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TU SEI SACERDOTE PER SEMPRE

Applicarsi con maggiore impegno. Impegno fisico. Impegno della volontà. Impegno del cuore. Nelle cose di Dio, sia nella conoscenza che nel compimento della volontà del Signore occorre ogni giorno un impegno maggiore, o come dice l’Autore: ci si deve applicare con maggiore impegno. Ogni giorno bisogna crescere in sapienza e in grazia, in conoscenza e in realizzazione della Parola di Dio. Tutto l’uomo deve impegnarsi: corpo, volontà, cuore, spirito, anima. Tutto l’uomo deve mettere tutto se stesso con sempre più grande intensità. La crescita quotidiana è la regola, è la sola regola. Chi non cresce, decresce e chi non aumenta diminuisce fino a morire ad ogni conoscenza e ad ogni realizzazione della Volontà di Dio.
Gli ostacoli della fede: peccato e gloria dell’uomo, non libertà dagli uomini. Gli ostacoli che impediscono sia di accedere alla retta fede che di crescere in essa sono: il peccato, la ricerca della propria gloria, la non libertà dagli uomini. Con il peccato si uccide la grazia nell’anima. È come se si privasse il corpo della sua vita. Un corpo morto non cresce. Un’anima morta non matura alcun frutto di retta e vera fede. Con la ricerca della propria gloria si incammina su un sentiero opposto alla retta e vera fede che è sola ed esclusiva ricerca della gloria di Dio. Nella non libertà dagli uomini si è come in una trappola. Si vorrebbe andare verso Dio, ma si vuole conservare la loro stima e la loro considerazione, la loro amicizia. Chi non è libero da se stesso e dagli altri non può accedere mai alla retta e pura fede, non può perché non vive la prima delle beatitudini che è la povertà in spirito. La fede inizia dalla povertà in spirito e chi non si fa povero in spirito, libero anche da un’amicizia terrena, non può camminare di fede in fede. Chi non si fa povero in spirito ha una fede morta e chi possiede una fede morta è morto alla vera fede.
Volontà di Dio e santità: una cosa sola. La santità è nel compimento perfetto della volontà di Dio. Chi vuole la santità deve volere la volontà di Dio, tutta, interamente, in ogni sua parte. Chi non vuole la volontà di Dio non vuole neanche la santità. Chi separa santità e volontà di Dio, neanche costui giunge alla santità. Non può, perché manca dell’oggetto proprio della santità che è il compimento della volontà di Dio.
La Parola si compie tutta e sempre. È verità: la Parola di Dio si compie tutta e in ogni sua parte. Il compimento della parte visibile attesta il compimento della parte invisibile. Come visibilmente si è compiuta in una parte, così si compirà nell’altra. Il compimento della sua parte visibile diviene segno per il cristiano della verità dell’altra parte, quella che dice le cose invisibili.
Parola e verità, verità e compimento, Parola e compimento: una cosa sola. Parola, verità, compimento sono una cosa sola perché esse dicono ciò che Dio ha fatto, fa e farà. Tutto è da Dio. Dio dice e le cose sono. Dio vuole e le cose avvengono. Dio parla e tutto viene creato. Tutto però si compie ed avviene secondo l’interiore verità della Parola, non secondo le possibili, buone o cattive nostre interpretazioni. La verità è della Parola, non della sua interpretazione umana. Questa potrebbe anche essere falsa e inadeguata. Quella invece – la verità contenuta nella Parola – è la sola verità della Parola e secondo quella verità interiore essa si compie. La Parola contiene la verità. Si compie la verità contenuta nella Parola. Uno degli errori più gravi per i cristiani è proprio questo: donano alla Parola una loro “verità” e poi vorrebbero che questa verità donata da loro si compisse. Dio non ha garantito le nostre interpretazioni. Dio garantisce solo la sua Parola, secondo la sua Verità. In questo errore è giusto che nessuno di noi cada, ma anche è giusto aiutare gli altri a non cadere.
