L'ANIMA UMANA: COSA PUO DIRCI LA SCIENZA.

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Credente
00giovedì 25 marzo 2010 19:55
Con il termine "coscienza" ci riferiamo alla nostra capacità di percepire sensazioni, emozioni o pensieri. Il Centro Divulgazione Scientifica sulla Coscienza  curato dal dr Marco Biagini, Dottore di Ricerca in Fisica dello Stato Solido, analizza le incongruenze della concezione materialista dell'uomo e della mente alla luce delle nostre conoscenze scientifiche sulla materia e sul cervello, mostrando come esse, contrariamente ad un'opinione oggi molto diffusa, escludano che il cervello possa generare la coscienza, la cui esistenza implica la presenza nell'uomo di una entità non-biologica/non-materiale. Il problema della coscienza è quindi strettamente connesso a quello dell'esistenza dell'anima.
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 20:40
Presentazione

    Non v'è dubbio che i progressi scientifici dell'ultimo secolo abbiano avuto un fortissimo impatto sulla nostra società, tanto per le applicazioni pratiche nei campi più disparati (trasporti, telecomunicazioni, medicina, ecc.), quanto sul piano culturale, dove oggi la scienza è sempre più protagonista. Sebbene i mass media si occupino spesso di scienza, lo fanno in modo troppo frammentario e superficiale, preoccupandosi soprattutto di fare audience. Piuttosto che una vera informazione scientifica, al pubblico viene offerta una scienza-spettacolo, che spesso pone sullo stesso piano risultati scientifici veri e speculazioni prive di alcun fondamento scientifico. A questo si aggiunge il contributo di scienziati senza scrupoli, i quali, approfittando dell'ignoranza in campo scientifico di buona parte del pubblico, presentano le loro speculazioni come teorie scientifiche, pubblicandole in libri a carattere divulgativo.
    Si sono così diffusi molti preconcetti sbagliati, ed uno di questi riguarda il rapporto tra la vita psichica o mentale ed il cervello, ossia tra la coscienza e la materia. Molti sono infatti convinti che la scienza moderna abbia dimostrato che la nostra vita psichica, fatta di sensazioni, emozioni e pensieri, sia il mero prodotto dell'attività cerebrale, mentre è vero esattamente l'opposto: la scienza moderna dimostra che l'attività cerebrale non può produrre né sensazioni, né emozioni, né pensieri. Ne consegue che la mente non possa essere identificata con il cervello, ma risulta essere una entità non biologica né materiale, presente nell'uomo. Risulta chiaro che l'analisi del fenomeno "vita psichica" rappresenta un punto di contatto tra scienza e fede, essendo strettamente connesso al problema dell'esistenza di una entità immateriale/spirituale: l'anima.
    Il CDSC nasce come libera collaborazione di studiosi allo scopo di promuovere iniziative, esclusivamente a carattere no profit, per divulgare la verità scientifica, relativamente al problema della vita psichica o mentale, mettendo in evidenza le contraddizioni scientifiche del materialismo e di molti diffusi preconcetti. In questa ottica, abbiamo pubblicato sul nostro sito, due articoli del Dr. Marco Biagini , che presentano un'approfondita analisi dello stato attuale delle nostre conoscenze scientifiche sul problema del rapporto tra coscienza e materia. Utilizzando un linguaggio semplice e comprensibile anche ai "non addetti ai lavori", vengono spiegate le ragioni per cui tutte le scienze naturali debbano essere considerate subordinate alle leggi della fisica, le quali rappresentano i soli principi primi che deterninano ogni processo, non solo fisico, ma anche chimico e biologico. In particolare, tutti i processi molecolari e biologici sono determinati unicamente da un gruppo specifico di leggi fisiche, le leggi dell'Elettrodinamica Quantistica, la teoria scientifica che ha ottenuto la più ampia e precisa conferma sperimentale di tutta la storia.
    La scoperta delle leggi dell'Elettrodinamica Quantistica ha rappresentato una vera svolta nella storia dell'umanità; non solo per le applicazioni tecnologiche che esse hanno avuto (basti pensare che tutti i componenti elettronici sono progettati utilizzando la meccanica quantistica), ma perchè esse forniscono una spiegazione consistente e completa di tutti i processi molecolari, e quindi anche dei processi biologici. Le leggi dell'elettrodinamica quantistica ci permettono di stabilire che i processi cerebrali, come qualunque altro processo molecolare, chimico o elettromagnetico, non possono generare sensazioni, emozioni o pensieri; la scienza smentisce così l'ipotesi di base del materialismo, conferendo scientificità alla natura immateriale ossia spirituale della psiche o anima.
    Nel sito è presente una sezione dove il fisico Marco Biagini risponde alle domande poste dai visitatori; questa sezione permette di approfondire il problema del rapporto tra scienza e fede, attraverso domande come "Esistono miracoli dimostrati scientificamente?", "L'esistenza dell'universo implica l'esistenza di Dio?", "Può la scienza spiegare Dio?", "Può la scienza stabilire quale sia la vera religione?", "Potrà in futuro la scienza spiegare anche la vita psichica?" e molte altre. Chi volesse fare domande, richiedere chiarimenti o semplicemente fare commenti, proposte o suggerimenti, può farlo cliccando qui. Grazie alla collaborazione di scienziati e studiosi, rispondiamo privatamente ad ogni domanda, anche se si tratta di curiosità scientifiche non connesse al problema della coscienza, riservandoci di pubblicare, naturalmente in forma anonima, solo le domande di interesse generale sui temi da noi trattati.
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 20:49
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 20:50
ALLA SCOPERTA DELLA MATERIA

Una ipotetica conversazione tra professore e studente
per scoprire di che cosa è fatto l'universo.




$: Professore, di che cosa è fatta la materia che ci circonda?

$: Tutta la materia che ci circonda, sia allo stato solido, liquido e gassoso, così come la materia che costituisce tutti i tessuti del nostro organismo, è fatta di soli tre tipi di particelle: i protoni, i neutroni e gli elettroni.

$: So che gli elettroni hanno carica elettrica negativa, i protoni hanno carica elettrica positiva, mentre i neutroni sono elettricamente neutri. So anche che i neutroni ed i protoni hanno una massa molto simile, mentre gli elettroni hanno una massa di circa 1800 volte più piccola. Sono queste le sole differenze tra queste particelle?

$: No, ci sono molte altre importanti differenze. Innanzitutto gli elettroni sono dei leptoni, mentre i protoni ed i neutroni sono degli adroni. Gli adroni sono tutte quelle particelle che sono soggette all'interazione nucleare forte, mentre i leptoni non ne sono soggetti.

$: Se ho ben capito, questo significa che i leptoni non risentono dell'interazione nucleare forte proprio come una particella elettricamente neutra non risente di un campo elettrico.

$: Certamente, e questo è molto importante perchè l'interazione nucleare forte è la più intensa che esista nell'universo. E' proprio l'interazione nucleare forte che è responsabile dell'esistenza e della stabilità dei nuclei atomici, che sono degli aggregati di protoni e neutroni.

$: E questa è la ragione per cui non esistono dei nuclei fatti di elettroni. Ma esistono altri leptoni oltre agli elettroni?

$: Sì, i leptoni sono sei. Tre di essi hanno carica negativa e sono l'elettrone, il muone ed il tau. Il muone ed il tau differiscono dall'elettrone perchè hanno una massa molto maggiore. Per ognuno di questi tre leptoni elettricamente carichi, c'è un corrispondente neutrino, particelle di massa nulla o piccolissima, elettricamente neutre.

$:Ma professore, lei non mi ha parlato di muoni e di tau, quando le ho chiesto di che cosa è fatta la materia che ci circonda!
Perchè non ci sono dei muoni o dei tau dentro gli atomi e dentro le molecole?

$: Perchè i muoni ed i tau non sono particelle stabili, ma decadono rapidamente. Non li troviamo quindi in natura come componenti di atomi o molecole, ma possiamo produrli in laboratorio attraverso processi ad altissima energia, ed osservare così i loro decadimenti. Come previsto dalla teoria della relatività, è infatti possibile trasformare l'energia in massa, e quindi creare delle particelle. L'energia necessaria per creare una particella è però molto superiore all'energia liberata nei processi chimico-fisici della materia stabile, e per osservare i muoni ed i tau dobbiamo ricorrere ad esperimenti di laboratorio. Considera che i moderni acceleratori di particelle permettono di raggiungere energie oltre un miliardo di volte superiori alle energie dei processi chimici e molecolari. L'elettrone ed i neutrini sono i soli leptoni stabili.

$: Ma se i neutrini sono stabili, perchè non li troviamo dentro gli atomi come gli elettroni?

$: Perché i neutrini sono neutri e quindi, al contrario degli elettroni, non risentono dell'attrazione elettrica dei protoni presenti nel nucleo atomico.

$: Ma anche i neutroni sono neutri! Eppure sono presenti negli atomi e nelle molecole.

$: Questo perchè i neutroni sono adroni, e quindi soggetti all'interazione nucleare forte. La formazione di atomi e molecole è dovuta unicamente a queste due interazioni, elettromagnetica e nucleare forte. Poichè i neutrini non sono soggetti a nessuna delle due, essi sono particelle solitarie, le quali, una volta create, si allontanano a grande velocità.

$: Adesso capisco perchè gli elettroni sono gli unici leptoni presenti negli atomi e nelle molecole. Ma torniamo agli adroni; a questo punto immagino che ne esistano altri, oltre al protone ed al neutrone.

$: Certamente. Oggi ne conosciamo circa 200, ma c'è una fondamentale differenza con il caso dei leptoni. I sei leptoni infatti sono considerati particelle fondamentali, ossia particelle prive di struttura interna. Gli adroni non sono invece particelle fondamentali, ma aggregati di due o tre particelle fondamentali. Queste particelle fondamentali che costituiscono tutti gli adroni sono i quark. I quark sono solo sei: up, down, charme, strange, top e bottom.

$: Quindi sei quark e sei leptoni, per un totale di dodici particelle fondamentali. Ma qual'è la forza che lega insieme i quark, permettendo loro di formare gli adroni?

$: Si tratta dell'interazione nucleare forte, la stessa che lega nel nucleo i protoni ed i neutroni.

$:Immagino che la ragione per cui nella materia che ci circonda siano presenti solo protoni e neutroni, sia che tutti gli altri adroni sono instabili e decadono rapidamente.

$: Proprio così. Non solo, ma dei sei quark, solo due sono stabili, il quark up ed il quark down. Il protone è costituito da 2 up ed 1 down, mentre il neutrone da 1 up e 2 down.

$: Quindi se ragioniamo in termini di particelle fondamentali, possiamo affermare che tutta la materia stabile che ci circonda è costituita da soli tre tipi di particelle: l'elettrone, il quark up ed il quark down. Ma allora che cosa sono i fotoni?

$: Nella fisica classica, l'interazione tra le particelle è descritta in termini di forze, di contatto o a distanza, che le spingono o le tirano. Nella fisica quantistica invece l'interazione è descritta in termini di scambi di portatori di interazione, chiamati bosoni mediatori. I fotoni sono i bosoni mediatori dell'interazione elettromagnetica. Per esempio, gli scambi di energia tra il campo elettromagnetico e gli elettroni vengono descritti in termini di assorbimento ed emissione di fotoni.

$: Immagino che vi saranno dei bosoni mediatori specifici per ogni tipo di forza, o meglio, di interazione. Ma quanti tipi di interazione esistono in natura?

$: Esistono solo quattro tipi di interazione: nucleare forte, elettromagnetica, nucleare debole e gravitazionale. L'interazione gravitazionale è la più debole: pensa che essa è più di un miliardo di miliardi di miliardi di miliardi di volte più debole dell'interazione elettromagnetica.

$: Se è così debole, non dovrebbe avere nessun effetto sulla materia.

$: In effetti, l'interazione gravitazionale tra gli elettroni, i protoni ed i neutroni che costituiscono un atomo, una molecola o un cristallo, è del tutto trascurabile. L'interazione gravitazionale ha però il vantaggio di avere un raggio d'azione infinito.

$: Se ben ricordo, questo significa che, sebbene il campo gravitazionale diminuisca mano a mano che ci allontaniamo, esso non sparisce mai del tutto.

$: Esatto, e poichè il campo gravitazionale di un insieme di particelle è la somma dei campi di tutte le particelle, enormi ammassi di particelle possono esercitare una forza di attrazione rilevante anche a grandi distanze. Questa è la ragione per cui la forza di gravità è di fondamentale importanza nella descrizione della dinamica dei pianeti e delle stelle. Ed è pure così importante sulla terra, dove si manifesta come forza di attrazione verso il basso. Nella teoria della relatività generale, la gravità modifica anche il tempo, ma sulla terra noi non ce ne accorgiamo perchè si tratta di modifiche piccolissime.

$: Gli effetti della gravità terrestre sono quelli che mi sono più chiari, se non altro per esperienza diretta. Vorrei invece capire ora quali siano gli effetti dell'interazione nucleare debole.

$: L'interazione nucleare debole è circa cento miliardi di volte più debole di quella elettromagnetica. Al contrario della gravità, essa ha un raggio di azione molto piccolo, circa un milionesimo di miliardesimo di centimetro. Per questa ragione i suoi effetti in natura si limitano ad alcuni processi di decadimento radioattivo, come il decadimento beta, dove un neutrone si trasforma in un protone.

$: Per spiegare i fenomeni che osserviamo nella materia stabile, come i processi molecolari, chimici e biologici, ci restano allora solo due interazioni: nucleare forte ed elettromagnetica.

$: Questo è corretto, ma dobbiamo innanzitutto precisare che queste due interazioni svolgono un ruolo molto diverso. L'interazione nucleare forte è circa cento volte più intensa di quella elettromagnetica, ma ha un cortissimo raggio di azione: circa un millesimo di miliardesimo di millimetro, e questo è l'ordine di grandezza dei nuclei atomici.

$: Questo significa che il nucleo non produce nessun effetto di tipo nucleare forte sulle particelle che si trovano al di fuori del nucleo stesso. A meno che nella materia i nuclei non siano così vicini l'uno all'altro che quasi si tocchino!

$: I nuclei sono invece relativamente lontanissimi l'uno dall'altro: la distanza che li separa è circa diecimila volte superiore alle loro dimensioni.

$: Ossia diecimila volte superiore al raggio di azione dell'interazione nucleare forte! Ma cosa succederebbe se due nuclei si avvicinassero fino quasi a toccarsi?

$: In questo caso si avrebbe una reazione nucleare. Devi però capire che poiché tutti i nuclei hanno carica positiva, essi si respingono fortemente. Per avvicinare a tal punto due nuclei occorre lanciarli l'uno contro l'altro ad altissima velocità, e per fare questo occorre moltissima energia. Questa è la ragione per cui nella materia stabile non avvengono reazioni nucleari. Queste reazioni avvengono in natura nel caso di elementi radioattivi perchè questi atomi hanno un nucleo troppo grande che tende a spezzarsi, lanciando i frammenti ad alta velocità.

$: Se i nuclei troppo grandi sono instabili, allora possiamo avere solo pochi tipi di atomi diversi.

$: Esatto; esistono infatti meno di un centinaio di elementi stabili. Naturalmente combinando questi elementi in modi diversi è possibile ottenere moltissime molecole diverse.

$: Dunque, nella materia stabile, il solo ruolo dell'interazione nucleare forte è quello di tenere saldamente legati i protoni ed i neutroni dentro il nucleo. Questo significa che tutti i processi che osserviamo nella materia stabile sono determinati unicamente dall'interazione elettromagnetica.

$: Proprio così. La meccanica quantistica ha infatti dimostrato come tutti i processi molecolari, chimici e biologici siano in realtà solo processi di natura elettromagnetica.

$: Se l'interazione che tiene uniti gli atomi che formano la molecola è sempre solo l'interazione elettromagnetica, perché esistono tante molecole diverse?

$: Come saprai, l'interazione elettromagnetica ha carattere sia repulsivo che attrattivo: cariche uguali si respingono mentre cariche opposte si attraggono. Poichè l'interazione elettromagnetica dipende dalla distanza tra le particelle, modificando la posizione dei nuclei, si modifica anche l'interazione tra i nuclei e tra i nuclei e gli elettroni. Una molecola stabile si forma quando i nuclei si trovano in una configurazione geometrica in cui le forze repulsive ed attrattive si equilibriano. Le equazioni della meccanica quantistica permettono di calcolare quali siano queste configurazioni, quanta energia sia necessaria per rompere la molecola o per deformare la struttura geometrica della molecola.

$: Quindi esistono tante diverse molecole perché al variare del numero e del tipo di atomi, esistono tante diverse configurazioni geometriche stabili. E la rigidità della molecola dipende da quanto è grande l'energia necessaria per modificare la struttura della molecola stessa. Ma cosa avviene allora in una reazione chimica?

$: In una reazione chimica, una o più molecole si rompono, il chè significa che uno o più atomi si staccano dalla molecola. Questo crea uno squilibrio di forze che spingono gli atomi verso una nuova configurazione stabile, ossia una nuova molecola o nuove molecole.

$: E qual'è la causa della rottura della molecola?

$: Possono essere molteplici; per esempio la temperatura. La temperatura è una misura dell'energia cinetica delle particelle, ossia della loro energia di movimento. Più è alta la temperatura, più le molecole si muovono velocemente, ed urtandosi trasmettono questa energia anche ai nuclei atomici, i quali quindi vibrano sempre più fortemente all'aumentare della temperatura. Quando l'intensità di queste vibrazioni supera una certa soglia, l'atomo o gli atomi si staccano dalla molecola.

$: La meccanica quantistica spiega quindi molto chiaramente tutti i processi chimici in termini meccanicistici. Ma questo significa che anche tutti i processi biologici sono spiegabili in termini meccanicistici.

$: Certamente. La vita biologica consiste infatti unicamente in successioni di reazioni chimiche concatenate tra loro.

$: In che modo queste reazioni chimiche sono concatenate?

$: Come ho spiegato, dopo una reazione chimica, gli atomi si trovano in una nuova configurazione geometrica. Se l'energia della nuova configurazione è maggiore di quella precedente, significa che le molecole hanno assorbito energia dal'ambiente esterno, mentre nel caso opposto, c'è stata una emissione di energia; questa energia liberata può innescare una nuova reazione chimica, e così via.

$: Questo mi a pensare a quel gioco giapponese in cui si posizionano tanti tasselli in piedi tutti in fila; quando il primo cade, fa cadere anche il secondo, che a sua volta fa cadere il terzo, e così via.

$: In un certo senso, è così; naturalmente il processo continua solo se tutti i tasselli sono al posto giusto, altrimenti la catena si interrompe. Allo stesso modo, la morte di un organismo biologico consiste nell'interruzione della catena di reazioni chimiche a causa di qualche fondamentale tassello mancante.

$: La scienza ci fornisce quindi una chiara e logica spiegazione meccanicistica della vita biologica. Ciò che manca però è una spiegazione della vita psichica. Gli elettroni ed i quark certamente non pensano, non sono né tristi né felici, non provano né piacere né dolore.

$: Esattamente. Il materialismo è una filosofia che si sviluppò molto prima della meccanica quantistica, ai tempi in cui la biologia e la chimica venivano considerate scienze autonome ed indipendenti dalla fisica. A quei tempi la materia biologica veniva considerata su un piano diverso dalla materia inorganica, e si riteneva che i processi biologici, ed in particolare quelli cerebrali avessero natura diversa dai processi della materia inorganica. La meccanica quantistica ha scientificamente dimostrato la falsità di queste opinioni. Oggi sappiamo che sia la materia che i processi cerebrali hanno la stessa identica natura della materia inorganica e dei suoi processi; e tali processi sono determinati unicamente dalle leggi dell'elettrodinamica quantistica.

$: I materialisti affermano che le reazioni chimiche e gli impulsi elettrici nel cervello generano le sensazioni, le emozioni ed i pensieri.

$: Si tratta di un'opinione chiaramente sbagliata sul piano scientifico, dato che le reazioni chimiche, sia dentro che fuori dal cervello, consistono solo in un cambiamento di configurazione geometrica dei nuclei atomici, con un conseguente riassestamento degli elettroni. Gli impulsi elettrici (sia dentro che fuori dal cervello) sono in realtà solo elettroni in movimento; le leggi della fisica stabiliscono che gli impulsi elettrici generano solo onde elettromagnetiche che si propagano nello spazio alla velocità della luce. Gli impulsi elettrici del cervello sono quindi del tutto equivalenti a quelli che attraversano una lampadina, e non generano alcuna sensazione, emozione o pensiero.

$: Che cos'è allora che crea le sensazioni, le emozioni e la coscienza?

$: Ciò che possiamo affermare è che la causa dell'esistenza della coscienza, delle sensazioni, delle emozioni e dei pensieri è un'entità né materiale né fisica. Possiamo chiamare tale entità con molti nomi diversi, come mente, psiche, anima o spirito. A prescindere dal nome che scegliamo, il risultato fondamentale è che tale entità certamente esiste nell'uomo, e quindi l'uomo non è soltanto un organismo biologico. Nell'uomo c'è qualcos'altro, qualcosa che trascende la realtà fisica, materiale e biologica.

$: Come si spiegano allora gli effetti psichici delle droghe o di traumi cerebrali?

$: Si spiegano con l'esistenza di una interazione tra psiche e cervello. Del resto, se tale interazione non esistesse, l'uomo non potrebbe mai conoscere la realtà esterna e sarebbe completamente isolato da essa. L'uomo infatti conosce la realtà esterna attraverso i sensi, che sono collegati al cervello, il quale funge quindi da interfaccia tra la realtà esterna e la psiche. A causa di questa interazione, ogni alterazione delle normali funzioni cerebrali si riflette anche sulla psiche.

$: Poichè il cervello non può generare alcuna sensazione, mi chiedo se sia possibile dimostrare scientificamente l'esistenza di sensazioni ed emozioni negli animali.

$: Assolutamente no. Non esiste alcuno strumento che permetta di misurare o rilevare sensazioni od emozioni. Questo perchè tutti gli strumenti che possediamo sono progettati sulla base delle leggi della fisica, e le esperienze psichiche trascendono le leggi della fisica.

$: E' possibile dimostrare scientificamente l'eventuale esistenza di sensazioni ed emozioni negli animali attraverso l'analisi del loro comportamento?

$: No, perchè si tratterebbe in ogni caso di interpretazioni soggettive ed arbitrarie, e quindi non di dimostrazioni scientifiche. Infatti, un requisito fondamentale di ogni teoria scientifica è l'intersoggettività; in altre parole, una teoria scientifica deve essere sostenuta da elementi oggettivi (sperimentali e razionali) che possano essere condivisi da chiunque, dotato di ragione ed intellettualmente onesto. La scienza ha dimostrato che è possibile costruire macchine (computer, robot, ecc.) in grado di reagire agli stimoli esterni ed analizzare immagini, suoni etc. Queste macchine utilizzano naturalmente dei processi automatici, e non percepiscono alcuna sensazione od emozione. Il comportamento degli animali è quindi spiegabile nello stesso modo, ossia come un meccanismo di reazione automatica agli stimoli esterni. Tale spiegazione è plausibile da un punto di vista logico e scientifico. A causa dell'assenza di oggettivi dati scientifici, l'idea che anche gli animali abbiano sensazioni ed emozioni, è da ritenersi solo una opinione personale, priva di alcun fondamento scientifico.

$: Mi sembra che la domanda più importante allora sia: come nasce la nostra mente o psiche?

$: Questa è certamente la domanda più importante. Sulla base delle nostre conoscenze scientifiche possiamo affermare che la nostra psiche non nasce a causa di processi fisici, chimici o biologici. La Causa dell'esistenza della nostra psiche trascende le leggi della fisica e la realtà materiale. Siamo quindi arrivati a parlare di Dio.
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 20:50
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 20:51
Mente e cervello: Una discussione scientifica
che conduce all'esistenza dell'anima
a cura di: Marco Biagini
Dottore di Ricerca in Fisica dello Stato Solido.

Introduzione - Che cosa è il cervello? - La vita biologica non implica la vita psichica - L'attività cerebrale e la vita psichica - Le leggi della fisica e le altre scienze naturali - Le leggi della fisica e la storia - I calcoli da principi primi - Conclusioni - Un commento alla teoria dell'evoluzione


Introduzione

Certamente il problema della coscienza è stato ampiamente dibattuto sul piano filosofico. Poichè lo scopo di questo articolo è di affrontare il tema della coscienza da un punto di vista scientifico, non mi soffermerò sulle diverse definizioni e concezioni che i filosofi hanno espresso a questo proposito. Mi limito a definire la coscienza o vita psichica come la nostra capacità di essere coscienti e/o senzienti, di avere percezione di noi stessi, di provare sensazioni, emozioni, sentimenti, pensieri, ecc. Non uso la parola intelligenza, perché oggi essa è spesso associata al concetto di intelligenza artificiale, che non implica nessuna forma di vita psichica e di stato cosciente o senziente. La scienza, al contrario della filosofia, si fonda sempre sull'osservazione di fenomeni; la possibilità di una verifica sperimentale è ciò che in ultima istanza distingue una teoria scientifica da una concezione filosofica. La vita psichica dell'uomo è un fenomeno direttamente osservabile di cui abbiamo quindi piena evidenza sperimentale (anzi, esso rappresenta il fondamento di ogni altra osservazione sperimentale, poichè se non fossimo coscienti non potremmo osservare nessun fenomeno); il fenomeno "coscienza" merita quindi di essere analizzato sul piano scientifico.

Che cosa è il cervello ?

