12/01/2014 19:33
Dal secolo XIII la Chiesa canonizza i suoi santi dopo un'inchiesta in cui depongono testimoni giurati in nome di Dio di dire soltanto la verità. Possediamo tuttora il testo di molti processi di canonizzazione. Come già l'antichità, il Medioevo ha testi agiografia ai quali la storia più severa deve accordare tutta la fiducia. Inutile dire che dal secolo XVI in poi i documenti autobiografici non scarseggiano, che vi sono numerose corrispondenze (per esempio quelle dei Gesuiti, pubblicate nei Monumenta historica Societatis Jesu, Madrid 1894-1904), che negli archivi sono riposti innumerevoli documenti e si è ben lontani dall'aver esplorato tutto e completamente. Nei processi di canonizzazione le deposizioni dei testimoni si moltiplicano e ci offrono documenti più sicuri. I Bollandisti, i Benedettini di San Mauro raccolgono e vagliano questi documenti in opere che per la solidità critica sfidano i secoli.

Esempi storici. - Si potrebbero tracciare quadri organici della taumaturgia cristiana e descrivere secondo le epoche i vari caratteri e la finalità diversa dei miracoli? Crediamo di sì e i risultati sarebbero molto istruttivi per il teologo, il sociologo e lo psicologo. Ma siccome il lavoro non è ancora stato tentato, non osiamo arrischiarci nel tentativo d'una sintesi prematura. Ci limiteremo a percorrere i secoli cristiani e a notare ciò che ci cadrà sottocchio, o forse più semplicemente, ciò con cui abbiamo più familiarità per i nostri studi.

a)I martiri della Chiesa primitiva. - Nel secolo secondo, la lettera " della Chiesa di Dio che dimora a Smirne alla Chiesa di Dio che dimora a Filomelio e a tutte le -comunità della santa Chiesa cattolica " racconta il martirio del vescovo Policarpo, avvenuto il 22 febbraio del 156. È un documento ufficiale, scritto subito dopo la morte del santo vegliardo, nella sua diocesi e dal suo clero, documento commovente, anche se spesso è arido come un verbale. Policarpo non s'è esposto al martirio, ma umilmente e prudentemente s'è ritirato in campagna. Tre giorni prima del suo arresto sogna che il suo guanciale prende fuoco e, svegliatosi dice ai compagni: ti Io dovrò essere arso vivo ", come appunto accadde. Tralasciamo la mirabile preghiera del vescovo alla presenza dei suoi custodi, sorvoliamo sulla sua dignità, sul silenzio e l'azione di grazie mentre viene inchiodato al rogo. I testimoni cristiani vedono circondare il corpo " come la vela d'una nave gonfiata al vento ". Si noti la sobrietà di questi tratti: i preti e diaconi di Smirne in fatto di meraviglioso hanno notato solo ed esattamente ciò che hanno visto. Cfr. Martirio di S. Poli-carpo in I Padri Apostolici a cura di G. Bosio, S.E.I., Torino 1942, voL il, p. 216 ss.

Quindici anni dopo la morte di Policarpo, cioè nel 177, nel teatro di Lione avvennero le scene atroci e sublimi descritte da un'altra lettera ufficiale: " I servi di Cristo abitanti a Vienna e a Lione in Gallia, ai fratelli che in Asia e in Frigia hanno la stessa fede e la stessa speranza della redenzione ". Il documento ci è conservato nel quinto libro della Storia Ecclesiastica d'Euse-bio. Nessuno può dubitare dell'autenticità e della sincerità del passo che Renan nel suo Marc-Aurèle ha citato con ammirazione.

Non raccontiamo ma invitiamo il lettore a prendere diretta conoscenza di questo brano straordinario. Possiamo chiederci se mai la credulità degli uomini abbia inventato supplizi più raffinati e se mai si sia accanita con più tenacia contro gl'infelici. Il primo giorno la schiava Blandina è torturata dal mattino fino alla sera e i carnefici confessano che non sanno più che cosa inventare per farla soffrire.

È ricondotta alla prigione, le sono rimessi i piedi nei ceppi. Nei giorni successivi è condotta al teatro per veder soffrire e morire gli altri martiri. L'ultimo giorno i carnefici ricominciano a torturarla; sopporta tutto, le fustigazioni, la graticola arroventata, le bestie feroci; e colei che ha esortato a morire tutti i suoi compagni, resta impassibile. Il redattore ha notato che essa allora " non sentiva più ciò che accadeva a motivo... della sua familiarità con Cristo ". Crediamo sia già un miracolo che una persona sopporti per sei giorni tutti i supplizi con tanta grandezza d'animo da non dire il nome suo e del suo paese, avendo un solo nome e una sola gloria: a Io sono cristiano ". A questo prodigio Dio non ritenne opportuno aggiungere prodigi corporali, che sarebbero stati d'un ordine inferiore. Il redattore ha solo notato rapidamente che Dio intervenne per sostenere uno dei suoi eletti addolcendone la passione.