MARIA negli scritti Patristici

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:36
Giustino martire: Dialogo con Trifone 100, PG 6, 712,

II Figlio di Dio si è fatto uomo per mezzo della Vergine, affinchè la disobbedienza provocata dal serpente fosse annullata attraverso la stessa via per la quale prese inizio. Come infatti Èva, che era vergine e incorrotta, dopo aver accolto la parola del serpente, partorì disobbedienza e morte, allo stesso modo Maria, la Vergine, avendo ricevuto dall'Angelo Gabriele il buon annuncio che lo Spirito Santo sarebbe disceso su di lei e che la potenza dell'Altissimo l'avrebbe adombrata, concepì fede e gioia, per cui il santo nato da lei sarebbe stato il Figlio di Dio. Perciò rispose: " Mi avvenga secondo la tua parola " (Le 1,38). Cosi per mezzo di lei è nato colui a proposito del quale, come abbiamo dimostrato, sono state dettate tante Scritture. Per mezzo di lui Dio abbatte anche il serpente, insieme a quegli angeli e a quegli uomini che sono divenuti simili a lui.
Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:37
Ireneo: Contro le eresie 3,22

È proprio nel contesto della dottrina della ricapitolazione di tutte le cose in Cristo che Ireneo spiega il ruolo della Vergine santa nel piano divino della salvezza, ricorrendo al parallelismo Eva-Maria. Mentre Giustino, come si è visto, aveva toccato questo tema casualmente, Ireneo ne trae lo spunto per una più matura e profonda riflessione teologica:

Come Èva, la quale, pur avendo come marito Adamo, era ancora vergine..., disobbedendo divenne causa di morte per sé e per tutto il genere umano, allo stesso modo Maria, che, pur avendo lo sposo, era ancora vergine, obbedendo divenne causa di salvezza per sé e per l'intero genere umano... Così dunque il processo della disobbedienza di Èva trovò la soluzione grazie all'obbedienza di Maria. Ciò che Èva aveva legato a causa della sua incredulità, Maria lo ha sciolto mediante la sua fede.

Ireneo: Contro le eresie 5,19

Come Èva fu sedotta dalla parola dell'angelo (decaduto) al punto di fuggire davanti a dìo, avendo trasgredito la sua parola, così Maria ricevette il lieto annuncio per mezzo della parola dell'angelo, cosicché, obbedendo alla sua parola, portò Dio dentro di sé. E come quella si lasciò sedurre fino a disobbedire a Dio, così questa si lasciò persuadere in modo da obbedire a dìo. Per questo la Vergine Maria divenne avvocata della vergine Èva.

E come il genere umano fu legato alla morte a causa di una vergine, così ne fu liberato per mezzo di una Vergine, giacché la disobbedienza di una vergine fu controbilanciata dall'obbedienza della Vergine.

Se dunque il peccato del primo uomo fu riparato dalla retta condotta del Figlio primogenito (di Dio); se la scaltrezza del serpente fu vinta dalla semplicità della colomba (Maria), e se sono stati spezzati i legami che ci tenevano vincolati alla morte, sono stolti gli eretici: essi ignorano l'economia di Dio; ignorano la sua opera nei confronti dell'uomo .
Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:37
Ireneo: Dimostrazione 33

Era conveniente e giusto che Adamo fosse ricapitolato in Cristo affinchè la morte fosse assorbita nell’immortalità e che Eva fosse ricapitolata in Maria, affinchè la Vergine, divenuta avvocata di un’altra vergine, potesse annullare e distruggere con la sua verginale obbedienza, la disobbedienza verginale.

IL NUOVO ADAMO E LA NUOVA ÈVA

...L'apostolo Paolo, nella lettera ai Galati, afferma chiaramente che " dìo mandò il proprio Figlio, nato da una donna " (Gai 4,4). E anche nella lettera ai Romani dice: "Riguardo al Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne; costituito Figlio di dìo nella potenza, secondo lo Spirito di santificazione Ìn seguito alla risurrezione dai morti, Gesù Cristo nostro Signore" (Rm 1,3-4).

Se così non fosse, la sua discesa in Maria sarebbe inutile. A quale scopo infatti sarebbe disceso dentro di lei, se da lei non avesse dovuto prendere nulla? E inoltre, se non avesse preso nulla da Maria, non si sarebbe accostato ai cibi terreni; ne, dopo aver digiunato quaranta giorni come Mosè ed Elia, avrebbe patito la fame (cf. Mt 4,2) se il suo corpo non avesse sentito il bisogno del nutrimento; ne Giovanni, suo discepolo, avrebbe scritto di lui asserendo: " Gesù, stanco del viaggio, se ne stava seduto" (Gv 4,6). Neppure Davide avrebbe predetto di lui: "Hanno fatto un'aggiunta al dolore delle mie piaghe" (Sai 68,27). Ne Gesù avrebbe pianto su Lazzaro (cf. Gv 11,35) o sudato gocce di sangue (cf. Le 22,44) o detto: " L'anima mia è triste " (Mt 26,38); ne dal suo fianco colpito sarebbero sgorgati sangue e acqua (cf. Gv 19,34). Orbene questi fatti sono tutti dei segni che egli prese carne dalla terra, ricapitolando in se stesso questa carne al fine di salvare la propria creatura.

Per questo Luca descrive una genealogia che va dalla nascita del Signore nostro fino ad Adamo, comprendendo settantadue generazioni (cf. Le 3,23-38). Così il Signore congiunse la fine all'inizio e fa vedere come egli abbia ricapitolato in se stesso tutte le genti disseminate a partire dai tempi di Adamo e tutte le lingue e le generazioni umane unitamente al medesimo Adamo. Perciò lo stesso Adamo è stato definito da Paolo " figura di colui che doveva venire " (Rm 5,14). Il Verbo infatti, che è l'artefice di tutte le cose, aveva prefigurato in lui la futura economia secondo la quale il Figlio di Dio si sarebbe rivestito della natura umana. Dapprima Dio aveva creato l'uomo animale, evidentemente perché potesse essere salvato dall'uomo spirituale (cf. ICor 15,46). Siccome il Salvatore era preesistente, doveva venire all'esistenza anche la creatura che sarebbe dovuta essere salvata, affinchè il Salvatore non fosse inutile.

In conformità con questo disegno, accadde che la Vergine Maria fu trovata obbediente allorché disse: " Ecco la tua serva; mi avvenga secondo quanto hai detto" (Le 1,38). Ma Èva disobbedì; e lo fece quando era ancora vergine. Come Èva, che pure aveva quale marito Adamo, era ancora vergine allora — infatti " erano ambedue nudi " nel paradiso " e non ne provavano vergogna" (Gn 2,25), dal momento che erano stati creati poco tempo prima e non avevano idea alcuna a proposito della generazione dei figli: infatti occorreva che prima diventassero adulti e che solo allora incominciassero a moltiplicarsi — come Èva dunque, avendo disobbedito, divenne causa di morte per sé e per tutto il genere umano, così Maria, che pur avendo lo sposo a lei destinato era ancora vergine, obbedendo divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano.
Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:37
Ireneo: Contro le eresie 3,22

Per tale motivo la legge chiama la donna fidanzata a un uomo, moglie di colui che l'ha presa come fidanzata, anche se costei è ancora vergine; con questa espressione infatti vuole indicare retrospettivamente il riferimento di Maria ad Èva. In effetti se qualcosa è stata legata, non può essere sciolta se non disfacendo in senso inverso i nodi del legame, cosicché i primi nodi vengono sciolti mediante il disfacimento dei successivi e, inversamente, sono questi ultimi che liberano i primi. In una parola: il primo nodo è sciolto dal secondo e il secondo causa lo scioglimento del primo.

È questa la ragione per cui il Signore ha dichiarato che i primi sarebbero stati in realtà gli ultimi e gli ultimi i primi (cf. Mt 19,30). Anche il profeta afferma la stessa cosa quando dice: " Al posto dei padri, ti sono stati generati dei figli" (Sai 44,17). Il Signore, infatti, essendo divenuto " il Primogenito dei morti " (cf. Col 1,18) e avendo accolto nel suo seno gli antichi padri, li ha rigenerati alla vita di Dio, divenendo egli stesso il primo dei viventi (cf. Col 1,18), come Adamo era diventato il primo dei morti. Perciò Luca, volendo individuare gli inizi della genealogia del Signore, la riconduce indietro ad Adamo, indicando che non sono stati i padri a rigenerare il Figlio, ma è stato questi a rigenerare loro nel vangelo della vita. Così dunque avvenne che il nodo della disobbedienza di Èva fu sciolto dall’obbedienza di Maria; e ciò che la vergine Èva aveva legato con la sua incredulità, Maria lo ha sciolto con la sua fede.
Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:38
Tertulliano, De carne Chrìsti 17. 1-5, PL 2, 827-828

Èva credette al serpente; Maria credette a Gabriele. La prima credendo peccò; la seconda credendo cancellò il peccato. Ma, si dirà, alla parola del diavolo Èva non concepì nel proprio seno. Invece concepì: da allora infatti la parola del diavolo divenne in lei un seme che le fece concepire cose abiette e la fece partorire nel dolore. Alla fine diede alla luce il diavolo fratricida (Caino). Maria al contrario diede alla luce colui che un giorno salverà Israele, suo fratello carnale e suo carnefice. Dio dunque mandò nel seno (di Maria) il Verbo divino, affinchè questi, da buon fratello, cancellasse perfino il ricordo del fratello cattivo.

