Pensieri su Maria

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Coordin.
00domenica 25 luglio 2010 23:04
Guardiamo alla Madre del Signore per imparare da lei, ogni giorno, a vivere di fede, di speranza e di carità e a portare la nostra testimonianza sacrificata e lieta in questo mondo che dalla nostra testimonianza può essere aiutato a uscire dalla povertà, della meschinità, della violenza della vita quotidiana per ritrovare i sentieri più positivi, più umani, più liberi, più giusti e più buoni.

Mons.Luigi Negri
Coordin.
00sabato 9 ottobre 2010 12:13
Luca 11,27-28
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”
Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”


  Questo versetto  ha un significato importante nell’insieme del vangelo di Luca. Ci dà la chiave per capire ciò che Luca insegna rispetto a Maria, la Madre di Gesù, nel così detto Vangelo dell’Infanzia (Lc 1 e 2).
  La risposta di Gesù. Gesù risponde, facendo il più grande elogio di sua madre: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”. Luca parla poco di Maria: qui (Lc 11,28) e nel Vangelo dell’Infanzia (Lc 1 e 2). Per lui, Luca, Maria è la Figlia di Sion, immagine del nuovo popolo di Dio. Rappresenta Maria modello per la vita delle comunità. Nel Concilio Vaticano II, il documento preparato su Maria fu inserito nel capitolo finale del documento Lumen Gentium sulla Chiesa. Maria è modello per la Chiesa. E soprattutto nel modo in cui Maria si rapporta con la Parola di Dio Luca la considera esempio per la vita delle comunità: “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. Maria ci insegna come accogliere la Parola di Dio, come incarnarla, viverla, approfondirla, farla nascere e crescere, lasciare che ci plasmi, anche quando non la capiamo, o quando ci fa soffrire. Questa è la visione che soggiace al Vangelo dell’Infanzia (Lc 1 e 2). La chiave per capire questi due capitoli ci è data dal vangelo di oggi: ““Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” Vediamo come in questi capitoli Maria si mette in rapporto con la Parola di Dio.
a) Luca 1,26-38:
L’Annunciazione: "Si faccia in me secondo la tua parola!"
Sapere aprirsi, in modo che la Parola di Dio sia accolta e si incarni.
b) Luca 1,39-45:
La Visitazione: "Beata colei che ha creduto!"
Saper riconoscere la Parola di Dio in una visita ed in tanti altri fatti della vita.
c) Luca 1,46-56:
Il Magnificat: “Il Signore ha fatto in me prodigi!”
Riconoscere la Parola nella storia della gente e pronunciare un canto di resistenza e di speranza.
d) Luca 2,1-20:
La Nascita: "Lei meditava tutte queste cose nel suo cuore."
Non c’era posto per loro. Gli emarginati accolgono la Parola.
e) Luca 2,21-32:
La Presentazione: "I miei occhi han visto la tua salvezza!"
I molti anni di vita purificano gli occhi.
f) Luca 2,33-38:
Simeone ed Anna: "Una spada trafiggerà la tua anima."
Accogliere ed incarnare la parola nella vita, essere segno di contraddizione.
g) Luca 2,39-52:
Ai dodici anni, nel tempio: "Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?"
Loro non compresero la Parola che fu detta!
h) Luca 11,27-28:
L’elogio alla madre:"Beato il grembo che ti ha portato!"
Beato chi ascolta e mette in pratica la Parola.


Coordin.
00mercoledì 29 giugno 2011 11:15
La missione terrena di Gesù si apre e si chiude con la Madre. Viene nel mondo da Maria, all'inizio della sua attività pubblica, la Madre lo presenta ai servi(che rapprestano tutti noi) dicendo loro: FATE QUELLO CHE EGLI VI DIRA'. Al termine della sua vita pubblica Gesù Crocifisso ci riaffida alla Madre con le parole: ECCO TUA MADRE. La vita della Chiesa nascente inizia con Maria nel Cenacolo e la Chiesa trionfante in cielo la vedranno splendente vestita di sole come la vide Giovanni (Apoc.12)
Credente
00mercoledì 30 novembre 2011 22:19
PENSIERI SU MARIA
(Pedron Lino)

li

1) "Rallegrati, o piena di grazia" (Lc 1,28)

Da secoli il pensiero di Maria è fonte di gioia, perché attraverso la sua piccolezza si è svelata al mondo la grandezza dell’amore di Dio. Questa donna ha un nome che attraverso i secoli è diventato caro all’umanità intera. Eppure l’angelo del Signore, rivolgendole il suo saluto, la chiama con un altro nome: Piena di grazia. È il nome nuovo col quale questa creatura è conosciuta davanti a Dio; il nome che scende dal cielo, come dal cielo scenderà il nome del suo bambino (lo chiamerai Gesù).

Maria è un’umile creatura, eppure nella sua modestissima vita si compiono cose straordinarie, divine. Attraverso di lei riprende il dialogo fra cielo e terra. Tra Dio e la sua creatura nasce una nuova familiarità che fa pensare agli inizi della storia dell’uomo narrata dalla Genesi. Allora l’uomo conversava amichevolmente col suo Dio, la sua vita era in pace, egli guardava al futuro con fiducia. Poi, per un’amara decisione dell’uomo, il dialogo si è interrotto e la storia umana è diventata cupa, insicura, colma di amarezze. Ma ora, in Maria, il dialogo di Dio con l’umanità riprende amorevolmente e la speranza si apre sul mondo. È il mistero della grazia divina che comincia a svelarsi attraverso questa donna che Dio ha scelto.

Credente
00mercoledì 30 novembre 2011 22:20

2) "Eccomi, sono la serva del Signore" (Lc 1,38)

Alcune delle pagine più drammatiche dell’AT sono dedicate al Servo di Dio (Is 42-52), il misterioso personaggio profetico che, parlando e soffrendo nel nome di Dio, salva il suo popolo. La comunità cristiana primitiva ha visto avverarsi in Gesù quelle profezie; e tuttavia san Luca è l’unico scrittore del NT che applica ancora a Gesù, come titolo messianico, l’espressione Servo di Dio (At 3 e 4).

È bene ricordarlo, perché alla luce di questi precedenti, acquista un rilievo particolare la frase umile e coraggiosa con cui Maria conclude il suo dialogo con l’angelo, dichiarandosi la Serva del Signore.

Così questa creatura dà il suo assenso ai progetti di Dio; li accetta docilmente, anche se sa che sconvolgeranno la sua vita.

La maternità verginale, stupendo prodigio di Dio, poteva riservarle amarissime sorprese. Gli uomini non sempre sono pronti a riconoscere l’intervento del Signore. Eppure Maria dice sì, si abbandona con fiducia nelle mani del Signore: Avvenga di me quello che hai detto.

Ancora una volta, parlando della Madre, l’evangelista sembra voler anticipare il mistero del Figlio. Anche Gesù nel Getsemani darà il suo assenso alla volontà del Padre; un assenso difficile che verrà espresso in termini tanto simili a quelli usati, anni prima, dalla Madre: Sia fatta la tua volontà.

