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Il Signore ha giurato sulla sua divina essenza, sulla sua verità eterna, sulla sua natura. Ha impegnato la sua verità.
Finché durerà la sua verità – questa è eterna – durerà anche il Sacerdozio di Cristo Gesù alla maniera di Melchisedek.
Durerà perché la Sua Persona è eterna. Essendo eterna la Sua Persona, il Suo Sacerdozio non tramonta, non passa, non viene dato ad altri.
Nel sacerdozio di Aronne c’è successione. In quello di Cristo no. Nessuno è successore di Cristo. Il Papa è vicario di Cristo. I Vescovi sono vicari di Cristo. I Sacerdoti partecipano del Suo Unico ed Eterno Sacerdozio, ma non sono vicari, perché non sono costituiti nella pienezza del sacerdozio di Cristo. Essi non sono né vicari, né successori.
Tutti agiscono in Persona Christi, perché Cristo è il solo, l’unico, il sommo ed eterno sacerdote della Nuova Alleanza.
Poiché non c’è successione nel Sacerdozio di Cristo e non c’è separazione tra il Sacerdozio e Cristo, Persona e Sacerdote sono una cosa sola, essendo Cristo Gesù nella sua natura umana Vero Uomo, non può cambiare la vera umanità di Cristo nell’esercizio eterno del suo sacerdozio. Questa vera umanità deve essere la stessa nel Cielo e sulla terra. Nel Cielo essa è vera umanità maschile, anche sulla terra deve essere vera umanità maschile.
Se fosse vera umanità, ma femminile, avremmo un cambiamento nella “persona” di Cristo e questo porterebbe alla violazione del giuramento fatto da Dio al suo Figlio Unigenito: “Tu sei sacerdote in eterno”. Poiché è nella Persona di Cristo che il suo sacerdozio viene esercitato, la Persona di Cristo è vera umanità maschile. Vera umanità maschile deve rimanere in eterno per chiunque viene scelto per essere in Cristo, sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedek.
La stessa argomentazione vale anche per il pane e il vino. La Chiesa non può cambiare la “materia” del sacramento (pane e vino), perché altrimenti cambierebbe la “maniera”. La maniera, l’unica e la sola, è quella di Melchisedek e questa maniera è nell’offerta del pane e del vino. Vero pane, vero vino, vera umanità maschile: sono questi gli elementi eterni del sacerdozio di Cristo.
Poiché Dio ha giurato e non si pente, il sacerdozio di Cristo rimane in eterno in Cristo alla maniera di Melchisedek. Il giuramento impedisce che si possa effettuare un qualche cambiamento, neanche il più piccolo ed insignificante.
Se nel Sacerdozio di Cristo si potesse appartare anche un mutamento di una piccolissima parte, verrebbe a cadere il giuramento e ogni altro cambiamento sarebbe possibile. Invece il giuramento obbliga in tutto e in ogni sua parte, in eterno sarà così.
Anche in questo si dimostra la superiorità del sacerdozio di Cristo su quello di Aronne. Quest’ultimo è tramontato con Cristo. Quello di Cristo rimane in eterno, per sempre.
Se rimane per sempre, in eterno, significa che il suo esercizio può portare alla salvezza tutti coloro che da esso si lasciano servire.
Questa è la grandissima verità da custodire gelosamente nel cuore: con il sacerdozio di Cristo la perfezione è possibile, è reale, è raggiungibile, è già data.
Esso non è né vano, né inutile. Esso è invece efficace, genera alla grazia e alla verità, conduce verso una speranza eterna.
[22]Per questo, Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore.
L’Alleanza migliore è la Nuova. Di questa Alleanza alcune cose sono state già anticipate, tutto però sarà esposto nel prossimo capitolo (8), nel quale si parlerà di “nuovo santuario e nuova alleanza”.
Ciò che a noi interessa esaminare e su cui fissare lo guardo, ora, è ciò che l’Autore attesta su Gesù circa questa nuova alleanza, o alleanza migliore.
Di questa alleanza migliore Gesù è il garante.
Il garante è colui che soddisfa per chi è incapace di soddisfare, assumendo e facendo proprio il debito di colui per il quale ha garantito.
Gesù è stato costituito garante di questa alleanza migliore dal Padre suo, ma anche Lui ha accettato, con volontà umana e divina, di prendere su di sé il peccato del mondo.
Lui garantisce, espiando per noi, saldando per noi il debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli, perché nell’impossibilità di poterlo soddisfare.
