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Efficacia del sacerdozio di Cristo
[11]Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione,
Fino a questo momento l’Autore si è prodigato a mostrarci che tutto l’Antico Testamento con il suo culto, il suo sacerdozio, il suo santuario era solo un’ombra, una figura delle cose future.
Ora dedica tutta la sua attenzione a Cristo e al suo sacerdozio. Lo fa però, servendosi del modello antico, al fine di cogliere ogni sostanziale diversità e differenza.
Solo mettendo in luce tutta la verità, la novità, l’efficacia del sacerdozio di Cristo è possibile rendersi conto della fine di tutto ciò che è Antico Testamento e contenuto delle sue Istituzioni.
Sono queste le prime due sostanziali differenze:
Cristo è venuto come sommo sacerdote di beni futuri.
Ha attraversato una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione.
I beni futuri sono le cose che riguardano Dio e sono il ritorno dell’uomo nell’obbedienza al suo Creatore nell’amore perfetto che avrà il suo compimento nel Paradiso.
I beni futuri iniziano su questa terra con la partecipazione del cristiano della natura divina e si concludono nel Cielo, quando la partecipazione del cristiano sarà quella della risurrezione gloriosa del Signore Gesù.
Per capire bene questa differenza, è opportuno ricordarsi che l’Alleanza è fondata su una promessa. Se si legge con attenzione il testo della promessa ci si accorge che essa riguarda la terra che è la Palestina.
Nella Nuova Alleanza la promessa non è la terra, ma il regno dei Cieli, il Paradiso. È il Paradiso il bene futuro della nuova alleanza. A questo bene si arriva attraverso l’ascolto della Nuova Parola di Gesù Signore che è il suo Nuovo Comandamento dell’Amore.
La Nuova Alleanza libera il discepolo di Gesù da ogni terra, perché ogni terra è solo sentiero per il Cielo. Il cristiano non appartiene ad un popolo, perché ogni popolo è chiamato a divenire una cosa sola in Cristo.
È questa la più portentosa, la più grande, la più impensabile, la più inaudibile della libertà: la libertà dell’appartenenza ad una terra, o ad una categoria di persone, perché si appartiene e si è solo di Cristo Gesù.
Si è di Lui sulla terra e nel Cielo. Se si è di Lui non si può essere di nessun altro, non si può appartenere a nessun altro. Lui è il nostro bene futuro. È il nostro bene futuro perché è Lui l’unico e solo bene presente.
Il cristiano non è di nessuno. Lui è di Cristo. Questa la sua nuova ed unica appartenenza. Da tutte le altre cose, da ogni altra persona, dalla storia e dagli eventi lui deve essere libero, perché Cristo lo ha liberato.
L’altra grande e sostanziale differenza, anche questa è stata messa in evidenza, in risalto.
La tenda che Lui attraversa non è fatta da mano d’uomo. È fatta direttamente da Dio. Non appartiene alla creazione, perché è il Cielo stesso, è la dimora di Dio. In altre parole è Dio stesso.
Gesù si presenta presso il Padre suo, siede alla sua destra, per esercitare in eterno il suo sacerdozio in nostro favore.
La tenda che Lui attraversa non è più l’ombra o la figura, è invece la realtà. Si tratta tuttavia di una realtà divina, eterna, immutabile. Questa tenda è in Cielo e attraverso i cieli Cristo Gesù entra al cospetto del Padre Suo.
Questa tenda è più grande di quella del tempio di Gerusalemme, perché è grande quanto tutta l’estensione dei cieli. È più perfetta, perché essa non è materiale, ma spirituale, non è fatta dall’uomo, ma da Dio stesso, non è sulla terra, ma nel Cielo, non è di questa creazione, ma appartiene alla stessa eternità di Dio.
[12]non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna.
In questo versetto troviamo altre tre sostanziali differenze che distanziano e separano infinitamente il Sacerdozio di Cristo da quello di Aronne:
Non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue
entrò una volta per sempre nel santuario,
procurandoci così una redenzione eterna.
La prima differenza ci dice che viene sostituito il sangue degli animali con quello dell’uomo. Poiché il sangue veniva versato e l’animale sacrificato, Cristo per entrare nella tenda del cielo versò il suo sangue, sacrificando se stesso.
Quello di Cristo Gesù è vero sacrificio, perché vero versamento del sangue, vera morte, vera oblazione, vero dono al Padre.
Egli si è donato fisicamente, personalmente, fino all’ultima goccia di sangue al Padre suo che è nei cieli.
