00 21/12/2011 22:10

Chiusura e saluti
(21-25)

21Ti scrivo fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo. 22Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito. 23Ti saluta Èpafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù, 24con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori.
25La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.

Con poche frasi Paolo conclude la lettera. Alla certezza che Filemone farà più di quanto Paolo gli ha chiesto, segue l’annuncio di una sua visita. Viene infine una breve lista di saluti e l’augurio di grazia.

v. 21. Paolo ha presentato a Filemone una richiesta e volutamente si astiene dall’impartire un ordine con l’autorità del suo ministero. Tuttavia le parole di Paolo hanno un carattere vincolante in quanto il destinatario è sottomesso al comando dell’amore. Perciò da parte di Paolo è lecito attendersi che la sua richiesta venga esaudita.

Paolo ribadisce questa fiducia assicurando di aver scritto facendo assegnamento sull’ubbidienza di Filemone. Poiché questa fiducia è fondata nella fede comune, l’obbedienza potrà essere la sola risposta adeguata del destinatario alla parola dell’apostolo.

Egli deve agire con amore cristiano e quindi obbedire alla parola di Paolo che gli rammenta il comandamento dell’agàpe. Paolo si dice convinto che Filemone farà ancor di più di ciò che l’apostolo gli ha detto.

Egli non indica in che cosa consista questo "di più". Non fa alcuna allusione alla libertà che potrebbe essere concessa allo schiavo. È lasciato a Filemone di decidere in che modo rendere efficace l’agàpe nei confronti del fratello che ritorna.

v. 22. Paolo aggiunge che Filemone dovrebbe preparargli un alloggio perché fra breve spera di fermarsi da lui. Con l’annuncio della sua visita, l’apostolo conferisce particolare efficacia alla sua richiesta in favore di Onesimo.

Infatti lui stesso verrà e si renderà conto di ciò che sarà accaduto. La supplica che la comunità rivolge a Dio per l’apostolo prigioniero ha una grande efficacia perché il grido della comunità giunge a Dio. Paolo spera di essere liberato non tanto per se stesso, ma per la comunità presso la quale vorrebbe trovarsi.

v. 23. Con i saluti Paolo cerca di consolidare i legami con Filemone. Epafra, che Paolo chiama "mio compagno di prigionia in Cristo Gesù", nella lettera ai colossesi è indicato come fondatore della comunità di Colossi (Col 1,7-8; 4,12-13).

v. 24. Marco, Aristarco, Dema e Luca sono presentati come cooperatori di Paolo (Col 4,14). Contrariamente alla lista dei saluti espressi nella lettera ai colossesi con ricche puntualizzazioni, qui mancano dati aggiuntivi sulle persone nominate. È ricordato solo che sono al fianco di Paolo come cooperatori.

v. 25. L’augurio di grazia, con cui Paolo aveva salutato Filemone e la comunità della sua casa all’inizio della lettera, è espresso di nuovo alla fine. Anche qui l’augurio si estende a tutta la comunità che accoglie, con Filemone, la parola e la preghiera dell’apostolo. La comunità vive della grazia di Dio e continuerà a sussistere solo se con essa rimane la grazia del Signore Gesù Cristo.