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I Brancacci possedevano la cappella alla testata del transetto di Santa Maria del Carmine fin dalla fine del Trecento. Antonio Brancacci iniziò una serie di lavori nella cappella nel 1387, ma fu solo suo nipote Felice, un ricco mercante della seta, tra i protagonisti della scena politica fiorentina nella prima metà del Quattrocento, che commissionò probabilmente alla bottega di Masolino da Panicale la decorazione ad affresco, con un ciclo sulle Storie di San Pietro, il protettore di famiglia. Masolino era impegnato con lavori a Empoli fino al novembre del 1424, per cui si può pensare che abbia iniziato a lavorare alla cappella immediatamente dopo. Il suo aiutante Masaccio subentrò all'incarico dopo la partenza di Masolino per l'Ungheria (1° settembre 1425). I lavori vennero sospesi nel 1427 quando Masaccio partì a sua volta per Roma, dove morì nell'estate del 1428. L'opera rimase incompiuta, anche per l'esilio di Felice Brancacci nel 1436, a causa del suo schierarsi nel partito avversario a Cosimo de' Medici. Nel 1458 la cappella venne probabilmente svuotata di tutti i riferimenti alla casata dei Brancacci, essendo ormai sconveniente, per i Medici e per i carmelitani stessi, un ciclo pittorico tanto famoso che ricordasse una famiglia ribelle con il papato (San Pietro era, dopotutto, il primo Papa). La cappella venne allora ridedicata alla "Madonna del Popolo" (una tavola risalente probabilmente all'anno della fondazione della chiesa, il 1268, è tutt'oggi presente sull'altare). Solo con la riammissione della famiglia Brancacci a Firenze, nel 1480, la decorazione della cappella poté essere portata a termine con l'incarico a Filippino Lippi, che oltre che essere un artista di spicco, era favorito anche perché figlio di Fra Filippo, uno dei primissimi allievi di Masaccio.

[Modificato da Credente 12/12/2018 14:37]