Nota: Questa testimonianza di Tertulliano appare estremamente preziosa perché conferma che la dottrina del parallelismo Eva-Maria era conosciuta anche in occidente già nei primi secoli e che pertanto la figura di Maria incominciava a diventare oggetto di riflessione teologica in tutta la Chiesa.
Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:39
Tertulliano: MARIA TERRA VERGINE

Innanzi tutto occorrerà difendere il motivo che esigeva che il Figlio di Dìo nascesse da una Vergine. In modo nuovo infatti doveva nascere l'iniziatore di una nuova nascita, a proposito della quale il Signore aveva dato un segno preannunciato da Isaia. Quale segno? " Ecco, la vergine concepirà e partorirà un Figlio " (Is 7,14). La Vergine dunque concepì e partorì l'Emmanuele, che significa Dio-con-noi.

Ed è questa la nuova nascita: che l'uomo nasce da Dio da quando Dio è nato nell'uomo, dopo aver assunto la carne dell'antico seme, ma senza servirsi di questo seme, in modo da riformarla mediante un nuovo seme, cioè quello spirituale, e purificarla dopo aver eliminato tutte le antiche macchie. Ma, come avvenne per tutti gli eventi, questa totale novità è stata raffigurata nell'antico sapiente disegno imperniato su una vergine. Quando fu creato l'uomo per opera di Dio, la terra era ancora vergine, non essendo stata violata dal lavoro dell'uomo ne sottoposta alla semina. Sappiamo che da essa Dio creò l'uomo quale anima vivente.

Se dunque il primo Adamo fu creato in questo modo, a più forte ragione il nuovo e ultimo Adamo, come disse l'Apostolo, doveva essere estratto da una terra vergine, cioè da una carne non ancora violata dalla generazione, per opera di Dio, affinchè diventasse spirito che da vita. E tuttavia, affinchè non appaia mutile l'introduzione del nome di Adamo, per quale ragione l'Apostolo ha chiamato "Adamo" il Cristo (cf. ICor 15,45) se la sua umanità non ha avuto un'origine terrena? Ma anche qui viene in aiuto alla nostra apologià una motivazione di natura sa-pienziale: mediante un'operazione uguale, Dio ha ricuperato la sua immagine e la sua somiglianzà che erano state catturate dal demonio.

Come infatti la parola del diavolo, creatrice di morte, era penetrata in Èva, che era ancora vergine, analogamente doveva entrare in una Vergine il Verbo di dìo, edificatore della vita, affinchè colui che era andato in perdizione fosse ricondotto alla salvezza per mezzo del medesimo sesso. Èva aveva creduto al serpente; Maria credette a Gabriele: il peccato che Èva aveva commesso prestando fede (al serpente) fu cancellato da Maria che pure credette (a Dio).
Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:39
Tertulliano, De virginibus velandis 6, 1, PL 2, 945-946)

IN CHE SENSO MARIA E' DETTA: DONNA

Vediamo ora se anche l'Apostolo conserva al vocabolo il medesimo senso della Genesi, la quale lo applica al sesso (cf. Gn 2,23), allorché chiama donna la Vergine Maria (cf. Gai 4,4), come la Genesi aveva chiamato donna Èva. Scrivendo ai Galati dice: " Dio mandò suo Figlio, fatto da donna ", la quale consta che è vergine, anche se Ebione è di parere diverso.

Pure l'angelo Gabriele, mandato alla Vergine, quando la dichiara beata, la colloca tra le donne e non tra le vergini: " Benedetta tu fra le donne " (Le 1,42). Sapeva benissimo l'angelo che anche una vergine può essere chiamata donna.

A queste due testimonianze qualcuno credette di aver dato una spiegazione ingegnosa dicendo che, siccome Maria era sposata, per questo fu salutata donna sia dall'angelo che dall'Apostolo. Infatti colei che è sposata in certo qual modo è nupta (cioè non più vergine). Tuttavia tra l'essere "in certo qual modo" nupta ed esserlo realmente vi è una differenza che si applica solo in questo caso. Negli altri casi invece sposata e nupta coincidono.

Essi invece (Paolo e Gabriele) dissero che Maria è donna, non come se fosse già nupta, ma semplicemente perché è di sesso femminile, anche se ancora vergine; e questo è il significato originario con cui fu usata la parola donna (cf. Gn 2,23).
Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:39
Clemente Alessandrino: Pedagogo 1,6

II Signore Gesù, frutto della Vergine, non ha proclamato beato il seno delle donne; ne le ha scelte per dare il nutrimento. Ma quando il Padre, pieno di bontà e di amore per gli uomini, ha fatto piovere sulla terra il suo Verbo, questo Verbo stesso divenne il nutrimento spirituale degli uomini virtuosi. Che misterioso prodigio!

Vi è un solo Padre di tutti, un solo Verbo di tutti e lo Spirito Santo è uno e identico dappertutto. Vi è anche una sola vergine madre, che amo chiamare Chiesa. Soltanto questa madre non ebbe il latte, perché sola non divenne donna. Essa è vergine e madre contemporaneamente; Ìntegra in quanto vergine e piena di amore come madre.

Attrae a sé i suoi figli e li allatta con un latte sacro, cioè il Verbo fatto bambino. Non ebbe latte perché il latte era questo bambino, bello e appropriato, cioè il corpo di Cristo.
Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:40
SUB TUUM PRAESIDIUM " (Dal papiro della Rylands Library)

Sotto la tua misericordia cerchiamo rifugio, o madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo in difficoltà, ma liberaci dal pericolo, o tu che sei la sola pura e la sola benedetta.
Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:40
(Ongene, Omelie su Luca 8, 1-4, PG 13, 1820-1821)

"L'ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE"

Due facoltà, l'anima e lo spirito, esprimono una duplice lode. L'anima celebra il Signore mentre lo spirito loda Dio; non perché la lode al Signore sia diversa dalla lode a Dio, dal momento che colui il quale è Dio è anche il Signore e colui che è il Signore è anche Dio.

Ci domandiamo in qual modo l'anima possa magnificare il Signore. Se il Signore infatti non può essere soggetto ne alla crescita ne alla diminuzione, essendo colui che è, per quale motivo dice ora Maria: "L'anima mia magnifica il Signore"?

Se considero che il Signore e Salvatore è " l'immagine del Dio invisibile " (Col 1,15) e se constato che la mia anima è fatta " a immagine del Creatore" (Gn 1,27) per essere l'immagine dell'immagine (in effetti la mia anima non è propriamente l'immagine di Dio, ma è stata formata a somiglianzà dell'immagine primitiva), in tal caso potrò comprendere la cosa ponendola in questi termini: alla stregua di coloro che dipingono immagini e che, dopo aver scelto, ad esempio, il volto di un rè, rivolgono la loro abilità artistica a copiare un unico modello, così ognuno di noi, trasformando la propria anima a immagine di Cristo, riproduce un'immagine di lui più o meno grande, talvolta trascurata e sporca, tal altra nitida e luminosa e rispondente all'originale.

Perciò, quando avrò reso più grande l'immagine dell'immagine, vale a dire la mia anima, e l'avrò magnificata con le opere, con il pensiero, con la parola, allora l'immagine di dìo diventa più grande e lo stesso Signore, di cui l'anima è l'immagine, viene magnificato nella nostra stessa anima. E come il Signore cresce nella nostra immagine, così, se siamo peccatori, egli diminuisce e decresce.

Parlando in modo più preciso, il Signore ne diminuisce ne decresce. Siamo noi che, invece di indossare l'immagine del Salvatore, ci rivestiamo di altre immagini. Al posto dell'immagine del Verbo, della sapienza, della giustizia e di tutte le altre virtù, assumiamo le sembianze del demonio, al punto di poter essere chiamati "serpenti, generazione di vipere" (Mt 23,33). Indossiamo anche la maschera del Icone, del drago e delle volpi, allorché diventiamo crudeli, velenosi, astuti; e perfino quella del ca-prone, quando siamo troppo inclinati verso Ì piaceri dei sensi.

Ricordo di aver detto un giorno, spiegando il passo del Deuteronomio in cui sta scritto: " Non fate alcuna immagine di uomo o di donna, nessuna immagine di animale" (Dt 4,16-17), che, essendo " la legge spirituale " (Rm 7,14), alcuni si formano a immagine d'uomo, altri di donna, altri rassomigliano agli uccelli, ai rettili e ai serpenti; altri infine rassomigliano a Dio. Chi ha letto quella spiegazione comprenderà in qual modo si debbano intendere queste parole.

Orbene, dapprima l'anima di Maria magnifica il Signore e, dopo, il suo spirito esulta in Dio. Ciò significa che, se prima non siamo cresciuti, non possiamo esultare.
Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:41
Origene, Commento a Giovanni 1, 4, PG 11, 1408 L'APOSTOLO GIOVANNI RICEVE MARIA COME MADRE

Occorre quindi avere l'ardire di affermare da una parte che i vangeli sono le primizie dell'intera Scrittura e dall'altra parte che primizia dei vangeli è quello di Giovanni, il cui senso profondo non può essere colto se non da colui che ha poggiato il capo sul petto di Gesù e che da lui ha ricevuto Maria come sua propria madre.

Colui che sarà un altro Giovanni deve diventare tale da essere indicato da Gesù, per così dire, come un altro Giovanni, vale a dire come un altro Gesù. Se infatti non esiste alcun figlio di Maria all'infuori di Gesù, secondo il parere di coloro che pensano rottamente di lei, e ciò nonostante Gesù disse a sua madre: "Ecco il tuo figlio" (Gv 19,26), e non già: Ecco anche questo è tuo figlio; ciò significa: Questi è Gesù che hai partorito.

Chiunque infatti è perfetto, non è più lui a vivere, ma in lui vive Cristo (cf. Gal 2,20); perciò quando si parla di lui a Maria, si dice: Ecco il tuo figlio, cioè Gesù Cristo.


Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:41
Origene, Contro Celso 1, 39, PG 11, 733) MARIA, DONNA DI UMILI CONDIZIONI

Non mi sembra opportuno battermi contro accuse proferite senza serietà e per ischerzo (da Celso): " Era forse bella la madre di Gesù ed è forse per la sua bellezza che Dio si unì a lei, egli che per natura non può innamorarsi di un corpo incorruttibile? Non è poi sconveniente che Dio si sia innamorato di una che non era ne ricca ne di stirpe regale, giacché nessuno la conosceva, neppure i suoi vicini? ". Asserisce ancora, scherzando, che " quando venne in odio al falegname e fu da lui scacciata, non potè salvarla neppure la potenza divina ne le sue proteste di fedeltà. No — conclude — tutto questo non ha nulla a che vedere con il regno di dìo ". In che cosa differisce questo dalle villanie che alcuni proferiscono per strada, senza il minimo decoro?
Coordin.
00mercoledì 3 febbraio 2010 18:42
S.Agostino:

Da "Natura e Grazia" 36,42

Eccettuata la santa Vergine della quale, per l’onore del Signore, non voglio assolutamente che si faccia questione quando si parla di peccato, poiché come possiamo sapere quale maggior abbondanza di grazia le sia stata conferita per vincere da ogni parte il peccato, mentre meritò di concepire e partorire Colui che è ben certo di non avere alcun peccato?
AmarDio
00sabato 27 febbraio 2010 21:01
Figura di Maria è la terra

§ 3 E evidente infatti che Dio non ha solo prodotto dal nulla tutte le cose in vista della semplice esistenza, ma anche in vista della esistenza beata : perché ciò appartiene alla somma bontà. [...] Per questo dunque la creatura è plasmata due volte : essa riceve la semplice esistenza all'inizio dei secoli, l'esistenza beata nel loro compimento. [...]



Figura di Maria è la terra

§ 4 Il verbo Creatore, nella prima creazione, volendo plasmare il primo Adamo, prese la polvere dalla terra [...] e formò il suo corpo con la sua mano creatrice e con la sua potenza, senza che la concupiscenza e i desideri carnali precedessero in alcun modo la sua formazione, ma la terra offrì la materia per la sua plasmazione, la forma e l'anima razionale invece le infuse lo stesso Verbo Creatore ; così anche nella seconda creazione, che ha apportato agli esseri l'esistenza beata, potresti scorgere qualcosa di simile.



Il Verbo creatore non ri-plasma dapprima in Adamo, [...] ma in se stesso rinnova la nostra natura, la porta a perfezione e le dona l'esistenza beata. E Dio stesso, - oh prodigio inaudito ! - diventa un altro Adamo, egli stesso creatore e creatura ; e così da lui procede questa seconda creazione, che apporta l'esistenza felice a tutta l'antica creazione, divenuta già tutta in cristo una nuova creatura (cf. Gal 6, 15).



Perciò il nuovo Adamo, fatto e insieme fattore di se stesso, avendo dapprima condotto all'esistenza, nel tempo prestabilito prima dei secoli, la Vergine come una specie di terra, e avendo assunto da lei come da polvere con la sua mano creatrice, che è lo Spirito Santo, la sua carne, è apparso nella nostra forma, senza che alcuna concupiscenza né voluttà carnale abbia in nessun modo preceduto la sua concezione e formazione.



Vedi dunque che il modo di creazione del primo Adamo era il tipo e l'ombra del secondo. [...]



Ma considera la differenza che esiste tra la realtà e la sua ombra. Il primo Adamo è divenuto causa di maledizioni per la terra che l'aveva portato : "Maledetta la terra - è scritto - nelle tue fatiche" (Gn 3, 17) ; invece il nuovo Adamo ha reso benedetta colei che lo ha generato : "Benedetta sei tu fra le donne" (Lc 1, 28. 42), è detto. Non solo ; ma l'ha costituita sorgente e dispensatrice di benedizione per tutti gli altri.

N.B. nel § 6, l'autore spiega che figura di Maria è anche la terra promessa.

Teofane Niceno, Discorso sulla Madre di Dio.

In G. Gharib e E. Toniolo (ed) Testi mariani del secondo Millennio. 1. Autori orientali,

Città nuova Roma 2008, p. 427-428. Estratti F. Breynaert.

AmarDio
00venerdì 2 aprile 2010 22:24
Beata sei, Maria
Beata sei, Maria, perché in te hanno trovato soluzione gli enigmi e i misteri annunciati dai profeti. Mosè ti rappresentò nel roveto ardente e nella nuvola, Giacobbe nella scala, Davide nell`arca dell`alleanza ed Ezechiele nella porta chiusa e sigillata. Ed ecco, col tuo parto oggi tutti quei misteri si sono adempiuti. Sia lode al Padre che ha mandato il suo Figlio unigenito, sorto da Maria, liberandoci dall`errore e glorificandone la memoria sulla terra e nel cielo. Beata sei, Maria, che lo hai concepito. Beata che lo hai partorito. Beata che hai nutrito colui che tutti nutre. Beata che hai portato nel tuo seno quel forte che porta il mondo nella sua potenza e tutto governa. Beata e benedetta che le tue labbra hanno baciato quella vampa che consuma il figlio della schiatta di Adamo. Beata sei tu, perché dal tuo seno è irradiato uno splendore che si diffonde su tutta la terra, la quale ora chiama te beata. Beata sei tu, perché col tuo latte hai nutrito Dio, il quale nella sua misericordia si è fatto piccolo per rendere grandi i miseri. Gloria a te, o nostro rifugio! Gloria a te, o nostro orgoglio, perché per opera tua la nostra stirpe è stata innalzata al cielo. Supplica Dio, nato da te, che mandi pace e calma alla sua Chiesa. Per la forza delle tue preghiere, o madre dell`Altissimo, doni egli alla terra e ai suoi abitatori la pace piena! Lode a colui che è sorto da Maria, che l`ha fatta sua madre e che in lei si è fatto fanciullo. Sia benedetto il re dei re che si è fatto uomo e che ha innalzato la stirpe umana all`altezza del paradiso. Lode a colui che l`ha mandato a nostra redenzione e gloria allo Spirito Santo che cancella i nostri peccati! Balaj Siro, Preghiere e inni, 3,6
AmarDio
00venerdì 2 aprile 2010 22:34

..." nelle Scritture divinamente ispirate, ciò che si dice in modo universale della Vergine Madre Chiesa, lo si intende in modo singolare della Vergine Madre Maria”

Isacco della stella

Credente
00giovedì 8 dicembre 2011 21:44
Dai «Discorsi» di sant\'Anselmo, vescovo
(Disc. 52; PL 158,955-956)
O Vergine, per la tua benedizione è benedetta ogni creatura

Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell\'uomo o disposte per la sua utilità, si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall\'oppressione e avevano perso vivezza per l\'abuso di coloro che s\'erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellite dall\'uso degli uomini che lodano Dio.
Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore non solo invisibilmente le regge dall\'alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti dal frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.
Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negl\'inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso figlio della tua gloriosa verginità, esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano perché è rifatta nuova la loro città diroccata.
O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l\'unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.
Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.
Davvero con te è il Signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.
Coordin.
00martedì 29 aprile 2014 08:41
Ecco, ci appare ora la nostra riconciliazione:
Dio si unisce ineffabilmente agli uomini.
Per la parola dell`Arcangelo viene distrutto l`errore:
la Vergine infatti accoglie la gioia,
la terra diventa cielo,
il mondo è assolto dall`antica maledizione.
Esulti la creatura e innalzi il suo inno:
a te sia gloria, o Signore,
Creatore e Redentore nostro.

(Liturgia Bizantina, EE, n. 3046)


La grazia di Maria

Fu mandato da Dio l`angelo Gabriele in un villaggio della Galilea, chiamato Nazareth (Lc 1, 6). Ti sorprende che Nazareth, un piccolo villaggio, venga illustrata con un sì gran messaggio e d`un sí gran re? Ma in questo piccolo villaggio c`è nascosto un gran tesoro: è nascosto, dico, agli uomini, non a Dio. O che non è forse Maria il tesoro di Dio? Dov`è lei, ivi è il cuore di lui. I suoi occhi son su di lei, dappertutto egli segue l`umiltà della sua ancella. Non conosce il cielo l`Unigenito di Dio Padre? Se conosce il cielo, conosce anche Nazareth. Potrebbe non conoscere la sua patria? Potrebbe non conoscere la sua eredità? Il cielo gli tocca da parte del Padre, Nazareth gli tocca da parte della madre, poiché egli è - lo afferma lui stesso - Figlio e Signore di David (Mt 22,42-45).
Il cielo del cielo è per il Signore, ma la terra la diede ai figli degli uomini (Sal 113,16). Si pieghi a lui, quindi, l`uno e l`altro titolo di proprietà, perché è non solo Signore, ma anche figlio dell`uomo. Senti anche come rivendichi a sé la terra in qualità di figlio dell`uomo, ma ne ha anche il diritto per la comunione dei beni tra gli sposi. I fiori apparvero sulla nostra terra (Ct 2,12). E ci sta anche bene l`accenno ai fiori, perché Nazaret significa fiore. Piace una patria fiorita al fiore che spunta da Jesse e se ne sta volentieri tra i gigli il fiore del campo e il giglio delle valli. La bellezza, infatti, il profumo e la speranza del frutto fanno prezioso un fiore: son la sua triplice grazia. E Dio stima anche te come un fiore, e si compiace in te, se c`è in te la bellezza d`una condotta onesta, il profumo dei buoni pensieri e il desiderio del premio futuro. Il frutto dello spirito, infatti, è la vita eterna.
Non temere, Maria; hai trovato grazia presso Dio. Quanta grazia? Una grazia piena, grazia singolare. Singolare o universale? L`una e l`altra, certo; perché piena e in tanto singolare, perché universale; ricevesti, infatti, tu sola la grazia universale. Grazia singolare, dico, la tua, perché tu sola, piú di tutti, hai trovato grazia. Tu sola trovasti una tale pienezza; pienezza universale, perché tutti attingessero a questa pienezza. Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. E` in modo singolare frutto del tuo seno; ma per tuo mezzo è giunto alle menti di tutti. Cosí una volta la rugiada fu tutta sul vello e tutta sull`aia; ma in nessuna parte dell`aia fu tutta, come sul vello (Gdc 6,37-40). Solo in te quel Re ricco e straricco, s`è ridotto a niente; eccelso s`è umiliato, immenso s`è fatto piccolo e inferiore agli angeli: vero Dio e Figlio di Dio incarnato. Ma per quale scopo? Perché tutti fossimo arricchiti con la sua povertà, innalzati dalla sua umiltà, accresciuti dal suo abbassamento e, unendoci a Dio attraverso la sua incarnazione, potessimo essere un solo spirito con lui.
Ma che diciamo, fratelli? In quale vaso si verserà la grazia? Se la fiducia può contener misericordia e la pazienza la giustizia, quale vaso è idoneo alla grazia? Il balsamo è purissimo, e vuole un vaso fortissimo. E che c`è di cosí puro o di cosí solido come l`umiltà del cuore? Perciò dà grazia agli umili; perciò guardò l`umiltà della sua serva. A qual titolo? Perché l`animo umile non impedisce che la pienezza di Dio si versi in esso.

