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CAPITOLO PRIMO

PROLOGO

[1]Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti,
Con queste semplicissime parole viene manifestato come il Signore Dio ha rivelato la sua volontà ai padri.
Lo ha fatto, parlando loro, non direttamente, ma indirettamente, servendosi dei profeti.
Lo ha fatto nei tempi antichi, cioè durante tutto il corso della storia passata, fino a Giovanni il Battista.
Lo ha fatto in diversi modi. In verità molte sono le modalità attraverso cui il Signore ha parlato. Possiamo dire che ogni profeta, ogni uomo di Dio, ha un suo modo particolare, una sua peculiare specificità.
Lo ha fatto molte volte. La Parola di Dio ha accompagnato tutto il cammino dell’uomo fino a Cristo, anche se il dono di questa Parola è stato prevalentemente offerto ad un popolo: ai discendenti di Abramo, ai figli di Israele.
Sempre i profeti si sono succeduti nel lungo arco del tempo e ogni tempo ha avuto un suo particolare profeta, ognuno con una sua specifica Parola di Dio.
Tutta la storia di Israele è letta, guidata, interpretata, orientata dalla Parola di Dio fatta udire per mezzo dei profeti.
Non è possibile comprendere questa storia se si prescinde dai profeti e dalla Parola che essi di volta in volta facevano risuonare in mezzo al popolo di Dio.
Questa Parola mentre era finalizzata alla santificazione del presente, portava in sé una speranza sempre più chiara, nitida, a volte dai contorni misteriosi.
Era questa speranza la vita del popolo, specie nei momenti più difficili della sua esistenza.
Questa verità ci fa concludere che la vita del popolo di Dio è tutta dalla Parola e nella Parola. Questa Parola è fatta risuonare sempre viva e vitale da Dio per mezzo dei suoi profeti.
Questa Parola è fatta risuonare in una varietà di forme e di modi attraverso i quali appare con chiarezza inconfutabile che essa può venire solo da Dio e da nessun altro.
Questa Parola ha un unico contenuto, un solo soggetto, una sola speranza, un’unica verità. Essa è l’annunzio di una salvezza che dovrà compiersi per mezzo di un uomo, costituito da Dio suo Messia, suo Servo, suo Liberatore, suo Redentore per portare sulla terra il dono della pace, nella conversione e nella fede.
Questa Parola, che ha accompagnato tutta la storia di Israele fino al presente è una Parola non compiuta in sé, perché è una Parola che attende il suo compimento.
Essa è come un albero che produce un fiore dal quale dovrà nascere il frutto della vita per ogni uomo.
La vita non è nel fiore, ma è nel frutto. Fermarsi al fiore e non cogliere il frutto che il fiore ha maturato, e che è il fine del fiore, è semplicemente follia, stoltezza, grande insipienza.
ultimamente, [2]in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo.
L’Autore della Lettera agli Ebrei non vuole perdere tempo. Quanto Israele ha ascoltato fino a questo momento è solo il fiore.
Il fiore ha già prodotto il frutto. Questo frutto è il Figlio di Dio.
Ultimamente, in questi giorni – sono i giorni di Cristo e della sua vita terrena – Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Noi sappiamo chi è il Figlio attraverso il quale Dio ha parlato: è Gesù di Nazaret.
Da questo versetto dobbiamo trarre alcune conclusioni non minime per la comprensione del pensiero dell’Autore.
Il Figlio, oltre che essere l’Ultima e Definitiva Parola di Dio, Parola piena, completa, perfetta, alla quale nulla si può aggiungere e nulla togliere, è stato costituito erede di tutte le cose.
Dio ha dato tutto al Figlio. Qual è la deduzione di questa verità? Se il Figlio è erede di tutte le cose, tutte le cose di Dio sono ora del Figlio.
Se sono del Figlio, è nel Figlio e dal Figlio che bisogna riceverle, ma è anche nel Figlio che bisogna attingerle.
Dio ha dato tutto al Figlio. Per il Figlio dona ora tutto a noi. Dio non dona se non per mezzo del Figlio.
Questo significa semplicemente che chi vuole i doni di Dio deve attingerli in Cristo e chi non li attinge in Cristo non ha i doni di Dio.
Cristo è Colui che ci dona la Parola, ma anche Colui che ci dona ogni altro dono di Dio, anche i beni promessi, il compimento cioè delle antiche profezie si avvera solo in Cristo, avviene per Lui.
Chi non ha il Figlio non ha i doni divini. Chi rinnega il Figlio rinnega ogni dono di Dio. Senza Cristo non si ha Dio, perché Dio è nella Parola di Cristo e nei Suoi doni. Cristo ci dona Dio e ogni suo dono.