Parola data per mezzo degli Angeli: AT. Parola data per mezzo del Figlio: NT. È questa la differenza abissale – si prescinde in questa riflessione dal contenuto che è perfetto compimento per superamento della stessa immaginazione dell’uomo – che esiste tra il Nuovo e l’Antico Testamento in ordine alle modalità della trasmissione della Parola. Nell’Antico Testamento Dio ha parlato per mezzo di creature (Angeli o uomini), nel Nuovo Testamento ha parlato per mezzo del Figlio, che è Dio, è presso Dio, è in Dio, è nel seno del Padre e ci parla dal seno del Padre.
Compimento di ogni Parola di Dio: AT e NT. È questa la nostra fede: tutto ciò che il Signore ha proferito sia nell’Antico Testamento che nel Nuovo si compirà per noi. L’Antico già si è compiuto in ogni sua parte. Il Nuovo si dovrà anch’esso compiere tutto in ogni sua affermazione. Lo si è già detto: si compie la Parola di Dio secondo la verità che Dio ha posto in essa e non secondo le nostre umane interpretazioni. Il compimento è vero. Le modalità sono sempre oltre la portata immaginativa dell’uomo, di ogni uomo. La verità di Dio contenuta nella sua Parola è sempre, infinitamente sempre oltre ogni mente creata. L’uomo di Dio che sa, questo vive camminando di verità in verità, fino alla pienezza della verità, verso cui lo conduce lo Spirito del Signore. Nessuna modalità esaurisce la verità contenuta nella Parola.
La Parola è: promulgata, confermata, testimoniata. Perché vi sia vero annunzio del Vangelo è necessario che la Parola sia insieme: promulgata, confermata, testimoniata. La parola si promulga annunziandola, dicendola. Chi deve ora promulgare la Parola sono gli Apostoli. Ad essi spetta il compito, o ministero, di dirla, o di farla conoscere ad ogni uomo. Assieme alla promulgazione, è necessario che essi attestino la sua verità. Diano cioè conferma della sua verità. Non basta dire il Vangelo perché vi sia annunzio di salvezza. Il Vangelo bisogna confermarlo nella sua assoluta unicità di salvezza. Se manca questa conferma, il Vangelo non è più annunzio di salvezza. È una parola come tutte le altre parole. In questo è necessario che il ministro della Parola impegni tutta la sua fede. Come si impegna tutta la fede? Testimoniando con la propria vita la verità del Vangelo. Ciò avviene vivendo solo e tutto il Vangelo, compiendolo in ogni sua Parola nella propria vita. Questo significa una cosa sola: che bisogna parlare da dentro il Vangelo, divenendo Parola vivente di Vangelo, come Dio parla dall’intimo di Se Stesso dicendo la Parola che è Lui stesso. Il ministro della Parola dicendo la Parola si deve dire, o deve dire se stesso. Se manca di questa identità più profonda, lui non dice secondo verità la Parola. Parla, ma non annunzia; dice ma non evangelizza; proclama, ma non profetizza nel nome del Signore.
Come la Chiesa conferma la Parola. La salvezza è solo nella conferma che la Chiesa fa della Parola. La Chiesa conferma la Parola divenendo essa stessa Parola di Dio e diviene Parola di Dio trasformandosi in Parola di Dio. Se manca questa trasformazione nella Parola, essa parlerà sempre dal di fuori della Parola e mai potrà attestare la sua verità. La salvezza è solo in questa conferma e da questa conferma, perché il mondo è messo in condizione di vedere la verità della Parola annunziata, proclamata, profetizzata dalla Chiesa. Senza la visione la fede manca del segno della verità della Parola annunziata e ognuno potrà prendere, o considerare la Parola degli Apostoli come una parola uguale a tutte le altre che si dicono o si proferiscono in questo mondo. Gli Apostoli devono attestare al mondo intero la verità di quanto essi dicono. Quanto essi dicono è verità perché Dio lo ha detto. Questa è la prima conferma. È anche verità perché la Parola si è compiuta tutta nella loro vita. Essi confermano la verità della Parola e su questa conferma appongono il sigillo del loro sangue, della vita versata per confermare che l’unica Parola vera e che dona salvezza è quella che da loro è stata annunziata. La salvezza è tutta da Dio, ma essa è stata posta interamente nelle mani della Chiesa, nella sua fede e nella sua vita, nella sua carne e nel suo sangue.