La salvezza di Dio raggiunge tutti gli uomini; ma Dio agisce attraverso la docilità di chi si abbandona ubbidiente e fiducioso ai suoi progetti misteriosi.

Anticipo della docilità filiale di Gesù, Maria si presenta come il simbolo di tutti i credenti che si abbandonano nelle mani sapienti e buone di Dio.

 

3) "Maria si mise in viaggio verso la montagna" (Lc 1,39)

È interessante notare che il vangelo presenta sistematicamente Maria in veste di pellegrina. Dopo la partenza dell’angelo anche Maria parte per un lungo viaggio per fare visita alla sua parente Elisabetta. Prima della nascita di Gesù compirà, con Giuseppe, il lungo viaggio da Nazaret a Betlemme.

Quaranta giorni dopo, con il Bambino tra le braccia, è nuovamente in pellegrinaggio verso il tempio di Gerusalemme. Infine, quando Gesù ha dodici anni, il travagliato pellegrinaggio pasquale.

Sono i quattro pellegrinaggi di Maria:

- il pellegrinaggio della fede da Elisabetta;

- il pellegrinaggio della maternità messianica a Betlemme;

- il pellegrinaggio della consacrazione del Figlio al Padre;

- il pellegrinaggio della ricerca di Gesù perduto.

È un dato importante della spiritualità evangelica centrata nella figura di Maria. Come Gesù, perennemente in viaggio alla ricerca dell’uomo e verso il suo sacrificio; come la Chiesa in cammino nel mondo a predicare il vangelo; così anche noi siamo invitati a vivere la nostra vita di fede come un continuo itinerario dell’anima. Dobbiamo camminare nella fede in una costante maturazione; dobbiamo camminare con Gesù in una fedeltà costante alla volontà del Padre; dobbiamo camminare verso il regno di Dio in una ricerca appassionata.

Di questo pellegrinaggio della vita e dell’anima Maria è il simbolo vivente.

 

4) "Il mio spirito esulta in Dio" (Lc 1,47)

San Luca è l’evangelista della Chiesa: per primo ne racconta la storia difficile e travagliata. Ma proprio perché sa della croce che mette alla prova la fede dei cristiani, insiste in modo eccezionale sul tema della gioia: la gioia del peccatore pentito, la gioia esultante dell’anima di Gesù quando vede i discepoli che tornano dalla predicazione, la gioia di Dio che si rallegra per la conversione di un’anima perduta.

Seguendo il suo metodo, imposta con insistenza questo tema della gioia già nei primi capitoli del vangelo, proprio quelli in cui dedica tanto spazio ai ricordi su Maria. La nascita del Battista è occasione di gioia. Ma soprattutto il Natale di Gesù verrà annunciato dall’angelo ai pastori come lieto messaggio: Vi annuncio una grande gioia. Gli inni che ritmano il racconto evangelico sono esplosioni di gioia serena e profonda. Anche in questo la figura di Maria è collocata al centro. Essa esprime la gioia della venuta di Gesù con parole intensissime: L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore (Lc 1,46-47). Questa voce che intona per prima gli inni della liturgia cristiana, è una voce gioiosa che esprime la felicità di chi vede attuarsi le promesse di Dio.

Il canto di Maria è bello e armonioso; ma è anche pieno di forza. Con la nascita di Gesù, Dio interviene nella storia, spiega la potenza del suo braccio e compie grandi cose: annienta le ingiustizie, distrugge l’orgoglio e la prepotenza e risolleva la speranza degli umili.

Maria canta la gioia della speranza che non si lascia vincere dalla delusione, perché Dio è qui.

 

5) "Maria conservava tutte queste cose nel suo cuore" (Lc 2,19)

Maria ascolta, conserva e medita con intima attenzione tutte le parole che riguardano il suo Gesù. San Luca la presenta come la persona che ascolta la parola di Dio: ascolta l’angelo, ascolta Elisabetta, ascolta i pastori, ascolta Simeone e soprattutto lei per prima ascolta le parole di Gesù quando lo ritrova dodicenne nel tempio. E anche in questa circostanza Luca commenta: Sua madre conservava tutte queste parole nel suo cuore (Lc 2,51).

Sappiamo che l’evangelista Luca, oltre la sua alta spiritualità, rivela dei forti interessi missionari. Per lui la storia della Chiesa è storia missionaria. Ma la Chiesa non può annunciare la parola di Gesù se prima non l’ascolta con attenzione profonda. Per questo motivo vengono sottolineate molte espressioni personali di Gesù che invitano costantemente a un profondo atteggiamento meditativo dell’anima.

In questo contesto acquista singolare significato la figura di Maria.

Per una Chiesa che deve ritrovare le profondità dell’ascolto, della riflessione silenziosa e attenta, della meditazione assorta e viva, la figura della madre di Cristo diventa un simbolo e un richiamo.

Probabilmente con l’espressione Maria conservava tutte queste cose nel suo cuore Luca ha voluto rivelare in Maria la fonte delle sue notizie sull’infanzia di Gesù. Maria, la prima creatura che ha parlato di Gesù, diventa così uno splendido ed esemplare simbolo missionario, proprio mentre tace, ascolta e medita la parola di Dio.

 

6) "E anche a te una spada trafiggerà l’anima" (Lc 2,35)

È un po’ strano che in un racconto delicato e dolce come quello di san Luca sull’infanzia di Gesù, appaia all’improvviso questo tratto drammatico. Ma non si può scrivere un vangelo senza che sullo sfondo si profili la croce.

Maria, la madre lieta del Natale, dovrà diventare, sotto la croce, la madre dolorosa. Come i profeti dell’AT, Gesù sarà contraddetto dal suo popolo e infine rifiutato. Maria vedrà tutto questo. Per il suo amore di madre sarà uno strazio, una spada che le lacererà l’anima, un martirio; anticipo del martirio destinato al Figlio. Maria, per volontà di Dio, ha sentito molto presto il dramma che avvolgeva il destino d’amore e di salvezza del suo Figlio. Molto presto ha dovuto guardare lucidamente in avanti e accettare prove e strazi, insieme col Figlio, per la risurrezione di molti.

 

7) "Prendi con te il bambino e sua madre, e fuggi" (Mt 2,16)

A differenza di quello di Luca, il racconto dell’evangelista Matteo sull’infanzia di Gesù ha qualcosa di glorioso e insieme di drammatico. La gloria regale del Messia adorato dai Magi, il dramma regale provocato dalla feroce gelosia di Erode che trema per la nascita di un povero Bambino.

Nell’uno e nell’altro caso è coinvolta Maria.

Proviamo a rivivere con Maria la fuga precipitosa, di notte, col Bambino tra le braccia, fra disagi e paure. Il Bambino si lascia portare lontano, ma la madre vive dolorosamente il pericolo mortale che lo minaccia. Per il momento Maria riesce a salvare suo figlio dalla morte. Gesù è al centro del mondo per la salvezza di tutti, ma proprio per questo dovrà morire.

E dopo di lui, quanti dolori e quanti sacrifici costerà la diffusione del vangelo che porterà Gesù in tutto il mondo. Quanti innocenti uccisi, quanti missionari osteggiati, scacciati, in fuga sotto la minaccia orgogliosa del potere umano. Maria vive già ora tutto questo travaglio.

