00 30/11/2011 22:34

1 Corinti 5, 1-13; 



Potati per la nostra salvezza


- Ho colto l’invito all’umiltà del cuore per ciascuno singolarmente ma anche di umiltà tutti insieme, di timor di Dio e beatitudine nella mestizia del pentimento come segno di vera forza nel Signore.

Preghiamo per la nostra famiglia perché faccia cadere ogni giudizio verso altri nella consapevolezza degli errori e delle ferite che rigurdano noi nell’insieme: la nostra non riuscita nella preghiera e nella carità, segni della nostra lontananza dal Vangelo

Ci aiuti la consapevolezza dei nostri peccati e la convinzione che noi, prima di tutti, siamo chiamati a conversione. Preghiamo perché il vanto di orgoglio sia sostituito dall’unico vanto del Signore che anche in questo momento ci accoglie nel suo perdono.


- Grande sgomento perché non è la correzione fraterna come é presentata nel Vangelo

- Gesù é stato consegnato ai sommi sacerdoti (Satana?) perché il suo corpo fosse distrutto per la salvezza. In prospettiva positiva : per la salvezza.

- Stesso concetto del testo dell’adultera: ‘va e non peccare più’. Vuol dire ‘distacca il tuo cuore dal peccato: addolorati per il peccato’.

- Tenere conto che poteva essere un peccato non avvertito data la loro provenienza pagana. La legge di Mosè l’aveva individuato chiaramente (Lev.18). Mancava loro la consapevolezza che essere passati nella Pasqua del Signore comportava l’inveramento di tutta la visione di Dio sull’uomo che anche l’antico testamento aveva dato. La scomunica dalla comunità, che ha in sé tutti i doni necessari alla difesa da Satana, é per sperimentare il bisogno di salvezza nella comunità.

- Consegnato a una condizione di morte per sentire il bisogno della salvezza.

- Brano diviso in tre sezioni : il caso specifico, il ricordo degli azzimi, alcune considerazioni più generali. Il cuore del suo discorso é il dovere di celebrare la festa come si deve : contro l’ubriacatura etica dei nostri tempi la morale deve essere funzionale alla festa di Pasqua. Attenti a non essere più trasgressori dei pagani. Il giudizio è per la salvezza, per la terapia. Infine non possiamo giudicare le cose esterne alla comunità. Sarà Dio a giudicare quelle. A noi sta porci ‘con potenza e non con parole’, cioè con un modello di vita che possa essere giudizio per il mondo.


= Condivido la precisazione che conviene tenere le parole come sono, insieme alla sottolineatura della festa e alla distinzione di giudizio ‘di dentro’ e ‘di fuori’.

Ma il tema di Paolo é l’orgoglio dei Corinti che definisce così :” andare sopra a ciò che è scritto, non starci sotto (4,6)”. La sua prima accusa : rigonfiano di orgoglio invece di rattristarsi. L’orgoglio potrebbe consistere nel dire ‘non importa’ di fronte a un fatto grave. Invece a Dio importa. L’atteggiamento positivo é l’afflizione (é la prima indicazione che viene data), l’essere ‘tolto di mezzo’ sembra strettamente legato alla loro afflizione ( beatitudine di Mt. legata alla morte e alla morte di Cristo). Il modo vero di affrontare il peccato dell’altro é la categoria del dolore (d.Giuseppe) : vuol dire una partecipazione.

tolto di mezzo” : ‘potato’ direbbe il Vangelo di Giovanni per aprire una prospettiva di salvezza per il colpevole che non potrà salvarsi se non sarà consegnato a Satana. E ancora prima di arrivare a ‘salvezza’ la parola ‘rovina’, anche questa sempre in vista di una risurrezione, ricostruzione. Passaggio necessario per poter giungere alla gioia di poter essere salvati.

Altrimenti tutto si appiattisce e non c’é la festa nuova.

E’ importante che lo riceviamo insieme, non solo singolarmente. Questa afflizione é proprio un frutto della Pasqua. E’ perché si é accesa una luce che tante cose ci affliggono. Se ci vediamo di più, più cose pure ci affliggono. Tante volte rischiamo di chiudere gli occhi davanti a noi stessi e davanti a tante realtà. Da tutto questo viene un suggerimento in ordine all’umiltà, alla misura di noi stessi.



