RISPOSTA ALLE ACCUSE CONTRO LA CHIESA

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Coordin.
00lunedì 5 settembre 2011 12:00
La verità su Giordano Bruno

Ciò che va smantellato, e subito, è quell’aura di santità laica del quale, spiritoso com’era, sarebbe il primo a ridere, e il riso può diventare incontrollabile, ove si pensi alla sinistra italiana che idoleggia uno al cui confronto Haider è un bambino dell’asilo. Si leggano, i femministaioli e antifascisti militanti le pagine di Bruno sulle donne, esseri inferiori, idioti e ripugnanti, e sugli ebrei, "escrementi dell’Egitto". Cominciamo subito col dire che l’affaire "Giordano Bruno" fu un fatto tutto interno alla Chiesa, e che la cultura laica o del "libero pensiero" non c’entrava affatto. Giordano Bruno era un prete domenicano e la Chiesa aveva tutto il diritto di chiedergli conto di quel che andava predicando a destra e a manca. Le idee, infatti non sono armi spuntate e innocue: un solo libro può fare molti danni (pensiamo a Marx, per esempio). Certo, alla mentalità odierna può sembrare eccessivo perseguire qualcuno per quel che predica, ma alla fine del Cinquecento non si pensava così. Quell’epoca aveva visto sanguinosissime guerre di religione, tutte scatenate dalle prediche di monaci come Lutero e preti come Calvino. Il dissenso religioso era, insomma, pura dinamite a quell’epoca, e la Chiesa era costretta a serrare i suoi ranghi e mantenere stretta vigilanza sui suoi uomini. In più, il Bruno aveva un’accusa di tentato omicidio sul capo, e c’è chi giura che abbia venduto molti cattolici inglesi ai tribunali di Elisabetta I. La religione che predicava non era nemmeno cristiana, ma magico-egizia, un guazzabuglio di teorie simil-New Age infarcito di orribili bestemmie su Cristo, gli Apostoli, la Madonna. Neanche Venezia, tradizionale rifugio di eretici, lo volle: arrestato e consegnato a Roma, per otto lunghi anni lo si scongiurò di rientrare nell’ovile. Il suo processo, reso interminabile dalle sue abiure e controabiure, fu quanto di più giuridicamente corretto si potesse trovare a quel tempo. La fama del Bruno cominciò solo nell’800, all’epoca dell’anticlericalismo liberal-massonico più acre. Prima, quasi nessuno sapeva chi fosse. Come è noto, a partire dalla "guerra civile ideologica" che si apre nel corso dell’Ottocento fra élites massoniche e liberali e Chiesa Cattolica, la figura di Giordano Bruno svolge un ruolo tutt’altro che secondario, e questo difficile e oscuro pensatore viene trasformato nel simbolo del "libero pensiero", di una modernità "illuministica" ingiustamente ostacolata dalla Chiesa stessa. Bruno nasce a Nola nel 1548 e, ancora molto giovane, a Napoli, per continuare gli studi, veste l’abito dei domenicani. Rimane per dieci anni in convento, laureandosi in teologia e ricevendo gli ordini sacri, ma ben presto si scontra con i superiori come sospetto di eresia, in quanto da tempo si è dedicato a pratiche e a letture proibite. li giovane filosofo nel 1576 lascia il convento e fugge. Bruno, sulla base della lettura di testi ermetici e magici, sviluppa una sofisticata ars memoriae, una memoria artificiale cioè, che fa da fondamento a tutte le sue successive concezioni. Elabora intanto una metafisica che concepisce l’universo come infinito e privo di centro, increato, dove Dio è pensato panteisticamente come coincidente con il mondo e con la natura; il cosmo è pertanto infinito e in esso tutto viene divinizzato. Questa filosofia porta con sé la necessità di distruggere il cristianesimo, la sua morale, la sua concezione dell’uomo, segni per il filosofo di un’estrema decadenza e povertà del mondo. Giordano Bruno inizia quindi una serie di drammatiche peregrinazioni attraverso l’Europa. La sua prima tappa importante è a Ginevra, dove aderisce alla confessione calvinista dominante per venire ben presto processato, scomunicato e costretto a fuggire in Francia. Qui entra in contatto con Enrico III di Valois che forse, secondo la Yates, lo invia in Inghilterra con una precisa missione politico-culturale: cercare di convincere la regina Elisabetta e i circoli colti della corte inglese ad aderire alla nuova religiosità magica ed "egiziana" di cui Bruno si fa banditore e sacerdote. Lo scopo è smorzare la contrapposizione fra cattolici e protestanti trovando un comune terreno "ermetico" di intesa in funzione antispagnola. Un altro storico inglese, John Bossy, nel 1991 pubblica un testo fondamentale, Giordano Bruno e il mistero dell’ambasciata, in cui avanza la tesi che Bruno a Londra si sia posto al servizio dei servizi segreti di Sir Walsingham, aiutandoli a sventare i complotti dei cattolici inglesi, giovandosi a questo scopo anche delle confessioni che carpisce in qualità di sacerdote all’ambasciata francese di cui è ospite. Dopo l’esperienza inglese, e un breve e sfortunato ritorno in Francia, Bruno passa un lungo periodo in diversi stati tedeschi e a Wittenberg tesse uno strabiliante (e strumentale) elogio di Lutero, infarcito di accuse durissime contro il Papa. La sua adesione opportunistica al luteranesimo non gli impedisce però di essere scomunicato ancora una volta ad Helmstadt proprio dai protestanti locali. Bruno è infatti tradito dal suo carattere focoso e irascibile, dal suo senso smisurato del proprio valore. Nel 1591 è raggiunto da un invito di un nobile veneziano, il Mocenigo, che vorrebbe imparare da lui la mnemotecnica. Nei testi di magia nera che Bruno ha scritto in Germania prima del rientro a Venezia: sono scritti terribili in cui il mago italiano sviluppa tecniche per realizzare "legamenti" magici e soggiogare così le persone che si intendono asservire ai propri scopi. Forte di queste tecniche Bruno intenderebbe nientemeno che recarsi a Roma e conquistare il Papa, spingendolo a riformare il cattolicesimo in senso magico-egiziano: un progetto incredibile che fa dire alla Yates, una studiosa solitamente molto prudente, che il filosofo è ormai ai confini della follia, del delirio conclamato. Il Mocenigo però rimane sconvolto da quanto vede e sente fare dal suo ospite - in particolare dalle sue bestemmie - e lo denuncia all’Inquisizione con accuse molto precise; il tribunale veneziano lo arresta senza esitazioni. È largamente noto come nessun altro processo inquisitoriale quanto quello di Giordano Bruno, sia stato usato, innanzitutto dalla massoneria ottocentesca, come strumento d’attacco alla Chiesa Cattolica. L’operazione è stata condotta presentando in modo distorto la natura del processo stesso. Bruno in realtà, sospettato già in gioventù dl crimini assai gravi, frate apostata e fuggiasco, in qualunque luogo abbia soggiornato in Europa è giunto immancabilmente a provocare aspre reazioni a lui avverse, In particolare nei paesi protestanti, dovendo a più riprese fuggire precipitosamente. Inoltre non è stato un pensatore puro e disinteressato, ma, al contrario, si è impegnato In progetti politici dl fatto sovversivi svolgendo, probabilmente, attività di spionaggio, e sognando addirittura, prima dell’arresto, dl sedurre il Papa e di rinnovare personalmente la religione cattolica per trasformarla in un nuovo culto "egiziano". Mago oltre che filosofo, il suo processo è uno dei più corretti e rigorosi che mai il Sant’Uffizio abbia condotto: ai punto che i giudici giungono ad alterare le procedure pur di dargli un’ulteriore possibilità di ravvedimento. applicazione della tortura, proposta dai consultori della Congregazione il 9 settembre 1599, fu invece respinta da papa Clemente VIII. Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il crocefisso, il 17 febbraio, con la lingua in giova - serrata da una morsa perché non possa parlare - viene condotto in piazza Campo de' Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo. Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere. Nel penultimo decennio del 1800 un Comitato internazionale, costituito fra gli altri da Ernst Renan, Victor Hugo, Herbert Spencer e Silvio Spaventa, si fa promotore dell'iniziativa di erigere un monumento in memoria del filosofo. Il potere ecclesiastico si oppose fermamente a tale iniziativa, e la cosa degenerò quando, nel gennaio 1888, una manifestazione di studenti in favore del monumento fu repressa dalla polizia. A dicembre finalmente il Consiglio comunale concesse l'autorizzazione e lo spazio in piazza Campo de' Fiori, dopo che anche l'allora capo del governo Francesco Crispi ebbe espresso parere favorevole. Il 9 giugno 1889 il monumento, opera dello scultore massone Ettore Ferrari, viene finalmente inaugurato. Il Papa Leone XIII, che aveva addirittura minacciato di lasciare Roma, rimase l'intero giorno inginocchiato davanti alla statua di San Pietro, pregando contro «la lotta ad oltranza contro la religione cattolica». La piazza di Roma Campo de' fiori è l'unica piazza antica della capitale in cui non compaia una chiesa. Dal 2004 a Roma l'UAAR nella piazza Campo de' Fiori commemora l'anniversario della sua morte avvenuta 17 febbraio 1600.
Coordin.
00lunedì 5 settembre 2011 12:02
La verità sulla caccia alle streghe
Prima di mostrare chiaramente la realtà storica circa la caccia alle streghe (argomento abituale dei nostri calunniatori), desideriamo delineare la figura della strega. Capirete subito che le streghe erano persone pericolose e spesso vere e proprie serial killer. Poi mostreremo che non furono quasi mai le autorità ecclesiastiche a condannarle ma quelle civili e infine che tutto cio' si svolse in paesi protestanti.Vogliamo ricordare subito che la società era quasi completamente rurale e che le superstizioni pagane hanno qui trovato riparo per secoli, sopratutto nelle periferie dell'impero, lontane da Roma, e che le streghe erano individui pericolosi per la popolazione rurale stessa. Questi soggetti, solitamente di sesso femminile, spesso disturbati, producevano rituali magici tutti volti al male contro l’uomo, i campi e il bestiame, che procuravano sterilità, malattie, separazioni, morte. Offrivano una soluzione ai problemi che non era permessa né da Dio né dalla legge terrena. Molto spesso le loro pozioni non erano altro che veleni e le donne che volevano liberarsi dei mariti, amanti o parenti, era la clientela abituale. Famoso esempio fu durante il XVII secolo, Giulia Tofana (o Toffana), una cortigiana nonché fattucchiera, originaria di Palermo, elaborò nel 1640 la ricetta di una pozione incolore, insapore e inodore a bae di arsenico, che fece la sua fortuna conosciuta come Acqua Tofana ovvero Manna di San Nicola. Era figlia di Thofania d'Adamo, giustiziata a Palermo il 12 luglio 1633 con l'accusa di aver avvelenato il marito Francesco. La donna infatti divenne ricchissima, producendo il veleno su vasta scala e vendendolo a quanti erano insoddisfatti del coniuge e volevano "diventare vedovi", in un'epoca in cui il divorzio non era ancora riconosciuto legalmente. L'assenza di sapore e odore faceva di questa miscela il veleno ideale da propinare con cibi o bevande all'ignara vittima. Il prodotto veniva venduto a volte come cosmetico, a volte come oggetto di devozione nei confronti di San Nicola (quando veniva imbottigliato in fialette recanti l'immagine del Santo). traffici di Giulia vennero svelati alle autorità papali da un marito scampato fortunosamente all'avvelenamento. Quando si sparse la voce che Giulia aveva avvelenato l'acqua della città, la polizia catturò la donna e la trascinò dentro una chiesa per interrogarla. La sua popolarità era tale che la gente non l'avrebbe lasciata in stato di arresto. Ma Giulia evase dalla chiesa che le assicurava impunità. Sotto tortura, ella confessò (senza rimorsi) di aver venduto (solo a Roma!) veleno sufficiente per uccidere circa 600 uomini, tra il 1633 ed il 1651. Fu condannata e giustiziata in Roma nel 1659, insieme alla figlia e agli apprendisti, nonché un certo numero di mogli che avevano usato la sua pozione avvelenando i mariti. La salma di Giulia venne gettata oltre le mura della chiesa che l'avevano protetta. Dove la parte "bianca" di queste tradizioni paganeggianti é sopravvissuta fino a tempi recenti nelle campagne dell'Italia meridionale e in Grecia, dove le nonne effettuavano le segnature ma sempre in nome della Trinità e di Maria come precritto dalla tradizione cattolica e ortodossa, la parte nera é andata via via scemando, in quanto dopo secoli di occultamento, i segreti sono andati perduti e poi inquinati fino a renderli inefficaci. Le magiare infatti, si videro' costrette a operare sempre più nell'ombra e incominciarono a passare il segreto solo ad una persona (che di solito consisteva in una filatrocca da mormorare insieme a un atto di sacrificio a uno spirito), cio' ha comportato per ovvie ragioni la scomparsa di queste superstizioni diaboliche. Nell'80% dei casi i trattava quindi di donne che procuravano aborti, per poi arrivare all'adorazione del diavolo stesso e all'eresia che presto si diffuse ovunque nel popolo. Queste donne malvagie arrivavano a rapire i bambini per bollirli lentamente, in modo da cavarne il grasso che era la base dei loro unguenti, che mischiato ad erbe allucinogene le illudeva di essere trasportate altrove e le privava di ogni inibizione. Questi sabba erano orge vere e proprie in onore di Satana dove ritualmente come nel satanismo moderno veniva abiurata la fede e si profanava la croce rifiutandola in cambio di una vita breve di piaceri. Citando un pezzo di ciò che scrisse il benedettino Reginone «certe donne depravate, rivolte a Satana, e sviate da illusioni e seduzioni diaboliche, credono e affermano di cavalcare la notte alcune bestie e di attraversare larghi spazi grazie al silenzio della notte profonda. Volesse il Cielo che soltanto loro fossero perite nella loro falsa credenza e non avessero trascinato parecchi altri nella perdizione dell’anima! Moltissimi, infatti, si sono lasciati illudere da questi inganni e in tal modo si allontanano dalla vera fede e cadono nell’errore dei pagani, credendo che vi siano altri dei o divinità, oltre all’unico Dio. Perciò, nelle chiese a loro assegnate, i preti devono predicare con grande diligenza al popolo di Dio affinché si sappia che tali fantasie sono evocate nella mente dei fedeli non dallo spirito divino ma dallo spirito malvagio". Dove i cattolici si limitarono a informare il popolo, i luterani, infuriati dalla peste protestante, andarono ben oltre. Dai verbali processuali risulta che le Streghe condannate avevano un’età variabile tra i cinquanta e sessantadue anni. Secondo un calcolo fatto da storici (ma comunque da prendere con cautela) il 56% erano sposate, il 28% erano vedove, e il 16% erano nubili. Il 75-90% erano donne; il 10-25% erano uomini.
Nel 1542 il parlamento inglese stabilisce che la stregoneria é un crimine capitale, il codice legale rinvia i colpevoli alle colonie del nuovo mondo, dove barcano con le loro nefande eresie fino a sfociare nella famosa caccia alle streghe a Salem.
Nel 1550, circa a metà del secolo, l'infanticidio inizia ad apparire all'attenzione delle corti. Con questo sviluppo la stregoneria é sempre più vista come un crimine secolare (laico) piuttosto che errore spirituale, e nel 1563 anche le corti scozzesi dichiarano la stregoneria un crimine secolare. Dal 1590 al 1700, la caccia alle streghe in Scozia produce oltre 3000 accuse e circa 1300 esecuzioni, quasi tutte donne.
Dal 1610 al 1630 l'isteria protestante contro la stregoneria in Germania raggiunge l'apice. Decine di migliaia di persone vengono massacrate, come sempre quasi tutte donne.
Nel 1635, il giudice luterano Benedict Carpzow pubblica Pratica Rerum Criminalium, un libro per ermettere il riconocimento di streghe e stregati.
Nel 1638 Ann Hutchinson é denunciata per eresia antinomistica e direzione religiosa, viene scomunicata e messa al bando dalle autorità ecclesiastiche che per salvaguardarla la allontana dalla comunità, proprio come si fa ancora oggi in alcune comunità africane.
Nel 1649 i cacciatori di streghe diventano "Witch Prickers" (con un ago pungevano i nei sul corpo della strega per identificare il marchio del patto col diavolo, un neo dove non provavano dolore o sensazione alcuna se punte li), e ricevono venti scellini a strega, incomincio' un vero e proprio lucro da parte di gente interessata.
Nel 1656 Ann Hibbin viene processata e condannata all'impiccagione per stregoneria nel Massachusetts per aver sfidato le strutture secolari e religiose della colonia.
Nel 1668 fino al 1704 in Svezia furono giustiziate 300 persone.
Nel 1688 la vedova Glover, una lavandaia di Boston, viene condannata solo perché cattolica. L'accusa fu che aveva guardato male dei bambini protestanti e questi avevano incominciato a comportarsi stranamente.
Nel 1692 a Salem nel Masachuets si ha un esplosione di isteria che provoca l'impiccagione di 141 persone, quai tutte donne, persino i genitori consegnavano le proprie figlie al patibolo.
Fu Luigi XIV, detto il Re Sole, a emettere nel luglio del 1682 in Francia l'editto che mise fine al "delitto di stregoneria sabbatica", la stregoneria non é più reato.
I numeri relativi alle persone giustiziate a causa della caccia alle streghe, secondo le conclusioni del Simposio Internazionale sull'Inquisizione, tenutosi in Vaticano nell'ottobre 1998, sarebbero i seguenti:
Germania: 25.000 (su 16 milioni di abitanti)
Polonia - Lituania: 10.000 (su 3,4 milioni di abitanti)
Svizzera: 4.000 (su un milione di abitanti)
Danimarca - Norvegia: 1.350 (su 970.000 abitanti)
Regno Unito: 1.000
Spagna: 49
Italia: 36
Portogallo: 4
Anche se i dati dovessero essere modificati al rialzo (rimanendo uguali le proporzioni tra le aree geografiche suddette) se ne dedurrebbe che il fenomeno della caccia alle streghe fu più marcato nei paesi di area protestante, risultando invece assai limitato proprio nei paesi dov'era presente l'Inquisizione cattolica. Gli storici sottolineano che la storiografia protestante per secoli ha parlato del fenomeno senza però mai evidenziare le aree geografiche e culturali in cui esso avvenne, adducendo quindi alla responsabilità della Chiesa cattolica anche i processi e le esecuzioni effettuate da tribunali statali e protestanti. Inoltre nei paesi extraeuropei in cui l'Inquisizione fu presente (colonie spagnole in America centrale e meridionale e colonie portoghesi in Asia), non si hanno casi di caccia alle streghe, mentre negli Stati Uniti conquistati dagli anglosassoni protestanti, ancora nel 1692, si ebbe il rogo delle streghe di Salem. Da qui la creazione, da parte di questi studiosi, della nozione di Inquisizione protestante a cui andrebbero ascritti tutti i processi (compresi quelli della caccia alle streghe) celebrati dai tribunali nati dalla riforma di Lutero, che dovrebbero dunque essere separati, nella ricerca storica, da quelli avvenuti all'interno dell'Inquisizione cattolica la quale, in base alle cifre suddette, si sarebbe mostrata molto più tollerante (E. Peters, op. cit., p. 111). Se teniamo conto che solo in Italia furono condannate nei secoli solo 36 persone, la maggior parte criminali a tutti gli effetti, comprenderemo che invece proprio nei territori cattolici questi erano più al sicuro. Aggiungo a titolo informativo che le carceri vaticane furono perennemente vuote, e non parlo di streghe, ma di criminali in generale. La pubblicità anticattolica, nata in principio in casa luterana e straripata nella cultura dominante di oggi, ha conquistato parecchie persone che si accostano alla storia in modo superficiale e malizioso. Anche questo post, come quelli precedenti, scatenerà la furia cieca degli avverari, che di verità non vogliono sentir parlare, ma solo di distruzione della Chiesa di Dio, l'unica buona e sana. Oggi le streghe moderne non sono molto diverse, amano il new age, il sesso libero, la distruzione della famiglia, l'aborto e vedono nelle loro antesiniane modelli di libertà, riscatto e di emancipazione femminile...
Poi a chi non crede che queste cose esitevano e funzionavano davvero, ripeto con il Malleus: «Non credere nella stregoneria è la più grande delle eresie».
Coordin.
00lunedì 5 settembre 2011 22:20
La verità sul caso Galileo
Intorno al processo Galileo, la verità storica, quella indicata dai documenti e da studi anche recenti, condotti senza spirito settario possiamo riassumerla brevemente. La Chiesa ha sempre patronato scienziati in tutti i campi del sapere; così fu anche con Galileo. Il processo a Galileo continene un errore che ha le sue attenuanti; un errore dovuto all' incompetenza di giudici umani, non a uno spirito di ostilità proprio della Chiesa contro la scienza. La venerazione e la grande stima che avevano per il Galilei il card. Barberini, che fu poi Urbano VIII, l'amicizia, la confidenza, la considerazione e anche la protezione che il grande astronomo godeva da teologi e da dignitari ecclesiastici religiosi, tra gli altri il card. Canti, i mons. Dini, Ciampoli e Cesarini, dell'arcivescovo Piccolomini, del teatino Guevara (il quale impedì che fosse proibita dal s. Uffizio l'opera di Galileo ( il Saggiatore) dei padri Scolopi e di molti altri, che rivelano il culto della scienza nella Chiesa. Il moto della terra intorno al sole già da molto tempo lo si ammetteva liberamente nelle scuole cattoliche. Accettato da Aristarco di Samos tre secoli prima di Cristo, il sistema eliocentrico era stato nuovamente propugnato nel 1435 dal card. da Cusa e poi in un opera importante dal celebre canonico Copernico. Dopo il processo Galilei uno stuolo innumerevole di astronomi, seguaci dello stesso, fu cattolico e protetto dalla Chiesa. La Congregazione romana del s. Ufizio 8 che non è il Papa) nel febbraio del 1616, riprovò l'opinione di Copernico sul sistema eliocentrico e proibì a Galileo di insegnarla. Questo perchè Galileo si proponeva di dimostrare dalla Bibbia tale teoria, che in realtà è vaga in entrambi i sensi se non addirittura non è citata proprio. Nel 1663 il s. Ufizio lo ritenne reo di aver insegnato queste cose contro la promessa data. La causa della condanna non fu per aver aver riaffermato la già universalmente accettata dalla Chiesa ma per il fatto che Galileo volle improvvisarsi teologo con i suoi scritti che volevano collegare i fatti ai versetti biblici. Galileo non subì nessuna tortura o incarcerazione o altro. Abitò negli agi del palazzo del Niccolini ambasciatore di Toscana e per il processo nei locali del procuratore del s. Ufizio in piena libertà di movimento ma siccome si indispose, Papa Urbano VIII lo ricondusse al palazzo dell'ambasciatore. Per la grande stima di cui godeva dai più distinti dignitari della Chiesa e dal Papa Urbano VIII non fu obbligato a sopportare alcuna pena anzi, gli fu dato dal Papa di vivere nel palazzo con enorme giardino posseduto dal Granduca di Toscana a Trinità dei Monti a Roma, in seguito, su richiesta dello stesso Galileinel palazzo dell'arcivescovo Piccolomini di Siena e poi sempre dietro sua richiesta fu libero di tornarsene a casa sua ad Arcetri (Fi) e coadiuvato negli studi da preti e religiosi fra gli altri da alcuni padri Scolopi per desiderio dello stesso fondatore S. Giuseppe Calasanzio, il quale li mando a imparare da Galileo.
Coordin.
00lunedì 5 settembre 2011 22:57
Crociata - guerra partigiana contro invasori crudelissimi

