00 08/12/2011 19:15

Capitolo 2: INTELLIGENZA E VERITA’


E’ effettivamente impossibile affermare in positivo la possibilità di una conoscenza certa della realtà.

Si tratta allora, con Aristotele di dimostrare che negare tale possibilità (e, conseguentemente, ogni verità oggettiva) costituisce una contraddizione.

Quando infatti si afferma o si nega qualcosa, per esempio affermare il dubbio sempre, o negare la possibilità di conoscere la realtà, si pone un atto che è sempre una presa di posizione sulla realtà (è realtà il non conoscere la realtà).

Si può dire che una cosa è vero solo sotto un certo punto di vista, ma con ciò non si nega la possibilità di affermare il vero dato che è vero che una cosa è vera solo sotto certi punti di vista.

Ne consegue che affermare la verità del non poter conoscere la verità è una contraddizione, così l’affermazione kantiana che limita la conoscenza all’oggetto cade nella stessa contraddizione.

Naturalmente il condizionamento della ragione è sempre presente, ma esso non è tale da impedire l’accesso della ragione alla conoscenza certa della realtà.

Dire che una teoria scientifica deve essere falsificabile, è affermazione falsificabile?

Oggi siamo ben consapevoli dell’imperfezione della nostra conoscenza scientifica, ma ciò non significa nessuna conoscenza della realtà.

Le ragioni di Kant per negare la possibilità di provare l’esistenza di Dio (principio di causalità non applicabile alla dimensione trascendente) sono valide all’interno del suo sistema, ma questo sistema va fondato.

Le cose che esistono sono e non sono perché variano, perciò non sono da se stesse, ma hanno altrove l’origine del loro essere e non causalità ma dono è il rapporto tra la realtà della nostra esistenza e la sua sorgente ineffabile.

Oggi la scienza riconosce l’applicazione di principi metafisici anche al di fuori dell’ambito dell’esperienza (Agazzi).

Se l’intelligenza ci porta alla conoscenza di Dio, va aggiunto che ciò non può avvenire senza l’uso della libertà in quanto tale conoscenza è un qualcosa che coinvolge tutta la persona, “le vie che l’intelligenza ci propone non sono pertanto costringenti, ma richiedono l’assenso e l’impegno di tutta la persona” (258).

Dunque tra fede e conoscenza razionale di Dio c’è un rapporto e vi è un nesso umano di ragione e libertà.

Il rigore razionale di certa scolastica va dunque giustamente superato come afferma Antiseri.

Il ruolo della ragione viene sancito poi dal Vaticano I, dal Vaticano II e dal Catechismo della chiesa cattolica.

Antiseri nega l’esistenza di valori certi che indirizzino infallibilmente l’uomo e la sua morale, se però si pensa alla realtà dell’uomo come a un qualcosa di sensato le cose stanno diversamente e il concetto di dover essere è contenuto in quello di essere.

Il rifiuto di un diritto naturale è contestato dalla Veritatis Splendor.

Non si può poi fondare la libertà democratica e politica nel relativismo che farebbe cadere il tutto poi in un nuovo totalitarismo.

La democrazia va basata sul valore della persona e della sua libertà, come anche nella Centesimus annus.