Differenza tra Cristo e gli Angeli. Cristo come vero uomo è superiore agli Angeli. Sull’argomento si è già detto tutto. È opportuno ricordare una sola verità: Se gli Ebrei hanno creduto ad una Parola che Dio ha dato loro per mano degli Angeli, non dovrebbero molto di più credere nella Parola che Dio ha dato per mezzo del Figlio Suo Unigenito? Se si accetta la testimonianza di una creatura, non si dovrebbe accettare con maggiore fede e accoglienza la testimonianza dello stesso Creatore dell’uomo? Perché si crede agli Angeli e non a Dio. Non è forse Dio che ha dato la Parola agli Angeli? L’intento dell’Autore è uno solo: convincere gli Ebrei che è a Dio che loro non credono. Perché prima hanno creduto e ora non più? La ragione certamente non è in Dio. È in loro che bisogna cercarla. Trovarla è obbligo per pervenire alla retta fede, alla fede che salva e santifica la loro vita.
Cosa è la fede. Fede tra Passato, presente, futuro. Fede e visione. La fede è accoglienza della Parola di Dio e costruire su di essa il proprio edificio umano e spirituale, terreno e celeste, personale e di relazione. Poiché la fede nasce dalla Parola, la Parola ha un passato, un presente, un futuro. Il passato della Parola diviene certezza del presente, ma anche speranza del futuro. È la verità del passato della Parola il fondamento della verità del presente e della speranza del futuro. Questa verità per noi è una sola: la morte e la risurrezione di Cristo Gesù. Questa verità è certezza della nostra risurrezione a vita nuova oggi, ma è anche speranza della risurrezione nell’ultimo giorno, in Cristo, per Cristo, con Cristo. Ogni cristiano deve poter fondare la verità del suo presente sulla verità del suo passato e il passato non deve essere nella Parola, deve essere in lui, cioè nel suo essere divenuto ciò che la Parola gli ha annunziato, creandolo in lui. Poiché la fede nasce dalla Parola ed è la Parola che crea la realtà del cristiano, dove non c’è Parola non c’è neanche fede. La visione, per divenire esperienza di fede, deve essere necessariamente accompagnata, preceduta, o seguita dalla Parola. Sarebbe sufficiente convincersi di questa verità e si eviterebbero tante forme distorte di pensare, o di servire la fede.
La gloria di Gesù vero uomo. La gloria è di Dio. Solo Sua e di nessun altro. Ogni gloria vera è per partecipazione della gloria eterna di Dio. In Quanto Dio, Cristo ha la gloria propria della divinità. In quanto uomo possiede la pienezza della gloria eterna di cui è stata resa partecipe la sua umanità. Questa partecipazione di gloria è proporzionata alla nostra obbedienza, al compimento della volontà di Dio nella nostra vita. Cristo è stato reso partecipe della gloria di Dio nella sua umanità nel modo più alto possibile in ragione del dono totale che ha fatto al Padre della sua vita sulla croce. Cristo ha dato tutto se stesso per glorificare il Padre, il Padre ha dato tutto se stesso al Figlio per la sua glorificazione. Questa gloria consiste nell’essere stato esaltato ed innalzato al di sopra di ogni creatura. Di ogni creatura egli è il Signore e il Giudice, il Re, il Salvatore, il Redentore. Tutto egli è di ogni creatura ed è tutto nella sua umanità. Gloria più grande non può esistere e questa gloria è solo di Cristo Gesù e di nessun altro.
La morte a vantaggio di tutti. Cristo non è morto per un solo uomo, per un solo popolo, per una sola nazione. Cristo è morto per ogni uomo, di ogni popolo, di ogni nazione, di ogni tempo, di ogni luogo. Cristo è il Salvatore dell'uomo ed è l'unico e il solo salvatore di tutti gli uomini. Questa verità è assoluta. Non c’è salvezza se non in Cristo, per Cristo, con Cristo. Non c’è redenzione se non in Lui, con Lui, per Lui. L’universalità della salvezza in Cristo, con Cristo, per Cristo è essenza stessa della nostra fede. È la nostra fede. L’universalità di fede genera l’universalità della missione evangelizzatrice. Cristo deve essere fatto conoscere ad ogni uomo, perché di ogni uomo è il Salvatore, il Redentore, il Signore.