Dio ha stabilito che sia lei a presentare Gesù al mondo, tenendolo amorevolmente tra le braccia. Ma proprio per questo deve per prima condividere coraggiosamente le difficoltà e le prove di tutti gli annunciatori di Gesù.

 

Credente
00mercoledì 30 novembre 2011 22:21

8) Giuseppe e Maria non compresero le parole di Gesù (cf. Lc 2,50)

I ricordi di Luca sono gli unici del NT che illuminano l’ombra misteriosa che avvolge i lunghi anni della vita di Gesù a Nazaret con Maria. È un episodio strano quello di Gesù dodicenne, ritrovato nelle aule scolastiche del tempio dopo una ricerca affannosa. Strano ma non incomprensibile perché preannuncia il distacco di Gesù dalla famiglia terrena per la sua futura missione.

Questo episodio dice molto anche su Maria. La sua fermezza materna (Figlio perché ci hai fatto così?), la sua affettuosa angustia, la sua delicatissima modestia che la spinge a mettersi in second’ordine nei confronti dello sposo silenzioso (Ecco tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo).

Ma tutta la forza dell’episodio sta nella risposta di Gesù (Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?), una risposta oscura che diventerà presto chiara alla luce del vangelo: Gesù si dedicherà totalmente alle cose del Padre suo, cioè alla sua missione.

Per il momento neppure Maria capisce a fondo; per questo ci ripensa (conservava tutte queste cose nel suo cuore). Le prime parole di Gesù registrate dai vangeli sono rivolte a Maria. La madre autorevole e gentile diventa la prima discepola, istruita dalla misteriosa dottrina del Figlio. Per capire, anche lei dovrà compiere il suo lento e docile cammino di fede, inoltrandosi nel mistero, guidata dall’insegnamento del Figlio.

San Luca, che dedica a Maria alcune delle più belle pagine del suo vangelo, non ce la presenta come la creatura avvolta di luce, che sa già tutto fin dall’inizio sul mistero del Figlio. Al contrario. Anche all’annuncio dell’angelo non aveva capito, era rimasta turbata; poi si era abbandonata, fidandosi della parola di Dio.

Con Maria ha inizio il difficile cammino della Chiesa, che accoglie con fede il mistero di Dio e se ne lascia progressivamente illuminare.

 

9) Alle nozze di Cana c’era la madre di Gesù (cf. Gv 2,1)

Natale e passione, incarnazione e redenzione: sono i due momenti importanti della presenza di Maria accanto a Gesù. Su di essi i vangeli hanno lasciato ricordi indimenticabili. Nel periodo intermedio, tempo del ministero pubblico di Gesù, tutta l’attenzione degli evangelisti è assorbita dalla attività del Maestro. Tuttavia qualche ricordo su Maria non manca, e anche molto significativo. Il primo è riferito da Giovanni e riguarda la presenza di Maria a Cana in occasione di una festa di nozze. La madre svolgerà una parte importante; proprio per questo Giovanni ne parla. Ma è già interessante la presenza di Maria in questo villaggio della Galilea, non lontano da Nazaret, per un’occasione del tutto profana: un matrimonio. Questa creatura eccelsa si muove a suo agio tra le piccole cose di ogni giorno, si preoccupa del necessario ed è attenta alle necessità di tutti. Non è a Cana nelle vesti dell’ospite, seduta tranquillamente al posto di riguardo, ma come serva: Maria non si smentisce mai.

Maria creatura terrena, che vive tra le umili cose della vita di ogni giorno, che si preoccupa delle vicende della gente e prevede il loro imbarazzo, che si dà pensiero di cose tanto materiali (Non hanno più vino!), è proprio la creatura che innumerevoli generazioni cristiane hanno sentito vicina e hanno venerato come madre e sorella. Giustamente tutto ora, a Cana, convergerà su Gesù, sul segno prodigioso da lui compiuto e sulla fede dei discepoli che credettero in lui; e Maria farà la sua parte. Ma già la sua presenza così umana è un dato evangelico prezioso: vive tra gli uomini la vita di ogni uomo.

 

10) La madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino" (Gv 2,3)

Le parole di Maria rivelano qualcosa del suo carattere: la sua sensibilità verso le situazioni critiche degli altri, la sua prontezza nell’intervenire in favore di chi ha bisogno, la sua determinazione a coinvolgere il Figlio nella realtà concreta della vita, nelle cose materiali. Sono aspetti ai quali l’evangelista Giovanni è sensibilissimo. Pur nella sua altissima spiritualità, il quarto vangelo è il vangelo dell’Incarnazione: il Verbo di Dio si è fatto carne, si è fatto uomo in modo concreto, umile, reale.

Sarebbe pericoloso, per l’evangelista, spiritualizzare l’Incarnazione; per questo motivo non perde occasione per sottolineare l’autentica umanità di Colui che è venuto ad abitare in mezzo a noi. E nel suo vangelo descrive Gesù stanco e assetato, malinconico, piangente, turbato per il tradimento dell’amico.

La presenza di Maria accanto a lui proprio all’inizio della sua missione è un tratto significativo della sua piena e totale umanità. Il gesto di Maria che non esita a coinvolgere il Figlio in una faccenda modesta, ma imbarazzante, entra in questa logica di incarnazione concreta. Per l’intervento di Maria, Gesù entra a contatto con la vicenda umana modesta, apparentemente meschina e banale. È invitato (Gv 2,2) a condividere la vita quotidiana di tutti, spesso crocifiggente anche nei suoi risvolti più meschini.

Il primo miracolo di Gesù, in realtà è il miracolo di Maria, voluto, chiesto e provocato da lei. Un miracolo che ha un profondo significato evangelico (il vino buono di Gesù al posto dell’acqua dei riti giudaici), ma ugualmente importante sul piano delle semplici realtà umane. Soprattutto importante perché con esso la gloria di Gesù comincia a manifestarsi e i suoi discepoli credettero in lui. Si percepisce un rapporto tra la fede di Maria e la fede dei discepoli che viene suscitata e ravvivata proprio dal miracolo causato e ottenuto da Maria.

Giovanni non parla ancora della maternità di Maria nei riguardi dei discepoli, lo farà nella scena della croce; ma qualcosa appare già. Da Maria ai discepoli circola una linfa viva ed è in rapporto a lei che essi maturano proprio come discepoli. In questo incontro con la madre di Gesù, i discepoli si trovano definitivamente legati con la loro fede al Figlio.

 

11) "Gesù discese a Cafarnao insieme con sua madre" (Gv 2,12)

Ecco un’altra notizia preziosa che arricchisce la nostra conoscenza sulla vita di Maria e i suoi rapporti col Figlio.

Da nessun altro evangelista veniamo a sapere niente di simile.

