00 18/12/2013 00:17

Frans De Waal e il tentativo
della “morale negli animali”

Frans De WallIl dogma riduzionista-naturalista “noi siamo i nostri geni” è stato ormai abbandonato, sostituito da qualche tempo da un’altra convinzione dogmatica: “noi siamo il nostro cervello”. Messi da parte i genetisti, ecco fare spazio ai neuroscienziati per sostenere che il libero arbitrio è un’illusione, che la coscienza è un epifenomeno del cervello e che la morale è un mero prodotto neuronale. Il tutto ovviamente per evitare di attribuire all’essere umanoun’eccezionalità davvero fastidiosa da sopportare per i negatori del Creatore.

In questa nuova impresa non ci sono solo neuroscienziati, ma anche etologi come Frans De Waal il quale ovviamente ha interesse a sostenere che «la morale non nasce con la religione ma è innata», cioè presente negli animali e sopratutto nei primati, i quali addirittura «distinguono tra bene e male e reagiscono alle ingiustizie». Una esagerazione, fortunatamente ridimensionata subito sotto: «non dico che gli scimpanzé o i bonobo siano esseri morali, ma hanno tutti gli ingredienti di base senza i quali noi umani non potremmo avere una morale». Più l’intervista prosegue e più le affermazioni si spogliano di sicumera:«Non possiamo sapere cosa sentono gli animali», rettifica per la terza volta. «Quello che possiamo fare è misurare come reagiscono in alcune situazioni».

Ovvero si interpretano (spesso arbitrariamente) le reazioni animali da un punto di vista umano, cioè l’antropomorfismo. Un semplice gioco di deduzioni probabilistiche che nulla a che vedere con il metodo scientifico, alla pari di chi chiacchiera con il suo gattino perché “lui mi capisce”. Verso la fine un’altra precisazione: «La morale umana non riguarda solo me e te o le persone che conosciamo, ma si applica a chiunque nello stesso modo. Questo richiede un certo livello di astrazione, delle regole generalizzate. In questo senso la morale umana è speciale: noi discutiamo i principi del nostro sistema etico e cerchiamo di giustificarli, mentre le scimmie antropomorfe non lo fanno», sempre ammesso che abbiano e seguano un sistema etico. Non manca una critica a Richard Dawkins e al suo “gene egoista” che De Wall considera addirittura«un messaggio antidarwiniano».

In pratica l’etologo olandese riduce la morale umana all’empatia, alla cooperazione e al prendersi cura degli altri. E’ ovvio allora che concluda che «la cooperazione e l’armonia sociale sono state sempre un vantaggio per la nostra specie, molto prima che nascessero le moderne religioni, ovvero circa duemila anni fa». La religione, dunque, avrebbe semplicemente«rinforzato il sistema». Al di là della validità scientifica, anche volendo prendere per vero il punto di vista di De Waal, occorre constatare che si tratta di una lettura originale della storia umana che conferma come nell’uomo vi sia una naturale inclinazione al bene, alla relazione e alla cooperazione e che la religione, in particolare il cristianesimo, ha valorizzato spiegandone l’origine: siamo tutti fratelli, ci ha detto Gesù Cristo, poiché figli di un unico Dio. Aggiungendo però un insegnamento unico«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”». Questo lo dicevano anche gli antichi greci. Ma, aggiunge Gesù: «io vi dico:amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5, 43-48).

Non esiste alcuna specie animale che ama i suoi nemici o che ha un concetto di vera gratuità. La cooperazione e la cura verso la propria prole di cui parla De Waal hanno un senso nell’evoluzione e nel mantenimento del gene mentre quella verso gli estranei si chiamagrooming: io faccio a te così tu farai a me. E’ sempre per un ritorno personale (come è stato scoperto nelle formiche) che si muove l’animale e non potrebbe essere così dato che «il comportamento morale in quanto tale non esiste nemmeno in forma iniziale in esseri non umani» (F. Ayala, “L’evoluzione”, Jaca Book 2009, p. 157). L’altruismo è soltanto apparente, si tratta sempre di una forma di egoismo. Non a caso una importante scuola di biologi evoluzionisti, guidati anche da Marc Hauser, sostiene essere più interessante notare le differenze tra animali e uomo piuttosto che rimarcare le (poche) analogie.

L’etologo De Wall riconosce il fallimento dell’ateismo moderno nell’aver usato come argomento principale l’aggressione ai credenti e alla religione. «Con la loro pretesa di essere razionali», ha accusato, «il loro disprezzo per l’intreccio storico fra scienza e religione e la loro disponibilità ad inimicarsi anche i credenti moderati, i neo-atei finiscono per cadere nella parte dogmatica dello spettro. La loro posizione è stata particolarmente dannosa al dibattito sull’evoluzione. Chi ascolterà i biologi che sostengono quanto sia ben documentata l’evoluzione se la prima cosa che esce dalle loro bocche è: “sei un idiota”? Per di più, l’ateismo è una posizione vuota. Tutto quello che fa è sostenere che Dio non esiste, mentre lascia senza risposte domande come: cosa fare con la nostra vita, dove trovarne il significato, perché siamo qui e come metterci in connessione con la società umana nel suo insieme». Il suo approccio è invece più soft: focalizzarsi sugli aspetti positivi per rendere inutile la religione:«L’ateismo», ha scritto nel suo recente volume “Il bonobo e l’ateo”«dovrà essere combinato con qualcos’altro, qualcosa di più costruttivo che la sua opposizione alla religione, per essere rilevante per la nostra vita. L’unica possibilità è quella di abbracciare la morale come naturale per la nostra specie».

Ecco dunque svelato che il tentativo riduzionista di concepire la morale umana come fattore puramente naturale serve alla causa ateista più che a quella scientifica. Ancora una volta si abusa della scienza per negare Dio. Un tentativo contro la scienza e contro lo stesso Charles Darwin, secondo il quale, invece, «un essere morale è un essere in grado di paragonare le sue azioni e le sue motivazioni passate e future e di approvarle o disapprovarle. Non abbiamo ragioni di supporre che qualcuno degli animali inferiori abbia queste capacità» (C. Darwin,“L’origine dell’uomo e la selezione naturale”, Newton Compton 2007, p.88).