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TU SEI SACERDOTE PER SEMPRE

Melchisedek: re, sacerdote, offre pane e vino. Gesù è sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedek. Melchisedek è re e sacerdote insieme. Questa è la prima differenza con il sacerdozio alla maniera di Aronne. Aronne era solo sacerdote. Melchisedek offre al Dio Altissimo pane e vino, non offre un sacrificio animale, non versa sull’altare sangue di tori e di vitelli. Aronne entrava nel santuario per compiere il rito dell’espiazione dei peccati con il sangue di tori e di vitelli. Gesù invece non entra nel santuario con nessun animale e non entra in nessun santuario della terra. Lui offre a Dio il pane che è se stesso ed anche il vino che è la sua vita. Il pane e il vino diventano suo Corpo e suo Sangue e vengono offerti a Dio da quanti sono fatti partecipi del suo sacerdozio. Gesù entra nel santuario del cielo una volta per sempre, entra con il proprio sangue. Per questo motivo il sacerdozio di Cristo è simile nella forma a quello di Melchisedek, ma è tanto dissimile nella sostanza. Quello è solo figura. La verità è tutta nel sacerdozio di Cristo Gesù.
Melchisedek benedice Abramo. Benedicendo Abramo, Melchisedek benedice tutto il popolo di Dio. Benedice anche Aronne e il suo sacerdozio. Questo deve significare una cosa sola: la superiorità di Melchisedek nei riguardi di Abramo. Essendo il sacerdozio di Cristo alla maniera di quello di Melchisedek, se ne deduce che Cristo sacerdote è superiore ad Aronne e al suo sacerdozio. È il sacerdozio di Aronne che deve passare al sacerdozio di Cristo, non quello di Cristo a quello di Aronne. Quello di Cristo è vero sacerdozio. Aronne finisce di essere figura di ogni sacerdozio, perché figura, essenza, sostanza, verità ora è solo Gesù Signore.
Re di giustizia. Re di pace. Melchisedek porta un nome che significa: “re di giustizia”, “re di pace”. Cristo Gesù è anche Lui Re di giustizia e di pace. È Re che crea la pace. È Re come Autore. È l’Autore della pace, della giustizia, perché lui è la pace e la giustizia di Dio sulla nostra terra. Chi vuole possedere la pace, chi vuole divenire giusto lo può solo in Lui, con Lui, per Lui. La crea per l’esercizio del suo sacerdozio eterno.
Melchisedek è come un’apparizione. Melchisedek appare e poi scompare. Di Lui niente altro si sa, se non ciò che è raccontato nella Genesi e in quell’incontro fugace con Abramo. Cristo invece è sacerdote eterno. Lui non scompare, non sparisce. Lui è nel cielo. Il suo sacerdozio è eterno a motivo dell’eternità della sua Persona, che è in se stessa Dio. Il suo è l’unico e il solo sacerdozio, perché Lui è il solo e l’unico vero sacerdote dinanzi al Padre suo.
La decima alla luce della fede. La decima vero atto di culto. La decima relazione di subordinazione all’interno della libertà acquisita. L’Autore della Lettera agli Ebrei coglie ogni elemento utile a dimostrare la superiorità di Melchisedek nei confronti di Abramo. Ciò gli serve per attestare la superiorità del Sacerdozio di Cristo nei confronti del Sacerdozio di Aronne. Abramo dona la decima a Melchisedek. Con questo gesto indica dipendenza, sudditanza, manifesta la sua volontà di sottomissione a lui, lo riconosce semplicemente superiore a lui. Questo è il significato della decima. All’interno del popolo di Dio il pagamento della decima era segno di fede e di culto. Si riconosceva Dio Signore, Liberatore, Autore di ogni cosa. Ognuno si sottometteva a Lui offrendogli la decima di ogni cosa, di ogni bene. Abramo riconosce Melchisedek superiore a Lui e gli offre la decima in segno di sottomissione. Sottomettendosi a Melchisedek è tutto il popolo di Dio che sottomette. Anche Aronne è sottomesso a Melchisedek e di conseguenza è sottomesso a Cristo, il cui sacerdozio è alla maniera di Melchisedek.