La seconda differenza invece ci annunzia che è finita per sempre la ripetizione dei sacrifici.
Non solo l’animale è stato sostituito con Dio – essendo Cristo Gesù vero Dio e vero uomo – ma anche il sacrificio è stato fatto una volta per sempre e una volta per tutte.
Nessun altro sacrificio si deve più fare. Il sacrificio di Cristo è stato perfetto.
La sua offerta al Padre è unica, irripetibile. Nessun altro sacrificio più si deve offrire e di nessun genere.
La terza differenza dice qual è stato il frutto di quest’unico sacrificio: esso ci ha procurato una redenzione eterna.
Siamo eternamente redenti, giustificati, santificati, purificati. Ogni uomo può accedere a questa redenzione eterna, che è il frutto del sacrificio di Cristo sul Golgota.
Si è detto lungo la trattazione che i sacrifici dell’Antica Legge erano inefficaci quanto a salvezza e a redenzione.
Quello di Cristo non solo è efficace, è anche universale: vale per ogni uomo, di ogni tempo, vale sulla terra e nel cielo, vale per il passato e per il futuro, vale per il presente e per ogni altro tempo e ogni altro uomo.
Ogni uomo di ogni tempo, sulla terra e nel Cielo, è redento da quest’unico eterno, immutabile, irripetibile sacrificio di Cristo Gesù sulla croce.
Possiamo ora sintetizzare i primi cinque elementi di differenza e anche di superamento:
I beni futuri (dalla promessa della terra alla promessa del Cielo).
la tenda (non fatta da mano d’uomo, non appartenente alla nostra creazione)
La sostituzione del sangue (dal sangue animale offerto al Signore al sangue di Dio offerto per la salvezza dell’uomo).
L’unico ed eterno sacrificio (una volta per tutte).
La redenzione eterna (efficacia eterna del sacrificio di Cristo).
Lette in successione queste cinque differenze mostrano in tutta la sua grandezza il mistero che avvolge il Sacerdozio di Cristo Gesù.
È il sacerdozio che mette l’uomo in una realtà nuova, nuovissima, perché lo mette nella stessa realtà di Dio, anzi gli procura la stessa libertà di Dio, vissuta tutta e interamente da Cristo Gesù, che si liberò anche del suo corpo, del suo sangue, della sua intera vita per essere tutto del Padre, per compiacere il Padre suo che è nei cieli.
È questo il vero annientamento di Cristo: egli si liberò del suo corpo e del suo sangue per farne un sacrificio, un dono al Padre suo.
Egli è tutto dal Padre e si dona interamente al Padre, fisicamente si dona, fisicamente si svuota di sé, fisicamente versa il sangue, fisicamente sacrifica il suo corpo.
Questa è la vera libertà cristiana, che si chiama povertà in spirito: rinunzia alla propria vita per farne un’offerta gradita al Signore.
È questa la redenzione eterna procurataci da Cristo Signore. Redenzione come liberazione dal peccato, ma anche redenzione come liberazione dal proprio essere, per essere tutto e interamente di Dio.
[13]Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne,
In questo versetto viene messo in risalto il frutto spirituale del sacrificio antico, ma solo ai fini di mostrare nel versetto seguente la superiorità quanto a frutti del sacrificio di Cristo Gesù.
C’è da puntualizzare che la “forza” del sacrificio antico era tutta finalizzata al perdono del peccato, non al cambiamento dell’uomo, o alla sua nuova creazione, o rigenerazione, o partecipazione della divina natura.
Colui che aveva peccato, sottoponendosi al rito del sacrificio espiatorio, riceveva il perdono dei peccati, nel vero pentimento e nelle opere di misericordia, anche la cancellazione della pena.
Restava però sempre nella sua vecchia natura malata, quella che era stata concepita nel peccato, secondo la preghiera del salmo 50 elevata da Davide al Signore.
La santità era dunque nella realtà del perdono dei peccati, nella cancellazione della pena. Era però vero perdono e vera cancellazione.
L’uomo ritornava nella pace con Dio e con i fratelli. Era nella comunione con il Creatore e con le creature.
Questo era l’effetto di santificazione operato dal sacrificio animale, offerto a Dio attraverso il sacerdozio alla maniera di Aronne.
Perché il sacrificio potesse produrre questo effetto di liberazione dalla colpa e dalla pena, si richiedeva necessariamente il pentimento, la vera contrizione, il dolore di aver offeso il Signore assieme alla volontà di desistere dal male e iniziare a fare il bene.