La garanzia di Cristo non è solo umana, è anche divina. Lui garantisce come vero uomo e vero Dio, anche se paga per noi il debito subendo la passione e la morte nella sua umanità, ma chi subisce la morte nella sua umanità, è la Persona del Figlio di Dio, è Dio che muore per noi, in ragione della sua Incarnazione e della “modalità” dell’unione di Dio con l’uomo, che per incarnazione, nella quale Dio diviene uomo, si fa, non si unisce ad un uomo, con una unione morale, o spirituale.
La sua è “unità” sostanziale che ci fa proclamare che l’uomo è Dio e Dio e l’uomo, in ragione del fatto che una è la Persona, quella eterna del Verbo, due invece sono le nature dell’unica ed eterna Persona, quella divina e quella umana. Veramente uomo, veramente Dio nell’unità di una sola Persona.
Per questo mistero, che la Chiesa chiama unione ipostatica, cioè personale, o nell’unità della Persona, non nella confusione delle nature o nel mutamento dell’una nell’altra, o della trasformazione dell’una nell’altra, Gesù è garante in eterno di quest’alleanza migliore.
Qui però si comincia ad entrare nel vero mistero di Cristo Gesù ed è in ragione di questa sua “nuova essenza”, che è vero, sostanziale mutamento nella Persona del Verbo – ciò che non era lo è divenuto e ciò che era non lo ha perduto, per cui se si vuole parlare correttamente bisogna dire che Dio è Padre, Verbo Incarnato e Spirito Santo – che si può e si deve parlare di garanzia eterna.
La Persona eterna del Verbo, fattasi carne per noi, in ragione della sua eternità, può garantire per sempre in nostro favore. Sempre la Persona eterna del Verbo, in ragione della sua eternità, esercita in nostro favore il suo sacerdozio eterno. Sempre la Persona eterna del Verbo, in ragione della sua umanità, può offrire la sua vita al Padre per la nostra vita.
In Cristo Eterno, tutto diviene eterno, anche l’offerta della sua vita, tutto acquisisce valore eterno, anche il suo sacerdozio. L’eternità è l’essenza di Cristo e tutto in Lui si riveste di eternità: sacerdozio, offerta, garanzia, modalità.
Se si manca di buone basi di verità cristologica, diviene impossibile comprendere quanto l’autore sta affermando su Cristo Gesù. È questo anche il motivo per cui tra comprensione della Scrittura, o interpretazione, e teologia vi deve essere la più stretta connessione. La teologia deve illuminare la Scrittura, la Scrittura a sua volta si deve sempre verificare la verità della Teologia. Scrittura e Teologia devono sempre lasciarsi garantire nella Verità dal Magistero, posto da Cristo a fondamento per il discernimento della verità della Scrittura e della Teologia.
Questa unità di Scrittura, Tradizione (e anche Teologia in quanto essa fa parte della sana e retta tradizione) devono essere una cosa sola, se si vuole pervenire alla comprensione della Rivelazione e del mistero che nella Rivelazione è contenuto in ogni sua pagina.
Il sacerdozio di Cristo non può essere compreso se non a partire dalla verità sulla sua Persona e sull’Unione Ipostatica. È in questa verità la sorgente di ogni altra verità su Cristo, sul suo ministero, sulla sua missione, sulla stessa Chiesa.
[23]Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo; [24]egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.
Questi due versetti (23 e 24) mettono dinanzi ai nostri occhi la differenza sostanziale che esiste tra Aronne, i suoi discendenti e Cristo.
Ancora una volta appare chiaro, evidente, come sia la retta conoscenza che l’Autore ha della Persona di Cristo a portarlo a discernere e ad affermare la differenza, che non è solo accidentale, di forme, è sostanziale, perché differenza sostanziale vi è nella persona.
Chi è differente è la persona. Cristo nella Persona è differente da Aronne e questa differenza è la sua eternità.
Con Aronne è avvenuta la morte e questa lo ha privato del suo sacerdozio.
Con Cristo anche se la morte è avvenuta nella sua umanità – essendo questa separazione della sua anima dal suo corpo, ma non separazione della Persona dal corpo e dall’anima – essa non ha potuto intaccare la sua Persona divina, nella sua divina essenza.
Altra verità è questa: la morte durò per lui solo il tempo di tre giorni. Dopo Lui è risorto e vive nella sua perfezione di vita sia divina che umana, con il corpo immortale, spirituale, incorruttibile, glorioso.
Essendo vivo presso il Padre, come vero uomo e vero Dio, egli è in grado di esercitare nel Cielo il suo sacerdozio in nostro favore.
Il suo sacerdozio non tramonta in ragione della sua persona che non tramonta. La sua persona non tramonta, perché rivestita di eternità. La sua Persona eterna sussiste nella sua natura divina eterna e nella sua natura umana, anch’essa rivestita di immortalità.
Eternamente la Persona divina vive nella natura divina eterna, nella natura umana immortale, a motivo della risurrezione.