Per gli altri Maria sembra come una grande solitaria confinata nel suo villaggio di Nazaret; magari visitata dal Figlio o in visita a lui, ma esclusa dalla sua vicenda pubblica, estranea al suo insegnamento e ai suoi miracoli. Giovanni invece ci informa su quanto ignoravamo. Non solo Maria è presente a Cana, ma quando Gesù scende da Nazaret a Cafarnao, porta con sé sua madre. Con Gesù, circondato dai discepoli all’inizio della sua vita pubblica, c’è sua madre. Maria, anche se in ombra, rimarrà fedele fino alla fine, sempre vicina al Figlio e presente soprattutto nel momento doloroso della passione e della morte. La sua fedeltà non ha avuto un cammino facile, ma la sua fede è rimasta fresca e intatta fino alla fine. Non è certo un caso che Giovanni racchiuda il racconto della vita di Gesù tra due scene in cui compare la madre: Cana e la croce. Accanto a Gesù c’è sempre Maria, simbolo di una fedeltà che supera ogni prova.

 

12) "Tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano" (Mc 3,32)

Un episodio amaro ricordato dagli evangelisti sinottici documenta drammaticamente le divisioni nella parentela di Gesù, e, implicitamente almeno, la pena della madre. I parenti, preoccupati di quello che sentono dire su Gesù - miracoli, movimenti di folle - uscirono per andarlo a prendere, e dicevano: è fuori di sé (Mc 3,21). Una scena violenta dunque, non una visita amichevole: vanno con l’intenzione di troncare la vicenda pubblica del loro parente scomodo. Questo ci fa capire la reazione decisa di Gesù.

Naturalmente Maria non condivide l’ostilità dei parenti. Probabilmente ha voluto, proprio come spesso fanno le mamme, mettersi tra i parenti irritati e il Figlio sicuro di sé e deciso a procedere per la sua strada, per fare da paciera. Gli evangelisti non ci danno spiegazioni. Rimane la notizia triste del brutto momento attraversato da Maria. Essere madre del Messia non è stato facile per lei.

Come reagisce Gesù a questa incursione dei parenti?

Rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre" (Mc 3,33-35).

Non c’è dubbio che queste parole pronunciate da Gesù sono severe. In qualche modo sembrano particolarmente indirizzate a Maria. Infatti il termine che la riguarda, madre, apre e chiude le frasi di Gesù. Gesù reagisce con energia e decisione all’intrusione della parentela senza far distinzioni, rivendicando piena libertà di azione nei loro riguardi. Gesù si stacca dalla sua famiglia per formarsene una nuova, unita non dai legami del sangue ma dalla parola del vangelo e dalla dedizione al regno di Dio. D’ora in avanti i suoi discepoli saranno per lui fratello, sorella e madre.

Sono parole forti e molto belle. È giusto che chi è chiamato da Dio a svolgere un compito per la redenzione del mondo, sia pronto ad abbandonare casa, fratelli, sorelle, madre, padre, figli... Difatti è proprio quello che Gesù chiederà ai suoi discepoli (cf. Mc 10,29).

Maria però non viene messa in disparte, anzi entra nella famiglia di Gesù a nuovo titolo perché è colei che compie la volontà di Dio in modo sublime.

E quando gli altri saranno assenti, lei sarà presso la croce del Figlio, al suo posto di madre. Maria ha saputo vivere nel silenzio e nel nascondimento, ha saputo rimanere discretamente nell’ombra perché Gesù apparisse in piena luce. La sua umiltà e discrezione sono testimonianza di una grandezza veramente evangelica.

 

13) "Non è costui il falegname, il figlio di Maria?" (Mc 6,3)

È l’unica volta in cui, in tutto il NT si trova formulato questo bel titolo messianico. Gesù è il figlio di Maria. È un fatto singolare da parte di san Marco indicare Gesù attraverso la madre e non mediante il padre, come sarebbe stato più naturale nella civiltà di allora. Infatti gli altri evangelisti preferiscono esprimersi diversamente: Non è il figlio di Giuseppe? (Lc 4,22) o il figlio del falegname? (Mt 13,55).

Gesù non ha un padre terreno, ma solo una madre. E l’evangelista Marco, in occasione della visita di Gesù a Nazaret, mette in risalto e in primo piano la figura di Maria. E benché nel suo vangelo i ricordi sulla madre di Gesù siano tanto scarsi, gli siamo grati di aver coniato e di averci tramandato questo delicatissimo titolo messianico: il Figlio di Maria. È una prima traccia di attenzione alla madre di Gesù. Vicino a Gesù troveremo sempre sua madre. Le generazioni cristiane hanno avuto ragione a riconoscere in Maria, madre amorevole e fedele vicina al suo Figlio Gesù, il simbolo dell’umanità che cerca Gesù con fiducia.

 

14) "Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!" (Lc 11,27)

Luca, come gli altri evangelisti, benché dimostri tanta attenzione alla figura di Maria, racconta sempre gli episodi del suo vangelo per mettere in risalto il messaggio di Gesù. Così anche in questo caso singolare in cui una donna innominata interrompe un discorso di Gesù col suo grido entusiasta: Beata tua madre! Quanto a Luca, pur puntando sull’insegnamento di Gesù: Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano (Lc 11,28), è chiaro che sente questo episodio in un modo particolare: quasi come il compiersi di una profezia. Nel suo cantico Maria aveva annunciato: D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata (Lc 1,48). Maria aveva preso lo spunto dalle parole di Elisabetta: Beata colei che ha creduto (Lc 1,45). La sua profezia si compirà nei secoli, ma già durante la vita di Gesù comincia ad attuarsi. Ed ecco il grido di questa donna entusiasta: Beata tua madre!

Nel vangelo la beatitudine ha un significato tutto particolare: esprime la felicità della creatura povera su cui si curva l’amore di Dio con i suoi doni di salvezza. Ad ogni discepolo Gesù ha proposto la beatitudine. Per questo Maria rimane nella storia cristiana il segno gioioso dell’amore di Dio che allieta la vita degli umili e li colma di speranza. E così si continua a proclamare beata la madre di Gesù.

Con la sua risposta un po’ brusca, Gesù sembra contrapporsi alle parole della donna, quasi intendesse: Non beata mia madre, ma piuttosto...

Il significato invece è questo: Mia madre è beata perché ha ascoltato la parola di Dio e l’ha conservata nel suo cuore. Per quello che riguarda l’ascolto e la conservazione della parola di Dio, Maria è la prima nel vangelo che ascolta con fede il messaggio di Dio nell’annunciazione e la parola stessa di Gesù nel tempio (Lc 2,49-50).

Sappiamo già perché questo evangelista insiste tanto su questo tema. La sua teologia ecclesiale è essenzialmente missionaria (lo dimostra il suo secondo libro: Atti degli apostoli). Ma per lui è impossibile annunciare la parola di Dio se anzitutto non ci si dedica pazientemente, attentamente, silenziosamente al suo ascolto. Per lui anzi non basta nemmeno ascoltare; dopo l’ascolto la Parola va custodita dentro il cuore, perché continui a risuonare, impegni tutto l’essere del cristiano testimone di Gesù e ne arricchisca la vita.

Luca non si accontenta di un ascolto frettoloso e superficiale. Ecco perché qui dice: Coloro che ascoltano e conservano. L’aveva già detto nel commento alla parabola del seminatore:... coloro che dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono (Lc 8,15).

