GRANDI PAPI della storia

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00lunedì 5 agosto 2013 10:22
Dei vescovi che si sono succeduti nel corso della storia sulla cattedra di Pietro, per esercitare il divino mandato di sciogliere e legare, meritano di esserne ricordati molti che hanno profuso le loro energie e talora anche  il loro sangue, per l'edificazione del Corpo di Cristo che è la Chiesa.

Ne ricorderemo alcuni degni di nota partendo dal primo che secondo le ricostruzioni, assunse la funzione di Pietro subito dopo di lui.

tratto dal "Grande Dizionario dei Papi" Oxford University Press, di John N.D. Kelly, II Ed. 1999

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00lunedì 5 agosto 2013 10:24
LINO, di Volterra (67-76)
San Lino di Tuscia ( 0067-0076) Considerato il primo vero Papa (essendo Pietro il propulsore sulle fondamenta del Cristo che conobbe personalmente e che ebbe diretto mandato da Lui) della comunità Cristiana fondata su basi ad organizzazione piramidale, ovvero eletto dal proprio cenacolo e quindi dalla comunità, a differenza di Pietro che derivò direttamente dal "Verbo di Cristo". 
Di san Lino, come di molti altri Papi ancora, non si ebbero, così come non si possono avere, molte notizie oggettive e certe sulla loro vita. Qualche volta nemmeno sulla loro morte; per il semplice fatto che, a quel tempo, quegli uomini professarono la loro fede più alta, con una conseguente grandissima contrapposizione ambientale : l'ostilità degli usi, dei costumi, di vita stessa ma sopprattutto, delle identificazioni religiose e quindi ideologiche. 
Anche la sua nascita è molto approssimativa. La "TUSCIA romana " potrebbe essere considerata come la parte nord occidentale del Lazio compresa tra l'attuale confine toscano, il mar Tirreno ed il corso medio basso del fiume Tevere. Oppure, molto più prossima al "Foro", quale potrebbe essere la zona dell' attuale via "Tuscolana" ( dei tusci, ovvero degli etruschi). Considerate le conformazioni orogeografiche, i mezzi di comunicazione dell'epoca, e le difficoltà di spostamento attraverso zone in preda a tutte le possibili azioni banditesche, si può sicuramente propendere per la seconda ipotesi. Così come la sua morte non propriamente incerta ma povera di documenti, e celebrata come un "martirio".
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00lunedì 5 agosto 2013 10:27
ANACLETO,(o Cleto) romano (76-88)

Sant' Anacleto Martire (0076-0088) Si festeggia il 13 luglio. In Brasile si festeggia il 27 aprile.  Una seconda ipotesi avrebbe voluto "Cleto" papa con una sovrapposizione ed intersecazione di date annuarie. La tradizione,  annovera Anacleto di origine romana e discendente di "pretoriani". 
Convertito al cristianesimo offrì tutti i suoi averi e la sua massima disponibilità alla causa cristiana, fino al martirio, voluto da Domiziano per sopprimere una nuova fede religiosa ed una filosofia di vita contrastanti con il modo di vivere dell'epoca.

 Durante il suo pontificato ordinò 25 sacerdoti ed il suo nome figura nelle orazioni del canone messale.
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00lunedì 5 agosto 2013 10:33

CLEMENTE I, romano (88-97)
Fu eletto negli anni del terrore più forte dell' anticristianesimo. Appartenente alla Gens romana , nonostante le sue origini ebraiche.
La tradizione lo vuole quale figlio del senatore Faustino parente dell'Imperatore Domiziano. La storia lo vuole allevato nella cultura ellenistica. Seguace di San Paolo, e nominato vescovo da Pietro e Paolo, che imprimevano il senso di una coesione fra i vescovi, quali responsabili e guide del gregge a loro affidato e la reale consapevolezza che per essere uniti occorre la sottomissione a coloro che sono preposti nella casa del Signore.
 Un Papa, qualche vescovo, pochi sacerdoti e  possibilmente molti seguaci con il solo diritto di acclamazione o di proclamazione della "fides" . 
Nel 96 scoppiò l'antagonismo con le gerarchie di Corinto dove Clemente si trovava in conseguenza all'attività apostolica verso oriente
.

La tradizione vuole che il Soglio o Cattedra di Pietro sia passata a Evaristo nel 97, mentre la morte di Clemente I avvenne circa nell'anno 100 quando, il pontefice si trovò in una qualche località del "Mar Nero" e, quando dopo aver rifiutato un ordine perentorio di eseguire un sacrificio alle divinità politeistiche romane, gli fu legata al collo un'ancora navale romana e gettato in mare. 
I santi Cirillo e Metodio riuscirono a recuperare alcune reliquie che furono tumulate nella basilica di San Clemente, fondata a Roma tre secoli dopo la sua morte ed eretta, sempre secondo la tradizione, sulle fondamenta della casa paterna. (nda: oggi a pochi passi dal Colosseo).

 Evaristo, secondo la tradizione  succedette a Clemente prima che questi morisse, in quanto siccome si trovava in uno dei suoi viaggi ed era perseguitato, temendo per la sua vita, si preoccupò di lasciare un successore.

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00lunedì 5 agosto 2013 10:42
s.EVARISTO, greco (97-105)

 Di questo Papa non si conosce quasi nulla. La tradizione lo vuole al soglio pontificio prima della morte del suo predecessore, per il semplice fatto che Clemente I si risolse a ritrovare l 'apostolato mediorientale, che stava distaccandosi da Roma (famosa la sua Lettera ai Corinzi, il testo più antico pervenutoci e il più autorevole che confermi questa supremazia di Roma), lasciando gli incarichi romani ad Evaristo, per evitare che rimanesse scoperta la sede di vescovo. Nato probabilmente in Giudea da genitori appartenenti alla "Gens romanafu istruito in Grecia

A questo Papa si deve una ulteriore organizzazione eclesiastica: la costituzione delle parrocchie dopo i vescovadi, ovvero la diramazione capillare dell'evangelizzazione

Le parrocchie nacquero come " Tituli" , ovvero i luoghi dove i "leader" cristiani trovarono il martirio, ove venne da prima eretta una croce e poi una chiesaE, sempre per volontà di questo papa, la celebrazione del matrimonio diviene un atto pubblico. L' "Annuario Pontificio" lo ricorda come martire.
 
 
1) A questo Papa si deve una ulteriore organizzazione eclesiastica: la costituzione delle parrocchie dopo i vescovadi, per un più capillare radicamento delle comunità cristiane.
 
2) Le parrocchie nacquero come " Tituli" , ovvero i luoghi dove i "leader" cristiani trovarono il martirio, ove venne da prima eretta una croce e poi una chiesa.
 
3) E, sempre per volontà di questo papa, la celebrazione del matrimonio diviene un atto pubblico.
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00lunedì 5 agosto 2013 10:48
ALESSANDRO I, romano (109-116)
Probabilmente fu il primo papa ad essere eletto dal un conclave dei vescovi, diaconi e persino con la partecipazione dei fedeli
.
Antecedentemente il pontefice veniva nominato in maniera quasi dinastica, con un atto testamentario, sulla scia di come facevano gli Apostoli anche con la nomina di un vescovo, la differenza sta nel fatto che il numero dei vescovi era quadruplicato e più, di conseguenza difficile raggiungerli tutti per stabilire una successione, il che avveniva, probabilmente, fra i più vicini o i più noti fra tutti.

Salì al soglio pontificio ancora giovanissimo, tra i venti ed i trenta'anni. Proveniente da nobile famiglia romana con buone introduzioni presso il Senato romano quali il tribuno Quirino ed il prefetto Ermete. Ad Adriano si attribuisce l'uso dell' introduzione dell'acqua nella celebrazione del rito eucaristico e dell'acqua santa per le abluzioni, ma non si hanno notizie certe dal momento che si da a questi elementi una nascita naturale e spontanea. La tradizione cristiana lo vuole martire, a seguito delle persecuzioni traiane. Decapitato assieme ai suoi tutori e sepolto al settimo miglio della via Nomentana. Ma secondo Eusebio ed Ireneo, papa Alessandro I avrebbe "regnato" tra il 109/110 .


 
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00lunedì 5 agosto 2013 10:51
SISTO I , romano (116/7-125)

Verso la fine del suo regno anche l' Imperatore Traiano ritenne di dover mitigare la propria politica persecutoria nei confronti dei cristiani, anche perchè l' "infamia" di essere cristiano serviva più spesso a risolvere faide politiche e famigliari che non a dirimere questioni religiose. Questo clima di pseudo tolleranza, che non cambiò comunque i metodi e le persecuzioni, proseguì anche sotto l'imperatore Adriano il quale scrisse al proconsole d'Asia : "Se uno fa le sue accuse e dimostra che i cristiani operano contro le leggi, allora la colpa deve essere punita secondo la sua gravità. Ma se qualcuno si avvale di questo pretesto per calunniare allora è quest'ultimo che deve essere punito". 

In questa realtà nacque Sisto I, figlio di pastori romani, si presume sia assurto al soglio intorno al 116/7 A Sisto primo si deve l'introduzione di molte norme di culto, tra le quali il divieto ai laici di toccare il il sacro calice e la patena (n.d.a : piattino di metallo dorato, argentato o di metallo nobile usato per la deposizione dell'Ostia consacrata) lasciando agli uomini di culto il privilegio di questi attiA Sisto I venne fatta risalire anche l'introduzione del triplice cantico  durante la celebrazione della messa ( tratto dal tardo latino mìttere, mandare, inviare ) e soprattutto dalla formula finale del rito cristiano fondamentale della celebrazione eucaristica: ite missa est "andate, siete inviati.

