FILOTEA (s. Francesco di Sales)

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: 1, 2, 3, [4]
Coordin.
00domenica 15 settembre 2013 19:08
Capitolo X

COME FORTIFICARE IL CUORE CONTRO LE TENTAZIONI

Ogni tanto dà uno sguardo alla tua anima per vedere quali sono le passioni che più vi spadroneggiano; una volta scoperte, imposta la tua vita in modo esattamente contrario nei pensieri, nelle parole, nelle azioni.

Per esempio, se ti senti portata alla passione della vanità, pensa spesso alla miseria di questa vita terrena, quanto queste vanità peseranno sulla coscienza nel giorno della morte, quanto siano indegne di un cuore generoso. Pensa che sono soltanto giochi e divertimenti per bambini, e altre simili riflessioni.

Parla spesso contro la vanità, e anche se hai l'impressione di farlo malvolentieri, non perdere occasione per disprezzarla, perché così, almeno per il tuo buon nome, ti troverai impegnata contro di essa; e a forza di parlarne male, finirai per odiarla, pur avendo avuto all'inizio per essa dell'affetto.

Compi numerosi atti di abiezione e di umiltà, anche se hai l'impressione di farli controcuore; in questo modo ti abituerai all'umiltà e indebolirai la vanità; di modo che, quando giungerà la tentazione, la tua inclinazione non le sarà più di appoggio e avrai più forza per combatterla.

Se sei portata all'avarizia, pensa spesso alla follia di questo peccato che ci rende schiavi di quello che è stato creato per il nostro servizio; pensa che al momento della morte dovrai lasciare tutto, e lasciare i tuoi beni a chi in breve tempo li dissiperà e al quale quei beni saranno causa di rovina e di dannazione, e altri simili pensieri.

Pronunciati con forza contro l'avarizia, loda molto il disprezzo del mondo, fatti violenza per elargire spesso elemosine e carità, e lascia perdere qualche occasione per accumulare ricchezze.

Se hai la tendenza ad innamorarti e a far innamorare con una certa facilità, pensa spesso quanto sia pericoloso questo divertimento, sia per te che per gli altri; pensa quanto sia cosa indegna profanare e impiegare in passatempi il più nobile sentimento della nostra anima; e quanto sia biasimevole come segno di una estrema leggerezza di spirito. Parla spesso in favore della purezza e semplicità di cuore, e compi più che puoi, atti coerenti, evitando le affettazioni e le smancerie.

In conclusione, in tempo di pace, ossia quando le tentazioni del peccato cui vai soggetta non ti angustiano, compi molti atti della virtù opposta e, se le occasioni si presentano, va loro incontro; è così che renderai forte il tuo cuore contro la futura tentazione.

Capitolo XI

L'AGITAZIONE

L'agitazione non è una semplice tentazione, ma una fonte dalla quale e a causa della quale ci vengono molte tentazioni: per questo te ne parlo un po'.

La tristezza è la sofferenza di spirito che noi proviamo per il male che si trova in noi contro la nostra volontà, sia che si tratti di un male esteriore, come povertà, malattia, disprezzo, oppure anche interiore, come ignoranza, aridità, ripugnanza, tentazione.

Quando l'anima avverte in sé un male, prova contrarietà: questa è la tristezza; subito desidera liberarsene e cerca il mezzo per disfarsene; fin qui ha ragione, perché ciascuno, per natura, tende al bene e fugge ciò che reputa male.

Se l'anima cerca i mezzi per liberarsi dal suo male per amore di Dio, li cercherà con pazienza, dolcezza, umiltà e serenità, aspettando la propria liberazione più dalla bontà e dalla Provvidenza di Dio che dai propri sforzi, dalle proprie capacità e dalla propria diligenza. Se invece cerca la propria liberazione per amor proprio, si agiterà e si altererà nella ricerca dei mezzi, come se dipendesse più da lei che da Dio: non dico che lo pensi, ma si comporta come se lo pensasse.

Se non trova subito quello che sta cercando, entra in uno stato di grande agitazione ed impazienza, che non le tolgono il male, ma anzi lo peggiorano; l'anima entra in uno stato di angoscia e smarrimento senza confini, con un tale cedimento del coraggio e della forza, che le sembra che il suo male sia senza rimedio. A questo punto la tristezza, che in partenza era giusta, genera l'agitazione; e l'agitazione in seguito aumenta la tristezza, il che è molto pericoloso.

L'agitazione è uno dei mali peggiori che possa colpire l'anima, eccettuato il peccato. Allo stesso modo che le sedizioni e i turbamenti interni di uno Stato lo rovinano completamente e lo rendono incapace di opporre resistenza agli aggressori esterni, così il nostro cuore, quando è turbato e agitato dentro di sé, perde la forza di conservare le virtù che aveva acquistato e, nello stesso tempo, perde anche la capacità di resistere alle tentazioni del nemico, il quale, come dice il proverbio, in tal caso, si impegna a fondo per pescare in acque torbide.

L'agitazione viene da un desiderio smodato di liberarci dal male che ci opprime o di acquistare il bene che speriamo; tuttavia nulla peggiora il male e allontana il bene quanto l'agitazione e la precipitazione. Gli uccelli rimangono presi nelle reti e nei lacci, soprattutto perché quando vi si impigliano, si dibattono e si agitano disperatamente per venirne fuori, e così si inviluppano sempre più.

Quando dunque sentirai il desiderio di essere liberata da qualche male e di pervenire a qualche bene, prima di tutto mettiti calma e serena, fa calmare il tuo intelletto e la tua volontà, e poi, con moderazione e dolcezza, insegui pure il sogno del tuo desiderio, prendendo con ordine i mezzi idonei; quando dico con moderazione, non intendo dire con negligenza, ma senza precipitazione, senza turbamento e agitazione; diversamente, invece di raggiungere l'oggetto del tuo desiderio, rovinerai tutto e ti troverai peggio di prima.

La mia anima è sempre nelle mie mani, Signore, e non ho dimenticato la tua legge, diceva Davide.

Rifletti più di una volta al giorno, ma almeno sera e mattina, se è vero che hai il dominio della tua anima; esaminati per renderti conto se non te l'abbia sottratta qualche passione o l'agitazione. Mantieni il cuore ai tuoi ordini, oppure ti è sfuggito di mano per impegolarsi in qualche passione sregolata di amore, di odio, di invidia, di ingordigia, di paura, di noia, di gioia?

Se per caso si fosse smarrito, prima di tutto, trovalo! Riportalo con garbo alla presenza di Dio, e sottoponi di nuovo i tuoi affetti e i tuoi desideri all'obbedienza e alla guida della sua divina volontà. Dobbiamo comportarci come coloro che temono di perdere qualche cosa che sta loro molto a cuore e la tengono molto stretta. Seguendo il grande Re Davide, diremo: Mio Dio, la mia anima è in pericolo, ecco perché la tengo sempre stretta nella mia mano; e così non ho dimenticato la tua legge.

Per piccoli che siano e di poca importanza, non permettere ai tuoi desideri di provocare agitazione in te; e sai perché? ai piccoli seguiranno quelli più grandi e quelli più impegnativi e troveranno il tuo cuore già aperto al turbamento e al disordine.

Quando ti accorgerai che stai per cadere nell'agitazione, raccomandati a Dio e decidi di non fare assolutamente nulla di quanto pretende da te il desiderio, finché l'agitazione non sia completamente sopita, a meno che non si tratti di cosa che non può essere differita; nel qual caso, con un impegno dolce e sereno, devi contenere la spinta del tuo desiderio, controllandolo e moderandolo nella misura del possibile, e realizza quello che devi realizzare non seguendo il tuo desiderio, ma seguendo la ragione.

Se puoi manifestare la tua agitazione -a chi ha la guida della tua anima, o almeno a qualche amico nel quale hai fiducia, ma che sia devoto, fallo senza esitazione: presto ritroverai la calma perché la comunicazione delle sofferenze del cuore fa all'anima lo stesso effetto che il salasso al corpo di chi ha una febbre insistente: è il rimedio dei rimedi.

S. Luigi di Francia diceva al figlio: " Se hai nel cuore un malessere, dillo subito al tuo confessore o ad una brava persona, e così il tuo male diverrà leggero per il conforto che ne hai avuto ".
Coordin.
00domenica 15 settembre 2013 19:09
Capitolo XII

LA TRISTEZZA

Dice S. Paolo che la tristezza secondo Dio opera la penitenza per la salvezza; la tristezza del mondo, invece, opera la morte. La tristezza può essere quindi buona o cattiva: dipende dagli effetti che produce in noi.

E’ certo che ne fa più di cattivi che di buoni, perché di fatto i buoni effetti sono soltanto due: la misericordia e la penitenza; quelli cattivi invece sono sei: l'angoscia, la pigrizia, lo sdegno, la gelosia, l'invidia, l'impazienza. Il che ha fatto dire al Saggio: La tristezza ne uccide molti e non giova a nulla; infatti contro due soli rigagnoli buoni che zampillano dalla sorgente della tristezza, ce ne sono sei di cattivi!

Il nemico si serve della tristezza per portare le sue tentazioni contro i buoni; da un lato cerca di rendere allegri i peccatori nei loro peccati, e dall'altro cerca di rendere tristi i buoni nelle loro opere buone; e come non gli riuscirebbe di attrarre al male se non presentandolo in modo piacevole, così non potrebbe distogliere dal bene se non facendolo trovare sgradevole.

Il maligno gode nella tristezza e nella malinconia, perché lui è, e lo sarà per l'eternità, triste e malinconico; per cui vorrebbe che tutti fossero così!

La cattiva tristezza turba l'anima, la mette in agitazione, le dà paure immotivate, genera disgusto per l'orazione, assopisce e opprime il cervello, priva l'anima di consiglio, di proposito, di senno, di coraggio e fiacca le forze. In conclusione, è come un duro inverno che cancella tutta la bellezza della terra e manda in letargo gli animali; infatti la tristezza toglie ogni bellezza all'anima e la rende quasi paralizzata e impotente in tutte le sue facoltà.

Filotea, se mai dovesse capitarti di essere afflitta da questa cattiva tristezza, metti in atto i seguenti rimedi. Dice S. Giacomo: Se qualcuno è triste, preghi: la preghiera è il rimedio più efficace perché innalza lo spirito a Dio, nostra unica gioia e consolazione; nella preghiera poi, serviti di affetti e parole interiori ed esteriori, che portano alla fiducia e all'amore di Dio, come: 0 Dio di misericordia, mio buon Signore, Salvatore mio misericordioso, Dio del mio cuore, mia gioia, mia speranza, mio caro Sposo, Amore dell'anima mia, e simili.

Combatti con forza la tendenza alla tristezza; e anche se hai l'impressione che tutto quello che stai facendo in quel frangente rimanga distante e freddo, triste e fiacco, non rinunciare a farlo; il nemico che vuole per mezzo della tristezza far morire le nostre buone opere, vedendo che non sospendiamo di farle, e che compiute con sforzo valgono di più, cesserà di tormentarci.