Poiché l’uomo era sempre e comunque nella natura malata, infetta di peccato, spesso mancava di vero pentimento, celebrava il sacrificio ma senza reale contrizione, il culto diveniva in questi casi solo un’opera esterna al cuore e alla mente dell’uomo. Finiva nel momento in cui terminava la sua ritualità esteriore, poi tutto ricominciava come prima, con gli stessi peccati, con le stesse trasgressioni. Da qui l’appellativo divino di aver fatto del tempio una spelonca di ladri, un luogo di sicurezza, un rifugio protetto, dal quale partire per continuare a peccare ancora.
Tutti i profeti lottano contro la falsità di questo culto senza pentimento, senza contrizione, senza dolore dei peccati, senza proponimento di emendare la propria condotta, per rientrare nell’osservanza dei comandamenti e della Legge del Signore.
Tuttavia resta sempre valido il principio che il sacrificio dell’Antica Legge, celebrato con disposizioni sante, liberava dalla colpa e anche dalla pena, ammetteva nuovamente l’uomo nell’amore e nella giustizia del Suo Dio.
[14]quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente?
Diversa invece per contenuti e per sostanza è l’efficacia del sacrificio di Cristo Gesù.
L’efficacia è diversa, perché il sacrificio è diverso. È diverso perché il “contenuto” del sacrificio è diverso.
È diverso anche perché il “modo” del sacrificio è anche diverso.
Ciò appare in tutta chiarezza se esaminiamo una per una le cause di questa diversità, annunziate dall’Autore in questo versetto:
Quanto più il sangue di Cristo: la prima diversità è nel sangue che si offre. Aronne offriva sangue di tori e di vitelli. Gesù offre il proprio sangue. Entra nella tenda del cielo portando dinanzi al Dio vivente il sangue della Nuova Alleanza e questo sangue è il suo. Ma il suo sangue è il sangue del Figlio di Dio, è il sangue di Dio, perché la Persona di cui è il sangue, è Dio. La differenza è eterna, divina, infinita, supera in ampiezza e in profondità l’estensione dell’intero universo.
Che con uno Spirito eterno: Lo Spirito eterno, con il quale Gesù offre se stesso, è l’altra differenza, o diversità. Aronne offriva a Dio i sacrifici ma con il suo spirito, il suo cuore, la sua anima, la sua mente, che erano cuore, mente, anima di un uomo che è stato concepito nel peccato. Offre da peccatore il sacrificio per i peccati. Cristo Gesù offre il suo sacrificio con uno Spirito eterno. Lo Spirito eterno è la sua Persona divina che è santa, immacolata, purissima. È anche lo Spirito Santo di Dio, che è eterna comunione di amore e di verità in seno alla Trinità. In Lui, nello Spirito Santo, il Padre ama eternamente il Figlio e dona tutto se stesso al Figlio. In Lui, nello Spirito Santo, il Figlio ama eternamente il Padre e offre, dona tutto se stesso al Padre. In Lui, nello Spirito Santo, che è Spirito Eterno, la Persona eterna del Figlio – in tal senso Spirito eterno – offre al Padre il sacrificio del suo corpo, versando il suo sangue per la Nuova ed Eterna Alleanza. In Lui, nello Spirito Santo, il sacrificio di Cristo si riveste di amore eterno, divino, santissimo, purissimo, castissimo. Si riveste dello stesso eterno amore che si vive tra il Padre e il Figlio da sempre e per sempre nell’eternità.
Offrì se stesso: Chi si offre al Padre è il Figlio del Padre. È il Figlio del Padre che offre se stesso al Padre, offrendo il suo corpo, versando il suo sangue. Non c’è sostituzione, c’è vero sacrificio della Persona. È la Persona divina che si offre al Padre, perché è Lei il soggetto che si offre e l’oggetto che viene offerto. Aronne portava un sangue estraneo alla stessa natura umana. Quello che lui offriva era un sangue estraneo al suo ed estraneo a tutta la natura umana. Quello di Cristo è sangue personale di Dio e dell’uomo, è comune a Dio e comune all’uomo, perché è sangue di Dio e sangue dell’uomo, sangue della Persona divina e sangue della natura umana. Essendo sangue di Dio e dell’uomo, essendo il suo proprio sangue, è sangue ricchissimo, preziosissimo, divino. Questo sangue ha il potere di espiare tutti i peccati del mondo, dal primo uomo, Adamo, fino all’ultimo, con la fine dei vecchi cieli e della vecchia terra.
