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É CERTO STORICAMENTE É DI FEDE TEOLOGICAMENTE
A) - HA DICHIARATO DI ESSERE IL MESSIA. «Messia significa:’Il Cristo, l’Unto del Signore’. Il popolo Ebreo, se prima aveva chiamato con questa parola anche i sacerdoti e i re che venivano consacrati con l’unzione, aveva poi ristretto questo vocabolo per indicare Colui che era aspettato come il Salvatore, il Liberatore del popolo, secondo l’annunzio dei Profeti. Gesù afferma in molte occasioni di essere il Messia annunciato ed atteso. Nella Sinagoga di Nazareth Gesù legge il testo di Isaia che parla di Colui che sarà consacrato per annunziare ai poveri la lieta novella e la liberazione. Conclude: «Oggi questa scrittura è adempiuta e voi la udite» (Lc. 4,21). Così ai discepoli di Giovanni Battista, mandati a Lui per conoscere se è il Messia risponde coi fatti prodigiosi delle guarigioni e risurrezioni (Mt. 11, 3-6), fatti che corrispondono a quanto avevano detto i Profeti riguardo al Messia. Spesso Gesù chiama sé stesso il Figlio dell’Uomo. Questo era il titolo che aveva dato al Messia il Profeta Daniele (Dan. 7,13). Frequentemente gli Evangelisti notano come le profezie messianiche si siano avverate in Gesù (Mt. 11,2 24,30; Mc. 8,38, 13,26, 14,62; Lc. 4,16, 24,26, 4,25, ecc.). Gesù dice dunque chiaramente di essere il Messia atteso.
B) - HA DICHIARATO DI ESSERE IL FIGLIO DI Dio (Credere in Gesù Cristo, Figlio di Dio, è un atto di Fede. Qui intanto, come studio razionale, vediamo che dai documenti storici risulta chiaramente che Gesù ha affermato di essere il Figlio di Dio), e nel senso più stretto della parola, distinguendo chiaramente quando parla agli uomini innalzati a figli di Dio per adozione, e quando parla di Sé come vero Figlio di Dio per natura. Infatti dice:
«il Padre mio», oppure «il Padre vostro». Non dice mai accomunandosi agli altri: Padre nostro. Quando insegna questa parola, la fa usare ai discepoli: «Quando pregherete, direte così: «Padre nostro...» (Cfr. Mt. 9,10: 32; 7,11, 11,27; 25,34; 28,19; Mc. 13,32; Lc. 14,49).
Questa affermazione la riscontriamo:
a) Nei Sinottici. A Cesarea di Filippo agli Apostoli, che gli hanno detto che la gente lo crede o Giovanni redivivo, o Elia, o Geremia, o qualcuno dei profeti, Gesù domanda: «E voi, chi dite che io sia?»; risponde Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Gesù conferma la parola di Pietro dicendogli che questo non glielo ha rivelato la carne e il sangue, cioè l’umanità, la ragione, ma lo ha saputo soprannaturalmente perché glielo ha rivelato: «...il Padre mio che è nei Cieli» (Mt. 16, 13-18; Mc. 8, 27-29; Lc. 9,18-20). Così a Cafarnao quando domanda agli apostoli se anche essi vogliono andarsene, Pietro esclama: «Ma da chi andremo, o Signore? Tu solo hai parole di vita eterna. Abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio» (Gv. 6,69).
Gesù è annunziato dall’Angelo «il Figlio dell’Altissimo» (Luca 1,32); nel Battesimo e nella Trasfigurazione Dio proclama: «Questi è il mio Figlio diletto» (Mt. 3,17; 17,5; Mc. 1,11; 9,6; Lc. 3,32).
Gesù fino da giovinetto, ritrovato al Tempio, afferma «Non sapete che io debbo essere intento nelle cose del Padre mio? (Lc. 2,49)».