Canta dei canti spirituali; spesso il maligno abbandona il campo di fronte a quest'arma. Un esempio ci viene dallo spirito maligno che assediava e possedeva Saul, la cui violenza era dominata soltanto dalla salmodia.

E’ cosa buona occuparsi in atti esteriori e variarli più che possiamo, per distrarre l'anima dall'oggetto della tristezza, purificare e riscaldare gli spiriti; questo perché la tristezza è una passione fredda e arida.

Compi atti esteriori di fervore, anche se non ci trovi alcuna attrattiva: abbraccia il Crocifisso stringendolo al cuore, baciagli i piedi e le mani, alza gli occhi e le mani al cielo, indirizza la tua Voce a Dio con parole di amore e di fiducia simili a queste: Il mio Amore è mio e io sono sua. Il mio Amore è come un mazzetto di mirra che riposa sul mio seno. I miei occhi si posano su di te, o mio Dio, e dicono: Quando mi consolerai? 0 Gesù, sii Gesù per me; Viva Gesù, e anche la mia anima vivrà. Chi mi separerà dall'amore del mio Dio? E simili.

La disciplina moderata è buona contro la tristezza, perché questa mortificazione esteriore volontaria, chiama la consolazione interiore e l'anima, provando dolori dal di fuori, si distrae da quelli che l'affliggono di dentro. La frequenza alla Santa Comunione è ottimo rimedio; perché questo pane celeste dà forza al cuore e gioia allo spirito.

Manifesta tutti i tuoi sentimenti, gli affetti, i pensieri alla tua guida e confessore, con umiltà e sincerità; cerca la conversazione di persone spirituali e frequentale più che puoi in tali circostanze.

In conclusione, rimettiti tra le mani di Dio, e preparati a sopportare con pazienza questa fastidiosa tristezza, come giusta punizione per le tue stupide gioie; e sii certa che Dio, dopo averti messa alla prova, ti libererà da questo male.
Coordin.
00domenica 15 settembre 2013 19:10

Capitolo XIII

LE CONSOLAZIONI SPIRITUALI E SENSIBILI E COME BISOGNA COMPORTARSI CON ESSE

Dio porta avanti la vita di questo meraviglioso mondo in un continuo avvicendamento: al giorno segue la notte, all'autunno, l'inverno, all'inverno la primavera; un giorno non è mai la monotona ripetizione di un altro; ce ne sono di nuvolosi, di piovosi, di secchi, di agitati dal vento; tutta questa varietà conferisce all'universo una grande bellezza.

La stessa cosa avviene per l'uomo, che, secondo gli antichi, è un piccolo mondo; perché non si trova mai nella stessa condizione, e la sua vita scorre su questa terra come le acque che scrosciano e ondeggiano in un continuo turbinio di movimenti; e ora lo alzano verso la speranza, ora lo prostrano nella paura, ora lo spingono verso la destra della consolazione, ora verso la sinistra dell'afflizione, e non si dà mai un giorno solo, anzi nemmeno un'ora sola, che sia identica all'altra.

Voglio darti un consiglio fondamentale: dobbiamo sforzarci di conservare una continua ed inattaccabile uguaglianza di cuore in una simile varietà di situazioni; e benché intorno a noi tutto muti in continuazione, dobbiamo rimanere saldamente fermi per guardare, tendere e protendere sempre al nostro Dio.

Qualunque rotta prenda la nave, sia che faccia vela verso ponente o verso levante, verso mezzogiorno o verso settentrione, qualunque sia il vento che la spinge, l'ago della bussola sarà sempre rivolto alla bella stella e al polo.

Anche se tutto dovesse capovolgersi, non soltanto intorno a noi, ma anche dentro di noi, nonostante tutto, per sempre e costantemente, la punta del nostro cuore, il nostro spirito, la nostra volontà superiore, che è la nostra bussola, deve guardare senza sosta e tendere stabilmente verso l'amore di Dio suo Creatore, suo Salvatore, suo unico e supremo bene. E questo indipendentemente dal fatto che la nostra anima sia nella tristezza o nella gioia, nella dolcezza o nell'amarezza, in pace o nel turbamento, nella luce o nelle tenebre, nella tentazione o nella serenità, nel piacere o nel disgusto, nella aridità o nella tenerezza, sia infine che il sole la bruci o che la rugiada la rinfreschi!

Sia che tu viva o tu muoia, dice l'apostolo, sei in Dio. Chi ci separerà dalla carità e dall'amore di Dio? Niente mai potrà separarci da quest'amore: né la tribolazione, né l'angoscia, né la morte, né la vita, né il dolore presente, né il timore degli eventi futuri, né le arti dello spirito maligno, né la grandezza delle consolazioni, né la tenerezza, né l'aridità: nulla dovrà mai separarci da questa santa carità fondata su Gesù Cristo.

Questo proposito così saldo di non abbandonare Dio e il suo tenero amore, è il contrappeso necessario perché le nostre anime si conservino nella santa uguaglianza in mezzo all'intreccio delle varie spinte che la natura di questa vita porta con sé.

Allo stesso modo che le api sorprese dal vento in aperta campagna, afferrano dei sassetti per potersi bilanciare nel volo e non essere facilmente travolte dalla tempesta, la nostra anima, che ha con forza e decisione abbracciato il prezioso amore di Dio, rimane salda in mezzo alla varietà e alternarsi di consolazioni e afflizioni, tanto spirituali che temporali, esteriori e interiori.

Ma oltre a questi insegnamenti di carattere generale, abbiamo bisogno di qualche indicazione specifica.

1. Ripeto che la devozione non consiste nella dolcezza, soavità, consolazione e tenerezza sensibile del cuore, che ci porta alle lacrime e ai sospiri e ci dà una certa gradevole e sensibile emozione in qualche esercizio di pietà. No, cara Filotea, queste emozioni e la devozione non sono nemmeno parenti! Ci sono molte anime che godono di queste tenerezze e consolazioni e che, non per questo, cessano di essere viziose, di conseguenza non hanno un vero amore di Dio e, ancor meno, una vera devozione. Saul, mentre perseguitava a morte il povero Davide, fuggiasco davanti a lui nel deserto di Engaddi, un giorno penetrò tutto solo in una caverna in cui era nascosto Davide con i suoi; Davide in quell'occasione avrebbe potuto ucciderlo molto facilmente, ma gli risparmiò la vita; non solo, ma non volle nemmeno spaventarlo. Lo lasciò uscire e poi lo chiamò per dimostrargli in tal modo la propria innocenza e fargli sapere che lo aveva avuto alla sua mercè. E cosa non fece mai allora Saul per dimostrare che il suo cuore era commosso di fronte a Davide? Lo chiamò figlio mio, si mise a piangere ad alta voce, a lodarlo, ad esaltarne la bontà, a pregare Dio per lui, a predirne la futura grandezza, a raccomandargli i posteri. Come avrebbe potuto manifestare una maggiore dolcezza e tenerezza di cuore? Ciononostante nulla era cambiato nella sua anima, e continuò la persecuzione contro Davide, inesorabile come prima.

Ci sono persone che assomigliano a Saul, che riflettendo sulla bontà di Dio e sulla Passione del Salvatore, provano momenti di forte commozione e sospirano, versano lacrime, pregano e rendono grazie con modi molto sensibili. Si direbbe che sono presi da una fortissima devozione. Ma quando si giunge alla prova, ci si accorge che assomigliano ai temporali passeggeri di una estate molto calda, allorché cadono sulla terra grossi goccioloni senza penetrare in profondità e sono utili soltanto a far crescere funghi; infatti tutte quelle lacrime e tutte quelle tenerezze cadono su un cuore vizioso e non lo penetrano, per cui non gli sono di alcun giovamento. Nonostante tutte le apparenze, quella brava gente non si priverà di una sola lira di quanto possiede dopo averlo accumulato poco onestamente; non rinuncerà a uno solo degli affetti perversi, a un briciolo dei propri agi per il servizio del Salvatore sul quale ha pianto. I buoni movimenti che ha provato, sono soltanto funghi spirituali che, non solo non sono vera devozione, ma spesso sono soltanto astuzie del maligno, il quale distrae le anime con queste piccole consolazioni; e così le rende contente e soddisfatte di modo che non cercano la vera e solida devozione, che consiste in una volontà costante, decisa, pronta e operante di attuare ciò che sappiamo essere gradito a Dio.

Un bambino piangerà teneramente se vede assestare un colpo di bisturi alla mamma per un salasso; ma, se nello stesso tempo, sua madre, per la quale sta piangendo, gli dovesse chiedere la mela o il cartoccio di confetti che ha in mano, vedresti che non vuole cederle nulla. Molte delle nostre devozioni sono simili: quando pensiamo al colpo di lancia che trafisse il cuore di Gesù Cristo Crocifisso, piangiamo teneramente. Filotea, è cosa ben fatta piangere sulla morte e sulla passione dolorosa del nostro Padre e Redentore; ma perché non vogliano dargli il nostro cuore, la mela che @abbiamo in mano e che egli ci chiede con tanta insistenza, l'unico frutto d'amore che il Salvatore ci chiede? Perché non vogliamo lasciargli i nostri piccoli affetti, i nostri piccoli piaceri e le soddisfazioni? Egli vuole strapparcele dalle mani e non ci riesce, perché sono i nostri confetti e noi ne siamo molto più golosi che della sua grazia celeste.

Questi sono sentimenti da bambini, teneri ma deboli, fantasiosi, ma senza seguito.

La devozione non consiste in queste tenerezze e in questi affetti sensibili, che a volte provengono dalla natura talmente debole e impressionabile da assorbire tutte le impressioni che le si vogliono dare. Altre volte vengono dal maligno che per impacciarci nel cammino provoca la nostra immaginazione alla tensione che ci porta a quei risultati inutili.

2. Queste emozioni e dolcezze affettuose, qualche volta possono anche risultare utili perché provocano nell'anima il desiderio della devozione, danno conforto allo spirito, aggiungono alla presenza della devozione una santa gioia e una serena allegria che rende le nostre azioni spigliate e piacevoli anche esteriormente.

Questo gusto per le cose divine faceva esclamare a Davide: 0 Signore, quanto dolci sono le tue parole al mio palato, sono più dolci del miele alla mia bocca. La più piccola consolazione che ci viene dalla devozione, in ogni modo, vale più di tutte le gioie del mondo.

Il seno e il latte, ossia i favori dello sposo divino, per l'anima, sono migliori del vino più pregiato, ossia dei piaceri della terra: chi li ha assaporati considera tutte le altre consolazioni fiele e assenzio.

Chi mastica erba scitica (=monocotiledone) ne riceve una tale dolcezza che non prova più né fame né sete; allo stesso modo coloro ai quali Dio ha concesso la manna celeste delle soavità e delle consolazioni interiori, non possono più desiderare né ricevere le consolazioni del mondo; o almeno non possono trovarvi piacere o impegnarvi i loro affetti.