Dopo l’editto di Milano del 313 d.C. (noto anche come Editto di Costantino, Editto imperiale di tolleranza o semplicemente Editto di tolleranza), che poneva termine a tutte le persecuzioni religiose e proclamava la neutralità dell’Impero nei confronti di ogni fede, Gerusalemme, Città Santa dei musulmani e degli ebrei, fu considerata tale anche dai cristiani. Subito divenne meta dei pellegrini cristiani che visitavano il Tempio del Santo Sepolcro, fatto costruire da Costantino sul luogo che la tradizione indicava come quello della crocifissione, unzione, sepoltura e resurrezione di Gesù Cristo. Con la Battaglia dello Yarmuk dell’agosto 636, l’esercito del Califfato dei Rashidun, governato dal Califfo Omar ibn al-Khattab, sconfisse l’esercito Bizantino dell’Imperatore Flavio Eraclio I. Dopo questa battaglia l’esercito Bizantino in pratica non operò più in Siria fatta eccezione per dei presidi isolati come Aleppo e pertanto la conquista della Siria da parte del Califfato dei Rashidun si poteva ritenere completata. Dopo la battaglia dello Yarmuk, la mossa successiva del Califfo Omar ibn al-Khattab fu la conquista di Gerusalemme. L’assedio della città durò quattro mesi dopodiché la città decise di arrendersi, ma solo nelle mani del Califfo in persona. Nell’aprile del 637 la città si arrese al Califfo. Gli arabi consideravano Gerusalemme la terza Città Santa dopo la Mecca e Medina, tanto che, sessanta anni dopo la sua conquista, il Califfo Abd al-Malik ibn Marwan, della dinastia degli Omayyadi, commissionò e completò a Gerusalemme la costruzione della Cupola della Roccia sul Monte del Tempio (Spianata delle Moschee). Rimasta per tre secoli e mezzo in possesso dei Califfi Omayyadi di Damasco e Abbasidi di Bagdad, nel 972 Gerusalemme fu presa dagli Imam/Califfi Ismailiti dell’Egitto Fatimide e nel 1009 il Califfo Al-Hakim bi-Amr Allah, convinto di essere il “Dio reso manifesto”, ordinò la distruzione di tutte le chiese nei territori da lui governati a partire dalle chiese di Gerusalemme. Anche il Tempio del Santo Sepolcro fu tra i luoghi di culto distrutti, ma successivamente venne dato il permesso per la sua ricostruzione. Sotto la sovranità araba di Gerusalemme, la presenza di comunità cristiane ed ebraiche era tollerata, anche se gravemente discriminate e regolamentate nel culto. In questo periodi non si verificarono incidenti di sorta fra musulmani e cristiani e, sebbene i cristiani fossero ridotti in una posizione servile, le persecuzioni di questo periodo contro di loro (e contro gli ebrei) rimasero degli episodi isolati, tanto che, nei successivi decenni, i pellegrini che venivano dall’Europa non furono quasi mai molestati. Tuttavia, le comunità, specialmente quelle cristiane, erano ritenute di seconda categoria: era vietato il culto al di fuori di luoghi specifici, erano costretti a vivere in quartieri appositi, erano costretti ad inchinarsi davanti alle moschee ed agli imam musulmani, dovevano indossare un abbigliamento specifico ed era limitato il numero di pellegrini che potevano visitare i luoghi Santi. La situazione cambiò nella seconda metà dell’XI secolo, quando Gerusalemme e la Palestina furono lungamente contese tra gli Egiziani Fatimidi e i Turchi Selgiuchidi. Questi ultimi, dopo aver già conquistato l’oriente islamico (Iran e Iraq) ed aver instaurato un dominio dinastico, strapparono Gerusalemme e la Siria ai Fatimidi d’Egitto nel 1071. Il loro traguardo iniziale era stato il rafforzamento dell’Islam Sunnita e quindi del Califfato Abbaside, il cui nucleo territoriale, costituito dall’Iraq, era stato dominato per lungo tempo da potenze Sciite, come pure l’Egitto e parti della Siria (Controcaliffato dei Fatimidi). Nel 1085, grazie al vittorioso assedio dei Turchi Selgiuchidi, cadde la città di Antiochia, mentre la componente Selgiuchide che si sarebbe autodefinita “di Rum”, era arrivata a insediarsi a Nicea. Praticamente tutta l’Asia minore era stata conquistata. I Turchi Selgiuchidi presero a vessare le carovane dei pellegrini cristiani d’Oriente e d’Occidente che da secoli si recavano a Gerusalemme in pellegrinaggio. Si fecero sempre più frequenti rapine, sequestri, uccisioni, stupri di pellegrini che iniziarono così a viaggiare sotto la scorta di piccoli gruppi armati. Il fanatismo religioso dei Turchi Selgiuchidi e le vicende della guerra provocarono l’interruzione dei rapporti tra l’Occidente cristiano e la Terra Santa e resero Gerusalemme inaccessibile ai pellegrini cristiani. Al di là di questo, era la sempre più crescente potenza Selgiuchide a terrorizzare il mondo cristiano che temeva che si stesse profilando un terribile cataclisma anche per la Cristianità latina e che l’Impero Selgiuchide avrebbe potuto conseguire la conquista islamica dell’Europa. Con la caduta di Antiochia nel 1085, l’Asia Minore, sino ad allora in mano agli Egiziani Fatimidi, era stata praticamente tutta conquistata dai Turchi Selgiuchidi. Questi mal vedevano le carovane dei pellegrini cristiani d’oriente e d’occidente che da secoli si recavano a Gerusalemme in pellegrinaggio; ci furono rapine, sequestri, uccisioni e stupri di pellegrini. Ma era la potenza selgiuchide a terrorizzare il mondo cristiano, il quale temeva che l’Impero Selgiuchide avrebbe potuto conseguire la conquista islamica dell’Europa. Di fronte al crescente pericolo proveniente da oriente, l’Imperatore Bizantino Alessio I Comneno fu indotto a rivolgersi all’Occidente latino per cercare aiuto contro i Turchi Selgiuchidi che erano una grave minaccia per l’Impero di Costantinopoli. Nel marzo 1095, durante il Concilio di Piacenza, il Papa Urbano II ricevette un ambasciatore di Alessio I Comneno, che chiedeva aiuto. In quell’Occasione il Papa riuscì a indurre molti dei presenti a promettere di aiutare Alessio I Comneno, ma nessun passo decisivo fu preso. Nell’agosto del 1095, Papa Urbano II giunse nel sud della Francia. Urbano II era stato un Papa fortemente impegnato nella riforma della Chiesa che intese fare personalmente. Era a Le Puy quando chiese un Concilio generale della Chiesa da svolgersi nel mese di novembre del 1095 nella città di Clermont. Trascorse settembre e ottobre in visita nelle varie città francesi, parlando con Vescovi e Abati, ed elargì lodi o pene, come aveva previsto nella riforma. Arrivò a Clermont a metà novembre. Il Concilio cominciò con le discussioni riguardanti i Decreti Gregoriani contro la simonia, le investiture e il matrimonio del clero. In quell’occasione si procedette anche alla scomunica di Filippo di Francia, colpevole di adulterio. Il Papa fece anche l’annuncio che avrebbe tenuto una seduta pubblica durante la quale avrebbe fatto un importante discorso. Questo creò un forte interesse e molte persone delle zone circostanti giunsero a Clermont per sentire le parole del Papa.Il 27 novembre 1095, giorno del discorso di Urbano II, la folla era così grande che non tutti potevano entrare in cattedrale, così che il soglio pontificio venne istituito in un campo al di fuori della Chiesa di Notre-Dame du Port. Erano presenti molti cittadini comuni, oltre alla nobiltà locale. Tuttavia grandi nobili d'Europa, i Re, i Duchi e così via, non c'erano. Papa Urbano II affrontò un’immensa folla; egli era un potente parlatore ed usò al massimo la sua meravigliosa dote di eloquenza, descrivendo il dominio dei Saraceni nella Sacra città dove Cristo aveva sofferto ed era morto. Il discorso da lui pronunciato quel giorno fu commovente e indimenticabile: “Soprattutto vi sproni il Santo Sepolcro del Signore Salvatore nostro, ch’è in mano d’una gente immonda, e i luoghi santi, che ora sono da essa vergognosamente posseduti e irriverentemente insozzati dalla sua immondezza. La nobile razza dei Franchi, deve andare in aiuto dei fratelli cristiani d’Oriente. I turchi infedeli stanno avanzando verso il cuore della cristianità orientale, i cristiani sono oppressi ed attaccati, le Chiese ed i luoghi sacri sono stati contaminati. Gerusalemme geme sotto il giogo dei Saraceni. Il Santo Sepolcro è in mani musulmane ed è stato trasformato in moschea. I pellegrini vengono perseguitati e viene persino impedito loro l'accesso alla Terra Santa. Prendete la via del santo Sepolcro, strappate quella terra a quella gente scellerata e sottomettetela a voi: essa da Dio fu data in possessione ai figli di Israele; come dice la Scrittura, in essa scorrono latte e miele. Tutto l'Occidente deve marciare in difesa dell'Oriente. Tutti devono andare, ricchi e poveri. I Franchi devono interrompere le loro liti e guerre interne. Lasciateli andare invece contro gli infedeli e combattere una guerra giusta. Vi condurrà Dio stesso perché sa fare il suo lavoro. Ci sarà l'assoluzione e la remissione dei peccati per tutti coloro che muoiono al servizio di Cristo. Quelli che qui sono poveri e miserabili peccatori, li saranno ricchi e felici. Che nessuno esiti, ma devono marciare per la prossima estate. Dio lo vuole! Dio lo vuole!” A tutti quelli che avessero intrapreso il viaggio in Terra santa, anche solo per devozione, il Papa prometteva l’indulgenza plenaria, mentre le loro proprietà dovevano essere considerate come sacre. In seguito, anche a chi avesse aiutato i Crociati durante il viaggio, fu estesa la “tregua di Dio”. Quando il Papa cessò di parlare, il potente grido ”Deus lo volt!” (Dio lo vuole) si alzò dalla folla. Le sue più ottimistiche speranze non avevano previsto un tale entusiasmo che ora prevaleva. Il sermone di Papa Urbano II che incitava anche i sovrani a strappare la Terra Santa dalle mani dei musulmani, fu accolto in Francia con molto entusiasmo e l’entusiasmo per il pellegrinaggio armato in Terra Santa si diffonderà ancora di più quando il Papa farà il suo viaggio di ritorno in Italia. Era proibito intraprendere la spedizione a tutti quelli che erano inadatti e i fedeli che intendevano partire furono esortati a seguire i consigli dei loro vescovi e sacerdoti, prima della partenza. Il giorno dopo il discorso del Papa, il Concilio concesse formalmente tutti i privilegi e le protezioni che Urbano II aveva promesso. Come simbolo ufficiale dei pellegrini venne adottata una croce rossa. Il Papa fu invitato più volte a guidare la crociata di persona, ma in sua vece nominò Ademaro de Monteil, Vescovo di Le Puy e, lasciando Clermont, viaggiò da una città all’altra della Francia predicando la crociata. Ai vescovi che erano stati impossibilitati a partecipare al Concilio furono inviate delle lettere e in tutta Europa furono inviati dei predicatori per suscitare l’entusiasmo per la crociata. Il Papa trascorse diversi mesi in Francia, soggiornando nelle regioni meridionali, ma i Vescovi ed altri predicatori portarono la parola della crociata anche nel nord della Francia. Alla fine del mese di novembre del 1098 il Papa era di nuovo a Roma: era il suo ritorno definitivo alla Città Santa. Qui tenne il suo ultimo Concilio nell’aprile del 1099. Ancora una volta alzò la voce in nome della crociata e molti risposero alla sua chiamata. Migliaia di nobili e cavalieri si riunirono in Consiglio, e qui fu deciso che un esercito di cavalieri e soldati doveva marciare per salvare dai Saraceni Gerusalemme e la Chiesa Cristiana d’Oriente.
Coordin.
00lunedì 5 settembre 2011 22:59
Le crociate furono tristemente necessarie
Molti oggi, in pieno "mind control" per usare terminologie americane "trendy" e "cool" (non é una parolaccia), o se vogliamo dire con termini più locali, in pieno controllo mentale delle masse, arrivano a sostenere (senza mancare mai di segnare un autogol) che le crociate furono una nostra invasione in piena regola delle Terra Santa a scopo di lucro, massacrando un sacco di musulmani ecc..ecc...Premetto che chiunque conosca la storia minimamente sa che quelle erano terre cristiane fino allo sciagurato arrivo delle turbe musulmane, che accecate e spiritate dalla loro falsa religione Maomettana, decisero di scorazzare nelle nostre terre per mettere tutto a ferro e fuoco, profanando i nostri luoghi sacri (come la casa di Elisabetta e altri posti sacri furono spogliati e adibiti a stalla), le nostre donne venivano tolte ai legittimi mariti e questi sottoposti a orribili supplizi prima di tagliargli la testa, la nostra religione fu bandita, e i massacri aumentavano di giorno in giorno. A Costatinopoli entrarono nel santuario di S. Sofia, tirarono giù il crocifisso e ci misero la mezza luna. La sicilia era islamizzata, la capitanata e la terra di Bari aveva addirittura già un sultano autoelettosi, la Spagna fu schiacciata e chi resisteva all'assimilazione veniva perseguitato. Il metodo per riconoscere il cristiano era il colore blue delle vene, che nei mori non si vedeva (da qui il famoso sangue blue dei nostri nobili). Sul loro cammino solo morte e irragionevolezza. Puntavano ora all'europa stessa. Il Papa si vide costretto a intervenire.
Coordin.
00martedì 6 settembre 2011 12:01
La verità sull' Inquisizione