Oggi sappiamo che il nostro cervello è solo un insieme di particelle come elettroni e protoni, che interagiscono attraverso il campo elettromagnetico. Ogni processo biologico è dovuto soltanto a reazioni chimiche che a loro volta sono dovute all'interazione elettromagnetica tra gli elettroni ed i protoni degli atomi che costituiscono il nostro organismo. Ogni neurone ed ogni cellula non sono altro che insiemi di elettroni, protoni e neutroni, con una certa collocazione spaziale; l'interazione elettromagnetica può essere infatti attrattiva e questo fa sì che le particelle possano attrarsi formando determinate disposizione geometriche nello spazio. Le proprietà di ogni molecola (incluse le molecole di DNA, gli ormoni, ecc.) ed ogni processo biologico sono dovuti solo alle leggi della fisica; più precisamente, poiché nel nostro organismo non avvengono reazioni nucleari e le forze gravitazionali sono troppo deboli per interferire con i processi molecolari, ogni processo biologico è dovuto unicamente alle leggi dell'elettrodinamica quantistica.
La scienza ha dimostrato che tutti i processi chimici, biologici e cerebrali consistono unicamente in successioni di processi fisici elementari, i quali sono determinati unicamente dalle leggi della fisica quantistica. Tale visione dei processi biologici non può rendere conto dell'esistenza della nostra vita psichica; dunque il materialismo è inconciliabile con la scienza. Del resto, ogni tentativo di spiegare la nostra vita psichica nell'ambito del materialismo implica che ciò che soffre, ama, desidera, percepisce, ecc. in noi siano oggetti come elettroni o campi elettromagnetici. Ma gli oggetti non posso percepire nulla; gli oggetti non possono provare né gioia né tristezza, né piacere né dolore, ecc. La scienza ha dimostrato che le equazioni del campo elettromagnetico sono universali; esse descrivono tanto il campo elettromagnetico dentro il nostro cervello come quello in un qualunque filo di rame o quello all'interno di un atomo. Non c'è alcuna traccia di coscienza, sensazioni, sentimenti, pensieri, ecc. nelle equazioni del campo elettromagnetico. Se si ipotizza che il campo elettromagnetico sia l'origine della nostra vita psichica, allora la sola logica conclusione sarebbe che anche la nostra lavatrice, la nostra televisione, il nostro tostapane di tanto in tanto saranno depressi o felici o sofferenti... Infatti, dal punto di vista scientifico non vi è alcuna differenza tra i campi elettromagnetici presenti nel nostro cervello e quelli presenti in questi apparecchi.
Affermare che gli impulsi elettrici che avvengono nel cervello siano o generino sensazioni o pensieri significa contraddire le leggi della fisica che considerano equivalenti tutti gli impulsi elettrici, che avvengano dentro o fuori dal cervello. Infatti, un impulso elettrico è costituito solo da elettroni in movimento, e gli elettroni sono tutti identici ed indistinguibili e sono sempre in movimento in qualunque materiale o circuito elettrico. Attribuire agli elettroni del nostro cervello proprietà (come quella di generare sensazioni o emozioni) e non attribuire la stessa proprietà a tutti gli altri elettroni dell'universo, significa contraddire la fisica quantistica, la quale stabilisce che tutti gli elettroni sono identici ed indistinguibili, ossia hanno tutti le stesse esatte caratteristiche e proprietà.
Inoltre le leggi della fisica stabiliscono che gli impulsi elettrici generano solo campi elettromagnetici ; quindi l'ipotesi tipica dei materialisti secondo cui gli impulsi elettrici del cervello generano sensazioni, emozioni ecc., è in stridente contraddizione con le leggi della fisica. A loro volta, le onde elettromagnetiche generate dagli impulsi elettrici nel nostro cervello sono del tutto equivalenti a quelle generate da qualunque altro impulso elettrico ; tali onde escono dal nostro cervello e si disperdono nello spazio esterno alla velocità della luce, come tutte le onde elettromagnetiche.
Le leggi della fisica stabiliscono quali tipi di processi avvengono nella realtà fisica; escludendo le reazioni nucleari e subnucleari, che non avvengono certo nel cervello, i soli processi possibili sono il movimento di particelle e lo scambio di energia tra particelle (collisioni tra particelle) e tra particelle e campo elettromagnetico (emissione o assorbimento di fotoni). I soli processi fisici possibili sono determinati da un operatore matematico chiamato "Hamiltoniano", che determina anche quali siano i soli tipi di energia esistenti nella realtà fisica. L'Hamiltoniano è infatti costituito dalla somma di alcuni termini, ciascuno dei quali determina un tipo di energia, come l'energia cinetica dell'elettrone o l'energia del fotone. Per avere altri processi o altri tipi di energia è necessario aggiungere altri termini all'Hamiltoniana, alterando così le equazioni della fisica, e conseguentemente tutte le loro soluzioni (vedi paragrafo "Le leggi della fisica e la storia"). In conclusione, le leggi della fisica smentiscono l'ipotesi base del materialismo secondo cui la vita psichica è generata dai processi cerebrali. Le leggi della fisica non permettono di spiegare, né di giustificare, nemmeno in linea di principio o concettualmente, l'esistenza della vita psichica, neppure l'esistenza della sensazione più banale.

La vita biologica non implica la vita psichica

La scienza ha dimostrato che il nostro cervello è solo un insieme di particelle (ossia un oggetto) e che la vita biologica consiste unicamente in una successione di reazioni chimiche concatenate, che a loro volta consistono unicamente in processi fisici (per la precisione, processi quanto-elettromagnetici). D'altra parte la nostra vita psichica trascende le leggi della fisica e non può quindi essere considerata il prodotto dei processi biologici o cerebrali, essendo essi meri processi fisici. Questo implica che la nostra psiche ed il nostro cervello non siano la stessa entità, ma due diverse entità interagenti. Uso il termine psiche per indicare il componente non-fisico/non-biologico dell'uomo che genera la nostra vita psichica cosciente. Naturalmente si potrebbero usare anche altri temini, come mente, spirito, anima, ecc.
A questo punto è doveroso chiedersi se esista qualche evidenza scientifica sull'eventuale esistenza di una qualche specie di vita psichica cosciente negli animali, come percezione di sensazioni o emozioni. La prima osservazione che deve essere fatta a questo proposito è la seguente; oggi sappiamo che è possibile in linea di principio simulare al computer ogni aspetto del comportamento degli animali, incluso la capacità di apprendimento o l'apparente capacità di riconoscersi allo specchio. Un software adeguato può permettere al computer di registrare in memoria i dati di input, analizzarli, e produrre determinati output ; tutte queste operazioni avvengono naturalmente in modo automatico, senza che il computer sia cosciente di nulla. Per esempio un computer può "distinguere" le immagini che riceve tramite una telecamera; questo avviene automaticamente attraverso algoritmi matematici senza che il computer abbia alcuna sensazione visiva; questo significa che il fatto che il cane distingua il bastone da un osso non prova che il cane abbia una sensazione visiva.
Non è quindi possibile in nessun modo escludere dal punto di vista scientifico o razionale che la vita degli animali sia solo un processo puramente biologico e sia priva di alcuna forma di vita cosciente; in altre parole la scienza non permette di escludere la possibilità che l'animale sia solo un "robot biologico", che non è cosciente di nulla e non percepisce alcun tipo di sensazione, le cui azioni e reazioni sono determinate da un "software" chimico impiantato nel suo cervello. E' possibile spiegare anche quei comportamenti degli animali che sono spesso ritenuti un'indicazione di stati emotivi. Per esempio, i cani che a causa di mutazioni genetiche esibivano casualmente degli atteggiamenti affettuosi, avevano una maggior probabilità di essere "adottati" dall'uomo, e quindi di sopravvivere. Era sufficiente che l'animale presentasse questi atteggiamenti nei confronti di un solo membro della famiglia (anche se non era quello che gli dava il cibo) per essere accettato dalla famiglia. Si tratterebbe solo di un caso di selezione naturale, anche se inconsapevolmente indotta dall'uomo, che ha di fatto programmato il comportamento e le reazioni del cane. Poiché non abbiamo alcuna modo di osservare l'esistenza di una qualsiasi forma di vita psichica negli animali e l'ipotesi che tale vita psichica esista non è necessaria per spiegare i fenomeni osservabili negli animali, possiamo affermare che non esiste alcuna evidenza sperimentale o scientifica dell'esistenza di una qualsiasi forma di vita psichica negli animali, neppure di sensazioni o emozioni.
L'idea che gli animali abbiano una qualche forma di vita psichica è quindi solo un'ipotesi arbitraria, priva di alcun fondamento scientifico o razionale. Tale ipotesi può essere considerata una reminiscenza dell'infanzia, poiché tutti i bambini tendono ad attribuire agli animali pensieri, emozioni e sensazioni. Del resto, i popoli primitivi tendevano ad attribuire caratteri antropomorfi a molti elementi della natura: il sole, il mare, il vento, le foreste, le montagne... L'uomo ha mano a mano capito che i fenomeni naturali non implicavano l'esistenza di "spiriti" addetti al loro controllo, ma avvenivano automaticamente a causa di specifiche leggi naturali; l'uomo ha capito che la natura è oggetto e non persona. La concezione antropomorfa degli animali è l'ultimo residuo di questo atteggiamento pre-scientifico che ha condotto l'uomo a personalizzare i processi naturali che non riusciva a spiegare; il progresso scientifico e tecnologico ci permette ora di spiegare anche il comportamento degli animali senza attribuire ad essi alcun carattere antropomorfo.

L'attività cerebrale e la vita psichica

Vorrei fare osservare che il fatto che danni al cervello o la droga provochino alterazioni delle capacità mentali del soggetto dimostra semplicemente l'esistenza di una interazione tra la psiche ed il cervello. In nessun modo questo può essere considerato una prova del fatto che il cervello sia l'origine della coscienza e della capacità di percepire emozioni, ecc. Se abbiamo un problema ai nostri occhi, le nostre capacità visive risultano alterate, ma questo certamente non significa che siano i nostri occhi ad avere o a generare una sensazione visiva ; questo significa semplicemente che l'occhio ha un ruolo preliminare nel processo di generazione della sensazione visiva. L'occhio è solo uno strumento usato dalla psiche per vedere, ma l'occhio non vede nulla perché non percepisce alcuna sensazione visiva. Allo steso modo, anche il cervello ha solo un ruolo preliminare e può essere considerato uno strumento usato dalla psiche. Tutti gli studi neurologici sul cervello provano solo l'esistenza di una interazione tra psiche e cervello. Del resto, l'esistenza di questa interazione è ovvia, perché senza di essa, la nostra psiche sarebbe completamente isolata dalla realtà esterna, e quindi noi non potremmo interagire con la realtà esterna.
Resta il fatto che stimolo fisico e la sensazione che noi proviamo sono due fenomeni completamente diversi. Per esempio, la vibrazione delle molecole dell'aria rappresenta lo stimolo fisico che procura in noi la sensazione "suono", ossia la sensazione uditiva. Tuttavia, la vibrazione delle molecole dell'aria non è la sensazione "suono" ; le molecole dell'aria non sentono alcun suono, così come sarebbe assurdo affermare che le molecole dell'aria che vibrano sono una sensazione uditiva. La sensazione "suono" esiste solo a livello psichico e non a livello fisico; la sensazione uditiva è generata dalla psiche come elaborazione di un determinato stimolo fisico. Lo stesso vale per gli impulsi elettrici e le reazioni chimiche che avvengono nel cervello: tali reazioni chimiche o impulsi elettrici non sono emozioni, sensazioni o pensieri, ma sono solo degli stimoli fisici; è infatti la nostra psiche che elabora e traduce questi processi fisici in emozioni, sensazioni o pensieri.

Le leggi della fisica e le altre scienze naturali

Vorrei ora proporre alcune considerazioni sull'affidabilità delle nostre conoscenze scientifiche. Innanzitutto voglio spiegare la differenza tra una teoria fenomenologica ed una teoria da "principi primi". Una teoria fenomenologica consiste in una versione approssimata e semplificata di una teoria da "principi primi", che rappresenta la spiegazione esatta dei fenomeni naturali. La biologia e la neurologia sono esempi di teorie fenomenologiche, mentre la fisica è la sola teoria da principi primi, da cui tutte le altre scienze naturali derivano. Naturalmente poiché i calcoli da principi primi sono estremamente lunghi e laboriosi, noi abbiamo bisogno anche di teorie semplificate che ci permettano di trattare più agevolmente i sistemi composti da molti atomi.
Le leggi della fisica hanno un valore generale, ma nella loro applicazione a sistemi specifici, è possibile utilizzare delle regole più semplici, specifiche per quel tipo di sistema; tali regole non sono né estranee, né indipendenti dalle leggi della fisica, ma sono una diretta conseguenza delle leggi della fisica. Un risultato di queste teorie fenomenologiche non può essere accettato se risulta in contraddizione con le leggi della fisica, che sono i soli veri principi all'origine della teoria fenomenologica. Solo le leggi della fisica rappresentano la spiegazione da principi primi della realtà materiale, tanto di quella inorganica quanto di quella organica. Una teoria approssimata (come la biologia o la neurologia) non può essere ovviamente usata per negare la teoria da cui deriva e di cui essa è solo un'approssimazione.
Tutte le altre scienze naturali sono dunque subordinate alla fisica. Si può anche osservare che tutte le scienze naturali (biologia, neurologia, medicina, ecc.) usano oggi nei loro studi degli strumenti di misura e di analisi microscopica che sono stati progettati e costruiti unicamente sulla base delle leggi della fisica. I dati che tali discipline analizzano e studiano hanno senso solo perché le leggi della fisica assicurano il corretto funzionamento degli strumenti di misura utilizzati. Se si mettessero in discussione le leggi della fisica, crollerebbero immediatamente tutte le altre scienze naturali, perché i dati da esse utilizzati a sostegno delle proprie teorie non avrebbero più alcun senso. Dunque nessuna delle scienze naturali può elaborare teorie in contraddizione con le leggi della fisica, né può in alcun modo mai smentire le leggi della fisica. Questo significherebbe fare perdere di significato a tutti i dati, reperiti attraverso strumenti il cui funzionamento è garantito unicamente dalle leggi della fisica, dati sui quali sarebbero state costruite le teorie stesse. Si tratterebbe di una palese contraddizione logica. Le leggi della fisica sono quindi il fondamento di tutte le altre scienze naturali.
Per comprendere meglio il rapporto tra la fisica e le altre scienze naturali si consideri il seguente esempio: per aprire un lucchetto a combinazione dobbiamo conoscere la combinazione. Anche se non conosciamo la combinazione, e non possiamo quindi aprire il lucchetto, sappiamo già che tipo di processo avverrà quando troveremo la combinazione. Le leggi della meccanica stabiliscono che il solo tipo di processo che osserveremo sarà l'apertura del lucchetto; le leggi della meccanica stabiliscono che il lucchetto non si metterà a pensare, nè proverà dolore o piacere, paura o gioia. Allo stesso modo, l'elettrodinamica quantistica stabilisce che ogni processo biologico consiste unicamente in successioni di reazioni chimiche, che a loro volta consistono in successioni di processi cinetici ed elettromagnetici, ossia movimento di particelle, emissione ed assorbimento di fotoni. Ancora non conosciamo le esatte successioni di reazioni chimiche che avvengono in tutti i processi biologici, ed è compito della biologia cercare di determinare tali successioni; ma, proprio come nell'esempio del lucchetto, le leggi della fisica stabiliscono che nessuna successione di reazioni chimiche può generare pensieri, sensazioni o emozioni. Da qui, la necessaria esistenza di un elemento non-fisico (l 'anima), come sorgente della nostra vita psichica.

Le leggi della fisica e la storia

Le leggi che generano tutti processi chimici, biologici e neurologici sono oggi perfettamente note. Mai prima d'ora nella storia, la scienza è stata capace di spiegare i principi da cui hanno origine tutti i processi biologici. Questo rappresenta una vera svolta nella storia della scienza. Ciò che la fisica scoprirà in futuro non avrà più nulla a che fare con il funzionamento del nostro organismo, né con qualunque altro organismo biologico. Ci sono certamente ancora cose non pienamente comprese nel campo dell'astrofisica, ma questi processi non influenzano in nessun modo i processi biologici, che sono dovuti unicamente alle leggi dell'elettrodinamica quantistica. Non vi è dunque alcuna ragione per dubitare delle leggi della fisica e della loro capacità di spiegare perfettamente ogni sistema biologico.
Le leggi della fisica sono costituite da poche equazioni matematiche correlate tra loro. La loro compatta e rigida struttura matematica esclude la possibilità che esse possano essere modificate o perfezionate; infatti ogni modifica di un'equazione matematica comporta dei cambiamenti radicali di tutte le soluzioni di tale equazione. Poiché dalle equazioni della fisica sono state ottenute miliardi e miliardi di soluzioni confermate con grande precisione dagli esperimenti, modificare le equazioni della fisica significherebbe gettare via di colpo tutte queste soluzioni corrette. D'altra parte, assistiamo giorno dopo giorno ad una sistematica riconferma sperimentale delle leggi della fisica su sempre nuovi sistemi. Ipotizzare che le leggi della fisica siano sbagliate equivale a dire che tutti questi miliardi e miliardi di sistematiche e quantitative conferme sperimentali siano solo una fortunata coincidenza. In questi ultimi decenni sono state compiute molte più verifiche sperimentali di quante non ne siano state compiute nel corso di tutta la storia, ma le leggi della fisica quantistica scoperte nei primi decenni del secolo scorso non sono mai state modificate. Sulla base del numero di verifiche sperimentali compiute, si può affermare che l'elettrodinamica quantistica sia la più anziana e la più testata teoria scientifica della storia.

I calcoli da principi primi

Oggi noi siamo in grado di fare calcoli da "principi primi" relativi a sistemi molecolari composti da molti atomi ; questo significa che possiamo calcolare le soluzioni delle equazioni della fisica quantistica anche per sistemi macroscopici. Il punto chiave è che noi sappiamo già che TIPO di informazione possiamo ottenere da un calcolo da "principi primi" di un qualsivoglia sistema molecolare. Infatti, dalla soluzione dell'equazione di Schroedinger per un sistema molecolare, noi sappiamo che possiamo ottenere informazioni relative alla distribuzione di carica o ai livelli di energia. In nessun modo noi possiamo ottenere coscienza, emozioni, sentimenti, ecc. Questi non sono possibili risultati di un calcolo da principi primi. Anche se con un supercomputer noi potessimo calcolare la funzione d'onda del nostro cervello, noi potremmo ricavare da tale funzione d'onda solo proprietà come densità di carica e livelli energetici ; non potremmo mai ottenere alcuna esperienza psichica. Infatti noi sappiamo già quale tipo di informazione possiamo ottenere da qualunque funzione d'onda. Noi possiamo già fare calcoli da principi primi su molti sistemi molecolari, ma il tipo di proprietà che possiamo ottenere da questi calcoli è indipendente dal tipo di molecole o dal numero di atomi del sistema. Se la psiche non esistesse come componente non-fisico dell'uomo, in base alle nostre conoscenze scientifiche noi dovremmo essere dei robot biologici, che agiscono a causa di specifiche reazioni chimiche senza essere coscienti di nulla e senza provare alcuna sensazione. Gli studi in campo neurologico dimostrano soltanto l'esistenza di una interazione tra la psiche ed il cervello, ma non rivelano nulla della natura della psiche.

Conclusioni

Il materialismo è inconciliabile con la visione scientifica dei processi biologici. La scienza ha infatti dimostrato che tutti i processi chimici, biologici e cerebrali consistono unicamente in successioni di processi fisici elementari, determinati unicamente dalle leggi della fisica quantistica. Questa concezione dei processi biologici non permette di spiegare, nè di giustificare, nemmeno in linea di principio o concettualmente, l'esistenza della vita psichica, neppure della sensazione più banale. Questo risultato acquista un significato molto profondo se si analizza lo stato delle nostre attuali conoscenze scentifiche. Innanzitutto, tutte le scienze naturali sono subordinate alle leggi della fisica, che rappresentano i principi da cui esse derivano e di cui sono solo versioni approssimative. Oggi infatti conosciamo le leggi che determinano tutti i processi molecolari, elettromagnetici, chimici, biologici, neurologici e cerebrali: sono le leggi dell'elettrodinamica quantistica, la leggi scientifiche che hanno ottenuto le più ampie, generali, sistematiche, numerose e precise conferme sperimentali di tutta la storia. Le leggi dell'elettrodinamica quantistica sono confermate da un numero così alto di risultati sperimentali che sarebbe assurdo dubitare della loro validità nella spiegazione dei sistemi molecolari, ed in particolare dei sistemi biologici.
Del resto, la rigidità della struttura matematica dell'elettrodinamica quantistica, rende del tutto irragionevole l'ipotesi di potere modificare tali leggi, poiché questo avrebbe conseguenze catastrofiche su tutte le soluzioni corrette che finora abbiamo ottenuto. Questo significa che l'elettrodinamica quantistica rappresenta la teoria definitiva per la spiegazione dei processi molecolari, e conseguentemente, dei processi biologici.
Le leggi dell'elettrodinamica quantistica possono quindi essere considerati i principi primi che determinano tutti i processi molecolari e biologici. Il punto è che tali principi forniscono, almeno in linea di principio, una consistente spiegazione meccanicistica di tutti i processi molecolari e biologici, ma non permettono di spiegare, nemmeno in linea di principio , l'esistenza della vita psichica. Le leggi della fisica smentiscono così l'ipotesi base del materialismo, secondo cui la vita psichica sarebbe generata da processi biologici o cerebrali. La vita psichica (sensazioni, emozioni, pensieri, ecc.) trascende le leggi della fisica e quindi la causa dell'esistenza della vita psichica non può essere identificata con il cervello; la vita psichica è originata necessariamente da un componente non-fisico/non-biologico, ossia sovrannaturale, che possiamo chiamare psiche o anima. Esistono quindi due realtà distinte: la realtà fisica, ossia l'universo, che ha una struttura intrinsecamente matematica (le leggi della fisica) che determina ogni processo fisico, chimico o biologico; la realtà psichica che trascende tali leggi, e, conseguentemente, trascende la realtà fisica.
A questo punto sorge la domanda : da dove ha avuto origine la nostra psiche ? Il fenomeno della vita psichica dimostra che la psiche ad un certo punto certamente comincia ad esistere in noi. Le leggi della fisica dimostrano che la psiche non può essere il prodotto di processi fisici, chimici o biologici. Dunque l'origine dell'anima è trascendente rispetto alla realtà fisica. Possiamo quindi chiamare Dio la Causa necessaria all'esistenza della psiche, essendo tale Causa trascendente. Questo rappresenta la conferma scientifica della dottrina cattolica secondo la quale ogni uomo ha un'anima che è creata direttamente da Dio. Ritengo sia legittimo affermare che oggi l'esistenza dell'anima e l'esistenza di un Dio trascendente siano dimostrate scientificamente.

Un commento alla teoria dell'evoluzione

Aggiungo una breve osservazione sulla teoria dell'evoluzione. La teoria dell'evoluzione si applica soltanto agli organismi biologici. Non abbiamo elementi sufficienti per stabilire se realmente l'organismo biologico dell'uomo sia il risultato di un processo evolutivo. Il punto è però che la vita psichica è trascendente rispetto alla realtà fisica/biologica e richiede nell'uomo l'esistenza di un componente trascendente (la psiche o anima o mente ecc.).
Poiché non esistono fossili di mente, la teoria dell'evoluzione non può dire nulla relativamente all'origine della vita psichica umana. Dunque, anche ammettendo che il corpo umano sia il risultato di una evoluzione biologica, l'uomo non potrebbe avere alcuna vita psichica cosciente se non avesse ricevuto anche un'anima, anima che non può essere generata da processi biologici/evoluzionistici. Senza un'anima, noi saremmo solo dei robot biologici in grado di agire e reagire, ma incapaci di percepire alcuna sensazione, emozione o pensiero. Alcuni evoluzionisti a volte tentano di formulare delle teorie sull'evoluzione della vita psichica, ma è chiaro che si tratta di pure speculazioni campate per aria, prive di alcun fondamento razionale o scientifico.
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 20:54
Contraddizioni scientifiche del materialismo:
proprietà olistiche ed emergenti, complessità, ecc.
a cura di: Marco Biagini
Dottore di Ricerca in Fisica dello Stato Solido.