Maria, col suo silenzio discreto, è diventata per lui il simbolo di questa gelosa conservazione della parola. Lo aveva detto fin dall’inizio del suo vangelo, nel racconto del Natale e nel ritrovamento di Gesù nel tempio: Maria conservava tutte queste cose e le meditava nel suo cuore (Lc 2,19-51).

Nel comportamento di Maria, Luca vuole offrire un modello vivo alla Chiesa testimone e missionaria.

 

Credente
00mercoledì 30 novembre 2011 22:22

15) "Stava presso la croce di Gesù sua madre" (Gv 19,25)

La presenza di Maria presso la croce attualizza per i credenti l’imperativo di rimanere presso Gesù, martire del suo amore per gli uomini. La madre dolorosa è un frammento prezioso e vincolante del vangelo di salvezza.

Maria partecipa al dolore del Figlio, ma è anche travolta dalla gloria del Redentore, immersa in quell’amore più grande che dà la vita (Gv 15,13).

La stupenda gloria di Maria, il suo incomparabile trionfo di creatura umile scelta da Dio, è quello di stare lì, con lo sguardo fisso sul Figlio che muore perché il mondo viva. Gesù innalzato da terra attira tutti a sé (cf. Gv 12,32).

Per l’evangelista è così che si sta presso la croce, guardando quella morte tremenda che è vita prorompente, per cogliere in profondità i pensieri di Dio che cercano l’uomo. Dice infatti il vangelo: E un altro passo della Scrittura dice ancora: "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" (Gv 19,37).

Citando questo passo profetico (Zc 12,10), colmo di malinconia, di grazia e di speranza, Giovanni sembra descrivere lo sguardo di Maria sul volto del Figlio sacrificato e invitare tutti i lettori del vangelo a stare in questo atteggiamento, con Maria, presso la croce.

 

16) "Gesù allora, vedendo la madre..." (Gv 19,26)

Dalla croce Gesù vede sua madre. Già questo incrociarsi di sguardi, in quel momento, è sconvolgente. Gesù vede la madre e, nel momento supremo, pensa a lei, alla sua solitudine, all’abbandono a cui è destinata dopo la sua morte, e l’affida a una persona amica, al discepolo che egli amava, che era presente sul Calvario. L’ultimo pensiero di Gesù è per la madre. Veramente questa breve scena solleva all’improvviso dei veli sulla vita di Maria e sui suoi rapporti col figlio: rapporti intensi e vivi. All’evangelista Giovanni sta a cuore sottolineare l’aspetto umano del mistero di Gesù: l’Incarnazione è una realtà autentica che inserisce Gesù, come ogni uomo, nelle realtà umane, nei rapporti umani. Questo tocco così umano di Gesù che dedica il suo ultimo pensiero a sua madre, diventa così una nuova e suprema testimonianza della verità dell’Incarnazione.

 

17) "Donna, ecco tuo figlio" (Gv 19,26)

Maria, in questo testamento supremo, è proclamata madre del discepolo amato e, attraverso di lui, madre di tutti i discepoli. Gesù morente, infatti, non si rivolge anzitutto al discepolo, ma direttamente alla madre e poi, quasi di riflesso al discepolo. Quindi è un messaggio rivolto essenzialmente alla madre. Gesù affida il discepolo alla madre. Il suo è un messaggio di maternità, un incarico affidato alla madre nei riguardi del discepolo che sta lì a simboleggiare tutti i discepoli.

Da questo momento la madre di Gesù diventa madre in senso nuovo. In lei si riconosce, in trasparenza, il simbolo della Chiesa che è madre, generando alla fede sempre nuovi figli.

Nella Chiesa ogni credente è madre di Gesù (cf. Mc 3,35: Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre), perché comunicando agli altri la propria fede, partecipa della maternità profonda della Chiesa.

Ma Maria, che ne è il simbolo più alto, partecipa in modo tutto particolare e incomparabile di questa maternità perché, non solo fisicamente, ma per la sua fede, Lei sola è la madre di Gesù.

Leggendo questo episodio evangelico, è difficile non ricordare l’episodio di Cana. Già allora la fede di Maria aveva provocato il sorgere della fede dei discepoli; in un certo modo li aveva generati al vangelo. Ora, al culmine del suo mistero, pronunciando le sue parole definitive, Gesù la proclama per sempre, nella Chiesa, madre dei credenti.

 

18) "Erano assidui e concordi nella preghiera, con Maria, la madre di Gesù" (At 1,14)

Come san Giovanni, anche san Luca inquadra la vita di Gesù entro ricordi mariani. Ma mentre Giovanni, alla fine, ricorda Maria coinvolta nella Passione redentrice del Figlio, Luca invece preferisce ricordarla nell’ambito della glorificazione di Gesù, cioè nella Pentecoste che è il coronamento pasquale della glorificazione.

L’evangelista ricorda la presenza di Maria al centro della prima comunità cristiana in attesa della discesa dello Spirito Santo perché per lui la presenza di Maria ha un significato tutto particolare. Ha cominciato il racconto della vita di Gesù (il vangelo) parlando di lei, ora ricordando di nuovo lei, dà inizio al racconto della storia della Chiesa (gli atti degli apostoli).

L’ultimo ricordo su Maria. Non è certo senza motivo che l’evangelista dello Spirito Santo e della preghiera ricordi per l’ultima volta Maria in preghiera al centro della prima comunità cristiana che attende la venuta dello Spirito.

D’ora in poi Maria bisognerà ricordarla così: in preghiera, al centro della Chiesa di Gesù.

È lo stesso evangelista che, a differenza degli altri, ha presentato nel vangelo Gesù frequentemente immerso nella preghiera, per dare alla sua Chiesa il senso della importanza decisiva della preghiera. In preghiera, la Chiesa continua nella storia la vita di Gesù, ottiene dal Padre la grazia della salvezza, anticipa la venuta del regno di Dio, ottiene il dono dello Spirito (cf. Lc 11,13).

Maria in preghiera in mezzo alla Chiesa: ecco il simbolo vivo della realtà ecclesiale, lo stimolo efficace alla ricerca dei motivi profondi del vangelo, la fiducia nell’intercessione pura della piena di grazia.

Concludiamo con una constatazione importante.

Il vangelo parla molto di Maria. La presenta coinvolta nel mistero dell’Incarnazione e del Natale, accanto al Figlio durante il periodo travagliato della vita pubblica, presente sotto la croce, in mezzo alla Chiesa delle origini nei giorni della Pentecoste. E tutto questo è una testimonianza incomparabile su questa creatura umile e grande, che Dio ha scelto per dare inizio alla vicenda della Redenzione.