Da sempre, dal principio, la Chiesa è stata contraria alle pene violente contro scismatici, eretici e ribelli. parlano contro la violenza da usarsi a difesa della religione Gesù, S. Agostino, S. Cipriano vescovo martire, Tertulliano, Lattanzio, S. Ilario di Poitiers, S. Bernardo. S. Ambrogio, S. Martino di Tours e Papa Siricio, con moltissimi vescovi, disapprovarono la morte inflitta dall'imperatore Massimo a Priscilliano, accusato di eresia. Fu al principio del XIII secolo, con la rinascita del diritto romano che furono nei codici comminate pene gravissime contro gli eretici e riattivata la legge di Giustiniano, che condannava a morte i manichei. Come già per tanti secoli oggi la Chiesa nè insegna, nè esige, nè impone il terrore di pene violente ai suoi figli ribelli. L'Inquisizione nacque sotto Gregorio IX per far fronte alle condizioni sociali create dai catari o albigesi. Essi professavano dottrine immorali derivate dai manichei, già puniti persino da imperatori romani prima di Costantino. A mano armata si ribellavano contro le pubbliche autorità, provocando sanguinose lotte che sconvolgevano l'ordine sociale. Innocenzo III e s. Domenico di Guzman si adoperarono molto per convertirli e scongiurare gli eccessi che perpretavano nelle regioni meridionali della Francia, ma i catari rimasero violentemente refrattari: uccisero persino uno dei legati pontifici, Pietro di Castelnau. Furono a stento soggiogati con i loro capi Raimondo VI di Tolosa e Ruggiero II di Bezier da Simone conte di Montfort. Ma per evitare che tanto danno risorgesse e si propagasse si istituì l'Inquisizione. Del resto, lungo il medioevo, quasi tutte le sette, in vari lineamenti simili alle odierne socialistiche e anarchiche, apparivano come sette eretiche, perchè professavano anche dottrine religiose false e anticristiane, travestendosi da cristiani con tanto di sacco penitenziale e cappuccio. Speciali condizioni giuridiche, già da molti secoli, da Teodosio il Grande e Giustiniano, le legislazioni dei vari popoli ritenenvano come delitto uguale di lesa maestà, l'offesa esterna (non del pensiero) a Dio e alle verità rivelate. Teodosio nel 407 aveva decretato nel suo codice: "vogliamo che sia ritenuto per pubblico delitto l'eresia, poichè ciò che si commette contro la religione divina reca danno a tutti". Le legislazioni non facevano altro che accogliere e codificare il sentimento universale popolare. Vescovi e sacerdoti ebbero molto a faticare, prima dell'Inquisizione, perchè il popolo si frenasse in molte occasioni dal far giustizia sommaria contro gli eretici. Grogorio IX si trovò costretto a costituire il nuovo tribunale inquisitoriale per fronteggiare l'invadenza laica dell'astuto e ambizioso Federico II. Questi si fingeva fiero persecutore dell'eresia, più volte pubblicò leggi severissime con cui condannava gli eretici o ad avere la lingua strappata, o al rogo, o a essere vittime di orribili supplizi; mentre si avvaleva di queste leggi per uccidere avversari politici, fatti accusare per eretici, altre volte non applicava le pene a eretici veri, perchè sostenitori della sua politica, astutamente studiava il modo di mettere in disparte papa e vescovi e incurante sostituì con propri tribunali antiereticali quelli ecclesiastici. Il Papa, nominando gli inquisitores haereticae pravitas, troncò l'intrusione e l'abuso di questo diritto. Il periodo in cui l'inquisizione fu violenta e ingiusta fu quindi solo transitorio e solo nel periodo che fu strumentalizzato da Federico II. In particolar modo furono condizioni politiche quelle che determinarono il formarsi dell'Inquisizione spagnola, istituita da Ferdinando e Isabella nel 1481 a difesa contro elementi pericolosi alla rinnovata indipendenza nazionale, i marranos, ebrei finti cristiani, e i moriscos, maomettani finti cristiani. Avendo il re avuto il privilegio di nominare gli inquisitori, fin da principio, l'inquisizione spagnola, sebbene nel concetto primitivo approvata da Sisto IV, si distinse dall'altra comune e più presto e più profondamente degenerò in strumento politico, tanto che è ritenuta, anche da autorevoli storici protestanti, come vero tribunale civile. Re, imperatori, autorità civili in generale cercarono di influire sui tribunali inquisitoriali e di averli come strumento di governo o per repressioni di partiti politici o preseguitare nemici. Da qui i veri abusi deplorevoli ingiustamente attribuiti alla Chiesa. Non neghiamo che vi siano stati ministri cattivi o incompetenti che i papi varie volte richiamarono al dovere punendo gli inquisitori disumani come fece lo stesso Gregorio IX per quelli della Provenza; i templari domandarono di essere giudicati dall'Inquisizione, ritenuta contraria agli eccessi, per sfuggire ai rigori di Filippo il Bello. La maggior parte degli abusi si verificò nell'inquisizione spagnola, fatta tribunale civile, sebbene molte falsità anche su di essa siano state divulgate da storici di parte, come dal Llorente, ricopiato e colorito poi dai romanzieri, commediografi, da illustrazioni popolari prima e dai film dopo. In particolare è da notare che le pene afflittive più ripugnanti oggi, come tortura, confisca dei beni e rogo, non erano affatto propri dell'Inquisizione, ma comuni a tutti i tribunali d'Europa. Sono ripugnanti al nostro senso le antiche pene, come lo sono la ghigliottina usata durante la rivoluzione francese e oltre e ormai caduta in disuso, come saranno contrarie al sentimento di future generazioni la fucilazione, l'impiccagione e la sedia elettrica oggi ancora in uso. L'Inquisizione non ammise dapprima l'uso della tortura e precedette poi nel secolo XVII gli altri tribunali nell'abolirla. Gli Autos da fè (atti di fede) dell'Inquisizione spagnola non erano scene atroci come vogliono farvi credere, ma solo sermoni o adunanze pubbliche nelle quali comparivano i condannati per udire la sentenza, che per molti non era grave, per pochissimi era sentenza capitale; i ravveduti ripetevano l'atto o professione di fede, non intervenivano gli esecutori della giustizia, non si negava la libertà di espressione, ma solo i crimini contro la società, nè vi erano roghi. Le storie calunniose messe in giro contro la Chiesa da socialisti e protestanti non rispecchiano la realtà se non nel fatto che quersti crimini li hanno commessi loro in proporzioni esorbitanti. E che dire poi della rivoluzione francese? Al tempo del terrore si innalzarono migliaia di ghigliottine contro uomini, donne e bambini per rivendicare il "libero pensiero", senza processi non risparmiando nemmeno anziani e benemeriti della patria e della scienza quale il celebre chimico Lavoisier o l'antesignano della moderna aviazione, il sacerdote ora beato Carlo Carnus, procedettero a preseguitare e decapitare cattolici di tutte le età. Così fu pure nella Russia comunista; perchè ricordiamolo che gli accusatori moderni della Chiesa sono gli eredi dell'odio pagano fanatico anticristiano.
Coordin.
00martedì 6 settembre 2011 12:24
Diversi storici dall’Unità d’Italia in poi tendono sottovalutare il ruolo che il clero cattolico ha avuto nel processo di unificazione, anzi quanto vi è di “cattolico” non viene spesso nemmeno considerato. Ne sono prova i fatti di Vicenza del 1848; i libri di testo in uso nella scuola italiana non parlano mai di quanto è accaduto proprio a Vicenza. Non citano le famose tre gloriose giornate del maggio 1848 (20, 21, 24), ma nemmeno la sconfitta del 10 giugno, quella che determinò l’esito stesso della Prima guerra di Indipendenza. Vi sono addirittura circoli cattolici tradizionalisti che dichiarano “il Risorgimento una guerra di religione contro la Chiesa Cattolica” e negano il ruolo avuto da molti cattolici nell’ambito proprio del processo di unificazione. Dimenticano costoro Antonio Rosmini e il suo impegno a favore dell’unità d’Italia. Cito il filosofo di Rovereto, proprio perché costoro poi in altra sede considerano, forse per opportunità, il Rosmini come un grande della loro prospettiva. In realtà il mondo cattolico partecipò ed attivamente al processo unitario e Vicenza lo attesta non solo con don Giuseppe Fogazzaro e altri sacerdoti del Seminario, ma anche con don Giacomo Zanella, il poeta dell’unità d’Italia. Cattolici furono poi Fedele Lampertico e il padre dello scrittore Antonio Fogazzaro, Mariano, e così in altre zone molti cattolici parteciparono all’Unità d’Italia. Certo accanto ai cattolici vi furono anche i “fratelli muratori”, ossia la massoneria nazionale e internazionale. Di questa furono esponenti lo stesso Cavour, Garibaldi e anche Mazzini e molti altri, ma negare la partecipazione cattolica è operazione non storica, così come negare la partecipazione popolare ai movimenti per l’unità. La documentazione della partecipazione cattolica è rilevantissima, si va dagli scritti teorici del nominato Antonio Rosmini, ma anche a quelli dell’abate Vincenzo Gioberti, di Giacomo Zanella e anche di quelli di sacerdoti meno conosciuti, ma egualmente importanti, perché attestano con i loro scritti, spesso poco noti, quanto fu importante per la popolazione lo schierarsi del clero contro la dominazione austriaca. Non a caso l’Austria tentò, attraverso le nomine di vescovi, eredità del giuseppinismo, di avere un clero sottomesso, come a Padova con il vescovo Federico Manfredini o a Vicenza stessa con il vescovo Giuseppe Farina, che però non fece nulla contro il movimento unitario, anzi nel 1866 partecipò alle Solenni esequie pei caduti nelle guerre del Risorgimento d’Italia celebrate nella Cattedrale di Vicenza il 10 ottobre 1866. Era la commemorazione, tenuta in cattedrale, da Giacomo Zanella, dei martiri vicentini del 10 giugno 1848. Con questa sua partecipazione attestava l’importanza e il valore del cambiamento. Con ciò non si vogliono negare le difficoltà del processo e i problemi, immensi, postunitari, che colpirono anche, con la soppressione dell’Asse ecclesiastico nel 1868 quasi tutti i beni degli ordini religiosi, venduti all’incanto. Bisogna però ricordare che solo un vero concorso generale di popolo può effettivamente cambiare il corso della storia. A questo proposito riportiamo parti significative di quanto Alessandro Schiavo, canonico e Membro del Comitato Dipartimentale provvisorio di Belluno scrisse in un Manifesto del 1848. In questo documento appare chiara la partecipazione da parte del clero a favore dei moti patriottici e con ciò anche schierandosi contro quella parte del clero che invece temeva il cambiamento.
Ecco alcuni passaggi del documento
Lo zelo generoso da Voi dimostrato nella santa causa della indipendenza italiana Vi affezionò i cuori di tutti. Voi comprendeste l'altezza della Vostra Missione e la vostra mente invano costretta tra i vilissimi ceppi dell'Austriaco servaggio, conobbe l'interesse nazionale essere congiunto coll'interesse della Religione e l sentimento della patria Libertà unificarsi con quello della Fede. Voi secondando il movimento irresistibile della Nazione avete operato da veri Cristiani, da veri Ministri di Dio, che venne a redimerci d'ogni schiavitù e proclamare l'uguaglianza dei diritti... Pertanto la magnanima nostra insurrezione contro il tirannico giogo fu legittima, santa, voluta da Dio. Fu la riscossa di un Popolo intero, non contro l'ordine, ma contro il disordine organizzato e distruttore... Eravamo sul punto di perdere per sempre ogni Nazionalità, di vederci infranto del tutto per sempre ogni legame coi cari nostri fratelli Italiani, col Santo Pastore della Cattolica Chiesa... Siamo risorti IDDIO lo volle, palesemente, meravigliosamente lo volle. ITALIA tutta ci applause: ITALIA tutta accorse ad aiuto dei fratelli di Lombardia e di Venezia... Voi foste, o sacerdoti; come non ultimi foste ad arruolarVi dotto la Santa Bandiera, e colla croce nell'una mano, colla spada nell'altra procedere nell'ardor della pugna... IDDIO stesso vi ispira il coraggio conveniente alla gran Causa... quel coraggio che animava i Maccabei Sacerdoti e Guerrieri a pugnare da forti le battaglie del Signore e l'indipendenza giudaica contro l'attrice usurpazione d'Antioco.Quelle armi furono benedette da Dio... Ormai null'altro ci resta che l’Indipendenza o la morte... Voi siete i Pastori e i Maestri del popolo chiamati da Dio a profonder la vita per esso per la sua Indipendenza, per la sua Religione. Se mai taluno fra Voi... stesse peritando incerto, irresoluto, sappia ch'egli è segnato dalla Nazione e da Dio qual Traditore della Patria, fella Chiesa, della fede, che è indegno del santo Ministero da lui esercitato... Oh! L'ITALIA non giunga a conoscere alcuno di voi si vigliacco ed avverso alla Cattolica Causa della Fede e della Libertà Nazionale. La Religione ha parlato… La Libertà e la Fede si stringeranno insieme nell'amplesso della Carità fondamento e principio di ogni virtù.
Coordin.
00venerdì 9 settembre 2011 11:47
IL GENOCIDIO DEGLI AMERINDI