(Bernardo di Chiarav., Hom. 3, in Annunt., 7-9)


Ave, piena di grazia

Poiché l`angelo salutò Maria con una formula nuova che non son riuscito a trovare in nessun altro passo delle Scritture sento di dover dire qualcosa a riguardo. Non ricordo dove si possa leggere altrove nelle Scritture la frase pronunciata dall`angelo: Ave, piena di grazia, che in greco si traduce Kecharitoméne. Mai tali parole, «Ave, piena di grazia», furono rivolte ad essere umano; tale saluto doveva essere riservato soltanto a Maria. Se infatti Maria avesse saputo che una formula di tal genere fosse stata indirizzata a qualcuno - ella possedeva infatti la conoscenza della legge, era santa, e conosceva bene, per le sue quotidiane meditazioni, gli oracoli dei profeti - non si sarebbe certo spaventata per quel saluto che le apparve cosí insolito. Sicché l`angelo le dice: Non temere, Maria, perché tu hai trovato grazia dinanzi al Signore. Ecco, concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e gli darai il nome di Gesú. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell`Altissimo.

(Origene, In Luc., 6, 7)


Discorso per l`annunciazione della santissima Nostra Signora, la Madre di Dio e semprevergine Maria

Avvicinandosi dunque questa venerabile festa, che segna l`inizio della nostra salvezza - quando dalle celesti altezze scese volando il grande comandante Gabriele, incorporeo, massimo divin soldato del gran Re, primo apostolo della grazia e nobile ministro della nostra salvezza, per recare lieta novella alla tutta pura, santa e immacolata Vergine e gridarle il «Gioisci, o piena di grazia, il Signore è con te», che annulla il «Partorirai i figli nel dolore», castigo della prima madre, portando cosí agli uomini l`assoluzione della giusta condanna, ed instaurando una splendida gara fra angeli e uomini - mi rammaricavo di non aver tra mano nulla per una cosí divina solennità, né letture antiche, né una traccia recente di discorso. Non riuscendovi dunque a comporlo da me, per mancanza di conoscenze e di interiore illuminazione, dopo esser rimasto per un po` di tempo come muto, ho deciso alla fine di gridare alla Vergine «Ave», con le parole dell`arcangelo, perché la sua grazia m`illumini la mente a pensare e mi conceda la parola quando apro la bocca a sua gloria: non già che la Glorificata da Dio abbia bisogno della nostra gloria ma perché Lei piuttosto glorifichi con gloria salvifica quanti la glorificano.
Ma cominciamo proprio da dove è meglio: da dove cioè ebbe il migliore inizio la parola: non quella del mio presente discorso, ma quella che segnò il principio e la causa dell`essere per tutti gli esseri: questo infatti volle apertamente indicare la lettera alfa. E come fu concesso anche agli uomini, e non solo agli angeli, di cantare l`inno trisagio, cosí noi pure, dopo aver imparato dall`arcangelo l`«Ave», acclamiamo con l`«Ave» la purissima Vergine. Non si può infatti trovar nulla di piú elevato o grazioso od esplicito tra noi uomini di questa parola per salutare la Vergine: perciò molte volte oso rivolgere quest`espressione, benché con labbra indegne, alla Madre di Dio e ripetere «Ave» alla Vergine illibata.
Ave, illibatissima Madre del Figlio coeterno all`ingenito Padre e ricettacolo santissimo dello Spirito Santo.
Ave, trono che porti il Re della gloria, nel quale i Cherubini nel cielo non possono fissare lo sguardo.
Ave, piú alta delle schiere celesti, perché hai contenuto l`Incontenibile e hai portato Colui che esse non riescono a contemplare.
Ave, primo cielo fissato da Dio, in cui abita la luce senza tramonto.
Ave, firmamento, da cui è sorto il Sole della giustizia.
Ave, sole che non tramonta, dal quale sono stati illuminati i confini della terra.
Ave, lucentissima luna, per cui furono scacciate le tenebre dell`incredulità e introdotta la luce della fede.
Ave, moltiplicato splendore di molteplici astri.
Ave, tu per cui s`aprirono le porte celesti e furono infrante le porte e le sbarre dell`Ade.
Ave, vortice celeste, da cui noi mortali fummo rapiti in alto.
Ave, nuvola portatrice di pioggia, da cui fu irrorata la vastità della terra.
Ave, soffio di vento purissimo e fresco, che ristori i fedeli.
Ave, arcobaleno, segno dell`alleanza di Dio con gli uomini.
Ave, porta inaccessibile, per cui passò l`Angelo del gran consiglio, lasciandola chiusa.
Ave, scala celeste, per cui sulla terra discese Chi è al di sopra dei cieli.
Ave, tu che hai sciolto la condanna del progenitore e della prima madre Eva.
Ave, paradiso spirituale del fiore d`immortalità.
Ave, sorgente che sgorghi dall`Eden a irrigare il paradiso - che è la Chiesa di Dio e le schiere dei fedeli - da dove si dividono «ai quattro cardini» i quattro vangeli a irrorare la terra: ivi «Dio fece spuntare ogni albero bello a vedersi» con la mente - cioè i santi dottori e martiri - «e gustoso in cibo» per l`anima.
Ave, «Albero della vita che è nel mezzo del paradiso», del cui frutto noi fedeli ci nutriamo per la remissione dei peccati.
Ave, porta del paradiso, che introduci i credenti ed escludi gli increduli.
Ave, campo inseminato, da cui spuntò la spiga che porta la vita.
Ave, vite fiorente e tralcio fruttuoso, piantata dal Padre, irrigata dallo Spirito, coltivata con arte dal Figlio, che invita con bando sublime le schiere dei fedeli, mesce «nella coppa il suo vino» e sollecita tutti: «Abbandonate la stoltezza e vivrete; ritornate al senno per vivere; bevete il vino che io vi ho versato» e inebriatevi «all`abbondanza della mia casa».
Ave, mare grande e spazioso, in cui navigò il nocchiero dell`universo.
Ave, sale delle virtù, che hai salato il mondo.
Ave, nave guidata da Dio, sovraccarica di beni celesti.
Ave, porto di salvezza e muraglia inespugnabile.
Ave, torre potente, che mantieni illesi di fronte al nemico quanti si rifugiano in te.
Ave, giusto castigo del mondo egiziano infedele e giusta liberazione del popolo d`Israele.
Ave, nuvola che fai luce di giorno e colonna lucentissima dai bagliori di fuoco nella notte.
Ave, tu che hai sommerso nel mare gli infedeli e il peccato del Faraone, anzi lo stesso Faraone spirituale e i suoi complici.
Ave, tenda santa piú vasta dei cieli, in cui Dio parlò agli uomini.
Ave, tavola degna d`onori divini, scritta dal dito di Dio.
Ave, arca santa, che racchiudi Colui che toglie il peccato del mondo.
Ave, anfora della manna.
Ave, verga d`Aronne.
Ave, fonte della vita.
Ave, terra della promessa.
Ave, terra che scorri latte e miele.
Ave, terra degli uomini miti.
Ave, fiume divinamente copioso.
Ave, santa fontana.
Ave, fonte di acqua sorgiva.
Ave, arca santa, che fermi l`impeto del Giordano.
Ave, tromba di Dio.
Ave, rovina degli infedeli.
Ave, sostegno di quanti credono nel Figlio tuo.
Ave, monte santo.
Ave, città di Dio.
Ave, santa Sion, dimora di Dio.
Ave, tempio che contiene Dio.
Ave, Santo dei Santi.
Ave, turibolo d`oro.
Ave, mensa.
Ave, candelabro.
Ave, lampada d`inestinguibile luce.
Ave, strada al regno celeste: Ti glorificano gli angeli, perché sei piú elevata di loro, assisa alla destra del Re della gloria: gli stai accanto come ancella e intercedi come madre, regalmente splendida, «con frange d`oro, avvolta in un vestito variopinto intrecciato d`oro», come predisse David.
Ave, potenza del regno di quaggiú: «I ricchi del popolo ti supplicano», e tutti, re e sacerdoti, pontefici e turbe di monaci e folle senza numero di dotti e d`ignoranti t`invocano protettrice.
Ave, gloria delle città.
Ave, salvezza dei villaggi.
Ave, forza delle isole.
Ave, speranza dei monaci.
Ave, ornamento di Giacobbe.
Ave, figlia di David.
Ave, frutto dei giusti Gioacchino ed Anna.
Ave, inesauribile tesoro dei confini della terra.
Ave, insonne custode di Cipro.
Ave, sommo presidio di Pafo.
Ave, sicura espiazione dei fedeli.
Ave, rifugio di tutti gli uomini e della mia meschinità. Ma come potrò invocare, celebrare, magnificare il tuo potere, o Signora? «Ci hai ferito il cuore, ci hai ferito», come disse Salomone nella Cantica. Te magnificano in cielo gli angeli, te sulla terra invoca la moltitudine degli uomini, te temono le orde dei demoni. Tu hai fatto rifulgere il decoro della verginità, hai nobilitato la maternità, hai benedetto il sesso femminile, hai resa pura la stirpe degli uomini e l`hai portata a Dio. Tu, pura e immacolata, accogli i puri perché amante dei buoni e brami purificare i non puri, perché misericordiosa. Purificaci, illuminaci, guidaci all`eterna vita.
Ave, roveto incombusto che vide Mosè e voce divina, che manifesti la mirabile unione di Dio con gli uomini: fuoco, perché «il nostro Dio è fuoco che divora»; roveto, perché incorrotta è la natura umana a cui Egli s`unì per amore, conservandola illesa.
Ave, monte boscoso e ombreggiato antevisto da Abacuc: boscoso, perché grande e quindi impenetrabile agli occhi del corpo; ombreggiato, perché non visibile ad alcuno, prima che in te splendesse il Sole della giustizia, oppure perché tu togli l`arsura del male.
Ave, monte santo, «monte pingue - come dice David -, monte condensato, monte ove piacque a Dio abitare: il Signore vi porrà dimora per sempre»; «l`Altissimo ha santificato la sua abitazione: Dio è in mezzo ad essa, non sarà smossa».
Ave, monte che Daniele previde, da cui «fu tagliata la pietra senza lavoro di mani», da cui cioè nacque un bambino senza seme, «e colpí la statua» dell`incredulità per sempre, infrangendo i regni dei tiranni infedeli: «ma il suo regno non avrà fine».
Ave, tu prefigurata dalla fornace dei Caldei, che conservò illesi i fanciulli: te infatti il fuoco della divinità conservò incorrotta.
Ave: Colui alla cui presenza stanno «mille migliaia e diecimila miriadi», scese nel tuo grembo «come pioggia sul vello».
Ave, vero compimento dei tipi e delle figure della legge antica.
Ave, di ogni portento principio e termine.