Questa è la prima verità sconvolgente, di esordio di questa Lettera. La seconda verità ci annunzia il grande mistero che precede la stessa creazione, sia delle cose che dello stesso uomo. Cristo Gesù non solo è erede di tutte le cose, erede universale, è anche Colui per mezzo del quale Dio ha fatto il mondo.
Per mezzo del Figlio Dio ha fatto il mondo. Se lo ha fatto per mezzo di Lui, Lui non è stato fatto. Lui non è semplice creatura. Lui è creatore con il Padre. Con il Padre Lui è Dio.
È questa la vera identità di Gesù. Non solo uomo, ma anche Dio. Di Dio però è Figlio: è il Figlio del Padre.
[3]Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cieli,
In questo versetto è racchiusa tutta l’essenza, la missione, i frutti e la glorificazione.
Cristo ci è “descritto” prima dell’incarnazione, che opera nella creazione, che compie la redenzione, che viene innalzato di nuovo presso Dio.
È più che opportuno trattare ogni verità con ordine e separatamente, al fine di aiutare una più perfetta e completa comprensione di Lui.
Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria: La gloria di Dio è la sua essenza, la sua natura, la sua vita eterna.
Il Figlio è irradiazione eterna della vita del Padre. Lui è dal Padre, però è anche nel Padre ed è per il Padre.
Dal Padre, nel Padre, per il Padre: rivolto verso di Lui perché in Lui è la sorgente eterna della sua vita.
Non c’è nella creazione alcun elemento che possa farci penetrare, anche superficialmente, il mistero della generazione eterna del Figlio, detta in questo contesto: irradiazione.
Noi conosciamo l’irradiazione del sole: dal suo fuoco si sprigionano i raggi che riscaldano la terra e le danno vita.
Quanto avviene nel sole non può mai avvenire nel Figlio. I raggi del sole, escono dal sole, ma poi lasciano il sole e si perdono nell’universo. Si distaccano da lui.
Cristo è dal Padre, ma è nel Padre e per il Padre, rivolto eternamente verso di Lui di un amore eterno. Questo amore eterno è la vita del Figlio, ma questo amore eterno che dal Padre si riversa tutto nel Figlio e dal Figlio tutto nel Padre, è anche Lui Persona: è lo Spirito Santo, la Terza Persona della Santissima Trinità.
La Chiesa quando ha voluto formulare la sua fede in questo mistero, ha detto semplicemente: “Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”.
È questo il mistero di Cristo Gesù ed è questa la sua essenza eterna. Lui è uomo e Dio, vero uomo e vero Dio, consustanziale con il Padre nella divinità, consustanziale con l’uomo nell’umanità.
Impronta della sua sostanza: l’irradiazione viene ora specificata e chiarita come “impronta della sua sostanza”.
Anche qui bisogna fare molta attenzione a non separare la sostanza che fa l’impronta e l’impronta fatta.
Dio Padre ha generato Cristo come immagine di Sé, di fronte a Sé, non fuori di sé. È fuori del Padre, Cristo Gesù, come Persona Divina, altra e differente dalla Persona del Padre; non è fuori del Padre come natura divina, essendo la stessa, l’unica natura o sostanza divina.
È questo il mistero della Trinità: un solo Dio, una sola natura o sostanza divina in Tre Persone e Tre persone in una sola sostanza divina.
Dire che il Figlio è impronta della sostanza del Padre, vuol dire una cosa sola: il Figlio è l’immagine perfettissima del Padre. È dal suo essere, dalla sua essenza, ma non fuori del suo essere e della sua essenza, perché è il suo stesso essere e la sua stessa essenza, quanto a natura, senza alcuna differenza.
La differenza è nella Persona, che è distinta, diversa: l’uno è Padre, l’altro è Figlio; l’uno genera, l’altro è generato; l’uno è non principiato, l’altro è principiato, perché il principio del Figlio è il Padre. Principio eterno, non nel tempo. Eterno è il Padre. Eterno è il Figlio. Da sempre e per sempre: Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo.
Pur non entrando nella chiarificazione degli elementi del mistero, indicibili e inspiegabili in sé, la Lettera agli Ebrei vuole introdurci in una differenza sostanziale che esiste tra tutti gli inviati di Dio e Cristo.
Cristo è Dio stesso, è il Figlio di Dio che viene a parlarci del Padre.
Come è sostanziale la differenza della Persona, così è anche e sarà sostanziale la rivelazione e l’opera che Lui è venuto a compiere.