23-4-97 1 Corinti 6, 1-11; Gv 14, 22-26 (Giovanni- Ritiro Sovere)


 

Subire ingiustizia per celebrare il Signore in noi


- La nostra partecipazione alla messa è la fortuna di essere giudicati ogni giorno dal Signore ed evitare così il giudizio finale. In confronto a questo è incommensurabilmente triste farsi giudicare dai tribunali pagani il che accade ogni volta che torniamo alla razionalità dei diritti e dei doveri, alla difesa di ciò che dovrebbe essere il riconoscimento del nostro spazio e del nostro impegno.

Quanto affaticamento, per questi motivi, nella nostra vita e quindi quanta estraneità dal Vangelo. Quando l’apostolo dice che è preferibile subire ci mostra semplicemente la via di Gesù. Nella nostra vita c’è un accumulo di fatica e di tristezza perché lasciamo entrare il tribunale pagano.

Domandiamo al Signore di essere finalmente liberati da tutto ciò che non è Vangelo. Chiediamo al Signore di tagliarci le ragioni delle nostre ragioni e di consegnarci al silenzio di cui parla la Regola e che secondo Sofonia é l’ora del giudizio mite che il Padre ha espresso in Gesù per la nostra salvezza.


- Grande rilievo dato alla condizione in cui ci si trova all’interno della comunità. Santi cioè santificati, capaci di giudicare gli angeli. Dignità altissima che si vive all’interno della comunità. Il rischio è di cercare fuori i soccorsi e le consolazioni di cui abbiamo bisogno.

- Chi é stato giustificato non può non accettare di subire ingiustizia dal momento che molto gli è stato perdonato.

- Il centro del testo é il v.7: é preferibile subire ingiustizia anche per porre fine alla spirale dei risentimenti umani. Così Gesù davanti a Pilato, così Paolo quando esorta a vincere il male col bene.

- L’insegnamento di Paolo è in ordine a un cammino nella consapevolezza degli effetti della passione del Signore.

- Non é l’invito a lavare i panni sporchi in famiglia ma a sentire l’esigenza della testimonianza della carità che dobbiamo nella comunità e anche nei confronti di chi é più esterno.


= Innanzitutto un legame essenziale con il testo di ieri: oggi per un atteggiamento mondano si fa giudicare, ieri per lo stesso atteggiamento mondano non si voleva giudicare e affrontare un problema grave. E’ sempre perché non si sta “sotto a ciò che è scritto” per un atteggiamento mondano.

- “Ingiusti” come nell’antica economia : colui che non é dentro allo spazio della giustizia di Dio come lo sono i “santi” che non sono i bravi, ma quelli riempiti dalla grazia. L’abominio descritto oggi è che questi santi che hanno avuto tutto il dono di Dio si espongono al giudizio di chi non é a conoscenza di Dio agli ingiusti. Qui é esplicitato il criterio del giudizio (v.6): é Gesù che viene portato davanti agli infedeli e messo a morte da noi! Tutte le volte che non esprimiamo il giudizio del Vangelo ci rendiamo rei della morte del Signore.Invece di celebrare il Signore, celebriamo la parte degli uccisori.

Quello che conta é celebrare la festa: anche adesso quello che conta é celebrare il mistero del Signore in noi.

E’ un giudizio che assolutamente va esercitato assumendo ciascuno il giudizio di salvezza. La forma nuova del giudizio é la passione di Cristo. Ogni volta che veniamo a messa siamo sottoposti al giudizio della memoria forte della morte del Signore di cui noi risultiamo gli uccisori. Noi siamo santi perché ogni giorno, nel sacrificio di Cristo, siamo confermati nella salvezza dal male. Noi possiamo anche assumere i criteri della mondanità, ma tutto questo non eredita il regno di Dio. La bellezza del tribunale di Dio è che provoca la conversione. Tutte le volte che lo Spirito Santo ci consente mitezza liberiamo attorno a noi una potenza più grande di quando affermiamo noi stessi. La croce del Signore crea in mezzo a noi la vita nuova e la sua efficacia perché crea in noi il pentimento.