I materialisti negano l'esistenza della psiche come entità trascendente rispetto alla realtà fisica ed affermano che sensazioni, emozioni e pensieri sono generati dai processi cerebrali, ossia dalla materia. Nel mio precedente articolo ho spiegato come tali posizioni siano smentite dalla scienza moderna, ma ora cercherò di analizzare più in dettaglio le contraddizioni logiche e scientifiche degli argomenti più frequentemente utilizzati dai materialisti.
Nel materialismo, la vita psichica viene considerata una proprietà complessa, emergente o macroscopica della materia, ma questa definizione è inconsistente dal punto di vista logico; infatti, la scienza ha dimostrato che tutte le cosiddette proprietà macroscopiche sono in realtà solo concetti utilizzati per descrivere in modo approssimativo i processi fisici reali, che consistono unicamente in successioni di processi microscopici elementari. Un esempio di proprietà macroscopica, spesso citato dai materialisti, è la ruvidità; il materialista afferma che le particelle elementari non hanno ruvidità, e quindi la ruvidità è una proprietà nuova che emerge solo a livello macroscopico. Questo è invece completamente sbagliato; infatti, la ruvidità è solo un concetto utilizzato per descrivere un certo tipo di distribuzione geometrica delle molecole su una superficie. Le leggi della fisica stabiliscono un'infinità di possibili distribuzioni geometriche delle particelle, e noi possiamo classificare tali possibili distribuzioni geometriche con nomi diversi, elaborando i concetti di superfici ruvide o lisce, ecc. Si tratta però solo di concetti e classificazioni arbitrarie e soggettive, utilizzate per descrivere come un oggetto esterno appare alla nostra mente cosciente, e non come esso è.
Anche il concetto di oggetto macroscopico rigido e compatto è solo un'illusione ottica e non un'entità fisica. L'immagine dell'oggetto che noi percepiamo è infatti solo una rappresentazione approssimata dell'oggetto fisico realmente esistente. Nessun oggetto esiste in natura così come noi lo immaginiamo e lo vediamo; gli oggetti solidi ci appaiono infatti come se fossero riempiti uniformemente di materia immobile, mentre in realtà essi sono solo insiemi di particelle che si muovono ad alta velocità: la materia è concentrata in una piccolissima porzione dello spazio occupato dall'oggetto, prevalentemente nei nuclei atomici, e non è distribuita uniformemente così come noi la vediamo.
Le leggi della fisica stabiliscono che le proprietà possibili per ogni particella o molecola sono le stesse, ossia la proprietà di scambiare energia con altre particelle o fotoni, e la proprietà del movimento; queste sono le proprietà di ogni particella quantistica, e nessun aggregato di particelle quantistiche può possedere nuove proprietà. Non esiste quindi alcuna reale proprietà emergente a livello macroscopico. Le proprietà macroscopiche citate dai materialisti non sono proprietà oggettive della realtà fisica, ma sono solo astrazioni o concetti usati per descrivere le nostre esperienze sensoriali. In altre parole, esse sono idee concepite per descrivere o classificare, secondo criteri arbitrari, una determinata successione di processi microscopici, e tali idee esistono solo in una mente cosciente e pensante. Quindi la proprietà complessa o macroscopica, essendo solo una astrazione, presuppone l'esistenza della vita psichica. Risulta chiaro che la vita psichica non può essere considerata una proprietà macroscopica o complessa della realtà fisica perché la proprietà macroscopica stessa presuppone l'esistenza della vita psichica. Si tratta quindi di una palese contraddizione logica. Nessuna entità la cui esistenza presuppone l'esistenza della vita psichica può essere considerata la causa dell'esistenza della vita psichica.
Un altro argomento usato dai materialisti è quello secondo cui la vita psichica sarebbe generata dal fatto che nel cervello vengano scambiate molte informazioni. Anche in questo caso si tratta di una palese contraddizione logica, perché il concetto stesso di informazione presuppone l'esistenza della vita cosciente, e non può essere quindi usato per spiegarne l'esistenza. I materialisti spesso obiettano che anche nel computer sono immagazzinate delle informazioni, ma si tratta di un linguaggio improprio. Infatti, nel computer sono immagazzinati in realtà solo degli impulsi elettrici. E' la mente umana che ha stabilito un linguaggio convenzionale per codificare delle informazioni in una successione di impulsi elettrici. Per capire meglio che cosa intendo dire, si pensi all'alfabeto Morse: una successione di linee e punti non è un'informazione; lo diventa solo se una mente cosciente ha stabilito una convenzione per associare a quella determinata successione di linee e di punti un determinato significato. Dunque ogni informazione è sempre il prodotto della vita psichica cosciente, e questo dimostra che il concetto di informazione non può essere usato per spiegare l'esistenza della coscienza.
Vorrei aggiungere un commento su un tipico argomento usato a sostegno del materialismo, che è quello secondo il quale la vita psichica esiste nel cervello a causa della sua complessità. L'invalidità di questo argomento si dimostra facilmente con le seguenti considerazioni. Innanzitutto il concetto di complessità si riferisce ad un problema; ma il problema esiste solo come domanda che si pone una persona cosciente ed intelligente. E' quindi l'uomo, che essendo cosciente ed intelligente, si pone un dato problema e decide se considerarlo semplice o complesso. Dunque, la vita psichica è un presupposto, ossia una condizione prelminare necessaria per l'esistenza di un qualsivoglia problema e anche della complessità; in assenza di vita psichica, non esisterebbe alcun problema nè alcuna complessità, il chè prova che la complessità non può generare la vita psichica. Inoltre, il concetto di complessità è un concetto arbitrario e soggettivo; un determinato problema può essere ritenuto complesso da una persona e semplice da un'altra persona. Poichè la soggettività presuppone l'esistenza della vita psichica, nessun concetto soggettivo (come quello di complessità) può essere usato per tentare di spiegare l'esistenza della vita psichica. Anche questo è sufficente a dimostrare l'invalidità sul piano della logica dell'argomento della complessità. In matematica si usano alcune definizioni di complessità, ma come ogni altra definizione matematica, si tratta di definizioni arbitrarie, che non hanno alcun valore scientifico. In matematica è infatti possibile inventarsi infinite definizioni, equazioni, insiemi, proprietà, e dare ad esse i nomi più pittoreschi, ma si tratta solo di concetti astratti, la cui esistenza presuppone l'esistenza della vita psichica, cosciente ed intelligente. Le equazioni della fisica sono le sole equazioni matematiche che hanno un valore scientifico, perché sono le sole confermate sperimentalmente. Una delle definizioni più comuni della complessità è la seguente: "un sistema complesso è un insieme in cui gli elementi subiscono continue modifiche singolarmente prevedibili, ma di cui non è possibile, o è molto difficile, prevedere uno stato futuro". Dalla definizione data si comprende molto chiaramente come la complessità abbia una natura intrinsecamente concettuale e non possa esistere indipendentemente da un mente intelligente. Infatti essa è definita in relazione alla capacità di prevedere l'evoluzione di un sistema. E' ovvio che solo una mente intelligente può tentare di prevedere l'evoluzione di un sistema. Dunque l'esistenza della vita psichica è una condizione preliminare necessaria per l'esistenza della complessità. Ne segue che la complessità non può generare la vita psichica. Si può poi osservare che alcuni tipici esempi di sistemi complessi secondo la suddetta definizione sono gli ecosistemi, i fenomeni metereologici, la crosta terrestre in realazione alla possibilità di prevedere terremoti. Se per assurdo si ipotizzasse che la complessità sia la causa dell'esistenza della vita psichica allora anche la crosta terrestre o un qualunque ecosistema dovrebbero essere dotati di vita psichica. Il concetto di complessità non esiste nelle leggi della fisica, nelle quali sono presenti solo concetti come carica, massa, velocità, ecc. Le leggi della fisica sono il fondamento di tutta la scienza moderna ed ogni processo naturale è determinato unicamente dalle leggi della fisica; nelle leggi della fisica non esiste alcuna legge della complessità, tantomeno alcuna legge che stabilisca che la complessità generi vita psichica! Il concetto di complessità non è necessario per spiegare nessun fenomeno naturale, né chimico, né elettromagnetico, né biologico, essendo tutti questi fenomeni spiegabili utilizzando le sole leggi della fisica.
Analizziamo alcune tipici esempi di proprietà citate dagli antiriduzionisti nel tentativo di dimostrare che le proprietà del tutto non sono riducibili alle proprietà delle parti che lo compongono. Il primo è quello del conduttore elettrico, dove gli elettroni sono liberi di muoversi in tutto il cristallo: in termini quantistici si dice che la loro funzione d'onda è delocalizzata a tutto il cristallo. L'antiriduzionista afferma che questa delocalizzazione rappresenta una nuova proprietà non riducibile a quella dei componenti. Ma si tratta di una palese falsità. Infatti, anche la funzione d'onda di un singolo elettrone libero può essere delocalizzata, e quindi la delocalizzazione non è in nessun modo legata alla complessità del sistema.
L'antiriduzionista afferma poi che i moti turbolenti dei fluidi non sono riducibili alle proprietà dei componenti, ma è una evidente falsità. Infatti il moto dei fluidi non è altro che il moto delle particelle che lo compongono e nulla più. Poiché il calcolo del moto di tutte le particelle sarebbe troppo laborioso, si utilizzano spesso dei modelli semplificati per descrivere a livello macrosopico il fluido; le proprietà di tali modelli non sono però proprietà reali esistenti in natura, ma soltanto descrizioni approssimative dei fenomeni reali, che consistono unicamente nel moto delle singole particelle.
Un'altro argomento usato dagli antiriduzionisti è quello dell'esistenza di bande di valori proibiti di energia per gli elettroni nei cristalli; anche in questo caso non si tratta di una proprietà in alcun modo legata alla complessità, dato che anche in un sistema semplicissimo come l'atomo di idrogeno, che è costituito da due sole particelle (un protone ed un elettrone) esistono bande di energia proibite. In realtà l'esistenza di valori permessi e di valori non permessi di energia è una caratteristica di tutti i sistemi quantistici. L'antiriduzionista afferma generalmente che la bicicletta non è solo l'insieme dei suoi componenti, ma è ovvio che egli sta negando semplicemente l'evidenza; la bicicletta è infatti solo l'insieme dei suoi componenti, assemblati ossia posizionati in una determinata configurazione geometrica. Ovviamente la vita psichica non è una figura geometrica, e non può essere spiegata come il posizionamento di pezzi meccanici in una determinata configurazione geometrica.
In generale, si può osservare che la definizione di qualunque insieme è arbitraria, come è arbitrario stabilire quali elementi debbano fare parte dell'insieme e quali no. Le proprietà olistiche o collettive, ossia le proprietà dell'insieme, sono dunque necessariamente soggettive ed arbitrarie, poichè dipendono dalla nostra definizione dell'insieme. Poichè la vita psichica è una condizione preliminare necessaria per l'esistenza dell'arbitrarietà (e conseguentemente di ogni proprietà arbitraria) è ovvio che la vita psichica non può essere considerata una proprietà olistica o collettiva.
L'incapacità di fornire alcun valido esempio di oggettive proprietà, osservabili in natura, che non siano riducibili alle proprietà delle particelle, né spiegabili dalle leggi della fisica, è una chiara conferma dell'inconsistenza e della mancanza di fondamenti scientifici delle filosofie antiriduzioniste. D'altra parte i riduzionisti sanno invece sempre spiegare scientificamente tutte le proprietà dei sistemi molecolari, riconducendole alle leggi dell'elettrodinamica quantistica; tanto nei sistemi microscopi, come in quelli macroscopici, non esiste infatti nessuna proprietà che non sia riducibile, almeno concettualmente, o ad ordinarie proprietà geometriche (essendo la materia distribuita nello spazio) o alle proprietà delle particelle elementari e alle leggi della fisica; in molti casi, grazie all'uso dei computers di cui oggi disponiamo, è già possibile anche calcolare con precisione le proprietà macroscopiche partendo direttamente dalle leggi della meccanica quantistica (calcoli da principi primi). Come ho spiegato, il solo fenomeno osservabile che non è riducibile alle leggi della fisica è la vita psichica.
L'uomo può stabilire dei criteri (arbitrari) per classificare i processi naturali, ma tali criteri esistono solo nella mente umana, e non nella realtà fisica, che è determinata unicamente dalle leggi della fisica. Tutti i processi che avvengono nel nostro cervello sono unicamente determinati dalle leggi della fisica e quindi non è possibile utilizzare concetti estranei a tali leggi (come il concetto di complessità, funzionalità o informazione) per tentare di spiegare la vita psichica come prodotto dei processi cerebrali. Tali concetti presuppongono l'esistenza di una mente cosciente (e quindi trascendente rispetto alle leggi della fisica ) e non possono quindi essere usati per negare l'esistenza di una realtà trascendente rispetto alle leggi della fisica. Faccio un esempio: Se si mettono dei mattoni uno sopra l'altro quello che si ottiene sarà sempre solo un mucchio di mattoni, indipendentemente dal fatto che lo si definisca casa, torre o ponte. I concetti di casa, ponte o torre esistono infatti solo nella mente umana; ciò che esiste nella realtà fisica sono solo le particelle quantistiche, come gli elettroni. Queste particelle possono occupare diverse posizioni nello spazio, per cui possiamo ottenere insiemi di particelle con diverse forme geometriche. Poichè l'interazione elettromagnetica può essere attrattiva, le particelle possono attrarsi e restare le une vicino alla altre, formando così degli oggetti solidi macroscopici. Noi possiamo scegliere di chiamare un insieme di particelle con una data forma "sedia", con un'altra forma "tavolo" ecc. Ma questi nomi e questi concetti sono solo idee astratte che non esistono nella realtà fisica; tali nomi e tali concetti presuppongono l'esistenza della vita psichica, ossia l'esistenza di una persona cosciente ed intelligente che analizza la realtà esterna e la classifica elaborando criteri arbitrari.
Il fatto che per tentare di spiegare la vita psichica si debba ricorrere a tali concetti (complessità, informazione, ecc.), estranei alle leggi della fisica, è una ulteriore dimostrazione del carattere trascendente della vita psichica rispetto alla realtà fisica. Nessun concetto estraneo alle leggi della fisica è infatti necessario per spiegare i processi chimici, biologici, neurologici o cerebrali; tali processi sono spiegati dalle sole leggi della fisica. Si può affermare che le leggi della fisica sono la causa di tutti i processi fisici, chimici e biologici. Se la spiegazione della vita psichica richiede l'introduzione di principi estranei alla fisica, questo significa che tale fenomeno trascende le leggi della fisica, ossia che tale fenomeno non è fisico, a meno che non si cambino le equazioni della fisica. Come ho spiegato, però, cambiare le leggi della fisica significa cambiare tutte le soluzioni di tali equazioni, perdendo quindi tutti quei miliardi di soluzioni corrette che le leggi della fisica ci hanno dato. Poiché le leggi della fisica sono il fondamento di tutte le scienze naturali, cambiare le leggi della fisica significherebbe fare crollare tutta la scienza moderna e ripartire da zero. Ipotizzare un cambiamento delle leggi della fisica significa uscire dall'ambito scientifico ed entrare in quello della filosofia puramente speculativa.
Il processo logico del materialismo è lo stesso che conduce all'idolatria; infatti l'idolatra crede che l'oggetto (idolo) in certe circostanze abbia una vita psichica, a prescindere dal fatto che esso sia fatto con materiale ordinario. Allo stesso modo il materialista crede che l'oggetto (il cervello) abbia una vita psichica, a prescindere dal fatto che sia fatto con materiale ordinario (elettroni, campi elettromagnetici, ecc.) .
Un'ultima tipica contraddizione del materialismo è quella di affermare che gli impulsi elettrici nel cervello generino sensazioni, emozioni, ecc. Tale affermazione è incompatibile con le leggi della fisica che stabiliscono che gli impulsi elettrici nel cervello sono equivalenti agli impulsi elettrici fuori dal cervello (un impulso elettrico è costituito unicamente da elettroni in movimento) e che tutti gli impulsi elettrici generano solo campi elettromagnetici. Per affermare che gli impulsi elettrici generano qualcos'altro oltre ai campi elettromagnetici, bisognerebbe cambiare le leggi della fisica. Di fatto i materialisti prendono in prestito alcune parole chiave dal linguaggio scientifico, come "impulso elettrico", "energia", ecc. e poi attribuiscono a tali entità proprietà che sono incompatibili con le leggi della fisica. Si tratta di un vero e proprio abuso del linguaggio scientifico.
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:07
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:07
Risposte alle domande dei visitatori

risponde Marco Biagini
Dottore di Ricerca in Fisica dello Stato Solido.


Esistono miracoli dimostrati scientificamente?


Generalmente per miracolo si intende una palese violazione delle leggi naturali. Il punto è che i miracoli sono per definizione eventi eccezionali e non riproducibili in laboratorio. I miracoli possono essere studiati quindi solo a posteriori, sulla base della documentazione disponibile. Naturalmente il giudizio su tale documentazione è soggettivo; non essendo il miracolo riproducibile, chi non vuole credere al miracolo obietterà che si tratta di documentazione falsa o sbagliata. Molti miracoli sono stati studiati scientificamente ed un resoconto di questi studi è disponibile anche on line. Per esempio, informazioni sulle guarigioni miracolose di Lourdes possono essere trovate su (sito in francese):
www.catholic-forum.com/catholicteacher/lourdescontents.html

Una documentazione scientifica sul miracolo eucaristico di Lanciano è disponibile su www.totustuus.org/Miracoli.Eucaristici/Lanciano/Lanciano.htm

Personalmente penso che il miracolo meglio documentato sia il miracolo del sole di Fatima, avvenuto nell'ottobre del 1917. Io ne appresi l'esistenza solo pochi anni fa, leggendo un articolo sul Corriere della Sera. Di Fatima sapevo solo che alcuni bambini avevano avuto una visione della Madonna, e null'altro. Restai quindi molto sorpreso di leggere che una folla di 70000 persone aveva visto il sole danzare nel cielo per alcuni minuti. Relativamente al numero di testimoni, si trattava del più grande miracolo dopo il passaggio del Mar Rosso ! Devo dire che la cosa mi sorprese a tal punto da lasciarmi piuttosto scettico.
Decisi comunque di cercare maggiori informazioni, e quello che ho trovato ha fugato in me ogni dubbio relativo alla natura soprannaturale degli eventi di Fatima. Innanzitutto, il miracolo del sole di Fatima è citato anche su diverse enciclopedie laiche, come l'enciclopedia Britannica, dove alla voce Fatima ho trovato :

village and sanctuary, Vila Nova de Ourém municipality, Santarém district, central Portugal; it is located on the tableland of Cova da Iria, 18 miles (29 km) southeast of Leiria. Fátima was named for a 12th-century Moorish princess and since 1917 has been one of the greatest Marian shrines in the world, visited by thousands of pilgrims annually. On May 13, 1917, and in each subsequent month until October of that year, three young peasant children, Lucia dos Santos and her cousins Francisco and Jacinta Marto, reportedly saw a lady who identified herself as the Lady of the Rosary. On October 13, a crowd (generally estimated at about 70,000) gathered at Fátima witnessed a "miraculous solar phenomenon" immediately after the lady had appeared to the children.

A partire dal 1910, il governo portoghese aveva istituito una durissima battaglia senza esclusione di colpi contro la Chiesa Cattolica : furono espulsi gli ordini religiosi e conviscate le loro proprietà, fu impedito l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole, furono abrogate molte festività religiose. La persecuzione dei cattolici di questi primi anni della repubblica, attrasse l'attenzione internazionale e creò conflitti tra il governo e i diplomatici stranieri, le organizzazioni umanitarie e molti giornalisti. Il direttore (ateo) Avelino de Almeida del quotidiano filogovernativo "O seculo" era presente a Fatima il 17 ottobre, giorno nel quale i tre bambini avevano preannunciato che Dio avrebbe dato un segno miracoloso. L'intenzione era quello di scrivere un articolo per screditare le "superstizoni" del cattolicesimo. L'articolo pubblicato con il titolo "Evento Terrificante! Come Il Sole Ha Ballato Nel Cielo Di Fatima!", può essere trovato sul sito www.ewtn.com/fatima/apparitions/October.htm

Nel suo articolo, il giornalista descrive una folla di dimensioni bibliche, dispersa sui campi di Fatima. Ad un certo punto, questa immensa folla comincia a gridare "Miracolo! Miracolo!" guardando verso il sole. Il giornalista descrive una folla attonita, che urla e prega.
Ho cercato di analizzare questi dati criticamente per vedere se era possibile dare una spiegazione plausibile che escludesse un intervento divino, ma non ne ho trovata nessuna. Non esiste alcuna spiegazione scientificamente accettabile per un simile fenomeno. Non mi sembra ragionevole ipotizzare un complotto di 70000 persone che simulano di avere una visione collettiva. Nè sarebbe stato possible ipnotizzare una folla così numerosa, dispersa su un area di alcuni kilometri quadrati. Del resto è scientificamente impossibile, anche con la tecnologia di cui disponiamo oggi (figuriamoci con quella del 1917!), realizzare uno strumento in grado di creare una illusione ottica del genere. Alcuni atei cercano di spiegare questo miracolo affermando che se si guarda verso il sole, si vedono poi delle macchie colorate pulsanti, o che quando le nuvole si muovono possono dare l'impressione che il sole si muova. Naturalmente, sappiamo tutti questo, tutti abbiamo guardato verso il sole e ne conosciamo gli effetti, tutti abbiamo visto le nuvole muoversi in cielo. Come lo sappiamo noi, lo sapevamo certamente anche tutti coloro che erano a Fatima. Quindi a meno di ipotizzare che a Fatima ci fossero solo 70000 idioti, direi che tale spiegazione non è assolutamente plausibile. Alcuni poi parlano di isterismo o di suggestione. Ma se i cattolici fossero tutti soggetti a queste crisi isteriche o fossero così facilmente suggestionabili, non si spiegherebbe come mai in 2000 anni di storia del cattolicesimo non si trovino altri casi di folle che osservano fenomeni straordinari come quello di Fatima. In fondo, c'era solo la parola di tre bambini e null'altro; se questo fosse sufficiente per suggestionare a tal punto i cattolici, allora chiunque si metta a raccontare in giro di avere visto la Madonna dovrebbe facilmente riuscire a far sì che una folla di 70000 cattolici veda il sole danzare nel cielo. Alcuni poi ipotizzano che a Fatima quel giorno si sia verificato un qualche raro fenomeno fisico che causa l'illusione ottica di un sole in movomento; certamente dovrebbe trattarsi di un fenomeno molto raro, visto che non si hanno altri casi documentati nella storia. Non credo che tale ipotisi abbia alcun valore, ma se anche dovesse essersi trattato di un rarissimo fenomeno fisico, il fatto che sia avvenuto proprio nel luogo e nel giorno in cui la bambina Lucia aveva preannunciato che il Signore avrebbe dato un segno, resta per me la più evidente prova del carattere sovrannaturale di tale evento. Il miracolo di Fatima è per me il miracolo meglio documentato della storia.
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:07
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:08
Marco, con i tuoi ragionamenti hai concluso che Dio non ha natura fisica o materiale. Può la scienza dirci qualcosa di più su Dio?


No, la scienza deve fermarsi qui, ma io penso che la ragione possa andare oltre e farci comprendere razionalmente alcuni attributi di Dio, definito in prima istanza come la Causa necessaria dell'esistenza della nostra psiche.

1) Innanzitutto, il fatto che Dio abbia la capacità di creare la nostra psiche, mentre noi, non solo non siamo in grado di creare nessuna psiche, ma abbiamo bisogno di essere creati per cominciare ad esistere come persone coscienti, dimostra che Dio è immensamente superiore a noi; esiste un abisso di superiorità che ci separa da Dio, il chè equivale a dire che Dio è trascendente rispetto all'uomo.

2) Poiché Dio è il Creatore di noi stessi, Egli deve essere esistito prima di noi e deve esistere indipendentemente da noi; in altre parole, la Sua esistenza non dipende da noi mentre la nostra esistenza dipende da Lui.

3) Poiché Dio ha la capacità di creare la nostra intelligenza, la nostra coscienza e la nostra volontà, Egli deve necessariamente essere intelligente, cosciente e dotato di volontà. Infatti Dio, essendo immensamente superiore a noi ed essendo il Creatore delle nostre capacità, non può non possedere, ed in modo superiore al nostro, le nostre capacità. Inoltre, essendo Dio il Creatore della nostra mente, Dio deve conoscerci perfettamente.

4) Poiché Dio è immensamente superiore a noi, Egli deve possedere la capacità di amare in modo immensamente superiore al nostro.

Queste considerazioni dimostrano che la Causa necessaria dell'esistenza della nostra psiche è necessariamente un Dio personale, cosciente ed intelligente. é


Può la scienza stabilire quale sia la vera religione?


No, credere in una religione anzichè in un'altra è sempre una scelta personale, anche se credo che ci siano degli elementi oggettivi che differenziano le religioni (la loro storia, la loro teologia, ecc.) e che possono essere analizzati razionalmente. Mi limito ad un paio di considerazioni. Nei tempi in cui l'umanità era ancora tutta presa da culti politeistici, rappresentava gli dei con idoli antropomorfi o associati agli elementi della natura, vi era un solo popolo monoteista che adorava un solo Dio di Spirito, di cui vietava rigorosamente ogni rappresentazione. Questo concetto monoteista di Dio è comparso nella storia attraverso il popolo ebraico ed ogni religione monoteista non può non riconoscere nella Bibbia le proprie radici.
C'è poi un secondo importante elemento oggettivo che deve essere considerato. Attraverso il cristianesimo è entrato nella storia un concetto di amore divino assolutamente nuovo, che ha cambiato la storia dell'umanità: è il concetto di un Dio che ci ama fino al punto da farsi uomo ed accettare una sofferenza ed una morte atroce per salvarci dalla nostra esistenza peccaminosa ed infelice e condurci alla vera ed eterna felicità .


Perchè c'era bisogno che Gesù soffrisse tanto per salvarci dai nostri peccati? Non poteva salvarci e basta, senza farsi crocefiggere?


Io credo che ogni uomo avesse bisogno di sapere che Dio era disposto a soffrire fino a quel punto per lui, per fidarsi fino in fondo di Dio. L'uomo aveva bisogno di quella prova d'amore, e Dio sapendolo, ha accettato di dare all'uomo ciò che l'uomo consciamente o inconscamente gli chiedeva. Gesù ha dovuto soffrire e morire a quel modo per convincerci della bontà e dell'amore di Dio verso di noi. E' l'ostinata diffidenza e sfiducia dell'uomo nei confronti di Dio che costringe Dio a dare all'uomo quella prova d'amore di cui l'uomo aveva bisogno per fidarsi fino in fondo di Dio. Morendo in croce, Gesù distrugge la nostra diffidenza e i nostri dubbi, e ci dà la forza di credere e di fidarci di Lui, attirandoci a Sè. Questo significa che ciascuno è personalmente e direttamente responsabile delle sofferenze di Gesù. Questa diffidenza, questa mancanza di fede e di fiducia in Dio, così come l'eccesso di fiducia in se stessi, è proprio l'essenza del peccato originale. Accecato dalla propria superbia, l'uomo rifiuta l'autorità di Dio, e preferisce fidarsi di se stesso, anzichè del suo Creatore; l'uomo s'illude di potere essere indipendente da Dio, di potere essere il dio di se stesso. Ma Dio è la sola fonte di tutto il vero bene ed il vero amore che esiste. L'uomo è incapace di perseguire il vero bene con le sue sole forze; l'uomo ha bisogno di Dio, dei Suoi insegnamenti, del Suo aiuto spirituale, e così, dopo la ribellione contro Dio, precipita sempre più profondamente in un vortice di peccato, da cui può uscire solo permettendo a Dio di cambiare il suo cuore cattivo ed impuro. Dio infatti ci ama infinitamente, e desidera condurre ogni uomo alla vera vita ed alla vera felicità, una condizione che esiste solo in Dio. Ma Dio non può tollerare il male ed il peccato perchè sono incompatibili con la Sua natura, santa e perfetta. Una profonda trasformazione interiore è dunque necessaria per tutti noi, affichè possiamo raggiungere la felicità eterna; dobbiamo essere santificati e purificati da tutti i nostri desideri malvagi e peccaminosi. Dio ha il potere di trasformarci, ma vuole farlo con il nostro consenso; avendo scelto di creare l'uomo libero, Dio intende rispettare la nostra libertà. L'uomo non può dare il proprio consenso a lasciarsi trasformare da Dio, nè può essere in comunione con Dio, fintanto che anche solo un ombra di dubbio o di diffidenza aleggia nel suo cuore (va precisato che tale diffidenza può esistere anche senza che l'uomo ne sia consapevole, a livello inconscio). Dio doveva dunque convincerci, doveva distruggere ogni ombra di dubbio e di diffidenza che esistesse nel nostro cuore e ha scelto di farlo dandoci la prova d'amore più grande che possa esistere : la Passione di Cristo. La Passione di Cristo ci ha riconciliato con Dio perché ha estirpato dal nostro cuore il dubbio e la diffidenza nei confronti di Dio, soddisfacendo il nostro desiderio ed il nostro bisogno (conscio e/o inconscio) di una prova d'amore e comunicandoci così la forza ed il coraggio di fidarci di Dio e di sentirci amati da Lui.