Per questo il suo sacerdozio non tramonta. Quello di Aronne è tramontato perché la sua persona non vive più. Nel cielo c’è la sua anima, ma non il suo corpo.
Il sacerdozio è della persona, non è dell’anima, non è del corpo, non è neanche della natura umana di Cristo.
Sacerdote è Cristo, è la sua Persona divina, anche se lo esercita attraverso la sua umanità, perché è la sua umanità che egli offre al Padre, ma offrendo la sua umanità, egli è tutto se stesso che offre. Si può offrire, perché vero uomo, perché solo come vero e perfetto uomo, può sacrificarsi sulla croce per la redenzione eterna dell’uomo.
Offrì il suo corpo, ma nel suo corpo è tutto se stesso che offre, in ragione del mistero che si è compiuto in Lui il giorno della sua incarnazione.
Che ciò sia vero, lo attesta sia il Vangelo secondo Giovanni, che quello secondo Luca:
“In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.
Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e da  lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui” (cfr. Gv 3,11-21.31-36)
“Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te.
A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine.
Allora Maria disse all'angelo: Come è possibile? Non conosco uomo. Le rispose l'angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio. Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. E l'angelo partì da lei.
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo.
Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,26-45).
Ognuno avrà capito quanto sia indispensabile una sana, santa, vera cristologia per comprendere cosa è il sacerdozio di Cristo e chi lo esercita e perché esso è eterno e produce un frutto di salvezza eterna per ogni uomo.
La chiave di tutto risiede nel mistero dell’Incarnazione. Quanti non possiedono secondo verità questo mistero, nulla possono comprendere di Dio, di Cristo, della Redenzione, della Salvezza, della Chiesa.
Cristo Gesù è la chiave per la comprensione vera di Dio e dell’uomo. È chiave vera se vera è la conoscenza che si ha di Lui.

Il Signore ci introduca con sempre più alta e profonda conoscenza in questo mistero. Una cosa però penso sia già stata acquisita:
Chi ci è stato dato è il Figlio, non la sua umanità.
Chi ci salva è il Figlio, non la sua umanità.
Chi esercita il suo sacerdozio eterno è il Figlio, non la sua umanità.
Chi è in Cielo è il Figlio, non la sua umanità.
Chi muore in croce è il Figlio, non la sua umanità.
Il Figlio si incarna.
Il Figlio nasce.
Il Figlio opera miracoli e prodigi.
Il Figlio muore.
Il Figlio risuscita.
Il Figlio ascende al Cielo.
Il Figlio è sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedek.
Il Figlio è il Redentore del mondo.
Il Figlio è il Messia di Dio.
Il Figlio fa tutto questo nella sua natura umana, allo stesso modo che – la similitudine è sbagliata nella sua essenza perché la Persona di Cristo non è dall’unione della divinità con l’umanità, la Persona di Cristo è preesistente all’incarnazione ed è nella Persona divina che avviene l’unione, perché è la Persona che si incarna – l’anima opera tutto attraverso il corpo – ma la persona umana è dall’unione di anima e di corpo. L’anima non è la persona, il corpo non è la persona.
[25]Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore.
Ministero del sacerdote era la grande intercessione a favore delle colpe e dei peccati del popolo.
Faceva questo penetrando nel Santuario, attraversando la tenda, entrando alla presenza del Dio altissimo per compiere l’espiazione delle colpe commesse.
L’espiazione otteneva il perdono e introduceva il peccatore pentito nella vera salvezza di Dio.
Cristo Gesù è entrato nel santuario del cielo, vive nel cielo, è sempre dinanzi alla maestà divina. Ma è vivo e presente dinanzi a Dio come sommo sacerdote di una “alleanza migliore”, cioè della nuova ed eterna alleanza, che è stata sigillata nel suo sangue e nell’offerta, o nel sacrificio della sua vita.
Essendo presente come vero, sommo sacerdote, egli può intercedere per tutti quelli che si accostano a Dio.
Si accostano a Dio per mezzo di Lui, e per mezzo di Lui, per la sua intercessione che è vera intercessione sacerdotale ottengono la salvezza eterna, frutto del suo sacrificio e dell’oblazione monda che Lui ha offerto al Padre suo.
Quello esercitato da Cristo Gesù nel cielo è vero culto reso al Padre, vero atto sacerdotale, quindi vero esercizio attivo – non passivo – del suo sacerdozio.
È vero culto attivo – e non solamente passivo – in ragione dell’ufficio stesso del sacerdote che consisteva non solo nell’offerta del sacrificio, ma anche nella preghiera di intercessione, oltre che nell’insegnamento della legge.