Viene celebrato come santo, maprobabilmente non subì il martirio. L'unica cattedrale dove ancora viene celebrato come santo è quella di Alatri (nda: cittadina in provincia di Frosinone).
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00lunedì 5 agosto 2013 10:57
TELESFORO, greco (125-136)

  Le sue origini vengono ricondotte a Terranuova di Calabria da famiglia greca. 
A Telesforo furono ricondotte alcune altre norme nella celebrazione della messa quali il canto del "Gloria in excelsis Deo" da egli stesso composto e l'introduzione della messa di mezzanotte alla vigilia di natale e il digiuno di sette settimane prima della Pasqua. 
Viene festeggiato il 5 di gennaio, anche se il suo nome non figura più nel Calendario ufficiale poichè confuso con l'altro Telesforo, Ireneo nel 180 da notizia del  martirio di un Telesforo, ma non è certo che si riferisse proprio a lui o ad un altro con lo stesso nome. Fu confermato da Eusebio (260-340 circa) .
Comunque un Telesforo vescovo venne messo a morte nel primo anno del regno di Antonino Pio imperatore (138-139). 
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00lunedì 5 agosto 2013 11:00
IGINIO, greco (136/7-140)

Iginio (0136-0140) Filosofo di origine ateniese, poco  del suo apostolasto è a conoscenza. La tradizione, pervenutaci dalle fonti di s.Ireneo, vuole che la sua preparazione sia stata di conforto nel contrastare una delle tante eresie imperversanti fin dalla nascita del cristianesimo stesso: lo "gnosticismo" (nda: gnòsi = conoscenza; vocabolo di etimologia greca; lo gnosticismo praticato negava l'insegnamento della dottrina da parte di maestri, ovvero dal "clero", facendo derivare la conoscenza e la sapienza direttamente da Dio, prassi nettamente contraria all'insegnamento degli apostoli che istruivano per diffondere la dottrina) 
Ad Iginio fu ricondotta una sorta di piccola riforma clericale mediante la quale provvide a coordinare meglio  l'aumentato  numero dei vescovi e dei oresbiteri. Durante il suo pontificato l'imperatore Adriano fece erigere il suo mausoleo che diventerà poi, Castel Sant'Angelo. 
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00lunedì 5 agosto 2013 11:03
PIO I, di Aquileia (140/2-155)
Secondo la tradizione cristiana fu considerato tra i papi più rigorosi, sia verso i costumi delle popolazioni, sia verso i costumi di vescovi e presuli, non ancora completamente mondati dalle prosperità della vita. Ma a Pio I venne ricondotta l'introduzione della "confessione" , ovvero "riconciliazione" pur nella ripetizione delle infrazioni dogmatiche o morali. (nda: probabilmente le persecuzioni, anche se durante l'impero di Antonino Pio si erano abbastanza affievolite ed il troppo rigore morale imposto, portò la Chiesa a più miti consigli con l'introduzione, appunto, della confessione privata, l' "equa penitenza" ed il prosieguo nel cammino cristiano, per vescovi, prelati e semplici fedeli). 
Il famoso "Canone di Muratori" lo considera fratello di Erma, famoso per le sue raccolte  chiamate"Il Pastore", che esortavano al pentimento, da cui  è probabile l'iniziativa di Pio I a mettere a frutto l'insegnamento di Gesù sulla Riconciliazione.

A Pio I venne anche ricondotta l'introduzione della "Pasqua di Ressurrezione" alla prima domenica dopo il primo plenilunio di marzo, dopo un carteggio di scritti con gli altri vescovi di cui si hanno dei frammenti.

Compiendo così una prima distinzione tra la "Pasqua ebraica" , celebrata il giorno del plenilunio,e la Pasqua cristiana, ma creando una forte frattura con la chiesa d'oriente (nda: la futura Chiesa Ortodossa) che intendeva invece mantenere la tradizione della Pasqua ebraica.

E sempre a Pio I si fanno risalire i primi forti contrasti con le "eresie" organizzate dell'epoca, quali quella di Cerdone (gnostico) e quella di Carpocrate di Alessandria (gnostico. nda: la cui dottrina si incentrava sul bene ed il male - il primo impersonato da Dio e la sua spiritualità, il secondo fondato sulle figure retoriche di angeli demòni creatori della materia - La Carpocrasofia in buona sostanza rinnegava il Dio "militareebraico" ma non sposava il cristianesimo in quanto fruitore della materia). 

A lui si deve la decisione di cacciare Marcione dalla comunità ecclesiale, dopo diversi incontri e consultazioni con i vescovi e il clero sulla questione dei Testi Sacri dell'A.T. che lo stesso Marcione voleva eliminare propagandando che soltanto la "Buona Novella" dovesse essere evangelizzata e letta nelle assemblee.

A Lui si deve anche la consuetudine "per un vescovo di Roma" di mettere al primo posto non sè stesso, ma PIETRO, questa Tradizione è ancora vigente oggi.

Sembra non sia stato martirizzato, ma reso santo per le sue doti morali.
 
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00lunedì 5 agosto 2013 11:07
ANICETO I, siro (155-166)
Figura apparentemente controversa, per quel poco che si possa sapere di Lui. Nativo delle terre siriane, non si sa come sia approdato presso la "Caput Mundi". Sembra fosse stato da prima allontanato dalla Chiesa d'oriente, quale eretico egli stesso, nel mentre stava combattendo le eresie gnostiche derivanti dagli insegnamenti di Cerdone. 
Dopo essere stato proclamato papa Aniceto ricevette visita da San Giustino (filosofo platoniano, convertito al cristiniasemo fondò una scuola di pensiero,durante l'mpero di Antonino Pio, per finire martirizzato.), alla quale scuola finì per aderire. Ma incontrò anche Egesippo, San Policarpo e gli stessi gnostici Valentino,Cerdone e Marcione.
Comunque durante il suo papato le eresie furono piuttosto contrastate, sempre in difesa della fede derivante dalla tradizione apostolica. 
Con Marco Aurelio, divenuto imperatore nel 161, le cose cambiarono nuovamete per la sopravvivenza dei cristiani. Moltissimi vescovi furono condannati a morte e le persecuzioni ripresero a ritmi acceleratiLo stesso San Policarpo e San Giustino trovarono il martirio. Ma non si ha notizia del martirio di Aniceto, il quale non figura  nel Calendario Universale. 

Con Policarpo tentò di riappianare la questione della Pasqua, e ciò che appare emergere fra i diversi vescovi che parteciparono alle discussioni è che TUTTI sostenevano l'importanza di ascoltare cosa "avessero detto i loro predecessori";  con Policarpo si ha la bellissima testimonianza di aver celebrato insieme l'Eucarestia prima della sua partenza, dopo la quale venne arrestato e morì, appunto martire.

La tradizione cristiana vuole che le sue spoglie siano state deposte nelle catacombe di San Callisto in Roma ed in seguito, intorno al 1600, traslate nel sepolcro di Alessandro Severo.
Secondo fonti storiche  fu Aniceto (questo vescovo) e non Anacleto ad erigere il primo monumento di memoria storica sul Colle Vaticano in onore dell'Apostolo Pietro, divenuto meta di pellegrinaggi specialmente nell'anno 200 e ben riportati da fonti storiche, confermate dai recenti scavi di inizio secolo scorso. 
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00lunedì 5 agosto 2013 11:09
Sotero, campano (166-175)
 Nato a Fondi, nell'attuale Campania, da famiglia di origine greca, fu sempre molto attento nel mantenere stretti rapporti con i cristiani residenti al di la del mare Adriatico (nda : già considerata Chiesa Cristiana d'Oriente), anche attraverso opere caritatevoli. Non è escluso che già all'epoca si fosse presentata la possibilità di una opinione diversa circa l'interprettazione del pensiero teologico di Cristo, ovvero l'embrione di uno scisma.... che purtroppo accadrà successivamente
Sotero, cercò comunque di mantenere unita la comunione della fede cristiana, nonostante il tallone di un imperatore come Marco Aurelio.
Sotto il suo pontificato emersero idee eretiche "montaniste" (nda: eresia frigia, di radice gallica che ricondussero il pensiero al suo precursore - Montano- di origine ebraica ... e quindi alla nuova Gerusalemme che discesa dal cielo si sarebbe dovuta insediare ad oriente di "filadelfia" ... -palestina - . Prime predicatrici di questo pensiero furono Masimilla e Priscilla/Prisca). 
Il pontefice costituì per contro un ordine diaconale femminile (ma attenzione, da NON confondersi con il sacerdozio)anche per rispettare riti greci di più antica memoria e con essi salvaguardare il pensiero cristiano.Ebbe un significativo carteggio con il vescovo Dionigi di Corinto, attraverso le quali si promisero entrambi di leggere queste epistole nelle rispettive assemblee per rinforzare il cuore dei fedeli, affranti dalle persecuzioni e per rassicurarli della comunione di tutte le Chiese e aiutando quella Chiesa con aiuti e sostegni materiali (Eusebio ci da notizia)

A lui si deve la festa della Pasqua come celebrazione massima una sola volta all'anno. Le sue spoglie sembra siano state dapprima sepolte accanto alle spoglie di Pietro, poi trasportate nelle catacombe di San Callisto, sotto il papato di Sergio II traslate nella chiesa di San Silvestro a Roma. Successivamente da San Silvestro alla chiesa di San Sisto e poi per finire, a Toledo.
 
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00lunedì 5 agosto 2013 11:10
Eleuterio, dell'Epiro (175-189)

Ricevette la visita di Ireneo di Lione il quale gli portò una lettera da parte della sua Chiesa, che in quel periodo stava affrontando dure persecuzioni, nella lettera oltre alla consolidata unità con il vescovo di Roma, si davano suggerimenti per la questione montanista, oggetto appunto d'interesse di tutta la Chiesa.

Morì  martire, sotto l'Imperatore Commodo, secondo fonti risalente nell'anno 858. Eluterio è l'ultimo vescovo della successione romana riportata negli elenchi fatti da Ireneo.
Una certa storia narrata da più fonti( Beda, Agbar IX, e scrittori successivi) ci tramandano che egli fu il tramite di cui la Provvidenza si servì per convertire Lui, re di Edessa (Urfa in Turchia, nella Mesopotamia) il quale aderì effettivamente al cristianesimo dopo anche un breve carteggio fra i due, e sembra che fu proprio il re a chiedere al vescovo di Roma di poter diventare cristiano.
 