Esistono molte diverse confessioni cristiane; è possibile stabilire con criteri scientifici quale sia il vero cristianesimo?


Non parlerei di criteri scientifici, ma di criteri razionali. Innanzitutto, esistono moltissime diverse denominazioni protestanti che professano dottrine ed interpretazioni della Bibbia diverse e contrastanti tra loro. Questo è un dato oggettivo che dimostra che la Bibbia non è inequivocabilente comprensibile. Ogni protestante generalmente afferma che le proprie interpretazioni sono ispirate dallo Spirito Santo, e che quindi sono vere, ma non ha nessun elemento oggettivo per dimostrare che questo sia vero; in pratica, assume semplicemente che le proprie opinioni siano ispirate dallo Spirito Santo. Il punto è che lo Spirito Santo non può contraddire Se Stesso, e quindi certamente queste interpretazioni contrastanti non possono essere tutte vere, né tutte ispirate dallo Spirito Santo. Il concetto di amore divino implica che, dopo l'ascesa al cielo di Gesù, Dio non possa avere abbandonato l'umanità a se stessa ed alle sue dubbie ed inaffidabili interpretazioni; Dio deve necessariamente essere presente tra gli uomini in ogni tempo per continuare ad insegnare loro la Verità e la legge morale. Per questo Gesù ha fondato la Sua Chiesa, affinchè fosse una guida visibile per tutti i cristiani. L'esistenza di moltissime diverse denominazioni protestanti che interpretano la Bibbia in modo diverso dimostra inequivocabilmente che la Bibbia da sola non può essere una guida sufficente per l'uomo. Del resto, se Gesù avesse voluto fondare la fede su un libro, lo avrebbe scritto Egli stesso; ma Gesù non ha mai scritto nulla. Il nuovo Testamento è stato scritto nel corso di diversi decenni, e le prime comunità cristiane non avevano nessun Nuovo Testamento, ma fondavano la loro fede solo sulla predicazione orale della Chiesa. Tra le varie confessioni cristiane, il cattolicesimo è l'unica che mantiene una continuità storica con Cristo, attraverso la successione apostolica che collega il Papa a Pietro. E Pietro è il solo apostolo a cui Gesù abbia consegnato le chiavi del regno dei cieli (Mt 16:17), il chè dimostra che Gesù assegnò a Pietro un ruolo speciale nella Sua Chiesa; non solo, ma questa consegna delle chiavi è il primo atto compiuto da Gesù dopo avere fondato la Sua Chiesa, il chè dimostra l'esistenza di una stretta relazione tra queste chiavi e la Chiesa. Va puntualizzato che non esiste alcuna continuità storica tra Cristo e le varie denominazioni protestanti, o i testimoni di Geova; Cristo non è mai apparso a Lutero o a Calvino, ecc. Tutte queste confessioni sono sorte solo 1500 anni dopo Cristo (o più, come nel caso dei testimoni di Geova, sorti all'inizio del 1900).
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:09
Gli errori commessi in passato dalla Chiesa (vedi caso Galileo) non minano l'autorità della Chiesa stessa?


Io credo che Dio abbia creato l'uomo libero, e quindi ciascun uomo può commettere errori e peccati ed è responsabile dei propri errori e peccati. Dio non toglie automaticamente il libero arbitrio a tutti coloro che diventano preti, vescovi o papi. Questo significa che qualunque persona può commettere dei peccati, anche un papa, ma la responsabilità di questi eventuali peccati sarebbe comunque personale, e non di tutta la Chiesa. Il Papa stesso è considerato infallibile dalla Chiesa Cattolica solo quando proclama ufficialmente un dogma, in materia di fede e morale, e non nella sua vita privata, nelle sue decisioni personali o nelle sue opinioni scientifiche. L'amore di Dio ci garantisce che gli insegnamenti ufficiali della Chiesa, come quelli contenuti nel Catechismo, sono certamente affidabili e veritieri; è Dio stesso che si fa garante di questi insegnamenti, proprio come è Dio stesso che ispirò gli autori della Bibbia, autori che certamente non erano senza peccati. Bisogna considerare che uomini corrotti sono stati presenti nella Chiesa di Cristo fin dall'inizio. Infatti, Giuda Iscariota era uno dei dodici apostoli; egli fu mandato da Gesù a predicare e a fare miracoli nel Suo nome. Tuttavia, Giuda tradì Gesù, ma questo certo non significa che la Chiesa fondata da Cristo era corrotta. Nel Vangelo di Matteo 16:18, Gesù stesso ci dice che le porte degli inferi non prevarranno mai sulla Sua Chiesa; questo significa che è Gesù stesso che si fa garante degli insegnamenti della Sua Chiesa. San Paolo poi afferma che la Chiesa è "la colonna ed il sostegno della Verità" (1 Tim 3:15). I protestanti ed i testimoni di Geova considerano corrotti molti insegnamenti della Chiesa Cattolica, la cui origine è documentata fin dai primi secoli dopo Cristo. Questo significherebbe che Dio avrebbe abbandonato l'umanità ad una chiesa corrotta per molti secoli, fino al 1500, quando sorse il protestantesimo, o al 1900, quando sorsero i testimoni di Geova. Io penso che questa ipotesi sia incompatibile tanto con i versi di Matteo e 1 Tim, quanto con il concetto stesso di amore divino. é


La scienza oggi non può spiegare l'esistenza della vita psichica. Potranno un giorno i progressi scientifici permetterci di dare una spiegazione dell'esistenza della vita psichica?


Si tratta di una ipotesi irragionevole; ci sono infatti molti importanti argomenti contro la possibilità di una eventuale futura spiegazione scientifica della vita psichica. Per poter dare una spiegazione scientifica della vita psichica sarebbe necessario un nuovo sistema di leggi della fisica. Le leggi della fisica sono però costituite da poche equazioni matematiche correlate tra loro. La loro compatta e rigida struttura matematica esclude la possibilità che esse possano essere modificate o perfezionate; infatti ogni modifica di un'equazione matematica comporta dei cambiamenti radicali di tutte le soluzioni di tale equazione. Poiché dalle equazioni della fisica sono state ottenute miliardi e miliardi di soluzioni confermate con grande precisione dagli esperimenti, modificare le equazioni della fisica significherebbe gettare via di colpo tutte queste soluzioni corrette. D'altra parte, assistiamo giorno dopo giorno ad una sistematica riconferma sperimentale delle leggi della fisica su sempre nuovi sistemi. Ipotizzare che le leggi della fisica siano sbagliate equivale a dire che tutti questi miliardi e miliardi di sistematiche e quantitative conferme sperimentali siano solo una fortunata coincidenza. In questi ultimi decenni sono state compiute molte più verifiche sperimentali di quante non ne siano state compiute nel corso di tutta la storia, ma le leggi della fisica quantistica scoperte nei primi decenni del secolo scorso non sono mai state modificate. Sulla base del numero di verifiche sperimentali compiute, si può affermare che l'elettrodinamica quantistica sia la più anziana e la più testata teoria scientifica della storia.
Poichè le leggi della fisica sono il fondamento di tutta la scienza moderna, l'ipotesi di un nuovo sistema di leggi della fisica rappresenta di per sè un salto fuori dalla scienza, nel campo delle speculazioni filosofiche; il fatto stesso che coloro che rifiutano l'esistenza dell'anima, siano costretti ad ipotizzare un nuovo sistema di leggi della fisica, dimostra l'incompatibilità tra scienza e materialismo.
I progressi scientifici non hanno mai abbattuto risultati confermati da miliardi e miliardi di sistematici dati sperimentali, ed è assurdo ipotizzare che lo facciano. Sarebbe equivalente ad ipotizzare che un giorno la scienza scoprirà la terra non orbita intorno al sole ma è ferma al centro dell'universo. L'affermazione "forse un giorno la scienza scoprirà che ..." non è più accettabile sul piano razionale, grazie alla ampia e sistematica conferma sperimentale ottenuta dalle leggi della fisica. Le leggi della fisica stabiliscono di fatto dei punti fermi, di cui dobbiamo tenere conto se vogliamo fare delle ipotesi che abbiano un fondamento razionale e scientifico.
Abbiamo oggi miliardi e miliardi di dati spermentali che confermano che tutti i processi cerebrali e biologici sono determinati unicamente dall'Eletrodinamica Quantistica. Poichè nessun processo dell'Elettrodinamica Quantistica genera vita psichica, questo equivale a dire che abbiamo miliardi e miliardi di dati sperimentali che confermano che nessun processo biologico o cerebrale genera vita psichica. I progressi scientifici ci permettono solo di scoprire nuovi processi a sempre più alte energie; questo è il solo possibile progresso nella fisica, ma questo tipo di progresso, ci conduce sempre più lontano da una possibile spiegazione della vita psichica perchè nessun processo ad alta energia avviene nel nostro cervello. Si consideri che nei moderni acceleratori di particelle è possibile raggingere energie più di cento miliardi di volte superiori alle energie dei processi chimici e biologici. Eppure, nella speranza di scoprire nuovi processi, gli scienziati sono costretti a progettare nuovi acceleratori che permettano di raggiungere energie ancora superiori.
C'é un altro punto fondamentale; la storia ci mostra che il progresso scientifico è stato possibile solo quando si è cominciato a confrondare i risultati teorici con misure sperimentali. Poiché tutti i nostri strumenti di misura funzionano e sono progettati sulla base delle leggi della fisica, e poichè la vita psichica trascende tali leggi, non è possibile progettare strumenti in grado di misurare la vita psichica. In assenza di tali strumenti di misura, e conseguentemente in assenza dei relativi dati sperimentali, non sarà mai possibile, nemmeno concettualmente, raggiungere dei progressi scientifici nella spiegazione dell'esistenza della vita psichica. E' utile osservare che a dispetto dei grandi progressi scientifici che sono stati compiuti nel campo delle scienze naturali, nessun passo avanti è mai stato fatto nella storia sul problema della coscienza, come dimostra il fatto che la scienza non sia in grado di spiegare, nemmeno in linea di principio, l'esistenza di alcuna esperienza psichica, nemmeno della più banale delle sensazioni.
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:12
Se l'anima è trascendente, come può la scienza dimostrarne l'esistenza?

La scienza da sola non può dimostrare l'esistenza dell'anima o di Dio, proprio come non può dimostrare l'esistenza della vita psichica. Anzi, il punto cruciale è proprio il fatto che nella scienza la vita psichica non c'è, né come proprietà della materia, nè di alcun processo fisico, chimico o biologico. Non è la scienza quindi che dimostra l'esistenza dell'anima, ma la ragione che trova nella scienza la conferma della natura trascendente della vita psichica rispetto alla materia e ai suoi processi. E' la ragione che analizza sia le teorie scientifiche che i fenomeni osservabili (incluso il fenomeno della vita psichica) comprendendo così che nella fisica, la vita psichica non c'è; ci sono tutti i processi naturali che conosciamo, fisici, chimici e biologici, ma non c'è la vita psichica. A questa assenza si contrappone la nostra presenza come persone coscienti e senzienti. La ragione non può quindi giustificare l'esistenza della nostra vita psichica senza ammettere l'esistenza in noi di un elemento immateriale e non-fisico, ossia un'anima. Il nostro esserci "coscientemente" è la prova più diretta dell'esistenza dell'anima e di Dio, il Creatore di noi stessi.
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:13
L'esistenza dell'universo implica l'esistenza di un Dio personale? Ovvero: a prescindere dal problema dell'esistenza della vita psichica, l'esistenza dell'universo è sufficiente a dimostrare l'esistenza di Dio?


La scienza ha dimostrato che lo stato dell'universo è determinato da specifiche equazioni matematiche, le leggi della fisica; l'universo non può esistere indipendentemente da tali equazioni matematiche, le quali stabiliscono gli eventi e le modalità con cui essi avvengono (tra tali modalità possiamo includere anche la probabilità che l'evento avvenga, secondo le previsioni della meccanica quantistica). Noi sappiamo però che una equazione matematica non può sussistere da se stessa, ma essa esiste solo se pensata da una mente cosciente ed intelligente. Un'equazione matematica è infatti solo un concetto astratto, la cui esistenza presuppone l'esistenza di una persona che concepisca tale concetto. L'esistenza di questo universo dalla struttura matematica presuppone quindi l'esistenza di un Dio personale, il Quale pensando l'universo, lo pone in essere. In altre parole questo universo non può esistere di per se stesso, ma può esistere solo se esiste un Dio che lo concepisce secondo determinate equazioni matematiche. Alcuni ritengono che le attuali leggi della fisica non possano essere ritenute esatte perchè non disponiamo ancora di una teoria che unifichi la relatività generale, l'interazione elettrodebole e l'interazione forte. Va innanzitutto precisato che non è assoltamente necessario che tale teoria debba esistere; Dio avrebbe potuto concepire l'universo sia secondo una teoria unificata che secondo alcune teorie tra loro scorrelate. In ogni caso, una nota proprietà delle equazioni matematiche è la possibilità di trovare equazioni approssimate in grado di riprodurre con ottima accuratezza i risultati dell'equazione esatta, all'interno di specifici campi di valori. Questa è la ragione per cui è possibile usare la meccanica classica (che rappresenta l'approssimazione) al posto della meccanica quantistica (che rappresenta la teoria esatta) nello studio di molti processi macroscopici. Dunque, indipendentemente dal fatto che si vogliano considerare le attuali leggi della fisica come esatte o approssimate, l'accuratezza e la sistematicità delle loro previsioni dimostrano che lo stato dell'universo è determinato da specifiche equazioni matematiche. Se i processi naturali non fossero determinati da alcuna equazione matematica, non ci sarebbe ragione di aspettarsi di potere prevedere i processi naturali (neppure un numero limitato di essi), attraverso equazioni matematiche.

Alcuni obiettano che le equazioni matematiche non sono i principi che governano l'universo, ma solo una loro rappresentazione creata dall'uomo. Altri affermano che la matematica è solo il linguaggio usato per descrivere l'universo. Tali obiezioni però non reggono, poichè le leggi della fisica sono intrinsecamente concetti matematici astratti, e quando si chiede a costoro di descrivere quali dovrebbero essere i "principi naturali" che governano l'universo, principi di cui le equazioni della fisica (per esempio, l'equazione di Schroedinger o di Dirac) dovrebbero essere solo delle rappresentazioni, essi restano senza parole. La loro incapacità di descrivere in modo concreto le leggi della fisica (ossia di descriverle come entità non concettuali) è una diretta conseguenza della natura intrinsecamente astratta e concettuale delle leggi della fisica. In verità, essi usano il termine "principi naturali" o forme equivalenti, ma si tratta di concetti vaghi e completamemte indefiniti, ossia si tratta di non-concetti, ma solo di vuote figure retoriche, prive di alcun significato reale. Inoltre, il dato di fatto indiscutibile che la scienza ci fornisce è che i fenomeni naturali avvengono secondo specifiche equazioni matematiche. Non c'è alcun bisogno di introdurre dei vaghi ed oscuri concetti di "principi naturali" per spiegare questo fatto. La spiegazione più semplice e più diretta è che la natura è regolata da equazioni matematiche. I "principi naturali" sono un concetto tanto vuoto ed indefinito quanto superfluo.

Alcuni poi affermano che le equazioni della fisica non sono la causa dei processi naturali, ma sono solo il risultato della nostra analisi a posteriori dei dati sperimentali; in altre parole, sono solo il modo in cui abbiamo riordinato e riassunto, in un linguaggio matematico, i dati in nostro possesso. Ma se così fosse, ogni nuovo dato sperimentale dovrebbe costringerci a rivedere le nostre analisi e a modificare le nostre equazioni. Tale obiezione è palesemente smentita dalla capacità predittiva delle equazioni della fisica. Se l'universo non fosse infatti governato da leggi matematiche, la situazione dovrebbe essere la seguente: analizzando i dati sperimentali saremmo in grado di trovare una qualche equazione matematica in grado di rappresentare tali dati. Ma ogni nuovo esperimento ci fornirebbe nuovi dati, in disaccordo con le nostre equazioni, così che ad ogni nuovo esperimento dovremmo modificare le nostre equazioni. Infatti, i possibili valori numerici dai dati sperimentali sono a priori infiniti, e quindi la probabilità che un nuovo esperimento fornisca dati in accordo con le previsioni delle nostre equazioni sarebbe nulla in un universo non intrinsecamente strutturato su equazioni matematiche (la probabilità si calcola come il rapporto tra i casi favorevoli e quelli possibili, ed essendo i casi possibili infiniti, tale rapporto è nullo). Abbiamo invece riscontrato la situazione opposta, ossia la sistematica riconferma delle soluzioni delle equazioni della fisica. Si consideri che le equazioni della meccanica quantistica furono scoperte il secolo scorso analizzando alcuni semplici atomi; tali equazioni hanno poi correttamente previsto il comportamento di miliardi di altre molecole e sistemi, senza mai necessitare di alcuna modifica. Da un secolo a questa parte, negli innumerevoli studi su sempre nuovi sistemi e materiali, assistiamo ad una sistematica riconferma delle leggi della fisica. Possiamo concludere quindi che è nulla la probabilità che l'universo non sia intrinsecamente strutturato su equazioni matematiche.

Alcuni considerano le equazioni della fisica come una mera descrizione dell'universo, come una mappa lo è di un territorio, pur non essendo il territorio. Anche questo tipo di obiezione cade se si considera il potere predittivo delle leggi della fisica; la mappa infatti non può in nessun modo predirre le modifiche che averranno in un territorio nel corso del tempo, essendo solo una descrizione grafica dei rilievi finora effettuati. La mappa non può fornirci nessuna nuova informazione oltre a quelle che sono state utilizzate da chi ha scritto la mappa stessa, al contrario delle leggi della fisica che sono in grado di fornirci nuove informazioni su esperimenti che non sono ancora stati fatti, prevedendone in anticipo i risultati. La mappa deve essere sempre riaggiornata ad ogni combiamento, e questo è quello che dovrebbe succedere anche alle leggi della fisica, se esse fossero solo una mappa dell'universo, costruita sui nostri dati sperimentali: ogni nuovo dato sperimentale rappresenterebbe una modifica del nostro insieme di dati e richiederebbe un riaggiornamento delle nostre equazioni. Non è possibile giustificare lo strabiliante accordo tra i dati sperimentali e le leggi della fisica e la capacità predittiva di tali leggi senza riconoscere che lo stato dell'universo debba essere necessariamente determinato da specifiche equazioni matematiche.

Secondo alcuni l'universo sarebbe governato dal caso, poichè il processo quantistico del collasso della funzione d'onda è aleatorio. Questo è palesemente falso. Infatti per ogni esperimento esistono a priori infinite possibili distribuzioni di probabilità. La materia però segue sistematicamente la distribuzione di probabilità determinata dalle medesime equazioni matematiche (le leggi della fisica). Altri ritengono che il collasso della funzione d'onda non abbia una natura matematica. Questo è chiaramente falso: essendo la funzione d'onda un concetto matematico, ogni processo che la riguarda è necessariamente un concetto matematico. Ma a prescindere da questo, il punto rilevante non è la natura matematica o meno dell'universo ma la sua natura concettuale. Sia le equazioni matematiche che la funzione d'onda ed il suo collasso sono concetti astratti, e come tali non possono esistere indipendentemente da una mente che li concepisca. La scienza ci ha fatto comprendere come l'universo sia governato da una teoria astratta e concettuale, fondata su specifiche equazioni differenziali e sul collasso della funzione d'onda. Un tale universo non può quindi esistere senza un Dio intelligente che lo concepisca secondo tale teoria. Un concetto non può infatti essistere da se stesso, ma solo in quanto pensato da una mente intelligente. Negare questo per me significa semplicemente negare l'evidenza. L'ateismo è inconciliabile con la visione dell'universo che la scienza moderna ci presenta, poichè l'intrinseca natura astratta e concettuale delle leggi che governano l'universo implica l'esistenza di un Dio personale. é
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:20
E' possibile che la Cromodinamica Quantistica possa dare una spiegazione della vita psichica?


No perché l'interazione della Cromodinamica Quantistica è un'interazione a corto raggio. Questo significa che, nei sistemi molecolari, il solo effetto di tale interazione è di tenere i quark legati insieme nei nucleoni, ed i nucleoni legati insieme nei nuclei atomici. I processi della Cromodinamica quantistica esistono dunque solo dentro i nuclei, e sono esattamente gli stessi processi che avvengono sia dentro i nuclei atomici nel nostro cervello, che dentro i nuclei atomici negli atomi isolati o in qualunque materiale. Questo è un risultato scientifico assolutamente assodato. Il punto è che noi sappiamo che tutti i processi cerebrali consistono unicamente in successioni di impulsi elettrici e reazioni chimiche, e che tali processi sono determinati unicamente dalla Eletrodinamica Quantistica. Poichè sappiamo che l'Elettrodinamica Quantistica non genera emozioni o pensieri, possiamo stabilire che nessun processo cerebrale genera emozioni o pensieri. é


La possibile unificazione della Cromodinamica Quantistica e dell'Eletrodinamica Quantistica potrebbe fornire una spiegazione della vita psichica?


No, perché abbiamo miliardi e miliardi di sistematici dati scientifici che confermano che i processi della Cromodinamica Quantistica avvengono solo ad energie molto elevate, molto al di sopra delle energie disponibili nei processi molecolari e biologici. I processi della Cromodinamica Quantistica possono essere osservati solo nelle reazioni nucleari o in potenti acceleratori di particelle. Se la Cromodinamica Quantistica avesse qualcosa a che fare con i pensieri e le emozioni, allora i pensieri e le emozioni dovrebbero esistere solo nei reattori nucleari e negli acceleratori di particelle, e certamente non dovrebbero esistere nell'uomo. Si consideri che l'unificazione dell'interazione elettromagnetica e dell'interazione debole è già stata fatta, ma questo non ha cambiato nulla nella nostra spiegazione dei processi molecolari e chimici; questi processi sono ancora determinati unicamente dalla Elettrodinamica Quantistica, perchè l'interazione debole non influisce sui processi molecolari o chimici; questo risultato era stato stabilito prima dell'unificazione, ed è rimasto ovviamente immutato dopo l'unificazione. I risultati dell'unificazione dell'interazione elettromagnetica e dell'interazione debole, sono osservabili solo ad energie oltre un miliardo di volte superiori alle energie dei processi chimici e biologici. Si stima che gli effetti dell'unificazione della cromodinamica e dell'elettrodinamica quantistica possano essere osservabili solo su processi ad energie superiori ad un miliardo di miliardi di volte alle energie dei processi chimici e biologici. Tali energie non sono ancora raggiungibili neppure nei più grandi laboratori. é


Il fatto che il mio cane venga da me quando lo chiamo, non dimostra che il mio cane è cosciente e riconosce la mia voce?


No. Infatti la tua voce provoca delle vibrazioni nell'aria che possono essere ricevute ed analizzate in modo automatico anche da strumenti elettronici. Una volta che tali vibrazioni sonore sono state analizzate, lo strumento può determinare un certo tipo di risposta per quel dato tipo di vibrazioni sonore che ha ricevuto. Questo è ciò che avviene quando troviamo un operatore automatico che risponde alle nostre chiamate telefoniche. Le onde sonore vengono tradotte in successioni di impulsi elettrici, che vengono analizzati secondo le modalità con cui lo strumento è stato progettato. Anche le onde sonore che arrivano all'orecchio del cane vengono tradotte in successioni di impulsi elettrici, e non si può escludere che la reazione del cane sia dovuta unicamente all'analisi automatica di tali impulsi elettrici, senza l'intervento di alcuna sensazione uditiva. é


Capisco che un computer ed un robot siano in grado di reagire ad uno stimolo esterno senza avere alcun tipo di sensazioni. Questo perchè il computer ed il robot sono stati programmati in modo tale da comportarsi così. Chi ha programmato il mio cane per comportarsi come si comporta?


