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Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi

Nell'uomo peccatore che supera i limiti del peccato, il male gli cambia la natura e da natura che cerca Dio, perché ha sete di Lui, si trasforma in natura che si oppone a Dio, che lo avversa, lo contrasta, combattendolo e opponendosi al diritto di sottomissione che per creazione il nostro Dio gode sull'uomo. La sottomissione dell'uomo alla divina volontà è un diritto che nessuno potrà mai togliere al nostro Dio. È Lui che ci ha creati ed è sempre Lui che ci mantiene in vita. È Lui il nostro presente e la nostra eternità.
Nessun uomo, nel pieno della sua naturale sapienza ed intelligenza potrà mai dire: "Non voglio che il Signore regni sopra di me". Neanche il più grande peccatore perde la verità di Dio nel suo cuore. La perde quando va ben al di là dei limiti del male, consentiti alla sua umanità, e si abbandona al peccato contro lo Spirito Santo. In questo caso la natura si è totalmente corrotta, si è così fortemente insuperbita, da pensare di poter gridare a Dio: "Non ti servirò". Quando si giunge ad una tale cecità, è la fine della salvezza, perché non c'è salvezza se non in Dio, da Lui, con Lui, per Lui.
Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: "Fatele fruttare fino al mio ritorno". Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: "Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi". Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: "Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate dieci". Gli disse: "Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città". Poi si presentò il secondo e disse: "Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate cinque". Anche a questo disse: "Tu pure sarai a capo di cinque città". Venne poi anche un altro e disse: "Signore, ecco la tua moneta d'oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato". Gli rispose: "Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi". Disse poi ai presenti: "Toglietegli la moneta d'oro e datela a colui che ne ha dieci". Gli risposero: "Signore, ne ha già dieci!". "Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me"». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.
Il giudizio contro l'umanità perversa, impenitente, superba ed arrogante è di morte eterna. Oggi noi cristiani non crediamo più nelle verità che il Vangelo ci propone e che sono a fondamento della nostra fede. Noi cristiani siamo i più grandi traditori e rinnegatori del Vangelo. Vogliamo ad ogni costo epurare il Vangelo dalle verità scomode alla nostra sensibilità di peccato e di immoralità. In nome di un falso umanesimo e di una errata concezione della misericordia e della carità in Dio, pensiamo che Dio debba pensare con i nostri pensieri di peccato ed agire con la nostra volontà malata di giustizia, diritto, somma verità. Per la nostra falsità nella fede stiamo condannano l'umanità intera all'immoralità, all'amoralità, alla superbia, al vizio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli Santi, dateci la verità del Vangelo.