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Coordin.
00mercoledì 28 marzo 2012 21:35
Maria è l'unica creatura umana che ha vissuto maggiormente a contatto con il Figlio.
Lo ha portato nel suo grembo verginale, lo ha allattato, nutrito, accudito da bambino, lo ha ascoltato nell'intimità delle mura domestiche imparando dalla sua divina sapienza, che si manifestò già quando dodicenne discuteva con i sapienti del Tempio di Gerusalemme.
Per ben trent'anni  gli fu accanto, considerando che era noto come Gesù fosse il figlio del carpentiere e che vivesse una vita comune insieme alla sua famiglia (cf.Marco 6,3)
Durante l'attività pubblica del Figlio, lo seguì con molta discrezione e nei vangeli  la troviamo menzionata in diverse occasioni.
Quindi, mentre gli apostoli lo conobbero per il solo triennio di attività pubblica, Maria gli fu a contatto dal concepimento alla sua  morte in croce.
Ora è legittimo notare: 
Se Mosè, dopo la breve vicinanza con Dio sul monte Oreb, ritornò raggiante di una fulgida luce che ne indicava la gloria divina che lo aveva investito, quanto più Maria doveva essere fulgente di luce divina interiore, lei che era stata COLMATA DI GRAZIA da Dio Padre, adombrata ed inabitata dallo Spirito Santo per concepire il Figlio stesso di Dio, portandolo per ben nove mesi fisicamente dentro di sè, per poi abitarci insieme nella stessa dimora .
Nessun altro ebbe mai un tale privilegio ed una simile responsabilità. 
Ecco perchè giustamente dobbiamo guardare Maria e rimanerne ammirati per tanta umiltà in tanta grandezza.
Coordin.
00domenica 29 aprile 2012 09:24

Maggio: omaggio dei cuori a Maria | Meditazione per il mese di Maggio 
Gesù è il primo devoto di Maria


Santa Maria, prega per noi. Causa della nostra gioia…, Regina di tutti i Santi, prega per noi. 
E’ grazia di Dio cominciare ancora una volta il mese di maggio, mese dei fiori e dei fioretti, mese di Maria. Il mese risulterà corto per esaurire le preghiere, i canti, le invocazioni che la Chiesa sulla terra vorrebbe indirizzare alla Regina del cielo e della terra. In ogni  modo giunge puntuale e atteso l’invito a unirci all’immenso coro del Paradiso per cantare insieme all’eccelsa Madre di Dio.

Maggio è per tutti una stupenda opportunità per raccoglierci festosi e fiduciosi attorno  a Maria Santissima: con Lei si costituisce la Famiglia di Dio. Occasione, perciò, da non perdere, da privilegiare e da valorizzare. Anche nella vita cristiana si cresce con la Madre. Neppure Gesù ha voluto fare a meno di Maria. Da Lei, Egli ha imparato a conoscere Dio, ad amarlo, a conoscere la storia di salvezza del suo popolo, a pregare Dio nostro Padre, rimanendo chiaro per sempre che è meglio parlare a Dio che parlare di Dio.

Così, scopriamo che Gesù è il primo devoto di Maria Santissima, che è anche la ragione che giustifica la nostra devozione a Maria. Se vogliamo essere discepoli di Gesù non possiamo emarginare la Madre. Anche  in questo dobbiamo imitarlo. 
Gesù ha voluto condividere tutto con Lei: vita e missione. Suo è stato il primo viso che i suoi occhi hanno visto nascendo sulla terra; e quando è spirato, quello di Maria è stato l’ultimo viso che Gesù ha visto sulla terra.

I lunghi anni di nascondimento vissuti a Nazareth sono serviti a fonderli in un sol cuore ed un’anima in Dio. E nella vita apostolica Gesù ha insegnato ciò che la Madre, piena di Spirito Santo, gli ha insegnato.

E così pensiamo che Maria era negli occhi e nel cuore di Gesù, come anche Gesù era nel cuore e negli occhi di Maria, sua degna dimora! Madre e Figlio, Maestra e discepolo, nuovi Adamo ed Eva, si trovano insieme uniti per inaugurare i tempi definitivi della salvezza. 

A questo deve mirare la nostra vera, tenera, filiale devozione a Maria. 

Il mese di maggio è la grande occasione che la Chiesa ci offre perché possiamo crescere portando in noi i lineamenti di Gesù e di Maria. 

Se vogliamo appartenere alla Famiglia di Dio misuriamoci su di Essi. Non è una cosa impossibile. Se ci sapremo misurare su di Essi, saremo realmente cristiani, di nome e di fatto.

Gesù e Maria siano i nostri modelli. Essi ci insegnano come vivere graditi a Dio, in questo mondo. E’ il segreto per farci superare le mille  difficoltà della vita.

E’ vero che pur di essere fedele a Dio, pur di non seguire le strade storte del mondo e della mentalità corrente, Gesù ha pagato con la vita, è morto in croce, ma dobbiamo riconoscere che è impagabile la ricompensa della verità.

Per noi l’importante è evitare di vivere una vita falsa, non tenendo conto della meta verso la quale siamo diretti. 

Accogliamo, allora, come dono il mese di Maggio, per imparare la vera devozione a Maria, della quale il primo devoto è stato proprio Gesù, che continua a ripetere con pressante affetto: “Ecco tua Madre!”. 

Questo non sia semplicemente un maggio in più, ma un maggio-più, superlativo, per diventare autentici discepoli di Gesù, figli devoti di Maria.

Diventi canto la nostra vita, racchiusa sempre più in una dolce e continua invocazione Madre della Chiesa, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, prega, prega per noi.
Coordin.
00mercoledì 15 agosto 2012 14:20

Una non debole eco di tutto questo il fervore mistico suscitato dall'amore per la Vergine Maria, noi l’abbiamo nello " Specchio " attribuito  a Corrado di Sassonia.

Il tempo della sua composizione è il secolo XIII, come chiaramente ce lo indicano alcuni codici di quell’epoca e le seguenti espressioni che si leggono nel capitolo XIV :

" La prima misericordia di Maria fu quella che ci offrì mentre ancora Essa viveva in questo mondo ; la seconda sua misericordia è quella che ci offre dal cielo già da oltre milleduecento anni ".

 

Poiché, come dice il beato Girolamo, (Epist. 9 ad Paul. et Eustoch) " ridonda a gloria di Dio tutto quella che degnamente si compie per la sua Madre ", desiderando a lode e gloria, di nostro Signor Gesù Cristo dir qualcosa in lode e gloria della sua gloriosissima Madre, ho deciso di scegliere come materia la sua dolcissima annunciazione. Ma certamente per quest'opera temo che sia affatto sproporzionata la mia insufficienza per la eccessiva incomprensibilità di tanta materia, per la eccessiva meschinità della mia scienza, per la eccessiva aridezza della mia lingua, per la eccessiva indegnità della mia vita, e per l’eccessivo onore e onorabilità di Maria.