Nel XVI secolo la nozione di diritti umani non esisteva in nessuna cultura del mondo e si comincio' a parlarne all'Università di Salamanca (la più antica della Spagna), proprio a partire dal caso dei nativi, quindi tale nozione nacque proprio in ambito spagnolo. Le truppe di Cortés, cui è stato attribuito lo sterminio degli Aztechi, erano costituite per più della metà da mercenari indigeni che combattevano contro i dominatori Aztechi. Eventuali massacri verrebbero poi giustificati dal fatto che gli Aztechi in realtà erano popolazioni cruente dal momento che praticavano sacrifici umani e il cannibalismo rituale. In molti Paesi dell'America latina (compresi Messico e Perù) una parte rilevante della popolazione è di origine indigena, a differenza del Nord America dove la popolazione nativa è piuttosto esigua. Confrontiamo l'atteggiamento tenuto dai conquistadores spagnoli e portoghesi con quello di inglesi e francesi. Innanzi tutto fanno notare che nei paesi colonizzati da spagnoli e portoghesi (cattolici), i conquistatori si sono fusi con le popolazioni locali dando vita a gruppi meticci, a differenza di quelli conquistati da altri stati colonizzatori protestanti (ad esempio Stati Uniti, Australia dove il numero di meticci è di entità molto meno rilevante in quanto difficilmente i conquistatori si sono uniti coi conquistati). Inoltre nelle colonie spagnole indigeni e neri potevano avere un ruolo attivo nella Chiesa divenendo chierici. Per evangelizzare le popolazioni indios, in America latina, vennero utilizzate anche alcune lingue native. Questo le ha salvate dalla scomparsa, tanto che il quechua e l'aymara in Bolivia e in Perù (in quest'ultimo Paese solo localmente dove sono predominanti), così come il guaranì in Paraguay, sono oggi lingue ufficiali insieme alla lingua dei conquistatori; mentre nei Paesi colonizzati da inglesi e francesi le lingue native non sono divenute ufficiali. Unica eccezione è costituita dalla Nuova Zelanda con la lingua maori. La Spagna, su indicazione della Chiesa di Roma, rimase sostanzialmente estranea alla tratta dei neri e fu la prima potenza coloniale europea ad emanare leggi a protezione dei nativi nelle colonie americane, nel 1542 con Leggi delle Indie (Leyes de Indias).