Sono piccoli assaggi delle dolcezze immortali che Dio concede alle anime che lo cercano; sono zuccherini che egli porge ai suoi figli più piccoli per invogliarli; sono bevande toniche che offre loro per sostenerli, e qualche volta sono anticipi delle eterne ricompense.

Si dice che Alessandro Magno, veleggiando in alto mare, scoprì per la prima volta l'Arabia felice guidato dai profumi che il vento gli aveva portato; questo diede coraggio sia a lui che ai suoi compagni. Allo stesso modo anche noi, nel mare di questa vita terrena, riceviamo dolcezze e soavità che ci fanno pregustare le delizie di quella Patria celeste alla quale tendiamo ed aspiriamo. ed aspiriamo.

3. Ma, mi dirai, dato che ci sono consolazioni sensibili buone che vengono da Dio, e ce ne sono anche di inutili, pericolose e persino dannose, che provengono dalla natura o anche dal nemico, come potrò distinguere le une dalle altre e riconoscere le cattive e le inutili in mezzo alle buone? E’ dottrina comune, cara Filotea, circa gli affetti e le passioni della nostra anima, che le possiamo riconoscere dai loro frutti. 1 nostri cuori sono alberi, gli affetti e le passioni i rami, le opere e le azioni i frutti. E’ buono il cuore che ha buoni affetti e sono buoni gli affetti e le passioni che producono in noi buoni frutti e sante azioni.

Se le dolcezze, le tenerezze e le consolazioni ci rendono più umili, pazienti, trattabili, caritatevoli e comprensivi nei confronti del prossimo, più pronti a mortificare le nostre concupiscenza e le cattive inclinazioni, più costanti nei nostri esercizi, più docili e disponibili nei confronti di coloro ai quali dobbiamo obbedire, più semplici nella nostra vita, in tal caso possiamo essere certi, Filotea, che vengono da Dio; ma se le dolcezze sono tali solo per noi, ci rendono strani, aspri, puntigliosi, impazienti, cocciuti, orgogliosi, presuntuosi, duri nei confronti del prossimo e, giàpensando di essere dei santarelli, rifiutiamo di sottometterci alla direzione e alla correzione, si tratta, fuor di dubbio, di consolazioni false e dannose: un buon albero produce esclusivamente buoni frutti.

4. Allorché riceviamo dolcezze e consolazioni,

a) dobbiamo umiliarci profondamente davanti a Dio; stiamo bene attenti a non dire, provando quelle dolcezze: come sono santa! Filotea, quelli sono doni che non ci rendono migliori, perché, come ho già detto, la devozione non consiste in questo. Diciamo invece: Com'è buono il Signore con quelli che sperano in lui, con l'anima che lo cerca! Chi ha dello zucchero in bocca non può dire che sia la sua bocca ad essere dolce, ma deve dire che è lo zucchero che è dolce; la dolcezza spirituale che ci viene data è senz'altro ottima e ottimo anche Dio che ce la dà, ma non se ne conclude che sia buono anche chi la riceve!

b) Riconosciamo di essere ancora bambini bisognosi di latte e che, se ci vengono date queste zollette di zucchero, è perché abbiamo ancora lo spirito tenero e delicato, che ha bisogno di allettamenti e di lusinghe per essere attirato all'amore di Dio.

c) Tenendo presente tutto ciò, in linea di massima, prendiamo l'abitudine di ricevere con umiltà quelle grazie e quei favori, stimandoli molto grandi, non tanto perché lo sono in se stessi, ma ancor più perché vengono dalla mano di Dio, che li pone nel nostro cuore. Proprio come una madre che, per dimostrare affetto al figlio, gli mette in bocca con la propria mano, una dopo l'altra, le zollette di zucchero e le caramelle; se il bambino è sensibile apprezza molto di più la dolcezza, la grazia e la carezza della mamma, che lo zucchero delle caramelle. Vedi, Filotea, possedere delle dolcezze è molto, ma la dolcezza più grande è sapere che è Dio con la sua mano amorevole e materna a depositarcele in bocca, nel cuore, nell'anima, nello spirito.

d) Dopo averle ricevute con molta umiltà, serviamocene attentamente secondo l'intenzione di Colui che ce le ha date. Perché Dio ci ha dato queste dolcezze? Per renderci amabili con tutti e pieni di amore verso di Lui. La mamma dà una caramella al bambino per averne un bacio! E allora baciamo questo Salvatore che ci fa dono di tante dolcezze. Baciare il Salvatore, lo sai bene, vuol dire obbedirgli, osservare i suoi comandamenti, fare la sua volontà, seguire i suoi desideri; in breve: abbracciamolo teneramente con obbedienza e fedeltà.

Quando riceviamo consolazioni spirituali, dobbiamo essere ancora più attenti ad agire bene e ad umiliarci. e) Ogni tanto, poi, bisogna saper rinunciare a queste dolcezze, tenerezze e consolazioni; bisogna staccarne il cuore e protestare che, pur accettandole con umiltà ed amandole, perché è Dio che ce ne fa dono per attirarci al suo amore, tuttavia non sono quelle che noi cerchiamo, ma soltanto Dio e il suo santo amore. Non cerchiamo le consolazioni, ma il Consolatore; non le dolcezze, ma il nostro dolce Salvatore; non le che è la Soavità del cielo e della sentimento dobbiamo Prepararci a santo amore di Dio, anche se in non dovessimo mai incontrare alcuna consolazione. Noi vogliamo dire sul Calvario quello che diciamo sul Tabor: Signore, è bello stare qui con te, sia che io ti veda sulla Croce, come nella tua Gloria.

f) Infine, se ti dovesse capitare di trovarti in molte consolazioni, tenerezze, lacrime e dolcezze, o qualche altro favore divino da esse dipendente, ti consiglio di riferirne fedelmente alla tua guida spirituale, per sapere come devi comportarti e regolarti, perché sta scritto: Hai trovato il miele? Mangiane soltanto per star bene!

 

Coordin.
00domenica 15 settembre 2013 19:19
Capitolo XIV

LE ARIDITA E LE STERILITA’ DELLO SPIRITO

Quando ti troverai nelle consolazioni, cara Filotea, farai dunque come ti ho detto; ma il bel tempo, così gradevole, non durerà in eterno; anzi qualche volta ti capiterà di sentirti così vuota e lontana dal sentimento della devozione, che avrai la sensazione che la tua anima sia una terra deserta, senza frutti, arida, senza sentieri e senza piste per camminare verso Dio; senza nemmeno un filo d'acqua della sua grazia per irrigarla. L'aridità è tale che tutto fa temere che l'anima sarà presto ridotta simile a un terreno totalmente incolto e abbandonato. L'anima che si trova in questo stato, sinceramente merita compassione, soprattutto quando la sensazione di aridità è molto profonda; in tal caso l'anima si ciba giorno e notte di lacrime, proprio come Davide, mentre il nemico, per farla disperare, la deride con mille angustie e le chiede: Poveretta! e dov'è il tuo Dio? In quale via lo troverai? Chi potrà darti la gioia della sua santa grazia?

Che farai in simili occasioni, Filotea? Guarda da dove viene il male: spesso siamo noi stessi causa delle nostre aridità e sterilità.

l. Come la madre rifiuta lo zucchero al figlio soggetto ai vermi, così Dio ci priva delle consolazioni quando noi ne ricaviamo vuote emozioni e andiamo soggetti ai vermi della presunzione. Dio mio, hai fatto bene ad umiliarmi! Sì, perché prima che tu mi umiliassi io ti avevo offeso.

2. Quando trascuriamo di raccogliere le dolcezze e le delizie dell'amore di Dio nel tempo opportuno, il Signore le allontana da noi per punire la nostra pigrizia. L'israelita che non raccoglieva la manna di buon mattino, una volta sorto il sole, non gli era più possibile, perché si scioglieva.

3. A volte ci adagiamo in un letto di soddisfazioni sensuali e di consolazioni caduche, come la Sposa del Cantico dei Cantici. Lo Sposo delle nostre anime bussa alla porta del nostro cuore, ci invita a ricominciare di nuovo i nostri esercizi spirituali, ma noi vogliamo mercanteggiare, perché ci dispiace lasciare quelle gioie, e separarci dalle false soddisfazioni; allora egli passa oltre e ci lascia nella nostra pigrizia. In seguito poi, quando lo cercheremo, faticheremo molto a trovarlo. Ce lo meritiamo, perché siamo stati sleali e infedeli al suo amore e abbiamo rifiutato di viverne l'esperienza per seguire l'amore delle cose del mondo.

Se hai la farina d'Egitto, non puoi avere la manna del cielo! Le api odiano tutti i profumi artificiali; le soavità dello Spirito Santo non possono convivere con le delizie artificiali del mondo.

4. La doppiezza e la finzione nella confessione e nei colloqui spirituali con la propria guida, provoca l'aridità e la sterilità: dopo che hai mentito allo Spirito Santo, perché ti meravigli se ti priva della sua consolazione? Tu non vuoi essere semplice e spontanea come un bambino, e allora non avrai le caramelle destinate al bambino!

5. Ti sei ben ubriacata delle gioie mondane, perché ti meravigli allora se le delizie spirituali ti vengono a nausea? Dice un antico proverbio che le colombe ubriache trovano amare le ciliege. Ha colmato di beni gli affamati, dice la Madonna, e i ricchi li ha lasciati a mani vuote. i ricchi di piaceri mondani non possono ricevere quelli spirituali.

6. Hai conservato bene i frutti delle consolazioni ricevute. In tal caso ne riceverai delle altre, perché a colui che ha sarà dato ancora di più ma a quello che ha perso tutto per propria colpa sarà 'tolto anche quello che non ha; ossia sarà privato anche delle grazie che gli erano destinate. Osserva come la pioggia dia vita alle piante che hanno ancora del verde; ma a quelle che non ne hanno Più, toglie anche la vita che non hanno, perché le fa marcire del tutto.

Per molte di queste cause noi perdiamo le consolazioni devote e cadiamo nell'aridità e sterilità di spirito; esaminiamo la nostra coscienza per vedere se vi scopriamo manchevolezza in questo campo. Nota però, Filotea, che non devi fare questo esame con agitazione e troppo puntiglio; ma dopo aver obiettivamente preso in esame le eventuali colpe a questo proposito, se scopri che la causa dei male è dentro di te, ringrazia Dio, perché il male quando se ne scopre la causa, per metà è già guarito. Se, al contrario, non trovi nulla che, secondo te, possa essere la causa di questa aridità, non impegnarti in un esame più accurato, ma, con tutta semplicità, senza scendere a dettagli, fa quello che ora ti dirò:

1. Umiliati profondamente davanti a Dio, riconoscendo il tuo nulla e la tua miseria: Che cosa ne è di me quando sono affidata a me stessa? Signore, sono soltanto terra arida, con enormi crepe da tutte le parti, con una grande sete di pioggia dal cielo, che il vento dissipa e riduce in polvere.