24-4-97 1 Corinti 6, 12-14; Gv 14, 27-31 (Giovanni- Ritiro Sovere)


Il Signore é per il corpo

-Oggi il Signore ci apre una porta preziosa nelle Scritture che é il centro di ciò che ci deve essere comunicato. Nessun testo del NT parla del corpo in modo più circostanziato e più prezioso. Si tratta di un tema centrale, mentre non sempre lo è nella comune riflessione dei cristiani. Lo é ancora più raramente nella dimensione espressa dal testo di oggi, cioè nel riferimento fondamentale tra il corpo e il Signore, avvenimento centrale e quotidiano della vita cristiana, il contatto con il S. nel mistero del sacramento del suo corpo. La grazia di oggi potrà essere quella di entrare nell’ascolto di questo particolare annuncio con più attenzione, preghiera, supplica, pianto, ringraziamento. Chiediamo al Signore di riceverci pentiti, bisognosi di essere salvati, desiderosi di essere illuminati, col rimpianto di avere perso il suo dono seminato in noi con tanta cura, col desiderio di rientrare in pienezza nel dono.


- C’é una parte che facciamo noi ma c’é anche una parte del Signore che tende verso il nostro corpo. E’ consolante. - “Tutto é lecito”, visione altissima della dignità e libertà dell’uomo (= ‘non sapete che giudicheremo gli angeli?’; ‘tutto é vostro, ma voi di Cristo e Cristo di Dio’3,23 ). - “Non tutto giova”, criterio che porta a una grande limitazione della libertà. Essendo il corpo orientato alla resurrezione, non giova tutto ciò che ci trattiene nella realtà mondana, giova tutto ciò che ci fa camminare verso il Padre. - Il Signore é per il corpo. Il S. vuole stare nel nostro corpo e noi dobbiamo essere il tempio della sua presenza, in questo modo egli ci libererà dalle passioni - Si potrebbe avere una traduzione diversa “ Il corpo non appartiene alla fornicazione, il S. appartiene al corpo” Il problema é l’appartenenza, per questo bisogna fuggire la fornicazione, altrimenti si perde l’appartenenza al S. - Il criterio del “Non tutto giova” pone in una condizione delicata. I precetti erano più chiari, ora si è più esposti a dover capire (con l’esperienza ?) la misura della libertà in relazione alla risurrezione del S.


= C’é un altro punto della traduzione che va rivisto. Temerario tradurre “Tutto mi é lecito”, meglio più modestamente e letteralmente“ tutte le cose mi sono lecite”. Travisa meno il pensiero di Paolo e appare più legato, come é, al problema dei cibi, che non posso prendere come voglio perché c’é la carità di mezzo. Altrimenti tutti pensiamo spontaneamente a una totale legittimità di tutte le azioni. Il discorso sta volgendo verso il rapporto corpo/carità . Io ho intorno a me tante cose, persone, o precetti ed entro però in questa situazione nuova per la quale la giustizia o l’ingiustizia non é determinata da una certa staticità delle cose e del precetto quanto dalla sua intenzionalità e dal suo scopo. Il passaggio dal regime della legge al regime dello spirito é questo. La resurrezione di Gesù nel suo corpo é il grande avvenimento che ha cambiato tutte le cose. E’ buono ciò che giova, non ci deve essere nessun elemento che mi ‘domina’. Questo verbo viene ripreso all’inizio del capitolo 7 per dire che la moglie e il marito devono reciprocamente pagarsi il debito nella vita sessuale perché il marito non può essere il padrone del suo corpo nè la donna del proprio corpo. E’ l’altro che é il padrone del tuo corpo in ragione della carità, perché loro devono sempre celebrare questa. E’ il comandamento dell’amore, cioè le grandi nozze con Cristo devono determinare tutta la mia vita. Colpisce l’importanza data ai corpi. Coagulo di elementi corporei in cui però si colloca ciò che uno é. Il corpo nostro, quello di Cristo, i loro rapporti reciproci e infine il grande discorso sulla resurrezione. Valore assoluto che il nostro corpo ha a motivo del suo. Dal giorno del nostro Battesimo in poi, quando Dio ci strappa dalla nostra morte, noi sperimentiamo la risurrezione dai morti. Che é stata, é, e sarà. E’ l’opera del Signore di cui facciamo continuamente esperienza.- Non si possono considerare più le cose nella loro percezione immediata. Se non c’è la resurrezione di Cristo la relazione fondamentale resta una relazione di un corpo con un altro corpo, non può essere più corpo/Cristo e quindi rimane impudicizia/ fornicazione. Si definisce qui che la chiamata globale di tutti é la verginità: essere il corpo per il S.: relazione di tutti a motivo della resurrezione di Cristo. L’umanità é la ‘moglie’ di Cristo e lui da’ la vita per essa. Su questa si innesta il sacramento del matrimonio, dove l’altro ti é dato come segno altissimo del Cristo e della chiesa. Il senso della nostra vita é l’amore di noi per lui. E’ l’elemento che va al di là della morte: l’amore, il volersi bene, la carità. Il nostro corpo é destinato alle nozze. Tutto ciò che non giova a queste nozze non va bene.Dalla morte alla vita perché la nostra vita sia con lui : va dedicata a lui perché lui per primo é dedicato a noi. Lui é dedicato a noi attraverso la croce e noi attraverso la stessa croce siamo dedicati a lui, consacrati a lui. L’amore é il linguaggio di questa consacrazione. Del corpo dell’altro dovremmo sempre pensare che é quello per il quale Cristo é morto! Questo glorifica ogni corpo malato, deforme debole.