Una sola è la fede: in ogni Parola di Dio. Non ci sono due fede, una prima di Cristo e una dopo Cristo, una con Lui e una senza di Lui. La fede è una sola, perché una sola è la Parola di Dio. La fede è nella Parola di Dio e in ogni Parola che Dio ha fatto risuonare, fa e farà risuonare sulla nostra terra. Non ci sono due tipi di fede: una fede nella Parola pubblica di Dio e una fede nella Parola privata di Dio. La Parola di Dio è una, perché uno è il Dio che parla. Non c’è cambio di verità tra la Parola pubblica e la Parola privata. Uno è Dio, una è la verità, una è la Parola, una deve essere la fede. Se non partiamo dall’unità e dall’unicità del Dio che parla creeremo confusioni in ordine alla fede e alla verità. La Parola di Dio prima di Cristo guarda verso Cristo che doveva venire. La Parola di Dio con Cristo e dopo Cristo ci parla di Cristo che è venuto. Una sola verità è il contenuto della Parola di Dio: Cristo Gesù nostro Signore.
Melchisedek immortale riceve la decima da uomini mortali: questa è superiorità. Ancora un’altra differenza tra il Sacerdozio di Melchisedek e quello di Aronne. Melchisedek è detto dalla Scrittura “Sacerdote in eterno”. Aronne non è sacerdote in eterno. È sacerdote fino al momento della morte. Melchisedek è superiore ad Aronne anche a motivo della sua immortalità, del suo sacerdozio che non tramonta. Anche Cristo – lo si è già considerato – esercita il suo Sacerdozio eterno a motivo della sua Persona che è eterna.
Benedire il popolo nel nome del Signore. Una delle ministerialità del sacerdozio è quella di benedire il popolo nel nome del Signore. Melchisedek benedice Abramo. Benedicendo Abramo, benedice anche Aronne che era stato preposto da Dio a benedire il suo popolo. Anche per questa via l’Autore dimostra che Melchisedek è superiore a tutto il popolo di Dio e quindi anche Cristo è superiore a tutto il popolo del Signore a motivo della benedizione con la quale egli, come vero sacerdote, benedice il popolo del Signore. Lui benedice l’uomo, dall’uomo non può essere benedetto nel nome del Signore, perché è sempre il superiore che benedice l’inferiore.
Tutto è nella semplicità. L’Autore della Lettera agli Ebrei con argomenti così semplici, perché semplici sono gli elementi che sono in suo possesso, dimostra la realtà e la verità delle cose, di ogni cosa. La sua metodologia va dal semplice al complesso. Lui ci insegna che alla verità si perviene attraverso le vie della semplicità. Tuttavia questa metodologia la può seguire chi ha il cuore semplice, puro, libero. Ma anche la può accogliere chi ha il cuore semplice, libero, puro, amante della verità, autentico ricercatore di essa. Il puro di cuore vede Dio ovunque Dio è. Dio è nella sua Parola e solo chi è puro di cuore lo può scorgere. Chi non è puro nel cuore, mai potrà vedere Dio dove Dio è. Chi non vede Dio là dove Dio è, è segno che il suo cuore non è puro, non è santo, non è giusto, non cerca il Signore con semplicità e purezza.
La legge del cambiamento: dall’imperfezione alla perfezione. Il cammino di Dio con l’uomo è uno solo: dall’imperfezione alla perfezione, dal poco al tutto, dall’inizio della salvezza al suo pieno compimento, ma anche dalla terra al cielo. Chi vuole camminare con Dio, sappia che deve avanzare sempre nella verità, nella carità, nella speranza, in un crescendo sempre più grande, ma anche sempre più puro, più santo. Chi si ferma alla Parola di ieri, sappia che Dio oggi parla per condurre l’uomo verso la verità tutta intera. Anche nella verità c’è un cammino dall’imperfezione alla perfezione, da una conoscenza semplice alla conoscenza complessa.
Il nuovo di Dio. Tutto sarà nuovo. C’è un nuovo di Dio che quotidianamente si apre dinanzi ai nostri occhi e questo nuovo ognuno è chiamato ad accogliere. Nessuno si deve chiudere ad esso. Tutto sarà nuovo per chi si apre al nuovo che Dio gli prepara di giorno in giorno. Tutto invece rimane vecchio per chi si chiude al nuovo di Dio, lo rifiuta, lo combatte, si oppone ad esso.