Senza macchia a Dio: l’offerta fatta a Dio è purissima, senza macchia, perché la vittima è purissima, senza macchia. La perfezione è la stessa di Dio. La “purezza” della vittima offerta è tanto grande quanto è puro, santo, innocente, immacolato lo stesso Dio. Questa è la bellezza e la santità della vittima offerta. Cristo è senza macchia, mai ha conosciuto il peccato, Lui è vissuto nella più alta santità, nella pienezza della grazia, sempre.
Purificherà la nostra coscienza dalle opere morte: È questa l’efficacia del sacrificio di Cristo: purificare la nostra coscienza dalle opere morte. Il sacrificio di Cristo purifica la coscienza, perché la libera dalle opere morte. La libera donando però ad essa una vita nuova, una volontà nuova, un desiderio nuovo, una mentalità nuova, una natura nuova. La libera dalle opere morte perché mette nella coscienza il desiderio delle opere vive, del bene, dell’amore, della verità, della giustizia, del compimento perfetto della volontà del Padre. L’opera di Dio nell’uomo, nella redenzione di Cristo, è sempre duplice: la distruzione della natura morta al peccato, la creazione della natura nuova che vive per il Signore. Distruzione e creazione, morte e vita, sono i due momenti della salvezza.
Per servire il Dio vivente: È questo il fine dell’Alleanza: servire il Dio vivente con cuore semplice, puro, immacolato, santo, pieno di amore per il Signore, ricco di grazia e di misericordia da portare al mondo intero. Possiamo fare tutto questo perché in noi è stato generato l’uomo nuovo, capace di amare e di servire il Dio vivente. Possiamo fare questo perché in noi è stato distrutto l’uomo vecchio, con le sue passioni ingannatrici. Questa è la vera efficacia del sangue di Cristo: la possibilità che Esso ci dona di servire Dio come Cristo lo ha servito, senza differenza alcuna. Pienamente e totalmente Lui, pienamente e totalmente noi.
Come si è potuto constatare tutto diviene comprensibile – anche se nella comprensione non si abolisce il mistero che rimane, essendo Cristo Gesù Dio e Figlio Unigenito del Padre – se si parte dalla Persona di Cristo. È la Persona che si offre, non la natura umana che viene offerta. È la Persona divina che sale in croce, non il corpo di carne, o la sua sola natura umana. È la Persona divina che versa il suo sangue, che dona il suo corpo, che muore sulla croce. Muore la Persona divina, non muore però la natura umana. Muore Dio sulla croce, non la divinità.
Essendo la Persona divina che muore nel suo corpo, essendo sempre Ella che offre il suo corpo e il suo sangue per la nostra redenzione e salvezza, questa offerta è offerta di Dio, offerta a Dio per la nostra giustificazione, o purificazione della nostra coscienza.
[15]Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la redenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa.
Questo versetto di compone di tre verità. Anche queste è necessario che vengano esaminate una per una, separatamente:
Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza: Gesù è vero mediatore. Anzi è l’unico Mediatore tra Dio e l’umanità intera. È Mediatore di grazia e di verità. Della Nuova Alleanza Egli è via, verità, vita. Tutto è in Lui, niente è fuori di Lui. Per mezzo di Lui: significa anche in Lui e con Lui, da Lui e per Lui. Tutti gli altri mediatori, lo sono perché sono in Lui e partecipano della sua mediazione, come partecipano del suo sacerdozio. Dio aveva promesso la Nuova Alleanza. Di questa Nuova Alleanza Gesù è il Mediatore. È Mediatore perché essa è stata fatta in Lui come momento “di fondazione”, o “di creazione”, ma anche è Mediatore perché ogni alleanza che viene stipulata tra Dio e il singolo uomo avviene in Lui, per Lui, con Lui. Non solo questo: Gesù è Mediatore per un’altra ragione: La vita stessa dell’Alleanza è in Lui, con Lui, per Lui. Nessuno potrà mai pensare che fatta l’Alleanza Nuova ed Eterna per la mediazione di Cristo nei due momenti di creazione e di stipula, poi questa si possa vivere separatamene da Lui, non in Lui, senza di Lui. L’alleanza si crea in Lui, per Lui, con Lui, si stipula in Lui, con Lui, per Lui, si vive in Lui, con Lui, per Lui. È Mediatore perché? L’Alleanza è comunione di vita e di verità tra Dio e l’uomo. La vita dell’uomo è Cristo. La verità dell’uomo è Cristo. Cristo è la Verità di Dio e dell’uomo. Cristo è la vita di Dio e dell’uomo. In Cristo l’uomo attinge la vita e la verità che lo mettono in comunione eterna con Dio. La vita e la verità si attingono perennemente in Cristo. In tal senso c’è una differenza sostanziale con la mediazione di Mosè o di Aronne. Mosè morto, l’alleanza continuava fuori di lui, senza di lui. Lui è mediatore per il solo momento della stipula. Il sangue non è il suo, la verità non è la sua, la legge non è la sua, il popolo non è il suo. Niente è di Mosè. Tutto invece è di Cristo e tutto vive in Cristo. Questa è la vera Mediazione di Cristo Gesù.
Perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la redenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza1: Questa frase si comprende solo se si considera che nella lingua greca una sola parola può indicare sia “alleanza” che “testamento”. Riportiamo in nota tutto il v. 15. La parola greca è: “diaq»khj”. Leggendo così il versetto v. 15: per questo egli è mediatore di un nuovo testamento, comprendiamo perché viene introdotto nello stesso versetto un nuovo concetto che è quello della morte. La morte dona efficacia al testamento, lo rende operativo, come dirà lo stesso Autore in appresso. Ora a noi interessa affermare una sola verità: la morte di Cristo Gesù è avvenuta per la redenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza. La prima alleanza non riguarda solo i figli di Israele e le colpe commesse non sono solo le loro. La prima alleanza abbraccia tutti gli uomini da Adamo fino a Cristo. Cristo è morto per la redenzione del peccato del mondo, di ogni uomo. Poiché l’uomo fino a Cristo è l’uomo per il quale Cristo è morto, la morte di Cristo opera la redenzione di tutti i peccati del mondo, di ogni uomo, di tutti i discendenti di Adamo. “Essendo ormai intervenuta la morte”: è da intendersi come un fatto irreversibile. La morte è avvenuta per la redenzione delle colpe. Il testamento è operativo. Si compie la salvezza, avviene la giustificazione, viene concessa la redenzione. Il peccato è perdonato, perché espiato dalla morte di Cristo.
Coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa: Si è detto che l’Alleanza consta di quattro elementi: la promessa, la legge, il sangue, la stipula. Questi quattro elementi sono l’Alleanza e se uno di questi elementi viene a mancare non esiste più l’alleanza. Essa viene rotta. In questa parte del v. 15 l’Autore insegna che non è sufficiente che Cristo abbia stipulato l’Alleanza Nuova ed Eterna con il Padre nel suo Sangue e nella Sua Legge, o Verità. È necessario inoltre che ogni uomo venga chiamato a stipularla in Lui, a viverla in Lui, a compierla in Lui. Il “per Lui” è stato compiuto ed ha un valore eterno. Manca ora il “in Lui” e il “con Lui”. Per questo occorre tutta l’opera evangelizzatrice della Chiesa che chiami ogni uomo a ricevere l’eredità eterna. L’Autore non sofferma la sua attenzione sull’evangelizzazione, la pone invece sulla verità e sulla certezza dell’Alleanza. Il sangue di Cristo è vero sangue dell’Alleanza. Cristo è vero Mediatore della Nuova Alleanza. L’Alleanza è già stata stipulata in Lui e per Lui con il Padre. Essa è veramente efficace. La promessa è vera, ma anche operativa. Chi è chiamato e si lascia attrarre dalla verità di Cristo, riceverà anche la promessa che è parte essenziale della stessa Alleanza. Sulla promessa, o promesse migliori, l’Autore ci ha fornito ogni elemento di dottrina e di verità in precedenza. Ripeto: ora Lui vuole convincere i destinatari della Lettera sull’unica verità che regge l’Alleanza Nuova ed Eterna in Cristo: è vera l’Alleanza, è vera la promessa. Finisce l’Alleanza Antica, finisce la Promessa Antica. Inizia con Cristo l’Alleanza Nuova ed Eterna, portatrice di una promessa eterna. Chi vuole questa promessa deve accedere a Cristo, deve entrare nella sua Nuova ed Eterna Alleanza, di cui Lui è vero Mediatore. Gesù è vero Mediatore a causa della Sua morte. È la morte che lo costituisce Mediatore della Nuova Alleanza tra Dio e l’umanità intera.
Si è detto che Alleanza e Testamento sono indicati con una stessa parola greca. Ora l’Autore sviluppa la sua argomentazione e le sue deduzioni dottrinali proprio partendo dalla parola “testamento”, spostando però anche l’accento sulla legalità della promessa e sulla sua irreversibilità. Il testamento infatti dona valore legale alla promessa in esso contenuta, ma anche dona valore perenne. È da questi due concetti – valore legale e irreversibilità – che ora parte per introdurre noi nella vastissima verità che contiene l’Alleanza Nuova ed Eterna stipulata da Cristo nel suo sangue.