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00lunedì 5 agosto 2013 11:17
Vittore I, africano (189-199)

Riaffiora il problema della data in cui celebrarsi la Pasqua, con l'aiuto di altri vescovi d'Oriente, tentò di far accettare la data che già era in uso nella Chiesa di Roma, cioè prima domenica successiva al 14° giorno del mese ebraico di nisan.
A lui si devono molti sinodi fra Roma Gallia e Mesopotamia, attraverso i quali per maggioranza dei vescovi, vennero accettate le sue disposizioni. Ma ad alcune Chiese dell'Asia che vi si opposero, li escluse dalla comunione con tutta la Chiesa. Interviene allora Ireneo, che pur essendo stato a favore del Papa, lo invita ad essere indulgente come i suoi predecessori. Ci viene tramandato ufficialmente il primo atto  che rivendica a sè (al vescovo di Roma) il diritto di interferire nelle scelte delle altre chiese se queste si dissociavano dall'insegnamento APOSTOLICO, la Pasqua effettivamente venne mantenuta come il suo predecessore aveva stabilito.
 Fu costretto ad adottare delle scomuniche fuori del suo vescovado di Roma, inflitte al conciatore di pelli Teodoto di Bisanzio che predicava un Gesù soltanto uomo, e sospese dal sacerdozio lo scrittore gnostico Florino.
 
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00lunedì 5 agosto 2013 11:19
Zefirino, romano (199-217)

Sotto questo pontificato si accendono le dispute più serie sulla cristologia: l'adozionismo, secondo cui Gesù era stato semplice uomo fino al Battesimo e dopo divenne "divino", continuava a propagarsi malgrado la severa condanna già di Papa Vittore I. Singolare la clemenza del Papa che perdona un certo Natale, prete scismatico adozionista fatto vescovo, ma che si pentì accettando la penitenza che il Papa gli diede

Più gravemente si propagò il "modalismo" insegnato da Noeto, Prassea e Sabellio, che eliminava ogni distinzione fra le Persone della Trinità, mentre la Chiesa insegnava già che è proprio attraverso la Trinità che le Tre Persone sono distinte pur mantenendo un unica natura comune.

Ippolito mandò una lettera severa a Zeferino per non aver agito in modo molto più incisivo e severo contro queste forme di eresie, chiedendo a nome dei vescovi una scomunica immediata.

La risposta di Zeferino non si fece attendere, ammettendo pubblicamente che non vi era nella Chiesa, una dottrina che parlasse esplicitamente delle Tre Persone nella Trinità e che a scanso di confusione aveva preferito aspettare un giro di consultazioni. Non c'era di fatto una terminologia che potesse aiutare a comprendere la questione. Sarà questa conversazione, di fatto, a far maturare l'idea di un Concilio, nel quale poi si definirà per sempre tale dottrina
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00lunedì 5 agosto 2013 11:25
CALLISTO I, 217-222
Callisto fu, onestamente parlando....il primo vescovo della Chiesa ad essere contestato per i suoi trascorsi tramandataci da Ippolito (ATTENZIONE NON IPPOLITO IL VESCOVO martire...). Una leggenda narra che da giovane gli venne affidata una ingente somma, qui le notizie si dipartono, alcune fonti dicono che avrebbe dovuto con quela somma aprire una banca, altre fonti diconono che avrebbe dovuto gestirle per i bisognosi, sta di fatto che questo patrimonio svanì nel nulla.
Come ci finì nelle miniere in Sardegna come accennato nel racconto della storia del vescovo Vittore al messaggio 15?
Secondo Ippolito a causa di una rissa che Callisto fece in una Sinagoga in giorno di sabato, e il prefetto lo condannò ai lavori forzati. Ma a quanto sembra proprio Vittore I tralasciò il nome di Callisto fra coloro della lista che potevano essere liberati poichè non si fidava di lui, ma alla fine lo accolse, mandandolo ad Anzio....Fu il vescovo Zefirino a riporre fiducia in questo uomo dall'inquietitudine facile; Papa Zefirino gli affidò incarichi delicati e lo nominò amministratore del cimitero ufficiale della chiesa sulla Via Appia, da qui il nome che tutti oggi conoscete: "Catacombe di san Callisto"
A seguito di questa fiducia, Callisto iniziò a cambiare diventando sempre più un buon cristiano, e tuttavia la sua fama trascorsa non lo lasciava.
Quando fu scelto a succedere a Zefferino, Ippolito (non il nostro vescovo conosciuto per le sue opere) divenne il suo più accanito accusatore, tanto da essere considerato, Ippolito, IL PRIMO ANTIPAPA DELLA STORIA DELLA CHIESA.
Ippolito era un presbitero più ortodosso dell'ortodossia stessa che si accanì contro Callisto ripetutamente tanto da amareggiare profondamente ogni giorno la sua vita. Callisto veniva accusato di : modalismo e lassismo.
Ma sul modalismo Callisto scomunicò Sabellio, che era alla guida spirituale di questo movimento. Il modalismo affermava che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono Tre Persone, ma soltanto "successivi modi dell'autorivelazione divina"....Ippolito dunque, accusava ingiustamente Callisto. Altro tema di scontro era che Callisto avrebbe permesso ad alcuni vescovi di restare in carica, "COLPEVOLI" di essersi sposati due o tre volte; addirittura Ippolito contesta a Callisto di NON condannare i sacerdoti che si erano sposati, ritenendo validi i loro matrimoni; infine di riprendere nella chiesa persone che, se pur convertite provenivano da sètte varie e senza dare loro alcuna penitenza.
Famosa è la risposta che Tertulliano darà per appoggiare le accuse di Ippolito:
 
"De Pudicitia" recita: "...il pontefice massimo, il vescovo dei vescovi, perdona gli adulteri ed i fornicatori: E dove si affiggerà questo editto così liberale? Sulle porte dei postriboli?..."

 
Ma che cosa possiamo dire di Callisto I in termini dottrinali tramandatici? Innanzi tutta la lotta contro il modalismo e la scomunica del suo capo, a SALVAGUARDIA  della Trinità, dottrina NON ancora promulgata e tuttavia molto chiara nell'insegnamento della Chiesa tanto da difenderla.
Callisto I fu grande sostenitore che la Chiesa doveva essere SEMPRE PIU' UNIVERSALMENTE RICONOSCIUTA ED ACCOLTA proprio per evitare cataclismi dottrinali, che la Chiesa è "una casa che accoglie i peccatori pentiti, ma che deve sfornare Santi; e che per questo a TUTTI deve essere data la possibilità DELLA RICONCILIAZIONE, soprattutto una carità maggiore verso i cristiani dalle dottrine deviate...."

Infine si tramanda uno stralcio di lettera dove in risposta all'errore di coloro che dicevano che "Dio Padre era morto sulla croce", rispose con due sole righe: " NON E' IL PADRE CHE E' MORTO... ma il Figlio! Questo è quanto ci è stato tramandato e che noi custodiamo ed insegnamo!"

Il martirio di Callisto I è più morale che reale a causa della  morte. Egli fu perseguitato da Ippolito e calunniato, eppure tutta la Chiesa e i vescovi erano con lui. Tuttavia durante una sommossa popolare contro alcune diatribe con le leggi civili, intervenne per sedare gli animi, ma ne venne travolto e la tradizione ci riporta della sua morte. Non fu sepolto nelle Catacombe di cui porta il nome, ma in Trastevere dove nel 1960 è stata scoperta la sua tomba a confermarci le notizie che la Chiesa ha da secoli tramandato e dove vi è un affresco che racconta il suo martirio.
La sua festa è il 14 ottrobre.



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00lunedì 5 agosto 2013 11:29
IPPOLITO 217-235 (primo Antipapa, convertitosi al termine della vita)
 
Ippolito riceve l'ordinazione durante il pontificato di Vittore I. Era un uomo di grande conoscenza filosofica ed ecclesiale. In breve tempo divenne fra i più importanti e conosciuti apologetici per la sua grande cultura tanto da essere confuso più volte con il vescovo S.Ippolito, morto martire. Famosa fu la sua omelia che pronunciò davanti ad Origene nell'anno 212.
Tra le sue opere più importanti prima di degenerare (a differenza di Tertulliano Ippolito NON uscì dalla Chiesa) troviamo: il "Commentario su Daniele" (204 ca); scritti vari dogmatici a DIFESA DELLA DOTTRINA DELLA CHIESA (200 ca); "Confessione di tutte le eresie"(222) grazie al quale comunque non venne mai scomunicato dal momento che le sue lotte erano più personali che dottrinali.
Il suo peccato maggiore era l'ambizione e il prestigio, morto Zefirino, aveva chiesto esplicitamente che con lui, se l'avessero nominato Papa, la Chiesa sarebbe andata avanti più speditamente!
 
Ippolitò confessò il suo disprezzo per Callisto che riteneva indegno di una così alta carica di responsabilità. Questo suo discorso portò i vescovi alla convinzione che Callisto era il degno successore di Pietro.
 
Ippolito divenne il primo Antipapa e si fece eleggere lui vescovo da alcuni vescovi scismatici.
Ippolito considerava la Chiesa come una comunità ESCLUSIOVAMENTE FORMATA DI SANTI.
Callisto I concordava con lui comunque sulla validità del ministero sacerdotele il quale doveva dipendere da una santità PERSONALE  e testimoniata.
Ma ad Ippolito questo non bastava. Ogni peccatore, specialmente prete, secondo lui, doveva essere allontanato dalla Chiesa.
 