Si può ipotizzare che il cane sia il prodotto di un processo evolutivo, e quindi che sia stata la selezione naturale a programmare il tuo cane. La selezione naturale funziona nel modo seguente. Ogni organismo viene concepito con un suo proprio patrimonio genetico, che differisce da quello dei genitori. Il comportamento dell'animale è determinato dal proprio patrimonio genetico, così come il comportamento di un computer è determinato dal suo sistema operativo. I geni vengono in genere trasmessi dai genitori, ma a volte i figli possiedono anche dei geni nuovi, assenti nei loro genitori; è il caso della mutazione genetica, fenomeno spiegato dalla meccanica quantistica. Gli esemplari che casualmente nascono con dei geni tali da generare comportamenti più utili alla loro sopravvivenza, hanno una maggiore probabilità di sopravvivere. Tali esemplari hanno anche una maggiore probabilità di generare figli che possiedano tali geni. Quindi con il passare del tempo, il numero di esemplari che non possiedono i suddetti geni tenderanno ad estinguersi, e resteranno così solo gli esemplari che possiedono tali geni. I cani che, a causa di mutazioni genetiche, esibivano comportamenti protettivi o affettuosi nei confronti dei loro padroni, avevano una maggior probabilità di essere adottati dall'uomo, e quindi di sopravvivere. L'uomo è quindi intervenuto nel processo di selezione naturale, determinando così alcune caratteristiche comportamentali del cane. é


Non è forse vero che ogni teoria che costruiamo ci spinge a formulare delle nuove domande e a cercare di raggiungere progressivamente una sempre maggiore unità?


C'e' un punto fondamentale che però stai trascurando, ed è il fatto che nel tentativo di andare più a fondo, la fisica non fa che riconfermare sempre pienamente i risultati precedenti; le nuove teorie infatti si riferiscono sempre a nuovi campi di energia, sempre più alti e sempre più lontani dalle energie in gioco nei processi molecolari. La cromodinamica quantistica, ossia la teoria dei quark, tanto per fare un esempio, non cambia neppure una virgola della meccanica quantistica che resta e sempre resterà la teoria base per la descrizione dei processi molecolari. La meccanica quantistica è un punto di arrivo definitivo per la descrizione dei processi molecolari così come la meccanica classica è e sempre resterà un punto di arrivo definitivo per gli ingenieri che costruiscono case o palazzi. Sarebbe assurdo ipotizzare che un giorno scopriremo che la meccanica classica è sbagliata nella trattazione della statica dei corpi macroscopici e allora tutte le case ed i palazzi improvvisamente crolleranno.
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:21
E' davvero possibile nel contesto della Fisica arrivare a costruire una teoria ultima, una teoria fondamentale con cui "spiegare tutto"?


Ciò che è certamente possibile, perché è già stato fatto, è costruire una teoria ultima e definitiva per la spiegazione di tutti i processi molecolari, così come è stato possibile costruire una teoria ultima per la statica e la dinamica dei corpi macroscopici (meccanica classica). é


Un vero scienziato non dovrebbe cercare sempre una spiegazione logica per ogni fenomeno, rifiutando di accettare l'esistenza di fenomeni sovrannaturali?


No, penso che un vero scienziato debba sapere analizzare senza preconcetti i dati sperimentali in suo possesso, cercando di capire se tali dati siano o meno compatibili con le attuali teorie scientifiche. Rifiutare a priori l'esistenza di fenomeni sovrannaturali o cercare di nascondere o mascherare l'incompatibilità di determinati fenomeni con le teorie scientifiche in nostro possesso sono atteggiamenti che non si addicono ad un vero scienziato. é


Certe volte si sente dire che nella scienza non ci sono mai dei risultati definitivi. Sei d'accordo con questa affermazione?


No, perché la fisica, proprio perché è una scienza da principi primi, ci ha dato molti risultati definitivi. Per esempio, il fatto che l'elettrone ed il protone abbiano carica uguale ma di segno opposto, o il fatto che la terra orbiti intorno al sole, possono essere considerati dei risultati definitivi. L'elettrodinamica quantistica è stata confermata in modo così preciso e sistematico che può essere considerata un punto di arrivo definitivo nella spiegazione dei processi molecolari. é


E' sicuro che tutte e proprio tutte le leggi che regolano l'universo siano state scoperte ?


La questione non è se tutte le leggi che regolano l'universo siano state già scoperte, ma il fatto che siano già state scoperte le leggi che determinano tutti i processi molecolari, quelli che a loro volta determinano ogni processo biologico, includendo i processi cerebrali. Anche se non sappiamo ancora esattamente quello che succede in un buco nero, sappiamo già che ciò che avviene nel buco nero non interferisce nei processi biologici. é


E' vero che ci siano prove comportamentali del fatto che i primati superiori, nei quali la corteccia prefrontale è particolarmente sviluppata, siano consapevoli, nel senso che siano in grado di riconoscersi allo specchio?


No, non esiste alcuna prova del fatto che i primati siano consapevoli; si tratta solo di interpretazioni arbitrarie del loro comportamento. Sappiamo infatti che è possibile programmare un computer in modo tale che riconosca delle immagini (eventualmente anche l'immagine di se stesso) senza che il computer sia consapevole di nulla. é


Che cos'è la teoria dei multiversi o multi-universi?


Si tratta di un'idea puramente speculativa che ipotizza l'esistenza di infiniti universi nei quali si realizza ogni possibilità che possiamo immaginare. Questo significa che se tiri un dado dovrebbe esistere un universo diverso per ogni possibile risultato, così come dovrebbe esistere un universo nel quale tu scegli di non lanciare il dado; e questo per ogni tua azione o pensiero. E' chiaro che non si tratta di una teoria scientifica, ma solo di una speculazione filosofica, perchè non esiste alcun supporto sperimentale a tale ipotesi, visto che il solo universo di cui abbiamo un'evidenza sperimentale è il nostro universo. é


Puoi spiegarmi perchè il mio cane quando mi vede mi corre incontro scodinzolando sembrando "contento"?e perchè quando manco io non mangia più (nonostante sia mia madre a dargli da mangiare)? prova un'emozione o in base a quale legge della fisica si comporta così?


Questi comportamenti apparentemente affettuosi del cane possono essere spiegati con la selezione naturale. I cani che a causa di mutazioni genetiche esibivano casualmente tali comportamenti, avevano una maggior probabilità di essere accettati dall'uomo, e quindi di sopravvivere. Era sufficiente che l'animale presentasse questi atteggiamenti nei confronti di un solo membro della famiglia (anche se non era colui che lo nutriva) per essere accettato dalla famiglia. Si tratterebbe di un caso di selezione naturale, indotta dall'uomo. é


Che relazione c'è tra la selezione naturale e le leggi della fisica?


La selezione naturale non è altro che l'applicazione delle leggi della statistica al caso di mutazione genetica. Le leggi della statistica sono parte integrante delle leggi della fisica, e la mutazione genetica è una diretta conseguenza delle leggi della meccanica quantistica. é


Perché il mio cane guaisce quando gli pesto accidentalmente la coda?


Il guaire del cane può essere considerato un meccanismo di allarme, un modo per dare un avvertimento a chi ha pestato la coda. La selezione naturale ha selezionato quei comportamenti che potevano essere utili per preservare l'animale da danni fisici. Bisogna anche considerare che gli animali vivono spesso in branchi; il fatto che un animale sia in grado di comunicare attraverso suoni o altri meccanismi con gli altri animali, dando loro per esempio avvertimenti di pericolo, risulta utile alla sopravvivenza del branco. Questo spiega perché un cane ferito guaisca; in questo modo infatti può segnalare un eventuale pericolo ad altri animali del branco. é


Noi concettualmente descriviamo la realtà fisica non solo in termini di particelle quantistiche, ma anche in termini di loro combinazioni. Quando gli atomi formano le molecole, producono sostanza con diverse proprietà, proprietà diverse da quelle degli atomi.


Innanzitutto, nessuna combinazione di particelle quantistice è possibile nelle leggi della fisica. Ciò che abbiamo sono solo particelle quantistiche, come eletroni e protoni, che interagiscono attraverso l'interazione elettromagnetica. Questa interazione può essere attrattiva, e quindi le particelle quantistiche possono restare le une vicino alle altre in diverse forme geometriche; questo è ciò che è un atomo, una molecola o un oggetto macroscopico, e niente più. Inoltre, tutte le molecole hanno di fatto le stesse proprietà, e queste proprietà sono la possibilità di scambiare energia con altre particelle o fotoni, e di muoversi nello spazio. Queste sono le stesse proprietà di tutte la particelle quantistiche. Poichè la meccanica quantistica stabilisce che questi scambi di energia debbano essere quantizzati, possiamo avere molecole diverse che scambiano quantità diverse di energia, e questa è per esempio la ragione per cui molecole diverse hanno colori differenti. Infatti, molecole diverse assorbono fotoni con energia diversa; il processo resta comunque sempre lo stesso, ossia assorbimento di fotoni.
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:22
Se gli animali non hanno sensazioni, qual'è la funzione del loro cervello e del loro sistema nervoso?


La funzione del sistema nervoso è quella di ricevere gli stimoli esterni, trasmetterli ad una unità centrale (il cervello), che elabori tali dati e stabilisca un certo tipo di reazione. Proprio come avviene nei computers, quando sono collegati ad una telecamera o ad un microfono. Anche il cervello dell'uomo gestisce molti processi in modo assolutamente inconscio; certamente non siamo noi a stabilire coscientemente la quantità dei succhi gastrici che dobbiamo produrre. Oppure quando camminiamo, non siamo noi che consciamente diamo il comando ad ogni nostro muscolo coinvolto nel movimento dei nostri arti. Questi sono alcuni semplici esempi di processi gestiti dal cervello, e non dalla mente. é


Sei sicuro che fra mille anni la nostra scienza non sarà considerata alla stregua di quella degli antichi egizi?


Le leggi della fisica non saranno mai considerate alla stregua delle teorie degli antichi egizi. Non ha alcun senso paragonare le nostre conoscenze scientifiche a quelle degli antichi egizi poichè la loro scienza consisteva in un insieme di nozioni disorganiche e scorrelate, nella maggior parte dei casi prive di alcuna conferma sperimentale. Oggi invece tutti i fenomeni meccanici, elettrici, magnetici, chimici e biologici sono stati ricondotti alle sole leggi della fisica. Tali leggi sono state sistematicamente confermate da innumerevoli e precisi dati sperimentali. Questi miliardi e miliardi di rigorose conferme sperimentali sono un elemento oggettivo che la storia non potrà mai cancellare. L'elettrodinamica quantistica rappresenta una tappa definitiva nella storia, perchè svela i principi primi che determinano ogni processo chimico e biologico. é


Ci sono processi biologici che sono sensibili alla forza di gravità; le attuali leggi della fisica spiegano questi processi?


I soli effetti della gravità sui processi biologici sono dovuti alla classica legge di Newton; dunque anche la fisica classica è già in grado di spiegare gli effetti della gravità terrestre sui processi biologici. Inoltre, è molto semplice introdurre un potenziale gravitazionale classico nell'Hamiltoniana quantistica, e questo descrive correttamente gli effetti della gravità terrestre sui sistemi molecolari. In questo modo è stato predetto il fenomeno conosciuto come interferenza quantistica indotta da gravità; questo fenomeno è stato osservato sperimentalmente nel 1975 ed è riportato su molti libri di testo sulla meccanica quantistica. é


E' vero che la meccanica quantistica può essere applicata solo a sistemi microscopici, mentre per i sistemi macroscopici bisogna usare la fisica classica?


E' assolutamete falso. La meccanica classica è solo una utile approssimazione della meccanica quantistica e non una teoria alternativa ad essa. Mentre la teoria esatta è di validità generale (fisica quantistica), l'approssimazione (fisica classica) può essere utilizzata solo in determinate condizioni, nelle quali si verifica che le differenze tra soluzione esatta e soluzione approssimata sono trascurabili. Nel caso della fisica classica, questo accade nella maggior parte dei sistemi macroscopici, con alcune importanti eccezioni; per esempio, i superfluidi o i superconduttori, pur essendo sistemi macroscopici, non possono essere spiegati con fisica classica. é


Come puoi dimostrare l'esistenza della vita psichica nell'uomo?


Come disse Cartesio: "Cogito ergo sum" (penso dunque esisto). L'esistenza della nostra vita psichica è un fenomeno direttamente osservabile in noi stessi, anzi è la condizione preliminare necessaria per l'osservazione di un qualunque fenomeno. Anche se non è possibile osservare direttamente la vita psichica al di fuori di noi stessi, il fatto stesso che gli altri siano in grado di comprendere concetti come "coscienza", "psiche", ecc. o comunque di discutere di religione, morale, psicologia, ecc. è sufficente a dimostrare l'esistenza della vita psichica anche al di fuori del nostro "io". é


Il principio di indeterminazione di Heisenberg invalida in principio di causa-effetto?


No; infatti il principio di indeterminazione, che è in realtà solo l'enunciazione di una proprietà matematica delle equazioni della fisica quantistica, stabilisce soltanto l'impossibilità di misurare esattamente e contemporaneamente variabili come la posizione e la quantità di moto di una particella. L'evoluzione temporale della funzione d'onda di un qualunque sistema è stabilita in modo rigorosamente deterministico dalle equazioni della meccanica quantistica. Determinismo e principio di causa-effetto sono essenzialmente sinonimi; se lo stato del sistema è determinato da specifiche leggi, questo equivale a dire che tali leggi sono la causa del suo esistere in un dato stato anzichè in altro. Nella meccanica quantistica il determinismo viene violato solo nel momento in cui il sistema fisico viene "osservato", ed è questo il caso a cui si riferisce il principio di indeterminazione di Heisenberg. L'osservazione infatti causa il cosiddetto "collasso della funzione d'onda", ossia una modifica irreversibile dello stato del sistema, modifica che non può essere nè ricondotta, nè spiegata dalle equazioni della fisica. Dopo l'osservazione, il sistema riprenderà ad evolversi in modo deterministico fino alla prossima osservazione. Nella fisica quantistica l'osservazione è un processo non-fisico, perchè agisce dal di fuori delle leggi stesse della fisica e violando tali leggi. Il principio di indeterminazione ed il collasso della funzione d'onda non invalidano quindi il principio di causa-effetto; essi stabiliscono invece in modo molto diretto la natura trascendente dell'osservazione, e conseguentemente, la natura trascendente della vita psichica, che fornisce all'uomo la capacità di "osservare".
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:23
Perchè il principio di indeterminazione di Heisenberg non vale per i sistemi macroscopici?


Il principio di inderminazione vale tanto per i sistemi microscopici come per quelli macroscopici. Tale principio stabilisce un limite massimo alla precisione con cui è possibile misurare contemporaneamente variabili come la posizione e la quantità di moto di un oggetto. Poichè le dimensioni e la massa degli oggetti macroscopici sono enormi, se confrontati con le particelle microscopiche, le misure che possiamo effettuare sui sistemi macroscopici sono estremamente meno precise di quelle che possiamo fare in campo microscopico. Questa è la ragione per cui non ci accorgiamo dell'esistenza del principio di interminazione quanto operiamo nel campo macroscopico. Per fare un esempio, sarebbe come pretendere di rilevare una differenza di peso di un milligrammo con una bilancia che ha la tolleranza del kilogrammo. é


Il filosofo Kant considerava il principio di causa-effetto come una categoria del nostro intelletto: tu cosa ne pensi?


Kant divide la realtà in fenomenica e noumenica; la prima è la realtà così come la conosciamo attraverso i nostri sensi ed il nostro intelletto, mentre la seconda è la realtà così come essa è realmente "in se stessa". La fisica quantistica ha dimostrato che questa divisione è corretta; infatti la realtà fisica (ossia la realtà noumenica, nella terminologia usata da Kant) è molto diversa da ciò che ci appare (il fenomeno). Per esempio il noumeno "tavolo" è costituito per la maggior parte da spazio vuoto, spazio nel quale si muovono continuamente particelle piccolissime. Il fenomeno "tavolo", ossia l'immagine del tavolo che vediamo, è un oggetto compatto, riempito uniformemente di materia immobile. Certamente l'uomo ha un ruolo attivo nel processo di conoscenza, poichè non conosciamo direttamente il noumeno, ma solo le nostre sensazioni (per esempio la sensazione visiva del tavolo) che sono una creazione della nostra psiche e non esistono come tali fuori dalla nostra mente. Kant però sbaglia quando afferma che il noumeno non è conoscible, e che la nostra conoscenza dei fenomeni è costruita attraverso delle categorie che ci costringono a conoscere in quel dato modo con cui conosciamo (l'analogia di Kant è quella del paio di occhiali rossi che ci costringerebbero a vedere tutto rosso, per cui non possiamo che vedere la realtà rossa). Infatti, affinchè l'uomo possa organizzare la conoscenza della realtà attraverso le categorie dell'intelletto, tale realtà deve essere intrinsecamente organizzabile, ossia deve essere strutturata in modo compatibile con i criteri o le categorie usati per organizzarla. Questa compatibilità è una proprietà reale e al tempo stesso conoscibile del noumeno. La scienza oggi ha mostrato che è possibile dare una descrizione molto accurata e fedele della realtà fenomenica attraverso uno specifico sistema di equazioni matematiche. Il punto è che possiamo inventare infinite equazioni matematiche, che però non potrebbero minimamente descrivere la realtà fenomenica. Perchè dunque la realtà fenomenica sarebbe descritta proprio da quelle specifiche equazioni e non da una qualsiasi delle altre infinite equazioni che possiamo inventare? La sola risposta plausibile è che le leggi della fisica rappresentino fedelmente la struttura matematica intrinseca del noumeno. Sarebbe assurdo ipotizzare che le equazioni della fisica siano una categoria del nostro intelletto, dato che sono occorsi parecchi millenni prima che tali equazioni fossero scoperte, e che esse sono il risultato di lunghi studi "a posteriori" sui dati sperimentali. Inoltre, le categorie dovrebbero avere un carattere universale, comune a tutti gli uomini; dovrebbero essere innate, ossia intrinseche alla natura umana, mentre la maggior parte degli uomini, non ha neppure la minima idea di cosa siano le equazioni della fisica. Dunque la fisica ci rivela una proprietà intrinseca del noumeno, ossia l'esistenza di una specifica struttura matematica nell'universo. Kant afferma poi che il principio di causa-effetto è solo una categoria dell'intelletto, e ritiene che tale principio, in quanto categoria, possa essere applicato solo alla realtà fenomenica. L'errore di Kant è ancora quello di non riconoscere che, se la realtà fisica (ossia noumenica) non fosse strutturata in modo compatibile ai principi da noi usati per conoscerla, nessun tipo di conoscenza sarebbe possibile, nè sarebbe possibile giustificare la nostra capacità di descrivere e prevedere sistematicamente i fenomeni naturali utilizzando tali principi. L'esistenza di leggi matematiche che determinano lo stato ed i processi nella realtà fisica/noumenica implica che il principio di causa-effetto sia intrinseco alla natura del noumeno, ovvero sia necessario per l'esistenza stessa del noumeno; tali leggi sono infatti la causa dell'esistenza del noumeno in un dato stato anzichè in un altro. Il principio di causa-effetto non può quindi essere considerato solo una categoria dell'intelletto umano, poichè l'universo, ossia il noumeno, esiste indipendentemente dall'uomo ed esisteva prima dell'uomo. Cade dunque la tesi di Kant secondo cui il principio di causa-effetto non possa essere applicato al di fuori della conoscenza fenomenica. E' utile osservare che lo stesso Kant cade in contraddizione perchè di fatto fa uso del principio di causa-effetto quando postula l'esistenza del noumeno (che funge da causa) per giustificare l'esistenza del fenomeno (che è l'effetto). é


La vita psichica può essere considerata una forma di energia?


Sia nelle filosofie materialiste che nelle religioni orientali si fa un grande uso della parola "energia", senza però dare a questo termine una rigorosa ed accurata definizione. Nella Fisica, l'energia è invece definita molto rigorosamente come un operatore matematico, che determina la dinamica del sistema. Questo operatore, chiamato Hamiltoniano, è costituito dalla somma di alcuni termini, ciascuno dei quali determina un tipo di energia, come l'energia cinetica dell'elettrone o l'energia del fotone. Per potere avere altri tipi di energia sarebbe necessario aggiungere altri termini all'Hamiltoniano; questo però significherebbe modificare le leggi della fisica e tutti i processi da esse determinati, perdendo così l'accordo con i dati sperimentali. Poichè nelle leggi della fisica non esiste alcun termine dell'Hamiltoniano che corrisponda ad una "energia psichica", non ha alcun senso affermare che la vita psichica sia una forma di energia. Si tratta sostanzialmente di un abuso di linguaggio scientifico. Dunque l'energia delle filosofie materialiste e delle religioni orientali è solo un termine vago, vuoto e privo di significato, che non ha nulla a che fare con il concetto scientifico di energia. Inoltre la vita psichica è intrinsecamente connessa al concetto di persona o di "io"; non ha alcun senso parlare di vita psichica come di un "qualcosa" di impersonale. é


L'entropia è una proprietà olistica o emergente?


Come Boltzmann dimostrò circa un secolo fa, l'entropia non è altro che il logaritmo del numero dei possibili stati microscopici, corrispondenti ad una prefissata condizione macroscopica del sistema; L'entropia può quindi essere definita allo stesso modo tanto per un sistema di molte particelle, quanto per una particella singola. Dunque l'entropia non può assolutamente essere considerata una proprietà olistica o emergente. é


La seconda legge della termodinamica è una reale proprietà olistica o emergente?


Assolutamente No. Innanzitutto le leggi della termodinamica non descrivano mai un sistema reale, ma solo modelli estremamente semplificati ed approssimativi; per esempio non si tiene minimamente conto del numero di particelle presenti nel sistema, nè delle loro posizioni, ma si prendono in considerazione solo poche variabili macroscopiche. In secondo luogo, la seconda legge della termodinamica è vera solo in modo approssimativo, perchè non tiene conto delle fluttuazioni statistiche che invece avvengono nei sistemi reali. Essendo dunque una legge approssimativa, la seconda legge della termodinamica non può certamente essere considerata una proprietà reale del sistema fisico; essa è solo un concetto astratto che descrive in modo approssimativo e semplificato il sistema reale, come del resto tutte le altre cosiddette "proprietà olistiche od emergenti" solitamente citate dai materialisti. La realtà non è infatti approssimazione; la realtà è o non è; le approssimazioni sono solo concetti astratti, e come tali, esistono solo nella nostra mente. é


La Temperatura è una proprietà olistica o emergente?


Certamente No. La temperatura è essenzialmente l'energia cinetica media delle particelle. La temperatura può quindi essere definita anche per una particella singola, considerando il suo valore di energia cinetica; dunque la temperatura non è nè emergente, nè olistica. Inoltre, si può osservare che la media è solo un concetto astratto, e dunque la temperatura non è una proprietà reale, ma solo un concetto astratto utilizzato per semplificare la descrizione del sistema reale; è infatti certamente molto più semplice utilizzare un solo valore (la media) per descrivere il sistema, invece di calcolare l'energia cinetica di tutte le particelle del sistema. é


La mente può essere definita come il software del cervello?


E' una vera assurdità. Il computer funziona attraverso successioni di impulsi elettrici, che sono concatenati tra loro e che determinano tra l'altro anche l'accensione dei tanti punti luminosi che formano le immagini che vediamo sullo schermo. Tali successisoni possono essere codificate in codice binario e trascritte su supporti come CD, DVD, ecc. Con la parola software indichiamo il vasto insieme di tutte le possibili successioni di impulsi elettrici che possono avvenire nei computers. Il software è quindi solo un concetto astratto, che, come ogni concetto astratto, presuppone l'esistenza di una mente che lo concepisca; il software non può esistere al di fuori dalla mente, nè indipendentemente da essa. La mente, essendo una condizione preliminare necessaria all'esistenza del software, non può essere essa stessa un software. é


L'esistenza dell'anima e della sua interazione con il cervello implica una violazione del principio di conservazione dell'energia?


Il principio di conservazione dell'energia è una conseguenza matematica delle leggi della fisica; dunque questo principio è valido solo quando si è in presenza di interazioni esclusivamente fisiche. Nel caso siano presenti interazioni non fisiche, non c'è ragione di aspettarsi che tale principio non possa essere violato. Inoltre, la meccanica quantistica prevede la possibiltà che il sistema si trovi in stati che non abbiano un valore definito di energia, e quindi il principio di conservazione dell'energia non può essere sempre applicato.
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:28
Commenti da parte dei visitatori

u 16/3/2003 Grazie Marco per avere condiviso questo. Lucia.

u 25/3/2003 Grazie, Marco. Sono contento di avere letto quanto hai scritto. Ciao, Giorgio.

u 27/5/2003 Qui forse può veramente iniziare un autentico dialogo tra il mistero di Dio e la scienza dell'uomo. Alberto.

u 9/10/2003 Ho letto con grande interesse l'articolo sulla coscienza. Giacomo

u 7/11/2003 Un sito davvero molto interessante. Ciao, Martina.

u 28/11/2003 Obiettivamente penso che l'argomento da voi trattato, sia il Vero argomento che sta dietro tutti i falsi interessi, passioni, lavori, perversioni, hobbies che, da mondo é mondo esistono, io credo, come sole droghe d'oblio della vera Domanda. Mi sono espresso in modo un pò critico, in ogni caso era un profondo complimento ...
Ho da esporvi qualche riflessione in pillole, contributi o semplici spunti di rifessione a voi deciderlo. Non seguono un argomento unico ...

La razionalità unita all’etica superiore del bene

Ammesso che esista un’altra dimensione che i nostri sensi non sono in grado di avvertire, occorre definire cosa si intende per esistenza. In questo caso percepire fisicamente e comprendere con la mente, non sarebbe sufficiente. Cosa può esistere al di fuori della realtà che tutti percepiamo ?
Se si crede ad una entità positiva e giusta, non si può ammettere che sia l’intelligenza il tramite per arrivare alla conoscenza assoluta. Non siamo tutti intelligenti in egual misura, e la conoscenza sarebbe solo prerogativa di chi geneticamente fortunato o di chi nato in un contesto favorevole allo sviluppo della stessa e in questo caso l’entità non sarebbe giusta. L’intelligenza deve solo consentire il raggiungimento di una conoscenza relativa, quale ad esempio quella che permette di escludere alcune vie sbagliate. L’intelletto alla base delle considerazioni ora esposte, consente infatti di escludere che la strada corretta verso la conoscenza sia l’intelligenza stessa determinando i suoi stessi limiti e quindi identificando i confini di una realtà complementare a quella nota. La razionalità unita all’etica superiore del bene, producono inevitabilmente che non si può arrivare alla conoscenza assoluta a meno di utilizzare capacità non intellettuali come la fede o la sensitività interiore.