(Neofito il Recluso, Inediti, «Marianum», nn. II-IV, 1974, pp. 239-249)
Coordin.
00mercoledì 19 novembre 2014 08:52

Dio onnipotente ed eterno,


che hai donato a Maria la grazia di essere l`unica,


tra i figli di Adamo, preservata da ogni macchia,


lavaci dalle nostre colpe


e fa` che possiamo offrirti una vita immacolata.


 


(Messale Ambrosiano, Milano 1976: Immacolata Concezione della B.M.V., Orazione a conclus. liturg. parola)


 


 


1. La gloria di Maria, madre di Gesù


 


O mia cetra inventa nuovi motivi in lode di Maria Vergine, innalza la tua voce e canta la maternità tutta meravigliosa di questa vergine, figlia di David, che portò la vita al mondo.


Chi l`ama l`ammira e il curioso si tinge di vergogna e tace e non osa indagare su una madre che partorì, conservando la sua verginità. La cosa è difficilissima da spiegare. I contestatori non osino far inchieste su suo Figlio.


Il suo bimbo schiacciò il maledetto serpente e ne fracassò il capo, e risanò Eva dal veleno, che il dragone omicida aveva gettato contro di lei e l`aveva, col suo inganno, spinta nella morte.


Come il Monte Sinai, ti ho accolto e non sono stata bruciata dal tuo formidabile fuoco, perché tu hai fatto in modo che il tuo fuoco non mi nuocesse; non mi ha bruciata quella tua fiamma, che i Serafini non possono guardare.


Fu chiamato nuovo Adamo, colui che è l`etemo, perché abitò nella figlia di David e in lei, senza seme e senza dolori, si fece uomo. Benedetto il suo nome!


L`albero della vita, ch`era cresciuto in mezzo al paradiso non diede all`uomo un frutto che lo vivificasse; ma l`albero nato dal seno di Maria, diede se stesso all`uomo e gli donò la vita.


Il Verbo del Signore lasciò il suo trono, scese in una fanciulla e abitò in lei; essa lo concepì e lo diede alla luce. E` grande il mistero della Vergine purissima e supera ogni lingua.


Eva nell`Eden diventò rea; il malvagio serpente scrisse, firmò e sigillò la sentenza per cui i posteri, nascendo, venivano colpiti dalla morte.


L`antico drago vide, per il suo inganno, moltiplicato il peccato d`Eva; fu una donna che amò l`inganno del suo seduttore obbedì al demonio e precipitò l`uomo dalla sua dignità.


Eva divenne rea del peccato e a Maria fu passato il debito, perché la figlia pagasse i debiti della madre e lacerasse la sentenza che aveva trasmesso i suoi gemiti a tutte le generazioni.


Maria portava il fuoco nelle mani e stringeva la fiamma tra le braccia: dava le sue mammelle alla fiamma e dava il latte a colui che nutre tutte le cose. Chi può parlare di lei?


Gli uomini terreni moltiplicarono le maledizioni e le spine che soffocavano la terra, e vi introdussero la morte; il Figlio di Maria riempì tutto il mondo di vita e di pace.


Gli uomini terreni introdussero nel mondo malattie e dolori e aprirono la porta alla morte, perché vi entrasse e vi passeggiasse; il Figlio di Maria prese sulla sua persona i dolori del mondo, per salvarlo.


Maria è sorgente limpidissima, senza nessun influsso di connubio: essa accolse nel suo seno il fiume della vita, che con le sue acque irrigò il mondo e vivificò tutti i morti.


Santuario immacolato, in cui dimorò Iddio, gigante dei secoli, nel quale con un grande prodigio si operò il mistero per cui Dio si fece uomo, e un uomo dal Padre fu chiamato figlio.


Maria è la vite della benedetta stirpe di David; i suoi tralci produssero il grappolo d`uva pieno di sangue vivifico; bevve Adamo di quel vino e, risuscitato, tornò nell`Eden.


Due madri son comparse che generarono figli diversi: una generò un uomo che la maledisse, e Maria generò Dio, che riempie il mondo di benedizione.


Benedetta tu, Maria, figlia di David, e benedetto il frutto che ci hai dato. Benedetto il Padre che ci mandò il Figlio suo per la nostra salvezza, e benedetto lo Spirito Paraclito, che ci manifestò il suo mistero. Sia benedetto il suo nome.


 


(Efrem, Carmen 18, 1)


 


 


2. La stirpe di Maria


 


Dopo ciò, aggiunsi: Tale è quindi l`intero Salmo; e per mostrarvi che esso si riferisce a Cristo, ne riprendo l`esposizione. Il suo inizio: Dio, Dio mio, rivolgimi la tua attenzione. Perché mi hai abbandonato? (Sal 21,2), annuncia fin dai tempi ntichi ciò che doveva essere detto da Cristo. Infatti, sulla croce, egli dice: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mt 27,47; Mc 15,34). Poi continua:


 


Lontano dalla mia salvezza sono le parole


dei miei falli;


Dio mio, durante il giorno verso te io grido,


ma tu non mi ascolti; e così durante la notte,


e non vi era ignoranza da parte mi (Sal 21,2-3).


 


Queste parole esprimono ciò che egli doveva fare. Infatti, il giorno in cui doveva essere crocifisso, egli prese tre dei suoi discepoli per avviarsi al monte degli Ulivi, posto immediatamente di fronte al tempio di Gerusalemme, e pregò dicendo: Padre, se possibile, passi da me questo calice (Mt 26,39). Poi, proseguendo la preghiera, dice: Non però la mia, ma la tua volontà sia fatta (ibid.), dimostrando in tutto ciò che si era fatto uomo soffrendo davvero. E perché non si potesse dire: «Ignorava quindi di dover soffrire!», il Salmo subito prosegue: e non vi era ignoranza da parte mia. E come non fu ignoranza da parte di Dio chiedere ad Adamo dove fosse, e a Caino dove fosse Abele, bensì per far provare vergogna a ciascuno di loro per quello che erano, anche perché arrivasse a noi per iscritto la conoscenza di ogni cosa, così del pari Gesù ha voluto significare con ciò non la sua ignoranza, bensì quella di coloro che pensavano che egli non fosse il Cristo e ritenevano che sarebbe morto e rimasto negli inferi come un uomo qualsiasi.


Ciò che viene dopo: Ma tu, tu abiti nel luogo santo, o lode, o Israele (Sal 21,4), significava che egli doveva compiere cose degne di lode e di ammirazione; che, dopo la sua crocifissione, doveva risuscitare il terzo giorno, la qual cosa gli proviene dal Padre. Che si chiami Giacobbe e Israele, invero, l`ho già dimostrato; e non solo ho provato, nella benedizione di Giuseppe e di Giuda, che gli eventi della sua vita sono proclamati nel mistero, ma ancora nel Vangelo (cf. Mt 11,27) sta scritto che egli ha detto: Tutto mi è stato dato dal Padre mio, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio, né il Figlio se non il Padre e coloro ai quali il Figlio vorrà rivelarlo (Lc 10,22; Mt 11,27). Egli ci ha dunque svelato tutto ciò che per sua grazia noi comprendiamo delle Scritture; sappiamo che egli è il primogenito di Dio, anteriore ad ogni creatura (Col 1,15), figlio dei patriarchi in quanto divenuto carne da una vergine della loro razza; ha sopportato di farsi carne, uomo senza bellezza, senza gloria e sofferente (cf. Is 53,2ss).