Caifa dinanzi alle contraddizioni dei falsi testimoni, si appiglia come a motivo per la condanna a morte al fatto che Gesù si è proclamato Figlio di Dio, e considera ciò una bestemmia. Gli aveva domandato: «Sei tu il Cristo, Figlio di Dio Benedetto? E Gesù rispose: Sì lo sono, e vedrete il Figlio dell’Uomo venire sulle nubi del cielo» (Mc. 14,61-62).
b) nella attribuzione dei poteri e delle prerogative divine. Gesù si dichiara al di sopra dei Profeti, di Salomone, di David (Mt. 12,41; Mc. 12,35); al di sopra degli Angeli, che lo servono (Mt. 4,11; 13,41). Si mostra padrone del Tempio, del Sabato, della legge, che è venuto a perfezionare (Mt. 12,6; 5,18 e segg.) rimette i peccati, ciò che Dio solo può fare (Lc. 7,36 e segg.; Mt. 9,2 e segg.) sarà Giudice supremo alla fine del mondo dando la vita o la pena eterna (Mt. 25,31 e segg.; Mc. 10,28); esige un amore sopra ogni cosa, superiore a quello verso gli stessi genitori (Mt. 10,37).
c) In S. Giovanni. Più esplicite ancora si trovano le sue affermazioni nel IV Vangelo. Fino dal prologo S. Giovanni mostra che il Verbo è Dio, tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e il Verbo di Dio si è fatto carne (Gv. 1,1-2-14).
A Nicodemo Gesù dice: Dio ha amato tanto il mondo, da dare il suo FIGLIO UNIGENITO (Gv. 2,16). Rivendica la sua eterna esistenza: «Prima che Abramo fosse fatto, Io sono» (ib. 8,58). E ancora: «Venni dal Padre e sono sceso nel mondo, di nuovo lascio il mondo e vado al Padre» (ib. 16,28). «Io e il Padre siamo una cosa sola» (ib. 10,30) «Io sono nel Padre e il Padre è in me» (ib. 14,13).
Gesù è padrone della vita e della morte (ib. 10,17). Come infatti il «Padre risuscita i morti e rende loro la vita così pure il Figlio dà la vita a quelli che vuole» (ib. 5,21).
Gesù legge nel cuore degli uomini (ib. 16,30) e vive la santità più perfetta, da poter dire «Chi mi potrà convincere di peccato?» (ib. 8,46) lo stesso amore che è dato a Lui, è dato al Padre «Chi odia me, odia il Padre mio» (Gv. 15,23).
Alla morte di Lazzaro lascia dire a Marta: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente» (ib. 11,27).
Troppo lungo sarebbe stato prendere ogni singolo brano dei Vangeli, ma anche solo da quelli che abbiamo esposto risulta chiaramente che Gesù si è proclamato Figlio di Dio.
C) - GESÙ CRISTO DICHIARA DI ESSERE IL LEGATO DI Dio.
Egli infatti asserisce ripetutamente e con fermezza la sua divina legazione, che cioè è mandato dal Padre non solo per salvare gli uomini con la sua Passione e morte, ma anche per rivelare loro nuove verità, nuova legge e nuovo culto: «Chi crede in Me — dice Gesù — crede non in Me, ma in Colui che mi ha mandato; e chi vede Me, vede Colui che mi mandato... Io non ho parlato da Me stesso, ma il Padre che mi ha mandato mi ha Egli stesso prescritto quello che io devo dire e proferire. E io so che il suo comando è vita eterna. Dunque, ciò che Io dico, lo dico come il mio Padre me lo ha suggerito». (Gv. 22,44 s.).
Queste parole, che Gesù disse poco prima dell’ultima Pasqua, mostrano già chiaramente la sua legazione. Ma in molte altre circostanze Egli fece simili affermazioni: «La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato» (Gv. 7,16); Chi accoglie voi, accoglie Me, e chi accoglie Me, accoglie Colui che mi ha mandato». (Mt. 10,14); «Le stesse opere che Io faccio attestano di me che il Padre mi ha mandato» (Gv. 5,36).
È tanto vero che Gesù parla con questa autorità di inviato da Dio, che sanziona il castigo eterno a coloro che non avranno creduto.
Da tutta questa tesi si vede come Gesù ha avuto chiara la sua coscienza messianica, ne ha parlato con autorità, nell’equilibrio di una intelligenza perfetta, nella sincerità che ci assicura che ciò che ha detto è oggettivamente vero.