Principio di esistenza del bene

Credere nel bene consente di creare le condizioni per poter continuare a credere.
Credere nel male è una perversione che crea le condizioni per la distruzione, e al limite al non poter più credere a nulla, e comporta la sola inevitabile sopravvivenza del bene.
Il bene è, in quanto unica energia in grado di autosostentarsi.

Danilo Carlo Manenti


u 15/12/2003 Sono rimasto molto colpito. Antonio.

u 5/02/2004 Ho letto con vivo interesse le tesi esposte nelle pagine del Suo sito e le condivido pienamente, in quanto concordano con le mie opinioni di cattolico in merito alla distinzione netta tra l'immanente spiegato dalla fisica, vera radice di tutte le altre scienze, ed il trascendente connesso a tutti i fenomeni soprasensibili e quindi anche alla psiche. Per me la psiche comprende sia le capacità noetiche dell'uomo, sia il vero e proprio "soffio vitale" , etimologicamente presente nella parola psiche, donato da Dio alla creatura umana, fatta a sua immagine e somiglianza. Le manifesto in proposito una mia elementare considerazione concernente l'ineluttabile irreversibilità del passaggio della creatura umana dalla vita alla morte corporale. Pensando al principio di reversibilità microscopica ("detailed balancing") in base al quale, per gli oggetti del microcosmo, risultano uguali le probabilità di transizione che la meccanica quantistica consente di calcolare considerando entrambi i versi della freccia del tempo, mi viene naturale fare il confronto con l'impossibilità per l'uomo di ritornare dalla morte alla vita e di riappropriarsi pertanto di quel "soffio vitale" che ha abbandonato irreversibilmente il suo corpo. La reversibilità temporale è valida per le particelle che costituiscono l'uomo, ma non per l'uomo. La scienza non è stata mai capace e non lo sarà mai di rendere reversibile la transizione dalla vita alla morte. Per il credente l'irreversibilità di questa transizione è collegata direttamente al dono della vita fatto dal Creatore all'uomo, e quindi alla netta distinzione tra la natura fisica del cervello, fatto di particelle quantistiche, e la psiche, che non ha niente a che vedere con la materia. Il cervello è paragonabile all'hardware di un computer utilizzato per implementare la base di dati che consente alla creatura umana di vivere e relazionarsi con gli altri uomini, sotto il controllo di un sistema operativo soprasensibile che è l'anima.

Prof. Antonino Cucinotta

www.peoplephysics.com



u 14/02/2004 Ho letto il sito che, non solo ho trovato massimamente interessante per il contenuto, che condivido, ma che ho trovato altresì in accordo pieno con la linea di evoluzione culturale del pensiero scientifico che ha finalmente rimosso (o almeno grandemente ridotto) il muro che impediva qualsiasi colloquio tra le scienze naturali ed il pensiero teologico - religioso. Questa storica incomprensione cominciò ad indebolirsi dai tempi delle prime scoperte della fisica quantistica, agli inizi del novecento, con passi prima impercettibili e poi sempre più rapidi fino ad oggi che anche scienziati più che famosi non si sentono più costretti a dichiararsi atei nel fare il loro lavoro. Certe difficoltà, che richiedono veri e propri slaloms per evitare collisioni con certe evidenze del comune percepire, vedasi la questione della coscienza degli animali superiori, potrebbero essere superate se ci si decidesse a spostare radicalmente certi punti di vista, il che produrrebbe l'automatico superamento di certe questioni. Il bello è che da almeno 50 anni il pensiero filosofico e scientifico ma anche teologico sembrano sul punto di fare questo salto di mentalità salvo poi ritrarsi di qualche passo dal punto cruciale fingendo di niente. Mario

u 01/03/2004 Il suo sito è davvero molto interessante. Nerella Buggio, curatrice della sezione Attualità.

www.culturacattolica.it/



u 09/04/2004 Egregio Prof. Biagini, concordo pienamente con quanto da lei scritto. Sono anch'io convinto che le pretese delle scienze naturali e fisiche di sostituirsi, nella definizione dei principi ultimi dell'essere e del senso della vita ad altre forme di ricerca più specifiche per questo genere di sapere (come la filosofia o la teologia o anche semplicemente il sapere non ancora scientifico della fede) costituisca una invasione di campo arbitraria e sconsiderata. Al di là del problema specifico da lei trattato, quello della irriducibilità della vita spirituale a fenomeni fisici o chimici, credo che debba essere affrontato, in modo più rigoroso di quanto faccia abitualmente la filosofia della scienza così come svolta in campo laico, il problema dei limiti del sapere scientifico, del suo vero oggetto, della sua metodologia specifica, della sua costitutiva apertura e del suo non aggirabile rimando a queste altre forme di sapere, cioè alle c. d. scienze dello spirito. In particolare mi augurerei una più puntuale elaborazione e una maggiore presenza nelle università cattoliche ed ecclesiastiche di una filosofia e di una teologia della scienza. La saluto cordialmente, D. Guido

u 30/04/2004 Caro Biagini, continuo quasi ogni sera a ripassarmi i punti salienti di questo sito che è molto interessante; lo è non solo per quanto vi si dice (includendo in ciò anche gli interessanti interventi dei visitatori del sito e le relative risposte), ma per il fatto che cerca di affrontare, ponendo precisi paletti di riferimento, il problema della storica presunta incompatibilità tra scienza e psiche che porta, in definitiva, alla diatriba scienza-fede o scienza-teologia. In tutta sostanza vi si sostiene, prima di tutto, che la scienza ha le sue precise delimitazioni nella possibilità di verificare, col processo di osservazione, la validità delle teorie e di archiviare quelle ormai al di là di ogni rischio di discutibilità oppure di definire delle teorie che possano spiegare fatti oggettivamente osservati e scientificamente sperimentati; in seconda istanza nel sito vi si ribadisce con forza il principio che non è possibile spiegare le proprietà della psiche partendo dalle leggi e dall'osservazione della materia, rimanendo tuttavia aperta la porta per il percorso conoscitivo inverso. Condivido pienamente tutto questo e quanto altro ancora contenuto nel sito: in particolare sono d'accordo che sia opportuno che lo scienziato, specie nella sua attività di sperimentatore, lasci le sue eventuali argomentazioni filosofiche, come quelle teologiche alle pause distensive del caffè, sicchè si rispettino i ruoli delle singole discipline. Detto questo, però, non mi auspicherei che lo scienziato, pur nel rispetto dei ruoli, prenda sdegnosamente le distanze dalla filosofia o dalle cose del pensiero religioso come se fossero sconvenienti per un fisico. Dico questo perchè sono convinto che il processo della conoscenza passi per la fase filosofica poi per quella della costruzione delle teorie ed infine per la verifica sperimentale per scartare le teorie falsificate. La importanza della fase filosofica starebbe dunque nel fatto che è l'humus vitale acché germoglino le teorie. Naturalmente c'è anche una fase filosofica successiva all'accettazione sperimentale delle teorie: si tratta di quel periodo in cui la filosofia si impegna per ampliare, oltre l'osservabile reale, la conoscenza acquisita, diffondendola nel sentire comune della gente, creando così nuovo humus per futuri sviluppi della scienza e della conoscenza. Poincaré percepì anticipatamente, in una fase filosofica, se così si può dire, il lavoro di Einstein sulla relatività. Grazie per la cortese attenzione. Mario Barbella

u 07/09/2004 Caro dr. Biagini, la problematica affrontata è sicuramente interessante, importante e richiede un certo coraggio. Molti punti hanno bisogno di chiarimenti e quindi risulta sicuramente difficile discuterne via e-mail. Per esempio, la sua concezione del mondo animale (escluso l'uomo), mi lascia alquanto perplesso (mi riferisco al testo 'Alla scoperta della materia'). Su 'Mente e cervello' quello che lei dice è sostanzialmente corretto, ma non parlerei mai di dimostrazione scientifica. L'esistenza di Dio è una esperienza personale e nessuno potrà convincere un altro di tale esistenza se l'altro non si dirà disponibile a fare nella sua vita una tale esperienza. L'evangelizzazione serve a questo. Annunciare che si può sperimentare nella propria vita l'Amore di Dio; nessuno mai si convertirà perché gli facciamo una dimostrazione 'scientifica' che Dio esiste. Questo non significa che dobbiamo rinunciare all'uso di certe argomentazioni per contrastarne delle altre, come lei fa, ma, voglio dire, che non è questa la cosa più importante per un cristiano. Il suo approccio è comunque bello e appassionato e sarò contento di leggere ancora i suoi contributi alla problematica.

Prof. Vincenzo Augelli,
Dipartimento di fisica,
Università di Bari.

u 14/10/2004 Salve! Sono una nuova visitatrice di questo sito ed essendo anche al primo anno di neuropsicologia molti argomenti li trovo interessanti ed esplicativi,complimenti per il bel sito, Serena

u 26/05/2005 La mia ammirazione per il sito che ho apprezzato per la semplicità delle pubblicazioni e la chiarezza nello stile compositivo. Josè

u 18/06/2005 Caro Marco, che dire, le tue argomentazioni sono sempre più interessanti e mi aprono ambiti di ragionamento che prima non avevo neanche pensato.... Sarò monotono ma non posso non continuare a ringraziarti per il tuo tempo e le tue risposte. Il tuo aiuto nel cammino che ho intrapreso è fondamentale.

u 02/07/2005 Sono tematiche molto importanti che rispondono ai tanti dubbi che il materialismo ateo ha inculcato nell'intelligenza dell'uomo. Francesca

u 13/10/2005 Buongiorno, sono uno studente di ingegneria informatica a Genova e sono capitato sul vostro sito da un link di www.punto-informatico.it . Ho trovato tutto molto interessante, soprattutto le obiezioni e dei dubbi sulla capacità esplicativa della vita psichica da parte della scienza che mi ero posto indipendentemente da voi già da tempo, arrivando a conclusioni molto simili a quelle che argomentate. Il problema è quello di Cartesio, il "Cogito ergo sum" che è sconvolgente nella sua esperienza quotidiana. Non avevo certo mai trovato argomentazioni così scientifiche, ma credo che il problema in sè sia comprensibile anche senza un background universitario. Gli articoli sul vostro sito hanno il pregio di essere chiari e esaurienti al tempo stesso, complimenti. Credo che la scienza possa solo limitarsi ad ammettere la propria insufficienza nel descrivere pienamente la realtà, e implicare quindi la necessità non già di Dio, ma della trascendenza, fermandosi un passo prima. Dopo inizia la fede, che non tutti sono tenuti a condividere (anche se Pascal suggerirebbe fortemente di farlo). Ciò che avete/hai scritto nel sito è realmente interessante e giunge a una conclusione (l'insufficienza del materialismo) che dovrebbe essere condivisibile da chiunque affronti la problematica in maniera scevra da pregiudizi. Paolo.

u 13/02/2006 Salve, sono un giovane laureato in filosofia, con la passione per tutto ciò che gravita attorno alla coscienza, alla percezione, ma profondamente innamorato dei principi che fondano la filosofia di Pascal e suoi sviluppatori. Debbo dire che la lettura del suo articolo su mente e cervello… mi ha colpito e interessato moltissimo. Senza retorica faccio i miei più sinceri complimenti. Pietro

u 28/06/2006 La ringraziamo per il lavoro che fa in difesa della fede, e auguriamo ogni bene. Angela e Lucia Silvestri

www.federagione.it


u 29/08/2006 Sono un profondo estimatore del vostro sito i quali contenuti condivido pienamente. Ancora non molta gente crede possibile l'esistenza di un anima mentre tutti o quasi associano la capacità di pensare, provare sentimenti e lo svolgimento di ogni nostra azione alle funzioni cerebrali. Per me è assurdo. Federico.

u 15/09/2006 Questo é un argomento stupendo affrontato e risolto in modo altrettanto stupendo.Quando è la scienza che parla, anche gli scettici debbono inchinarsi.Io non ero e non sono scettico, ho sempre pensato che la psiche umana esuli totalmente dalla materia e rappresenti una promessa di eternità, solo che i miei argomenti per sostenere ciò non erano scientifici. Adesso sono assai più felice sapendo che pensavo giusto. Mario

u 14/02/2007 Ciao Marco, scusami se mi permetto di drti del tu ma, da come hai risposto ai miei interrogativi mi sembra di parlare ad un amico e fratello in fede. E' proprio vero che le persone (forse non tutte) che hanno un certo livello di maturirà oltre che cultura e studio personale, sono le più umili! Grazie a Dio. Mi hai sollevato da un grosso fardello (quello di avvelermi dei tuoi scritti) dal momento che le mie conoscenze, riguardo a fisica e scienza sono moltissimo limitate; quindi approfitterò delle tue, a pro della fede in Cristo Gesù che ci accomuna in un unico Dio. Che il Signore sia con te, ciao Lucio.

u 05/03/2007 Ciò che scrive il Dottor Marco Biagini in merito a "Mente e Cervello: Una discussione scientifica che conduce all'esistenza dell'anima" esprime un consolante equilibrio tra fede e scienza che non tutti riescono a raggiungere e a consolidare. Dietro le ammirevoli sintesi e correlazioni tra molteplici discipline si delinea una umanità riuscita che trova anche il tempo per rendere più comprensibile ciò che non riusciamo spesso a capire. Grazie per il significativo scritto. Gianfranco Giorgi

u 19/03/2007 Complimenti vivissimi per l'analisi che ho avuto il piacere di leggere con attenzione. Mi sono imbattutto nel Suo sito, proprio per la necessità di trovare una spiegazione razionale all'esistenza del trascendente (che io avverto come intuizione, ma che non sono in grado di dimostrare in quanto non ho le necessarie conoscenze scientifiche), dopo una disquisizione su questa tematica con alcuni amici che, dichiarandosi razionalisti, sostengono di non poter credere al trascendente in quanto non razionale. Credo che la Sua analisi vada diffusa maggiormente anche per stimolare ulteriori sviluppi della stessa. Personalmente cercherò di diffonderla fra i miei conoscenti. Giulio

u 15/07/2007 Caro Marco, ho letto con vivo interesse i tuoi articoli che ho trovato per caso facendo delle ricerche e ne sono rimasta affascinata, tant'è che sto facendo conoscere in giro il tuo sito. Ciao, Maria

u 23/06/2008 Pur occupandomi di altre cose, sono rimasto estremamente colpito dalla chiarezza delle vostre esposizioni scientifiche e dalla forza dei vostri argomenti. Non posso che dirvi grazie ! Vorrei segnalare il vostro sito ad altre persone, università ed organizzazioni sia in Italia che all’estero. Un grazie particolare al Prof. Marco Bigini per i suoi articoli, in primis quello su mente e cervello e vorrei ricordare le parole del Papa Giovanni Paolo. II nel suo discorso del 1996 alla Pontificia Accademia delle Scienze : " la materia non può essere l’epiphenomenon dello spirito". Giorgio
Credente
00giovedì 25 marzo 2010 21:32
Tutta la documentazione esposta in questa sezione è stata prelevata dal sito sottoindicato, messo a disposizione, per gentile concessione dell'autore Dr Marco Biagini:

xoomer.virgilio.it/fedeescienza/
Coordin.
00lunedì 7 giugno 2010 19:51
Nella sezione sottoindicata si trovano dei documentari di testimonianze molto interessanti e di vari studi su esperienze di NDE
vissute e raccontate dai protagonisti.
A corredo e riscontro di quanto esposto in modo teorico in questa sezione.

ESPERIENZE della VITA OLTRE LA VITA
Credente
00lunedì 5 luglio 2010 13:15
NON C'E' CORPO SENZA MENTE

      Pronunciare, nel corso di una discussione sull'evoluzione, la parola "anima" è il massimo
dell'improntitudine. Nel momento in cui l'evoluzione è entrata nella tematica scientifica, ne è
uscita l'anima. Ne è uscita, perché l'evoluzione è il tentativo di spiegare le cose e la loro origine,
senza parlare di metafisica; l'anima, seppure significhi un vento, un soffio, è alito che discende
da labbra trascendenti. Tuttavia, rifiutare il discorso sull'anima significa dire tutto, all'uomo della
strada, sull'evoluzione, tranne ciò che davvero gli interessa. Ebbene, la curiosità dell'uomo della
strada non interessa gli evoluzionisti. Egli è invitato a porre diversamente il suo problema, se
no è pregato gentilmente di occuparsi d'altro.
Il problema non si può liquidare così; ogni uomo e ogni donna sente dentro di se una persona,
un io, una luce, che identifica con la vita e che sa di aver accolto nel corpo alla concezione. I
cristiani sanno che l'uomo completo nasce due volte, una al corpo ed una all'anima.
L'evoluzionista più gentile può venire incontro alla pretesa cristiana, ma che sia chiaro che
l'anima, o il pensiero, è filiazione del corpo, un suo secreto. "Non c'è mente senza corpo". Il
pensiero e la memoria sono il risultato di connessioni neurologiche.
La Chiesa ha aderito, cautamente, all'idea convenzionale di evoluzione organica. Solo su un
punto ha puntato i piedi. Nel corpo umano, a un certo stadio dell'ominazione, è discesa l'anima,
da sorgenti ultraterrene. Che l'anima sia stata prodotta dalle forze della materia, come un mero
"epifenomeno" di questa, la Chiesa non lo accetta, ne lo considera dignitoso.
All'origine dell'uomo, precisa un'enciclica papale, c'è un salto ontologico che la fisica non può
descrivere. "La conoscenza metafisica, l'autoconsapevolezza e l' autoriflessione, la coscienza
morale, la libertà, l'estetica e l'esperienza religiosa" sono problemi per filosofi, mentre i teologi
si occupano del significato finale. Gli scienziati si occupino della base materiale. La posizione
della Chiesa lascia aperto un grande problema biologico. Se il Signore ha immesso l'anima nel
corpo umano, quando ha constatato che questo era così ben organizzato da poterla accogliere,
come la evoluzione organica dell'uomo è proceduta fino al momento della sacra benedizione?
Come si è formato un cervello capace di Dio in un golem?* Come il corpo umano ha raggiunto
per gradi la somiglianza di Cristo? La Chiesa non si troverebbe in queste aporìe
**, se avesse
evitato di aderire troppo in fretta all'idea che, nella storia della vita, un ominide abbia percorso il
cammino darwiniano dalla scimmia all'uomo di Leonardo, che si sia gradualmente eretto dal
chino cammino sulle nocche alla schiena diritta e l'occhio alle stelle. L'uomo - abbiamo
sostenuto - è nato d'improvviso, d'un balzo, cioè in modo non darwiniano. Il salto ontologico è
stato anche un salto biologico.
Come sia avvenuto il balzo, e a partire da quale specie o quale fango, la scienza non lo sa
(come non lo sa a riguardo di ogni altra specie fossile o vivente). Per la verità, se il trasloco è
stato tale che l'essere neonato si è distaccato dall'antenato misterioso cadendo in una forma
essenzialmente nuova, la forma ancestrale non ci interessa più di tanto e molto poco ci spiega.
C'interessa di più il guscio in cui s'è composto lo schizzo che ha generato la nostra specie.
L'uomo è nato uomo e non da un bruto, e non per gradi. Tutto ciò che è grande nasce grande...

(tratto da "Dimenticare Darwin" di Giuseppe Sermonti, Il Cerchio, Rimini - www.ilcerchio.it)

____________________

*
Il termine deriva probabilmente dalla parola ebraica gelem che significa "materia grezza", o "embrione". Esso
fa la sua prima apparizione nella Bibbia (Antico Testamento, Salmo 139:16) per indicare la "massa ancora priva
di forma", che gli Ebrei accomunano ad Adamo prima che gli fosse infusa l'anima.
**
Il termine greco aporìa significa letteralmente "dubbio". L'aporia è la difficoltà irrisolvibile che fa riferimento a
un determinato procedimento razionale. Esempio di aporia è la dimostrazione del concetto di infinito e divisibilità
infinita. L'aporia è dunque una impasse logica legata ad uno stato oggettivo del problema, nel quale la realtà che
si mostra nell'esperienza entra in conflitto con la realtà mostrata dalla logica.
Credente
00lunedì 5 luglio 2010 13:29
La meravigliosa "Molecola Messaggio".
di Carl Wieland - 08/07/2004
Il Dr. Wieland è della "Creation Science Foundation" di Brisbane, Australia. Egli è stato il fondatore della rivista
CREATION, dalla quale è tratto il presente articolo, dal volume 17 n.4 Sett-Nov 1995, pag. 10.
Quando qualcuno manda un messaggio, viene trasmesso qualcosa di affascinante e misterioso.
Supponiamo che Alphonse in Alsazia voglia mandare il messaggio, "Ned, la guerra è finita. Al". Egli
lo detta ad un amico e perciò il messaggio inizia sotto forma di parole parlate, cioè come schemi di
compressione d'aria. Il suo amico le trascrive con inchiostro su un foglio e le spedisce ad un altro,
che a sua volta le inserisce in un trasmettitore fax. La macchina trasforma il messaggio in uno
schema codificato di impulsi elettrici, che sono mandati attraverso una linea telefonica e ricevuti in
un remoto avamposto indiano, dove il messaggio viene stampato in lettere ancora una volta. Qui
la persona che legge il fax accende un fuoco e spedisce lo stesso messaggio secondo uno schema
di segnali di fumo. Il vecchio Ned in Nevada, a miglia di distanza, guarda in alto e riceve proprio il
messaggio che era stato previsto per lui. Nulla di fisico è stato trasmesso; non un singolo atomo,
né una molecola di una qualsiasi sostanza ha viaggiato dall'Alsazia al Nevada, sebbene sia ovvio
che qualcosa abbia viaggiato lungo il tragitto. Questo qualcosa di elusivo è chiamato
informazione. L'informazione non è ovviamente una cosa materiale, poiché nessuna materia è
stata trasmessa; tuttavia essa ha bisogno di un supporto materiale sul quale "viaggiare" per tutto il
suo tragitto. Questo vale sia che il messaggio sia in turco, in Tamil o in Tagalog. La materia sulla
quale l'informazione viaggia può cambiare, senza che per questo l'informazione stessa cambi.
Molecole d'aria compresse in onde sonore; inchiostro e carta; elettroni che viaggiano attraverso
cavi telefonici, segnali del semaforo, o quant'altro, tutti comportano l'utilizzo di un mezzo materiale
per trasmettere l'informazione, ma il mezzo non è l'informazione. Questa entità affascinante
chiamata informazione è la chiave per comprendere cosa rende la vita diversa dalla materia
inanimata. Essa è il tallone di Achille di tutte le spiegazioni materialistiche della vita, che
asseriscono che la vita non sia nient'altro che materia ubbidiente alle leggi della fisica e della
chimica. La vita è più che semplice fisica e chimica; i viventi portano in sé enormi quantità di
informazioni. Qualcuno potrebbe sostenere che un foglio di carta che porta un messaggio scritto
non è nulla di più che inchiostro e carta obbedienti alle regole della fisica e della chimica. Ma
inchiostro e carta, se non aiutati, non scrivono messaggi; le menti invece lo fanno. Le lettere
dell'alfabeto di un kit di Scarabeo (gioco per bambini con lettere da comporre) non costituiscono
nessuna informazione finché qualcuno non le mette in una particolare sequenza: è necessaria la
mente per avere un'informazione. Si può programmare una macchina per disporre le lettere dello
Scarabeo in un messaggio, ma una mente dovrebbe prima creare un programma per la
macchina.
Com'è trasportata l'informazione per la vita? Su quale materia "viaggia"? Com'è registrato e
inviato il messaggio che scandisce da una generazione all'altra la ricetta per formare una rana
piuttosto che un albero di gelsomino rosso,? La risposta sta nella meravigliosa "Molecola
Messaggio" chiamata DNA. Questa molecola è come una lunga corda o stringa di perline, che è
saldamente attorcigliata al centro di ogni singola cellula del tuo corpo. Questa è la molecola che
trasporta i programmi della vita, l'informazione che è trasmessa da ogni generazione alla
successiva1.
Alcune persone pensano che il DNA sia vivo, ma ciò non è corretto. Il DNA è una molecola morta.
Non può copiarsi da sé: occorre il meccanismo di una cellula vivente per fare della copie della
molecola del DNA. Potrebbe sembrare che il DNA sia l'informazione nel tuo corpo. Invece - il DNA
è semplicemente il trasportatore del messaggio, il "mezzo" sul quale il messaggio è scritto. Allo
stesso modo, le lettere dello Scarabeo non costituiscono un'informazione fino a che il messaggio
non sia "imposto dall'esterno". Si pensi al DNA come ad una catena di alcune lettere dell'alfabeto
legate insieme, con un'ampia varietà di modi differenti secondo i quali esse possano essere
combinate. Avremmo a che fare con del DNA qualsiasi fosse la sequenza di lettere, ma non
otterremmo alcun messaggio utilizzabile a meno che non fossero unite nella giusta sequenza.
Dunque, per leggere il messaggio, occorre un codice linguistico preesistente, oltre ad un
meccanismo atto a tradurlo. Tale meccanismo esiste già nella cellula. Come per i meccanismi
progettati dall'uomo, esso non sorge spontaneamente dalle proprietà della materia grezza.
Se si buttano semplicemente insieme gli ingredienti grezzi basilari per una cellula vivente, senza
informazioni, non accadrà nulla. Le macchine ed i programmi non si generano di per sé dalle leggi
della fisica e della chimica. Perché? Perché essi riflettono l'informazione, e non si è mai osservata
informazione scaturire da materia grezza senza aiuto esterno; materia grezza, più tempo, più
caso. L'informazione è l'esatto contrario del caso: se si vogliono disporre delle lettere in una
sequenza per formare un messaggio, un ordine particolare deve essere imposto alla materia.
Quando i viventi si riproducono, essi trasmettono delle informazioni da una generazione all'altra.
Queste informazioni, che viaggiano sul DNA dalla madre e dal padre, sono il "manuale di istruzioni"
che permette una fantastica impresa: costruire in un ovulo fertilizzato, il nuovo organismo vivente
a partire da materiali grezzi. Ciò si verifica in una nuova combinazione così che i figli non siano
esattamente come i loro genitori, sebbene l'informazione stessa, che è espressa nella
composizione di quei figli, fosse lì, sin dal principio, in entrambi i genitori. Il mazzo è stato cioè
rimescolato, ma nessuna nuova carta è stata aggiunta.
Ora chiediamoci: "Di quanto spazio ha bisogno il DNA per registrare le sue informazioni?" Le
conquiste tecnologiche del genere umano nella registrazione di informazioni sembrano
sensazionali. Immagina, per esempio, quante informazioni sono registrate su una videocassetta di
un film: eppure puoi tenerle tutte in una mano. Tuttavia, paragonata a questo, la gamma di
informazioni miniaturizzate dal DNA è quasi sorprendente. Per una data quantità di informazioni, lo
spazio necessario a registrarle sul DNA è quasi un trilionesimo di quello necessario a registrarle su
una videocassetta. Ciò significa che il DNA, quale supporto di informazioni, è milioni e milioni di
volte più efficiente di una videocassetta.
Quante informazioni che ti descrivono sono contenute nel DNA? Le stime variano largamente.
Volendo usare delle semplici analogie, basate sullo spazio di registrazione nel DNA, esse variano
da 500 grossi libri di biblioteca contenenti un piccolo taglio di informazioni, a più di 100 raccolte
enciclopediche da 30 volumi. Tuttavia anche questo immenso spazio di immagazzinamento non è
probabilmente abbastanza per specificare, per fare un esempio, l'intricata costruzione del cervello
umano, con i suoi trilioni di connessioni precise. Quanti altri strumenti di raccolta di informazioni ad
alto livello dovremo forse ancora scoprire all'interno delle forme viventi? Quali altri meccanismi di
moltiplicazione delle informazioni? Quanti altri meravigliosi misteri sono racchiusi nell'opera del
Creatore? Forse nemmeno possiamo sognarlo.
Non solo il modo in cui il DNA è codificato è altamente efficiente: molto più spazio ancora è
risparmiato dal modo in cui esso è saldamente attorcigliato. Secondo un esperto di genetica, il
Professor Jérôme Lejeune, tutte le informazioni richieste per specificare l'esatta struttura di ogni
singolo essere umano sulla terra potrebbero essere registrate in una quantità di DNA non più
grande di una coppia di compresse di aspirina! Se si prendesse il DNA da una sola cellula del
nostro corpo (una quantità di materia così piccola che servirebbe un microscopio per vederla) e si
dipanasse, questa si allungherebbe fino a due metri di lunghezza!
Il discorso diventa davvero sensazionale quando si considera che ci sono da 75 a 100 trilioni di
cellule nel corpo. Volendo utilizzare l'immagine più semplice, ciò significa che se dipanassimo tutto
il DNA presente in un corpo umano e lo unissimo capo a capo, questo si allungherebbe fino ad una
distanza di 150 miliardi di chilometri. Per avere un'idea di queste dimensioni basti pensare che si
arrotolerebbe attorno all'equatore terrestre tre milioni e mezzo di volte!
Ma la cosa davvero affascinante è il modo in cui le informazioni racchiuse nel DNA in tutti gli
esseri viventi puntano direttamente ad una creazione intelligente.
Il DNA, questa meravigliosa "molecola messaggio", trasporta da molte generazioni quel qualcosa
di speciale ed immateriale chiamato informazione, che ebbe origine nella mente di Dio.
www.creazionismo.org/articolo.asp?id=19
Credente
00domenica 15 maggio 2011 23:55
La nostra mente non può essere un elemento materiale o fisico. Le conoscenze scientifiche lo escludono infatti.
E' la nostra stessa coscienza, o psiche, dove con questi termine si intendono l'insieme dei nostri pensieri, sensazioni, emozioni, sentimenti, ecc... a trascendere completamente la materia e quindi ad implicare un elemento soprannaturale in noi e perciò di un Dio da cui abbia origine.