Di modo che lui stesso diceva nei suoi discorsi (cf. Mt 16,21), quando accennava alle sue future sofferenze che era necessario che il Figlio dell`uomo soffrisse molto, che venisse ricusato dai farisei e dagli scribi, che venisse infine crocifisso e risuscitasse il terzo giorno (Mt 16,21). Si definiva dunque Figlio dell`uomo, vuoi a causa della nascita da una vergine che, come ho già detto, era della stirpe di David, di Giacobbe, di Isacco e di Abramo, vuoi perché Adamo stesso era padre di quelli che sono stati enumerati e da cui discende Maria attraverso la sua stirpe; sappiamo infatti che coloro che hanno generato delle femmine sono padri anche dei figli che sono nate da queste.


Ad uno dei discepoli che, per rivelazione del Padre, lo aveva riconosciuto come Figlio di Dio, come Cristo, e che si chiamava allora Simone, egli dette il soprannome di Pietro. Lo vediamo ancora chiamato Figlio di Dio nelle Memorie degli apostoli; quando lo diciamo suo Figlio, noi comprendiamo che lo è e che è uscito dal Padre prima di tutte le opere, per la Potenza e la Volontà di quest`ultimo. E` pure detto Sapienza giorno, aurora, spada, pietra, bastone di Giacobbe, Israele e in altre maniere ancora nelle parole dei profeti. Noi comprendiamo, infine, che egli si è fatto uomo da una vergine, di modo che è per la via stessa in cui era iniziata che fu messa fine alla disobbedienza venuta dal serpente. Eva era vergine, senza corruzione: concependo la parola del serpente, ella partorì la disobbedienza e la morte. La vergine Maria concepì invece fede e gioia quando l`angelo Gabriele le annunciò la buona novella che lo Spirito del Signore sarebbe sceso su di lei, e che la Potenza dell`Altissimo l`avrebbe ricoperta della sua ombra, e che a causa di ciò l`Essere santo che sarebbe nato da lei sarebbe stato Figlio di Dio; e lei rispose: Avvenga di me secondo la tua parola (Lc 1,38). Fu dunque partorito da lei colui di cui, come abbiamo dimostrato, parlano tanto le Scritture, colui per mezzo del quale Dio distrugge il serpente con gli angeli e gli uomini che gli somigliano, e libera dalla morte coloro che fanno penitenza delle loro cattive azioni e credono in lui.


Ed ecco appunto il seguito del Salmo che dice:


 


Cristo tutto riconduce al Palre suo.


In te hanno sperato i nostri padri,


in te hanno sperato e tu li hai liberati;


verso di te hanno gridato e tu li hai salvati;


in te hanno sperato,


e non sono rimasti confusi.


Quanto a me, io sono un verme, non un uomo,


obbrobrio degli uomini e rifiuto del popolo (Sal 21,5-7).


 


Qui, manifestamente, egli proclama che i suoi padri hanno sperato in Dio, sono stati salvati da lui; quei padri erano anche padri della Vergine dalla quale egli fu generato e divenne uomo.


 


(Giustino, Dialog., 99, 1-101)


 


 


3. Gesù Cristo, come Dio e come uomo, nasce da una concezione verginale


 


Vediamo ora da quale fonte nasca il nostro nuovo Sole. La sua origine è divina, nasce da Dio. E` Figlio, dunque, della Divinità; della Divinità, dico, incorrotta, integra, illibata. Capisco bene il mistero: in tanto poté essere feconda la nascita da Maria immacolata, in quanto la prima nascita, da Dio, era stata illibata; non poteva essere ingiuriosa la seconda nascita di colui, che ne aveva avuta già una prima gloriosa. Cioè, come Dio lo generò in purezza verginale, così Maria lo generò in verginità.


 


(Massimo di Torino, Sermo 4, n. 844)


 


 


4. Da Maria, colui che è salvezza degli erranti


 


Vieni, dunque, e cerca la tua pecora, non per mezzo di servi e mercenari ma da te stesso. Accoglimi con quella carne che cadde in Adamo. Accoglimi non da Sara, ma da Maria; che sia vergine illibata, vergine illibata per grazia da ogni macchia di peccato. Portami su quella croce, che è salvezza degli erranti sulla quale soltanto trovano riposo gli affaticati, per la quale soltanto vivranno coloro che muoiono.


 


(Ambrogio, In psal. 118, 22. 30)


 


 


5. In Gesù e Maria la vera bellezza


 


Veramente tu e tua Madre siete i soli belli in ogni parte. In te, infatti, Signore, non c`è macchia, e nessuna macchia è nella madre tua.


 


(Efrem, Carmina Nisibena, 27, 8)


 


 


6. Maria rifugio di salvezza


 


Benedetta Madre di Dio, aprici la porta della tua benevolenza. Non resti delusa la nostra fiducia, che spera in te; liberaci dalle nostre avversità. Sei tu la salvezza del genere umano.


E` così grande il numero dei miei peccati, o Madre di Dio! Ricorro a te, o immacolata, in cerca di salvezza. Consola l`anima mia desolata e chiedi a tuo Figlio, nostro Dio, che mi conceda il perdono dei miei peccati, o sola immacolata, sola benedetta!


Ripongo in te tutta la mia speranza, o madre della luce; accoglimi sotto la tua protezione.


 


(Cosma il Melode, Carmen pro magna feria quinta, n. 1899)


 


 


 


 


 


Maria, esaltata sopra tutti gli angeli e gli uomini quale santissima Madre di Dio, riceve dalla Chiesa una venerazione particolare. Durante l`anno liturgico, la Chiesa riflette prima di tutto sulla partecipazione di Maria al mistero della salvezza. Ma ci sono anche diverse feste mariane, che indicano quanto Maria è vicina a coloro che camminano lungo la via mostrata dal Figlio suo. La Chiesa celebra la Natività della Madonna; la pietà secolare commemora la sua Presentazione al tempio, fatta da Gioacchino ed Anna (21 settembre), nonché venera il suo Cuore Immacolato, totalmente dedito a Dio (sabato dopo la Solennità del Sacro Cuore di Gesú).


Maria resta nell`ombra durante l`attività pubblica di Gesú ma «medita nel suo cuore» le grandi opere di Dio: abbiamo davanti agli occhi il suo silenzio e la sua contemplazione quando celebriamo il giorno della Beata Maria Vergine del Rosario (7 ottobre). La pietà non poteva fare a meno di Maria sotto la Croce e perciò subito dopo la festa dell`Esaltazione della Croce ricordiamo nella liturgia la Beata Vergine Maria Addolorata (15 settembre).


Nel calendario liturgico troviamo anche la commemorazione della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, il tempio mariano piú bello dell`Occidente (5 agosto). I monaci del Monte Carmelo si affidano alla particolare protezione di Maria Vergine, la venerano quale Madre di Dio sul Monte Carmelo (16 luglio), e questa commemorazione si diffonde in tutto il mondo. Le rivelazioni della Madre di Dio a Lourdes (1858) rendono questa località uno dei centri principali dei pellegrinaggi e ciò determinò Pio X a costituire una speciale festa (11 febbraio).


Quasi ogni Chiesa locale ha un suo santuario mariano dove si recano i pellegrini; quasi in ogni calendario locale troviamo una festa mariana propria. E un`antica tradizione della Chiesa che risale ai tempi carolingi glorificare Maria in ogni sabato nel messale troviamo la Messa di «Santa Maria in sabato».


Una volta, Maria cantò nella casa di Elisabetta le parole profetiche: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l`Onnipotente» (Lc 1,48-49a). La Chiesa «in Maria ammira ed esalta il frutto piú eccelso della Redenzione, ed in lei contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere» (Sacrosanctum Concilium 103). Essa invita i fedeli a venerare la Madre di Gesú, poiché ella è per tutti il modello del culto reso a Dio, è la maestra della vera pietà.


 


Ave, regina dei cieli,


ave, signora degli angeli;


porta e radice di salvezza,


rechi nel mondo la luce.


 


Godi, vergine gloriosa,


bella fra tutte le donne;


salve, o tutta santa,


prega per noi Cristo Signore.


 


(Liturgia Horarum, I: Ad Completorium, Antiph. fin. de B.V.M.)


 


 


1. Le grandezze di Maria


 


Figlio della Vergine, fa` che io parli della Genitrice tua,


sebbene io confessi che la parola su di lei è superiore a noi.


Un cantico di ammirazione ora a parlar mi muove,


e voi, prudenti, con l`orecchio dell`anima, con amore udite.


Il mistero di Maria si agita in me, perché lo mostri con


ammirazione,


voi, con prudenza, le vostre menti disponete.


La Vergine santissima oggi mi chiama a parlar di lei,


purifichiamo l`udito per il suo bel mistero, perché non sia


disonorato.


Cielo secondo, nel cui seno abita il Signor dei cieli


e da lei splendette per cacciar le tenebre dal mondo.


Benedetta fra le donne, per cui la maledizione della terra fu


sradicata,


e la pena di condanna già da lei ebbe fine e per l`avvenire.


Pudica e casta e di bellezze di santità ripiena,


e piccola (è) per lei la bocca mia perché di lei faccia parola.


Figliuola di poveri, che madre del Signor dei Re è divenuta,


e dette ricchezza al mondo povero perché di essa vivesse.


Nave che dalla casa del Padre tesori e beni ha portato,


e venne a diffondere la ricchezza sulla terra che n`era priva.


Campo buono che, senza seme, covoni dette,


da cui non arato grande provento crebbe.


Eva seconda che tra i mortali la vita ha generato,


e pagò e strappò il chirografo di Eva madre sua.


Fanciulla che all`ava prostrata ha offerto aiuto,


e dalla caduta, cui la spinse il serpente, ha sollevata...


E` piú facile dipingere il sole con la sua luce ed il suo calore,


che con onore parlare del mistero di Maria.


Si può forse in colori comprendere il disco dei raggi,


ma il discorso su di lei dagli oratori non si esaurisce...