25-4-97 1 Corinti 6, 15-20; Mc 16, 15-20 (Giovanni- Ritiro Sovere)


Non sapete che siete...?


- Affidiamo all’Evangelista Marco questa celebrazione dei misteri nella tonalità delle parole che oggi riceviamo dalla bontà di Dio. Tema centrale della nostra fede quello del corpo sarà un punto di attenzione privilegiato anche per gli anni che ci aspettano. I doni del Signore su questo mistero grande del corpo impegnano la nostra casa e famiglia a partire da quel corpo pienamente realizzato, pienamente dato ed espresso che é il corpo di Gesù.

Chiediamo al Signore la grande grazia di non farci traviare nè da spiritualismi sospettosi nè da cedimenti banali. Renda invece sempre più ricco un grande dialogo, all’interno delle nostre famiglie, una grande comune esperienza a partire dal corpo del Signore. Per questo è necessaria una virtù descrittiva del rapporto di Gesù con il Padre, l’umiltà. Essa consente di guardare con verità e realismo, e soprattutto con grande speranza di bene e di comunione per guardare con gioia, a un tema che se guardato con paura o con orgoglio di fatto può portare a molta sofferenza e a molti dolori. Chiediamo perdono al S. per non aver accolto con vera castità il suo dono. Il dono é dato ogni giorno perché tutto rinasca per il bene dell’altro. Domandiamo per noi e per tutti una quiete una confidenza serena una grande fiducia per comunicare a noi stessi e tra di noi e ai nostri fratelli più giovani e più anziani, E per entrare nel mistero di colui che ha assunto la nostra corporeità per farne il luogo della grande celebrazione dell’amore.


- v.13 “ per...per...” : il fine e lo scopo del nostro stesso esistere. In questa terra si é uniti al corpo del Signore dopo la morte si é uniti nella resurrezione.

- Assimilazione tra il corpo e Dio. “ chi ...pecca contro il proprio corpo”. Tesoro da custodire. Deposito affidato alle nostre cure.

- Non sapete ? ripetuto tre volte. Non appartenete a voi stessi per la presenza dello Spirito Santo e ciò nasce dalle azioni di Dio nei nostri confronti. E’ dal sacrificio del Signore che tutto ha fondamento e ritroviamo il senso di tutto questo.

- L’alternativa alla fornicazione non é né la l’autocontrollo né una donna legittima ma avere un rapporto di comunione con il Signore. Oltre che il fine é anche il principio, una realtà data. Accento sul fatto che l’acquisizione é fatta: il prezzo é già stato pagato, il dono é già stato fatto. Rimaniamo in questo, senza ricerca di movimento e rimanendo nell’approfondimento del dono.

- In Ap.14 c’é per due volte “comprare”. I “redenti” sono “vergini”, anche gli sposati che certamente non si sono contaminati con donna. Perciò verginità non solo astensione dalla sessualità ma qualcosa di più.


= E’ il nostro Battesimo la verginità. Una volta era ovvio legare la verginità al Battesimo dopo di ché anche sul piano educativo era più facile capire che quindi non è che uno scegliesse la verginità o il matrimonio. La verginità é di tutti in quanto rapporto con il Signore. Quindi é la nostra consacrazione battesimale la verginità. E’ chiaro che si esige che sia nuzialità sia verginità nell’ età adulta della fede, vengano confermate davanti a Dio e che Dio stesso le sigilli .