Contrariamente all'opinione oggi molto diffusa, la scienza ha dimostrato che il cervello, quindi la materia, non possa assolutamente generare la coscienza, la cui esistenza implica quindi la presenza nell'uomo di una entità non-biologica/non-materiale.

Infatti oggi sappiamo che il nostro cervello è solo un insieme di particelle come elettroni e protoni, che interagiscono attraverso il campo elettromagnetico. Ogni processo biologico è dovuto soltanto a reazioni chimiche che a loro volta sono dovute all'interazione elettromagnetica tra gli elettroni ed i protoni degli atomi che costituiscono il nostro organismo. Ogni neurone (cellula cerebrale) ed ogni cellula non sono altro che insiemi di ELETTRONI, NEUTRONI E PROTONI, con una certa collocazione spaziale; l'interazione elettromagnetica può essere infatti attrattiva e questo fa sì che le particelle possano attrarsi formando determinate disposizione geometriche nello spazio. Le proprietà di ogni molecola (incluse le molecole di DNA, gli ormoni, ecc.) ed ogni processo biologico sono dovuti solo alle leggi della fisica; più precisamente, poiché nel nostro organismo non avvengono reazioni nucleari e le forze gravitazionali sono troppo deboli per interferire con i processi molecolari, ogni processo biologico è dovuto unicamente alle leggi dell'elettrodinamica quantistica.

La scienza ha dimostrato che tutti i processi chimici, biologici e cerebrali consistono unicamente in successioni di processi fisici elementari, i quali sono determinati unicamente dalle leggi della fisica quantistica. Tale visione dei processi biologici non può rendere conto dell'esistenza della nostra vita psichica; dunque il materialismo è inconciliabile con la scienza. Del resto, ogni tentativo di spiegare la nostra vita psichica nell'ambito del materialismo implica che ciò che soffre, ama, desidera, percepisce, ecc. in noi siano oggetti come elettroni o campi elettromagnetici. Ma gli oggetti non posso percepire nulla; gli oggetti non possono provare né gioia né tristezza, né piacere né dolore, ecc. La scienza ha dimostrato che le equazioni del campo elettromagnetico sono universali; esse descrivono tanto il campo elettromagnetico dentro il nostro cervello come quello in un qualunque filo di rame o quello all'interno di un atomo. Non c'è alcuna traccia di coscienza, sensazioni, sentimenti, pensieri, ecc. nelle equazioni del campo elettromagnetico. Se si ipotizza che il campo elettromagnetico sia l'origine della nostra vita psichica, allora la sola logica conclusione sarebbe che anche la nostra lavatrice, la nostra televisione, il nostro tostapane di tanto in tanto saranno depressi o felici o sofferenti... Infatti, dal punto di vista scientifico non vi è alcuna differenza tra i campi elettromagnetici presenti nel nostro cervello e quelli presenti in questi apparecchi.
Affermare che gli impulsi elettrici che avvengono nel cervello siano o generino sensazioni o pensieri significa contraddire le leggi della fisica che considerano equivalenti tutti gli impulsi elettrici, che avvengano dentro o fuori dal cervello. Infatti, un impulso elettrico è costituito solo da elettroni in movimento, e gli elettroni sono tutti identici ed indistinguibili e sono sempre in movimento in qualunque materiale o circuito elettrico. Attribuire agli elettroni del nostro cervello proprietà (come quella di generare sensazioni o emozioni) e non attribuire la stessa proprietà a tutti gli altri elettroni dell'universo, significa contraddire la fisica quantistica, la quale stabilisce che tutti gli elettroni sono identici ed indistinguibili, ossia hanno tutti le stesse esatte caratteristiche e proprietà.
Inoltre le leggi della fisica stabiliscono che gli impulsi elettrici generano solo campi elettromagnetici ; quindi l'ipotesi tipica dei materialisti secondo cui gli impulsi elettrici del cervello generano sensazioni, emozioni ecc., è in stridente contraddizione con le leggi della fisica. A loro volta, le onde elettromagnetiche generate dagli impulsi elettrici nel nostro cervello sono del tutto equivalenti a quelle generate da qualunque altro impulso elettrico ; tali onde escono dal nostro cervello e si disperdono nello spazio esterno alla velocità della luce, come tutte le onde elettromagnetiche.

Esistono quindi due realtà distinte: la realtà fisica, ossia l'universo, che ha una struttura intrinsecamente matematica (le leggi della fisica) che determina ogni processo fisico, chimico o biologico; la realtà psichica che trascende tali leggi, e, conseguentemente, trascende la realtà fisica.
A questo punto sorge la domanda : da dove ha avuto origine la nostra psiche ? Il fenomeno della vita psichica dimostra che la psiche ad un certo punto certamente comincia ad esistere in noi. Le leggi della fisica dimostrano che la psiche non può essere il prodotto di processi fisici, chimici o biologici. Dunque l'origine dell'anima è trascendente rispetto alla realtà fisica. Possiamo quindi chiamare Dio la Causa necessaria all'esistenza della psiche, essendo tale Causa trascendente. Questo rappresenta la conferma scientifica della dottrina cattolica secondo la quale ogni uomo ha un'anima, e anche che essa è creata direttamente da Dio. Ritengo sia legittimo affermare che oggi l'esistenza dell'anima e l'esistenza di un Dio trascendente siano dimostrate scientificamente.


xoomer.virgilio.it/fedeescienza/discusitnf.html
Coordin.
00giovedì 16 giugno 2011 08:54
Abbiamo oggi miliardi e miliardi di dati spermentali che confermano che tutti i processi cerebrali e biologici sono determinati unicamente dall'Eletrodinamica Quantistica. Poichè nessun processo dell'Elettrodinamica Quantistica genera vita psichica, questo equivale a dire che abbiamo miliardi e miliardi di dati sperimentali che confermano che nessun processo biologico o cerebrale genera vita psichica. I progressi scientifici ci permettono solo di scoprire nuovi processi a sempre più alte energie; questo è il solo possibile progresso nella fisica, ma questo tipo di progresso, ci conduce sempre più lontano da una possibile spiegazione della vita psichica perchè nessun processo ad alta energia avviene nel nostro cervello. Si consideri che nei moderni acceleratori di particelle è possibile raggingere energie più di cento miliardi di volte superiori alle energie dei processi chimici e biologici. Eppure, nella speranza di scoprire nuovi processi, gli scienziati sono costretti a progettare nuovi acceleratori che permettano di raggiungere energie ancora superiori.
C'é un altro punto fondamentale; la storia ci mostra che il progresso scientifico è stato possibile solo quando si è cominciato a confrondare i risultati teorici con misure sperimentali. Poiché tutti i nostri strumenti di misura funzionano e sono progettati sulla base delle leggi della fisica, e poichè la vita psichica trascende tali leggi, non è possibile progettare strumenti in grado di misurare la vita psichica. In assenza di tali strumenti di misura, e conseguentemente in assenza dei relativi dati sperimentali, non sarà mai possibile, nemmeno concettualmente, raggiungere dei progressi scientifici nella spiegazione dell'esistenza della vita psichica. E' utile osservare che a dispetto dei grandi progressi scientifici che sono stati compiuti nel campo delle scienze naturali, nessun passo avanti è mai stato fatto nella storia sul problema della coscienza, come dimostra il fatto che la scienza non sia in grado di spiegare, nemmeno in linea di principio, l'esistenza di alcuna esperienza psichica, nemmeno della più banale delle sensazioni.

Se l'anima è trascendente, può la scienza dimostrarne l'esistenza?

La scienza da sola non può dimostrare l'esistenza dell'anima o di Dio, proprio come non può dimostrare l'esistenza della vita psichica. Anzi, il punto cruciale è proprio il fatto che nella scienza la vita psichica non c'è, né come proprietà della materia, nè di alcun processo fisico, chimico o biologico. Non è la scienza quindi che dimostra l'esistenza dell'anima, ma la ragione che trova nella scienza la conferma della natura trascendente della vita psichica rispetto alla materia e ai suoi processi. E' la ragione che analizza sia le teorie scientifiche che i fenomeni osservabili (incluso il fenomeno della vita psichica) comprendendo così che nella fisica, la vita psichica non c'è; ci sono tutti i processi naturali che conosciamo, fisici, chimici e biologici, ma non c'è la vita psichica. A questa assenza si contrappone la nostra presenza come persone coscienti e senzienti. La ragione non può quindi giustificare l'esistenza della nostra vita psichica senza ammettere l'esistenza in noi di un elemento immateriale e non-fisico, ossia un'anima. Il nostro esserci "coscientemente" è la prova più diretta dell'esistenza dell'anima e di Dio, il Creatore di noi stessi.
Coordin.
00giovedì 6 ottobre 2011 10:09
L'ANIMA SECONDO TOMMASO D'AQUINO


L'Anima, dice san Tommaso d'Aquino, è inestesa, non è dunque il corpo di cui è propria l'estensione, ed essa è naturalmente il "primo principio della vita" e di questa vita vi è una duplice manifestazione: "cognizione e moto".

Un corpo, spiega san Tommaso, essendo composto di materia, non può essere "primo principio di vita" poichè, in quanto corpo ha un principio ed una fine, e se ha fine non può essere in se principio di vita!
 
L'anima  piuttosto, spiega ancora l'aquinate, sussiste indipendentemente dal corpo proprio perchè principio di vita e principio per tanto, della cognizione intellettiva, e  ciò  che vivifica, da vita ai sensi, è l'ANIMA.
Con il libero arbitrio l'uomo può indirizzare la proprio coscienza verso strade sbagliate, per questo si parla di "retta coscienza", il tipico "rimorso della coscienza" non è altro che una invocazione intellettiva dell'Anima che , grazie all'Amore di Dio che non vuole che la Sua Creatura si perda, grida nel cuore dell'uomo l'errore tentando di spingerlo verso il bene e verso la verità, con l'uso del libero arbitrio l'uomo può ragionevolmente accogliere il rimorso ed operare in bene  convertendo la propria Coscienza verso il Bene che è Dio, oppure rifiutarlo e continuare a dissipare le potenzialità insite nell'Anima.

San Tommaso enumera le POTENZE, ovvero le facoltà dell'Anima distinguendone cinque generi:
- vegetativo, (che ha per oggetto, semplicemente, un corpo unito all'anima;
- sensitivo (5 sensi+immaginativa+estimativa+memoria sensitiva)
- appetitivo (irascibile+concupiscibile
- locomotorio
- intellettivo (Intelletto agente+intelletto possibile+ volontà)
 
Il grado intellettivo ha per oggetto l'Ente universale.
L'intelletto, spiega l'aquinate, è una potenza dell'Anima, ma non la stessa anima, poichè l'uomo ha si la potenza di intendere, ma non è sempre in atto di intendere.
L'Anima intellettiva possiede in potenza  anche la MEMORIA che si unisce alla potenza sensitiva; l'Anima è così cosciente e può ricordare gli atti ingiusti o giusti, riconoscere ciò che è bene e ciò che è male, è cosciente del suo stato, ma può viverlo anche in stato passivo quando l'anima è in potenza vegetativa, per questo si dice che l'anima è in parte intellettiva e necessita della grazia quando un certo stato non gli consente lo "stato agente" che è proprio di ciascuno, di conseguenza, attraverso l'intelletto agente essa è intellettiva per "partecipazione" e per partecipazione dello stesso intelletto della grazia CHE E' DIO!

E se dunque esiste l'intelletto agente che è proprio di ciascuna anima, nessuna è uguale all'altra, esse sono tante quante sono le anime e non già una per tutte, in tal caso deriva l'unicità della persona in quanto tale, un essere unico ed irripetibile (qui san Tommaso spiega appunto perchè non crediamo nella rincarnazione et similia) che conserva e conserverà eternamente, tutta la sua memoria e il suo essere, in ordine agli atti liberamente compiuti.
Credente
00sabato 22 settembre 2012 18:40

A proposito dell’anima,
risposta a Chiara Lalli

«Con questo articolo diamo avvio alla collaborazione conFortunato Tito Arecchi, Professore emerito di Fisica presso l’Università degli Studi di Firenze e Scientific Associate dell’Istituto Nazionale di Ottica (INO) del CNR, di cui è stato Presidente dal 1975 al 2000. E’ inoltre Fellow della Optical Society of America e membro della Academia Europaea e della Academie Internationale de Philosophie des Sciences. Vincitore del Premio Max Born 1995 e del premio Enrico Fermi 2006, è autore di oltre 400 pubblicazioni scientifiche e dei volumi “I simboli e la realtà” (con la moglie Iva, JacaBook 1991), Caos e Complessità nel vivente (IUSS Press-Pavia 2004), e Coerenza Complessità Creatività (Di Renzo Editore 2007)»

 

di Fortunato Tito Arecchi*
*docente di Fisica presso l’Università degli Studi di Firenze

 

In un intervento del 6/9 u.s. sul Corriere della SeraChiara Lalli, recensendo l’ultimo libro di Edoardo Boncinelli, afferma che le neuroscienze hanno reso irrimediabilmente superflua la nozione di anima e segnato definitivamente la fine del dualismo tra mente e corpo.

E’ opportuno esplorare i termini del problema prima di accettare dichiarazioni così perentorie, dobbiamo cioè aver chiaro di che cosa stiamo parlando, per evitare di cadere in equivoci. Nel parlare di ogni giorno, chiamiamo “anima” quell’insieme di operazioni che sembrano esclusivamente umane e che ci distinguono dagli altri animali. Sappiamo di avere in comune con gli altri animali nascita e morte, respirazione e nutrizione, salute e malattia; ma il linguaggio articolato – nelle sue varie forme: verbale, musicale, visivo – risulta essere esclusivamente umano.

Abbiamo emozioni in comune con gli altri animali, quando ad esempio reagiamo a particolari stimoli sensori per difesa; ma conosciamo particolari classi di emozioni che ci nascono dal confronto fra brani diversi di un discorso (letterario, musicale, figurativo) cioè fra una percezione immediata ed una precedente codificata in un linguaggio e richiamata dalla memoria. A questo tipo di emozioni puramente umane riserviamo nomi particolari; ad esempio alcune le chiamiamo “estetiche”, altre “mistiche” e così via.
Genericamente parliamo di ”anima” e con questo termine traduciamo termini equivalenti in uso in altre lingue (Greco, Ebraico, ecc).

Con la filosofia greca, è nata la nozione di “sostanza” cioè di cosa che sussiste in sé, senza bisogno di “appoggiarsi” a qualche altra cosa, come invece ad esempio, il rosso di un fiore. Per Platone l’anima era una sostanza autonoma rispetto al corpo ( punto divista dualista), per gli epicurei invece (si ricordi il De rerum natura di Lucrezio) esistono solo i corpi formati di particelle elementari (monismo). Aristotele criticò entrambi questi punti di vista e introdusse una nozione che diremo “duale”: l’anima umana è specifica degli uomini perché ne configura (cioè “forma”) la materia corporea rendendola umana e non –che so io- canina o cavallina, ma non è una sostanza preesistente. Nel cristianesmo si crede- partendo dalla Resurrezione di Gesù- alla resurrezione finale dai morti, in anima e corpo, senza ancorarsi ad un punto di vista filosofico. Questo ha permesso di accettare interpretazioni filosofiche disparate: ad Agostino di sentirsi vicino a Platone, mentreTommaso d’Aquino – e con lui il filone centrale della teologia cattolica-ha accettato l’interpretazione duale. Resta oscuro che cosa faccia l’anima dopo la morte e prima della resurrezione finale. E’ però ingenuofantasticare sui milioni di anni che separano la vita attuale dal giudizio finale. In effetti, la nostra nozione di “tempo” è legata al moto, cioè ai corpi; non abbiamo alcuna idea di che cosa sia il tempo in assenza di corpi.

Dopo questa premessa, in epoca moderna Cartesio esordì con un dualismo: anima e corpo sono duesostanze separate. Ma siccome la scienza parla esclusivamente del ruolo dei corpi, si presume che essa sia in grado di descrivere tutto quanto vediamo, comprese quelle emozioni dell’anima con cui abbiamo aperto il discorso. In termini moderni, parleremo di “riduzionismo naturalistico” dove la “natura” viene identificata con la collezione di particelle che esploriamo in laboratorio. Questo sembra l’ovvio sviluppo di una fisica nata con Newton nel ‘600. Ma a turbare l’armonia di questo schema semplicistico è arrivata la fisica quantistica: ogni atto di misura introduce una “novità”. Domanda a cui non sappiamo rispondere: questa “novità” era già presente negli oggetti osservati, o è stata introdotta come un “disturbo” dall’osservatore? Non avendo una risposta e non potendo più ricorrere alle semplificazioni pre-quantistiche, dobbiamo accettare , come diceRené Thom, una “fisica dei significati” che va oltre il semplicismo newtoniano; si tratta di una riscoperta della nozione di forma (cioè di Aristotele!) che l’ingenua bipartizione cartesiana aveva tolto di mezzo. Orbene, nelle operazioni linguistiche in cui cogliamo i significati- e da cui siamo partiti per introdurre la nozione di anima- ci troviamo esattamente nelle stessa situazione .

Per concludere, con buona pace dei ”naturalisti” l’anima rimane un problema: da un lato (contro il monismo) con gli apparati sviluppati dalla scienza non riesco ad “attrezzare” con significati una collezione di particelle; dall’altro (contro il dualismo) mi risulta priva di senso fisico la nozione di un’anima separata; pertanto, mi qualifico come “duale”. Si dirà: e gli angeli? Risposta : è uno stretto argomento di fede, sottratto a putativi protocolli di misura. Queste brevi considerazioni mostrano che è prudente non parlare di cose su cui non si abbiano ricette precise di intervento, come ben diceva Ludwig Wittgenstein“Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”.

Credente
00mercoledì 26 settembre 2012 00:29

Perché mente e coscienza non sono un epifenomeno

 

di Giorgio Masiero*
*fisico

 

È quasi impossibile trovare oggi in un articolo di biologia termini come “mente” o “coscienza”, al cui posto leggeremo: neuroni, proteine, sinapsi e così via…, donde d’improvviso – con un salto dalla prosa scientifica alla poesia immaginifica – la mente è spiegata come “ciliegina sulla torta” (E. Boncinelli) o “fischio della locomotiva”(A.G. Cairn-Smith). Il termine ufficiale usato dal conformismo riduzionista è“epifenomeno” (un’invenzione del “mastino di Darwin”, T.H. Huxley), che significa“fenomeno derivante da un altro”: siccome però nel mondo tutti i fenomeni derivano da altri (proprio nello studio delle loro concatenazioni causali consistono le scienze) e “poiché là dove mancano i concetti, s’offre, al momento giusto, una parola” (J.W. von Goethe, “Faust”), il termine serve solo, secondo il diavolo, a celare la mancanza d’ogni concettoa riguardo di cosa sia la mente.

La paroletta di Huxley non è tanto un’ovvietà, ma uno sproposito, perché la mente non è un fenomeno. Fenomeno (dal greco “fàinomai” = mostrarsi) è tutto ciò che ci appare davanti, manifestamente: l’alternarsi del giorno e della notte, le fasi della luna, l’evaporare dell’acqua all’aria e l’abbronzarsi della pelle al sole, lo sbocciare dei fiori a primavera e la caduta delle foglie in autunno, ecc. È un fatto però, che di nessuno la mente ci appare. La mente piuttosto è il tribunale recondito davanti a cui tutti i fenomeni compaiono: i fenomeni sono gli oggetti delle apparizioni, la mente è il soggetto invisibile che li vede e giudica. Tanto è potente e allo stesso tempo misteriosa la caratteristica dell’uomo da far dire ad Euripide“La mente in ciascuno di noi è un dio”.

La coscienza pure non è un fenomeno, ma consiste nel flusso degli stati vissuti da un Io. Neanche nell’intimità dell’amore appare all’amante la coscienza dell’amata– che cosa le frulli per la testa, le passi nel cuore o ella provi nei sensi –, e l’uno si deve accontentare (dei fenomeni esteriori) delle parole e dei gesti dell’altro. Nello stato detto“autocoscienza” la coscienza appare a sé, non come oggetto esterno, ma ancora come un particolare stato vissuto dall’Io. C’è dell’altro che questi super-semplificatori mostrano d’ignorare. Per loro, le neuroscienze spiegano la mente come un fenomeno della struttura biologica e dell’organizzazione fisiologica del sistema nervoso centrale; i livelli biologici e fisiologici si spiegheranno, “molto presto” annunciano da cent’anni, con reazioni chimiche; e queste, si sa, si spiegano già in fisica con le interazioni delle cortecce elettroniche degli atomi.

La fisica però non si ferma agli atomi e ai quark, ma tira in ballo anche i campi quantistici e l’osservatore. Ogni sistema atomico, infatti, vi è descritto con una distribuzione (questo è un campo) di tutti i valori delle grandezze fisiche e solo l’esecuzione di una prova ne determina i valori attuali – l’autostato, che è relato alla coscienza (collettivamente elaborata) del team controllante l’apparato sperimentale –. Un evento fisico è inseparabile dal campo quantistico in cui è immerso e dall’interferenza dell’osservatore intelligente che, approntandone la preparazione ed osservandone l’evoluzione, lo fa iniziare in un autostato e precipitare infine in un altro. “Non è possibile una formulazione coerente della meccanica quantistica che non faccia riferimento alla coscienza” (E. Wigner, Nobel 1963 per la fisica). Così la mente, declassata dal semplicismo riduzionista a fenomeno secondario delle attività cerebrali, è promossa dalla scienza fondamentale a statuto primario di tutti i fenomeni. Il loro tribunale, appunto. Come avanziamo, allora, nello studio della mente se non con un’introspezione di come l’Io di ognuno appare a Sé?