Il mutamento della legge. Il mutamento della legge del Sacerdozio – da Aronne a Cristo – indica che c’è un cambiamento di perfezione. Si passa da una perfezione morale ad una sostanziale, di natura, ontica, che investe tutto l’essere dell’uomo. Passando da Aronne a Cristo tutto il culto cambia, perché cambia l’essenza stessa del culto, che viene portato nella pienezza della sua verità. Cosa è il culto se non il dono di se stessi a Dio? Questo culto deve essere vissuto nella sostanza stessa dell’uomo che deve darsi a Dio e non più nella figura o nell’immagine di un animale che viene immolato.
È Messia perché Sacerdote. Il messianismo di Cristo non è nell’ordine della regalità, ma nell’ordine del suo sacerdozio. È Messia in quanto vero sacerdote della Nuova Alleanza. È vero Messia, perché in quanto vero Sacerdote, libera il popolo dai suoi peccati e lo conduce nella vera libertà, nella vera pace, nella vera giustizia di Dio. È questa la vera essenza del Messianismo di Cristo Gesù. Ogni altra concezione non è la sua verità.
Per la potenza di una vita indefettibile. Sacerdozio rivestito di debolezza e inutilità. Viene qui manifestata la differenza sostanziale tra Cristo e Aronne. Cristo Gesù agisce dalla potenza e forza della sua divinità, ma anche dalla potenza e forza della sua santità. Quella di Cristo è pienezza di verità, di santità, di giustizia, di obbedienza, di umiltà, di mitezza, di ogni altra virtù. Dalla potenza di questa santità Egli agisce per la nostra santificazione. Aronne invece vive un sacerdozio rivestito di debolezza e di inutilità. È debole perché egli deve offrire prima di tutto per se stesso, per essere liberato dai suoi peccati. È inutile perché non opera alcuna redenzione eterna. C’è infatti bisogno di ripetere continuamente l’offerta. Cristo Gesù invece si offre una volta per tutte e ogni peccato viene cancellato. Questa è la potenza della sua vita indefettibile. Per questa potenza di santità egli santifica il mondo intero.
Dio cammina con l’uomo storico. Il tempo è condizione essenziale dell’uomo. Pastorale e tempo. Uomo storico. Uomo metafisico. L’uomo storico è l’uomo deformato dal suo peccato, frantumato nella sua vera essenza, trasformato dalla sua colpa, immerso in una mentalità che lo conduce verso la morte e mai verso la vita. Dio cammina con quest’uomo. Quest’uomo prende per mano e lo conduce dall’imperfezione alla perfezione, dalla falsità alla verità, dal non ascolto all’ascolto, dalla non fede alla fede, dal non amore all’amore, dalla non speranza alla speranza, dal vizio alla santità, dalla morte alla vita, dalla terra al cielo, dalla solitudine alla comunione, dall’essere contro l’uomo al vivere per gli altri, a consumarsi per i fratelli. Tutto questo lavoro necessita tempo, lungo tempo, fatto di anni, di secoli. Il cammino di Dio con l’uomo è un cammino secolare, mai finito, sempre all’inizio, sempre come al primo giorno. Dio è il più grande maestro di Pastorale, è il Maestro della Pastorale efficace perché Lui cammina senza tempo con un uomo tutto immerso nel tempo. Ogni pastorale è senza tempo e chi è schiavo del tempo nella pastorale, non può agire secondo verità. Chi vuole camminare con Dio sappia che deve sempre trascendere la sua condizione storica ed ogni suo condizionamento, frutto in lui della storia.
