà notato il carattere realista del racconto, la semplicità e l'esattezza delle annotazioni, e come i medici dell'antichità praticavano già l'attuale deontologia, perché il grande chirurgo rifiuta di fare l'operazione senza i colleghi che hanno già curato il malato (27).

Agostino, enumerando tanti miracoli avvenuti nel suo paese, ne ricorda forse qualcuno in cui noi vedremmo soltanto coincidenze o felici esiti: l'ufficio delle constatazioni di Lourdes non accetterebbe il caso del fratello e della sorella originari di Cesarea di Cappadocia guariti a Ippona vicino alle reliquie di Santo Stefano (28), portate poco prima in Africa e che avevano operati numerosi prodigi. Agostino si scusa di raccontarne tanto pochi e teme die i testimoni gliene facciano rimprovero e ci dice che se avesse redatto il racconto di tutti i miracoli fatti dal primo Martire a Bona e a Guelma sarebbero stati necessari molti libri, aggiungendo che i vescovi d'altronde non avevano raccolto notizie su tutti i miracoli (29). Infatti al principio del V secolo (415)

Curabatur a medicis: fistulas, quas numerosas atque pcrplexas habuit in po
steriore atque ima corporis parte, jam secuerant ei, et artis suae cetera medicamentis
agebant.
Sed unus inter multos sinus fefellerat medicos, atque ita latuerat, ut eum non
tangerent, quem ferro aperire debuerat.
Tremenda ferramenta proferuntur... ad manus secturi membra in Iectulo
componuntur, solvuntur nodi ligamentorum, nudatur locus, inspicit medicus... invenit
firmìssimam cicatricem.
Di che malattia si trattava? A noi sembra che Innocenzo soffrisse d una serie
di ascessi freddi, che avevano per orifizio le fistole e la sacca profonda di pus formava il
sinus, oppure si trattava d'una fistola anale?
Evidentemente si trattava di una malattia nervosa.
Quindi c'erano fin d'allora pubblicazioni ufficiali sui miracoli, che in qualche
modo preludevano alle moderne canonizzazioni.

furono scoperti a Gerusalemme i resti di Santo Stefano in seguito ad un'apparizione al prete Luciano che la racconta in una curiosa lettera (30). I nostri lettori avranno pensato spontaneamente all'invenzione della Santa Croce, avvenuta circa cent'anni prima. Il culto delle reliquie si diffonde, e possiamo seguirlo nelle strade dell'Impero romano.

Ben presto il mondo cristiano ebbe dei santi che non erano martiri, cioè i confessori e le vergini, che compivano anch'essi miracoli. Nel quarto secolo San Martino fu un taumaturgo straordinario, ma il suo biografo, Sulpicio Severo, ha fama di credulone e perciò non ci fermiamo sui miracoli dell'apostolo dei Galli. Però anche se Sulpicio Severo riporta fatti forse abbelliti dall'immaginazione popolare, la fama di Martino taumaturgo aveva un fondamento e gli attribuirono qualche falso miracolo solo perché ne compì dei veri. Trium mortuorum suscitator, dice la liturgia. Sorvoliamo i secoli merovingi e carolingi, per arrivare alla possente fioritura di santi del secoloXIII.