Che cos’è il mio Io? Qual è il mio nocciolo duro, se c’è, al netto del mio corpo? Sfoglio un album di vecchie foto in bianco e nero e mi vedo a 6 anni nella bottega di papà, che ora non c’è più, in uno scatto fatto da Callisto, il postino di paese; a 7 anni, con la mia bellissima mamma, sul cui viso oggi è scolpito il disincanto: posiamo sorridenti lungo un viale alberato per la gioia di Fai, un eccentrico personaggio locale; ecc., ecc. Non conosco parole per descrivere il flusso nostalgico di tenerissimi ricordi che mi avvolge, stringendomi il cuore, arrossandomi il viso ed inumidendomi gli occhi. Riconosco a fatica vaghi lineamenti di me in quelle foto ingiallite e mi chiedo ancora: in che cosa consiste la sostanza dell’Io, che permea ogni fibra del mio corpo? Essa certo non coincide con i 10^27 atomi di turno che lo compongono: al mio corpo sono affezionato anche nei difetti perché è comunque parte di me, ma non posso identificare una parte di me col mio Io intero. So bene che l’Io dipende in tutto dal corpo, a cominciare dalla sua stessa esistenza. Però, se un organo non vitale mi venisse a mancare, o uno vitale diverso dal cervello mi fosse trapiantato da un donatore, non per ciò ammetterei che non sono più io, anche se non mi riconoscerei identico a prima.

E il cervello? in che rapporto sta con l’Io? Il confronto tra un uomo ed un computerforse mi aiuterà a procedere. Tutto il mio corpo è hardware, compreso il cervello che svolge i due ruoli che nel calcolatore hanno il disco per la conservazione dei dati ed il processore per la loro elaborazione. E cosa corrisponde in me al software, senza cui un computer è più inutile di un ferro vecchio? Il software è una sequenza di operazioni matematiche (infine, un numero), che indica al processore come elaborare i dati salvati nel disco o inseriti dall’esterno. Esso è memorizzato nel disco, o nel cloud che è comunque un server da qualche parte. D’acchito mi verrebbe d’identificare la componente volitiva dell’Io con un software, perché è l’Io che ordina al cervello come elaborare le informazioni conservate nella memoria o che gli stanno provenendo dai sensi. Proseguendo nell’analogia dovrei riconoscere che, come il software d’un pc sta in un disco, così la mia Volontà è basata nell’encefalo. Ma il paragone è miserrimo, perché ogni software è un puro numero: non vive, né sa di essere; non pensa; è stato scritto dall’Io d’un programmatore umano e nelle stesse circostanze ripete le operazioni che gli sono inscritte. Il mio Io, invece, respira la vita; pensa; pensa di pensare; non è stato programmato (da alcun super-Io) e sa di godere di arbitrio libero, pur se condizionato dal corpo e dall’ambiente. L’Io è vivente, cogitante, autocosciente e dotato di una volontà che avverte l’imperativo morale altro da Sé, mentre nessun software è l’ombra di ciò! La parola che si usa da sempre per denotare l’insieme di quelle facoltà è: anima (dal sanscrito “atman” = soffio vitale). Ecco il nucleo del mio Io dal concepimento: è l’unità indissolubile di un corpo e di un’anima.

Nei primi anni di vita la Volontà della mia anima era scandita esclusivamente dall’istinto alla soddisfazione dei bisogni del corpo, ma col tempo l’interscambio tra il suo mondo interno ed il mondo esterno (il latte materno, l’educazione familiare, il contesto sociale, ecc.) l’ha forgiata in scelte, fatte inizialmente su valori e sensi parziali, che con gli anni sono cresciuti ad una matura, integrale Weltanschauung. Il mio Io è cresciuto sulla spinta di questa Volontà ed oggi gli appartengono la memoria delle cose apprese e delle esperienze fatte ed il bene e il male derivati anche per mia responsabilità alle persone che ho influenzato. Le mie decisioni hanno concorso a costruire l’Universo attuale al posto d’infiniti altri universi potenziali: chi può sapere che cosa di buono il mondo ha perso per i miei errori ed omissioni, e perdonarmi per essi? Ora, durante questa mia auto-analisi, pensiamo che un neuroscienziato abbia osservato con un sistema di sonde tutti i campi e le reazioni chimico-fisiche del mio corpo e dalle loro misure abbia calcolato con un modello matematico i pensieri della mia anima. Ammessa l’omologia della teoria impiegata – ma se ogni traduzione da una lingua all’altra è infedele in significato e stilemi; se la descrizione data dal mio stesso racconto è stata carente, può un numero, qual è la risposta d’un apparato osservativo, rappresentare isomorficamente una catena di pensieri ed emozioni? –, in ogni caso la fisica misurata sul mio corpo non è la stessa cosa dei pensieri vissuti dalla mia anima: ciò che ho vissuto pensando quei pensieri appartiene al mio Io interno ed è altro ontologicamente dalle grandezze fisiche osservate dall’Io (a me esterno) del neurologo.

L’alterità tra stati psichici e grandezze fisiche vale nei due versi e, come vieta il cortocircuito del riduzionismo materialistico, così nega quello inverso del riduzionismo idealistico contemporaneo – della filosofia analitica e del neopositivismo, per intenderci – secondo cui gli oggetti fisici “hanno lo stesso fondamento degli dèi di Omero” (W.V. Quine, filosofo ad Harvard), essendo solo i costrutti mentali delle percezioni dimostratisi più utili in ogni epoca, al punto che “noi sappiamo, per dimostrazione, che la Luna non è più là quando non la osserviamo” (N.D. Mermin, fisico alla Cornell). Resta la terza via del buon senso, un realismo che prende atto dell’esistenza sia di oggetti fisici che di stati dell’anima, e della loro alterità irriducibile fatta salva la loro coesistenza nell’essere umano. Io so anche che il mio Soggetto interno è intravisto come oggetto esterno dagli altri Io (quelli delle persone con cui entro in relazione), e viceversa: la coesistenza e l’ambiguità ontologica falsificano il dualismo cartesiano, secondo cui l’alterità implica una radicale separazione (che infine, per il ruolo guida assegnato alla “res cogitans” sulla“res extensa”, si traduce in monismo spiritualistico). Come potrebbe la mia Volontà ordinare al deltoide di sollevare il braccio, se l’anima ed il muscolo appartenessero a mondi disgiunti? Forse inserendo un ponte tra i due, cioè con un terzo mondo, e così via all’infinito?! “Il corpo non è unito in modo accidentale all’anima, perché il più profondo essere dell’anima è lo stesso essere del corpo, e dunque un essere comune ad entrambi”(Tommaso d’Aquino, “Quaestio disputata de anima”). Insomma la realtà di questo mondo è una, una sola, ma è molto diversa da come ce la raccontano i riduzionisti delle due scuole; e la sua trama è molto, molto più complessa di quanto speculino oggi anche i fisici più creativi.

Chi prima delle equazioni di Maxwell (1861) e degli esperimenti di Hertz (1886) avrebbe immaginato la realtà dei campi, quando per i materialisti di allora tutto era solo atomi e moto? Chi prima della sintesi di Einstein (1915), quando spazio e tempo erano universalmente considerati contenitori inerti dei fenomeni (due “forme a priori” della mente, per gli idealisti di allora), avrebbe pensato lo spazio-tempo come una struttura dinamica reale, che ordina alla materia come muoversi ed è da essa ordinata come incurvarsi? Quando ho scritto che l’auto-interazione del campo di Higgs crea il bosone omonimo, un lettore mi ha obiettato: “Ma di che è fatto il campo, se non delle medesime particelle? […] è come se Lei ci dicesse che un oceano interagendo con se stesso determina le molecole di cui è costituito”, testimoniando la persistenza anche in ambienti colti (e religiosi) di un pregiudizio materialistico e meccanicistico, di cui la fisica s’è liberata 150 anni fa. Quando si prenderà atto che l’evidenza dell’esistenza di un oggettonon è data in fisica dalla sua osservabilità (qualcuno ha mai “visto” un quark top?), ma coincide con l’efficacia delle sue proprietà matematiche a predire regolarità di Natura altrimenti giudicate accidentali?

A sciogliere il problema del sinolo dell’Io, di questa unità tanto oggettivamente materiale se vista da fuori quanto soggettivamente mentale se vissuta da dentro, non saranno né la biologia molecolarené le neuroscienzee neanche la fisica ultima dell’altisonante“Teoria del Tutto”…, che poi è la geometria delle stringhe e del multiverso, ovvero una cinematica di cordicelle e tamburini vibranti in uno spazio (“bulk”) a 10-11 dimensioni: questo esercizio è condannato fin dall’inizio a fallire il bersaglio, perché carica la complessità dell’essere non sulla struttura matematica degli oggetti (ipoteticamente fondanti il “Tutto” comprensivo della mente), bensì sulla topologia super-dimensionale del bulk che ne ospita i giochi. No, per tentare la scalata alla montagna dell’Io – alla sua parete fenomenica, almeno – ci occorrerà una scoperta altrettanto eversiva di quelle del campo elettromagnetico e della relatività, e più probabilmente un cambio del paradigma epistemologico che superi la “vecchia”, a ciò visibilmente impotente, rivoluzione scientifica.

Credente
00martedì 6 novembre 2012 19:32

L’uomo, la discontinuità biologica e il libero arbitrio

 
 
 
di Giorgio Masiero*
*fisico

 

Recentemente UCCR ha pubblicato un articolo dello scienziatoTito Arecchi sul rapporto mente-corpo a seguito dell’ultimo articolo di Edoardo Boncinelli apparso sul Corriere della Sera.

Uso i termini in senso tecnico e non a scopi adulatori o denigratori, come potrebbe sembrare a prima vista. Arecchi è uno scienziato a tutto tondo, noto per gli studi in fisica, neuroscienze ed epistemologia. Boncinelli invece, dopo una carriera dedicata alla biologia, si è ritirato nella sofistica, che è una scuola di filosofia con il privilegio di asserire A un dì e non-A l’altro dì; e perfino A e non-A nella stessa proposizione B, che pertanto è priva di senso. .

 Passiamo al campo della scienza moderna, quella  che cerca di adeguare il discorso alla realtà, incrociando galileianamente le teorie con le misure in laboratorio. Un’opera fresca di stampa fa il punto della ricerca scientifica sulle facoltà superiori dell’anima umana che chiamiamo coscienzamente, ecc.
Si tratta di “… e la coscienza? Fenomenologia, psicopatologia, neuroscienze”, a cura di A. Ales Bello e P. Manganaro (Laterza, Bari 2012, € 50). Vi è raccolto, tra gli altri, un contributo di Arecchi intitolato “Fenomenologia della coscienza: dall’apprensione al giudizio”, che vado a riassumere per i lettori.

Per prima cosa, per i non esperti in teoria delle probabilità, devo accennare al teorema di Bayes (dal rev. Thomas Bayes, 1702-1761, che l’ha scoperto). Il teorema permette di calcolare la probabilità che sia accaduto un evento, quando si conosce qualcosa di attinente. Prima di tirare un dado, ho 1:6 probabilità di fare un 6. Qui Bayes non serve. Ma se il dado è già stato tratto e sappiamo che è uscito un numero pari, la probabilità “bayesiana” che sia uscito il 6 è ora 1:3, il doppio di prima. Beh, direte, tutto qua? ci possiamo arrivare da soli, anche senza Bayes! È vero, però i problemi potrebbero essere più complicati. Prendiamo quest’altro. Si sa che in una popolazione i fumatori sono il 35% e che il 20% dei fumatori e il 6% dei non fumatori hanno l’asma: qual è la probabilità che un affetto d’asma sia fumatore? La risposta di Bayes è 64%, ma non vi accecherò con lo splendore barocco della sua formula! Insomma, l’algoritmo di Bayes permette di dedurre da un insieme di dati, relati in un modello a diversi eventi, la probabilità di ognuno di essere accaduto. È la matematizzazione del metodo investigativo di Sherlock Holmes: sulla base delle informazioni disponibili il detective associava una probabilità di colpevolezza ad ogni indiziato d’un delitto, stringendo gradualmente il cerchio man mano che nuovi dati erano raccolti.

Entriamo ora nel vivo e parliamo della fondamentale distinzione tra apprensione egiudizio, che Arecchi supporta per via sperimentale e teoretica. Che cos’è l’apprensione? È la percezione d’un oggetto, realizzata dal lavoro combinato di milioni di neuroni nel cervello (di uomo o animale), in seguito ad uno stimolo colto dai sensi e giunto, attraverso un iter trasformistico inimmaginabile, a quei neuroni. Io ho un’apprensione proprio ora: mentre scrivo queste note, percepisco il rumore d’un aereo di passaggio. Le onde sonore colpiscono i miei timpani e di qui, con una serie di reazioni chimiche nel mio corpo, il segnale cambia cento volte forma fisica e dall’anatomia degli orecchi giunge in ½ secondo ad un esercito di cellule nel cervello, le quali infine in sincronismo perfetto, in un altro ½ secondo, usano un algoritmo di Bayes tra i tanti ivi iscritti e mi procurano la percezione del rumore associandola ad un aereo. Un’apprensione è anche quella di un gatto quando raccoglie nel naso o sugli occhi i segnali inviati da un topo e, attraverso gli organi del fiuto o della vista prima di tutto e col cervello infine, prende consapevolezza della presenza della preda. Anche i neuroni di cervello felino usano la formula del rev. Bayes per fornire al gatto un’immagine del topo. Quando i suoi neuroni selezionano l’algoritmo sbagliato, il gatto prende lanterne per lucciole.

Un’apprensione dura da pochi decimi a 3 secondi, in media 1 secondo: è il tempo che passa dall’arrivo del segnale ai sensi fino alla sua elaborazione sincronizzata nei neuroni della corteccia cerebrale, che produce nel soggetto la percezione coerente dell’oggetto esterno. Per la visione, Arecchi dettaglia come le miriadi di raggi di luce (diversi per colore, intensità, direzione, distanza, ecc.) riflessi dall’oggetto attraversino nel primo ¼ di secondo le cellule degli organi dell’occhio (cornea, cristallino, retina, ecc.: la retina haopportunamente circa 100 milioni di cellule, tra bastoncelli e coni, per fare lascannerizzazione); e poi come, in un altro ¼, ogni organo nell’esercizio della sua funzione e in coordinamento con gli altri codifichi chimicamente l’elemento di segnale nel suo linguaggio (per es., per ogni fotone sono milioni al secondo gli ioni di sodio che si mobilitano in correnti elettriche nei bastoncelli), per trasferirlo all’organo successivo via via fino al nervo ottico, alla corteccia visiva e alla corteccia prefrontale. Ancora Arecchi mostra come in questa, in ½ secondo, la folla neuronica – reciprocamente eccitata da somi, assoni, dendriti e sinapsi e obbediente alle leggi del caos quantistico – collabori a ricostruire, attraverso algoritmi di Bayes innati o pre-adattati con l’esperienza, un’immagine dell’oggetto. A questo punto, il soggetto ha una percezione coerente, dopo cui può reagire con impulsi trasmessi alle aree motorie. Arecchi illustra anche gli strumenti (sonde, elettroencefalogrammi, risonanze magnetiche nucleari, ecc.) usati dalle neuroscienze per scoprire come nell’uomo e negli animali accada il processo elementaredell’apprensione che, ci crediate o no, io ho sintetizzato soltanto per sommi capi.

Le fasi dell’apprensione, compresa l’ultima di sincronizzazione neuronale, non sono differenti tra uomini e animali superiori, come scimmie e gatti. Tutti gli agenti cognitivi, animali e umani, condividono anche la capacità di richiamare dalla memoria i ricordi delle apprensioni, da usare per le decisioni motorie. Mentre però negli animali le apprensioni passate sono separatamente conservate nelle aree di memoria, ciascuna nel suo specifico codice e solo ai fini delle decisioni motorie future, negli esseri umani – e qui veniamo alla prima importante distinzione – le informazioni memorizzate nei loro pacchetti linguistici possono essere tradotte in un super-codice comune, così da essere confrontate ai fini del giudizio e delle altre attività specificatamente umane, come le arti e le scienze. Il giudizio non ha gli automatismi dell’apprensione. Esso consiste nel raffronto tra due o più apprensioni memorizzate, si prolunga su tempi oltre i 3 secondi ed è esclusivo dell’intelletto umano. L’eseguibilità del giudizio postula un soggetto cognitivo conscio della propria unità persistente nell’esplorazione diacronica dei pacchetti linguistici disponibili: così, mentre il susseguirsi di apprensioni, proprio anche della vita animale, si risolve in una successione di mere consapevolezze percettive, il giudizio meditato tra apprensioni passate postula quella facoltà propriamente umana che è l’auto-coscienza.

L’esecuzione di un giudizio avviene nell’auto-coscienza con la creazione di un nuovo modello su cui applicare formule di Bayes (inverse) create ex novo. Per es., quando ad un concerto ci soffermiamo su due brani distinti, la mente crea nuovi modelli ed algoritmi appropriati (due operazioni non algoritmiche) per confrontare ed armonizzare in un uno stesso giudizio le apprensioni provocate dall’ascolto dei brani. Anche gli animali (e isistemi esperti in informatica) possono autonomamente applicare variazioni ad un algoritmo di Bayes pre-esistente, secondo una procedura adattativa. Ciò avviene però con un repertorio linguistico limitato e sempre apportando piccole variazioni così da evitare catastrofi, preservare la stabilità della struttura ed anche permettere ritirate tattiche con la variazione opposta. Invece la super-codifica simbolica nel giudizio di diverse apprensioni in memoria, codificate nei diversi linguaggi (letterario, musicale, plastico, ecc.), ripropone al soggetto umano ogni evento da vari punti di osservazione, causati da “salti” non algoritmici e potenzialmente infiniti. Arecchi chiama “creatività questa caratteristica umana.

Se intendiamo il termine “coscienza” come consapevolezza di un’apprensione specifica, magari seguita da una reazione motoria, la consapevolezza può manifestarsi – come ha mostrato Benjamin Libet nei suoi famosi esperimenti – in ritardo rispetto alla registrazione dei potenziali che stimolano i muscoli. Ma ciò non nega la libera volontà, perché negli uomini come negli animali la reazione motoria è in questi casi l’esito automatico d’un algoritmo bayesiano inscritto. Se invece “coscienza”, o meglio “auto-coscienza”, sta per la consapevolezza perdurante di un soggetto di essere l’agente di un giudizio tra più apprensioni passate dal cui confronto predire scenari futuri, allora il libero arbitrio dell’uomo è salvo perché il giudizio è prodotto da un salto tra un vecchio algoritmo ed uno creato ex novo. In particolare, una decisione etica richiede un tempo ben più lungo dell’apprensione e pertanto sfugge all’inversione dei tempi di Libet.

In conclusione, dopo “l’abisso cognitivo tra noi e le scimmie […], accaduto in un unico evento e non gradualmente”, ammesso dall’antropologo Ian Tattersall in un recenterecente intervento; dopo le dichiarazioni del computer scientist Federico Faggin(creatore del primo microchip, 4004 Intel) per cui “il cervello umano è un grosso mistero[…], qualcosa di magico. Tutta la nostra information technology è una stupidaggine in confronto” e l’auto-coscienza umana è “l’«elefante nella stanza», come si dice in inglese, cioè qualcosa che è impossibile non notare, ma che nessuno vuole riconoscere”, ora anche le neuroscienze confermano lo specifico antropico. È rimarchevole che antropologia, computer science e neuroscienze all’unisono identifichino nel linguaggio simbolico umano il punto di discontinuità biologica.

La scoperta scientifica della specificità antropica del simbolo conferma una lezione diPavel Florenskij, in cui l’eroico sacerdote e scienziato (fucilato 75 anni fa in un gulag sovietico) negava il dualismo cartesiano e allo stesso tempo invitava a dare il giusto peso allo spirito e alla carne: “La dissoluzione del simbolo si verifica nell’idealismo come nel naturalismo: se dal simbolo si elimina l’involucro sensibile, si dissolve anche il suo contenuto spirituale ed il simbolo perde visibilità; al contrario, se si condensa l’involucro in un ordine sensibile al punto che quello spirituale diventi invisibile, l’involucro è impenetrabile allo spirito

Credente
00sabato 10 novembre 2012 17:52

La neuroteologia: un verdetto sulla fede?

 

di Maria Beatrice Toro
*psicologa e psicoterapeuta

 

Nell’ultimo decennio si sono moltiplicate le ricerche in merito alla “neuroteologia”, ovvero lo studio della correlazione tra la percezione soggettiva di spiritualità e la chimica del cervello umano. Si tratta di un  campo di studi in espansione, che si presta bene a riflessioni di stampo sia psicologico che religioso. La questione centrale della neuroteologia è rappresentata da una domanda: in che modo il funzionamento del cervello influisce sulla capacità di fare esperienze di tipo spirituale/ religioso? La domanda in sé mostra un deciso spostamento di focus rispetto alla precedente posizione psicologica (che possiamo definire “scientista”), che affermava con decisione la totale irrazionalità della fede. In tempi postmoderni, in cui vecchie contrapposizioni sembrano meno significative, anche la contrapposizione fede/ragione sembra poter esser superata o, almeno, letta sotto una nuova luce.

La capacità di connettersi con il trascendente, qualcosa che vada oltre il proprio sé, rappresenta l’aspetto centrale della spiritualità, riscontrabile in diverse culture e religioni. Tale abilità trova delle corrispondenze nell’attitudine – riscontrabile a livello cerebrale – che alcune persone presentano in modo spiccato, di minimizzare il funzionamento del lobo parietale destro ed enfatizzare l’uso di altre zone. Attraverso la preghiera e la meditazione (che funzionano come un training che sviluppa le sopracitate abilità) si ottiene un progressivo affinamento della capacità di entrare in contatto con la dimensione spirituale.

I nuovi studi – pubblicati su International Journal of the Psychology of Religion – mostrano che la situazione neurologica corrispondente all’esperienza spirituale è più complessa di quanto avessero ipotizzato i primi studi di Newberg e D’Aquili: più che un’area distinta, secondo gli scienziati della University of Missouri, si tratterebbe dimolteplici aree che si attivano secondo uno schema peculiare. Il dato della inattivazione del lobo parietale destro rimane confermato (basti pensare che chi subisce una lesione in quest’area tende a disinteressarsi di sé, aprendosi maggiormente agli altri e al trascendente),  mentre le altre aree coinvolte risultano essere il lobo frontale, ma anche zone sottocorticali. La spiritualità, in base a questi studi, ci appare come un qualcosa di dinamico che utilizza diverse parti del cervello per poter essere sperimentata.

Ma perché è così importante la capacità di inattivare il lobo parietale destro? Esso comprende aree destinate alla capacità di orientarsi nello spazio e nel tempo, che vanno perdute nell’esperienza spirituale. Diverse tecniche meditative sono orientate ad astrarsi dalla dimensione spaziotemporale concentrandosi su un punto o su una sequenza di parole: ciò apre la mente verso un’esperienza qualitativamente diversa, di attenzione a “qualcosa di più grande”. Brick Johnstone, professore di psicologia della salute, ha studiato venti individui con un trauma cerebrale che coinvolgeva il lobo parietale destro, trovando che si sentivano meno concentrati su se stessi e maggiormente disposti verso la spiritualità. In più, le persone religiose riescono ad attivare il lobo frontale, contemporaneamente alla disattivazione del lobo parietale destro.

Possono tali dati darci un verdetto sulla fede? La neuroteologia ci offre una serie di interessanti informazioni, come abbiamo visto, su alcuni nessi tra spiritualità e cervello: i “sensi” spirituali di cui parla la teologia trovano un loro corrispondente neurologico; e, aggiungerei, nulla di meno, nulla di più. La scienza, lo sappiamo, è una questione di metodo: un modo di conoscere la realtà attraverso prove, verifiche, falsificazioni, che non si muove, di per sé, nè in direzione religiosa, nè antireligiosa. Volerne fare un giudice di cosa sia vero e cosa non lo sia è, a mio parere, contrario allo spirito scientifico medesimo, che non pretende di trovare una verità ultima, ma, al contrario, cerca incessantemente di trovare ipotesi soddisfacenti per spiegare i fenomeni naturali; si tratta di ipotesi che vengono, nel tempo, soppiantate da idee nuove, in un movimento progressivo. Non credo, allora, che la neuroteologia “smascheri” la spiritualità rivelando la sua natura di effetto (o malfunzionamento) elettrico del cervello, ma, nemmeno, chemostri il “perché” dell’esperienza spirituale. La scienza mostra come i fenomeni avvengano, il “perché” è qualcosa di non scientifico.

Esiste, in base alla neuroteologia, una funzione del cervello che produce un senso di connessione con il trascendente: se si tratti di un “effetto collaterale” dell’evoluzione di altre abilità fondamentali per la sopravvivenza, quali la solidarietà e una disposizione speranzosa verso la vita, o della prova che l’uomo è capace di Dio, non sta alla ricerca neurologica spiegarlo; resta una questione di fede. Tentare di ridurre la spiritualità a movimenti neuro elettrici o, d’altro lato, voler usare i neuroni come prova dell’esistenza di Dio, possono esser visti come vestigia di antichi dibattiti, che opponevano scienza e fede. Eppure tante volte si è affermato che la scienza non può  provare, né confutare la veridicità di proposizioni metafisiche: si tratta di un upgrade di tale metodo oltre i suoi confini. La fede è un modo di fare esperienza diverso, che fa entrare il credente in una dimensione conoscitiva peculiare; oggi sappiamo che si entra in questa dimensione attraverso un funzionamento “tipico” del cervello. Il corpo umano funziona in modi diversi a seconda dei compiti che svolge: quando percepiamo qualcosa con la vista, si attiva il lobo occipitale, ed è bene saperlo, ma, per evitare commistioni improbabili, non è lì che dobbiamo cercare se la cosa vista ci sia davvero o se sia solo un’illusione dei sensi.

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