2. Invoca Dio e domandagli la sua gioia: Rendimi, Signore, la gioia della tua salvezza. Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice. Partiti da qui, vento secco, che inaridisci la mia anima; e tu, brezza gentile di consolazione, vieni e soffia nel mio giardino; i tuoi buoni affetti spanderanno soavi profumi.

3. Va dal tuo confessore, aprigli bene il cuore, svelagli tutti i nascondigli della tua anima, accetta i consigli che ti darà, con grande semplicità e umiltà. Dio ama infinitamente l'obbedienza, per cui aggiunge spesso efficacia ai consigli che si ricevono da altri, soprattutto quando si tratta delle guide delle anime, anche se non c'è nessuna esteriorità apparente; pensa a Naaman: il Signore rese per lui prodigiose le acque del Giordano, nelle quali Eliseo, senza alcuna ragione apparente, gli aveva ordinato di bagnarsi.

4. Ma, dopo tutto, niente è così utile e così fruttuoso, in tali aridità e sterilità, come il non affezionarsi e attaccarsi al desiderio di essere liberati. Non dico che non bisogna, con molta semplicità, aspirare alla liberazione; ma dico che non ci si deve affezionare, anzi bisogna rimettersi con semplicità nelle mani della Provvidenza di Dio, affinché si serva di noi tra le spine e nel deserto, fin che gli piacerà. Diciamo a Dio in tale frangente: Padre, se è possibile, allontana da me questo calice; ma aggiungiamo con grande coraggio: tuttavia sia fatta la tua volontà e non la mia, e fermiamoci lì, con tutta la calma possibile. Dio vedendoci in quella santa indifferenza ci consolerà con molte grazie e favori, come quando vide Abramo deciso a privarsi del suo figlio Isacco. Gli bastò vederlo indifferente nell'accettare, e lo consolò con una visione molto gradita e con dolcissime benedizioni. In ogni genere di afflizioni, sia corporali che spirituali, e nella diminuzione, o addirittura sparizione della devozione sensibile, che ci può capitare, dobbiamo dire con tutto il cuore e con profonda sottomissione: Il Signore mi ha dato delle consolazioni, il Signore me le ha tolte; sia benedetto il suo santo Nome!

Se perseveriamo nell'umiltà, ci colmerà dei suoi deliziosi favori, come fece con Giobbe, che, in tutte le tribolazioni si espresse con queste parole.

5. Infine, Filotea, tra tutte le nostre aridità e sterilità, non perdiamo il coraggio, ma aspettiamo con pazienza, il ritorno delle consolazioni. Continuiamo il nostro abituale modo di vivere; non tralasciamo per questo motivo nessun esercizio di devozione, anzi, se ci è possibile, moltiplichiamo le buone azioni; e se non possiamo presentare allo sposo la marmellata, gli daremo la frutta secca; per lui fa lo stesso, a condizione che il cuore che gliela offre, sia decisamente risoluto ad amarlo.

Quando la primavera è bella, le api fanno più miele e si occupano meno delle ninfe, perché con il bel tempo si divertono molto a fare la raccolta sui fiori, tanto che dimenticano di occuparsi delle ninfe; ma quando la primavera è fredda e nuvolosa, si occupano di più delle ninfe e fanno meno miele, perché non potendo uscire per fare la raccolta del polline, occupano il tempo ad accrescere e moltiplicare la loro stirpe.

Capita spesso, Filotea, che l'anima, trovandosi in una bella primavera di consolazioni spirituali, si distragga talmente nel desiderio di accumularle e assaporarle, che, per l'abbondanza delle piacevoli delizie, si occupa molto meno delle opere buone. Al contrario quando si trova nell'asprezza e nell'aridità spirituale, a misura che si vede privata dei sentimenti piacevoli della devozione, moltiplica le opere concrete e interiormente genera più copiose le vere virtù, quali la pazienza, l'umiltà, l'abiezione di sé, la rassegnazione, l'abnegazione dell'amor proprio.

Molti, specialmente le donne, cadono nel grave errore di credere che il servizio che noi rendiamo a Dio

senza piacere, senza tenerezza di cuore e senza sentimento, sia meno gradito alla Maestà divina; al contrario, le nostre azioni sono come le rose che, quando sono fresche, sono più belle, quando invece sono secche emanano un profumo più acuto: lo stesso avviene per le nostre opere; quelle fatte con tenerezza di cuore piacciono più a noi, dico a noi, perché noi guardiamo soltanto il nostro piacere; quelle invece compiute con aridità e sterilità, sono più profumate e hanno più valore davanti a Dio. Sì, cara Filotea, in tempo di aridità, la volontà ci trascina al servizio di Dio quasi per forza, e per conseguenza, deve essere più vigorosa e costante che in tempo di tenerezze.

Non vale gran che servire un principe in tempo di pace, negli agi della corte; ma servirlo nella durezza della guerra, in mezzo ai torbidi e alle persecuzioni, è un vero segno di costanza e di fedeltà.

La Beata Angela da Foligno dice che "l'orazione più gradita a Dio è quella che si fa per forza e costrizione", ossia quella che facciamo, non per il piacere che vi troviamo, o perché vi siamo portati, ma soltanto per piacere a Dio; ed è la nostra volontà che ci trascina quasi a forza, facendo violenza alle aridità e alle ripugnanze che vi si oppongono,

Dico la stessa cosa per ogni sorta di buone opere, perché più noi proviamo contrarietà a compierle, sia quelle interiori che quelle esteriori, più godono del favore e della stima di Dio. Nelle virtù, minore è l'interesse da parte nostra e più vi splende in tutta la sua purezza l'amore di Dio. Facilmente il bambino bacia la mamma che gli regala lo zuccherino, ma se la bacia dopo che gli ha dato assenzio o fiele, allora sì che è segno che le vuole veramente molto bene!

Coordin.
00domenica 15 settembre 2013 19:20
Capitolo XV

UN ESEMPIO NOTEVOLE, A CONFERMA E CHIARIMENTO DI QUANTO E’ STATO DETTO

Per dare maggior credito a quanto ho detto, voglio presentarti un brano molto eloquente della storia di S. Bernardo; te lo trascrivo prendendolo da un dotto e giudizioso scrittore. Ecco cosa dice:

è cosa ordinaria per quasi tutti quelli che si pongono al servizio di Dio e non sono ancora esperti nell'affrontare le privazioni della grazia e le alternanze della vita spirituale, quando viene loro a mancare il gusto della devozione sensibile, e quella gradita luce che invita a sollecitare il cammino verso Dio, perdere d'un colpo il respiro, e cadere nella paura e nella tristezza del cuore.

La gente saggia dà questa spiegazione: la natura ragionevole non può rimanere a lungo affamata e senza qualche soddisfazione, sia essa celeste o terrestre. Le anime innalzate al di sopra di se stesse in virtù di piaceri superiori, dimenticano facilmente tutte le cose sensibili; la s ' tessa cosa avviene quando per disposizione divina viene loro tolta la gioia spirituale: trovandosi senza consolazioni sensibili, e non essendo ancora abituate a saper attendere con pazienza il ritorno del vero sole, provano l'impressione di non essere più in cielo né sulla terra ma sepolte in una notte senza fine: di modo che, come lattanti che vengono svezzati, piagnucolano e si lamentano perché non hanno più le mammelle da succhiare e diventano noiosi e insopportabili, soprattutto a se stessi.

Ecco cosa capitò, lungo il cammino di cui stiamo parlando, a uno dei monaci di nome Goffredo di Peronne, da poco entrato al servizio di Dio. Trovandosi improvvisamente arido, privo di consolazioni e preso dalle tenebre interiori, gli ritornarono alla mente gli amici del mondo, i parenti, le ricchezze lasciate da poco, e fu assalito da una forte tentazione che non riuscì a nascondere; uno di quelli, con cui era maggiormente in confidenza, se ne accorse e, avendolo avvicinato con molta discrezione e parole gentili, gli chiese a tu per tu: " Che cosa ti succede, Goffredo? Come mai, contrariamente al tuo solito, sei così pensoso e afflitto? " Rispose Goffredo accompagnando le parole con un profondo sospiro: " Fratello caro, nella mia vita non sarò mai felice". L'altro, mosso a pietà da tali parole, spinto da zelo fraterno, corse subito a raccontare tutto al padre comune S. Bernardo, che, sentendo il pericolo, entrò in chiesa e pregò Dio per lui. Nel frattempo Goffredo, oppresso da tristezza, poggiata la testa su una pietra, si addormentò.

Dopo un po' entrambi si alzarono: l'uno dall'orazione con la grazia impettata, l'altro dal sonno, così contento e sereno, che l'amico si meravigliò molto di un cambiamento così radicale e improvviso, e non poté trattenersi dal muovergli amichevolmente un rimprovero per quello che gli aveva risposto prima. Goffredo allora disse: " Se prima ti ho detto che mai sarei stato felice, ora ti garantisco che non sarò mai triste! " Questa è stata la conclusione della tentazione di quel devoto monaco, Filotea; ma voglio farti notare alcune cose in questo racconto:

l. Ordinariamente a chi entra al suo servizio, Dio dà un saggio delle gioie celesti, per far uscire dai piaceri terreni e incoraggiare a cercare l'amore divino, come una mamma che per invogliare e attirare il bambino a succhiare la mammella ci mette sopra un po' di miele.

2. E’ sempre lo stesso buon Dio che qualche volta, secondo i suoi saggi disegni, ci toglie il latte e il miele delle consolazioni, per farci divezzare, e insegnarci a mangiare il pane secco e più solido di una devozione forte, esercitata alle prove del disgusto e delle tentazioni.

3. Qualche volta, mentre siamo afflitti da aridità e sterilità, scoppiano terribili burrasche; in tal caso dobbiamo combattere con costanza le tentazioni, perché quelle non vengono da Dio, ma dobbiamo sopportare pazientemente le aridità, perché quelle Dio le ha permesse per esercitarci.

4. Non dobbiamo mai perderci di coraggio quando siamo afflitti da guai interiori, e non dire come il buon Goffredo: Non sarò mai felice, perché nella notte dobbiamo aspettare la luce; viceversa anche nel mezzo del più bel tempo spirituale che possa capitarci, non bisogna dire: Io non avrò più guai! Dice infatti il Saggio che nei giorni felici bisogna ricordarsi della sventura. Bisogna sperare nelle difficoltà e temere nella prosperità, e sia nell'un caso che nell'altro, umiliarsi.

5. Confidare il proprio male a qualche amico spirituale che possa aiutarci è un ottimo rimedio.

Infine, a conclusione di questa raccomandazione così necessaria, ti faccio notare che, in questo come del resto in tutte le cose, il buon Dio e il maligno vogliono esattamente l'opposto: Dio vuole condurci con le aridità a una grande purezza di cuore, alla totale rinuncia al nostro interesse personale in tutto ciò che riguarda il suo servizio, a una perfetta spogliazione di noi stessi; il maligno cerca di servirsi delle stesse difficoltà per scoraggiarci, farci ritornare ai piaceri sensuali, e infine renderci tediosi a noi stessi e agli altri, per denigrare e screditare la santa devozione.