Dopo la scoperta dell’America si pose di nuovo il problema della schiavitù e il 2 giugno 1537 papa Paolo II emana la memorabile Bolla “Sublimis Deus” (o anche “Veritatis Ipsa”) con la quale spazza via tutti gli appetiti schiavistici sulle popolazioni del Nuovo Mondo, proclamando che “Indios veros homines esse”.

Per renderli schiavi e razziare i loro beni, si adduceva l’idea che fossero dei selvaggi, non veri esseri umani, e si portava come prova il fatto che non avevano la fede cristiana. Il Papa risponde definendo i portatori di questi potenti interessi addirittura “manutengoli di Satana, desiderosi di soddisfare la loro avidità, a costringere gli indios occidentali e meridionali e altri popoli, che ci sono venuti a conoscenza in questi ultimi tempi, a servirli come fossero animali bruti, sotto il pretesto che non hanno la fede. Noi che, seppure indegnamente, facciamo le veci dello stesso nostro Signore in terra e che cerchiamo con ogni sforzo di portare allo stesso ovile le pecore del suo gregge a noi affidate che sono fuori di questo ovile, vedendo che gli stessi indios, in quanto veri uomini, non solo sono capaci di ricevere la fede cristiana, ma come ci è stato riferito, accorono con entusiasmo ad accettarla, abbiamo deciso di prendere dei provvedimenti adeguati. Con l’autorità apostolica e attraverso questo documento stabiliamo e dichiariamo che i predetti indios, e tutti gli altri popoli che in futuro verranno scoperti dai cristiani, anche se non sono cristiani, non si possono privare della libertà e del dominio della loro proprietà, e che è lecito ad essi godere della loro libertà e dei loro beni e acquisirne, né che si debbono ridurre in schiavitù. Se qualche cosa sarà stata fatta in contrario la dichiariamo nulla e invalida alla detta fede di Cristo”.

Certo, nel corso dei secoli le turpitudini si continueranno a perpetrare e anche uomini di Chiesa assumeranno atteggiamenti e formuleranno posizioni contrapposte a questo pronunciamento solenne del magistero, tuttavia sempre questo sarà fatto in contrapposizione all’insgenamento del Vangelo e sotto il giudizio di condanna.
Coordin.
00venerdì 9 settembre 2011 17:59
“Il Codice da Vinci”, film tratto dal omonimo best seller di Dan Brown…Il Vaticano, per gli argomenti trattati, alla sua uscita, aveva già bandito il libro (addirittura a Roma, nelle librerie vicine a San Pietro, non era venduto se non sottobanco)…Ora, i maggiori esponenti della Chiesa, invitano a boicottare la visone del film perché non è ammissibile che un buon cristiano assista a questo spettacolo blasfemo e calunniatore nei confronti di Gesù Cristo…Ma, aldilà di tutte le polemiche sulla presunta relazione con la Maddalena, i segreti del Sacro Graal, è davvero un eresia, non si deve davvero andare al cinema o basta avere una fede salda per non essere “sconvolti” da ciò che è detto? Forse, il problema di fondo è la poco istruzione culturale e storica di noi cristiani…Ad ogni modo ecco cosa risponde Massimo Introvigne, Direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), alle domande più frequenti circa il Codice Da Vinci.

Il Codice Da Vinci è solo un romanzo: perché criticarlo come se fosse un’ opera storica?

Chi pone questa domanda di solito non ha letto la pagina de Il Codice Da Vinci intitolata Informazioni storiche, dove l’ autore Dan Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets» con la storia del Priorato di Sion. Forse in risposta alle molte controversie, a partire dalla sesta ristampa la pagina Informazioni storiche - pagina 9 dell’edizione italiana Mondadori - era sparita, sostituita da una pagina 9 interamente bianca: ma naturalmente rimaneva nell’edizione inglese, e nelle prime sei tirature italiane in possesso di un numero relativamente ristretto di «fortunati». Forse dopo che chi scrive ha fatto reiteratamente notare la curiosa sparizione di pagina 9 in Italia nel corso di trasmissioni radiofoniche e televisive, questa è «miracolosamente» ricomparsa.

Ma queste pergamene, note come Les Dossiers Secrets, esistono davvero?

Presso la Bibliothèque Nationale di Parigi sono stati non «scoperti» ma depositati nel 1967, non nel 1975, Les Dossiers secrets de Henri Lobineau. Non si tratta di pergamene ma di testi che parlano del modo di interpretare certe pergamene, le quali non erano allora né sono adesso alla Biblioteca Nazionale di Parigi, ma erano state consegnate da Pierre Plantard (1920-2000), insieme a un suo manoscritto, a un autore di libri popolari sui «misteri della Francia», Gérard de Sède (1921-2004), che avrebbe poi rielaborato e pubblicato il manoscritto come L’Or de Rennes ou la Vie insolite de Bérenger Saunière, curé de Rennes-le-Château (Julliard, Parigi 1967). Oggi le pergamene (ammesso che si tratti proprio di quelle) sono in possesso di Jean-Luc Chaumeil, un controverso autore francese di libri sull'esoterismo che afferma di averle ricevute da Plantard negli anni 1970, mentre Les Dossiers secrets si trovano ancora alla Biblioteca Nazionale di Parigi.

Le pergamene e i Dossier secrets sono autentici documenti sulla storia dell’antico Priorato di Sion?