- A proposito del v. 17 “chi si unisce al Signore forma con lui un solo Spirito” mi sembra che Paolo incalzi nell’argomento quando cita Genesi “ i due -é detto- saranno un corpo solo”, ma se si unisce al Signore é “uno spirito solo” per dire che quindi c’é un trascendimento rispetto al quale il testo di Gen è profetico e rispetto al quale quello che adesso succede quando due si sposano è che in realtà sono un solo Spirito perché ognuno dei due unendosi all’altro, come segno del Cristo, si unisce a Cristo. Quindi questo v. vale come compimento della realtà e di chi non si sposa e di chi si sposa, in ogni caso tutti si uniscono a Cristo, quindi tutti sono un solo spirito con lui. Il matrimonio certamente compie questa realtà. E’ un’ unione a Cristo che il matrimonio celebra. Non celebra semplicemente l’unione tra loro due. Sono uno stesso spirito in Dio, uno stesso Spirito in Gesù. Non possono che riceversi reciprocamente come segno del Cristo. - “Non sapete?” No, non si sa! Queste cose sono svelate all’interno dell’Evangelo senza Evangelo non si sanno. Chi può sapere tutte queste cose ? E’ impossibile che uno fuori dall’annuncio evangelico le sappia. Che non ci si appartiene, che siamo stati comprati e soprattutto che il peccato è un peccato grave a motivo di Cristo.Ma il problema più grosso é il peccato di cui si parla è un peccato grave a motivo di Cristo. E questo non viene mai fuori. Quello che compare invece è quello che è legato alla pura naturalità del problema e alle sue inflessioni di tipo psicologico. Tutte cose che non sono l’argomento che lui porta qua. Si sa che è grave, ma non si sa perchè è grave. Si sa che è un comportamento grave perchè è molto ricco dal punto di vista delle reazioni. Ci si sbaglia nella valutazione, non si coglie il tema centrale che é l’attentato a ciò che siamo e non a un comportamento ( ‘ non sapete che siete ...? ‘ ): ci si fa sommergere dagli aspetti psico-emotivi e non si coglie il mistero del Signore. Riflettiamo sui tre “non sapete ?” per poterli sapere bene perché lì ci sono le motivazioni del mistero da sapere. Ed é la meraviglia che qui c’è dentro, e cioè questa cosa straordinaria che non è prevista da nessun pensiero umano cioè che se tu ami una persona questo amore tende alla creazione di un organismo unico ( come nell’immagine della vite e dei tralci che son proprio una cosa sola, non vivono se non insieme ). Queste cose noi non le sappiamo se non dal vangelo ! Solo il Vangelo dice la meraviglia che ad ogni creatura umana Dio ha regalato attraverso il mistero di Gesù. E noi abbiamo bisogno di essere restituiti continuamente a questa memoria perchè altrimenti torniamo a dimenticare chi siamo. Bisogna che continuamente noi accettiamo con umiltà di doverci convertire alla memoria evangelica, cioè a Gesù stesso per ricordarci chi è lui e chi siamo noi. Perchè altrimenti ci facciamo delle altre religioni e si fanno delle altre teorie che non sono più la nostra fede. Solo il Vangelo dice la meraviglia del mistero di nuzialità tra Dio e l’uomo. Che ne é del mio corpo, dato il Signore? Nessuna realtà é più immediata. Non è il peccato più grave ma quello in cui più faccio esperienza in modo emergente del mio rapporto con Gesù ed esperimento in modo emergente la mia infedeltà. Anche rispetto ai giovani è inutile fare il ragionamento, l’unica cosa é fare l’annuncio, perchè è solo Gesù che può giustificare tutto questo. Nessuna ragione di buon senso. Nessuna bella spiegazione (‘è il segno del volersi bene, è il segno del patto tra due persone.’). Per un momento bisogna ricordare che le regole seguono l’annuncio.

26-4-97 1 Corinti 7, 1-7; Gv 15, 1-11 (Giovanni- Ritiro Sovere)


Non sapete che siete...?


- Questa mattina domandiamo un ultimo sigillo di grazia e di misericordia al Signore che ci ha accompagnati e guidati e rigenerati con tanta tenerezza in questi giorni, propio anche dalla protezione particolarissima che abbiamo avuto dalla vicenda di Luca e dall’affetto e dalla preghiera di chi gli è stato vicino. Mi ha colpito che abbiamo avuto notizia della sua partenza da noi al termine della lettura del rito della professione che stavamo facendo qua. Commento sapienziale ed estremamente concreto di tutto ciò che nei giorni scorsi avevamo ricevuto dalle Scritture. Davanti alle parole di questa mattina siamo tutti confrontati con severità sia per la nostra aggressività ma anche per le nostre indifferenze, le nostre interpretazioni della vita secondo il potere e il possesso e anche i grandi vuoti del nostro cuore, tutto quello che ci impedisce di essere offerti a Dio come lo è certamente questo piccolo bambino.


