00 14/01/2012 09:11
Movimento Apostolico - rito romano
Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori

Tutte le azioni di Gesù sono rivelazione purissima per noi. Anche il più semplice dei suoi gesti ci manifesta la verità eterna del Padre, la sua divina carità, il suo immenso amore, la sua pietà che non conosce limiti. Nessun'azione di Cristo Signore è puramente umana, della terra. Ogni sua azione è rivelatrice del Cielo, perché purissimo compimento della volontà di Dio.
Noi invece siamo stolti, sommamente insipienti, perché abbiamo creato l'uomo diviso, spaccato, squartato in due: da un lato abbiamo l'uomo politico, pubblico, economista, sportivo, scienziato, professore, matematico e dall'altro l'uomo privato, religioso, di fede. Da una parte abbiamo l'uomo senza coscienza e dall'altra la persona umana che noi vogliamo sia nella pienezza della verità.
Questa è vera stoltezza, insipienza, stupidità, vera pazzia. L'uomo è uno, il cuore è uno, il corpo è uno, l'appartenenza è una. Non si può dividere, squartare, spaccare. Neanche si possono servire contemporaneamente due padroni: il mondo e Cristo Signore. Questa stoltezza consuma il cristiano, perché lo rende inutile al mondo e a Dio, alla società e alla Chiesa. Quando è con Dio vive servendo il mondo. Quando invece è con il mondo, per nulla serve Dio. Rimane sempre con il mondo.
Il cuore di Gesù invece è tutto, sempre, nel Padre, dal Padre, per il Padre: in pubblico e in privato, quando parla e quando opera, quando agisce e quando decide, quando ammaestra e quando risponde. Gesù non è diviso. È intero. Sempre. Ovunque. Dinanzi ad ogni uomo. In ogni luogo di questo mondo. È questo oggi il vero dramma del cristiano: la sua perenne divisione, la sua volontà di appartenere a due padroni, la sua stoltezza nel pensarsi persona pubblica senza il peso del privato e persona privata senza la pesantezza del suo essere pubblico.
Oggi Gesù passa e chiama un pubblico peccatore perché lo segua, divenga suo discepolo, un apostolo della sua verità e del Vangelo di Dio. Levi comprende quanto il Signore gli aveva chiesto e convoca tutti i suoi amici peccatori e li presenta al suo Maestro, perché chiami loro come aveva chiamato lui per una sequela di conversione e di fede nel Vangelo. I farisei non ci stanno a questa rivoluzione religiosa. Per loro il peccatore deve rimanere in eterno peccatore, il santo per sempre santo, senza alcuna comunione possibile. Gesù non si lascia irretire dalla loro empietà. Ribatte affermando semplicemente che è proprio del medico curare i malti. Così è anche proprio del Santo di Dio sanare tutti i peccatori, chiamandoli alla conversione e alla fede. Ecco allora in che consiste per noi la vera santità: nell'andare a chiamare i peccatori, accogliendoli e condividendo con loro la propria santità, dalla quale è la conversione e la fede. Una santità che disprezza i peccatori è di sicuro una falsa santità. Dio di essa mai potrà compiacersi. Dio che è il Santo non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva, ritornando pentito nella sua Casa per vivere eternamente con Lui.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, aiutateci ad essere santi veri.