Tutto è per grazia. Tutto è grazia, perché tutto è da Dio ed è per dono di Dio. La grazia deve però produrre in noi un frutto di vita eterna. Questo frutto non può essere prodotto senza la fede. La perfezione della fede è nell’obbedienza. L’obbedienza è alla Parola del Vangelo. A Dio bisogna ritornare non con la grazia ricevuta, bensì con la grazia fruttificata. La gloria del Cielo è proporzionata alla grazia ricevuta e che noi abbiamo saputo fruttificare. Come anche l’esclusione dal Cielo è dovuta alla grazia ricevuta, ma non fatta fruttificare.
La figliolanza di Gesù. La figliolanza di Gesù è duplice: Lui è vero Figlio di Dio, ma anche vero Figlio della Vergine Maria. Nasce da Dio, per generazione eterna, prima della creazione; nasce dalla Vergine Maria, per generazione nel tempo, dopo il sì detto da Maria all’Angelo Gabriele che le recava il lieto annunzio di essere stata scelta per essere la Madre del Figlio dell’Altissimo. Gesù è il solo che è nella sua Persona divina vero Figlio di Dio e vero Figlio dell’uomo, consustanziale a Dio nella divinità, consustanziale all’uomo nell’umanità.
Gesù evangelizzatore dei suoi fratelli. Anche i figli di Abramo sono fratelli di Gesù. Essendo consustanziale agli uomini in ragione della sua vera, perfetta umanità, Gesù è fratello di ogni uomo. Poiché è fratello di ogni uomo, ogni uomo da Lui è stato redento, giustificato, salvato. Egli è venuto per portare ad ogni uomo il lieto messaggio della salvezza. La sua opera però non agisce indipendentemente dall’uomo. Agisce nella fede dell’uomo e per questo è necessario che la Chiesa promulghi, confermi, testimoni la Parola di Gesù, allo stesso modo che Gesù ha promulgato, confermato, testimoniato la Parola del Padre. L’annunzio dona la Parola secondo le giuste modalità. La Parola fa nascere la fede. La fede genera la salvezza. La salvezza diviene santità perfetta. L’annunzio deve essere fatto ad ogni uomo.
La fiducia nel Signore è fiducia in Cristo. La fiducia nel Signore è fiducia in Cristo, perché Cristo è l’inviato del Padre per compiere la nostra salvezza. Chi non ha fiducia in Cristo, inviato del Padre, non ha neanche fiducia in Dio che ha inviato Cristo Gesù. Il Padre e il Figlio sono una sola volontà di salvezza. La volontà del Padre si è fatta volontà del Figlio, ma anche la volontà del Figlio si è fatta volontà del Padre. Separare il Figlio dal Padre e il Padre dal Figlio è porsi fuori della salvezza del Padre compiuta nel Figlio. È Cristo la salvezza di Dio e fuori di Cristo Dio non opera alcuna salvezza.
La liberazione dal potere del diavolo. Cristo ci salva dal potere del diavolo che è potere di falsità e di menzogna. Ci libera dalla sua falsità e ci introduce nella verità del Padre. Oggi il mondo è sotto il potere del diavolo perché immerso nella falsità: falsità su Dio, falsità sull’uomo, falsità sul presente, falsità sull’eternità. Falsità sulla vita e falsità sulla morte. La verità genera vita e libertà. La falsità genera morte e schiavitù spirituale e anche fisica. Libera il mondo dal potere del diavolo chi lo introduce nella verità di Cristo Gesù. La verità di Gesù è il Suo Vangelo. Finché un uomo non entra nel Vangelo, egli è schiavo del diavolo, è sotto il suo potere di falsità.
La fede: o è universale, o non è fede. Si è detto che la fede nasce dalla Parola. La Parola è il Vangelo. Non si può separare nel Vangelo parola da parola, verità da verità, frase da frase, concetto da concetto. Tutta la Parola, o Tutto il Vangelo dice la fede. Una sola verità del Vangelo esclusa, rende tutta la fede falsa. Chi esclude il Vangelo dalla fede, si esclude semplicemente dalla fede.