Ma se rifletti agli insegnamenti che ti ho dato, aumenterai di molto la tua perfezione continuando l'esercizio della devozione anche in mezzo alle afflizioni interiori, sulle quali non voglio chiudere il discorso senza dire ancora una parola.

Qualche volta, la nausea, la sterilità e l'aridità provengono da indisposizioni fisiche; il che può capitare per le veglie eccessive, per le fatiche e i digiuni; che ci ammazzano di stanchezza, ci intontiscono, ci fiaccano e ci gravano anche di altre infermità. t vero che dipendono dal corpo, ma coinvolgono anche lo spirito, per lo stretto legame che li unisce. In tali circostanze, bisogna ricordarsi di fare sempre molti atti di virtù con la punta dello spirito e la volontà superiore; anche se tutta la nostra anima sembra dormire ed essere presa dal sopore e dalla stanchezza, non è per questo che gli atti del nostro spirito saranno meno graditi a Dio; in quei momenti possiamo dire come la Sposa: Dormo, ma il mio cuore veglia; e, come ho già detto, se è indubitabile che in tali circostanze c'è meno soddisfazione, è sicuro però che c'è più merito e virtù.

In tali situazioni il rimedio è di rinvigorire il corpo con qualche opportuno trattamento e qualche distrazione; è per questo che Francesco comandava ai suoi frati di essere moderati nel lavoro, in modo da non fiaccare il fervore dello spirito.

E a proposito di questo glorioso Padre, una volta fu preso e agitato da una malinconia di spirito così profonda tanto che non poteva impedirsi di tradirlo nel comportamento. Non riusciva più a conversare con i suoi religiosi e, se se ne allontanava, era peggio. L'astinenza e la macerazione della carne lo opprimevano, l'orazione non gli dava più alcun sollievo.

Rimase in quello stato due anni, tanto che sembrava che Dio lo avesse completamente abbandonato. Alla fine, dopo aver umilmente sopportato quella rude tempesta, il Salvatore gli ridiede in un attimo tutta la sua beata serenità.

Questo per dirti che i più grandi servi di Dio sono soggetti a queste burrasche; e noi piccoli tra tutti, non dobbiamo meravigliarci se qualche cosetta capita anche a noi.
Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:14

QUINTA PARTE

 Contiene esercizi e consigli per rinnovare l'anima e confermarla nella devozione

 Capitolo I

OGNI ANNO BISOGNA RINNOVARE I BUONI PROPOSITI PER MEZZO DEI SEGUENTI ESERCIZI

Il primo punto di questi esercizi è riconoscere l'importanza dei buoni propositi. La nostra natura umana facilmente si allontana dai buoni sentimenti per la fragilità e le cattive inclinazioni della carne, che appesantiscono l'anima e la trascinano continuamente in basso, se essa non reagisce proiettandosi di frequente in alto per mezzo di buoni propositi. Proprio come gli uccelli che cadrebbero presto in terra se non moltiplicassero gli slanci e i colpi d'ala per tenersi in volo.

Perciò, cara Filotea, hai bisogno di rinnovare e ripetere molto spesso i buoni propositi già formulati di servire Dio; se non farai così correrai il pericolo di ricadere nel tuo primo stato, o piuttosto diciamo, in uno stato ancora peggiore. Le cadute spirituali ci precipitano sempre più in basso di quanto non fossimo prima di iniziare il cammino della devozione.

Un orologio, per buono che sia, bisogna caricarlo e dargli la corda almeno due volte al giorno, al mattino e alla sera, e inoltre, almeno una volta all'anno, bisogna smontarlo completamente, per togliere la ruggine accumulata, raddrizzare i pezzi storti e sostituire quelli troppo consunti.

La stessa cosa deve fare chi ha seriamente cura del proprio cuore; lo deve ricaricare in Dio, sera e mattina, per mezzo degli esercizi indicati sopra; deve inoltre ripetutamente riflettere sul proprio stato, raddrizzarlo e ripararlo; e, infine, deve smontarlo almeno una volta all'anno, e controllare accuratamente tutti i pezzi, ossia tutti i suoi sentimenti e le sue passioni, per riparare tutti i difetti che vi scopre.

E, allo stesso modo che l'orologiaio unge con olio speciale gli ingranaggi, le molle e tutte le parti meccaniche dell'orologio, affinché tutti i movimenti siano più dolci, e la ruggine abbia meno presa, così la persona devota, dopo aver smontato il proprio cuore per rinnovarlo, deve ungerlo con i Sacramenti della Confessione e dell'Eucarestia. Questo esercizio ti farà recuperare le forze indebolite dal tempo, ti riscalderà il cuore, farà riprendere vigore ai tuoi buoni propositi e rifiorire le virtù del tuo spirito.

Gli antichi cristiani lo praticavano accuratamente nell'anniversario del Battesimo di Nostro Signore, nel quale, come dice S. Gregorio vescovo di Nazianzo, rinnovavano la professione e le promesse proprie di quel sacramento: facciamo così anche noi, cara Filotea, preparandoci molto volentieri e impegnandoci con molta serietà.

Quando hai scelto il tempo adatto, secondo il parere del tuo padre spirituale, dopo esserti ritirata in solitudine spirituale e reale, un po' più del solito, farai una, o due, o tre meditazioni sui punti seguenti, attenendoti al metodo che ti ho indicato nella seconda parte.

 

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:15
Capitolo II

CONSIDERAZIONI SUL BENEFICIO CHE DIO CI HA FATTO CHIAMANDOCI AL SUO SERVIZIO, SEGUENDO LA PROMESSA INDICATA NELLA PARTE PRIMA AL CAPITOLO VENTI

Considera i punti della tua promessa.
Primo: hai lasciato, respinto, detestato, messo da parte per sempre il peccato mortale;

Secondo: hai dedicato e consacrato la tua anima, il tuo cuore, il tuo corpo, con tutto ciò che ad essi è collegato, al servizio di Dio;

Terzo: se dovesse capitarti di cadere in qualche cattiva azione, ti rialzeresti immediatamente con la grazia di Dio.

Non ti sembra che questa sia una promessa bella, giudiziosa, degna e generosa? Pensa bene, nel tuo intimo, quanto questa promessa sia santa, ragionevole e desiderabile.

2. Considera a chi hai promesso: hai promesso a Dio. Se la parola d'onore data agli uomini in cosa ragionevole ci obbliga strettamente, quanto più quella data a Dio! Signore, diceva Davide, è a te che il mio cuore ha promesso; il mio cuore ti ha lanciato questa buona parola; io non la dimenticherò mai.

3. Considera davanti a chi hai promesso: c'era tutta la corte celeste, la Santa Vergine, San Giuseppe, il tuo buon Angelo, S. Luigi e tutti ti guardavano e facevano cenni di gioia e di approvazione alle tue parole e guardavano con occhi pieni di amore il tuo cuore prostrato ai piedi del Salvatore al cui servizio si stava consacrando. Ci fu gioia speciale, per quel motivo, nella Gerusalemme celeste, e ora sarà ricordato quel momento se di cuore rinnoverai la tua promessa.

4. Considera con quali mezzi hai fatto quella promessa. Quanto fu buono e cortese Dio con te in quella circostanza! Non fosti invitata con dolci insistenza dello Spirito Santo? Le corde con le quali Dio tirò la tua barchetta a quel porto di salvezza, furono soltanto di amore e di carità, ricordi? Ti invogliava con il suo zucchero divino, con i sacramenti, la lettura, l'orazione. Cara Filotea, tu dormivi e Dio vegliava su di te e faceva su di te pensieri di pace e meditava per te meditazioni di amore.

5. Considera in quale epoca Dio ti ha portato a quella grande promessa; è stato nel fiore degli anni. Che felicità imparare presto ciò che riusciamo a sapere sempre troppo tardi! S. Agostino, attirato al servizio di Dio all'età di trent'anni, esclamava: 0 Eterna Bontà, come ho potuto conoscerti così tardi? Ti vedevo, ma non ci facevo caso!

Anche tu potrai dire: 0 eterna Dolcezza, perché non ti ho conosciuto prima? Riconosci però, che nemmeno ora tu lo meriteresti. Consapevole della grazia che Dio ti fa chiamandoti nella giovinezza, digli con Davide: Mio Dio, tu mi hai toccato e illuminato fin dalla mia giovinezza, e per sempre annuncerò la tua misericordia.

Se è avvenuto nella vecchiaia, Filotea, è una grande grazia che, dopo aver abusato della sua grazia negli anni precedenti, Dio abbia voluto chiamarti prima della morte e abbia fermato la tua corsa alla rovina, nel tempo in cui, se non fosse intervenuto, ti saresti resa eternamente infelice.

6. Considera gli effetti di questa chiamata: penso che troverai in te dei cambiamenti in meglio, se confronti quello che sei con quello che eri. Non ti sembra una cosa buona saper parlare con Dio nell'orazione, trovare felicità nella volontà di amarlo, aver calmato e pacificato molte passioni che ti tormentavano, aver evitato molti peccati che opprimevano la tua coscienza e, infine, aver fatto la Comunione tanto più spesso, unendoti così a quella perenne sorgente di grazia? Grandi sono quelle grazie! Devi pesarle sulla bilancia del cammino verso Dio.

E’ la mano destra di Dio che ha operato tutto ciò. La mano buona di Dio, dice Davide, ha fatto prodigi, la destra mi ha sollevato. Non morirò, ma vivrò e racconterò con il cuore, con la bocca e con le opere le meraviglie della tua bontà,

Dopo tutte queste considerazioni, che, come vedi, ti arricchiscono di santi affetti, devi concludere semplicemente con un ringraziamento e una preghiera affettuosa per ricavarne frutto, ritirandoti con umiltà e grande confidenza in Dio, riservandoti di compiere 10 sforzo di formulare i propositi dopo il secondo punto di questo esercizio.

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:15
Capitolo III

ESAME SUL PROGRESSO FATTO DALLA NOSTRA ANIMA NELLA VITA DEVOTA

Questo secondo punto dell'esercizio è un po' lungo; non è necessario che tu lo metta in pratica tutto in una volta, ma piano piano, gradatamente, cominciando, come primo momento, da ciò che riguarda il tuo comportamento verso Dio; poi, per il secondo, ciò che riguarda te stessa; il terzo, ciò che riguarda il prossimo e il quarto riservalo ad una riflessione sulle passioni.

Non si richiede, e non è nemmeno opportuno, che tu li faccia in ginocchio, tranne l'inizio e la fine, che comprende gli affetti.

Gli altri punti dell'esame li puoi fare utilmente passeggiando, meglio ancora stando a letto, se ti capita di rimanerci per un po', non mezzo addormentata, ma ben sveglia! Per poter fare bene l'esercizio devi prima aver letto i punti con attenzione.

Tieni presente che tutto il secondo punto richiede, in linea di massima, tre giorni e due notti, consacrandovi, beninteso, qualche ora sia del giorno che della notte; perché se tu dovessi compiere questo esercizio in tempi molto distanti tra loro, perderebbe in forza e lascerebbe tracce troppo deboli.

