Essere pronti a dare ragione della propria fede

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Credente
00sabato 22 maggio 2010 06:03

Un fattore che penalizza molti credenti è la mancata preparazione dottrinale. Ma la colpa non è dei fedeli, come non sono colpevoli i bambini se i genitori permettono ogni libertà e ogni spregiudicatezza.

Sono quasi sempre i superiori  i responsabili della mancata formazione umana e  religiosa dei fedeli e dei bambini. Ma  senza generalizzare, è sicuro che molti  educatori non svolgono bene il loro compito. E Dio ne chiederà conto, ai genitori riguardo la famiglia, ai parroci riguardo la comunità dei credenti.


Quindi, se in molte parrocchie non c’è la formazione dottrinale, i fedeli come potranno conoscere la Sacra Scrittura e comprenderne i metodi esatti per un approccio positivo? L’omelia da sola non è sufficiente, è certamente un momento benedetto ascoltare parole che spiegano il Vangelo, perché non si può parlare solo di temi sociali. Gesù molto spesso è dimenticato.

Oltre l’omelia occorrono le catechesi, gli insegnamenti aperti a tutti per invogliare a leggere la Bibbia, a conoscere tutti i Libri e la rivelazione di Dio. È noto che oggi si trova poco tempo per pregare, figuriamoci per studiare la Bibbia. Sia la donna che l’uomo nella giornata hanno molti impegni o se li creano pur di non rimanere inoperosi. Eppure, si dovrebbero cercare momenti giornalieri di silenzio per parlare con Gesù, questa è la vera preghiera. Parlare con Gesù significa aprirgli il cuore e raccontare tutto, chiedere aiuti e consigli. Gesù ci aiuterà nel nostro silenzio, ci spingerà a fare le scelte che vuole Lui e a capire quello che vuole Lui.

Se c’è questo desiderio, il cammino spirituale non sarà più in salita, sarà molto gratificante.

E chi gusta le letture della Bibbia, è capace di esporre e difendere la sana dottrina della Chiesa. Il cristiano è chiamato a testimoniare con la sua vita e ad annunciare con le parole il Vangelo di Gesù.

Non bisogna spaventarsi, anche chi è timido diventa sicuro  nell’esporre le parole del Vangelo. È necessario, però, leggere, meditare, studiare il Vangelo e gli altri Libri della Bibbia. Ci sono scritti che sintetizzano la Bibbia, ma dobbiamo avere il desiderio e l’amore.

Nessuno si preoccupi se non avverte ancora il desiderio di conoscere bene il Vangelo, c’è da considerare la gradualità e le tappe del cammino di conversione, anche la volontà di rompere con i comportamenti peccaminosi che fanno parte dell’uomo vecchio. Se si rinasce nello Spirito Santo, bisogna spezzare i legami con il peccato. Se poi si pecca, si tratta di debolezza, non più l’affetto che si aveva prima verso il peccato. Chi pecca, si pente e ricomincia. Nessuno è nato perfetto, ma dobbiamo diventare perfetti. Ognuno ha i suoi tempi. Dio è paziente.

Chi oggi non conosce ancora il Vangelo o ricorda poche nozioni, non si abbatta, c’è tempo per studiarlo e comprendere i passaggi fondamentali. Ma che si cominci lo studio sotto forma di meditazione.

Sarebbe bello vedere molti fedeli capaci di parlare con proprietà di linguaggio del Vangelo, dei miracoli di Gesù, delle priorità e delle esigenze del Regno di Dio. E' determinante oggi l'impegno nel difendere la Chiesa e dare una convinta testimonianza di Gesù risorto a tutti.

Coordin.
00martedì 10 agosto 2010 17:38
don Luciano Sanvito Grato alla graticola

Le tue realtà sono verità solo se tu sei disposto ad arderci sopra.

Questo il messaggio del diacono e martire Lorenzo, che ci invita a mettere a fuoco quello che siamo con la disponibilità a metterlo sul fuoco.

Ogni volta che noi ci tiriamo indietro, in questo atteggiamento di servizio/martirio che ci crea la disponibilità al vaglio, non siamo più veri né veritieri.

Se sappiamo collegare in equilibrio il servire e il testimoniare, ecco che la graticola sulla quale veniamo adagiati ogni giorno, che è la situazione della nostra vita, da strumento di onere diventa strumento di onore per noi e di fronte agli altri.

Solo in questo senso comprendiamo l'ambizione al martirio, che altrimenti verrebbe a essere considerata una pazzia disumana.

Anche per noi, un invito quindi a ricordare che ogni servizio è un po' condito di martirio per essere vero, e anche ogni martirio diventa una forma di servizio all'altro.
Ecco perché qualche santo arrivava a ringraziare i suoi persecutori: senza quell'atto egli non avrebbe mai potuto così servire l'altro, per essere pienamente se stesso - come Lorenzo - colui che vede oltre la graticola del mondo.
Credente
00giovedì 12 agosto 2010 13:00

Rendere ragione della fede cristiana oggi

"Da sempre la comunità cristiana ha cercato di rendere ragione di fronte al mondo della propria fede e speranza, esibendo il vangelo di salvezza in una prospettiva di intelligibilità.