È assolutamente certo che sia Les Dossiers secrets sia le pergamene sono documenti falsi compilati nello stesso anno 1967, e tutte le persone coinvolte nella falsificazione lo hanno ammesso, sia pure dopo qualche anno. Gérard de Sède, che li ha fatti conoscere per primo nel suo libro L’Or de Rennes in un’opera pubblicata vent’anni dopo li definiva «apocrifi» ispirati da un «sensazionalismo mercantile» (G. de Sède, Rennes-le-Château. Le dossier, les impostures, les phantasmes, les hypothèses, Robert Laffont, Parigi 1988, p. 107), e sosteneva perfino di avere disseminato ne L’Or de Rennes sufficienti indizi perché un lettore attento potesse leggere tra le righe che si trattava di falsi (ibid., p. 108). Secondo Gérard de Sède le pergamene erano state fabbricate da Philippe de Chérisey (1925-1985), un marchese attore di sceneggiati televisivi e appassionato di enigmistica. In effetti, de Chérisey non solo ha ripetutamente ammesso di avere confezionato queste pergamene, sia in lettere sia in testi pubblicati a stampa (Circuit, presso l’Autore, Liegi 1968; L’Or de Rennes pour un Napoléon, presso l’Autore, Parigi 1975; L’Énigme de Rennes, Parigi 1978), ma a partire già dall’8 ottobre 1967 (come attesta una lettera del suo avvocato B. Boccon-Gibod, cortesemente trasmessa a chi scrive dal ricercatore inglese Paul Smith) si è mosso - sostanzialmente senza ottenere soddisfazione fino alla morte - perché gli venisse riconosciuto il compenso pattuito e mai pagato da Pierre Plantard e dallo stesso de Sède. Infine, anche il terzo dei tre moschettieri coinvolti nella mistificazione, Pierre Plantard, ha ammesso che i documenti sono falsi. Nell’aprile 1989 sul numero 1 della seconda serie della sua rivista Vaincre Plantard si fa intervistare e dichiara che Les Dossier secrets (che sono firmati da un certo «Philippe Toscan du Plantier») sono documenti falsi fabbricati da Philippe de Chérisey e da Philippe Toscan du Plantier, che sarebbe stato un suo giovane discepolo che agiva però sotto l’influsso dell’LSD (Noël Pinot, «L’Interview de M. Pierre Plantard de Saint-Clair», Vaincre [2a serie], n. 1, aprile 1989, pp. 5-6). È possibile che in realtà non esistesse nessun «Philippe Toscan du Plantier» e che co-autore dei falsi con de Chérisey sia Plantard stesso. Ma l’essenziale è che tutti e tre gli autori dei Dossier secrets e degli altri «documenti» depositati negli stessi anni alla Biblioteca Nazionale di Parigi abbiano ammesso la loro natura di falsi, pubblicamente e per iscritto.

Ma che cosa contenevano di tanto interessante Les Dossiers secrets e perché secondo Dan Brown confermano l’essenziale de Il Codice Da Vinci?
Secondo Les Les Dossiers secrets de Henri Lobineau (tra parentesi, anche «Henri Lobineau» è un nome inventato dai tre moschettieri di cui sopra) i legittimi pretendenti al trono di Francia sono tuttora i Merovingi, detronizzati nel 751 dai Carolingi. E, contrariamente a quanto si crede, i Merovingi non sono estinti ma hanno discendenti ancora viventi, l’ultimo dei quali era nel 1967 Pierre Plantard, che dunque era l’unico vero pretendente al ruolo di re di Francia (s’intende, in caso di un’improbabile restaurazione monarchica). Per proteggere dai Carolingi e poi da altri nemici i discendenti dei Merovingi sarebbe nata una società segreta, il Priorato di Sion, che - sempre secondo i documenti falsi depositati alla Biblioteca Nazionale di Parigi negli anni 1960 - avrebbe avuto come Gran Maestri alchimisti ed esoteristi come Nicolas Flamel (ben noto anche ai lettori dei romanzi della serie Harry Potter, ma personaggio storico nato nel 1330 e morto nel 1418), Robert Fludd (1574-1637) e il principale originatore della leggenda dei rosacroce, Johann Valentin Andreae (1586-1654), nonché scienziati come Leonardo da Vinci (1452-1519) e Isaac Newton (1642-1727). Gli ultimi Gran Maestri sarebbero stati gli scrittori Charles Nodier (1780-1844) e Victor Hugo (1802-1885), il musicista Claude Debussy (1862-1918), il poeta e drammaturgo Jean Cocteau (1889-1963) e monsignor François Ducaud-Bourget (1897-1984), un sacerdote legato allo scisma di monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), che avrebbe trasmesso la carica a Plantard. Per puro caso la verità sul Priorato di Sion e le famose pergamene, nascoste nella chiesa parrocchiale di un paesino francese di meno di cento abitanti nel dipartimento dell’Aude, ai piedi dei Pirenei orientali, Rennes-le-Château, sarebbero state scoperte nel 1897 dal parroco del paese, Berenger Saunière (1852-1917), che grazie alla conoscenza del segreto sarebbe entrato in relazione con gli ambienti esoterici e politici dell’epoca e sarebbe diventato favolosamente ricco.

Un momento: nel Codice Da Vinci il punto essenziale è che i Merovingi, protetti dal Priorato di Sion, non sono solo i legittimi pretendenti al trono di Francia ma sono i discendenti dei figli nati dal matrimonio fra Gesù Cristo e Maria Maddalena. Di questo Les Dossiers secrets e gli altri documenti non parlano?

No, non ne parlano affatto. La parte della storia relativa a Gesù Cristo e a Maria Maddalena nasce tra il 1969 e il 1970, quando della vicenda del Priorato di Sion comincia a interessarsi un attore inglese che aveva recitato nello sceneggiato televisivo The Avengers (in Italia Agente speciale) negli anni 1960 con il nome di Henry Soskin, ed era poi diventato regista di documentari su soggetti misteriosi con il nome di Henry Lincoln. Questo attore e documentarista inglese entra in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de Sède e decide di riscrivere la storia de L’Or de Rennes in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979 e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael Baigent e Richard Leigh The Holy Blood and the Holy Grail (tradotto in italiano nello stesso anno come Il Santo Graal, Mondadori, Milano). Lincoln si rende conto che a chi spetti il titolo di pretendente al trono di Francia è di scarso interesse per il pubblico inglese. Nello stesso tempo era stato introdotto da Plantard nel piccolo mondo delle organizzazioni esoteriche francesi dove aveva conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), una figura notissima di questo ambiente. Nel 1970 Ambelain aveva pubblicato Jésus ou Le mortel secret des templiers (Robert Laffont, Parigi), dove sosteneva che Gesù Cristo aveva una compagna, pur non essendo legalmente sposato, e identificava questa «concubina» in Salomé. Lincoln mette insieme la storia del matrimonio di Gesù, che ricava da Ambelain, con quella dei Merovingi di Plantard e «rivela» che i Merovingi protetti dal Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo e dalla Maddalena.

Ma Lincoln sapeva che i documenti erano falsi?

Sì: non solo perché nell’ambiente delle organizzazioni esoteriche dove si era introdotto in Francia lo sapevano più o meno tutti, ma perché glielo aveva detto Philippe de Chérisey, come risulta da lettere di quest’ultimo (alcune riprodotte in Pierre Jarnac, Les Archives de Rennes-le-Château. Tome 2, Belisane, Nizza 1988). In effetti il punto debole de Il Santo Graal è proprio che troppe persone conoscono l’origine spuria dei documenti su cui si fonda. Così, dopo avere trattato direttamente con de Chérisey dietro le spalle di Plantard, poi avere rinnegato anche il marchese-attore, nel 1986 Lincoln e soci procedono brutalmente alla «bonifica» o «de-plantardizzazione» del Priorato di Sion con The Messianic Legacy (in italiano L’eredità messianica, Tropea, Milano 1996). Presentano come grande scoperta quello che in un certo ambiente francese tutti sanno: Plantard è un mistificatore (anche se forse non soltanto un mistificatore) e molti dei documenti sono falsi. Ma altri, insistono gli inglesi, sono veri: forse non è Plantard l’ultimo discendente di Gesù Cristo e il vero Priorato di Sion non è il suo, ma comunque esistono discendenti del matrimonio fra Gesù Cristo e la Maddalena, lo sono stati i Merovingi, e c’è un «vero» Priorato di Sion che sta dietro a molte vicende contemporanee: la P2, lo scandalo del Banco Ambrosiano, lo scisma di monsignor Lefebvre, le vicende della mafia italiana e tante altre, in un tour de force che fa girare la testa al lettore e le cui componenti hanno in comune solo un’avversione quasi patologica al «Vaticano» e alla Chiesa cattolica.

E Il Codice Da Vinci deriva da Il Santo Graal?

Ne deriva tanto direttamente che due degli autori de Il Santo Graal, Baigent e Leigh - offesi anche perché Brown, a loro dire, avrebbe aggiunto le beffe al danno chiamando il cattivo della storia Leigh di nome e Teabing (un’anagramma di Baigent) di cognome - hanno avviato nell’ottobre 2004 un’azione legale contro Dan Brown accusandolo di avere nella sostanza copiato il loro libro (dove ci sono già il collegamento con la cappella di Rosslyn, la chiesa di Saint-Sulpice, l’idea che il Santo Graaal sia il Sang réal, cioè una persona che ha in sé il sangue di Gesù Cristo). Lincoln «ha deciso di non partecipare all’azione per la violazione del diritto d’autore a causa delle sue cattive condizioni di salute, ma dichiara di sostenerla» (Elizabeth Day, «Da Vinci Code Bestseller Is Plagiarism, Authors Claim», The Sunday Telegraph, 3 ottobre 2004). Il 6 aprile 2006 Brown ha vinto il caso per una ragione tecnica: in base alla legge inglese è lecito utilizzare per un romanzo materiale tratto da un’opera “storica”, non importa se di pessima qualità, e Baigent, Leigh e Lincoln hanno sempre sostenuto che il loro era un saggio “storico” e non un’opera di fiction. Peraltro la sentenza (di cui si veda il testo integrale) ha confermato sia che Il Codice da Vinci si è ampiamente ispirato a Il Santo Graal, sia che quest’ultimo si basa sulla complessa mistificazione di Plantard. Si legga anche la significativa “autobiografia” depositata da Dan Brown come memoria nel processo.

Non potrebbe avere ragione L’eredità messianica, nel senso che documenti falsi sono stati fabbricati per corroborare una storia vera? Cominciando dall’inizio, il Priorato di Sion esiste?

Esiste certamente. È stato fondato il 7 maggio 1956 ad Annemasse da Pierre Plantard con statuti regolarmente depositati presso la Sotto-Prefettura di Saint-Julien-en-Genevois con il nome completo di Priorato di Sion - C.I.R.C.U.I.T. (Cavalleria di Istituzione e Regola Cattolica e di Unione Indipendente Tradizionalista). Gli statuti all’articolo 3 danno anche conto delle origini del nome, il quale deriva non da Gerusalemme ma dal Monte Sion, una montagnola presso Annemasse, dove si intende realizzare «un PRIORATO che servirà da centro di studio, meditazione, riposo e preghiere» per uno dei tanti ordini esoterici che proliferavano in Francia all’epoca. Del resto, il Priorato di Sion riprendeva lo schema di altre organizzazioni che Plantard aveva fondato fin da quando aveva 17 anni nel 1937 con il nome rispettivamente di Union Française, Rénovation Nationale Française e Alpha Galates. Con queste organizzazioni il Priorato di Sion aveva in comune interessi politici (monarchici: Plantard era partito da un interesse per l’Action Française, ancorché ad Annemasse si occupasse soprattutto di sostenere un progetto di realizzazione di case popolari) e il fatto di non avere mai superato la dozzina di membri. Comunque, il Priorato di Sion fondato nel 1956 ad Annemasse esiste ancora oggi, come minuscola organizzazione nel variegato panorama degli ordini iniziatici francesi.

Ma il Priorato di Sion non è stato fondato da Goffredo di Buglione (1060-1100)?

Negli anni 1960, quando preparava la falsificazione dei Dossiers secrets, Plantard - che, come sappiamo, aveva tratto il nome «Priorato di Sion» da una montagnola sopra Annemasse dove pensava nel 1956 di installare una casa per ritiri spirituali - ha ritrovato nella storia delle Crociate (cui si è più volte ispirato per le sue fantasie) una «Abbazia di Nostra Signora del Monte Sion» fondata nel 1099 a Gerusalemme appunto da Goffredo, divenuto re di Gerusalemme in seguito alla Prima Crociata. La comunità di monaci dell’abbazia (e non «priorato», dal momento che il superiore è chiamato abate e non priore) in Palestina continua a esistere fino al 1291, quando è travolta dall’avanzata musulmana. I pochi monaci sopravvissuti si rifugiano in Sicilia, dove la loro comunità si estingue nel XIV secolo. Si tratta di una normale comunità monastica senza alcun collegamento con i Templari, la Maddalena o segreti esoterici il cui «recupero» da parte di Plantard si risolve nel semplice riferimento a un nome.