Tutte le donne mirò, volendo il Signor nostro in terra scendere,


ed una si scelse che era fra tutte bella.


Quella scrutò ed umiltà e santità trovò in essa,


e bei pensieri ed un`anima della divinità innamorata,


ed un cuor puro e tutti pensieri di perfezione;


e perciò lei scelse pura e di bellezze piena.


Dal luogo suo discese ed abitò nella benedetta delle donne,


perché non v`era al mondo compagna a lei da paragonare.


Sola umile pura bella e immacolata,


ché lei d`esser la madre sua fu fatta degna ed altra no...


Era prudente e piena d`amor di Dio,


poiché non abita il Signor nostro dove non regna amore...


Beata, che lo Spirito Santo accolse e lei purificò, mondò,


e lei tempio fece ed il Signor dei cieli nella sua abitazione dimorò.


Beata, perché sussiste la bellezza grande della sua verginità,


ed il cui nome nei secoli grandemente splende.


Beata colei, per la cui opera, letizia avvenne ai figliuol di Adamo


e per lei i caduti, precipitati dalla casa del Padre, si levarono...


Beata, nel cui seno piccolo e disadorno abitò


il Grande di cui son ripieni i cieli, che per lui son piccoli.


Beata, che partorí l`Antico che generò Adamo,


per la quale si rinnovarono le creature già invecchiate.


 


(Giacomo di Sarug, Hom., 1, passim)


 


 


2. Nessuno si salva senza di te, o Santissima


 


Tu, o purissima e pietosissima Signora, aiuto dei cristiani, rifugio sempre pronto dei peccatori, non ci lasciare senza il tuo soccorso. Abbandonati da te, dove ci rifugeremo? Che sarà di noi, o santissima Madre di Dio, che sei lo spirito e il fiato dei cristiani? Come infatti il respiro è certo segno di vita nel nostro corpo, cosí la presenza ininterrotta del tuo nome sul nostro labbro, pronunziato in ogni circostanza e luogo e tempo, è indizio di vita, di gioie e di soccorso; non solo indizio, ma causa anche Coprici con le ali della tua bontà, sii il nostro presidio con la tua intercessione, assicuraci la vita eterna, tu che sei la speranza infallibile dei cristiani. Lascia, dunque, che noi, che siamo spogli di opere e virtù divine, al vedere la ricchezza di bontà, che Dio ci ha largito per tuo mezzo, diciamo: La terra è piena di misericordia di Dio (Sal 32,5). Per te noi, lontani da Dio a causa dei nostri peccati, abbiamo cercato Dio e, trovatolo, siamo stati salvati. Il tuo aiuto, o Madre di Dio, è così potente, che non abbiamo bisogno di alcun altro avvocato. Conoscendo tutto questo e avendo sperimentato nel pericolo l`abbondanza del tuo soccorso a ogni nostra invocazione, noi tuo popolo, tua eredità, tuo gregge, detto cristiano dal nome di tuo Figlio, ricorriamo a te. Certo, infatti, la tua magnificenza è senza fine, il tuo soccorso è insaziabile. I tuoi doni son senza numero. Nessuno si salva se non per te, o santissima. Nessuno è liberato dal male se non per te, o immacolata. Nessuno riceve un favore se non per te castissima. Nessuno ottiene misericordia se non per te, o benedettissima. Chi, dunque, non ti chiamerà beata? Chi non ti loderà? Chi non ti glorificherà, anche se non quanto meriti, ma certo con tutto il suo impegno, o gloriosa, o benedetta, che hai ricevuto da tuo Figlio Gesú Cristo cose tanto grandi, che tutte le generazioni ti benedicono?


Chi come te, nel senso del tuo unico Figlio, ha cura del genere umano? Chi come te ci difende nelle avversità? Chi ci strappa dalla violenza delle tentazioni con piú prontezza di te? Chi si preoccupa, come te, d`intercedere per i peccatori? Chi si compromette tanto per coloro che non danno nessuna speranza di emendamento? Tu sola, infatti, che godi di fiducia e autorità presso tuo Figlio, sebbene già quasi condannati e incapaci di voltarci verso il cielo, ci salvi con le tue suppliche e ci liberi dal supplizio eterno. Perciò, chi è afflitto, ricorre a te. Chi riceve un torto, si volge a te. Chi è irretito nel male, chiede il tuo aiuto. In te, o Madre di Dio, è tutto incredibile e meraviglioso; tutto supera i confini della natura e della nostra capacità e intelligenza. E anche la tua protezione va al di là di quanto noi possiamo comprendere. Noi, infatti, respinti e nemici di Dio, tu hai riconciliati, per mezzo di tuo Figlio; ci hai unito a Dio e ci hai fatto suoi figli ed eredi. Tu offri ogni giorno la tua mano ai naufraghi del peccato e li salvi dai flutti. Tu, alla sola invocazione del tuo nome, o santissima, respingi gli assalti che il malvagio nemico fa contro i tuoi servi e li salvi e li assicuri. Tu liberi da ogni tribolazione e da ogni specie di tentazione coloro che si volgono a te e li previeni anche, o immacolatissima. Perciò accorriamo premurosi al tuo tempio, nel quale ci sembra di stare in paradiso. In esso, infatti, mentre cantiamo le tue lodi, ci sembra di far parte dei cori degli angeli. Quale stirpe di uomini ha mai avuto un tale splendore, una tale difesa, una tale patrona fuori del solo popolo cristiano? Chi, fissando gli occhi sulla venerabile tua cintura, o Madre di Dio, non si sente riempire di gioia? Chi s`è mai inginocchiato innanzi ad essa e se n`è uscito senza aver ottenuto la grazia che chiedeva? Chi, guardando la tua immagine, non s`è dimenticato subito d`ogni sua avversità? Ma non si può dire a parole di quanta gioia, letizia e piacere sian pieni coloro che vengono a venerare il tuo tempio, dove oggi celebriamo la reposizione della tua cintura e delle fasce di tuo Figlio e nostro Dio.


O urna alla quale noi, bruciati dall`ardore del male, attingiamo la manna del refrigerio! O mensa, grazie alla quale, noi, che morivamo di fame, sovrabbondiamo di pane della vita! O candelabro, per i cui fulgori, noi, che sedevamo nelle tenebre, siamo avvolti da un`immensa luce! Tu hai da Dio la lode che s`addice a te; ma non respingere la nostra, perché indegna e inadeguata, essa è fatta almeno con tutto il nostro amore. Non respingere, o benedettissima, la lode espressa dalle nostre labbra impure, perché nasce da un animo che ti ama. Non disdegnare le parole di una lingua indegna, ma tieni conto del nostro grande amore e ottienici da Dio il perdono dei peccati, la cancellazione di ogni macchia e la gioia della vita eterna. Guarda dal tuo santo trono questa corona di popolo che ti circonda e che ti venera come sua Signora e patrona, che è venuta liberamente a celebrar le tue lodi, o Madre di Dio, e liberala da ogni male con la tua materna attenzione; proteggila da ogni genere di malattia, da ogni genere d`impurità, da ogni torto; colmala di ogni gioia, di salute, di ogni grazia; e al ritorno di tuo Figlio, il clementissimo nostro Signore, quando saremo chiamati innanzi al giudice, col tuo braccio potente - e lo puoi, perché sei sua Madre - fa` in modo che possiamo evitare il fuoco eterno e ottenere l`eternità del paradiso, per gentile dono di tuo Figlio, il Signor nostro Gesú Cristo.


 


(Germano di Costantinopoli, Oratio IX, n. 1829)


 


 


3. La croce è la cattedra di Cristo


 


Dopo che il Signore fu crocifisso e dopo che i soldati si divisero le sue vesti tirando a sorte la tunica, vediamo il seguito del racconto dell`evangelista Giovanni. Questo dunque fecero i soldati. Presso la croce di Gesú stavano sua madre e la sorella di lei, Maria di Cleofa e Maria Maddalena. Vedendo la madre, e accanto a lei il discepolo che egli amava, Gesú disse a sua madre: Donna, ecco tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco tua madre. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa (Gv 19,24-27). Questa è l`ora della quale Gesú, nel momento di mutare l`acqua in vino, aveva parlato alla madre, dicendo: Che c`è tra me e te, o donna? La mia ora non è ancora venuta (Gv 2,4).


Egli aveva annunciato quest`ora, che non era ancora giunta, e nella quale, morendo, avrebbe riconosciuto colei dalla quale aveva ricevuto questa vita mortale. Allora, quando stava per compiere un`opera divina, sembrava allontanare da sé, come una sconosciuta, la madre, non della divinità ma della sua debolezza umana; al contrario, ora che stava sopportando sofferenze proprie della condizione umana, raccomandava con affetto umano colei dalla quale si era fatto uomo. Allora colui che aveva creato Maria si manifestava nella sua potenza; ora colui che Maria aveva partorito, pendeva dalla croce.


C`è qui un insegnamento morale. Egli stesso fa ciò che ordina di fare, e, come maestro buono, col suo esempio insegna ai suoi che ogni buon figlio deve aver cura dei suoi genitori. Il legno della croce al quale erano state confitte le membra del morente, diventò la cattedra del maestro che insegna. E` da questa sana dottrina che l`Apostolo apprese ciò che insegnava, dicendo: Se qualcuno non ha cura dei suoi, soprattutto di quelli di casa costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele (1Tm 5,8). Chi è piú di casa dei genitori per i figli, o dei figli per i genitori? Il maestro dei santi offrí personalmente l`esempio di questo salutare precetto, quando, non come Dio ad una serva da lui creata e governata, ma come uomo alla madre che lo aveva messo al mondo e che egli lasciava, provvide lasciando il discepolo quasi come un altro figlio che prendesse il suo posto. Perché lo abbia fatto viene spiegato da ciò che segue. Infatti l`evangelista dice: e da quel momento il discepolo la prese in casa sua. E di sé che egli parla. Egli è solito designare se stesso come il discepolo che Gesú amava. E` certo che Gesú voleva bene a tutti i suoi discepoli, ma per Giovanni nutriva un affetto tutto particolare, tanto da permettergli di poggiare la testa sul suo petto durante la cena (cf. Gv 13,23), allo scopo, credo, di raccomandare a noi piú efficacemente la divina elevazione di questo Vangelo che egli avrebbe dovuto proclamare.