La legge non è strumento di perfezione. Cosa è e chi è “strumento” di perfezione? Nella trasformazione della natura. Strumento di perfezione per nuova creazione. La legge antica non è strumento di perfezione perché essa lasciava l’uomo nella sua vecchia natura. Chi invece ci introduce nella perfezione è il sacerdozio di Cristo Gesù. Grazie all’offerta del suo corpo e del suo sangue, per la grazia frutto di questo sacrificio, Dio ci rende partecipi della divina natura, opera in noi una nuova creazione. È questa nuova creazione la vera perfezione dell’uomo e questa si ottiene solo per via sacramentale, non per via esteriore. Essa è opera dello Spirito di Cristo che si posa sopra di noi e ci fa nuove creature in Cristo, per Cristo, con Cristo. Anche questa è differenza sostanziale tra il sacerdozio di Aronne che lascia l’uomo nella sua vecchia natura e il Sacerdozio di Cristo che eleva l’uomo, lo rinnova ontologicamente, lo cambia dentro e fuori, perché semplicemente lo rende partecipe della divina natura. È come se l’uomo venisse immerso nella divina natura per essere totalmente divinizzato, alla stessa maniera che il ferro viene immesso nel fuoco per trasformarsi, divenire fuoco, senza però perdere la sua essenza di ferro.
Chi deve introdurre nella speranza migliore è Dio. La speranza migliore alla quale siamo chiamati è la vita eterna nel Cielo, con Dio, nel suo Paradiso. Chi deve introdurci in questa speranza migliore – migliore della speranza antica che era solo il possesso di una terra – è Dio, secondo la nuova via che è Cristo Gesù. Di questa speranza migliore Cristo Gesù non solo è via, è anche verità e vita. Tutto è Cristo per questa speranza migliore e tutto si compie in Lui, non fuori di Lui.
Avvicinamento a Dio per cambiamento di natura. Avvicinamento a Dio per partecipazione della natura divina. L’antropologia del Nuovo Testamento sostanzialmente diversa da quella dell’Antico testamento. La nostra vocazione è quella di accostarci, di avvicinarci al Signore. Nell’Antico Testamento l’avvicinamento avveniva per volontà. Si accoglieva la volontà di Dio manifestata ed espressa nei comandamenti e si diveniva amici di Dio. L’uomo però rimaneva ancora nella sua vecchia natura. Niente era trasformato in Lui. Nel Nuovo Testamento l’avvicinamento a Dio non è solo per volontà, è anche e soprattutto per natura, nella quale anche la volontà viene trasformata, assieme al cuore, al corpo, all’anima. Nel Nuovo Testamento l’avvicinamento è per partecipazione della divina natura che cambia tutto il nostro essere. Lo cambia sostanzialmente, non solo accidentalmente, o perifericamente. Tutto cambia nell’uomo che diviene partecipe della divina natura, perché la sua sostanza di uomo viene sostanzialmente, ontologicamente cambiata, modificata, trasformata. Questo ci fa dire che c’è una differenza sostanziale tra l’antropologia dell’Antico Testamento e quella del Nuovo. Quella del Nuovo è antropologia perfetta. È perfetta perché siamo inseriti in Cristo che è l’Uomo perfetto. Siamo fatti ad immagine di Cristo, ma in Cristo, siamo conformati a Lui nell’essenza, nella sostanza, nella natura. Questa verità ce ne deve insegnare un’altra: non esiste antropologia valida che non sia o non divenga antropologia cristica. Ogni antropologia che non conduce a Cristo lascia l’uomo nella sua vecchia natura.
Il sacerdozio eterno di Cristo. Alla maniera di Melchisedek. Vera umanità maschile. Nel sacerdozio di Cristo non c’è successione. Non c’è separazione tra il sacerdozio e Cristo. Il sacerdozio di Cristo è eterno in ragione della sua Persona che è eterna. Essendo la sua Persona eterna, tutto ciò che è di Cristo è eterno. Questa verità genera un’altra verità, anch’essa essenziale: nel sacerdozio di Cristo non c’è successione. Il Sacerdozio di Cristo è uno, unico, solo. Non ci sono altri sacerdoti dinanzi a Dio, se non Cristo e Lui solamente. Non c’è separazione tra il Sacerdozio di Cristo e Cristo. Cristo e il suo Sacerdozio sono una cosa sola, inseparabile in eterno. Il sacerdozio Cristo lo esercita nella sua umanità, che è vera umanità maschile. Essendo quella di Cristo vera umanità maschile, essendo anche il suo Sacerdozio di questa vera umanità maschile, essendo infine ogni sacerdote della Nuova Alleanza sacerdote per partecipazione del Sacerdozio di Cristo Gesù, ne consegue un’altra verità anch’essa di primaria importanza: la partecipazione del suo sacerdozio non può avvenire se non nella vera umanità maschile. È questo il motivo, o la ragione, per cui la vera umanità femminile non può essere partecipe del sacerdozio eterno di Cristo Gesù. È per ragioni ontologiche, di natura, di vera umanità maschile, che la vera umanità femminile non può essere resa partecipe di quest’unico sacerdozio. Nel sacerdozio secondo Aronne era il ministero che succedeva. Nel sacerdozio secondo Cristo non succede né il ministero, né la persona. Nel sacerdozio di Cristo c’è solo partecipazione di vera natura maschile a vera natura maschile.