Chi infatti può dubitare che non sia incomprensibile quella materia di cui S. Girolamo non dubita di asserire quanto segue : “ Tutto ciò che la natura non ha e l’uso non conosce, la ragione ignora, la mente umana non comprende, tutto ciò che il cielo teme, la terra ammira e ogni creatura celeste venera, tutto questo è ciò che fu divinamente annunziato da Gabriele a Maria e da Gesù Cristo adempiuto. Per questa ragione mi stimo indegno di parlare di sì grande mistero (Loc. cit. n. 5). — Similmente, come può escogitare lodi degne di Maria la mia tenuissima scienza e la mia oscurissima mente, quando in queste viene meno perfino quell'Anselmo che ha una intelligenza tanto illuminata ? Dice infatti cosi : " La mia lingua viene meno, perché la mente è incapace, o Signora. Signora, il mio cuore è pronto a ringraziarti per tanti benefizi, ma non sono poi capace di trovare espressioni degne ed è disdicevole proferirne delle indegne . (Orat. 52 in initio) Anche il beato Agostino, parlando a Maria, dice : “ Che dirò di te io povero di ingegno, quando da che potrò dire di te è inferiore alla lode che merita la tua dignità ? " (Serm. 208 de Sanctis). Similmente, come potrà non venire meno la mia lingua sì rozza, e il mio modo aridissimo di esporre le lodi di Maria, quando in queste viene meno anche quell'Agostino dalla lingua sì eloquente ? Dice infatti : " Che cosa narreremo in lode di Maria noi tanto piccini e si buoni a poco, quando ogni nostro membro anche se si cambiasse in tante lingue, non potrebbe esser sufficiente a lodarla ? " (Loc. cit. n. 4). — Similmente, non essendo bella la lode in bocca al peccatore(Eccl. 15, 9), come io misero peccatore, come io omiciattolo di indegnissima vita, oserò cantare le lodi Maria, quando in queste odo trepidare quel Girolamo dalla degnissima vita ? Così infatti dice : " Temo molto, ami temo moltissimo di esser trovato se non proprio audace almeno indegno laudatore, mentre desidero esser utile al vostro profitto. Veramente, non avendo né santità né facondia, come posso degnamente lodare la beata e gloriosa Vergine ? " (loc. cit. n. 4, 5.). — Similmente, a che aggiungere un po’ di acqua al mare? a che sovrapporre ad un monte una piccola pietra ? Ma certamente, non essendo Maria abbastanza esaltata da tutte le lodi divine ed angeliche, che cosa potrà aggiungere alle sue lodi la nostra e specialmente la mia piccolezza ? Finalmente il beato Girolamo parlando di lei, dice : " Per dire il vero, tutto quello che si può dire con umane parole è inferiore alla lode celaste, poiché è celebrata e lodata con maggior eccellenza dagli encomi divini ed angelici. Dai profeti in vero è preannunziata dai patriarchi con figure e allegorie presignata, dagli evangelisti mostrata e segnalata, dall’angelo con venerazione cortesissimamente salutata “ (Loc. cit. n. 5).

 

E soggiungendone la ragione, dice : “Tutte le creature la circondano, l'onorano, l’accolgono con tanto devoto affetto che, sebbene facciano a gara a parlare di lei, pure tutto ciò che dicono di questa cosa indicibile, per questo stesso che lo dicono, diviene meno gradito, meno piacevole, meno accetto ". Tuttavia mi esorta e mi consola il beato Girolamo col dire : " Sebbene nessuno si possa a questo trovare idoneo, pure non deve nessuno cessare di lodarla con tutte le forze, anche se peccatore” (Loc. cit. n. 6). Anche il beato Agostino parlando del modo con cui il Figlio di Dio, “ apportò nell’incarnarsi alla sua Madre la fecondità e non le tolse col nascere l'integrità, dopo poco così conchiude dicendo : “ Un tanto dono di Dio non può essere da noi narrato perché a parlar della sua grandezza siamo troppo piccoli, eppure siamo costretti alla lode, per non restare ingrati tacendo " (Serm. 215 n. 3). E certamente la vedova poverella che offrì due spiccioli (Luc. 21, 2) a Dio gratissimi, non per questo fu dispensata dall’offerta perché non aveva da offrire di più. Per questa io povero di ingegno, anzi poverissimo tanto di scienza che di eloquenza, ho presunto di offrire ad onore di tanta regina questo esiguo dono, affinché in questo scritto come in un oscuro specchio i più semplici amanti di tale regina possano almeno un po' contemplare quale e quanta ella sia. E poiché questo scritto a somiglianza di un rosso specchio rappresenta qualche cosa della vita, della grazia e della gloria di Maria, perciò non senza ragione si può chiamare specchio di Maria.

Or su, dunque, o mia benignissima Signora, Maria, accetta con placido volto il piccolo dono che ti offre il tuo povero amico. Te infatti con questo regaluccio, Te con questo opuscolo della tua annunciazione io saluto, con i ginocchi piegati, col capo inclinato. Te col cuore e con la bocca io saluto e salutandoti dico : Ave, Maria

Credente
00martedì 11 settembre 2012 23:39

12 SETTEMBRE - FESTA DEL SANTO NOME DI MARIA

"O tu che nelle vicissitudini della vita, più che camminare
sulla solida Terra, hai l’impressione di essere sballottato
fra tempeste e uragani, se non vuoi finire travolto dall’infuriare
dei flutti, non distogliere lo sguardo dal chiarore
di questa stella!
Se insorgono i venti delle tentazioni, se t’imbatti negli
scogli delle tribolazioni guarda la stella, invoca Maria. 
Se vieni assalito dalle onde della superbia, dell’ambizione,
della calunnia, dell’invidia, della gelosia: guarda la stella,
invoca Maria.
Se l’ira, l’avarizia o le lusinghe della carne scuotono la
navicella della tua anima guarda la stella,invoca Maria.
Se turbato dall’enormità dei tuoi peccati, confuso per le
brutture della tua coscienza, atterrito dal rigore del giudizio
stai per venire risucchiato dal baratro della tristezza
e dall’abisso della disperazione guarda la stella, invoca
Maria.
Nei pericoli, nelle difficoltà e nei momenti di incertezza,
guarda la stella, invoca Maria. Abbi il suo nome sempre
sulle labbra, tienila sempre nel cuore e se vuoi ottenere
l’aiuto della sua preghiera, non tralasciare di imitarne gli
esempi.
Seguendo lei non andrai fuori strada, pregandola non dispererai,
pensando a lei non sbaglierai.
Se ella ti sostiene non cadrai, se ella ti protegge non avrai
nulla da temere, se ella ti guida non ti affaticherai, se ti
sara favorevole giungerai alla meta e cosi potrai sperimentare
tu stesso quanto giustamente sia stato detto: ‘E il nome
della vergine era Maria’ ".

SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE




Credente
00mercoledì 12 settembre 2012 12:22
Oggi festa del nome di Maria, la nostra Madre Celeste e mentre faccio gli auguri di buon onomastico a chi porta questo bellissimo nome, un ricordo speciale nella preghiera per tutti voi davanti all'immagine a me carissima della Madre della tenerezza.

Maria in ebraico significa AMATA, in un mondo sempre più avaro di amore vero sono persuaso che il dono più bello sia donare amore e sentirsi amati anche attraverso l'amicizia e il costante ricordo nella preghiera. Un forte pensiero per tutti voi.
Credente
00sabato 29 settembre 2012 22:05
PENSIERI DI S.ILDEGARDA

SPLENDIDISSIMA GEMMA
Antifona

O splendidissima gemma
E mite ornamento del sole
In te disceso,
quale sorgente sgorgante dal cuore del Padre,
Lui, l’unico suo verbo,
per il quale creò dall’origine il mondo,
che Eva sconvolse.
Il Padre tramite te generò il Verbo con la natura umana,
e per questo tu sei quella luminosa sostanza
dalla quale lo stesso Verbo aveva tratto ogni virtù
come quando generò tutte le creature dalla primitiva
materia.