- “non astenetevi”: Non defraudatevi, portare via un bene che appartiene ad un altro. Il bene dell’amore coniugale. Protezione dell’amore coniugale come bene. Il pericolo è perdere questo bene, privarsi del bene come impoverimento.

- “non toccare donna è cosa buona”. Gesù dice nel vangelo di Giovanni alla Maddalena “ non mi toccare perchè non sono ancora salito al Padre”. Forse il motivo è che Gesù è in movimento verso il Padre e il mio contatto può rallentare od ostacolare questo movimento di ritorno al Padre. Ci sono tanti spazi nei quali possiamo impedire il viaggio di comunione verso il Padre del fratello e della sorella.

- Preferibile aderire al testo dove si trova una grande glorificazione della verginità considerta superiore a tutti gli altri doni. Annuncio grande dato agli sposi. Anche per loro c’è il dono della verginità. Le indicazioni che vengono date sono per far fiorire questo dato battesimale dato a tutti.


- domando se è proprio vero che ne è stata fatta una lettura così letterale, soprattutto perchè è stata introdotta una parola inesistente nel testo e cioè la parola verginità. Cioè mi chiedo se di fronte a questo testo non si dà per scontato una interpretazione tradizionale sulla quale bisogna chiedersi se quando lui dice che “tutti siano come lui” si riferisca al suo stato di verginità. Questo lo possiamo affermare ed essere nella probabile esattezza, ma mi chiedo se l’esigenza non sia qui molto maggiore. In verità sulla sua verginità lui non diece niente, mentre invece si trovano molte cose che lui dice di sè, fino a dire in modo assoluto che tutti devono imitarlo e vuole che “tutti gli uomini” siano come lui. Ho considerato un indebolimento della traduzione il condizionale e che quello che è tassativo è che tutti siano come lui. Per cui poi dopo ho spinto meno su quel “ma”, perchè in realtà dato un elemento fondamentale, poi tutti devono correre secondo quella che è la volontà di Dio. Non mi sembra molto semplice qui contrapporre la verginità dell’apostolo e la loro condizione di sposati, lo sento come un vestito troppo stretto, la mia proposta è Gesù! Cito un solo testo per spiegarmi, cap. 4, 9-13 dove la descrizione della condizione dell’apostolo che lì si fa, ci aveva indotto a fare l’osservazione di come emergesse potente l’icona del Signore Quindi io ho letto progressivamente questo testo in termini piatti, incollati, per arrivare a dire che sulla condizione degli sposi il Signore ci dice cose importantissime assolutamente globali “voglio che tutti”. Percorrendo quelle che sono le esigenze profonde delle nozze molte cose dice a me.

C’è una dinamica di crescita in tutto questo perchè dobbiamo diventare quello che siamo e per certi aspetti siamo sempre nell’amareza della negazione di questo, per esempio il “toccare donna”.

Questo verbo “toccare” nel N.T. è un verbo fortissimo. Se non si può toccare donna allora bisogna averla, anzi bisogna riceverla e poi spiega come si fa a stare insieme. E quindi dice che tutto quello che bisogna dire della dottrina del matrimonio è esattamente l’opposto del toccare donna. Noi da anni cidibattiamo sul fatto che secondo noi la formula liturgica in italiano del matrimonio è troppo possessiva.

Così nell’incontro di Gesù con Maria Maddalena noi non possiamo prenderlo perchè non è nostro, proprio perchè salendo al Padre lui potrà andare e poi ritornare e starà ma non possiamo noi prenderlo prima che lui vada perchè il Cristo non lo si può nè prendere nè trattenere ma solo ricevere in dono e quindi “glorificato alla destra del Padre, a noi donato nel suo spirito e come Gesù Cristo così la sposa lo sposo eccetera. Non si può toccare. Si può solo ricevere.