Perché è sacerdozio che non tramonta può portare alla vera salvezza. Non tramonta il Sacerdozio, non tramonta il Sacerdote, non tramonta l’offerta. Uno è il Sacerdozio, uno è il Sacerdote, una è l’offerta. L’efficacia eterna di salvezza è in questa unicità ed eternità di offerta, di sacerdozio, di sacerdote. Chi vuole, può entrare nella salvezza. Essa è veramente efficace.
Garante di un’alleanza migliore. Garanzia per soddisfazione. Il sacerdozio di Cristo è efficace. Tutto è dalla Persona di Cristo. Per la sua eternità e per la sua umanità. L’eternità è l’essenza di Cristo. La garanzia della nostra salvezza è Gesù Signore. Lui garantisce per soddisfazione, per dono di vita. Dona la sua vita per la nostra vita, la sua morte per la nostra risurrezione. Per questo è efficace il Sacerdozio di Cristo Gesù: per il dono di tutto se stesso al Padre per la nostra redenzione eterna. Gesù offre al Padre la sua umanità, che non è umanità di un uomo, è l’umanità di Dio, della seconda Persona della Santissima Trinità. Offrendo il suo corpo, è se stesso che offre al Padre. È questa la grandezza del sacerdozio di Cristo Gesù. La sua umanità è assunta dall’eternità e dalla divinità della Persona, che la offre al Padre per la nostra redenzione eterna. L’eternità è l’essenza stessa di Cristo Gesù ed è in questa sua eternità che si compie la nostra redenzione. Si compie però attraverso la sua umanità, il suo vero corpo. Su queste molteplici verità: Garante di un’alleanza migliore. Garanzia per soddisfazione. Il sacerdozio di Cristo è efficace. Tutto è dalla Persona di Cristo. Per la sua eternità e per la sua umanità. L’eternità è l’essenza di Cristo. È giusto che ognuno di noi acquisisca la più grande pienezza su questa verità. Sarà questa pienezza di verità a liberare la nostra mente dalla confusione che oggi si sta insinuando in molti cuori e che li porta alla relativizzazione di Cristo, a pensarlo uno tra i tanti attraverso cui si può compiere la salvezza. La pienezza della verità e solo essa può preservare il cristiano dal cadere nella falsità e vi cade sempre quando mette Cristo accanto agli altri e gli altri accanto a Cristo Gesù.
Scrittura, Tradizione, Teologia, Magistero. La pienezza della verità avviene e si conquista attraverso l’unità di Scrittura, Tradizione, Magistero, teologia. L’unità deve essere prima di tutto tra l’Antico e il Nuovo Testamento da considerare una sola Parola di Dio. Poi l’unità deve essere tra Parola, Tradizione e Magistero da considerare come un solo cammino di verità in verità, fino alla verità tutta intera. Il cammino è condotto dallo Spirito Santo. È Lui il principio unificatore di Scrittura, Tradizione e Magistero. L’unità deve essere fatta infine tra Verità piena conosciuta e comprensione di essa che avviene attraverso la mediazione teologica. Né fede senza teologia, né teologia senza fede, né fede e né teologia senza la pienezza della verità. Chi riesce a mantenere saldamente unita questa quadruplice via per la conoscenza del mistero della salvezza, costui vivrà sempre nella perfetta, sana, giusta verità di Cristo Gesù, anzi progredirà in essa, camminando di verità in verità e di fede in fede. Ogni qualvolta c’è una separazione all’interno di questa quadruplice via, è la rovina sia per la verità che per la fede.