Quella di Cristo è vera preghiera sacerdotale. Vero atto del suo sacerdozio. La sua preghiera attinge però valore di potente intercessione nel dono che egli ha fatto della sua vita al Padre e che è dinanzi al Padre come vero memoriale.
La morte sacrificale di Gesù sulla croce è perennemente dinanzi agli occhi del Padre. È l’atto perfetto dell’amore che è stato offerto alla sua divina maestà in segno di obbedienza, di adorazione, di glorificazione.
Questa morte, questo dono, questo sacrificio, questa offerta dona valore e consistenza, merito alla preghiera di intercessione di Cristo.
Per cui il memoriale della morte di Cristo è esercizio passivo nel Cielo del suo sacerdozio vissuto interamente e in ogni sua ministerialità sulla terra, la preghiera di intercessione è vero esercizio attivo, perché oggi Gesù presenta la sua preghiera al Padre in favore dell’uomo che si accosta al trono della grazia per implorare il perdono dei peccati e la giustificazione delle sue colpe.
Nel cielo vi è come una “ripetizione eterna”, attiva però, non passiva, di quella preghiera che Gesù fece sulla croce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. “Padre, perdona loro; dona loro il Tuo Santo Spirito, perché ti vogliono amare. Non hanno la forza e per questo non vi riescono. Tu li ricolmi del tuo Santo Spirito, li trasformi nella loro natura e loro inizieranno ad amarti come io ti amo.”
Essendo il Sacerdote uno, uno è anche il Sacerdozio, poiché Cristo non ha successori, Cristo dal Cielo esercita il suo Sacerdozio attivo anche sulla terra, attraverso il Sacerdozio ministeriale, di quanti sono stati costituiti in Lui, per Lui, con Lui, Sacerdoti della Nuova ed Eterna Alleanza.
Questo sacerdozio però opera efficacemente quanto al dono di grazia solo nella celebrazione dei sacramenti.
Le altre ministerialità di quest’unico sacerdozio – quelle cioè dell’insegnamento e della intercessione – fuori della celebrazione dei sacramenti, operano nella conformazione spirituale a Cristo e questa si ottiene nella santità del ministro.
Poiché il Sacerdozio di Cristo deve essere esercitato perfettamente sia nell’offerta, che nell’insegnamento e nella intercessione, oltre la configurazione sacramentale, occorre che ci sia con Cristo l’altra configurazione, quella nella perfetta santità.
Se questa configurazione non si ottiene, Cristo non può esercitare alla perfezione il suo sacerdozio per noi. Noi priviamo Cristo Gesù dell’uso santo e retto del suo sacerdozio.
Ora senza l’uso santo, retto, giusto del Sacerdozio di Cristo nessuna salvezza sarà mai possibile. Ogni salvezza è per il suo sacerdozio, sacerdozio che egli vive nel cielo e sacerdozio che egli esercita sulla terra tramite coloro che Lui ha associati al suo eterno sacerdozio.
Si manifesta ancora una volta in tutta la sua evidenza come la cristologia è fondamento di ogni verità, anche della verità sacramentale e in modo particolare della verità pastorale.
Cosa è la pastorale se non la continuazione del sacerdozio di Cristo Gesù sulla terra? L’esercizio di questo sacerdozio per operare salvezza deve essere perfetto in ogni sua ministerialità: sacrificio, santificazione, insegnamento.
Questo sacerdozio perfetto e completo Cristo non lo può esercitare se manca la conformazione a Lui nella vita e nella morte, se cioè il sacerdote ministeriale non compie nel suo corpo, nella sua vita, la stessa offerta che Cristo ha fatto al Padre: il dono di tutto se stesso come glorificazione, testimonianza, esaltazione, attestazione della Signoria di Dio.
È in questo dono totale di vita per il compimento perfetto della volontà del Padre che Cristo può vivere oggi il sacerdozio sulla terra e rendere così perfetto il suo sacerdozio celeste.
Quando sacerdozio della terra e sacerdozio del cielo di Cristo Signore sono perfetti, perfettamente oblazione e olocausto della vita dei ministri al Padre, nasce salvezza nel mondo, si vive secondo verità l’alleanza nuova ed eterna che Cristo ha stipulato nel suo sangue presso il Padre.
Il sangue di Cristo deve essere associato al sangue di chiunque ha accolto di essere sacerdote in Cristo, alla maniera di Melchisedek, perché vi sia oggi sulla terra remissione dei peccati, giustificazione, santità.
Sacerdozio della terra, sacerdozio del cielo: un unico sacerdozio.
Sacerdozio di Cristo, sacerdozio ministeriale: un unico sacerdozio.
Cristo e il sacerdote ministeriale: un solo Sacerdote Cristo Gesù che opera ed agisce attraverso il suo ministro