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II

COLUI CHE CI HA FATTI

IL DILEMMA è evidente:

- o rinunciare a una spiegazione sul senso della nostra vita (e molta gente fa questa rinuncia...)

- o chiedere questa spiegazione ad un «Altro» che ne sa più di noi.

Di questo «Altro» abbiamo già intuito la presenza negli «interrogativi» che la nostra esistenza porta con sé.

A questo «Altro» abbiamo già dato anche un nome, e lo abbiamo chiamato «Colui che ci ha fatti».

Chiediamoci ora: QUESTO «ALTRO» ESISTE DAVVERO? Veramente oltre il mondo nel quale viviamo c'è un Essere dal quale questo stesso mondo dipende?

RISPONDIAMO DI SI, e ne vediamo ora il perché.


1- IL MONDO CI RIVELA COLUI CHE LO HA FATTO

1) UNA PREMESSA:

Ognuno di noi comprende benissimo che una cosa che ancor non esiste non può darsi l'esistenza da sé: sarebbe UN ASSURDo pensare il contrario. Dal nulla infatti non può nascere nulla.

2) UN FATTO:

L'ESPERIENZA Ci mostra però che ogni realtà che vediamo nel mondo è prodot­ta da un'altra realtà che già c'era prima di lei: le spighe del campo derivano dal chicco di grano, l'uomo deriva dall'uo­mo, gli astri attuali da precedenti forma­zioni di materia... Tutti gli oggetti che ci circondano sono frutto di trasformazio­ni (operate dalla natura o dall'uomo) di altri corpi preesistenti.

Di questo nessuno dubita.

3) LA CONSEGUENZA:

Eppure proprio da questa premessa e da questo fatto ammessi da tutti scaturi­sce una verità sulla quale non tutti riflettono: se ogni cosa deriva da un'altra che già c'era prima di lei, ALL'INIZIO di tutta la serie di cose prodotte DEVE ESISTERE UN ESSERE NON PRODOTTO DA ALCUNO, UN PRINCIPIO NON PRINCIPATO, CHE ESISTE PER PROPRIA VIRTÙ.

DIVERSAMENTE non sarebbe mai potu­ta iniziare la serie delle cose che vedia­mo nel mondo (1).

(1) I filosofi dicono le stesse cose introducendo i con­cetti di «relativo» e di «assoluto».

Tutto quanto esiste nel mono (essi dicono) non ha in sé la ragione della propria esistenza, ma l'ha in un altro dal quale l'ha ricevuta: la sua esistenza è cioè «RELATI­VA » ad un altro.

Ma le realtà «relative», quando esistono (ed il mondo nel quale viviamo esiste), proprio perché non hanno in sé la ragione della propria esistenza, ci testimoniano l'esi­stenza di «un Altro» che ha in Sé la ragione della propria esistenza, che esiste da Se stesso, cioè di un «ASSOLUTO» senza del quale il mondo «relativo» non esisterebbe.

L'esistenza del «relativo» (il mondo) ci testimonia l'e­sistenza dell'«Assoluto», cioè di Dio.


IN TAL MODO, proprio la riflessione sulle realtà terrene ci conduce alla sco­perta dell' "Altro" che esiste all'inizio di esse, e che vi esiste per propria virtù: ci conduce cioè alla scoperta di DIO.