Tutto in Lui si riveste di eternità: sacerdozio, offerta, garanzia, modalità. In Cristo tutto si riveste di eternità: sacerdozio, offerta, garanzia, modalità. Si riveste di eternità a motivo della Persona che opera tutto questo. Infatti sacerdote è la Persona, non la natura umana, perché il sacerdozio è della Persona, non della natura, anche se il Figlio di Dio lo esercita nella natura umana. È la Persona che lo esercita e la Persona è eterna. Cristo non fu Sacerdote; Cristo è Sacerdote. Cristo non ha offerto se stesso, Cristo offre se stesso, oggi. Cristo non ha garantito per noi ieri, garantisce oggi. Cristo non ha offerto ieri il suo corpo sulla croce, lo offre oggi. Fa tutto questo a motivo della sua eternità. Egli oggi vive il suo sacerdozio eterno a favore dell’umanità intera. Anche su questa verità la chiarezza è di obbligo. Ogni imprecisione ha delle conseguenze deleterie per la salvezza stessa dell’umanità. Oggi in verità tante sono le imprecisioni, le inesattezze, le falsità, gli errori che si professano, si insegnano, o semplicemente si ripetono su Cristo Gesù e sul suo sacerdozio eterno.
Dio ha dato il Figlio suo Unigenito. Che il Sacerdozio di Cristo sia della Persona e non della sola natura umana, lo attesta Cristo Gesù, quando afferma che il Padre ha dato il suo Figlio perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita nel suo nome. Il dono che il Padre ci ha fatto è il suo Figlio Unigenito il quale è vero Dio e vero uomo, perfetto Dio e perfetto uomo nella sua sola ed unica Persona divina, che è preesistente all’incarnazione, Persona che si fa carne nel seno della Vergine Maria. Dio ha dato il suo Figlio incarnato. Lo ha dato dalla croce. Questa è la verità di Gesù Signore. Altre “verità” non sono di Cristo Gesù. Altre “verità” non vengono dallo Spirito del Signore, ma dalla carne dell’uomo, dal suo sangue.
In Cristo è la chiave di ogni vera conoscenza di Dio e dell’uomo. Dicendo che Cristo è la chiave della vera conoscenza di Dio e dell’uomo si vuole affermare una sola verità: chi vuole conoscere Dio lo potrà conoscere solo in Cristo. Ma anche chi vuole conoscere l’uomo lo può conoscere solo in Cristo Gesù. Il punto culminante della vera conoscenza è la croce di Cristo Signore che rivela quanto grande è l’amore del Padre, ma anche quanto possente sia il peccato dell’uomo. Di tutta questa ricchezza oggi sta scomparendo ogni cosa. Tutto si sta riducendo ad un livellamento senza differenze, in nome di un’antropologia falsa, bugiarda, menzognera, senza carità e senza verità. Da falsi si va da un falso Dio – è il Dio pensato dall’uomo e non da Dio – ; ma anche da falsi si va da un falso uomo – è l’uomo pensato dall’uomo e non da Dio –. La falsità non genera vita, non salva l’uomo, né il cristiano né il pagano. Chi ama veramente l’uomo deve presentarsi dinanzi ad esso con tutta la potenza della verità di Gesù Signore.
Esercizio attivo, non passivo del sacerdozio in Cristo nel Cielo. Cristo nel Cielo esercita il suo sacerdozio eterno in modo attivo e non soltanto passivo. È attivo prima di tutto perché intercede sempre in nostro favore. L’attività primaria del Sacerdote è l’intercessione perché vengano perdonati i peccati. In secondo ordine è attivo a motivo del sacrificio dell’Eucaristia. È Cristo che si offre al Padre, quando la Chiesa lo offre. Non è concepibile l’offerta della Chiesa senza l’offerta di Cristo, che non è fatta solo per l’opera di chi ne partecipa il Sacerdozio, ma perché Cristo stesso si offre al Padre per la nostra redenzione eterna. Infine è attivo perché ancora oggi Cristo si dona nel sacramento dell’altare come cibo della Nuova Alleanza. L’Alleanza viene nuovamente stipulata, o rinnovata, nel momento in cui il cristiano mangia Cristo. Mangia Cristo per divenire ciò che Cristo è: vittima, offerta, olocausto per il Padre suo che è nei cieli.