Dopo ogni punto dell'esame, terrai nota di ciò in cui hai scoperto di aver mancato o di essere carente; quali sono i principali squilibri di cui hai sofferto; questo per risolverti a prendere consiglio, a deciderti e dare coraggio al tuo spirito.

Anche se nei giorni in cui farai questo esercizio e negli altri, non è richiesto che ti isoli completamente dalle compagnie, tuttavia devi isolarti almeno in parte, soprattutto verso sera, per poterti coricare prima e prendere il riposo del corpo e dello spirito, indispensabile per riflettere.

Durante il giorno devi elevare frequenti aspirazioni a Dio, alla Madonna, agli Angeli e a tutta la Gerusalemme celeste; tutto deve essere fatto con cuore pieno di amore di Dio e della perfezione della propria anima.

1. Metterti alla presenza di Dio.

2. Invocare lo Spirito Santo: domandagli luce e chiarezza per poterti ben conoscere, come faceva S. Agostino, che, in ispirito di umiltà, esclamava davanti a Dio: Chi sei tu e chi sono io?

Protesta che non vuoi prendere nota del tuo progresso per gioire in te stessa, ma per rallegrarti in Dio; tanto meno per averne gloria, ma per dare gloria a Dio e ringraziarlo.

3. Se, com'è probabile, scoprirai di aver fatto progressi insignificanti o addirittura di avere fatto dei regressi, prometterai che, nonostante tutto, non ti abbatterai e non ti lascerai intiepidire dallo scoraggiamento e dalla stanchezza di cuore, ma al contrario, con l'aiuto della grazia di Dio, vuoi prendere più coraggio e più animo, vuoi umiliarti e porre rimedio ai difetti.

Ciò fatto, rifletti con calma e serenità come ti sei comportata finora con Dio, con il prossimo e con te stessa.

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:16
Capitolo IV

ESAME DELLO STATO DELLA NOSTRA ANIMA NEI CONFRONTI DI DIO

1. Qual è l'atteggiamento del tuo cuore di fronte al peccato mortale? Sei decisamente risoluta a non commetterlo mai, qualunque cosa ti capiti? E questo proposito, lo hai mantenuto dal momento che l'hai fatto?

il fondamento della vita spirituale consiste proprio in questo fermo proposito.

2. Qual è l'atteggiamento del tuo cuore di fronte ai Comandamenti di Dio? Li trovi giusti, dolci, di tuo gradimento? Figlia mia, a chi ha il gusto sano e lo stomaco in ordine, piacciono i cibi buoni e ripugnano i guasti.

3. Qual è l'atteggiamento del tuo cuore di fronte al peccato veniale? ]@ quasi impossibile non commetterne qualcuno qua e là; ma ce n'è qualcuno al quale ti senti più particolarmente portata? Peggio ancora, ce n'è forse qualcuno cui sei affezionato?

4. Qual è l'atteggiamento del tuo cuore di fronte alle pratiche di pietà? Ti piacciono? Le stimi? Non ti indispettiscono? Non ne sei stanca? Verso quali ti senti attratta e verso quali no? Ascoltare la Parola di Dio, leggerla, parlarne, meditare, innalzarti a Dio, confessarti, ricevere consigli spirituali, regolare gli affetti. Quale di queste azioni ripugna al tuo cuore? Se trovi qualche cosa a cui il tuo cuore si piega con maggiore difficoltà, ricerca da dove viene questo disgusto, quale ne sia la causa.

5. Qual è l'atteggiamento del tuo cuore di fronte a Dio? Piace al tuo cuore ricordarsi di Dio? Ne prova una gradevole dolcezza? Dice Davide: Mi sono ricordato di Dio e ne ho provato diletto. Provi nel tuo cuore una certa facilità ad amarlo e una particolare soddisfazione nell'assaporare questo amore? Non senti rinascerti il cuore nel pensare all'immensità di Dio, alla sua bontà, alla sua dolcezza? Se ti viene il pensiero di Dio in mezzo alle occupazioni del mondo e alle vanità, si fa spazio in te, conquista il tuo cuore? Non hai l'impressione che il tuo cuore si volga dalla parte di Dio e in un certo modo gli vada incontro? Senza dubbio ci sono delle anime di questo tipo!

Se il marito di una donna torna da lontano, appena questa donna si accorge del suo ritorno e sente la sua voce, anche se presa da molte faccende e trattenuta da un affare che non ammette rinvii, pur nell'assillo delle occupazioni, senza dubbio il suo cuore non sarà trattenuto e lascerà tutti gli altri pensieri per rivolgersi soltanto al marito. La stessa cosa avviene per le anime seriamente innamorate di Dio: anche se sono occupatissime, quando si avvicina loro il pensiero di Dio, dimenticano tutto il resto, per la gioia che provano al ritorno di questo caro pensiero. Questo è un ottimo segno.

6. Qual è l'atteggiamento del tuo cuore di fronte a Gesù Cristo Dio e Uomo? Ti piace vivere vicino a Lui? Le api sono contente quando possono stare intorno al miele, come le vespe intorno al putridume! Allo stesso modo le anime buone provano la loro gioia intorno a Gesù Cristo e provano una profonda dolcezza d'amore nei suoi confronti; i cattivi invece sono contenti solo nelle vanità.

7. Qual è il comportamento del tuo cuore nei confronti della Madonna, dei Santi, del tuo buon Angelo? Li ami fortemente? Hai una speciale fiducia nella loro benevolenza? Ti piacciono le loro immagini, le loro vite, le loro lodi?

8. Per quello che riguarda la tua lingua, come parli di Dio? Ti. piace parlarne bene secondo la tua condizione e le tue capacità? Ti piace cantare cantici spirituali?

9. Quanto alle opere, rifletti se ti sta a cuore la gloria esteriore di Dio e se ti piace fare qualche cosa in suo onore; coloro che amano Dio, infatti, amano anche il decoro della sua casa.

10. Riesci a scoprire in te di avere lasciato qualche affetto e rinunciato a qualche cosa per Dio?

E’ un segno sicuro d'amore privarsi di qualche cosa in favore di chi amiamo. Finora che cosa hai lasciato per amore di Dio?

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:16
Capitolo V

ESAME DEL NOSTRO STATO NEI CONFRONTI DI NOI STESSI

1. In che modo vuoi bene a te stesso? Non ti ami un po' troppo come abitante di questo mondo? Se è così, avrai il desiderio di rimanere sempre qui, e avrai molta cura di mettere radici su questa terra; ma se ti vuoi bene per il Cielo, avrai il desiderio di lasciare questo basso mondo quando piacerà a Dio, o almeno lo accetterai!

2. Conservi un buon ordine nell'amore per te stesso? Quello che ci rovina è essenzialmente l'amore disordinato per noi stessi. L'amore ordinato esige che vogliamo più bene all'anima che al corpo; che, più di ogni altra cosa, abbiamo il desiderio di acquistare la virtù, che teniamo più in considerazione l'onore di Dio che quello terreno che passa. Il cuore ordinato dice spesso in se stesso: Cosa diranno gli Angeli se penso la tal cosa? Non si chiederà: Cosa diranno gli uomini?

3. Che genere di amore hai per il tuo cuore? Non ti inquieti di doverlo servire nei suoi malanni? Tu lo devi aiutare e farlo aiutare quando lo tormentano le sue passioni, e lasciare tutto per quello.

4. Che cosa pensi di essere davanti a Dio? Niente senza dubbio! Per una mosca sentirsi nulla di fronte a una montagna non è grande umiltà; lo stesso si dica per una favilla o una scintilla di fronte al sole; l'umiltà consiste nel non sentirsi superiori agli altri e nel non pretendere di essere stimati dagli altri. A che punto sei a questo proposito?

5. Quanto alla lingua, non ti capita di vantarti o per un verso o per l'altro? Non ti elogi un po' quando parli di te?

6. Quanto alle azioni, non prendi dei piaceri contrari alla tua salute? Voglio dire: piaceri sciocchi e inutili, troppe veglie senza scopo e simili.

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:17
Capitolo VI

ESAME DELLO STATO DELLA NOSTRA ANIMA NEI CONFRONTI DEL PROSSIMO

Bisogna amare il marito o la moglie con un arinore dolce e sereno, fermo e costante; per prima cosa deve essere così perché è Dio che lo vuole e lo comanda.

Lo stesso vale per i genitori e i figli, per gli amici, ciascuno al suo posto.

In generale, qual è il tuo comportamento nei confronti del prossimo? Lo ami cordialmente per amore di Dio? Per saperlo con certezza, devi richiamare alla tua mente certa gente noiosa e sempre col broncio; è proprio in quel caso che sei chiamata a dar prova del tuo amore di Dio verso il prossimo. Ancor più, poi, nei confronti di chi ti fa del male, o con fatti o con parole.

Esamina bene il tuo cuore per vedere se è sincero nei loro confronti e se sei molto contrariata nel doverli amare.

Sei pronta a parlar male del prossimo, soprattutto di quelli con i quali c'è antipatia? Fai del male al prossimo, sia direttamente che indirettamente? Per poco che tu ci rifletta con serenità, te ne accorgerai facilmente.

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:17
Capitolo VII

ESAME SUGLI AFFETTI DELLA NOSTRA ANIMA

Mi sono dilungato su questi punti, il cui esame ci dà modo di conoscere il progresso spirituale compiuto; l'esame dei peccati lasciamolo alle confessioni di coloro che non si danno alcun pensiero di progredire.

Tuttavia bisogna lavorare su ciascuno di questi punti con calma, riflettendo sulle situazioni nelle quali si è trovato il nostro cuore a partire dal momento della nostra decisione. Pensiamo anche agli errori commessi di un certo peso.

Ma, per abbreviare il tutto, dobbiamo restringere l'esame alla ricerca delle nostre passioni; e se ci angustia prendere in considerazione così accuratamente i dettagli come ho detto, possiamo procedere anche in un altro modo e chiederci chi siamo stati noi e in che modo ci siamo comportati:

- nel nostro amore verso Dio, verso il prossimo, verso noi stessi;

- nell'odio verso il peccato che alberga in noi, verso il peccato che si trova negli altri. Dobbiamo operare per sterminarli entrambi;

- nei nostri desideri circa i beni terreni, i piaceri e gli onori;

- nel timore dei pericoli di peccare e dei rovesci di fortuna: si temono troppo questi e poco quelli;

- nella speranza molto facilmente riposta nel mondo e nelle creature, e troppo poco in Dio e nelle cose eterne;

- nella tristezza, se essa è eccessiva per cose vane; - nella gioia, se è eccessiva per cose che non la meritano.

Quali sono infine gli affetti che tengono legato il nostro cuore? Quali passioni lo occupano? In che cosa particolarmente si è rovinato? Attraverso le passioni dell’anima, saggiandole una dopo l'altra, si può riconoscere il suo stato: proprio come un suonatore di violino che pizzica tutte le corde, e accorda quelle che trova stonate o tendendole o allentandole; allo stesso modo, dopo aver saggiato l'amore, l'odio, il desiderio, il timore, la speranza, la tristezza e la gioia della nostra anima, se non le troviamo accordate con l'aria che vogliamo suonare, che è la gloria di Dio, potremo accordarle con la grazia di Dio e il consiglio del nostro padre spirituale.