Una nota che vale la pena conoscere è la seguente:
 
Ippolito visse come antipapa fino all'anno 235. Durante questo periodo, si oppose anche al successore di Callisto I, Urbano I e Ponziano. Tuttavia con quest'ultimo la sua strada si riunì alla Chiesa attraverso un martirio comune.
Quando Massimo il Trace divenne imperatore e tornò la persecuzione ai cristiani, egli si accanì principalmente con TUTTI I VESCOVI, considerati "capi scomodi"...Ippolito e Ponziano, nell'anno 235 vennero arrestati e portati in Sardegna che all'epoca era conosciuta come "Isola della morte". Dopo mesi du dura prigionia e di crudeli condizioni, viene riportato dai superstiti che i due "ebbero tutto il tempo di confrontarsi e SI RICONCILIARONO". In segno di questa riconciliazione Ponziano ABDICO' dalla sede di Pietro anche perchè aveva capito che non avrebbe più fatto ritorno e al tempo stesso insieme a questa notizia giune la RINUNCIA  di Ippolito di essere vescovo, e implorò i suoi seguaci di terminare con lo scisma (scisma mai ufficializzato) in nome dell'Unità del Corpo di Cristo.
I suoi seguaci commossi dall'appello, abbandonarono ogni pretesa.
Papa Fabiano (236) fece riportare egli stesso i due corpi martirizzati, a Roma dove furono enumati dopo una celebrazione funebre eucaristica il 13 agosto del 236/7.
Ippolito venne sepolto sulla Tiburtina , nella zona che ancora oggi porta il suo nome.
S.Eusebio e S.Gerolamo confusero Ippolito con il grande Vescovo Ippolito.
Ma dopo si resero conto che del primo non si seppe mai quale fu la sua diocesi.
 
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00lunedì 5 agosto 2013 11:32
A questo punto introduciamo alcune note sul periodo storico che contraddistinse la chiesa nascente:

LE PERSECUZIONI

Le persecuzioni sono un argomento di studio vasto e complesso, con molti aspetti politici e religiosi che investirono sia la classe dirigente (imperatore, senato, governatori delle province romane), sia gli stessi cittadini. Le persecuzioni costituiscono la difesa a oltranza, in parte utopistica, di un ordine giuridico incapace ormai di garantire la pax romana, la sicurezza e il benessere delle popolazioni dell’impero.

Quante furono le persecuzioni e per quanto tempo durarono?

Fin dall’inizio, al messianismo politicamente rivoluzionario e apertamente antiromano dei Giudei, i cristiani opposero un messianismo senza implicazioni politiche e pacifico; per questo gli organi di governo romani furono neutrali o addirittura benevoli nei confronti della nuova religione, che trovava ascolto e simpatia persino in ambienti della classe dirigente. La svolta decisiva avvenne durante il regno di Nerone (54-68), che accusò i cristiani dell’incendio di Roma, incriminandoli come membri di una "superstitio illicita", formula che richiama la dichiarazione del Senato-consulto dei 35. Pare che questa fosse in sostanza la giustificazione giuridica di tutte le persecuzioni, anche se si aggiunsero altre motivazioni politiche e religiose.

La prima grande persecuzione durò quattro anni, dall’incendio di Roma dei 19 luglio 64 al 9 giugno 68, morte di Nerone.

Seguì un periodo di circa trent’anni di completa tranquillità. Domiziano (81-96), che aveva accentuato il culto dell’imperatore, negli ultimi due anni dì vita scatenò un breve persecuzione.

Nel secondo secolo scoppiò una nuova persecuzione sotto Traiano (98-117), per il divieto di costituire società non permesse (le "eterie").La quarta grande persecuzione avvenne al tempo dell’imperatore Marco Aurelio (161-180), quando l’impero fu funestato da carestie e pestilenze e minacciato dai barbari. Di tutte queste calamità furono accusati i cristiani.

All’inizio del terzo secolo, sotto Settimio Severo (193-21 1) ci furono altri fenomeni di persecuzione scatenati dal furore popolare contro i cristiani dichiarati nemici pubblici e accusati di lesa maestà. Non sembra tuttavia che l’imperatore abbia mai pubblicato un editto di persecuzione. Una persecuzione più di natura politico-personale che religiosa fu poi ordinata da Massimino Trace (235-238), che infierì contro i sostenitori, tra cui molti cristiani, del suo predecessore Alessandro Severo. Nel 244 assunse il potere imperiale il cristiano M. Giulio Filippo (244-249) che nei cinque anni di regno si oppose decisamente agli ambienti più intransigenti del paganesimo e al fanatismo delle folle. Per questo fu da loro odiato e disprezzato come un traditore della religione e della tradizione pagana.

Il suo avversario Decio (249-251) praticò infatti una politica di restaurazione dell’antica religione nazionale romana. Con un editto del 249-250 ordinò a tutti i sudditi dell’impero di offrire pubblicamente un sacrificio propiziatorio ("una supplicatio") agli dei della patria. Una delle prime vittime fu il papa Fabiano. La persecuzione fu breve, ma intensissima e generale.

Il successore di Decio, Treboniano Gallo (251-253), in occasione di una nuova grave pestilenza che devastò tutto l’impero, ordinò sacrifici espiatori (holocausta), ai quali i cristiani non poterono partecipare, scatenando così ancora una volta, come reazione, l’odio e il furore del popolo.

Al tempo di Valeriano (253-260) la persecuzione, da individuale e limitata a determinate regioni, divenne collettiva e generale; cioè il cristianesimo fu perseguitato in tutto l’impero come chiesa, come gerarchia, come struttura. Fu imposta la chiusura degli edifici sacri, la confisca dei cimiteri (editto del 257), la pena di morte per i capi religiosi (vescovi, preti e diaconi); la perdita della dignità e la confisca dei beni per tutti gli altri cristiani (editto del 258).

L’anno seguente la persecuzione cessò sostanzialmente con la cattura dell’imperatore nella guerra persiana (259). La persecuzione fu ripresa in forma violenta e generalizzata da Diocleziano e Galerio agli inizi del IV secolo con gli editti dei 303 e 304, che imponevano la distruzione delle chiese, la consegna dei libri sacri e l’ordine a tutti i cristiani di sacrificare agli dei, pena la condanna a morte.

Con l’editto di tolleranza del 311 e l’editto di Milano del 313 cessarono le persecuzioni e furono concesse alla Chiesa piena libertà di culto e di riunione e la restituzione dei beni ecclesiastici confiscati. La religione cristiana fu così apertamente riconosciuta come "religio licita", ma sarà solo nel 394 che l’imperatore Teodosio I obbligherà il Senato a decretare l’abolizione del paganesimo in tutte le sue forme e da quel momento il Cristianesimo diventa la religione ufficiale dell’impero romano.

LA VITA DELLA CHIESA DELLE ORIGINI TESTIMONIATA DALLE CATACOMBE

Le catacombe ci fanno rivivere la vita della primitiva Roma cristiana. È vero che le catacombe sono soltanto dei cimiteri, ma esse ci parlano con la testimonianza storica di un patrimonio ricchissimo di pitture, sculture, iscrizioni che illustrano gli usi, i costumi, la vita degli antichi cristiani, la loro cultura, la loro fede. Infatti ogni comunità che vive, necessariamente si esprime e traduce la propria fede in documenti scritti o visivi. I cimiteri, in molte civiltà, sono luoghi dove si "oggettiva" l’interpretazione della vita e della morte. Così, per esempio, la maggior parte di quello che conosciamo della cultura egiziana proviene dalle tombe. Le catacombe non raccontano solo la storia delle persecuzioni, l’olocausto e il culto dei martiri; presentano anche con chiarezza la fede della Chiesa apostolica e dei primi secoli. La visita alle tombe degli Apostoli e alle catacombe, memoriale dei martiri, è un ritorno alle radici, alle sorgenti antiche della fede e della vita della Chiesa dei primi secoli. Le catacombe ne sono la testimonianza storica. Esse sono state giustamente definite "la culla del cristianesimo e l’archivio della Chiesa delle origini" (0. Marchi).

La spiritualità delle Catacombe è cristocentrica, sacramentale, sociale, escatologica, biblica, nuova e trasformatrice. Essa non è solo una documentazione della fede della Chiesa primitiva, ma è uno stimolo forte a rinnovare personalmente la fede e a testimoniarla nella propria vita. I pellegrini, che ogni giorno visitano le catacombe, ne colgono il valore apologetico e ritengono la visita una vera esperienza spirituale. Sono soprattutto i giovani che scoprono il valore religioso delle catacombe. "Le catacombe non mi erano mai piaciute… ora mi mancano". "Di tutti i centri religiosi che abbiamo visto, incluse le grandi basiliche, le catacombe hanno avuto su di noi l’impatto maggiore. La purezza di fede dei primi cristiani, l’offerta totale della loro vita ci ha umiliati… Ci eravamo immaginati un luogo buio e repellente; abbiamo trovato un luogo che irraggia pace e grazia". "La visita ci ha offerto una vera e propria lezione di vita". "Ricorderò le catacombe come la cosa più bella della mia vita". "Sono la cosa più bella che abbia mai visitato". "Alle catacombe ho capito bene tutto il coraggio e l’amore dei Martiri. Nelle cripte dei Papi e di Santa Cecilia ho capito che di fronte al coraggio di quegli uomini e donne tutto quello di cui noi siamo capaci e proprio niente…".

Le catacombe svelano l’intimo segreto della spiritualità della Chiesa dei primi secoli nella sua giovinezza di conquista e di martirio. Questo è il motivo per cui fin dall’inizio si sviluppò il culto dei martiri. 1 cristiani sentironoil bisogno di radunarsi presso le loro tombe per festeggiare la ricorrenza del martirio e invocare la protezione di quei gloriosi campioni della fede.

Milioni di visitatori da ogni parte del mondo, nel corso dei secoli, hanno compiuto il pellegrinaggio alle catacombe cristiane di Roma accolti dai martiri della Chiesa e dagli innumerevoli cristiani che hanno testimoniato la loro fede nella vita di ogni giorno. È interessante notare che molti pellegrini hanno anche firmato la visita, incidendo nell’intonaco delle pareti il loro nome e, talvolta, frasi di invocazione per ottenere la protezione dei martiri stessi. Sono i graffiti che si vedono numerosi vicino alle tombe dei martiri.