La forza dell’intercessione è nel sacrificio. Il sacrificio fa divenire la nostra preghiera di intercessione offerta, dono, olocausto. Il sacrificio mostra a Dio, gli rivela quanto vale per noi la cosa che gli chiediamo. Gesù intercede per la nostra salvezza, chiede a Dio la nostra anima. Che valore ha un’anima nella preghiera di Cristo Gesù? La sua morte in croce vale la nostra anima. La sua morte in croce per la nostra anima. Questo è il valore della preghiera di Gesù. Questa anche la sua forza di intercessione. Chi si accosta presso il Signore per chiedere un’anima, deve anche mostrare al Signore quanto vale quell’anima ai suoi occhi. Solo mostrando a Dio il suo valore, Dio è pronto a dare esaudimento alla nostra preghiera.
Conformazione spirituale a Cristo. Nell’offerta di se stessi. Siamo chiamati a conformarci spiritualmente a Cristo. Cristo è colui che si offre al Padre per la salvezza del mondo. Il cristiano che desidera ardentemente conformarsi e configurarsi a Cristo Gesù deve anche lui offrirsi al Padre per la salvezza del mondo. Non c’è conformazione a Cristo senza l’offerta della propria vita. Anche la nostra preghiera rimane senza forza se viene privata della nostra offerta al Padre per la redenzione del mondo.
Verità cristologica, verità sacramentale, verità pastorale. È questa una unità che bisogna ricomporre subito, anzi immediatamente. Non è possibile lavorare con frutti spirituali, senza la ricomposizione di questa unità. Oggi la pastorale è in crisi perché è separata dalla vera conoscenza di Cristo. Anche i sacramenti sono in crisi a motivo della scarsa, o quasi inesistente conoscenza che si ha della verità di Cristo Signore. A tutti è richiesto un grande impegno per la ricomposizione di questa unità. Punto vero di partenza è la conoscenza di Gesù Signore: della sua Persona, della sua missione, dell’opera di salvezza, della sua croce, della sua risurrezione.
Unità di: sacrificio, santificazione, insegnamento. Altra unità da ricomporre subito è questa: unità di sacrificio, di santificazione, di insegnamento. Non può esistere divisione, separazione, allontanamento tra queste tre verità. L’insegnamento è per condurre il cristiano alla santificazione che si compie nel sacrificio di se stesso, nell’oblazione che fa della sua vita al Padre, sia per la sua santificazione che per la conversione del mondo intero. Ogni insegnamento non finalizzato alla santificazione è falso. Ma anche ogni proposito di santificazione senza l’offerta della nostra vita al Padre, anche questa santificazione è falsa, bugiarda, menzognera. Come si può constatare è in questa separazione la causa dello scarso peso del nostro cristianesimo nel mondo contemporaneo.
Unità di sacerdozio celeste e sacerdozio della terra. Altra unità da ricomporre è questa: non ci sono due sacerdozi: uno sulla terra e l’altro nel cielo. Il sacerdozio è uno: quello di Cristo Gesù che lo esercita oggi nel cielo presso il padre suo. Ogni altro sacerdozio che si esercita sulla terra è partecipazione del suo sacerdozio eterno: uno ed unico, il solo. Questo mistero è grande. La salvezza del mondo è dall’unità del sacerdozio. L’unità è nella santità di chi lo esercita, ma anche nella fede e nella pienezza della verità che lo riguarda. Anche su questa unità tante sono le falsità, tanti gli errori. A ciascuno il dovere di entrare nella pienezza della verità e della fede per vivere il suo sacerdozio in pienezza di santità.
Vero sacerdote: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori, elevato sopra i cieli, ontologicamente. Cristo è tutto non solo per virtù morali. Egli è tutto questo perché partecipe della santità purissima di Dio. Lui è santo per natura e Persona divina. Lui è la seconda Persona della Santissima Trinità e nella sua entità è santità purissima, santissima, immacolata. È santo anche per elevazione morale. Come vero uomo ha osservato, compiuto, realizzato tutta la volontà di Dio nella forma assolutamente più piena e più santa. Questa è la vera santità di Cristo Gesù: è ontologica e morale insieme. Cosa che anche si deve verificare nel cristiano, anche lui chiamato a divenire partecipe sia della natura che della santità di Dio.