[16]Dove infatti c'è un testamento, è necessario che sia accertata la morte del testatore, [17]perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive. [18]Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue. [19]Infatti dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo, [20]dicendo: Questo è il sangue dell'alleanza che Dio ha stabilito per voi.
La verità affermata dall’Autore è questa: per legge nessun testamento entra in vigore se non dopo avvenuta la morte del testatore.
Una volta accertata la morte, immediatamente il testamento entra in vigore e ogni sua disposizione ha valore di legge.
Questa è legge generale e vale per ogni testamento. L’Autore però non si ferma alla sola legge che regola lo statuto dei testamenti, fa anche un passo in avanti e vede negli animali sacrificati, la morte che rende efficace il testamento antico, stabilito da Dio per il suo popolo.
Osserviamo con attenzione ogni singola affermazione dei vv. 18 e 19:
Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue: Sappiamo che il sangue è la vita e che una sola vita dovrà regnare tra Dio e il suo popolo: quella sancita e stabilita dalla volontà del Signore. Questo è il primitivo significato del sangue in ordine all’Alleanza. Ora invece viene conferito al Sangue un altro significato. L’Alleanza fu sigillata col sangue per attestare la sua validità, la sua efficacia, la sua entrata in vigore. Il sangue versato attesta una morte. Il testamento entra in vigore per la morte non di Dio, ma dell’animale che ha in questo caso il posto di Dio. Questa è una “vera rivoluzione culturale nella fede”. Fino alla Lettera agli Ebrei, mai l’animale era stato considerato sostituto di Dio, esso era sempre stato visto sostituto dell’uomo, nei sacrifici. Questa visione è però solo in questo caso dell’Alleanza. In altri casi il sacrificio e le offerte erano “considerate pane, o cibo per il Signore”. Dio, non potendo morire, poiché immortale, muore nel segno dell’animale e il sangue versato ne attesta la morte, la certifica e dona valore al testamento, o patto di alleanza.
Infatti dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè: Si è detto che la promulgazione della legge è uno dei quattro elementi dell’Alleanza. La Legge veniva letta. Il popolo si impegnava ad osservarla.
Secondo la legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo: Altra modifica degna di essere presa in considerazione. Dalla lettura del testo dell’Esodo sappiamo che furono aspersi l’altare e il popolo. Qui l’Autore sostituisce l’altare di Dio con la Legge di Dio. La sostituzione dell’altare di Dio con il libro della Legge ha un significato forte: il legame non è tanto con il culto, quanto con la Parola. Si passa dal culto alla parola della legge. È questo passaggio attestazione di una mentalità di fede propria del Nuovo Testamento, il cui legame con Cristo passa in modo del tutto peculiare con la sua Parola. Il sangue sigilla la non possibilità di cambiare la Legge assieme all’impegno del popolo di osservarla. La Legge è definitiva e anche l’impegno.
dicendo: Questo è il sangue dell'alleanza che Dio ha stabilito per voi: Conosciamo ora il vero significato del sangue. L’alleanza è sancita, perché il testamento è entrato in vigore proprio in ragione del sangue versato. Dio ha stabilito la sua alleanza, il suo testamento, sull’alleanza e sul testamento ha versato il suo sangue, il suo sangue ha anche versato sul popolo. Il patto entra nella pienezza del suo vigore e della sua efficacia. Da puntualizzare quanto detto sopra: il sangue di Dio versato è nel segno, o nella figura del sangue dell’animale. Dio essendo purissimo spirito non ha sangue, né può morire.
[21]Alla stessa maniera asperse con il sangue anche la Tenda e tutti gli arredi del culto.
Questo versetto aggiunge a quanto già detto che non solo il libro fu asperso, ma anche la Tenda e tutti gli arredi del culto.
Questo di per sé non è avvenuto nella stipula dell’Alleanza al Sinai, perché in quell’istante ancora la Tenda non esisteva e neanche gli arredi del culto.
Eccone la conferma secondo Esodo 24,4-8: “Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare. Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo! Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: Ecco il sangue dell'alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!”.
Come si può constatare non c’è alcun riferimento né alla Tenda, né agli arredi del culto.