Dall’eredità di Adamo all’eredità di Cristo. Qual è l’eredità di Cristo. L’eredità di Adamo è la morte, il peccato. L’eredità di Cristo è la vita, la grazia, la luce eterna, il Paradiso, la risurrezione gloriosa nell’ultimo giorno. In una sola parola: l’eredità di Cristo è il Padre e tutto ciò che è del Padre. Tutto il Padre si è dato tutto a Cristo. Tutto Cristo si è dato tutto al Padre. Chi si dona tutto a Cristo, riceve tutto il Padre. È questa l’eredità che attende coloro che si consegnano a Cristo nella sua Parola, in una obbedienza perfetta alla sua volontà. La salvezza è questo passaggio: dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dal padre di morte Adamo al Padre di ogni vita che è Dio.
Gesù Salvatore degli uomini, non degli Angeli. Gesù è Salvatore degli uomini a motivo della sua consustanzialità con la natura umana. Non è Salvatore degli Angeli, né mai lo potrà divenire, essendo gli Angeli nature separate, distinte, ognuna creata per se stessa da Dio. La natura umana espia per se stessa. È questo il grande mistero dell’Incarnazione. L’Angelo non ha generazione. Non ha comunicazione della sua natura.
Mistero della salvezza e giustizia. Espiare i peccati del mondo. Espiazione vicaria. Fedeltà a Dio, espiazione per l’uomo. La salvezza non è un dono gratuito, un condono puro e semplice del peccato. Essa è un frutto di giustizia offerto al Padre da Cristo Gesù per noi. In tal senso la salvezza avviene per espiazione vicaria. Gesù prende il nostro posto e si offre al Padre per noi. Egli compie l’espiazione vicaria a causa della sua fedeltà al Padre suo. Egli vive per compiere la volontà del Padre, per realizzare un’obbedienza perfettissima. Questa obbedienza produce per Lui un frutto di risurrezione gloriosa. Il Signore gli dona un corpo spirituale, incorruttibile, immortale, glorioso. Il Padre dona a noi, sempre per l’opera di obbedienza del Figlio non solo il perdono dei peccati, ma la stessa relazione che il Figlio ha con Lui e la relazione è di figliolanza assieme a tutti i beni divini che possiede il Figlio. Siamo purificati da ogni peccato, ma anche elevati alla dignità di figli adottivi e resi partecipi della divina natura. Questo è il frutto di giustizia che ci salva. Questa verità deve insegnarci che chi vuole operare salvezza in questo mondo, deve anche lui come Cristo produrre frutti di giustizia e questi non si producono se non attraverso la nostra perfetta obbedienza alla volontà del Padre. Non sono le opere che noi facciamo che redimono il mondo, sono invece le opere di obbedienza, il compimento della volontà del Padre, l’osservanza pura e semplice di ogni Parola del Vangelo. È il Vangelo la via della salvezza, ma è il Vangelo osservato in ogni sua parte, messo in pratica in ogni sua prescrizione, ma come obbedienza perfetta sempre al Signore Dio nostro. Chi vuole cooperare con Cristo alla redenzione dei suoi fratelli, deve portare la sua vita tutta nel Vangelo.
Redenzione, pentimento, giustificazione, obbedienza, conversione, fede. Con la sua espiazione vicaria Cristo ci ha redenti. La redenzione operata da Cristo non è ancora salvezza per noi. La redenzione è salvezza quando si accoglie la Parola della predicazione, ci si pente dei propri peccati, ci si lascia battezzare nel nome di Cristo Gesù, si diviene giustificati. Il nostro peccato è cancellato. Noi siamo rigenerati a vita nuova ed eterna. La giustificazione non è ancora compimento della salvezza. La salvezza avviene per noi nella santità e la santità è compimento in ogni sua parte della Volontà del Padre, in una obbedienza ad ogni Parola del Vangelo. Si obbedisce al Vangelo nella fede. Per fede si crede che il Vangelo è l’unica via della salvezza. Al Vangelo quotidianamente ci si converte. Il Vangelo si vive. Vivendo di verità in verità, progredendo di fede in fede, ma sempre nella Parola, il cristiano compie il cammino della sua santificazione e raggiunge la salvezza definitiva nel Regno eterno di Dio che è il Paradiso. È salvo chi entra in Paradiso. Chi viene escluso dal Paradiso, anche se ha iniziato con la salvezza, ora termina la sua vita nella perdizione eterna. Ecco perché siamo invitati ad attendere alla nostra salvezza con timore e tremore. Questo avviene se conserviamo la nostra vita solo e sempre nel Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.