I pellegrini vengono da ogni contrada dell’impero, dall’Oriente vescovi illustri come Ignazio di Antiochia, Policarpo di Smirne, Abercio di Gerapoli e semplici fedeli, perché tutti – al dire di S. Giovanni Crisostomo – "guardano a Roma con i suoi due luminari Pietro e Paolo, i cui raggi rischiarano il mondo".

Dai paesi occidentali arrivano pellegrini, fin dalla lontana Irlanda. Sull’esempio di S. Patrizio (5° sec.), che fu creato da Papa Leone primate di quella nazione, schiere di pellegrini affrontano a piedi un viaggio lungo, faticoso e rischioso. Anche dagli altri paesi il flusso dei pellegrini è notevole e costante. Ricordiamo che dai paesi nordici sono soprattutto i missionari apostoli che giungono a Roma per attingere alle tombe sante e dal papa autorità e forza per predicare la fede, riportando talora in patria reliquie di martiri e di santi.

Dal primo giubileo del 1300 le Cronache degli Anni Santi registrano la presenza di folle di pellegrini sempre in aumento, che fanno della visita alle catacombe una meta quasi obbligata del loro itinerario di fede e di devozione.

Tra i pellegrini meritano particolare menzione quelli divenuti santi, come S. Brigida di Svezia ( 14° sec.), S. Filippo Neri e S. Carlo Borromeo (16° sec.), S. Giovanni Bosco, S. Teresa di Gesù Bambino e S. Maria Mazzarello. Commuove pure vedere nei registri di S. Callisto le firme dei moderni testimoni della fede, come il Card. Giuseppe Slipy, martire dell’Ucraina e il card. Giuseppe Mindzenty, primate d’Ungheria.

Il card. Slipy era stato condannato ai lavori forzati in Siberia, nel durissimo carcere di Mordavia, da dove fu liberato per interessamento di papa Giovanni nel 1963. Venuto a Roma visitò le catacombe di S. Callisto, scrivendo che lo faceva "post quadraginta annos miraculosae liberationis" "dopo 40 anni di una miracolosa liberazione".

I 40 anni risalgono agli inizi degli anni 20, quando i comunisti assunsero il controllo dell’Ucraina che divenne Repubblica Sovietica Socialista. "Ho dovuto soffrire – spiegò il Cardinale – di essere arrestato di notte, tribunali segreti, interrogatori interminabili, sorveglianza continua, maltrattamenti morali e fisici, umiliazioni, tortura e fame. Mi sono trovato davanti a inquisitori e giudici perfidi, prigioniero inerme, silenzioso testimone che, fisicamente e psicologicamente esausto, difendeva la sua Chiesa, essa stessa silenziosa e condannata a morte. Prigioniero per la causa di Cristo, trovavo la forza sapendo che il mio gregge spirituale, il mio popolo, tutti i Vescovi, sacerdoti e fedeli, padri e madri, bambini, gioventù militante come vecchi inermi, camminavano al mio fianco. Non ero solo". Sembra di leggere una pagina degli Atti dei Martiri!

Il secondo, arrestato nel 1948, dopo inaudite torture e un processo-farsa, era stato condannato all’ergastolo. Dopo gli anni di prigione e il domicilio coatto nell’ambasciata degli USA a Budapest, appena liberato venne a Roma e visitò di nuovo le catacombe, scrivendo sul registro dei Visitatori illustri: "Plenus consolationibus fidei prim. suae Ecclesiae – pieno di consolazioni per la fede della sua Chiesa delle origini". Schiere di consacrati, personaggi illustri, Re e Regine, Capi di Stato, Autorità civili di ogni rango e di tanti paesi hanno visitato con interesse e con fede le catacombe cristiane di Roma. Ma i pellegrini più illustri sono stati i Sommi Pontefici e questo fin dai primissima secoli dei Cristianesimo, anzi fin dalle origini stesse delle catacombe. Come non ricordare tra i Papi che hanno amato le Catacombe lo stesso Papa Callisto, scelto ancora diacono da Papa Zeffirino quale amministratore e custode del Cimitero ufficiale della Chiesa, le catacombe che da lui presero il nome? E nel 4° secolo il grande papa S. Damaso, che curò, abbellì e illustrò con splendide iscrizioni latine le catacombe di Roma?

Nei secoli bui delle invasioni barbariche i Pontefici assistettero impotenti alla distruzione sistematica dei monumenti, ai saccheggi e alle ripetute devastazione delle catacombe. All’inizio dei 7° secolo, S. Gregorio Magno esclamava: "Ubique mors, ubique luctus, ubique desolatio, undique percutimur, undique amaritudinibus replemur" "Dovunque la morte, il lutto, le desolazioni; da ogni parte siamo percossi, da ogni parte ripieni di amarezze".

I Papi Paolo I, Adriano I, Leone III e soprattutto Pasquale I furono quindi costretti ad ordinare la traslazione dei corpi dei martiri nelle chiese della città, per motivi di sicurezza, per evitare la loro profanazione: nella sola basilica di S. Prassede il 20 luglio dell’817 furono portati ben 2.300 corpi santi. In seguito molti altri furono portati al Pantheon, già dedicato da Bonifacio IV (608-615) al culto della Vergine col nome di S. Maria ad martyres.

Dopo le clamorose scoperte delle tombe dei martiri a S. Callisto, il papa Pio IX istituì la Commissione di Archeologia Sacra (6 -1 -1852) e nel 1854 visitò le catacombe di S. Callisto. Con profonda commozione sostò in preghiera nella cripta dei Papi, prendendo in mano i frammenti delle iscrizioni dei suoi predecessori.

Pio XI e Pio XII nel ministero della parola hanno frequenti riferimenti alle catacombe, gemma che rende bella la Chiesa di Roma. Pio XII così si esprimeva: "La Roma cristiana vive di vita indistruttibile; la sua archeologia è l’archeologia della vita e i documenti di vita cristiana nei suoi primordi e nel suo svolgimento storico, dottrinale, artistico, iconografico, epigrafico e liturgico, alimenta la nostra Chiesa". Giovanni XXIII fu il primo papa dopo Pio IX a visitare le catacombe. Raccontò allora di aver visitato per la prima volta le catacombe di S. Callisto quand’era seminarista al Laterano e gustava le lezioni dell’insigne archeologo Orazio Marucchi. Eletto papa, egli aveva detto: "Voglio venire alle catacombe. Devo venire a pellegrinare e a pregare, come fanno tanti visitatori" e il 19 settembre 1961 il papa poté attuare il suo proposito. La visita – secondo il desiderio del Pontefice – doveva servire di esempio a tutti i fedeli di Roma.

"La storia della Chiesa – disse allora il Papa – è storia di lotta, ma anche storia di trionfi. Noi, persone consacrate, ne siamo a conoscenza più di tutti. Quindi serena fiducia nonostante tutto; Dio è con noi. La Chiesa di oggi trionferà, come ha trionfato la Chiesa delle Catacombe". A sua volta il Papa Paolo VI volle visitare due insigni santuari dei Martiri Romani: le catacombe di Domitilla e quelle di S. Callisto. A S. Callisto il 12 settembre 1965 sostò lungamente in preghiera nella cripta dei Papi e in quella di S. Cecilia, e raccomandò alle guide di aiutare i pellegrini "a intravedere l’umile splendore della primitiva testimonianza cristiana". Infine Giovanni Paolo II già da vescovo (1965) era giunto pellegrino presso le tombe dei Martiri. Eletto Papa, volle che con lui anche i giovani romani rinnovassero i sentimenti di fede meditando sulle tombe dei primi cristiani. Il Papa ha confidato che giovane sacerdote aveva letto "Roma sotterranea" del grande archeologo maltese Antonio Bosio (1575-1629) e che riteneva le catacombe una valida testimonianza storica ed apologetica della Chiesa delle origini.

Le catacombe sono i monumenti archeologia più significativi della Roma cristiana dei primi secoli. "Questi monumenti – ha affermato recentemente il papa Giovanni Paolo II, ricevendo, il 7 giugno 1996, i membri della Commissione Archeologica e i Direttori delle Catacombe – rivestono un alto significato storico e spirituale. Visitando questi monumenti, si viene a contatto con suggestive tracce del cristianesimo di primi secoli e si può, per così dire, toccare con mano la fede che animava quelle antiche Comunità cristiane… Come non commuoversi dinanzi alle vestigia, umili, ma così eloquenti di questi primi testimoni della fede?

"Lo sguardo si proietta ora verso lo storico appuntamento del grande Giubileo, durante il quale le catacombe di Roma assurgeranno a luogo privilegiato di preghiera e di pellegrinaggio. Insieme alle grandi basiliche romane, le catacombe dovranno rappresentare una meta irrinunciabile per i pellegrini dell’Anno Santo"

Già fin d’ora – aveva notato il papa – "le catacombe sono meta significativa di tanti pellegrini che giungono nella Città eterna". Non c’è luogo, infatti, più adatto di questo per riaffermare e testimoniare la propria fede alle soglie del terzo millennio.