Della Tenda e degli arredi del culto di parla invece nel Levitico (8,15-21): “Mosè lo immolò, ne prese del sangue, bagnò con il dito i corni attorno all'altare e purificò l'altare; poi sparse il resto del sangue alla base dell'altare e lo consacrò per fare su di esso l'espiazione. Poi prese tutto il grasso aderente alle viscere, il lobo del fegato, i due reni con il loro grasso e Mosè bruciò tutto sull'altare. Ma il giovenco, la sua pelle, la sua carne e le feci, bruciò nel fuoco fuori dell'accampamento, come il Signore gli aveva ordinato. Fece quindi avvicinare l'ariete dell'olocausto e Aronne e i suoi figli stesero le mani sulla testa dell'ariete. Mosè lo immolò e ne sparse il sangue attorno all'altare. Poi fece a pezzi l'ariete e ne bruciò testa, pezzi e grasso. Dopo averne lavato le viscere e le zampe con acqua, bruciò tutto l'ariete sull'altare: olocausto di soave odore, un sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore, come il Signore gli aveva ordinato”.
In questo contesto il sangue serve per la purificazione: l’altare unto con il sangue da cosa profana diviene cosa sacra per il Signore.
Il sangue diviene in questo contesto segno della santità di Dio. È questa la purificazione che si ottiene per mezzo di esso: le cose unte con il sangue del sacrificio diventano cosa sacra per il Signore, espressione e manifestazione della sua santità e della sua trascendenza.
Il rito del sangue è come un’alleanza prolungata, rinnovata, verificata, santificata.
[22]Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non esiste perdono.
La legge è quella del Levitico, il codice della santità e della sacralità nelle cose che riguardano Dio.
L’Autore interpretando saggiamente la legge antica, afferma la verità della stessa, secondo la quale tutto ciò che riguardava il culto veniva purificato con il rito del sangue.
Non solamente le cose, ma anche le persone rivestite di sacralità, quali i sacerdoti, venivano purificate e rese idonee per il culto attraverso il rito del sangue.
Ne abbiamo conferma dal Libro del Levitico:
Lev. 8: “Il Signore disse ancora a Mosè: Prendi Aronne insieme ai suoi figli, le vesti, l'olio dell'unzione, il giovenco del sacrificio espiatorio, i due arieti e il cesto dei pani azzimi; convoca tutta la comunità all'ingresso della tenda del convegno. Mosè fece come il Signore gli aveva ordinato e la comunità fu convocata all'ingresso della tenda del convegno.
Mosè disse alla comunità: Questo il Signore ha ordinato di fare. Mosè fece accostare Aronne e i suoi figli e li lavò con acqua. Poi rivestì Aronne della tunica, lo cinse della cintura, gli pose addosso il manto, gli mise l'efod e lo cinse con la cintura dell'efod, nel quale avvolse l'efod. Gli mise anche il pettorale, e nel pettorale pose gli Urim e i Tummin. Poi gli mise in capo il turbante e sul davanti del turbante pose la lamina d'oro, il sacro diadema, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Poi Mosè prese l'olio dell'unzione, unse la Dimora e tutte le cose che vi si trovavano e così le consacrò. Fece sette volte l'aspersione sull'altare, unse l'altare con tutti i suoi accessori, la conca e la sua base, per consacrarli. Versò l'olio della unzione sul capo d'Aronne e unse Aronne, per consacrarlo. Poi Mosè fece avvicinare i figli d'Aronne, li vestì di tuniche, li cinse con le cinture e legò sul loro capo i turbanti, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
Fece quindi accostare il giovenco del sacrificio espiatorio e Aronne e i suoi figli stesero le mani sulla testa del giovenco del sacrificio espiatorio. Mosè lo immolò, ne prese del sangue, bagnò con il dito i corni attorno all'altare e purificò l'altare; poi sparse il resto del sangue alla base dell'altare e lo consacrò per fare su di esso l'espiazione. Poi prese tutto il grasso aderente alle viscere, il lobo del fegato, i due reni con il loro grasso e Mosè bruciò tutto sull'altare. Ma il giovenco, la sua pelle, la sua carne e le feci, bruciò nel fuoco fuori dell'accampamento, come il Signore gli aveva ordinato. Fece quindi avvicinare l'ariete dell'olocausto e Aronne e i suoi figli stesero le mani sulla testa dell'ariete. Mosè lo immolò e ne sparse il sangue attorno all'altare.
