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XII

LA FERITA DEL COSTATO

«Venuti a Gesù, siccome videro che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli aperse il costato con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua » (Gv 19, 23)

La Sindone riporta chiaramente sulla parte destra dei torace l'impronta di una grossa ferita.

Attraverso ad essa, con un percorso assai breve, la lancia era arrivata a colpire il cuore, svuotandolo del san­gue. Ad esso si era aggiunto il siero, che doveva trovarsi in abbondanza a motivo degli strapazzi e della dolorosa agonia.

Per gli ebrei il centro del sacrificio non era la morte della vittima, ma l'aspersione del sangue, che essi consi­deravano come sede della vita.

Quel sangue che Giovanni vede sgorgare è dunque co­municazione di vita all'umanità morta per il peccato. L'acqua che uscì dall'intimo del Salvatore è, secondo la significazione data da Gesù (Gv 7, 38), lo Spirito Santo che ci avrebbe mandato per farci vivere della sua vìta divina.

Gesù non soffrì più di questa ferita: era già morto.

II colpo di lancia giunse però al cuore di Maria, che compie nel suo dolore « ciò che manca alla Passione di Gesù, per il suo corpo che è la Chiesa » (Col 1, 24).

Non avevo ancora pensato, o Maria, di ringraziarti della sofferenza che Tu hai offerto per la mia salvezza.