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00lunedì 5 agosto 2013 13:29
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00lunedì 5 agosto 2013 13:30
a Clemente succedeva in termini ufficiali:
 
URBANO I (222-230)
 
Il suo Pontificato fu relativamente tranquillo in quanto l'imperatore Alessandro Severo non indisse nessuna persecuzione. Lo stesso scisma in corso con il vescovo Ippolito non ha lasciato tracce di incontri o dialoghi, francamente nulla si sa. Urbano venne particolarmente ricordato per la sua tenacia nel rivendicare le proprietà appartenenti alla chiesa, in particolar modo una causa civile contro un'associazione di ostie quindi il "DIO BACCO" a proposito della prprietà di un edificio adibito al culto cristiano. Urbano fu fatto assassinare dal prefetto Almenio il 19 maggio 230 (?), le sue spoglie furono sepolte nel cimitero di San Callisto (Cappella o Cripta Pontificia). Tuttavia non si hanno documenti sufficienti per dire come sia morto questo vescovo, reale è invece la sua sepoltura nel Cimitero nel quale è stata ritrovata una pietra sepolcrale con il suo nome inciso in letterege greche. Nel 862 papa Nicolò I inviò parte delle reliquie a Carlo il Calvo in quel di Auxerre dove fu venerato quale protettore dei viticultori.
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00lunedì 5 agosto 2013 13:31
PONZIANO, romano (230-235)
 
Nato a Roma, fu il primo papa ad avere una data certa del suo insediamento: il 21 luglio 230.
Dopo alcuni periodi di tolleranza, "Massimo il Trace" divenne invece uno dei più acerrimi nemici del cristianesimo ed assassinato Alessandro Severo proseguì nelle epurazioni.
Ad un certo punto Ponziano, vecchio e stanco preferì "abdicare" a favore di nuove energie e lasciare la Chiesa di Roma , piuttosto che farla sopprimere.
Morì in esilio in Sardegna ( nda: deportato) , probabilmente per le sofferenze inflittegli. (qui suggeriamo di rileggervi il messaggio 20, dove si parla della sua riconciliazione con Ippolito, anch'egli deportato e della fine dello scisma). 
Le sue spoglie furono successivamente tumulate nella cripta papale di San Callisto in Roma da papa Fabiano.
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00lunedì 5 agosto 2013 13:32
ANTERO, romano ( 235-236)

Sostituì Ponziano per un brevissimo lasso di tempo, forse pochi mesi. Di origini greche, poco dopo la sua elezione al soglio pontificio fu messo a morte il 3 gennaio 236 (?) su ordine dell' imperatore "Massimo il Trace".
La storia vuole che le sue spoglie siano state scoperte nel 1854, dove riposavano nel cimitero di San Callisto. I resti di una pietra tombale con inciso il suo nome in lettere greche lo confermano
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00lunedì 5 agosto 2013 13:39
FABIANO, romano (236-250)
Fabiano fu autore della riorganizzazione del Clero locale dopo lo sbandamendo delle persecuzioni, dividendo la città in sette distretti ecclesiastici. A capo di ogni distretto aveva posto un diacono, aiutato da un suddiacono e da sei giovani assistenti laici. Questa scelta si rivelò immediatamente salutare e ben adatta a far fronte all'aumento dei suoi membri.
Come abbiamo letto nel messaggio 20, fu lui a prodigarsi a far seppellire dignitosamente i corpi dei due vescovi, uno Papa Ponziano e l'altro dell'antipapa riconciliatosi Ippolito.
Questo gesto è ritenuto importante dagli storici al di là del valore pontificale, perchè dimostra che egli avesse una forte influenza a corte dal momento che la richiesta dei corpi dei condannati andava richiesta direttamente all'Imperatore il quale raramente l'accordava.
Dopo l'elezione al soglio pontificio, durante l'impero di Filippo l'Arabo (244-249), Fabiano riuscì a riportare i cristiani sotto venti meno tumultuosi dal punto di vista delle persecuzioni, nel mentre dilagò la corruzione e la neo dissolutezza dei costumi.

 A Fabiano si deve una evoluzione nella organizzazione del clero, dovuta alla crescita della Chiesa nel mondo. Stabilì una filtrazione delle varie problematiche che, da allora in poi, sarebbero passate attraverso "ministri" assegnati allo scopo, scelti tra i sacerdoti del clero che ne avessero più titolo e merito. Fu così che nacquero i "cardinali" (incardinati: ossia coloro i quali ne avevano titulus per essere tali). 

 
A lui si deve la nomina del vescovo Novaziano che però più tardi si pone come antipapa.
Di lui parlano molto profondamente Cipriano di Cartagine ed Eusebio.
A Fabiano si deve un certo ordine nelle nomine dei vescovi i quali venivano registrati per conservare un elenco unico con nomi, date ed informazioni specifiche.

Le sue attività si interruppero bruscamente durante una improvvisa persecuzione scatenata da Decio: Decio infatti, proclamò l'editto del libellus per il quale, ogni famiglia avrebbe dovuto "sacrificare" a favore delle "divinità pagane" in cambio di un certificato che attestava la propria appartenenza a Roma. I cristiani insorsero , molti si resero lapsi (nda: da lapsus= errore; e quindi si riconvertirono al paganesimo), altri fuggirono, altri ancora scelsero la strada del martirio.
Le persecuzioni si diramorono velocemente, come sempre, in tutto l'impero: da Roma ad Antiochia e da Antiochia a Cartagine .
 
Fabiano venne arrestato e fu tra i primi a morire, non si sa come, tuttavia la tradizione ci tramanda che fu "a causa di maltrattamenti subiti durante la prigionia".

Nel 1854 nelle Catacombe di s.Callisto fu scoperta la sua tomba e sulla lapide inciso oltre al suo nome, la parola "martire", ma nel 1915 nella cripta di s.Sebastiano un sarcofago venne ritrovato con il suo nome. Gli storici sostengono che il corpo probabilmente fu portato a s.Sebastiano, mentre nella cripta di s.Callisto che non era solo sepolcrale, venne fatta di lui Memoria dagli altri cristiani che li si riunivano per pregare i martiri.
 
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00lunedì 5 agosto 2013 13:40
CORNELIO, romano (251-253)

Le persecuzioni violentissime di Decio impedirono l'immediata successione al soglio di Pietro, anche perchè molti vescovi e presbiteri che partecipavano alla nomina erano in carcere, pertanto ci fu più di un anno di vacatio.
Per 14 mesi la Chiesa sconvolta dalla confusione creata dalle persecuzioni, venne collegialmente governata in questo periodo dai presbiteri e diaconi : il presbitero = termine che deriva da PRESBITERIO cioè la parte dell'altare dove il sacerdote rende il culto; presbitero perciò= primo gradino del sacerdozio mediante il Sacramento dell'Ordine impartito dal vescovo. Diacono = colui che può impartire tutti i sacramenti ma, non può svolgere le funzioni eucaristiche della messa, nè raccogliere le confessioni.

Cornelio fu eletto pontefice sotto una gragnuola di colpi inferti al cristianesimo sia dall'esterno che dall'interno della chiesa. I primi dovuti al clima persecutorio di Decio imperatore, i secondi da San Cipriano (vescovo di Cartagine il quale accusava Cornelio di essere troppo "tiepido" e poco ambizioso per ricoprire quella carica. Le vertenze di s.Cipriano non devono trarre in inganno, in quell'epoca in cui le persecuzioni erano forti e l'antipapa Novaziano apportava modifiche DOTTRINALI, occorreva un uomo e un vescovo dal polso duro e risolutorio, caratteristiche che Cornelio non dimostrava. Infatti Cornelio si rivelerà invece, un uomo "pieno di Spirito Santo" e di profonda saggezza ed umiltà) e da Novaziano (autoproclamatosi papa e che voleva essere eletto dopo Fabriano).
 
Papa Cornelio fu dunque clemente....la questione fece riemergere, perchè già sperimentato in passato durante le prime persecuzioni, la questione della CONFESSIONE PRIVATA. Se è vero che nel primo secolo della Chiesa questa necessità non si presentava, ora si, il problema era grande perchè tanti erano coloro che in pubblico non si confessavano più per timore di ritorsioni. Lo Spirito Santo che da sempre guidava a piccoli passi la Chiesa verso una comprensione delle dottrine, illuminerà così la Chiesa nel decidere di iniziare UFFICIALMENTE la Confessione privata (non obbligatoria) e la penitenza pubblicamente per dimostrare ai fratelli il vero pentimento e l'effettivo ritorno alla Chiesa.
 
Questa decisione fu accolta con buon entusiasmo da tutti i vescovi che subito avvisarono le proprie diocesi, ma SOLO IL VESCOVO all'inizio poteva confessare, quando divenne a tutti gli effetti materia dottrinale, l'onere passò ai presbiteri insieme al loro Mandato.
 
Dal canto suo Novaziano lavorò senza risparmiarsi per portare altri vescovi dalla sua parte accusando Cornelio di essere troppo clemente.

 
A sbrogliare questa situazione che affliggeva Cornelio e quanti (la maggioranza) erano devoti a lui, fu il vescovo di Alessandria, Dionigi, che si schierò attraverso delle missive in suo favore. Cornelio apportò nel ministero petrino la virtù dell'umiltà e dell'obbedienza al mandato e della testimonianza di come si patiscono ingiurie per il bene della Chiesa. Non prendeva decisioni se prima non si consultava con gli altri vescovi.
 
Questa sua umiltà fu la sua vera vittoria, tanto è vero che alla fine lo stesso s.Cipriano, che prima lo criticava, lo aiuterà e lo sosterrà nella prova iniziando un lavoro di consultazioni con i vescovi in Africa per appoggiare il suo ministero petrino e per mettere a tacere Novaziano al quale giunse, non sofferta, la scomunica nell'autunno dell'anno 251: avvenne in un sinodo romano alla presenza di sessanta vescovi, alcuni delegati da altri vescovi africani e da membri del clero. In questo stesso sinodo, con approvazione del lavoro svolto da s.Cipriano, vengono riammessi alla Chiesa tutti i cristiani che per terrore avevano abiurato, apostati (=lapsi).
 
Sono note, ma non sono integre, le lettere che Cornelio inviò a tutte le Chiese per spiegare le decisioni della scomunica a Novaziano, ci sono pervenute quelle scritte a Cipriano (49 e 50). Attraverso Eusebio (260-340) ci sono pervenuti brani di dialogo intercorso fra Papa Cornelio e il vescovo di Antiochia, per esortarlo a non appoggiare la posizione di Novaziano "per evitare di far cadere i fedeli nell'errore". Altri brani dimostrano la sua attenzione verso il clero verso il quale si premuniva di consigli per concorrere alla personale santità.
 Questo dimostra a noi oggi l'autorità che aveva il vescovo di Roma.
 