E i vari personaggi famosi - Leonardo da Vinci, Newton, Victor Hugo - non hanno avuto relazioni con il Priorato di Sion?

Certamente no: né con quello di Plantard, fondato nel 1956, e neppure con l’abbazia di monaci fondata in Palestina, estinta nel XIV secolo. In realtà Plantard ha ricavato il suo elenco di Gran Maestri del Priorato di Sion dall'elenco di presunti Imperator, cioè capi supremi, e "membri eminenti" dell'AMORC, l'Antico e Mistico Ordine Rosae Crucis, fondato nel 1915 negli Stati Uniti da Harvey Spencer Lewis (1883-1939) e con esponenti della cui branca francese Plantard era in contatto fin dagli anni 1940. Tranne Cocteau e monsignor Ducaud-Bourget tutti i nomi di Gran Maestri del Priorato di Sion si ritrovano, vedi caso, in genealogie mitiche costruite da esponenti dell'AMORC (alcuni dei quali hanno peraltro in seguito lasciato lo stesso AMORC). In verità tutte le organizzazioni esoteriche fondate dal XVIII secolo a oggi si dotano di genealogie mitiche che risalgono ai Templari, a Noè, a san Giovanni o a Salomone e passano per personaggi famosi della storia, della letteratura e dell’arte. In genere i loro membri meno sprovveduti sono consapevoli del carattere meramente simbolico e mitico di queste genealogie.

Ma Leonardo non ha lasciato tracce della sua conoscenza del segreto del Priorato di Sion ne L’ultima cena, dove il personaggio raffigurato alla destra di Gesù Cristo sembra proprio una donna?

L’idea è stata definita «assurda» da una delle maggiori specialiste contemporanee di Leonardo, la professoressa Judith Veronica Field, docente alla University of London e presidentessa della Leonardo Da Vinci Society (cfr. Gary Stern, «Expert Dismiss Theories in Popular Book», The Journal News, 2 novembre 2003). Poiché tuttavia nei quadri ognuno vede quello che vuole vedere, più o meno suggestionato dalle letture che ha fatto, è importante segnalare che se il personaggio raffigurato da Leonardo alla destra di Gesù Cristo sia una donna o un uomo non è poi così importante per tutta la questione che ci occupa. Né è necessario tornare sulla vexata quaestio se Leonardo fosse eterosessuale, omosessuale o bisessuale, su cui ormai esiste una vasta letteratura, e se il suo gusto per forme maschili talora effeminate non costituisca a suo modo un elemento di cui tenere conto in questa discussione. Chi si affanna a discutere di questo problema si lascia sfuggire ‘’essenziale. Ammettendo - per assurdo - che Leonardo pensasse che la persona seduta alla destra di Gesù Cristo nell’Ultima Cena fosse una donna, ci si deve ancora chiedere in che modo questo dimostri che: (a) egli credeva che quella donna fosse la Maddalena; (b) il fatto che Leonardo lo credesse prova che sia vero; (c) la Maddalena ha partecipato all’Ultima Cena perché era la moglie di Gesù Cristo; (d) i due hanno avuto figli; (e) i quali avrebbero dovuto governare la Chiesa; (e) e per preservare questa verità è nato un ordine occulto, il Priorato di Sion; (f) del quale faceva parte Leonardo. Come si vede, la strada da percorrere è molto, molto lunga. Di tutti questi passaggi non solo non ci sono prove ma si sa con certezza chi, quando, dove e come ha inventato la leggenda del Priorato di Sion.

E le pergamene trovate dal parroco Saunière a Rennes-le-Château e portate ad esaminare a Parigi, in un viaggio in seguito al quale il parroco è diventato miliardario?

Non sono mai esistite pergamene (benché il parroco, nel corso di lavori nella chiesa parrocchiale, abbia trovato diversi reperti archeologici, esposti nel Museo di Rennes-le-Château e che non hanno niente a che fare con la Maddalena né con il Priorato di Sion) e Saunière, che ha tenuto taccuini minutissimi di che cosa faceva e quali somme spendeva giorno per giorno (anch’essi consultabili al Museo di Rennes-le-Château), non è mai stato a Parigi in vita sua. Non è neanche diventato miliardario, pur avendo potuto acquistare alcune proprietà e costruirvi una villetta e una torre-biblioteca. Questa non favolosa ma reale agiatezza è stata spiegata nel corso di processi canonici intentati a Saunière dal vescovo di Carcassonne, monsignor Paul Félix Beuvain de Beauséjour (1839-1930), i cui atti sono pure consultabili. Dal 1896, Saunière prende la strada - illegale dal punto di vista del diritto canonico e di quello civile, ma non inventata da lui e per nulla misteriosa - del «traffico di Messe».

Tra il 1896 e il 1915 dai suoi taccuini si ricavano elementi per concludere che egli ha ricevuto onorari per almeno centomila Messe: cinquemila o seimila Messe all’anno negli anni d’oro. La documentazione esiste: parte da lettere e annunci dove un «sacerdote povero» domanda onorari per la celebrazione di Messe spediti a conventi e privati o pubblicati su riviste pie in tutta la Francia, nonché in Germania, Svizzera, Spagna, Italia, passa per liste di centinaia di donatori più volte sollecitati e arriva ai bollettini postali e ai conti tenuti mese per mese. L’obiezione, secondo la quale in un’epoca in cui non era tollerato (a differenza di oggi) cumulare diverse intenzioni per una sola Messa era impossibile che Saunière potesse celebrare cinquemila o seimila messe all’anno non mette in dubbio il traffico, ma semplicemente l’onestà del sacerdote: ed è un’obiezione che si risponde da sola. Molto semplicemente, il parroco di Rennes-le-Château intascava regolarmente onorari per Messe che non avrebbe mai celebrato.

Ma a Rennes-le-Château non ci sono strani simboli lasciati da Saunière, di tipo diabolico o massonico, che confermano le sue frequentazioni esoteriche?

Si tratta di pure fantasie. I lavori per il rifacimento della chiesa parrocchiale sono stati commissionati da Saunière nel 1896 a una ditta famosa, la H. Giscard Père et Fils di Tolosa, che è la sola responsabile del progetto. La H. Giscard, fondata nel 1885 e in cui lavorano diversi membri della famiglia Giscard, è una ditta che ha servito numerose parrocchie nonché il Carmelo di Lisieux. La sua sede è oggi trasformata in museo, ma il pronipote del fondatore, Joseph Giscard, continua a lavorare come scultore. Lo stile convenzionale dei Giscard è famoso in Francia e solo l’ignoranza di alcuni dei diffusori della leggenda di Rennes-le-Château ha potuto scambiare per sinistri o diabolici simboli che si trovano in molte altre chiese: così il diavolo che sorregge l’acquasantiera (un diavolo, evidentemente, sconfitto dall’acqua santa) o la scritta sopra il portale della parrocchiale Terribilis est locus iste (Genesi 28, 17) che deriva dalla visione della scala di Giacobbe. Il tradizionalista vescovo di Carcassonne monsignor Félix-Arsène Billard (1829-1901), che viene a vedere la nuova chiesa in occasione di una missione popolare, nel giorno di Pentecoste 1897, certamente non ci trova nulla da ridire: e chi vede nella Via Crucis della parrocchiale simboli «massonici» dovrebbe riflettere sul fatto che molti simboli utilizzati dalla massoneria sono stati corporativi e cattolici ben prima di diventare massonici. I Giscard nell’Ottocento sono piuttosto noti, e apprezzati nel mondo cattolico, per il loro stile (fin troppo) convenzionale, del tutto privo di singolarità e di sorprese.

Si dice anche che il pittore Nicolas Poussin (1594-1655) abbia raffigurato nel suo famoso quadro I pastori d’Arcadia una tomba che si trova a Rennes-le-Château, dando così un segnale della sua appartenenza al Priorato di Sion e della conoscenza dei suoi segreti?

In un certo senso, fra le tante mistificazioni di Rennes-le-Château questa è la più divertente. La cosiddetta «tomba di Arques» di cui si parla è stata fatta costruire nel 1932 (sostituendo una tomba precedente costruita nel 1903 e che non assomigliava neppure vagamente a quella de I pastori d’Arcadia) da Louis Bertram Lawrence (1884-1954), un imprenditore americano di origine francese. Vi sono state sepolte Emily Rivarès Lawrence (1863-1932) e Marie Rivarès (1843-1922), rispettivamente madre e nonna dell’imprenditore, nonché due gatti imbalsamati della stessa Marie Rivarès. Tutti i documenti amministrativi relativi a queste costruzioni e ricostruzioni sono tuttora esistenti. La tomba si può anche ritenere vagamente ispirata al quadro seicentesco di Poussin, del resto molto noto. Nel 1988 è stata demolita dall’attuale proprietario con l’autorizzazione del competente consiglio comunale, quello di Peyrolles, stufo di vederla profanata da vandali alla ricerca di segreti del Priorato di Sion. Comunque sia, Poussin non poteva certo riprodurre nel XVII secolo una tomba costruita nel 1932.

Ammettendo che quella del Priorato di Sion sia una mistificazione, non ci sono prove nei Vangeli «apocrifi» o «gnostici» che Gesù Cristo avesse sposato la Maddalena, e che la prima comunità cristiana non pensasse affatto che fosse Dio? E non ha la Chiesa cattolica per questo arbitrariamente scelto solo quattro Vangeli «innocui» come canonici al Concilio di Nicea del 325, appoggiata dalla forza delle armi dell’imperatore Costantino (280-337)?

Niente affatto: ci sono testi del primo secolo cristiano dove Gesù Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio. All’epoca del Canone Muratoriano - che risale circa al 190 d.C. - il riconoscimento dei quattro Vangeli come canonici e l’esclusione dei testi gnostici era un processo che si era sostanzialmente completato, novant’anni prima che Costantino nascesse. Quanto alla Maddalena, lo gnostico Vangelo di Tomaso, che piace tanto a Dan Brown, ben lungi dall’essere un testo proto-femminista ne fonda la grandezza sul fatto che «[...] si fa maschio». A Simon Pietro che obietta «Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita», Gesù risponde: «Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli» (Vangelo di Tomaso, 114). Certo, vi è qui una nozione gnostica di androginia che non va presa necessariamente alla lettera: ma siamo comunque ben lontani dal femminismo. Né si parla di figli di Gesù Cristo e della Maddalena.

Brown insiste pure su un brano del cosiddetto «Vangelo di Filippo», dove si leggerebbe che «la Maddalena era la compagna del Salvatore. Cristo la amava più degli altri discepoli e la baciava sulla bocca». Gli specialisti fanno osservare che non esiste a rigore nessun «Vangelo di Filippo» (questo titolo è stato attribuito da studiosi moderni a un testo che di titolo è privo), che la parola copta (questa la lingua in cui ci è pervenuto il testo, anche se Dan Brown pensa erroneamente che si tratti di aramaico) tradotta con «compagna» ha una pluralità di significati, e che in corrispondenza della parola «bocca» nel testo c’è una lacuna, per cui la frase suona «la baciava su’», e «sulla bocca» è una congettura desunta dal fatto che altri personaggi nello stesso testo e in testi della stessa epoca ricevono «baci sulla bocca», a indicare una stretta comunanza spirituale. Ma queste obiezioni da specialisti non sono neppure necessarie a fronte del fatto che il cosiddetto «Vangelo di Filippo» è piuttosto un catechismo gnostico di scuola valentiniana del tardo II o del III secolo. Come tale, non aspira a trasmettere informazioni reali sul Gesù storico ma solo a dire che cosa deve credere un buon gnostico valentiniano che, a questo punto della storia, fa già parte di una religione diversa e separata dal cristianesimo della «Grande Chiesa». Una lettura completa del cosiddetto «Vangelo di Filippo» mostra la contrapposizione radicale che questa scuola gnostica, agli antipodi di Dan Brown e de Il Codice Da Vinci, stabiliva fra il nostro mondo com’è, creato da un Dio minore e malvagio, e l’ideale mondo degli gnostici. Le caratteristiche più evidenti del carattere decaduto e malvagio di questo mondo sono la sessualità e la procreazione. Il rapporto che Gesù ha nel testo con i discepoli e con la Maddalena è un rapporto del tutto privo di caratteri sessuali, e il «bacio» che ne è il simbolo sta precisamente a indicare questo mondo alternativo.