Ma in che senso Giovanni prese con sé la madre del Signore? Non era egli forse uno di coloro che avevano detto al Signore: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito (Mt 19,27)? Ma ad essi il Signore aveva anche risposto che qualunque cosa avessero lasciato per seguirlo, avrebbero ricevuto, in questo stesso mondo, cento volte tanto (cf. Mt 19,29). Quel discepolo pertanto conseguiva il centuplo di quello che aveva lasciato, fra cui anche il privilegio di accogliere la madre del donatore. Il beato Giovanni aveva ricevuto il centuplo in quella società, nella quale nessuno diceva proprio qualunque suo bene, in quanto tutto era comune a tutti; come appunto si legge negli Atti degli Apostoli. E cosí gli Apostoli non avevano niente e possedevano tutto (cf. 2Cor 6,10). In che modo, dunque, il discepolo e servo ricevette la madre del suo Maestro e Signore tra i suoi beni, in quella società dove nessuno poteva dire di avere qualcosa di suo? Poco piú avanti, nel medesimo libro, si legge: Quanti possedevano terreni e case, li vendevano e ne portavano il ricavato e lo deponevano ai piedi degli Apostoli; ed esso veniva man mano distribuito a ciascuno proporzionalmente al bisogno (At 4,34-35). Da queste parole si può arguire che a questo discepolo venne assegnato quanto personalmente egli aveva bisogno e in piú quanto gli era necessario per il mantenimento della beata Maria, considerata come sua madre. Non è forse il senso piú ovvio della frase: da quel momento il discepolo la prese in casa sua, che cioè egli prese su di sé l`incarico di provvedere a lei in tutto? Egli se la prese con sé, non nei suoi poderi, perché non possedeva nulla di proprio, ma tra i suoi impegni, ai quali attendeva con dedizione.


 


(Agostino, In Io. Ev. tract., 119, 1-3)


 


 


4. Gesú ci affida la Madre sua


 


Ma le donne stavano là, osservando queste cose, stava là anche la Madre (cf. Gv 19,25), poiché essa, spinta dalla pietà, non si dava pensiero delle proprie sofferenze. Però anche il Signore, sospeso alla croce, disprezzando le proprie sofferenze, con affettuosa sensibilità raccomandava sua Madre (cf. Gv 19,26). Non senza significato, Giovanni ne ha trattato con ricchezza di particolari. Gli altri, infatti, hanno descritto che il mondo fu squassato, che il cielo fu ricoperto di tenebre, che il sole sparí. Matteo e Marco, i quali con maggiore dovizia hanno trattato gli aspetti umani e morali, hanno aggiunto: Dio, Dio mio, guardami! Perché mi hai abbandonato? (Mc 15,34; Mt 27,46; cf. Sal 21,2); affinché noi credessimo che l`aver assunto sopra di sé la condizione umana voleva dire per Cristo giungere fino alla croce. Luca poi sottolineò chiaramente come si accordasse bene il fatto che con sacerdotale intercessione il perdono fu concesso al ladrone, e che, con la stessa bontà, si implorava il perdono per i persecutori Giudei (cf. Lc 23,34).


Giovanni, invece, il quale penetrò piú a fondo nei divini misteri, non a torto ha cercato di dimostrare che Colei, la quale aveva generato Dio, era rimasta vergine. Solo lui, pertanto, mi insegna ciò che gli altri non mi hanno insegnato, che cioè il Crocifisso l`ha chiamata Madre; e cosí ha ritenuto molto piú significativo che il vincitore dei tormenti e delle sofferenze, il vincitore del diavolo, compartisse le dimostrazioni del suo affetto, non che donasse il Regno celeste. Effettivamente, che il ladrone riceva il perdono dal Signore, è segno di profonda pietà; ma lo è molto, molto di piú che la Madre venga onorata dal Figlio.


Non si giudichi però che io abbia cambiato l`ordine, se ho scritto che ha assolto il malfattore prima di nominare la Madre; Egli infatti era venuto per salvare i peccatori (1Tm 1,15); e non trovo sconveniente se, nei miei scritti, ha adempiuto in primo luogo l`incarico che si era assunto, procurando la salvezza ad un peccatore. Del resto è Lui stesso che ha detto: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? (Mt. 12, 48), perché non era venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori (cf. Lc 5,32). Là però era a proposito, ma qui, non immemore della Madre neanche sulla croce, la interpella dicendo: Ecco tuo figlio, e a Giovanni: Ecco tua madre (Gv 19,26-27). Dall`alto della croce Cristo dettava le ultime volontà, e Giovanni, degno teste di un cosí grande testatore, suggellava il suo testamento. Stupendo testamento, che lascia non il denaro ma la vita, che viene scritto non con l`inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente (cf. 2Cor 3,3)...


Mentre gli apostoli fuggivano, Maria, non certo impari ad un compito degno della Madre di Cristo, stava ritta di fronte alla croce e mirava con occhi pietosi le piaghe del Figlio, perché attendeva non la morte del pegno, ma la salvezza del mondo.


 


(Ambrogio, Exp. Ev. Luc., 10, 129-132)


 


 


5. Per la virtù di Cristo l`acqua rigenera il credente


 


Riconosca dunque la fede cattolica la propria nobiltà nell`umiltà del Signore e la Chiesa, corpo di Cristo, trovi la propria gioia nei misteri della sua salvezza: in effetti, se il Verbo di Dio non si fosse fatto carne e non avesse abitato in mezzo a noi (cf. Gv 1,14); se il Creatore in persona non fosse disceso verso la sua creatura per unirsi ad essa, riconducendo, con la sua nascita, l`umanità invecchiata verso un nuovo inizio, la morte regnerebbe da Adamo sino alla fine (cf. Rm 5,14), e su tutti gli uomini peserebbe una condanna senza appello, essendo la nascita di per sé e per tutti la causa comune della loro rovina. Ecco perché, unico tra i figli degli uomini, il Signore Gesú è nato innocente, essendo stato lui solo concepito senza la bruttura della concupiscenza della carne. Si è fatto uomo della nostra razza affinché noi divenissimo partecipi della natura divina (cf. 2Pt 1,4). Lo zampillo di vita che ha preso nel seno della Vergine, egli lo ha trasfuso nel fonte battesimale, egli ha dato all`acqua ciò che aveva dato a sua madre: infatti, la potenza dell`Altissimo e l`ombra dello Spirito Santo (cf. Lc 1,35), che hanno fatto sí che Maria mettesse al mondo il Salvatore, fanno sí che anche l`acqua rigeneri il credente.


 


(Leone Magno, Orat. 25, 5)


 


 


6. La grazia adegua il peccato


 


Attraverso gli stessi passi, per i quali era caduta la natura umana, essa è stata riparata dal Signore Gesú Cristo. Adamo superbo, Cristo umile; per una donna la morte, per una donna la vita; per Eva la rovina, per Maria la salvezza. Quella ingannata seguì il seduttore, questa integra generò il Salvatore. Quella volentieri accettò il veleno propinatole dal serpente e lo passò al marito, e ambedue meritarono la morte; questa ripiena di grazia celeste, generò la vita, che dà alla carne morta la forza della resurrezione. Chi ha potuto far questo, se non il figlio d`una vergine e sposa di vergini? Colui che poté dare fecondità alla madre, senza toglierle la verginità. Ciò che diede a sua madre, lo donò anche alla sua sposa, la Chiesa. Perciò la santa Chiesa, che è unita a lui, vergine a vergine, partorisce ogni giorno nuovi figli, ed è vergine.


 


(Quodvultdeus, De Symbolo, 4, 4)


 


 


7. Maria, la nuova Eva, è Madre dei viventi


 


Essa è Eva, la madre di tutti i viventi (cf. Gen 3,20). In realtà, se puoi capire il senso di quelle parole: Cercare il vivente tra i morti (Lc 24,5), comprenderai che i morti sono coloro che sono senza Cristo, e non partecipano alla vita, cioè non partecipano a Cristo, perché Cristo è la vita (cf. Gv 14,6). Ecco perché la Chiesa è madre dei viventi (cf. Gal 4,26), e Dio l`ha edificata sullo stesso Cristo Gesú, quale pietra d`angolo nel quale tutta la costruzione, ben compaginata, cresce fino a formare un tempio.


Venga allora Iddio, edifichi la donna: la prima, come collaboratrice di Adamo, e la seconda, di Cristo; non perché Cristo cerchi un aiuto, ma perché noi cerchiamo e desideriamo di giungere nella grazia di Cristo per mezzo della Chiesa. Essa viene tuttora edificata, tuttora viene formata, tuttora la donna viene plasmata, e tuttora creata. Per questo la Scrittura ha coniato una parola nuova, dicendo che noi siamo sopra-edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti (cf. Ef 2,20). E tuttora l`edificio spirituale si innalza in un sacerdozio santo. Vieni, Signore Iddio, costruisci questa donna, costruisci la città. Venga anche il tuo servo; a te infatti io credo, quando dici: Egli costruirà la mia città (Is 45,13).


Ecco la donna, che è madre di tutti, ecco l`edificio spirituale, ecco la città che vive per l`eternità, poiché ignora la morte.


 


(Ambrogio, Exp. Ev. Luc., 2, 86-88)


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:06.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com