Su questa strada ho trovato delle risposte che mi sono sembrate importanti e che mi hanno dato una certa letizia. Per esempio questa condanna della solitudine a me sembra molto importante, cioè che non c’è nessuno che sta da solo a causa della “pornia” mi sembra molto importante, perchè l’altro ti viene dato come un aiuto a causa di un pericolo che incombe su di te. Ieri ci aveva dato una prima spia usando una parola importante nel N.T., rara ma importante, “ fuggite !”, oggi ci dice qual’è il metodo di fuga, la comunione d’amore! Quindi questo rapporto tra solitudine ed esposizione alla “pornia” è una realtà che si sente che è preziosa che è un dato assoluto della vita.

Così come mi ha preso molto il cuore il fatto del “dovere” verso la moglie perchè in realtà si tratta appunto di restituire il debito, di pagare il debito, tanto che nei termini tecnici si usa sempre questa terminologia del “debito”, anche nei termini dell’etica matrimoniale, parola tanto bella. Paolo al cap.9 ci parla del fatto che lui predica gratuitamente il Vangelo e questa è una necessità che gli incombe , e dice “ma io lo devo fare!” Mi pare stupendo il fatto che ci sia la segnalazione di questa cosa fondamentalissima per l’interpretazione della vita cristiana e cioè che tutto comincia con la scoperta che dobbiamo pagare un gran debito. Due parole spingono verso quel meraviglioso versetto del cap.13 dei Romani “non abbiate alcun debito con nessuno se non quello di un amore vicendevole”. Fa capire che questo debito della carità è il debito fondamentale e che bisogna pagare questo debito.

Il versetto seguente pone subito il problema del potere, e si fa vedere che sul problema del potere ci sono tre ipotesi. La prima è che evidentemente “non posso farmi dominare da niente”, la seconda ipotesi è che però neanche tu puoi essere dominatore dell’altro se no vieni preso in giro da Gesù come fa nel Vangelo di Luca quando dice che coloro che hanno il potere si fanno chiamare anche “benefattori”, e non è vero perchè è vero invece che esercitano un potere, e quindi la via del potere è questa consegna all’amore per cui il potere è quello che “l’altro” ha su di te, per cui non sei tu il padrone ma è l’altra persona che è il padrone. Per cui diventa una caratteristica assoluta del mistero cristiano questa introduzione del terzo potere, questa assoluta novità per cui siamo servi gli uni degli altri, e dobbiamo tutti continuamente reciprocamente pagare il debito e non dobbiamo avere debiti con nessuno se non quello della carità vicendevole. Certo rispetto al fatto che tu sia dominato da qualcuno il riscatto di questo è certo già un riscatto, ma uno non può fermarsi all’ipotesi drammatica che tu sia padrone di te stesso, allora dice, no c’è un’altra ipotesi che quindi invece ci sia di fatto questo mistero dell’amore, interpretazione radicalmente rinnovata del potere.

Così come mi sembrava molto importante il rapporto tra la nuzialità, l’esercizio della sessualità e la preghiera, perchè è vero che la preghiera èla via più alta della celebrazione nuziale della nostra comunione con Dio. Ed è, mi pare, straordinariamente bello perchè da una parte quindi, l’unione dei sessi nel matrimonio viene elevata di dignità e dall’altra la preghiera viene qualificata come l’atto supremo della nuzialità. C’è rapporto ! Non è vero che non c’entra la preghiera col sesso! E Paolo introduce questo discorso per farci vedere che c’è vicinanza tra preghiera e gesto della nuzialità perchè certamente la preghiera è la celebrazione più diretta che noi abbiamo con lo “sposo di sangue” della nostra vita. E’ li che in modo grande lui si incontra con noi e noi ci incontriamo con lui.

per comprensione” non nell’uso comune di “sii comprensivo, cioè abbi compassione”, qui invece dice che lui queste cose le sa, e che quindi questo è il frutto e il dato della sua esperienza e di una esperienza comune, per partecipazione conoscitiva.

Il v.7 che conclude è il sigillo volitivo di tutta questa faccenda. “ Voglio che tutti siano come me” ma non nel senso che tutti siano frati, ma nel senso che tutti siano nell’ innesto cristiano profondo. Non che lui sia aperto a una delusione...penso che lui in prima istanza si riferisca a quella verginità di fondo che è il nostro battesimo e la nostra appartenenza esclusiva e gelosa al Cristo, quella che però a motivo di questa gelosia di Cristo ti spinge se sei sposato a pagare il tuo debito- e questo credo che gli sposi lo conoscano bene come dato serio di castità, assai serio, e a non essere il padrone del proprio corpo.