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:18
Capitolo VIII

AFFETTI DA COMPIERE DOPO L'ESAME

Dopo aver serenamente preso in considerazione ogni punto dell'esame, e preso coscienza del tuo stato, passerai agli affetti in questo modo.

Ringrazia Dio per il piccolo miglioramento che hai trovato in te dal momento della promessa iniziale, e riconosci che è stata soltanto la sua misericordia che l'ha operato in te e per te.

Umiliati fortemente davanti a Dio, riconosci che se il progresso è stato limitato, è solo per colpa tua: sei tu che non hai corrisposto con fedeltà, coraggio e costanza alle ispirazioni, illuminazioni e movimenti che ti ha dato nell'orazione e in altri momenti.

Promettigli di lodarlo per sempre per le grazie che ti ha concesso, per farti uscire dal dominio delle tue inclinazioni e compiere questo piccolo passo avanti.

Domandagli perdono delle infedeltà e delle slealtà con le quali hai corrisposto.

Invoca i Santi: la Santa Vergine, il tuo Angelo, il tuo Patrono, S. Giuseppe e altri cui sei devota.



Capitolo IX

CONSIDERAZIONI ADATTE A RINNOVARE 1 BUONI PROPOSITI

Dopo aver portato a termine l'esame, e aver parlato con qualche degna guida spirituale dei difetti e dei relativi rimedi, prenderai le considerazioni seguenti, facendone una al giorno in forma di meditazione. Vi consacrerai il tempo abituale dell'orazione e quanto alla preparazione e agli affetti, userai lo stesso metodo che hai impiegato nelle meditazioni della prima Parte. Quindi, prima di ogni altra cosa, ti metterai alla presenza di Dio, chiederai la sua grazia per collocarti stabilmente nel suo santo amore e nel suo servizio.

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:19
Capitolo X

PRIMA CONSIDERAZIONE: IL VALORE DELLE NOSTRE ANIME

Considera la nobiltà e il valore della tua anima, che ha un intelletto che può conoscere tutto il mondo visibile, non solo, ma anche l'esistenza degli angeli e del paradiso; conosce l'esistenza di un Dio supremo, buono e ineffabile; conosce che c'è un'eternità e conosce anche quello che serve per vivere con dignità in questo mondo, per unirsi poi agli angeli in paradiso e per godere di Dio per l'eternità.

La tua anima in più è dotata di una volontà nobilissima che è in grado di amare Dio e non può odiarlo in se stesso.

Osserva com'è generoso il tuo cuore. Niente di corrotto riesce ad attirare e a far posare le api, che si posano soltanto sui fiori; allo stesso modo il tuo cuore può trovare il suo riposo solo in Dio. Nessuna creatura può appagarlo. Pensa pure ai divertimenti preferiti e più forti che in altri tempi hanno occupato il tuo cuore, e dovrai sinceramente ammettere che erano carichi di ansia molesta, di pensieri pungenti, di preoccupazioni inopportune, in mezzo a cui il tuo povero cuore era veramente smarrito.

Quando il nostro cuore corre verso le creature, lo fa con precipitazione, pensando di poter appagare i propri desideri; ma appena le ha incontrate, si accorge di dover ricominciare perché niente lo accontenta; Dio non permette che il nostro cuore trovi un luogo dove riposare, come la colomba uscita dall'arca di Noè; in tal modo sarà costretto a tornare a Dio da cui era partito. Il nostro cuore, di natura sua, è meraviglioso! Perché allora, contro la sua volontà, vogliamo costringerlo a servire le creature?

Devi dire: Anima mia, tu che sei in grado di capire e di volere Dio, perché ti vuoi perdere in cose minori? Puoi tendere all'eternità, perché allora vuoi contentarti degli attimi? Era un motivo di rimpianto del figliuol prodigo: avrebbe potuto vivere da signore alla mensa di suo padre, e non aveva da mangiare a quella delle

bestie! Anima mia, tu sei fatta per Iddio, sarai infelice se ti accontenti di meno!

Innalza fortemente la tua anima con queste considerazioni, ricordale che è eterna e fatta per l'eternità; dalle coraggio a questo proposito.


Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:20
Capitolo XI

SECONDA CONSIDERAZIONE: IL PREGIO DELLE VIRTU’

Pensa che soltanto la devozione e le virtù sono in grado di dare la felicità alla tua anima su questa terra; guarda come sono belle! Metti a confronto le virtù e i vizi per convincertene: pensa, per esempio, alla soavità della Pazienza a confronto con la vendetta; la dolcezza, a confronto con l'ira e l'amarezza; l'umiltà a confronto con l'arroganza e l'ambizione; la generosità contro l'avarizia, la bontà contro l'invidia, la morigeratezza contro gli eccessi!

Le virtù esercitate hanno un pregio unico: rallegrano l'anima con una dolcezza e una soavità che non ha l'uguale; i vizi, invece, la lasciano stanca e disorientata. E allora perché non vogliamo metterci all'opera per raggiungere queste dolcezze?

Prendiamo i vizi: se uno ne ha pochi, non è felice; se ne ha molti, è infelice del tutto; per le virtù, invece, chi ne ha poche, è già in parte felice e questa felicità aumenta con le virtù.

La vita devota è bella, dolce, gradevole e soave: addolcisce le tribolazioni e rende soavi le consolazioni. Senza di lei il bene è male, i piaceri sono carichi di agitazione, di confusione, di cedimenti.

Chi conosce la devozione può dire a buon diritto con la Samaritana: Signore, dammi di quell'acqua! Questa invocazione torna spesso in Santa Teresa e in S. Caterina da Genova, anche se in circostanze diverse.

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:20
Capitolo XII

TERZA CONSIDERAZIONE: L'ESEMPIO DEI SANTI

Considera l'esempio dei Santi di ogni genere: hanno fatto di tutto per amare Dio ed essere suoi devoti. Guarda i Martiri così decisi nei loro propositi; pensa a quali tormenti hanno sofferto per rimanere fedeli! ma soprattutto quelle incantevoli e meravigliose donne, più splendide dei gigli per candore, più rosse delle rose per amore, le une a dodici, le altre a tredici, quindici, venti, venticinque anni, e che hanno sofferto innumerevoli torture, piuttosto che venir meno alla loro promessa, non solo quanto alla professione di fede, ma anche per affermare la devozione: le une hanno preferito la morte alla perdita della verginità, le altre l'hanno preferita piuttosto che lasciare il servizio dei sofferenti, o di consolare i dubbiosi, seppellire i morti. Veramente in tali circostanze, il sesso debole ci ha dato una lezione di forza e di costanza.

Pensa a tanti santi Confessori: con quanta forza hanno disprezzato il mondo, come sono stati irremovibili nei loro propositi: niente li ha distolti. Li avevano abbracciati senza riserva e li hanno mantenuti senza eccezioni! Ricordi cosa dice S. Agostino di sua madre S. Monica? Con quanta fermezza aveva portato avanti il disegno di servire Dio nel matrimonio e nella vedovanza! E ricordi cosa dice S. Girolamo della sua cara figlia Paola? E sempre in mezzo a difficoltà senza numero. ad ostacoli sempre nuovi!

Che cosa non riusciremo a fare sorretti da simili Patroni? Erano come siamo noi, lo facevano per lo stesso Dio, per mezzo delle stesse virtù: e perché non potremo fare anche noi la stessa cosa, secondo la nostra condizione e la nostra vocazione, per tener fede ai nostri propositi e alla nostra promessa?

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:21
Capitolo XIII

QUARTA CONSIDERAZIONE: L'AMORE DI GESFJ CRISTO PER NOI

Pensa all'amore con il quale Gesù Cristo Nostro Signore ha tanto sofferto in questo mondo e particolarmente nell'orto degli Olivi e sul monte Calvario: quell'amore riguardava te! Per mezzo di tutte quelle fatiche e quelle sofferenze Egli otteneva da Dio Padre buoni propositi e promesse per il tuo cuore, e con lo stesso mezzo otteneva anche ciò che ti è necessario per mantenere, nutrire, rinforzare e portare a compimento quei propositi.

E tu, proposito, come sei prezioso, poiché sei figlio di una madre così importante come la Passione del Salvatore! Quanto deve volerti bene la mia anima, poiché sei stato così caro al cuore del mio Gesù! Salvatore dell'anima mia, sei morto per acquistarmi i miei propositi, fammi la grazia di morire piuttosto che lasciarli perdere! Vedi, mia cara Filotea, è certo che il cuore del nostro caro Gesù vedeva il tuo dall'altare della Croce e l'amava; in forza di quell'amore otteneva per lui tutti i beni che avrà per sempre, tra i quali i propositi. Sì, cara Filotea, noi tutti possiamo dire come Geremia: Signore, prima che esistessi mi hai guardato e chiamato per nome; in quanto la sua divina Bontà ha preparato nel suo amore e nella sua misericordia tutti i mezzi generali e specifici della nostra salvezza, e quindi anche i nostri buoni propositi.

Questo è certo: come una donna incinta prepara la culla, la biancheria, le fasce e prevede anche una balia per il figlio che spera avere, benché ancora non sia venuto al mondo, così Nostro Signore, che porta in seno te e vuole generarti alla salvezza e farti sua figlia, sull'albero della croce prepara quanto ti è necessario: la tua culla spirituale, la tua biancheria e le fasce, la tua nutrice e quanto ti è necessario alla felicità. E sono tutti i mezzi, le inclinazioni, le grazie con cui vuole attirare la tua anima alla perfezione.

Dio mio, come dovremmo imprimere profondamente in noi tutto questo!

E’ mai possibile che io sia stata amata con tanta dolcezza dal Salvatore, tanto che ha pensato a me personalmente anche in tutte le piccole circostanze attraverso le quali mi ha attirato a sé? Quanto dobbiamo dunque amare, avere caro e impiegare bene tutto questo per il nostro bene! t veramente meraviglioso: il cuore pieno d'amore del mio Dio pensava a Filotea, l’amava e le procurava mille mezzi di salvezza, come se non avesse avuto alcun'altra anima al mondo cui pensare; proprio come il sole che mentre illumina un angolo della terra, lo inonda di luce come se non rischiarasse nient'altro, ma solo quell'angolo. Nostro Signore, infatti, pensava e si prendeva cura di tutti i suoi figli e pensava a ciascuno di noi come se non avesse dovuto pensare a nessun altro.

S. Paolo dice: Mi ha amato e si è donato a me; è come se dicesse: per me soltanto, come se non avesse fatto nulla per tutto il resto.

Questo, Filotea, deve essere impresso nella tua anima, per avere caro e nutrire il tuo buon proposito che è costato così caro al cuore del Salvatore!