Poiché Dio non ha altri Figli, non ha neanche altra rivelazione da fare, o altro dono da offrirci.
In Cristo ci ha detto tutto, ci ha dato tutto. Cristo è il dono ultimo, perfetto, pieno, completo, definitivo di Dio Padre.
Chi rifiuta Cristo, rimane, è rimasto, rimarrà con un’opera di salvezza iniziata, ma non compiuta, accennata, ma non realizzata.
Sostiene tutto con la potenza della sua parola: viene specificato ulteriormente chi è Cristo Gesù, il Figlio del Padre, benedetto nei secoli eterni.
La Parola di Cristo Gesù è creatrice come la Parola del Padre. È Onnipotente come la Parola del Padre. Tutto è nella Parola di Cristo, come tutto è nella Parola del Padre. Tutto è dalla Parola di Cristo come tutto è dalla Parola del Padre.
Non si può fare alcuna distinzione, o differenza, tra la Parola di Cristo e la Parola del Padre. Chi non ha la Parola di Cristo non ha la Parola del Padre e chi ha la Parola del Padre deve avere la Parola di Cristo. Se non ha la Parola di Cristo non ha neanche la vera Parola del Padre.
Creare una distinzione tra la Parola di Cristo e la Parola del Padre significa una cosa sola: essere fuori della Parola di Cristo e fuori della Parola del Padre; è anche non avere né la Parola di Cristo, né la Parola del Padre.
Anzi, c’è da dire molto di più: la Parola di Dio è Cristo. Chi non ha Cristo non ha alcuna vera Parola di Dio.
Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati: viene ora definita qual è stata la missione di Gesù sulla nostra terra: quella di compiere la purificazione dei peccati.
È questo in fondo l’argomento di questa Lettera. Si rimanda perciò alla trattazione che la stessa Lettera offre con ogni abbondanza di particolari.
Si è assiso alla destra della maestà divina nell’alto dei cieli: è detto ora cosa è avvenuto di Cristo.
Egli è risuscitato il terzo giorno. È rimasto in terra, in modo visibile, con i suoi per quaranta giorni. Al quarantesimo giorno è salito al cielo e si è assiso alla destra del Padre.
Questa puntualizzazione ha uno scopo ben preciso: insegnare che Dio non ha ripudiato suo Figlio, come hanno fatto gli uomini, né lo ha abbandonato.
La sua morte era espiazione dei nostri peccati. Compiuta la redenzione, Egli è risorto e Dio lo ha accreditato accogliendolo nel Cielo, facendolo sedere alla sua destra.
Ora se Cristo è assiso alla destra della maestà divina, nell’alto dei cieli, ci può essere un solo uomo sulla terra che non lo faccia sedere al centro del suo cuore, della sua mente, della sua volontà, della sua anima?
Ci può essere un solo uomo che abbia il coraggio di ripudiare ciò che Dio ha innalzato accanto a sé nella gloria?
Chi dovesse fare questo, attesta semplicemente la nullità della sua fede e la falsità della sua verità.
[4]ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Il nome ereditato è quello di Figlio, di Signore, di Dio.
Il nome però dice la sostanza.
Gli Angeli sono creature. Sono state fatte per mezzo del Figlio. Il Figlio è il loro Signore, il loro Dio.
Ciò che bisogna puntualizzare in questo contesto è però un’altra verità.
Si è detto che Cristo Gesù è vero Dio e vero uomo.
Il nome di Signore che ha ereditato non è solo per il vero Dio, è anche per il vero uomo. Come vero uomo Gesù è Signore degli Angeli.
Come vero uomo Egli è Signore dell’intero creato. Lui che come vero uomo è parte del creato, perché a sua volta è Lui stesso creatura, come creatura, in ragione del nome che ha ereditato, è superiore allo stesso Creato ed è suo Signore.
La questione è sostanziale, non è semplicemente accidentale, formale.
Questa superiorità sostanziale non è affermata semplicemente per definire l’essere, la sostanza, la Persona, le nature che vivono nell’unica Persona divina, secondo quella fede che la Chiesa ci insegna e che è stata definita a partire dal Concilio di Nicea prima e di Calcedonia dopo.
La questione è teologica, cristologica, ma soprattutto soteriologica, di redenzione e di rivelazione insieme.
Cristo Gesù è la Redenzione del Padre. Cristo Gesù è anche la Rivelazione del Padre. È Colui che opera la redenzione, ma anche colui che dona la rivelazione.
Anche questa tematica sarà sviluppata ampiamente nei capitoli che seguiranno.