L'atto di fede coinvolge infatti tutto l'uomo e abbisogna, per essere pienamente autentico, di un'accoglienza vitale della rivelazione di Dio in Gesù Cristo che è insieme del cuore e della mente. La storia di questo "rendere ragione" è in fondo la vicenda dell'apologetica cristiana (da apologhéomai= "parlare in difesa di"), una forma particolare e irrinunciabile di teologia che, a seconda delle epoche e dei contesti, ha assunto stili e contenuti i più diversi.

Nel nostro tempo ... un'epoca che non è certo abitata da grandi passioni ideali ma si caratterizza per il suo profilo incerto, per la debolezza e il nomadismo del pensiero, forse più di ieri il cristiano è chiamato a dire la speranza che è in lui, ad eplicitare le ragioni del suo credere, presentando, senza complessi di sorta e falsi pudori, se stesso e la propria fede. Con mitezza e rispetto, come consigliato dall'apostolo Pietro (cf. 1 Pt 3, 15), anche perché risulta evidente che lo stile dell'annuncio la dice lunga sul contenuto che si intende proporre. Ma anche con completezza e chiarezza, senza cioè far torto alla verità.

Priva di questa comunicazione che muove dall'ascolto delle domande dell'uomo del proprio tempo e nasce insieme dalla strutturazione interna del credere, la fede non può dirsi né "attuale" né tanto meno "missionaria". E' infatti "esigenza intrinseca della fede cristiana il dirsi e il risultare "valore" per l'uomo di tutti i tempi, e il proporsi come dono offerto a tutti, con la responsabilità, per gli stessi credenti, di farsene comunicatori".

(Ugo Sartorio in: Credere Oggi n. 4/96, Rendere ragione della fede cristiana oggi)
Credente
00domenica 21 ottobre 2012 19:52

 Proporre la fede amica della ragione

 

di S.E. Francesco Moraglia, patriarca di Venezia
dall’intervento al Sinodo per la Nuova Evangelizzazione 2012, 13/10/12


 

Sulla linea del magistero costante della Chiesa e, più recentemente, di Giovanni Paolo II (Fides et ratio) e di Benedetto XVI (Lectio magistralis, Regensburg, il 12 settembre 2006), auspico che la nuova evangelizzazione riservi maggior spazio alla catechesi, con speciale attenzione alla complementarietà fede, ragione.

Siamo grati all’impegno di chi con competenza e sensibilità si fa carico della pastorale dell’alta cultura, favorendo il dialogo con gli intellettuali e gli scienziati cristiani, con quanti sono in onesta ricerca. Anche sul piano della catechesi ordinaria ci si deve incamminare verso una più condivisa coscienza circa la dimensione culturale della fede, affinché il credente non viva una sudditanza psicologica e si percepisca in ritardo sul quadrante della storia.

Non di rado, il cattolico vive una sorta di complesso d’inferiorità nei confronti della modernità e postmodernità per un personale, non risolto conflitto tra fede e ragione. Il silenzio del cattolico-medio, nel dare ragioni della sua speranza, è fragorosissimo. Oltre a potenziare il primo annuncio, la lettura della Bibbia, la lectio divina, – sulla linea della Dei Verbum e dell’esortazione post-sinodale Verbum Domini- ritengo necessario, in ordine alla nuova evangelizzazione, rinsaldare il legame strutturale tra ragione e fede.

Si tratta di far entrare la cultura nella pastorale ordinaria; ciò, oggi, risponde a una diaconia cristiana nei confronti della storia, di fronte a una cultura che si elabora sempre più a partire dal sapere delle scienze e della tecnica, generando un pensiero strumentale e funzionale. In tale situazione, in Italia, la maggioranza dei giovani, compiuta l’iniziazione cristiana smarrisce il rapporto con la Chiesa, la fede, Dio. Molteplici le cause; ritengo, però che, in non pochi casi, la fede non sia supportata da una catechesi amica della ragione, capace di una vera proposta antropologica e in grado di legittimare la plausibilità della scelta cristiana.

E’ necessario rilanciare il CCC [Catechismo della Chiesa Cattolica, NdR] dando maggiore spazio ai contenuti affinché la fede non si riduca ad una fede “fai da te”; la fides quaenon di rado è carente nelle nostre catechesi; è importante la metodologia ma non a scapito dei contenuti o dell’esperienza elevata a luogo teologico. Se con Dio o senza Dio tutto cambia, è doveroso ricentrare la catechesi su Dio e su quanto la rivelazione cristiana dice di Lui, non dimenticando che il Dio di Gesù Cristo – come ricorda Benedetto XVI – è insieme Agape e Logos.

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