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:22
Capitolo XIV

QUINTA CONSIDERAZIONE: L'AMORE DI DIO PER NOI

Considera l'amore eterno che Dio ti ha portato, perché già prima che Nostro Signore Gesù Cristo, in quanto uomo soffrisse in Croce per te, la sua divina Maestà, nel suo immenso amore, ti inseriva nei suoi

disegni e ti amava immensamente.

Ma quando ha cominciato ad amarti? Da quando ha cominciato ad essere Dio. E quando ha cominciato ad essere Dio? Mai, perché lo è sempre stato, senza inizio e senza fine, e così ti ha sempre amato dall'eternità; ti stava preparando le grazie e i favori che poi ti ha donato. Lo fa dire al Profeta: Ti ho amato (parla anche a te), con una carità senza fine; ti ho attirato a me perché avevo compassione di te.

Ha pensato anche a spingerti a fare il buon proposito di servirlo. Quali meravigliosi propositi sono questi se Dio stesso li ha pensati, meditati, progettati dall’eternità! Quanto devono essere cari e preziosi. Quanto dovremmo essere disposti a soffrire piuttosto che perderne un briciolo soltanto! Nemmeno se tutto il mondo dovesse perire, perché il mondo intero vale meno di un'anima e un'anima non vale nulla senza i suoi buoni propositi!

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:22
Capitolo XV

AFFETTI GENERALI SULLE PRECEDENTI CONSIDERAZIONI E CONCLUSIONE DELL'ESERCIZIO

0 cari e buoni propositi, voi siete il bell'albero della vita che Dio ha piantato di sua mano al centro del mio cuore e il Salvatore vuole irrigare con il suo sangue per farlo fruttificare; preferisco morire mille volte che permettere che un ventaccio qualunque ti sradichi.

No, né la vanità, né le delizie, né le ricchezze e nemmeno le tribolazioni mi strapperanno dal mio proposito.

Sei tu Signore, che l'hai piantato dopo aver conservato dall'eternità questo bell'albero per il mio giardino: quante anime non sono state favorite in questo modo!

E come potrò io mai umiliarmi abbastanza vinto dalla tua misericordia? 0 belli e santi propositi, se io vi conservo, voi conserverete me; se vivete nella mia anima, la mia anima vivrà in voi. Vivete dunque, per sempre, o propositi, siete eterni nella misericordia del mio Dio; rimanete e vivete eternamente in me; che io non vi abbandoni mai!

Dopo questi affetti devi precisare i mezzi idonei a mantenere questi buoni propositi e devi promettere di volertene servire fedelmente; l'orazione frequente, i sacramenti ' le buone opere, l'emendamento dalle colpe scoperte nel secondo punto, l'eliminazione delle cattive occasioni, l'osservanza dei consigli che ti verranno dati in proposito.

Fatto ciò, come per riprendere fiato e forze, prometti mille volte che sarai perseverante nei tuoi propositi e, come se tu avessi il cuore, l'anima e la volontà in mano, dedica, consacra, sacrifica, immola quest'ultima a Dio, promettendo di non volerla più riprendere, ma di abbandonarla nelle mani della sua divina Maestà per seguire in tutto e ovunque i suoi Comandamenti.

Prega Dio che ti rinnovi completamente, che benedica la tua rinnovata promessa e la fortifichi; invoca la Vergine, il tuo Angelo, S. Luigi e altri Santi.

In questo clima di commozione del cuore va ai piedi del tuo padre spirituale, accusati delle principali colpe che avrai scoperto di aver commesso dopo la confessione generale' e ricevi l’assoluzione come avevi fatto la prima volta, pronuncia davanti a lui la promessa e firmala e infine unisci il tuo cuore rinnovato al suo Principe e Salvatore, nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia.

Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:23
Capitolo XVI

I RICORDI DA CONSERVARE DOPO QUESTO ESERCIZIO

Il giorno in cui avrai fatto questo rinnovamento e in quelli che seguiranno, dovrai ripetere spesso con il cuore e con la bocca quelle ardenti parole di S. Paolo, di S. Agostino, di S . Caterina da Genova e altri: No, non mi appartengo più; sia che viva, sia che muoia, appartengo al mio Salvatore; non sono più io e non ho più niente di mio: il mio io è Gesù, il mio possesso è essere sua; o mondo, tu sei sempre lo stesso; anch'io sono sempre stata la stessa; ma d'ora in poi non sarò più me stessa. No, non saremo più noi stessi. perché il nostro cuore sarà cambiato e il mondo che ci ha ingannato tante volte, rimarrà ingannato in noi questa volta, perché, accorgendosi solo poco a poco del mutamento avvenuto in noi, penserà che noi siamo sempre degli Esaù, mentre siamo dei Giacobbe.

Bisogna che questi esercizi penetrino il cuore, e quando lasciamo la riflessione e la meditazione, dobbiamo tornare ai nostri affari e alle conversazioni con moderazione, per non versare subito il liquore dei nostri buoni propositi; quel liquore deve permeare e penetrare bene tutte le parti dell'anima, ma il tutto sempre senza sforzo né dello spirito, né del corpo.



Capitolo XVII

RISPOSTA A DUE OBIEZIONI CHE POSSONO ESSERE MOSSE A QUESTA INTRODUZIONE

Cara Filotea, il mondo ti dirà che questi esercizi e questi consigli sono così numerosi che chi volesse osservarli dovrebbe tralasciare qualunque altra occupazione. Cara Filotea, se facessimo qualche altra cosa, faremmo sempre abbastanza, perché faremmo ciò che dovremmo fare in questo mondo!

Non vedi dov'è l'inganno? Se si dovessero fare questi esercizi tutti i santi giorni, a dir il vero ci occuperebbero completamente, ma si richiede di metterli in pratica in tempi e in luoghi opportuni, secondo le circostanze. Pensa quante Leggi ci sono nei Digesti e nel Codice e che devono essere osservate; ma va da sé che ciascuna va osservata secondo le circostanze e non che si debbano osservare tutte insieme e tutti i giorni.

Del resto Davide, carico di affari molto importanti, praticava esercizi di pietà in numero molto maggiore di quanti non te ne abbia indicato io. S. Luigi Re, ammirevole sia in pace che in guerra, e che amministrava la giustizia e trattava gli affari con molta oculatezza, ascoltava due Messe tutti i giorni, diceva Vespri e Compieta con il Cappellano, faceva la meditazione, visitava gli ospedali, tutti i venerdì si confessava e si dava la disciplina, ascoltava spesso la predicazione, teneva di frequente conferenze spirituali; con tutto ciò non perdeva una sola occasione per operare il bene pubblico e vi si impegnava con solerzia e la sua corte era magnifica e splendida come non era mai stata con i suoi predecessori.

Fa dunque con coraggio questi esercizi come te li ho indicati, e Dio ti darà tempo ed energia per compiere tutti i doveri del tuo stato; ti assicuro che lo farà anche se dovesse fermare il sole come fece per Giosuè. Facciamo sempre abbastanza quando Dio lavora con noi.

Si dirà che io do per scontato quasi ovunque che la mia Filotea abbia il dono dell'orazione mentale; è chiaro invece che non tutti l'hanno, per cui questa Introduzione non potrebbe servire a tutti. E’ vero, l'ho dato per scontato, e so anche che non tutti hanno il dono dell'orazione mentale; ma è altrettanto vero che tutti possono averlo, magari appena abbozzato: è sufficiente che abbiano delle buone guide e che abbiano voglia di impegnarsi per acquistarlo visto che la cosa merita.

Se si dovesse trovare qualcuno totalmente sprovvisto di questo dono a tutti i livelli, ciò che penso possa capitare soltanto molto di rado, il saggio padre spirituale indicherà all'interessato il modo di rimediare alla lacuna applicando maggiore attenzione nella lettura e nell'ascolto delle riflessioni che ho suggerito nelle meditazioni.
Coordin.
00martedì 17 settembre 2013 15:23
Capitolo XVIII

TRE ULTIMI E IMPORTANTI CONSIGLI PER QUESTA INTRODUZIONE

Il primo giorno di ogni mese rinnova la promessa che si trova nella prima parte, dopo la meditazione, e ad ogni momento prometti di volerla mantenere, e dì con Davide: Mai, per tutta l'eternità, dimenticherò le tue giustificazioni, mio Dio, perché in quelle mi hai dato la vita. E quando avvertirai qualche cedimento nella tua anima, prendi in mano la tua promessa, prostrati con grande spirito di umiltà e pronunciala con tutto il cuore e proverai un grande sollievo.

Fa aperta professione di voler essere devota; non ti dico di essere devota, ma di volerlo essere, e non vergognarti degli atti comuni che si richiedono per condurci all'amore di Dio. Ammetti con franchezza che ti sforzi di meditare, che preferiresti morire che peccare di nuovo gravemente, che vuoi frequentare i sacramenti e seguire i consigli del tuo direttore, anche se non e sempre necessario farne il nome, e questo per molte ragioni.

Questa franchezza nel confessare che vogliamo servire Dio e che ci siamo consacrati al suo amore con speciale affetto è molto gradita alla divina Maestà la quale non vuole che abbiamo vergogna di Lui e della Croce; e poi respingi le molte carezze che il mondo vorrebbe farti per tirarti dalla parte opposta; il nostro buon nome ci obbliga a continuare.

I filosofi si proclamavano filosofi per poter essere lasciati vivere da filosofi, noi ci dobbiamo presentare come persone desiderose della devozione perché la gente ci lasci vivere devotamente.

Se qualcuno ti dice che si può vivere devotamente senza praticare questi consigli e questi esercizi, non dire che non è vero, ma rispondi amabilmente che la tua infermità è tale che richiede aiuti maggiori e sostegni che agli altri non sono necessari.

Infine, carissima Filotea, ti scongiuro per tutto ciò che c'è di più sacro in Cielo e sulla terra, per il battesimo che hai ricevuto, per il seno che ha allattato Gesù Cristo, per il cuore caritatevole con il quale ti ha amato, per le viscere della misericordia nella quale speri, continua a perseverare in questo felice cammino della vita devota.

I nostri giorni scorrono, la morte è alle porte. " La tromba, dice S. Gregorio di Nazianzo, suona la ritirata; ciascuno si prepari perché il giudizio è vicino ". La madre di S. Sinforiano al figlio che veniva condotto al martirio, gridava: " Figlio, figlio mio, ricordati della vita eterna; guarda il Cielo e pensa a Colui che vi regna; ben presto avrà fine la breve corsa di questa vita ".

Filotea, tu dirai la stessa cosa: guarda il Cielo e non lasciarlo per la tetra; guarda l'inferno e non gettarti in esso per gli attimi che fuggono; guarda Gesù Cristo, non rinnegarlo per alcuna cosa al mondo; quando la fatica della vita devota ti sembrerà dura, canta con S. Francesco:

Tutta la pena mi è diletto

per il bene che m'aspetto.

Viva Gesù, al quale, con il Padre e lo Spirito Santo sia onore e gloria, ora e sempre, nei secoli dei secoli.

Amen!
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:05.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com