Santità ontologica. Innocenza ontologica. Senza macchia ontologica. In quanto vero Dio egli possiede santità, innocenza, purezza, ogni altra virtù per ontologia, cioè per natura. Anche come uomo egli possiede tutto questo per natura. La sua natura fin da sempre è stata ripiena di grazia, di Spirito Santo, di verità. Il Dio Santissimo abita e dimora in un corpo e un’anima anche essi santissimi. Questa verità fa la differenza con ogni altro uomo. Questa verità dice qual è lo specifico di Cristo e solo suo. Ciò che è per natura, lo è anche per volontà, che porta la natura umana al suo massimo e sommo sviluppo, o fruttificazione di santità. È quanto avviene con il cristiano nel battesimo. Anche Lui viene trasformato ontologicamente, nella sua natura dallo Spirito Santo. Deve poi, in tutto come Cristo Gesù, portare la santità ontologica in santità per volontà e in essa crescere ed abbondare per ogni opera buona. La pastorale deve avere questo unico obiettivo: trasformare la santità ontologica in santità di volontà. Aumentare attraverso la santità della volontà la santità ontologica creata nel cristiano per via sacramentale.
Gesù non offre sacrifici per se stesso. Offre se stesso in sacrificio. Anche questo è lo specifico di Cristo Gesù. Egli non offrì alcun sacrificio per se stesso. Lui è santo e immacolato al cospetto di Dio fin dall’eternità. In questa santità è cresciuto fino alla perfezione nella sua natura umana, sempre santissima per ontologia, sempre santissima per volontà. Cristo Gesù invece offre se stesso in sacrificio perché il peccato del mondo venga cancellato e una più grande santità ricominci a fiorire nel nostro mondo. Il cristiano che vuole portare salvezza in questo mondo, deve anche lui percorrere la via di Cristo Gesù: deve portare al sommo della perfezione sia la sua santità ontologica che quella di volontà fino a divenire anche lui in Cristo sacrificio e vittima per il peccato, strumento di riconciliazione e di salvezza per ogni uomo.
Un solo sacrificio, una sola espiazione, una sola redenzione. Anche questa unità deve essere sempre presente dinanzi ai nostri occhi. Tutto è da quell’unico sacrificio della croce e tutto è in quest’unico sacrificio. Uno è il sacrificio, una è la redenzione, una l’espiazione, una la cancellazione del nostro debito. Ciò che è avvenuto una volta per tutte, ora deve essere fatto della persona singola. Questo è fatto solo attraverso la via della fede e della messa in pratica di ogni Parola di Gesù Signore.
Chi si offre è il Figlio di Dio. È giusto che venga ribadito ancora: chi si offre al Padre è Cristo Gesù, il Figlio eterno del Padre, il suo Figlio Unigenito, il Verbo della vita. Si offre nella sua umanità, ma è Lui che si offre, perché è Lui il sacerdote, ma anche la vittima. Si offre come Sacerdote vero, eterno, perfetto. Anche questa verità deve essere sempre presente dinanzi ai nostri occhi. Essa ci permette di comprendere qual è stato il vero sacrificio di Cristo e quale sia stata la vera offerta del Padre, o il suo dono per noi.
In Cristo niente è fuori di Cristo. In Cristo niente è fuori di Cristo, perché è Cristo stesso che si offre. È se stesso che dona al Padre per noi. Questo ci deve insegnare la più alta delle verità: Dio non vuole cose. Dio vuole noi stessi. Dio vuole il dono della nostra vita. Vuole la nostra vita per riempirla di sé. Vuole la nostra vita che sia offerta in redenzione per la salvezza del mondo intero. Come niente è fuori di Cristo, perché tutto è in Lui. Così niente deve essere fuori del cristiano, perché tutto deve essere in lui. Ciò che è in lui è l’offerta di se stesso. Così si compie la redenzione del mondo. Così si portano gli uomini a Dio.