Vero uomo messo alla prova. Cristo è vero e perfetto uomo. Come tale anche Lui deve andare a Dio attraverso l’obbedienza, l’ascolto della sua volontà. Lui ha compiuto la volontà del Padre fino alla morte di croce. Tutto ha dato di sé al Padre, niente gli resta da dare. È questa prova la causa della nostra salvezza. La prova di Cristo Gesù è un’obbedienza per il dono della propria vita. Avendo Lui superato la prova, può venire in nostro soccorso, in aiuto, avendo conoscenza della sofferenza che sovente accompagna la nostra prova. Ma anche è in grado di sentire compassione per i peccati di molti. La compassione si trasforma in Lui in preghiera e in intercessione perché non solo siano cancellati i nostri peccati, ma anche perché la grazia del Padre sostenga il nostro cammino e lo renda perfetto compimento della Sua volontà.
Obbedienza, volontà di Dio, sofferenza di obbedienza, compimento della volontà di Dio nella carne santa: redenzione. La sofferenza che salva l’uomo non è quella che nasce dal peccato. Questa serve unicamente per espiare il nostro peccato, al fine di liberare la nostra anima dalle pene temporali dovute ai peccati. Quella di Cristo è una sofferenza di obbedienza, di compimento della volontà del Padre fatta da Lui in una carne santissima, giusta, tutta ricolma di grazia e di verità. È la santità nel compimento della volontà del Padre che redime il mondo. È la perfetta giustizia di Cristo che fa della sua opera di obbedienza un atto di redenzione e di salvezza. Dove manca la santità non c’è obbedienza e dove non c’è obbedienza non c’è redenzione, perché non si può compiere l’espiazione vicaria. Giusto per gli ingiusti, santo per i non santi, fedele per gli infedeli, amico di Dio per tutti i nemici del Padre. Questo è lo specifico dell’opera di Gesù Signore. Monito per noi che siamo coinvolti nell’opera di redenzione e di giustificazione del mondo. Se non entriamo in una giustizia perfetta, non possiamo cooperare con Cristo né per la redenzione, né per la salvezza. Siamo esclusi dalla redenzione perché noi non viviamo da redenti, da giustificati, semplicemente da santi. Dobbiamo tutti entrare in questa visione e verità di fede, altrimenti il rischio è uno solo: vanificare ogni nostra opera, rendere infruttuoso, quanto alla salvezza, ogni nostro lavoro nella Vigna del Signore. La redenzione è obbedienza. L’obbedienza è alla Volontà di Dio. La volontà di Dio è il Vangelo. La salvezza nasce dalla nostra vita tutta portata nel Vangelo. La prima obbedienza a Dio non è forse quella di accogliere Cristo come l’Inviato di Dio per compiere la nostra redenzione e salvezza? Non è forse vivere la sua Parola come vera Parola del Padre? Ci può essere obbedienza di salvezza e di redenzione per coloro che escludono la volontà attuale di Dio nell’opera della propria santificazione? Cristo Gesù è la Volontà di Dio per noi. Chi accoglie Lui accoglie la volontà di Dio ed entra nel mistero della vera salvezza, della giustificazione, della santificazione. Ma anche la verità tutta intera verso cui conduce lo Spirito Santo deve essere obbedienza a Dio. Fermare la storia alla verità di Dio di ieri, senza aggiungere la pienezza di verità che oggi lo Spirito rivela alla sua Chiesa, è già porsi fuori della vera obbedienza a Dio. Si è fuori della redenzione e della giustificazione. L’obbedienza è a Dio che ha parlato ieri, sia attraverso i profeti che per mezzo di Gesù Cristo, ma è anche a Dio che parla oggi sia mediante il Suo Santo Spirito muovendo i cuori, o illuminando la mente conducendola verso la verità tutta intera, come anche manifestandosi a persone particolari e indicando loro la via da seguire sia per loro stessi che per altri. Non c’è vera obbedienza a Dio senza l’ascolto del Signore che parla oggi alla sua Chiesa. Senza vera obbedienza nessuna redenzione sarà mai possibile. Senza obbedienza, si lavora, ma invano; ci si affatica, ma inutilmente.