Il Codice Da Vinci lascia anche intendere che l’Opus Dei è una «setta» che è entrata in conflitto con la Chiesa in quanto a conoscenza della verità sul Priorato di Sion. C’è qualcosa di vero?

Anzitutto, nessuno può ricattare altri sulla base della «verità sul Priorato di Sion», che è ben nota e documentata: si tratta di una mistificazione che passa da Plantard a de Sède, da de Sède a Lincoln, e da Lincoln a Dan Brown. Quanto all’Opus Dei (dove tra l’altro non ci sono «monaci», a differenza di quanto pensa Dan Brown), si tratta di un’istituzione non solo canonicamente approvata e lodata dalla Chiesa cattolica, ma il suo fondatore, Josemaría Escrivá (1902-1975), è stato canonizzato come santo dal Papa nel 2002. Le «informazioni» di Dan Brown provengono da un’associazione di ex-membri e altre persone ostili all’Opus Dei, l’ Opus Dei Awareness Network, esplicitamente menzionata nel romanzo, che è collegata al più vasto «movimento anti-sette» (le cui discutibili tesi sono ampiamente criticate altrove su questo sito) e le cui faziose opinioni non sono in alcun modo condivise dalla gerarchia cattolica.


La questione è complessa sul piano sociologico. Rimandando a un mio libro di prossima pubblicazione una trattazione più ampia, mi limito a suggerire che incontra e mette insieme due tipi di mode molto diffuse: quella dei complotti e delle società segrete che dominerebbero il mondo, e quella di un anti-cattolicesimo sempre più manifesto e virulento
Coordin.
00lunedì 3 ottobre 2011 00:07
Siccome la Chiesa è per tutti gli “illuminati” la titolare di ogni nefandezza, corruzione e soprattutto omicidio passato, presente e futuro, e lo è nero su bianco, stranamente solo da inizio ’700 (oralmente lo è dai tempi della Riforma ) vediamo un po’ da che fogna sale la predica . Scendiamo direttamente nella fogna, fino alle falde. Vi troveremo lì Lutero, colui che si è venduto l'anima ai principi tedeschi. Apriamo il tombino e risalendo tiriamoci dietro, turandoci il naso, l’olezzo di questo “arcangelo”. Signori anti-papisti, seguaci dell’arcangelo Lutero, se ancora esistete, come spiegate la faccenda dell’intera chiesa luterana, con (quasi) tutti i suoi vertici pastorali, che anima e core si schierò con Adolf Hitler? Non v’è nella città dove iniziò l’avventura luterana, nel museo che celebra l’ex agostiniano, anche una foto di un Fuhrer circondato da tutto l’establishment luterano a braccio teso, mentre Hitler proclama Lutero “vero rappresentante dello spirito tedesco”? Escluso che questa associazione… a delinquere sia stata un puro caso, proviamo a vedere invece da dove nasce. E sorpresa: nasce da Lutero stesso. Lasciamo la parola direttamente all’arcangelo della cosiddetta Riforma. Ce n’è per gli Ebrei, le donne, il papa, i contadini, gli handicappati, per tutti. Ma scherzi a parte non è difficile scorgere l’ombra di Lui, il Principe dell’Omicidio, nell’opera e nel furor teutonicus di questo come di altri eresiarchi. Guardacaso quasi sempre di area mitteleuropea. LUTERO CONTRO I CONTADINI: “SCANNATELI TUTTI”
Ecco l’edificante campionario del Lutero-pensiero. Non è difficile immaginare perchè piacesse a Hitler.
1 “Io, Lutero, vi dico”: uccidete, straziate, sgozzate, dagli ebrei fino agli storpi, “se potessi lo farei io stesso”. Un incipit che non promette niente di buono.
2 Lutero esortò i prìncipi a uccidere i contadini ribelli:
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Il risultato dell’intervento dei principi aizzati dallo stesso Lutero contro i contadini ribelli, è da infarto: nella battaglia finale di Frankenhausen fu atrocemente annientato un esercito di 10.000 contadini e cittadini comuni. Ma è solo la punta dell’iceberg: nella lotta campale lasciarono la pelle la bellezza di 100.000 persone, civili soprattutto. “Lasciarono la pelle” è usare un eufemismo: furono arsi vivi, trafitti, torturati, massacrati, accecati.
3 Lutero esorta a perseguitare coloro che predicano una fede diversa:
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LUTERO FURIOSO ANTISEMITA: CHIEDE LA SOLUZIONE FINALE!
4 Lutero calunnia la popolazione ebraica e ne richiede la distruzione:
<> (Martin Lutero, Gli ebrei e le loro menzogne, Wittenberg 1543)
Lutero arrivò ad affermare che Mosè, se “fosse stato ancora in vita, avrebbe incendiato lui stesso le scuole e le case degli ebrei”. Questo accadeva mentre nella “Roma dove siede in trono Lucifero”, gli ebrei potevano vivere una vita normale e tranquilla, portando avanti i loro mestieri, dei quali per primo il pontefice ne usufruiva, retribuendoli lautamente. E fra l’altro, il Ghetto famoso non glielo impose nessuno, lo richiesero loro stessi al papa, per “sentirsi più sicuri”, e in più ne chiesero anche la “chiusura” al tramonto: non tanto per difendersi da qualche eventuale improbabile “antisemita” nottambulo, ma piuttosto, essendo gli ebrei spesso banchieri e gioiellieri, per paura di qualche sicuro ladro notturno. Si fossero trovati male e insicuri nella città del papa, se ne sarebbero andati, come erano liberi di fare. Invece rimasero fino alla fine. E anche dopo. Anzi, le loro fortune economiche le dovevano proprio alla clientela prelatizia e cattolica, non di rado al papa stesso, il quale aveva sempre medici personali ebrei. E questo dimostra quanta fiducia ci fosse fra le due parti. Lutero di sarebbe fidato di un medico ebreo? O meglio: quale medico ebreo avrebbe accettato di curare Lutero?
Lutero pretendeva inoltre che agli ebrei venissero sottratti tutti gli scritti religiosi, che essi venissero arrestati, che venisse sottratto loro tutto il denaro e ogni bene e infine inviati ai lavori forzati. Pari pari il programma politico di Hitler e Himmler: la Soluzione Finale! Come si dice: da niente non nasce niente, ma da cosa nasce cosa.
LUTERO CONTRO TUTTI (BAMBINI HANDICAPPATI COMPRESI)
5 Lutero chiama anche alla “guerra” ed esorta ad “assassinare” gli avversari turchi:
<<… Agitate con gioia i pugni e colpite senza rimorsi, uccidete, saccheggiate e danneggiate fin che volete …>>
6Lutero pretende la morte degli usurai:
<<… se vengono sottoposti al supplizio della ruota e decapitati i briganti e gli assassini, quanto più si dovrebbero arrotare e svenare tutti gli usurai e cacciare, maledire e decapitare tutti gli spilorci…>>
7 Lutero pretende la morte dei coniugi fedifraghi:
“Perché non uccidere gli adulteri?”, e la tortura per le prostitute: “Se io fossi il giudice, farei arrotare e svenare una prostituta francese velenosa come quella”. E qui rischia davvero di fare il deserto.
8 Per Lutero le donne che avevano “facoltà magiche” dovevano essere torturate e uccise:
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9 Circa i bambini handicappati Lutero è chiaro:
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Qualcuno ha notato e scritto, ricordandosi di questo precedente storico, che nel 1940/41 molte persone handicappate che erano state affidate ad apposite istituzioni protestati (per esempio a Neuendettelsau in Baviera) furono da queste consegnate alle autorità statali; proprio perchè si rifacevano espressamente alla dottrina statale di Lutero (ubbidienza alle autorità). “I responsabili sapevano che le persone consegnate sarebbero state tutte uccise”.
10 Infine Lutero avrebbe ucciso, va da sé, anche il papa:
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Ancora nelle scuole, sui libri di testo, ci insegnano quanto bravo e buono è Lutero, e della sua “civiltà” poi non ne parliamo! E manco a dirlo, di quanto è cattivo, ladro, cruento e pure un po’ zozzone il papa, qualsiasi papa. A qualcuno dei marxisti che compilano testi scolastici fosse mai venuto in mente che tale personaggio è il primo gradino, l’antesignano, l’anticipatore della futura dottrina e pratica nazista? Ma sì, ci avranno pensato di certo: solo che dinanzi al cattolicesimo, per questi marxisti, persino il nazismo è un male minore. Tanto più che all’epoca non ci pensarono due volte a farci un patto e dividersi la Polonia, guardacaso la cattolicissima fra tutte le nazioni.
Conclude in bellezza il “vescovo” luterano della Bavaria, per sua e nostra pace deceduto nel 1999, Hermann von Loewenico: “Vogliamo conservare l’eredità storica e la tradizione luterana quale nostra patria culturale e spirituale”. Auguri e figli maschi! Purchè non handicappati…
Coordin.
00lunedì 3 ottobre 2011 00:08
Scritto alla fine dell’800 da un missionario gesuita, l’opuscolo descrive lo sterminio degli Indiani d’America messo in atto dal governo statunitense e gli ostacoli messi dallo stesso governo ai missionari cattolici per l’evangelizzazione degli Indiani.
I PELLEROSSA, GENOCIDIO DIMENTICATO
Oltre al ricordo “politicamente corretto”, la rimembranza scomoda: sterminio di 8milioni di nativi americani, vittime dell’immigrazione
Le fonti più attendibili attestano che prima dell’arrivo degli europei circa 8 milioni di indiani occupavano l’America del Nord. Nel 1692, non restavano già più di 4 milioni e mezzo d’indigeni. Oggi gli indiani sopravvissuti sono meno di 50mila. All’arrivo dei primi coloni gli indiani fecero l’errore di mostrarsi piuttosto accoglienti. Quando gli immigrati furono abbastanza numerosi, cominciarono a premere sui territori dei nativi americani per strappar loro la terra. E’ il via ad un genocidio mostruoso, costellato di continue stragi e massacri di villaggi, operato con una pianificazione scientifica: affamare gli indiani, facendo tabula rasa delle mandrie di bisonti, e spingerli nelle zone più invivibili per farli morire di stenti e malattie continuando, al tempo stesso, ad attaccarli. Inzia così l’epoca delle riserve, che ben presto diventano autentici campi di sterminio, aree incolte, malsane e povere di mezzi di sostentamento. Migliaia di indiani, poi, vengono spostati da una riserva all’altra, apparentemente senza motivo: marce forzate su tragitti lunghissimi, in realtà studiate apposta per decimare la popolazione. Nelle riserve, veniva attuata la soluzione finale: impossibilitati a procurarsi il cibo con la caccia, come loro costume, gli indiani sono costretti a nutrirsi con alimenti avariati che non possono più essere venduti sul mercato dei coloni. La funzione della camere a gas, qui, viene svolta dalle coperte: agli indiani vengono fornite coperture infettate coi microbi del vaiolo e della tubercolosi e queste malattie, nel giro di pochi anni, completano lo sterminio. Il ricorso all’uso del vaiolo appare già in un rapporto al generale Amherst, datato 13 luglio 1763, in cui il colonnello Henry Bouquet relaziona al suo superiore circa l’uso di coperte infettate da malati per contagiare gli indiani. Questa tecnica è poi stata usata con gran successo nelle riserve, per affrettare la risoluzione della “questione indiana”. Dai lager, presto ridotti a grandi lebbrosari, si poteva uscire solo morti: ogni rivolta, ogni tentativo di fuga venne repressa con inaudita ferocia. Così scomparve il popolo delle grandi praterie, vittima dell’immigrazione e, oggi, dei nostri vuoti di memoria.
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