TU RESA SPLENDENTE
Antifona

O tu resa splendente dalla luce divina,
fulgida Vergine Maria,
fecondata del verbo di Dio
onde fiorì il tuo ventre
per opera dello Spirito Santo
che in te spirò e da te ritrasse
quanto Eva aveva sottratto
spezzando l’originaria purezza,
avendo contratto il morbo del peccato
per suggestione del diavolo.
Tu mirabilmente , per divino volere, conservasti il tuo
Corpo immacolato,
allorquando il Figlio di Dio
fiorì nel tuo ventre,
concepito dalla santa Divinità nelle divine intatte viscere,
contro le leggi della carne
istituite da Eva.

OGGI SI APRI’
Antifona

Oggi la chiusa porta ci ha svelato
Ciò che nella donna il serpente aveva soffocato.
E così splende nell’aurora
Il fiore verginale di Maria.


UNA DONNA PORTO’ LA MORTE
Antifona

Poiché una donna fu strumento di morte
Un’illustre Vergine la morte abolì
E per questo è una somma benedizione
In forma muliebre,
prima di ogni altra creatura, essendosi Dio fatto uomo
nella dolcissima e santa Vergine.


QUANDO INIZO’ L’OPERA DI DIO
Antifona

Quando fu fatta l’opera del dito di dio,
creata a sua immagine,
si originò la mescolanza del sangue
nel peregrinare del caduto Adamo,
allora gli elementi raccolsero in te le gioie della vita,
o Maria degna di ogni lode,
mentre il cielo sfolgorava e risuonava nelle tue lodi.


LA VERGOGNA DEI PROGENITORI
Antifona

Quando gli infelici progenitori
Arrossirono per la loro discendenza,
vagando smarriti dopo la caduta,
tu allora implori ad alta voce,
sollevando in questo modo gli uomini
da questa rovinosa caduta.


QUALE INSIGNE MIRACOLO
Antifona

Quale insigne miracolo avvenne
Quando il Re prese dimora
In una mite figura di donna.
Dio fece questo perché l’umiltà si eleva sopra di tutto.
E quale grande felicità si manifestò in questa figura di
Donna
Poiché il male, nato da una donna,questa donna poi deterse,
e sparse un intenso soavissimo profumo di virtù,
adornando il cielo
più di quanto prima avesse turbato la terra.
Credente
00mercoledì 13 agosto 2014 11:02
Credente
00mercoledì 13 agosto 2014 11:53

L’obbedienza della prima donna, Eva, fu messa alla prova attraverso una tentazione. Quella tentazione abbracciava tre elementi chiave a cui si sarebbe dovuto far fronte: il piacere, il potere, la gloria, che in una forma analoga furono prospettate a Gesù sul monte delle tentazioni.



-  Il piacere, di gustare un frutto proibito

-  Il potere, di acquisire la conoscenza e il possesso di tutte le cose

-  La gloria, diventando simili a Dio.

Con Maria abbiamo un quadro completamente capovolto:
 
-  Maria rinuncia al suo piacere per compiacere Dio "Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto";
 
-  Maria rinuncia al potere rimanendo povera e nascosta al mondo.

- Maria rinuncia alla gloria umana accettando in tutto perfino l'obbrobrio della Crocifissione del Figlio.

Umanamente parlando, qualsiasi madre, avrebbe desiderato che il Figlio si liberasse dalla Croce. 
E Maria conoscendo tutti i miracoli che Gesù aveva fatto, avrebbe potuto chiedergli di rinunciare a quell’ORA così apparentemente inopportuna. 
Già una volta aveva ottenuto un miracolo in un’ORA inopportuna
.

Ella conosceva bene dunque il potere del Figlio e la forza della sua preghiera.

Ricordiamo che lo stesso Pietro, di fronte all'idea della Crocifissione, profetizzata da Gesù, lasciò insinuarsi il tentatore nella sua mente e si rivolse al Maestro tentandolo come risulta dal passo che segue:
Mat 16,20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
21 Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.
22 Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai».
23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!»

Maria invece  non cedette alla tentazione, non chiese al Figlio di fuggire la Croce.

NON CHIESE CIOE' CHE VENISSE STACCATO IL FRUTTO DALL’ALBERO DELLA VERA VITA.

Allontanò da sé quella idea che se si fosse realizzata, avrebbe evitato la passione e la morte del Figlio ed avrebbe prodotto un'adesione effimera da parte dei giudei, che lo tentavano a gran voce dicendo:

Mat 27,40 «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!».
41 Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano:
42 «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.
43 Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!».

Ma non avrebbe prodotto il RISULTATO per il quale Cristo era venuto nel mondo incarnandosi nel suo seno.
Una tentazione fatale, sferrata dal diavolo al momento cruciale, che avrebbe ottenuto in un colpo solo, più di quanto non aveva ottenuto al momento delle tentazioni del deserto: la riduzione dell'opera di Cristo a semplice opera umana, invalidando la ragione fondamentale della sua passione e morte: quella di pagare alla divina giustizia, il prezzo del riscatto per i peccati dell'umanità.

Ma Gesù non cedette, e neppure la Madre cedette ad una simile crudele tentazione, col cuore aperto da una spada che la trafiggeva nell'anima, come il suo Figlio che veniva trafitto nel corpo da ogni parte e perfino da un colpo di lancia.
Il gemito interiore vissuto da Maria fu una totale accettazione della volontà divina; come il Figlio aveva ripetuto nell'orto degli ulivi: si faccia o Padre la tua volontà, così la Madre accolse il divino volere non protestando o ribellandosi a tanta crudeltà contro suo Figlio.
Vincendo una simile tentazione Essa si è dimostrata la vera nemica del serpente antico come predetto nel libro della Genesi (3,15)


Credente
00sabato 18 febbraio 2017 17:29
Maria, la donna nemica dell'antico serpente, creata senza colpa e in stato di grazia come Eva, dovette attraversare una prova molto più forte della prima donna.
Eva infatti su quell'albero vedeva un frutto che non gli apparteneva e doveva limitarsi a non farsi vincere dal suo desiderio di gustarlo per acquisire la divinità senza la fedeltà.
Maria invece, vedeva il frutto del suo stesso seno appeso sull'albero della Croce, torturato, abbeverato di aceto e morente tra spasimi di dolore, ma non ripeté le parole tentatrici di scendere da quell'albero. Volle bere con lui il calice amaro senza chiedere che fosse mutato in buon vino come fece a Cana. Soffrì il sacrificio del figlio in silenzio adorante. Rimase in assoluta fedeltà e umiltà di fronte alla giustizia del Padre che solo così poteva riparare la prima colpa umana con tutte le altre che vi si sono aggiunte.
Essa è Madre dei veri viventi perché mentre il nostro essere esteriore, ereditato da Eva si corrompe, il nostro essere interiore si riveste di vita nuova in Cristo.
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