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VIA CRUCIS ALLA LUCE DELLA SINDONE


SINDONE E PASSIONE

Sindone e Passione stanno in una relazione molto stretta fra loro, e non è possibile parlare dell'una senza almeno accennare all'altra.

Della Passione di Gesù si parla già da due millenni, in base al racconto evangelico e sulla scia della teologia cattolica.

Della Sindone, esplicitamente, si parla già da qualche secolo, ma abbondantemente e vivacemente solo da qualche decennio, praticamente dall'inizio del 1900.

Sindone in greco significa lenzuolo. Effettivamente è un lenzuolo di lino, lungo m. 4,36 e largo m. 1,20, custodito in una cassaforte di argento nella Reale Cappella del duomo di Torino. Ai profani è serbato vederla piamente nelle ostensioni - ossia esposizioni - che si sogliono fare di tanto in tanto in occasione di avvenimenti fausti e di giubilei.

L'ostensione del 1898 è rimasta famosa perché ha aperto la strada alla fotografia, e ai successivi studi sulla sindone.

La fotografia venne eseguita dal dilettante Secondo Pia. Durante lo sviluppo delle lastre, il Pia si commosse perché vide affiorare in positivo i lineamenti netti di un Uomo spoglio e dolente, ma solenne, visto di fronte e posteriormente, il quale riproduceva l'immagine del Redentore durante la Passione.

Il Signore ci ha lasciato la sua fotografia in uno dei momenti più disastrosi: dopo una morte straziante per innumerevoli e incredibili dolori fisici e morali. Date uno sguardo alla Sindone che lo rivela: é un corpo tutto pesto e piagato, coperto di contusioni, di ferite e di sangue dalla testa ai piedi.


LA VIA CRUCIS ALLA LUCE DELLA SINDONE COMMENTO A CURA DI CARLO DOLZA

«Io sono convinto che, dopo i Sacramenti e gli atti della Liturgia, non vi e pratica più utile per le anime no­stre della Via Crucis fatta con devozione » (Marmion).

Da questa pratica infatti siamo aiutati a realizzare la esortazione di San Paolo: «Portiamo sempre e dovunque nel nostro corpo le sofferenze di Gesù morente, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo » (2 Cor 4, 12).

La presente serie di meditazioni è ispirata alla santa sindone, conservata a Torino. Il beato Sebastiano Valfré così paragonava la Sindone alla Croce: « La Croce ha ri­cevuto Gesù vivo e ce l'ha restituito morto, la Sindone ha ricevuto Gesù morto e ce l'ha restituito vivo ».

« Chi vuoi esser mio discepolo, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua » (Mt 6, 24)


PREGHIAMO

O DIO che hai lasciato le impronte della tua passione nella santa sindone, con la quale Giuseppe di Arimatea avvolse il tuo corpo santissimo deposto dalla croce, concedi benigno, per la tua morte e la tua sepoltura, di essere condotti alla gloria della risurrezione. AMEN.