Nel 252 Cornelio fu esiliato dal nuovo imperatore Treboniasno Gallo che indisse una nuova persecuzione. Qui (oggi porto di Civitavecchia) ricevette una lettera di san Cipriano che lo sosteneva nella lotta della prigionia e si esprimeva in termini calorosi.
Morì di morte naturale anziano, stanco e malato e le sue spoglie furono trasportate nel cimitero di San Callisto solo successivamente, dalla matrona Lucina e dove venne tumulato appunto nella cripta che porta il suo nome.
Non a caso la Chiesa li festeggia insieme: San Cipriano e Cornelio il 16 settembre.
 
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00lunedì 5 agosto 2013 13:45
Novaziano (251-258 secondo antipapa)
 
Novaziano era dotato di grande ingegno e aveva ricevuto un'ottima educazione letteraria e filosofica. Dalle cronologie storiche pervenuteci appare per la prima volta nel 251 come presbitero, di prima non si sa praticamente nulla. Ma subito si distingue per aver compilato un TRATTATO SULLA TRINITA', e proprio in virtù di quest'opera venne subito riconosciuto quale prestigioso teologo della Chiesa. Fu nominato presbitero da Fabiano, Papa Fabiano predecessore di Cornelio, ed essendosi speso per la Chiesa, si aspettò da essa una sorta di riconoscenza credendo scontata la sua elezione a vescovo di Roma dopo Fabiano.
 
Questa sua presunzione gli costò cara!
 
Cornelio venne eletto a maggioranza schiacciante e Noviziano lo lesse come un affronto alla sua conoscenza nei confronti di un Cornelio apparentemente tiepido.
 
Stando in Italia meridionale, convince tre vescovi dei torti ricevuto per non essere stato eletto e si fa consacrare vescovo, e con un piccolo gruppo, indice lo scima autonominandosi Papa.
 
Scoglio più duro era legato comunque solo ai lapsi, cioè, al perdono dei cristiani che in tempo di persecuzione avevano abiurato. Novaziano fu inflessibile: "chi sbaglia paga, e se sei fuori della Chiesa lo sei per sempre!"
 
Questa sua inflessibilità, limitò i danni dello scisma, e la maggior parte dei vescovi avvisati sia da s.Cipriano che da Dionigi, vescovo di Alessandria, appoggeranno Papa Cornelio per far scattare la scomunica.
 
(come è doveroso anche dire che Cipriano in un primo tempo aveva appoggiato Novaziano criticando Cornelio, come potete leggere nel messaggio precedente!)
 
Dopo la scomunica il Vescovo Dionigi di Alessandria scrisse più volte a Novaziano di fare marcia indietro e di riconoscere una riconciliazione CON ROMA, ma inutilmente.
 
Tuttavia fu anche uno scisma grave. Dopo la scomunica la chiesa novaziana si ingrandì sullo stesso stampo della Chiesa Cattolica, e divenne di una ortodossia nell'osservanza che insinuava una condanna ai cristiani che sbagliavano: sosteneva, tale chiesa, che NON si doveva concedere alcun perdono ai cristiani che avessero fatto gravi peccati dopo il Battesimo.
 
Tale chiesa si estese a ovest fino in Spagna e ad est fino in Armenia ed in Mesopotamia. Resistette fino al V secolo, lasciando comunque una scia di piccole comunità.
 
Continuò comunque a scrivere cose interessanti che venivano accolte dalla stessa Chiesa di Roma; san Girolamo lo cita con nove opere molto ben fatte. Venne comunque influenzato molto da Tertulliano con il quale condivideva il severo rigore dei costumi e della moralità.
 
Della sua morte, durante nuove persecuzioni, ci sono diverse versioni, tuttavia la Chiesa lo ha sempre considerato "un martire confessore durante le persecuzioni dell'Imperatore Valeriano 253-260".
Una pietra tombale sulla via Tiburtina si legge "il beato martire Novaziano", ma non tutti gli storici sono concordi nel ritenerla sua.
 
Il Primo Concilio di Costantinopoli dell'anno 381, dirà dei Novaziani:
 
 

VII. Come bisogna accogliere coloro che si avvicinano all'ortodossia.

Coloro che dall'eresia passano alla retta fede nel novero dei salvati, devono essere ammessi come segue: gli Ariani, i Macedoniani, i Sabaziani, i Novaziani, quelli che si definiscono i Puri (Catari), i Sinistri, i Quattuordecimani o Tetraditi e gli Apollinaristi, con l'abiura scritta di ogni eresia, che non s'accorda con la santa chiesa di Dio, cattolica e apostolica. Essi siano segnati, ossia unti, col sacro crisma, sulla fronte, sugli occhi, sulle narici, sulla bocca, sulle orecchie e segnandoli, diciamo: Segno del dono dello Spirito Santo. Gli Eunomiani, battezzati con una sola immersione, i Montanisti, qui detti Frigi, i Sabelliani, che insegnano l'identità del Padre col Figlio e fanno altre cose gravi, e tutti gli altri eretici (qui ve ne sono molti, specie quelli che vengono dalle parti dei Galati); tutti quelli, dunque, che dall'eresia vogliono passare alla ortodossia, li riceviamo come dei gentili. E il primo giorno li facciamo cristiani, il secondo, catecumeni; poi il terzo, li esorcizziamo, soffiando per tre volte ad essi sul volto e nelle orecchie. E così li istruiamo, e facciamo che passino il loro tempo nella chiesa, e che ascoltino le Scritture; e allora li battezziamo.

Credente
00lunedì 5 agosto 2013 13:47
LUCIO I (253-254)
 
Questo vescovo poco potè fare perchè come venne eletto Papa, fu subito esiliato a causa delle persecuzioni dell'imperatore Gallo, ma appena gli successe Valeriano, ben disposto verso i cristiani, Lucio potè fare ritono a Roma insieme a molti cristiani esiliati con lui.
Di questo vescovo abbiamo una tenera testimonianza di una lettera scritta a Lucio da san Cipriano che al suo rientro si congratula di lui per aver TESTIMONIATO la fede con coraggio e senza timore, soffrendo per la fede in Cristo e per l'unità della Chiesa. San Cipriano fa emergere l'importanza di questo vescovo in esilio che tiene sotto la SUA PROTEZIONE I CRISTIANI ESILIATI anch'essi e fa trasparire la GUIDA VISIBILE DEL PASTORE che ha cura "delle pecore".

A lui si deve comunque l'inizio di una questione che si discuterà in seguito con i suoi successori: il vescovo Dionigi di Alessandria gli scrive per comunicargli che sarebbe stato il caso di DARE UNA VOCE UNANIME sulla questione del Battesimo dato dagli eretici e se fosse valido o meno.....Notate amici come viene scritto al vescovo di Roma, egli è UN PUNTO DI RIFERIMENTO per preservare la vera fede in piena unità.....Ancora nell'anno 253...si avevano DUBBI e c'è chi seminava confusioni sul Battesimo....se non vi fosse stata la Chiesa Cattolica (e Ortodossa insieme allora, cioè Oriente ed Occidente all'unanimità) chi avrebbe difeso l'insorgere di tante false dottrine??
 
E ancora si legge che a lui si deve una disposizione ecclesiale: che i presbiteri dovessero essere accompagnati da almeno due diaconi specialmente negli spostamenti isolati, onde evitare alle malelingue di parlare male di comportamenti non cristiani altro non sappiamo, è probabile che questa nota servisse per evitare le false testimonianze anche di coloro che accusavano altri di abiurare la fede nelle persecuzioni, oppure di comportamenti non cristiani.

Durante il suo pontificato, non fece nulla per sedare lo scisma di Novaziano, ma probabilmente non ebbe nemmeno il tempo.
E' stato sepolto in san Callisto dove è ritrovata la sua lapide.
 
 
Credente
00lunedì 5 agosto 2013 23:03
STEFANO I, romano (254-257)
Qui sappiamo che fu eletto "dopo 60 giorni" dalla morte di Lucio I.
Stefano si scontrò con san Cipriano a causa di due vescovi spagnoli che avevano abiurato alla fede durante le persecuzioni ed uno era giunto a Roma per CHIEDERE AL VESCOVO DI ROMA la riammissione all'episcopato san Cipriano diceva che si doveva avere compassione per i fedeli che avevano abiurato per paura, ma che per un VESCOVO ERA UNA VERGOGNA.

In verità fu esattamente il contrario.
che cosa accadde?
Che Stefano fu malamente informato su questi due vescovi passati per traditori, perciò era LUI ad opponersi, un vescovo allora si appella a san Cipriano che era molto ascoltato per chiedere UNA MEDIAZIONE A LORO FAVORE e per questo fu addirittura aperto un concilio di vescovi dell'Africa il quale però confermava la deposizione dei due vescovi
E Stefano venne ingannato dal riferimento dei fatti.
Questo creò una discrepanza fra san Cipriano e il vescovo Stefano. Roma predicava l'amore del Cristo e la sua benevolenza, Cartagine in questo, sui vescovi che avevano abiurato, non voleva fare nessuno sconto.  Non si sa come andò a finire.
 
Altro caso fu la discrepanza creata con il vescovo Marciano di Arles, il quale aveva aderito allo scisma di Novaziano e predicava il rifiuto DEL PERDONO anche in punto di morte a coloro che avevano abiurato alla fede.
Di nuovo si muovono i vescovi VERSO ROMA, scrivono una lettera a Stefano PREGANDOLO DI INTERVENIRE e per far deporre Marciano.
Anche qui non si sa come andarono le cose, sta di fatto che Stefano NON INTERVIENE e da ROMA la lettera viene girata da un vescovo, a san Cipriano, il quale  INTERCEDE PRESSO STEFANO e lo convince a rimuovere Marciano dal suo mandato al suo posto viene inviato un vescovo africano SCELTO da san Cipriano per il quale Stefano si trova d'accordo a patto che LO AVESSERO INFORMATO "con chi si potevano considerare in comunione"
 
 
 
1) Secondo san Cipriano e tutta la Chiesa dell'Africa, tranne in casi estremi e accertati, il Battesimo dato dagli eretici NON ERA CONSIDERATO VALIDO....(i casi estremi intendevano i casi in punto di morte e accertata la NON volontà all'eresia), e che gli eretici che facevano ritorno dovevano essere ribattezzati.
 
