00 16/04/2012 19:59

Il sociologo laico Furedi: «l’ateismo è una religione intollerante»

Nel suo interessante articolo, parlando dell’antica Grecia, ha detto: «Ci fu un tempo in cui era molto pericoloso non credere in Dio [....]. Paradossalmente, oggi, quando l’ateismo gode di rispettabilità senza precedenti, viene trasformato in una nuova causa». Con grande lucidità ha sottolineato che «l’ateismo non costituisce una visione del mondo. Significa semplicemente non credere in Dio o negli dei [...]. L’ateismo riflette un atteggiamento verso un problema specifico, non un punto di vista sul mondo». Per la maggior parte degli atei nella storia, ha continuato, «la loro incredulità in Dio è una parte relativamente insignificante della loro auto-identità».

Oggi invece, a causa del fondamentalismo dei cosiddetti New Atheist«al contrario, l’ateismo si prende molto sul serio. Con la loro denuncia zelante della religione, i nuovi atei spesso assomigliano ai crociati medievali. Essi sostengono che l’influenza della religione debba essere combattuta ovunque essa alzi la sua brutta testa. Anche se chiedono che la religione debba essere contrastata con argomenti razionali, le loro pretese spesso sfiorano l’irrazionale e diventano isteriche [...]. L’ateismo oggi si esprime spesso attraverso un linguaggio dottrinario, in maniera semplicistica identifica la religione con il fanatismo e il fondamentalismo. Ciò che colpisce è che chi denuncia il fondamentalismo lo fa spesso in stile altrettanto dogmatico di colui a cui pretende opporsi».

Ha continuato, da umanista, il suo interessante articolo sostenendo che i nuovi atei sono selettivi,«confinano la loro rabbia verso le tre religioni abramitiche», ma «raramente contestano le mistificazioni del pensiero ecologista, come la ‘teoria di Gaia’, o le numerose varietà di misticismo orientale». Si è definito “angosciato” da questa «corruzione del concetto di ateismo». E poi l’accusa vera e propria: «il nuovo ateismo si è trasformato non solo in una religione laica, ma in una religione secolare fortemente intollerante e dogmatica». Conclude così: «la minaccia più potente per la realizzazione del potenziale umano proviene oggi, non dalla religione, ma dal disorientamento morale della cultura secolare occidentale». La dimostrazione della verità della sua analisi arriva certamente da quel che è accadutoquest’estate a Madrid e pochi giorni fa negli USA.