Poi fece a pezzi l'ariete e ne bruciò testa, pezzi e grasso. Dopo averne lavato le viscere e le zampe con acqua, bruciò tutto l'ariete sull'altare: olocausto di soave odore, un sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore, come il Signore gli aveva ordinato. Poi fece accostare il secondo ariete, l'ariete della investitura, e Aronne e i suoi figli stesero le mani sulla testa dell'ariete. Mosè lo immolò, ne prese del sangue e bagnò il lobo dell'orecchio destro di Aronne e il pollice della mano destra e l'alluce del piede destro. Poi Mosè fece avvicinare i figli di Aronne e bagnò con quel sangue il lobo del loro orecchio destro, il pollice della mano destra e l'alluce del piede destro; sparse il resto del sangue attorno all'altare.
Poi prese il grasso, la coda, tutto il grasso aderente alle viscere, il lobo del fegato, i reni con il loro grasso e la coscia destra; dal canestro dei pani azzimi, che era davanti al Signore, prese una focaccia senza lievito, una focaccia di pasta intrisa nell'olio e una schiacciata e le pose sulle parti grasse e sulla coscia destra. Poi mise tutte queste cose sulle mani di Aronne e sulle mani dei suoi figli e le agitò con l'agitazione rituale davanti al Signore. Mosè quindi le prese dalle loro mani e le bruciò sull'altare sopra l'olocausto: sacrificio di investitura, di soave odore, sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore. Poi Mosè prese il petto dell'ariete e lo agitò come offerta da agitare ritualmente davanti al Signore; questa fu la parte dell'ariete dell'investitura toccata a Mosè, come il Signore gli aveva ordinato.
Mosè prese quindi l'olio dell'unzione e il sangue che era sopra l'altare; ne asperse Aronne e le sue vesti, i figli di lui e le loro vesti; così consacrò Aronne e le sue vesti e similmente i suoi figli e le loro vesti. Poi Mosè disse ad Aronne e ai suoi figli: Fate cuocere la carne all'ingresso della tenda del convegno e là mangiatela con il pane che è nel canestro dell'investitura, come mi è stato ordinato. La mangeranno Aronne e i suoi figli. Quel che avanza della carne e del pane, bruciatelo nel fuoco. Per sette giorni non uscirete dall'ingresso della tenda del convegno, finché cioè non siano compiuti i giorni della vostra investitura, perché la vostra investitura durerà sette giorni. Come si è fatto oggi così il Signore ha ordinato che si faccia per compiere il rito espiatorio su di voi. Rimarrete sette giorni all'ingresso della tenda del convegno, giorno e notte, osservando il comandamento del Signore, perché non moriate, poiché così mi è stato ordinato. Aronne e i suoi figli fecero quanto era stato ordinato dal Signore per mezzo di Mosè.
Da quanto riportato si può constatare l’importanza del sangue nella ritualità dell’Antica Alleanza. Tutto avveniva per mezzo del sangue: purificazione delle cose e delle persone destinate al culto, ma anche remissione dei peccati e perdono delle colpe. Possiamo dire che tutto era nel sangue e senza il rito del sangue nulla veniva compiuto.
Da qui si comprende bene l’osservazione finale del v. 22: “senza spargimento di sangue non esiste perdono”. Non esiste perdono, perché il perdono è nel segno del sangue che è la vita.
Cosa è il perdono se non il ritorno dell’uomo nella vita di Dio? Cosa è il sangue se non il segno della vita di Dio in mezzo al suo popolo?
Aspergere con il sangue è aspergere con la vita di Dio, ma la vita di Dio è santissima. Aspergere con il sangue è aspergere con la santità di Dio.
Con l’aspersione e lo spargimento del sangue uomini e cose venivano “unti” di verità e di santità divina.
Tutto questo si comprende bene, se non si considera il sangue solamente come segno di vita, ma anche come segno di verità e di santità, della verità e della santità di Dio.
Ma soprattutto se non si vede più nel rito del sangue la sostituzione dell’uomo con l’animale. L’Autore della Lettera agli Ebrei ci ha fatto capire chiaramente che la sostituzione non è dell’uomo con l’animale, è bensì quella di Dio con l’animale.
Il sangue dell’animale è il segno del sangue di Dio. Poiché Dio non ha né carne e né sangue, al posto di Dio viene preso un animale e sacrificato, ucciso al posto di Dio.
Nella Nuova ed Eterna Alleanza, avendo Dio carne e sangue, veramente muore, veramente viene sacrificato, veramente immolato per sigillare il Nuovo Patto, la sua santità, la sua verità, la sua irrevocabilità, la sua eternità.
Di tutte queste cose è giusto che parli l’Autore. Non vogliamo, né possiamo dire ciò che ancora il testo non dice, avendo un suo proprio itinerario e una dialettica sua particolare.