2) Stefano invece, seguendo la TRADIZIONE della Palestina e di Alessandria, riteneva che il Battesimo fosse valido comunque purchè vi fosse l'intenzione insegnata dagli apostoli e la formula trinitaria "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" e fosse fatto con acqua e che dunque un battezzato diventato eretico e che ritornava nella Chiesa NON aveva bisogno del ribattesimo perchè una volta dato, valeva per sempre.
 
Cipriano CHIESE ed ottenne la convocazione di due sinodi (nel 255 e nel 256) i quali ribadirono, da parte della Chiesa in Africa, la sua posizione...
Dal canto suo Stefano si attiva e scrive a TUTTE le Chiese dell'Asia ribadendo l'insegnamento APOSTOLICO il quale NON prevedeva un ribattesimo, e sosteneva che per gli eretici in passato battezzati e ritornati alla Chiesa era sufficiente la richiesta di perdono e l'imposizione delle mani quale segno di PERDONO, invocando per questo, le parole di Gesù "a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete restaeranno non rimessi". Stefano legge in questo comando del Cristo la possibilità di riammettere perciò gli eretici semplicemente attraverso la VOLONTA' DEL PERDONO e non di un ribattesimo.
Si rischiò un grave scisma quando Cipriano mandò due messaggeri con le risoluzioni sinodali, ma il Papa avendole sapute prime si rifiutò di ricevere i due inviati perchè diceva: "se li ascolto dovrò rompere la comunione con loro; se non li ascolto le possibilità di intenderci resteranno una speranza per l'unità della Chiesa!" (faccio notare la preoccupazione di Stefano e lo stratagemma di non accogliere i due mandati da Cipriano per salvaguardare l'unità della Chiesa)
 
Interviene così Dionigi di Alessandria, che se pur d'accordo con Roma, invita Stefano a trovare una strada più pacifica e ribadisce a Cipriano " che è illegittimo l'idea del secondo Battesimo".
 
 
Stefano stava CELEBRANDO LA MESSA IL 2 AGOSTO DELL'ANNO 257 e mentre sollevava il Calice con l'Ostia durante la consacrazione, i pretoriani irruppero e senza convenevoli LO DECAPITARONO SULL'ALTARE, aveva ancora in mano la santa Eucarestia.
Anche Cipriano subì una morte violenta a causa delle persecuzioni.
 
 
 
Credente
00mercoledì 7 agosto 2013 14:22
SISTO II  greco (257-258)
 
 
Nato in Grecia, fu definito dal biografo Cipriano un buon sacerdote amante della pace", nonostante le persecuzioni dell'imperatore Valeriano continuassero ad imperversare. Fu eletto il 30 agosto 257.

Papa Sisto II sostenne con forza le affermazioni di Stefano I secondo cui il Battesimo dato dagli eretici nella FORMA STABILITA DALLA CHIESA  aveva comunque una validità incontestabile

Sisto II dovette combattere contro un'ulteriore recrudescenza dell' eresia monarchianistica : quella di "Sabellio", già scomunicato da papa Callisto.

Nel 258 Valeriano, attraverso un editto, obbligò i cristiani ad abiurare la propria religione pena la confisca dei beni e la pena capitale mediante decapitazioneSisto II fu sorpreso mentre stava celebrando il rito della Santa Messa, il 6 agosto dello stesso anno. Trascinato in giudizio fu condannato al supplizio. La condanna fu eseguita il 10 agosto, seduto sulla sedia definita "soglio pontificio"
La sedia fu poi sistemata, in memoria, nella sepoltura della cripta papale di san Callisto.


 
Credente
00mercoledì 7 agosto 2013 14:26
Dionigi (o Dionisio) forse greco (259/60- 268)
 
Circa la sua elezione ci sono delle controversie in quanto si dovette attendere un pò di serenità nella Roma perseguitata da Valeriano per eleggere il nuovo successore. Nel frattempo la Chiesa rimase in mano ai presbiteri-vescovi.
Venne eletto anche su suggerimento si Dionigi di Alessandria con il quale ai tempi di Papa Stefano I e Sisto II, Dionigi era stato incaricato di frae da tramite, perciò i due si conoscevano e Dionigi di Alessandria aveva di lui molta stima.
 
Fra i due comincia un carteggio definitivo sulla questione del Battesimo, condannando ufficialmente il RIBATTESIMO e subito dopo inizia una nuova questione eretica.
Alcuni cristiani di Alessandria avevano denunciato al vescovo Dionigi E CONTEMPORANEAMENTE SCRIVENDO A PAPA DIONIGI a Roma che taluni vescovi e presbiteri insegnavano LA SEPARAZIONE TRA IL PADRE E IL FIGLIO E DI ASSERIRE CHE GESU' ERA UNA CREATURA NON CONSUSTANZIALE.
 
Papa Dionigi apre subito un sinodo per condannare le espressioni in questione ed invia il materiale al vescovo di Alessandria per far girare nelle comunità le decisioni prese, attraverso appunto una incisiva esposizione sulla Trinità correttamente intesa DALLA TRADIZIONE con molto tatto Papa Dionigi scrisse anche privatamente al Vescovo Dionigi PREGANDOLO di non tralasciare la cosa, insistendo sull'UNITA' DOTTRINALE.
Con lui affrontò appunto la questione di Paolo di Samosata, vescovo ad Antiochia, il quale predicava l'eresia di un " Cristo divenuto DIO progressivamente e per adozione"Contro Paolo Samosata si mosse, due anni dopo, l'impero di Roma con l'imperatore Aureliano che sconfisse la regina Zenobia ed il clero di Antiochia .
 
Altre notizie qui si ebbero poi al Concilio di Costantinopoli.
 
A Papa Dionigi si deve inoltre il ripristino della Chiesa, la creazione di altre parrocchie che segnò ai vari presbiteri con la custodia dei cimiteri PER PROTEGGERE ANCHE LA VENERAZIONE DEI MARTIRI e delimitò nuove sedi vescovili sotto le quali assegnava le giurisdizioni parrocchiali soprattutto per far fronte al problema dilagante della fame e della miseria. In questo modo ogni sede vescovile aveva un'area ristretta e più controllabile per provvedere ai bisogni dei più poveri.
 
Il lavoro di questo Papa rimane come ultima traccia di una lettera circa nell'anno 268/69 inviata sia a lui che  al Vescovo nuovo di Alessandria, Massimo, DAL sinodo di Antiochia nella quale si comunicava LA DESTITUZIONE di Paolo Samosata fino a quando non avesse abbracciato la Dottrina della Trinità insegnata DALLA CHIESA e nella quale si richiedeva LA CONFERMA DA PARTE DI PAPA DIONIGI alla decisione presa dal sinodo.Non sappiamo se Dionigi ricevette la Lettera, perchè morì. E' sepolto nella cripta del cimitero di s.Callisto, nella cripta dei Papi.
Credente
00venerdì 9 agosto 2013 21:11
FELICE I (269-274)
 
Fu lui a riprendere la Lettera del Sinodo di Antiochia che depose Paolo di Samosata.  Se da una parte le fonti sembrano incerte, dal punto di vista di carteggio fra altri vescovi, sembrano tali fonti più convincenti. Come la trasmissione da parte di Cirillo circa una lettera attribuita a Felice I nella quale vi è la prima stesura di UN CREDO UFFICIALE A TUTTA LA CHIESA. La lettera dice:
"...Crediamo che nostro Signore Gesù Cristo nato da Maria sia il VERBO, Figlio eterno di Dio e, non uomo diverso da Dio elevato da Dio stesso a questo onore. Il Figlio di Dio non ha scelto un uomo per l'incarnazione, non vi sono due persone in Cristo. Il Verbo, Dio perfetto si è incarnato nel seno di Maria e si è fatto uomo".......la quale verrà riportata al Concilio di Efeso dell'anno 431.
Così come pure meritevole di fiducia la fonte che Papa Felice sostituì il vescovo Paolo di Samosata con il vescovo Domno, in Antiochia.
Crescono in questo periodo LE DISPUTE CRISTOLOGICHE e inizia un periodo nel quale si avrà un maggior carteggio di documenti fra vari vescovi proprio per evitare che distorsioni dottrinali vadano a minare la Tradizione della Chiesa in materia magisteriale (al messaggio 22 potrete leggere il lavoro di altri vescovi).
 
Anche questioni POLITICHE INIZIANO A MESCOLARSI con gli affari della Chiesa per la prima volta i cristiani SONO COSTRETTI  fare ricorso all'imperatore Aureliano per chiedergli di appoggiare la loro causa nei confronti di Paolo di Samosata il quale NON VOLEVA  abbandonare la cattedra episcopale di Antiochia
Papa Felice I è riluttante a voler ricorrere all'Imperatore, ma tutti i vescovi sono d'accordo con i fedeli che vogliono cacciare via Paolo e così, essendo nel frattempo venuto a mancare anche il vescovo Domno, elegge il vescovo Timeo, ottenendo ufficialmente l'espulsione di Paolo di Samosata.
 
In verità qui NON si comprende che cosa sia accaduto e se il vescovo Domno fu ucciso dai seguaci di Paolo di Samosata il quale, vedendo la sede vacante, ne approfittò per non cedere Antiochia. Da qui il ricorso all'Imperatore è in questo modo più plausibile. Tuttavia altre fonti non ne abbiamo. Conosciamo però uno stralcio della lettera inviata dall'imperatore Aureliano dove dice, circa la sede vescovile di Antiochia: "...che venisse consegnata a coloro con cui i vescovi d'Italia e di Roma erano in relazione!"

 
Circa la sua morte non si ha certezza se fu martirizzato, in quel periodi diversi vescovi portavano questi nomi, ma comunque è stato sepolto "nella cripta papale" di s.Callisto.
 
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